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Atti - Capitolo 1
Prologo
[1]Nel mio primo libro ho gia trattato, o Teòfilo, di tutto
quello che Gesù fece e insegnò dal principio [2]fino al giorno
in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello
Spirito Santo, egli fu assunto in cielo.
[3]Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con
molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di
Dio. [4]Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non
allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la
promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me: [5]Giovanni
ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo,
fra non molti giorni».
L'Ascensione
[6]Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore,
è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». [7]Ma
egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il
Padre ha riservato alla sua scelta, [8]ma avrete forza dallo
Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a
Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini
della terra».
[9]Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una
nube lo sottrasse al loro sguardo. [10]E poiché essi stavano
fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche
vesti si presentarono a loro e dissero: [11]«Uomini di Galilea,
perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi
assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui
l'avete visto andare in cielo».
I. LA CHIESA DI GERUSALEMME
Il gruppo degli apostoli
[12]Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi,
che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. [13]Entrati
in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e
Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo,
Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo. [14]Tutti
questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune
donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.
La sostituzione di Giuda
[15]In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli (il
numero delle persone radunate era circa centoventi) e disse: [16]«Fratelli,
era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto
dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da
guida a quelli che arrestarono Gesù. [17]Egli era stato del
nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. [18]Giuda
comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi
precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte
le sue viscere. [19]La cosa è divenuta così nota a tutti gli
abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro
lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue. [20]Infatti sta scritto
nel libro dei Salmi:
La sua dimora diventi deserta,
e nessuno vi abiti,
il suo incarico lo prenda un altro.
[21]Bisogna dunque che tra coloro che ci furono compagni per
tutto il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in mezzo a noi, [22]incominciando
dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di tra noi
assunto in cielo, uno divenga, insieme a noi, testimone della sua
risurrezione».
[23]Ne furono proposti due, Giuseppe detto Barsabba, che era
soprannominato Giusto, e Mattia. [24]Allora essi pregarono
dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di
questi due hai designato [25]a prendere il posto in questo
ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto
da lui scelto». [26]Gettarono quindi le sorti su di loro e la
sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.
Atti - Capitolo 2
La Pentecoste
[1]Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano
tutti insieme nello stesso luogo. [2]Venne all'improvviso dal
cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta
la casa dove si trovavano. [3]Apparvero loro lingue come di fuoco
che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; [4]ed essi
furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre
lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi.
[5]Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di
ogni nazione che è sotto il cielo. [6]Venuto quel fragore, la
folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare
la propria lingua. [7]Erano stupefatti e fuori di sé per lo
stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? [8]E
com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? [9]Siamo
Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della
Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, [10]della Frigia e della
Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène,
stranieri di Roma, [11]Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li
udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio». [12]Tutti
erano stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: «Che significa
questo?». [13]Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono
ubriacati di mosto».
Discorso di Pietro alla folla
[14]Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò
a voce alta così: «Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a
Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole: [15]Questi
uomini non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del
mattino. [16]Accade invece quello che predisse il profeta Gioele:
[17]Negli ultimi giorni, dice il Signore,
Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona;
i vostri figli e le vostre figlie profeteranno,
i vostri giovani avranno visioni
e i vostri anziani faranno dei sogni.
[18]E anche sui miei servi e sulle mie serve
in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi
profeteranno.
[19]Farò prodigi in alto nel cielo
e segni in basso sulla terra,
sangue, fuoco e nuvole di fumo.
[20]Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue,
prima che giunga il giorno del Signore,
giorno grande e splendido.
[21]Allora chiunque invocherà il nome del Signore
sarà salvato.
[22]Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di
Nazaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli,
prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come
voi ben sapete -, [23]dopo che, secondo il prestabilito disegno e
la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla
croce per mano di empi e l'avete ucciso. [24]Ma Dio lo ha
risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era
possibile che questa lo tenesse in suo potere. [25]Dice infatti
Davide a suo riguardo:
Contemplavo sempre il Signore innanzi a me;
poiché egli sta alla mia destra, perché io non
vacilli.
[26]Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la
mia lingua;
ed anche la mia carne riposerà nella speranza,
[27]perché tu non abbandonerai l'anima mia negli
inferi,
né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione.
[28]Mi hai fatto conoscere le vie della vita,
mi colmerai di gioia con la tua presenza.
[29]Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al
patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e la sua tomba è ancora
oggi fra noi. [30]Poiché però era profeta e sapeva che Dio gli
aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo
discendente, [31]previde la risurrezione di Cristo e ne parlò:
questi non fu abbandonato negli inferi,
né la sua carne vide corruzione.
[32]Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo
testimoni. [33]Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver
ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha
effuso, come voi stessi potete vedere e udire. [34]Davide infatti
non salì al cielo; tuttavia egli dice:
Disse il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,
[35]finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi.
[36]Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che
Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!».
Le prime conversioni
[37]All'udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e
dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare,
fratelli?». [38]E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si
faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri
peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. [39]Per voi
infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che
sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». [40]Con
molte altre parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi da questa
generazione perversa». [41]Allora coloro che accolsero la sua
parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila
persone.
La prima comunità cristiana
[42]Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e
nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. [43]Un
senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera
degli apostoli. [44]Tutti coloro che erano diventati credenti
stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; [45]chi aveva
proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il
bisogno di ciascuno. [46]Ogni giorno tutti insieme frequentavano
il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e
semplicità di cuore, [47]lodando Dio e godendo la simpatia di
tutto il popolo. [48]Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva
alla comunità quelli che erano salvati.
Atti - Capitolo 3
La guarigione dello storpio
[1]Un giorno Pietro e Giovanni salivano al tempio per la
preghiera verso le tre del pomeriggio. [2]Qui di solito veniva
portato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano ogni giorno
presso la porta del tempio detta «Bella» a chiedere l'elemosina a
coloro che entravano nel tempio. [3]Questi, vedendo Pietro e
Giovanni che stavano per entrare nel tempio, domandò loro l'elemosina. [4]Allora
Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse: «Guarda
verso di noi». [5]Ed egli si volse verso di loro, aspettandosi
di ricevere qualche cosa. [6]Ma Pietro gli disse: «Non possiedo
né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù
Cristo, il Nazareno, cammina!». [7]E, presolo per la mano
destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si
rinvigorirono [8]e balzato in piedi camminava; ed entrò con loro
nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. [9]Tutto il popolo
lo vide camminare e lodare Dio [10]e riconoscevano che era quello
che sedeva a chiedere l'elemosina alla porta Bella del tempio ed erano
meravigliati e stupiti per quello che gli era accaduto.
Discorso di Pietro al popolo
[11]Mentr'egli si teneva accanto a Pietro e Giovanni, tutto il
popolo fuor di sé per lo stupore accorse verso di loro al portico detto
di Salomone. [12]Vedendo ciò, Pietro disse al popolo: «Uomini
d'Israele, perché vi meravigliate di questo e continuate a fissarci
come se per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare
quest'uomo? [13]Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il
Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi
avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva
deciso di liberarlo; [14]voi invece avete rinnegato il Santo e il
Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino [15]e
avete ucciso l'autore della vita. Ma Dio l'ha risuscitato dai morti e di
questo noi siamo testimoni. [16]Proprio per la fede riposta in
lui il nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo che voi vedete e
conoscete; la fede in lui ha dato a quest'uomo la perfetta guarigione
alla presenza di tutti voi.
[17]Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza,
così come i vostri capi; [18]Dio però ha adempiuto così ciò
che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo
Cristo sarebbe morto. [19]Pentitevi dunque e cambiate vita, perché
siano cancellati i vostri peccati [20]e così possano giungere i
tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che
vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù. [21]Egli dev'esser
accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose,
come ha detto Dio fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti.
[22]Mosè infatti disse: Il Signore vostro Dio vi farà
sorgere un profeta come me in mezzo ai vostri fratelli; voi lo
ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. [23]E
chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo.
[24]Tutti i profeti, a cominciare da Samuele e da quanti
parlarono in seguito, annunziarono questi giorni.
[25]Voi siete i figli dei profeti e dell'alleanza che Dio
stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo: Nella tua
discendenza saranno benedette tutte le famiglie della terra. [26]Dio,
dopo aver risuscitato il suo servo, l'ha mandato prima di tutto a voi
per portarvi la benedizione e perché ciascuno si converta dalle sue
iniquità».
Atti - Capitolo 4
Pietro e Giovanni davanti al sinedrio
[1]Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i
sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, [2]irritati per
il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la
risurrezione dai morti. [3]Li arrestarono e li portarono in
prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera. [4]Molti
però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero
degli uomini raggiunse circa i cinquemila.
[5]Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli
anziani e gli scribi, [6]il sommo sacerdote Anna, Caifa,
Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi
sacerdoti. [7]Fattili comparire davanti a loro, li interrogavano:
«Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?». [8]Allora
Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani,
[9]visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un
uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, [10]la
cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù
Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato
dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. [11]Questo Gesù
è
la pietra che, scartata da voi, costruttori,
è diventata testata d'angolo.
[12]In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro
nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo
essere salvati».
[13]Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e
considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano
stupefatti riconoscendoli per coloro che erano stati con Gesù; [14]quando
poi videro in piedi vicino a loro l'uomo che era stato guarito, non
sapevano che cosa rispondere. [15]Li fecero uscire dal sinedrio e
si misero a consultarsi fra loro dicendo: [16]«Che dobbiamo fare
a questi uomini? Un miracolo evidente è avvenuto per opera loro; esso
è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non
possiamo negarlo. [17]Ma perché la cosa non si divulghi di più
tra il popolo, diffidiamoli dal parlare più ad alcuno in nome di lui».
[18]E, richiamatili, ordinarono loro di non parlare assolutamente
né di insegnare nel nome di Gesù. [19]Ma Pietro e Giovanni
replicarono: «Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a
lui, giudicatelo voi stessi; [20]noi non possiamo tacere quello
che abbiamo visto e ascoltato». [21]Quelli allora, dopo averli
ulteriormente minacciati, non trovando motivi per punirli, li
rilasciarono a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per
l'accaduto. [22]L'uomo infatti sul quale era avvenuto il miracolo
della guarigione aveva più di quarant'anni.
Preghiera degli apostoli nella persecuzione
[23]Appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e
riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani. [24]All'udire
ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: «Signore, tu
che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in
essi, [25]tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per
bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:
Perché si agitarono le genti
e i popoli tramarono cose vane?
[26]Si sollevarono i re della terra
e i principi si radunarono insieme,
contro il Signore e contro il suo Cristo; [27]davvero in
questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù,
che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli
d'Israele, [28]per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà
avevano preordinato che avvenisse. [29]Ed ora, Signore, volgi lo
sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con
tutta franchezza la tua parola. [30]Stendi la mano perché si
compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù».
[31]Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano
radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la
parola di Dio con franchezza.
La prima comunità cristiana
[32]La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un
cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che
gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. [33]Con grande
forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del
Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. [34]Nessuno
infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case
li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto [35]e
lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a
ciascuno secondo il bisogno.
La generosità di Barnaba
[36]Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che
significa «figlio dell'esortazione», un levita originario di Cipro, [37]che
era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo
deponendolo ai piedi degli apostoli.
Atti - Capitolo 5
La frode di Anania e di Saffira
[1]Un uomo di nome Anania con la moglie Saffira vendette un suo
podere [2]e, tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con
la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. [3]Ma
Pietro gli disse: «Anania, perché mai satana si è così impossessato
del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto
parte del prezzo del terreno? [4]Prima di venderlo, non era forse
tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua
disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai
mentito agli uomini, ma a Dio». [5]All'udire queste parole,
Anania cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che
ascoltavano. [6]Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in
un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono.
[7]Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua
moglie, ignara dell'accaduto. [8]Pietro le chiese: «Dimmi: avete
venduto il campo a tal prezzo?». Ed essa: «Sì, a tanto». [9]Allora
Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del
Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo
marito e porteranno via anche te». [10]D'improvviso cadde ai
piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta
e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. [11]E
un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a
sapere queste cose.
Quadro di insieme
[12]Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera
degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di
Salomone; [13]degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il
popolo li esaltava. [14]Intanto andava aumentando il numero degli
uomini e delle donne che credevano nel Signore [15]fino al punto
che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e
giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra
coprisse qualcuno di loro. [16]Anche la folla delle città vicine
a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti
immondi e tutti venivano guariti.
Arresto e liberazione miracolosa degli apostoli
[17]Si alzò allora il sommo sacerdote e quelli della sua parte,
cioè la setta dei sadducei, pieni di livore, [18]e fatti
arrestare gli apostoli li fecero gettare nella prigione pubblica. [19]Ma
durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li
condusse fuori e disse: [20]«Andate, e mettetevi a predicare al
popolo nel tempio tutte queste parole di vita». [21]Udito
questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.
Gli apostoli davanti al sinedrio
Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte,
convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d'Israele;
mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione. [22]Ma
gli incaricati, giunti sul posto, non li trovarono nella prigione e
tornarono a riferire: [23]«Abbiamo trovato il carcere
scrupolosamente sbarrato e le guardie ai loro posti davanti alla porta,
ma, dopo aver aperto, non abbiamo trovato dentro nessuno». [24]Udite
queste parole, il capitano del tempio e i sommi sacerdoti si domandavano
perplessi che cosa mai significasse tutto questo, [25]quando
arrivò un tale ad annunziare: «Ecco, gli uomini che avete messo in
prigione si trovano nel tempio a insegnare al popolo».
[26]Allora il capitano uscì con le sue guardie e li condusse
via, ma senza violenza, per timore di esser presi a sassate dal popolo. [27]Li
condussero e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote cominciò
a interrogarli dicendo: [28]«Vi avevamo espressamente ordinato
di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete riempito
Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il
sangue di quell'uomo». [29]Rispose allora Pietro insieme agli
apostoli: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. [30]Il
Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso
appendendolo alla croce. [31]Dio lo ha innalzato con la sua
destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della
conversione e il perdono dei peccati. [32]E di questi fatti siamo
testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si
sottomettono a lui». [33]All'udire queste cose essi si
irritarono e volevano metterli a morte.
L'intervento di Gamaliele
[34]Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele,
dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far
uscire per un momento gli accusati, [35]disse: «Uomini di
Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. [36]Qualche
tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si
aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano
lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. [37]Dopo
di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta
gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati
persuadere da lui furono dispersi. [38]Per quanto riguarda il
caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e
lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di
origine umana, verrà distrutta; [39]ma se essa viene da Dio, non
riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro
Dio!».
[40]Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li
fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome
di Gesù; quindi li rimisero in libertà. [41]Ma essi se ne
andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del
nome di Gesù. [42]E ogni giorno, nel tempio e a casa, non
cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il
Cristo.
Atti - Capitolo 6
II. LE PRIME MISSIONI
L'istituzione dei sette
[1]In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli,
sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano
trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. [2]Allora
i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto
che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. [3]Cercate
dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di
Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico. [4]Noi,
invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola». [5]Piacque
questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di
fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs
e Nicola, un proselito di Antiochia. [6]Li presentarono quindi
agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
[7]Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava
grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero
di sacerdoti aderiva alla fede.
L'arresto di Stefano
[8]Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi
prodigi e miracoli tra il popolo. [9]Sorsero allora alcuni della
sinagoga detta dei «liberti» comprendente anche i Cirenei, gli
Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano,
[10]ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui
egli parlava. [11]Perciò sobillarono alcuni che dissero: «Lo
abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio».
[12]E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli
piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al
sinedrio. [13]Presentarono quindi dei falsi testimoni, che
dissero: «Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo
sacro e contro la legge. [14]Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù
il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi
tramandatici da Mosè».
[15]E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli
occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.
Atti - Capitolo 7
Il discorso di Stefano
[1]Gli disse allora il sommo sacerdote: «Queste cose stanno
proprio così?». [2]Ed egli rispose: «Fratelli e padri,
ascoltate: il Dio della gloria apparve al nostro padre Abramo
quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran,
[3]e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e và
nella terra che io ti indicherò. [4]Allora, uscito dalla
terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del
padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate, [5]ma
non gli diede alcuna proprietà in esso, neppure quanto l'orma di un
piede, ma gli promise di darlo in possesso a lui e alla sua
discendenza dopo di lui, sebbene non avesse ancora figli. [6]Poi
Dio parlò così: La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra
straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni.
[7]Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia,
disse Dio: dopo potranno uscire e mi adoreranno in questo luogo. [8]E
gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco
e lo circoncise l'ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e
Giacobbe i dodici patriarchi. [9]Ma i patriarchi, gelosi di
Giuseppe, lo vendettero schiavo in Egitto. Dio però era con lui
[10]e lo liberò da tutte le sue afflizioni e gli diede grazia
e saggezza davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò
amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa. [11]Venne
una carestia su tutto l'Egitto e in Canaan e una grande
miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare. [12]Avendo
udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano, vi inviò i nostri
padri una prima volta; [13]la seconda volta Giuseppe si fece
riconoscere dai suoi fratelli e fu nota al faraone la sua origine. [14]Giuseppe
allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, settantacinque
persone in tutto. [15]E Giacobbe si recò in Egitto, e qui
egli morì come anche i nostri padri; [16]essi furono poi
trasportati in Sichem e posti nel sepolcro che Abramo aveva
acquistato e pagato in denaro dai figli di Emor, a Sichem.
[17]Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio
ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto, [18]finché
salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe. [19]Questi,
adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò i nostri
padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non sopravvivessero.
[20]In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; egli fu
allevato per tre mesi nella casa paterna, poi, [21]essendo
stato esposto, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come
figlio. [22]Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza
degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere. [23]Quando
stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai suoi
fratelli, i figli di Israele, [24]e vedendone uno trattato
ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, uccidendo
l'Egiziano. [25]Egli pensava che i suoi connazionali
avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non
compresero. [26]Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro
mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo:
Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro? [27]Ma quello
che maltrattava il vicino lo respinse, dicendo: Chi ti ha
nominato capo e giudice sopra di noi? [28]Vuoi forse
uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano? [29]Fuggì via
Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian,
dove ebbe due figli.
[30]Passati quarant'anni, gli apparve nel deserto del monte
Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. [31]Mosè
rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder
meglio, si udì la voce del Signore: [32]Io sono il Dio dei
tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Esterrefatto,
Mosè non osava guardare. [33]Allora il Signore gli disse:
Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa.
[34]Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito
il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in
Egitto. [35]Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: Chi
ti ha nominato capo e giudice?, proprio lui Dio aveva mandato per
esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era
apparso nel roveto. [36]Egli li fece uscire, compiendo miracoli
e prodigi nella terra d'Egitto, nel Mare Rosso, e nel deserto per
quarant'anni. [37]Egli è quel Mosè che disse ai figli
d'Israele: Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al
pari di me. [38]Egli è colui che, mentre erano radunati nel
deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i
nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi. [39]Ma
i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e si volsero
in cuor loro verso l'Egitto, [40]dicendo ad Aronne: Fà
per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci
condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto. [41]E
in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici
all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani. [42]Ma
Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell'esercito del
cielo, come è scritto nel libro dei Profeti:
[43]Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati per adorarli!
Perciò vi deporterò al di là di Babilonia.
[44]I nostri padri avevano nel deserto la tenda della
testimonianza, come aveva ordinato colui che disse a Mosè di
costruirla secondo il modello che aveva visto. [45]E dopo
averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé
nella conquista dei popoli che Dio scacciò davanti a loro, fino
ai tempi di Davide. [46]Questi trovò grazia innanzi a Dio e
domandò di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe; [47]Salomone
poi gli edificò una casa. [48]Ma l'Altissimo non abita in
costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta:
[49]Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?
[50]Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?
[51]O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie,
voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri
padri, così anche voi. [52]Quale dei profeti i vostri padri non
hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta
del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; [53]voi
che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete
osservata».
[54]All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e
digrignavano i denti contro di lui.
Lapidazione di Stefano. Saulo persecutore
[55]Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al
cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra [56]e
disse: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta
alla destra di Dio». [57]Proruppero allora in grida altissime
turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, [58]lo
trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni
deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. [59]E
così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù,
accogli il mio spirito». [60]Poi piegò le ginocchia e gridò
forte: «Signore, non imputar loro questo peccato». Detto questo, morì.
Atti - Capitolo 8
[1]Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In
quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di
Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle
regioni della Giudea e della Samaria. [2]Persone pie seppellirono
Stefano e fecero un grande lutto per lui. [3]Saulo intanto
infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e
donne e li faceva mettere in prigione.
[4]Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese
e diffondevano la parola di Dio.
Filippo in Samaria
[5]Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a
predicare loro il Cristo. [6]E le folle prestavano ascolto
unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli
che egli compiva. [7]Da molti indemoniati uscivano spiriti
immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono
risanati. [8]E vi fu grande gioia in quella città.
Simone il mago
[9]V'era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla
magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samaria,
spacciandosi per un gran personaggio. [10]A lui aderivano tutti,
piccoli e grandi, esclamando: «Questi è la potenza di Dio, quella che
è chiamata Grande». [11]Gli davano ascolto, perché per molto
tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie. [12]Ma quando
cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno
di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano
battezzare. [13]Anche Simone credette, fu battezzato e non si
staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi
prodigi che avvenivano.
[14]Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la
Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni.
[15]Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo
Spirito Santo; [16]non era infatti ancora sceso sopra nessuno di
loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. [17]Allora
imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
[18]Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con
l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro [19]dicendo:
«Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani,
egli riceva lo Spirito Santo». [20]Ma Pietro gli rispose: «Il
tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di
acquistare con denaro il dono di Dio. [21]Non v'è parte né
sorte alcuna per te in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto
davanti a Dio. [22]Pentiti dunque di questa tua iniquità e
prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero. [23]Ti
vedo infatti chiuso in fiele amaro e in lacci d'iniquità». [24]Rispose
Simone: «Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di
ciò che avete detto». [25]Essi poi, dopo aver testimoniato e
annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed
evangelizzavano molti villaggi della Samaria.
Filippo battezza un ministro etiope
[26]Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: «Alzati, e và
verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza;
essa è deserta». [27]Egli si alzò e si mise in cammino,
quand'ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di
Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a
Gerusalemme, [28]se ne ritornava, seduto sul suo carro da
viaggio, leggendo il profeta Isaia. [29]Disse allora lo Spirito a
Filippo: «Và avanti, e raggiungi quel carro». [30]Filippo
corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci
quello che stai leggendo?». [31]Quegli rispose: «E come lo
potrei, se nessuno mi istruisce?». E invitò Filippo a salire e a
sedere accanto a lui. [32]Il passo della Scrittura che stava
leggendo era questo:
Come una pecora fu condotto al macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
così egli non apre la sua bocca.
[33]Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato
negato,
ma la sua posterità chi potrà mai descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.
[34]E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: «Ti prego, di quale
persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». [35]Filippo,
prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli
annunziò la buona novella di Gesù. [36]Proseguendo lungo la
strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: «Ecco
qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?». [37].
[38]Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua,
Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. [39]Quando furono
usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non
lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. [40]Quanto
a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a
tutte le città, finché giunse a Cesarèa.
Atti - Capitolo 9
La vocazione di Saulo
[1]Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i
discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote [2]e gli
chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato
a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della
dottrina di Cristo, che avesse trovati. [3]E avvenne che, mentre
era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo
avvolse una luce dal cielo [4]e cadendo a terra udì una voce che
gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». [5]Rispose:
«Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! [6]Orsù,
alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». [7]Gli
uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti,
sentendo la voce ma non vedendo nessuno. [8]Saulo si alzò da
terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per
mano, lo condussero a Damasco, [9]dove rimase tre giorni senza
vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
[10]Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Anania e il
Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi,
Signore!». [11]E il Signore a lui: «Su, và sulla strada
chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo,
di Tarso; ecco sta pregando, [12]e ha visto in visione un uomo,
di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista». [13]Rispose
Anania: «Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male
che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. [14]Inoltre ha
l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che
invocano il tuo nome». [15]Ma il Signore disse: «Và, perché
egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai
popoli, ai re e ai figli di Israele; [16]e io gli mostrerò
quanto dovrà soffrire per il mio nome». [17]Allora Anania andò,
entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello mio, mi
ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la
quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito
Santo». [18]E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle
squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, [19]poi prese
cibo e le forze gli ritornarono.
Predicazione di Saulo a Damasco
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, [20]e
subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio. [21]E
tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Ma
costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che
invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in
catene dai sommi sacerdoti?». [22]Saulo frattanto si rinfrancava
sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che
Gesù è il Cristo. [23]Trascorsero così parecchi giorni e i
Giudei fecero un complotto per ucciderlo; [24]ma i loro piani
vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte
della città di giorno e di notte per sopprimerlo; [25]ma i suoi
discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura,
calandolo in una cesta.
Visita di Saulo a Gerusalemme
[26]Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma
tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo. [27]Allora
Barnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro
come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e
come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. [28]Così
egli potè stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando
apertamente nel nome del Signore [29]e parlava e discuteva con
gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo. [30]Venutolo
però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire
per Tarso.
Periodo di tranquillità
[31]La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea
e la Samaria; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma
del conforto dello Spirito Santo.
Pietro guarisce un paralitico a Lidda
[32]E avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si
recò anche dai fedeli che dimoravano a Lidda. [33]Qui trovò un
uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era
paralitico. [34]Pietro gli disse: «Enea, Gesù Cristo ti
guarisce; alzati e rifatti il letto». E subito si alzò. [35]Lo
videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al
Signore.
Pietro risuscita una donna a Giaffa
[36]A Giaffa c'era una discepola chiamata Tabità, nome che
significa «Gazzella», la quale abbondava in opere buone e faceva molte
elemosine. [37]Proprio in quei giorni si ammalò e morì. La
lavarono e la deposero in una stanza al piano superiore. [38]E
poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udito che Pietro si
trovava là, mandarono due uomini ad invitarlo: «Vieni subito da noi!».
[39]E Pietro subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero
al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto
che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava
quando era fra loro. [40]Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò
a pregare; poi rivolto alla salma disse: «Tabità, alzati!». Ed essa
aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. [41]Egli le
diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la
presentò loro viva.
[42]La cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti credettero nel
Signore. [43]Pietro rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un
certo Simone conciatore.
Atti - Capitolo 10
Pietro si reca da un centurione romano
[1]C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della
coorte Italica, [2]uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua
famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. [3]Un
giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo
di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». [4]Egli lo
guardò e preso da timore disse: «Che c'è, Signore?». Gli rispose: «Le
tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a
Dio. [5]E ora manda degli uomini a Giaffa e fà venire un certo
Simone detto anche Pietro. [6]Egli è ospite presso un tal Simone
conciatore, la cui casa è sulla riva del mare». [7]Quando
l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi
servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e, [8]spiegata
loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.
[9]Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano
alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare. [10]Gli
venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu
rapito in estasi. [11]Vide il cielo aperto e un oggetto che
discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. [12]In
essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del
cielo. [13]Allora risuonò una voce che gli diceva: «Alzati,
Pietro, uccidi e mangia!». [14]Ma Pietro rispose: «No davvero,
Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo».
[15]E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu
non chiamarlo più profano». [16]Questo accadde per tre volte;
poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo. [17]Mentre
Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò
che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato
della casa di Simone, si fermarono all'ingresso. [18]Chiamarono e
chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà. [19]Pietro
stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: «Ecco,
tre uomini ti cercano; [20]alzati, scendi e và con loro senza
esitazione, perché io li ho mandati». [21]Pietro scese incontro
agli uomini e disse: «Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il
motivo per cui siete venuti?». [22]Risposero: «Il centurione
Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei
Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua
casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli». [23]Pietro allora
li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di
Giaffa lo accompagnarono. [24]Il giorno dopo arrivò a Cesarèa.
Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici
intimi. [25]Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli
incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. [26]Ma Pietro lo
rialzò, dicendo: «Alzati: anch'io sono un uomo!». [27]Poi,
continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone
disse loro: [28]«Voi sapete che non è lecito per un Giudeo
unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato
che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. [29]Per
questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare.
Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?». [30]Cornelio
allora rispose: «Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo
recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando
mi si presentò un uomo in splendida veste [31]e mi disse:
Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue
elemosine davanti a Dio. [32]Manda dunque a Giaffa e fà venire
Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il
conciatore, vicino al mare. [33]Subito ho mandato a cercarti e tu
hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo
qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato
ordinato».
Discorso di Pietro presso Cornelio
[34]Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi
conto che Dio non fa preferenze di persone, [35]ma chi lo
teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui
accetto. [36]Questa è la parola che egli ha inviato ai
figli d'Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo
di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti. [37]Voi conoscete ciò
che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il
battesimo predicato da Giovanni; [38]cioè come Dio consacrò
in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò
beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del
diavolo, perché Dio era con lui. [39]E noi siamo testimoni di
tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme.
Essi lo uccisero appendendolo a una croce, [40]ma Dio lo ha
risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, [41]non a
tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo
mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. [42]E
ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il
giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. [43]Tutti i
profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene
la remissione dei peccati per mezzo del suo nome».
Il battesimo dei primi pagani
[44]Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito
Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. [45]E
i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che
anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; [46]li
sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. [47]Allora
Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano battezzati con
l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?». [48]E
ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto
questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.
Atti - Capitolo 11
A Gerusalemme, Pietro giustifica la sua condotta
[1]Gli apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a
sapere che anche i pagani avevano accolto la parola di Dio. [2]E
quando Pietro salì a Gerusalemme, i circoncisi lo rimproveravano
dicendo: [3]«Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai
mangiato insieme con loro!».
[4]Allora Pietro raccontò per ordine come erano andate le
cose, dicendo: [5]«Io mi trovavo in preghiera nella città di
Giaffa e vidi in estasi una visione: un oggetto, simile a una grande
tovaglia, scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse
fino a me. [6]Fissandolo con attenzione, vidi in esso quadrupedi,
fiere e rettili della terra e uccelli del cielo. [7]E sentii una
voce che mi diceva: Pietro, àlzati, uccidi e mangia! [8]Risposi:
Non sia mai, Signore, poiché nulla di profano e di immondo è entrato
mai nella mia bocca. [9]Ribattè nuovamente la voce dal cielo:
Quello che Dio ha purificato, tu non considerarlo profano. [10]Questo
avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato di nuovo nel cielo. [11]Ed
ecco, in quell'istante, tre uomini giunsero alla casa dove eravamo,
mandati da Cesarèa a cercarmi. [12]Lo Spirito mi disse di andare
con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed
entrammo in casa di quell'uomo. [13]Egli ci raccontò che aveva
visto un angelo presentarsi in casa sua e dirgli: Manda a Giaffa e fà
venire Simone detto anche Pietro; [14]egli ti dirà parole per
mezzo delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia. [15]Avevo
appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro,
come in principio era sceso su di noi. [16]Mi ricordai allora di
quella parola del Signore che diceva: Giovanni battezzò con acqua,
voi invece sarete battezzati in Spirito Santo. [17]Se dunque
Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore
Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?».
[18]All'udir questo si calmarono e cominciarono a glorificare
Dio dicendo: «Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano
perché abbiano la vita!».
Fondazione della chiesa di Antiochia
[19]Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la persecuzione
scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro
e ad Antiochia e non predicavano la parola a nessuno fuorchè ai Giudei.
[20]Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti
ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona
novella del Signore Gesù. [21]E la mano del Signore era con loro
e così un gran numero credette e si convertì al Signore. [22]La
notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò
Barnaba ad Antiochia.
[23]Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si
rallegrò e, [24]da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito
Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel
Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore. [25]Barnaba
poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse
ad Antiochia. [26]Rimasero insieme un anno intero in quella
comunità e istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i
discepoli furono chiamati Cristiani.
Barnaba e Saulo a Gerusalemme
[27]In questo tempo alcuni profeti scesero ad Antiochia da
Gerusalemme. [28]E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi in piedi,
annunziò per impulso dello Spirito che sarebbe scoppiata una grave
carestia su tutta la terra. Ciò che di fatto avvenne sotto l'impero di
Claudio. [29]Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo
quello che possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella
Giudea; [30]questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo
di Barnaba e Saulo.
Atti - Capitolo 12
Arresto di Pietro e sua liberazione miracolosa
[1]In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni
membri della Chiesa [2]e fece uccidere di spada Giacomo, fratello
di Giovanni. [3]Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise
di arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Azzimi. [4]Fattolo
catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a quattro
picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire
davanti al popolo dopo la Pasqua. [5]Pietro dunque era tenuto in
prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa
per lui. [6]E in quella notte, quando poi Erode stava per farlo
comparire davanti al popolo, Pietro piantonato da due soldati e legato
con due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle
custodivano il carcere. [7]Ed ecco gli si presentò un angelo del
Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di
Pietro, lo destò e disse: «Alzati, in fretta!». E le catene gli
caddero dalle mani. [8]E l'angelo a lui: «Mettiti la cintura e
legati i sandali». Ecosì fece. L'angelo disse: «Avvolgiti il
mantello, e seguimi!». [9]Pietro uscì e prese a seguirlo, ma
non si era ancora accorto che era realtà ciò che stava succedendo per
opera dell'angelo: credeva infatti di avere una visione.
[10]Essi oltrepassarono la prima guardia e la seconda e
arrivarono alla porta di ferro che conduce in città: la porta si aprì
da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto
l'angelo si dileguò da lui. [11]Pietro allora, rientrato in sé,
disse: «Ora sono veramente certo che il Signore ha mandato il suo
angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che si
attendeva il popolo dei Giudei». [12]Dopo aver riflettuto, si
recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si
trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera. [13]Appena
ebbe bussato alla porta esterna, una fanciulla di nome Rode si avvicinò
per sentire chi era. [14]Riconosciuta la voce di Pietro, per la
gioia non aprì la porta, ma corse ad annunziare che fuori c'era Pietro.
[15]«Tu vaneggi!» le dissero. Ma essa insisteva che la cosa
stava così. E quelli dicevano: «E' l'angelo di Pietro». [16]Questi
intanto continuava a bussare e quando aprirono la porta e lo videro,
rimasero stupefatti. [17]Egli allora, fatto segno con la mano di
tacere, narrò come il Signore lo aveva tratto fuori del carcere, e
aggiunse: «Riferite questo a Giacomo e ai fratelli». Poi uscì e
s'incamminò verso un altro luogo.
[18]Fattosi giorno, c'era non poco scompiglio tra i soldati:
che cosa mai era accaduto di Pietro? [19]Erode lo fece cercare
accuratamente, ma non essendo riuscito a trovarlo, fece processare i
soldati e ordinò che fossero messi a morte; poi scese dalla Giudea e
soggiornò a Cesarèa.
La morte del persecutore
[20]Egli era infuriato contro i cittadini di Tiro e Sidone.
Questi però si presentarono a lui di comune accordo e, dopo aver tratto
alla loro causa Blasto, ciambellano del re, chiedevano pace, perché il
loro paese riceveva i viveri dal paese del re. [21]Nel giorno
fissato Erode, vestito del manto regale e seduto sul podio, tenne loro
un discorso. [22]Il popolo acclamava: «Parola di un dio e non di
un uomo!». [23]Ma improvvisamente un angelo del Signore lo colpì,
perché non aveva dato gloria a Dio; e roso, dai vermi, spirò.
Barnaba e Saulo ritornano ad Antiochia
[24]Intanto la parola di Dio cresceva e si diffondeva. [25]Barnaba
e Saulo poi, compiuta la loro missione, tornarono da Gerusalemme
prendendo con loro Giovanni, detto anche Marco.
Atti - Capitolo 13
III. LA MISSIONE DI BARNABA E DI PAOLO IL CONCILIO DI GERUSALEMME
L'invio in missione
[1]C'erano nella comunità di Antiochia profeti e dottori:
Barnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn,
compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo. [2]Mentre essi
stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo
disse: «Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho
chiamati». [3]Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero
loro le mani e li accomiatarono.
A Cipro, il mago Elimas
[4]Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia
e di qui salparono verso Cipro. [5]Giunti a Salamina cominciarono
ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con
loro anche Giovanni come aiutante. [6]Attraversata tutta l'isola
fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome
Bar-Iesus, [7]al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di
senno, che aveva fatto chiamare a sé Barnaba e Saulo e desiderava
ascoltare la parola di Dio. [8]Ma Elimas, il mago, - ciò infatti
significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere
il proconsole dalla fede. [9]Allora Saulo, detto anche Paolo,
pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse: [10]«O
uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico
di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del
Signore? [11]Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco
e per un certo tempo non vedrai il sole». Di colpo piombò su di lui
oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano. [12]Quando
vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del
Signore.
Arrivo ad Antiochia di Pisidia
[13]Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di
Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. [14]Essi
invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiochia di Pisidia ed
entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero. [15]Dopo
la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a
dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il
popolo, parlate!».
La predicazione di Paolo davanti ai Giudei
[16]Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: «Uomini di
Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. [17]Il Dio di questo
popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il
suo esilio in terra d'Egitto, e con braccio potente li condusse via
di là. [18]Quindi, dopo essersi preso cura di loro per
circa quarant'anni nel deserto, [19]distrusse sette popoli
nel paese di Canaan e concesse loro in eredità quelle terre, [20]per
circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei Giudici,
fino al profeta Samuele. [21]Allora essi chiesero un re e Dio
diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quaranta
anni. [22]E, dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per loro
come re Davide, al quale rese questa testimonianza: Ho trovato Davide,
figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti
i miei voleri.
[23]Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse
per Israele un salvatore, Gesù. [24]Giovanni aveva preparato la
sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo
d'Israele. [25]Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io
non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al
quale io non sono degno di sciogliere i sandali.
[26]Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi
siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza.
[27]Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno
riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che
si leggono ogni sabato; [28]e, pur non avendo trovato in lui
nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. [29]Dopo
aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla
croce e lo misero nel sepolcro. [30]Ma Dio lo ha risuscitato dai
morti [31]ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano
saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi
testimoni davanti al popolo.
[32]E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta
ai padri si è compiuta, [33]poiché Dio l'ha attuata per noi,
loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo
secondo:
Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.
[34]E che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non
abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato:
Darò a voi le cose sante promesse a Davide, quelle
sicure. [35]Per questo anche in un altro luogo dice:
Non permetterai che il tuo santo subisca la
corruzione. [36]Ora Davide, dopo aver eseguito il volere
di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la
corruzione. [37]Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto
la corruzione. [38]Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di
lui vi viene annunziata la remissione dei peccati [39]e che per
lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu
possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè. [40]Guardate
dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti:
[41]Mirate, beffardi,
stupite e nascondetevi,
poiché un'opera io compio ai vostri giorni,
un'opera che non credereste, se vi fosse
raccontata!».
[42]E, mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste
cose nel prossimo sabato. [43]Sciolta poi l'assemblea, molti
Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Barnaba ed essi,
intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di
Dio.
Paolo e Barnaba si rivolgono ai pagani
[44]Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per
ascoltare la parola di Dio. [45]Quando videro quella moltitudine,
i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di
Paolo, bestemmiando. [46]Allora Paolo e Barnaba con franchezza
dichiararono: «Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la
parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della
vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani. [47]Così infatti
ci ha ordinato il Signore:
Io ti ho posto come luce per le genti,
perché tu porti la salvezza sino all'estremità della
terra».
[48]Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano
la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano
destinati alla vita eterna. [49]La parola di Dio si diffondeva
per tutta la regione. [50]Ma i Giudei sobillarono le donne pie di
alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione
contro Paolo e Barnaba e li scacciarono dal loro territorio. [51]Allora
essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio, [52]mentre
i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
Atti - Capitolo 14
Evangelizzazione di Iconio
[1]Anche ad Icònio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e vi
parlarono in modo tale che un gran numero di Giudei e di Greci divennero
credenti. [2]Ma i Giudei rimasti increduli eccitarono e
inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli. [3]Rimasero
tuttavia colà per un certo tempo e parlavano fiduciosi nel Signore, che
rendeva testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che
per mano loro si operassero segni e prodigi. [4]E la popolazione
della città si divise, schierandosi gli uni dalla parte dei Giudei, gli
altri dalla parte degli apostoli. [5]Ma quando ci fu un tentativo
dei pagani e dei Giudei con i loro capi per maltrattarli e lapidarli, [6]essi
se ne accorsero e fuggirono nelle città della Licaònia, Listra e Derbe
e nei dintorni, [7]e là continuavano a predicare il vangelo.
Guarigione di un paralizzato
[8]C'era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin
dalla nascita, che non aveva mai camminato. [9]Egli ascoltava il
discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che
aveva fede di esser risanato, [10]disse a gran voce: «Alzati
diritto in piedi!». Egli fece un balzo e si mise a camminare. [11]La
gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto
licaonio e disse: «Gli dei sono scesi tra di noi in figura umana!». [12]E
chiamavano Barnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più
eloquente.
[13]Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era
all'ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva
offrire un sacrificio insieme alla folla. [14]Sentendo ciò, gli
apostoli Barnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra
la folla, gridando: [15]«Cittadini, perché fate questo? Anche
noi siamo esseri umani, mortali come voi, e vi predichiamo di
convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo,
la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. [16]Egli,
nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua
strada; [17]ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando,
concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il
cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori». [18]E così
dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro
un sacrificio.
Fine della missione
[19]Ma giunsero da Antiochia e da Icònio alcuni Giudei, i quali
trassero dalla loro parte la folla; essi presero Paolo a sassate e
quindi lo trascinarono fuori della città, credendolo morto. [20]Allora
gli si fecero attorno i discepoli ed egli, alzatosi, entrò in città.
Il giorno dopo partì con Barnaba alla volta di Derbe.
[21]Dopo aver predicato il vangelo in quella città e fatto un
numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e
Antiochia, [22]rianimando i discepoli ed esortandoli a restare
saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte
tribolazioni per entrare nel regno di Dio. [23]Costituirono
quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e
digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. [24]Attraversata
poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia [25]e dopo avere
predicato la parola di Dio a Perge, scesero ad Attalìa; [26]di
qui fecero vela per Antiochia là dove erano stati affidati alla grazia
del Signore per l'impresa che avevano compiuto.
[27]Non appena furono arrivati, riunirono la comunità e
riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come
aveva aperto ai pagani la porta della fede. [28]E si fermarono
per non poco tempo insieme ai discepoli.
Atti - Capitolo 15
Controversia ad Antiochia
[1]Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli
questa dottrina: «Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè,
non potete esser salvi».
[2]Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e
discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e
Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e
dagli anziani per tale questione. [3]Essi dunque, scortati per un
tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samaria
raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti
i fratelli. [4]Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla
Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio
aveva compiuto per mezzo loro.
Controversia a Gerusalemme
[5]Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano
diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar
loro di osservare la legge di Mosè.
[6]Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per
esaminare questo problema. [7]Dopo lunga discussione, Pietro si
alzò e disse:
Il discorso di Pietro
«Fratelli, voi sapete che gia da molto tempo Dio ha fatto una scelta
fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del
vangelo e venissero alla fede. [8]E Dio, che conosce i cuori, ha
reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito
Santo, come a noi; [9]e non ha fatto nessuna discriminazione tra
noi e loro, purificandone i cuori con la fede. [10]Or dunque,
perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un
giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? [11]Noi
crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello
stesso modo anche loro».
[12]Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Barnaba e
Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i
pagani per mezzo loro.
Il discorso di Giacomo
[13]Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse: [14]«Fratelli,
ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto
scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome. [15]Con
questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
[16]Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la
tenda di
Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la
rialzerò,
[17]perché anche gli altri uomini cerchino il Signore
e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio
nome,
[18]dice il Signore che fa queste cose da lui
conosciute dall'eternità.
[19]Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli
che si convertono a Dio tra i pagani, [20]ma solo si ordini loro
di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali
soffocati e dal sangue. [21]Mosè infatti, fin dai tempi antichi,
ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle
sinagoghe».
La lettera apostolica
[22]Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero
di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e
Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande
considerazione tra i fratelli. [23]E consegnarono loro la
seguente lettera: «Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia,
di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! [24]Abbiamo
saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun
incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i
vostri animi. [25]Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di
eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi
Barnaba e Paolo, [26]uomini che hanno votato la loro vita al nome
del nostro Signore Gesù Cristo. [27]Abbiamo mandato dunque Giuda
e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce. [28]Abbiamo
deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al
di fuori di queste cose necessarie: [29]astenervi dalle carni
offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla
impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State
bene».
I delegati ad Antiochia
[30]Essi allora, congedatisi, discesero ad Antiochia e riunita la
comunità consegnarono la lettera. [31]Quando l'ebbero letta, si
rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva. [32]Giuda e
Sila, essendo anch'essi profeti, parlarono molto per incoraggiare i
fratelli e li fortificarono. [33]Dopo un certo tempo furono
congedati con auguri di pace dai fratelli, per tornare da quelli che li
avevano inviati. [34]. [35]Paolo invece e Barnaba rimasero
ad Antiochia, insegnando e annunziando, insieme a molti altri, la parola
del Signore.
IV. LE MISSIONI DI PAOLO
Paolo si separa da Barnaba e si aggrega Sila
[36]Dopo alcuni giorni Paolo disse a Barnaba: «Ritorniamo a far
visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la
parola del Signore, per vedere come stanno». [37]Barnaba voleva
prendere insieme anche Giovanni, detto Marco, [38]ma Paolo
riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro
nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera. [39]Il
dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Barnaba, prendendo
con sé Marco, s'imbarcò per Cipro. [40]Paolo invece scelse Sila
e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore.
[41]E attraversando la Siria e la Cilicia, dava nuova forza
alle comunità.
Atti - Capitolo 16
In Licaonia Paolo si aggrega Timoteo
[1]Paolo si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un discepolo
chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco;
[2]egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. [3]Paolo
volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo
ai Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che
suo padre era greco. [4]Percorrendo le città, trasmettevano loro
le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché
le osservassero. [5]Le comunità intanto si andavano fortificando
nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
Traversata dell'Asia Minore
[6]Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia,
avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella
provincia di Asia. [7]Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la
Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; [8]così,
attraversata la Misia, discesero a Troade. [9]Durante la notte
apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo
supplicava: «Passa in Macedonia e aiutaci!». [10]Dopo che ebbe
avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia,
ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del
Signore.
L'arrivo a Filippi
[11]Salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia e il giorno
dopo verso Neapoli e [12]di qui a Filippi, colonia romana e città
del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni
giorni; [13]il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume,
dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la
parola alle donne colà riunite. [14]C'era ad ascoltare anche una
donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira,
una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle
parole di Paolo. [15]Dopo esser stata battezzata insieme alla sua
famiglia, ci invitò: «Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore,
venite ad abitare nella mia casa». E ci costrinse ad accettare.
Paolo e Sila in prigione
[16]Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una
giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto
guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina. [17]Essa seguiva
Paolo e noi gridando: «Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi
annunziano la via della salvezza». [18]Questo fece per molti
giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo
spirito: «In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei». E lo
spirito partì all'istante. [19]Ma vedendo i padroni che era
partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li
trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città; [20]presentandoli
ai magistrati dissero: «Questi uomini gettano il disordine nella nostra
città; sono Giudei [21]e predicano usanze che a noi Romani non
è lecito accogliere né praticare». [22]La folla allora insorse
contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti,
ordinarono di bastonarli [23]e dopo averli caricati di colpi, li
gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. [24]Egli,
ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione
e strinse i loro piedi nei ceppi.
Liberazione miracolosa dei missionari
[25]Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a
Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. [26]D'improvviso
venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della
prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di
tutti. [27]Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte
della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i
prigionieri fossero fuggiti. [28]Ma Paolo gli gridò forte: «Non
farti del male, siamo tutti qui». [29]Quegli allora chiese un
lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e
Sila; [30]poi li condusse fuori e disse: «Signori, cosa devo
fare per esser salvato?». [31]Risposero: «Credi nel Signore Gesù
e sarai salvato tu e la tua famiglia». [32]E annunziarono la
parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. [33]Egli
li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò
le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi; [34]poi
li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia
insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
[35]Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire:
«Libera quegli uomini!». [36]Il carceriere annunziò a Paolo
questo messaggio: «I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare!
Potete dunque uscire e andarvene in pace». [37]Ma Paolo disse
alle guardie: «Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene
siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno
uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!». [38]E
le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All'udire che erano
cittadini romani, si spaventarono; [39]vennero e si scusarono con
loro; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città. [40]Usciti
dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli,
li esortarono e poi partirono.
Atti - Capitolo 17
A Tessalonica. Difficoltà con i Giudei
[1]Seguendo la via di Anfipoli e Apollonia, giunsero a
Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei. [2]Come era sua
consuetudine Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla
base delle Scritture, [3]spiegandole e dimostrando che il Cristo
doveva morire e risuscitare dai morti; il Cristo, diceva, è quel Gesù
che io vi annunzio. [4]Alcuni di loro furono convinti e aderirono
a Paolo e a Sila, come anche un buon numero di Greci credenti in Dio e
non poche donne della nobiltà. [5]Ma i Giudei, ingelositi,
trassero dalla loro parte alcuni pessimi individui di piazza e, radunata
gente, mettevano in subbuglio la città. Presentatisi alla casa di
Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. [6]Ma
non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli dai capi
della città gridando: «Quei tali che mettono il mondo in agitazione
sono anche qui e Giasone li ha ospitati. [7]Tutti costoro vanno
contro i decreti dell'imperatore, affermando che c'è un altro re, Gesù».
[8]Così misero in agitazione la popolazione e i capi della città
che udivano queste cose; [9]tuttavia, dopo avere ottenuto una
cauzione da Giasone e dagli altri, li rilasciarono.
Nuove difficoltà a Berea
[10]Ma i fratelli subito, durante la notte, fecero partire Paolo
e Sila verso Berèa. Giunti colà entrarono nella sinagoga dei Giudei. [11]Questi
erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica ed accolsero la
parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per
vedere se le cose stavano davvero così. [12]Molti di loro
credettero e anche alcune donne greche della nobiltà e non pochi
uomini. [13]Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere
che anche a Berèa era stata annunziata da Paolo la parola di Dio,
andarono anche colà ad agitare e sobillare il popolo. [14]Allora
i fratelli fecero partire subito Paolo per la strada verso il mare,
mentre Sila e Timòteo rimasero in città. [15]Quelli che
scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono con
l'ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più presto.
Paolo ad Atene
[16]Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito
al vedere la città piena di idoli. [17]Discuteva frattanto nella
sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla
piazza principale con quelli che incontrava. [18]Anche certi
filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: «Che
cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?». E altri: «Sembra essere
un annnunziatore di divinità straniere»; poiché annunziava Gesù e la
risurrezione. [19]Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e
dissero: «Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina
predicata da te? [20]Cose strane per vero ci metti negli orecchi;
desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta». [21]Tutti
gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano
passatempo più gradito che parlare e sentir parlare.
Discorso di Paolo davanti all'Areopago
[22]Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse:
«Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli
dei. [23]Passando infatti e osservando i monumenti del vostro
culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello
che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. [24]Il Dio
che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del
cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo
[25]né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse
bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il
respiro e ogni cosa. [26]Egli creò da uno solo tutte le nazioni
degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per
essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, [27]perché
cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché
non sia lontano da ciascuno di noi. [28]In lui infatti viviamo,
ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno
detto:
Poiché di lui stirpe noi siamo.
[29]Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che
la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti
l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. [30]Dopo esser
passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini
di tutti i luoghi di ravvedersi, [31]poiché egli ha stabilito un
giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un
uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col
risuscitarlo dai morti».
[32]Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni
lo deridevano, altri dissero: «Ti sentiremo su questo un'altra volta».
[33]Così Paolo uscì da quella riunione. [34]Ma alcuni
aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi membro
dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.
Atti - Capitolo 18
Fondazione della chiesa di Corinto
[1]Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. [2]Qui
trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima
dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio
che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro [3]e
poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e
lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. [4]Ogni
sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e
Greci.
[5]Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si
dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù
era il Cristo. [6]Ma poiché essi gli si opponevano e
bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: «Il vostro sangue ricada
sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani».
[7]E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato
Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla
sinagoga. [8]Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore
insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo
Paolo, credevano e si facevano battezzare.
[9]E una notte in visione il Signore disse a Paolo: «Non aver
paura, ma continua a parlare e non tacere, [10]perché io sono
con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un
popolo numeroso in questa città». [11]Così Paolo si fermò un
anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio.
Paolo tradotto in tribunale dai Giudei
[12]Mentre era proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei insorsero
in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale dicendo: [13]«Costui
persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge».
[14]Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: «Se
si trattasse di un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi
ascolterei, come di ragione. [15]Ma se sono questioni di parole o
di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere
giudice di queste faccende». [16]E li fece cacciare dal
tribunale. [17]Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della
sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale ma Gallione non si curava
affatto di tutto ciò.
Ritorno ad Antiochia e partenza per il terzo viaggio
[18]Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo
dai fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e
Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che
aveva fatto. [19]Giunsero a Efeso, dove lasciò i due coniugi, ed
entrato nella sinagoga si mise a discutere con i Giudei. [20]Questi
lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì. [21]Tuttavia
prese congedo dicendo: «Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà»,
quindi partì da Efeso. [22]Giunto a Cesarèa, si recò a
salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiochia.
[23]Trascorso colà un pò di tempo, partì di nuovo
percorrendo di seguito le regioni della Galazia e della Frigia,
confermando nella fede tutti i discepoli.
Apollo
[24]Arrivò a Efeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di
Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture. [25]Questi era
stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e
insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse
soltanto il battesimo di Giovanni. [26]Egli intanto cominciò a
parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono,
poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di
Dio. [27]Poiché egli desiderava passare nell'Acaia, i fratelli
lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza.
Giunto colà, fu molto utile a quelli che per opera della grazia erano
divenuti credenti; [28]confutava infatti vigorosamente i Giudei,
dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il
Cristo.
Atti - Capitolo 19
I seguaci di Giovanni a Efeso
[1]Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni
dell'altopiano, giunse a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli [2]e
disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla
fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia
uno Spirito Santo». [3]Ed egli disse: «Quale battesimo avete
ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero. [4]Disse
allora Paolo: «Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza,
dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui,
cioè in Gesù». [5]Dopo aver udito questo, si fecero battezzare
nel nome del Signore Gesù [6]e, non appena Paolo ebbe imposto
loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e
profetavano. [7]Erano in tutto circa dodici uomini.
Fondazione della chiesa di Efeso
[8]Entrato poi nella sinagoga, vi potè parlare liberamente per
tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il
regno di Dio. [9]Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano
di credere dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, si staccò
da loro separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella
scuola di un certo Tiranno. [10]Questo durò due anni, col
risultato che tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci,
poterono ascoltare la parola del Signore.
Gli esorcisti giudei
[11]Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, [12]al
punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano
stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi
fuggivano.
[13]Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare
anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti
cattivi, dicendo: «Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica». [14]Facevano
questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo. [15]Ma
lo spirito cattivo rispose loro: «Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma
voi chi siete?». [16]E l'uomo che aveva lo spirito cattivo,
slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che
essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite. [17]Il
fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Efeso e
tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù.
[18]Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a
confessare in pubblico le loro pratiche magiche [19]e un numero
considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche
portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu
calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila
dramme d'argento. [20]Così la parola del Signore cresceva e si
rafforzava.
V. LA FINE DEI VIAGGI.
IL PRIGIONIERO DEL CRISTO
I progetti di Paolo
[21]Dopo questi fatti, Paolo si mise in animo di attraversare la
Macedonia e l'Acaia e di recarsi a Gerusalemme dicendo: «Dopo essere
stato là devo vedere anche Roma». [22]Inviati allora in
Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora
un pò di tempo nella provincia di Asia.
A Efeso. La sommossa degli orefici
[23]Verso quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova
dottrina. [24]Un tale, chiamato Demetrio, argentiere, che
fabbricava tempietti di Artèmide in argento e procurava in tal modo non
poco guadagno agli artigiani, [25]li radunò insieme agli altri
che si occupavano di cose del genere e disse: «Cittadini, voi sapete
che da questa industria proviene il nostro benessere; [26]ora
potete osservare e sentire come questo Paolo ha convinto e sviato una
massa di gente, non solo di Efeso, ma si può dire di tutta l'Asia,
affermando che non sono dei quelli fabbricati da mani d'uomo. [27]Non
soltanto c'è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma
anche che il santuario della grande dea Artèmide non venga stimato più
nulla e venga distrutta la grandezza di colei che l'Asia e il mondo
intero adorano».
[28]All'udire ciò s'infiammarono d'ira e si misero a gridare:
«Grande è l'Artèmide degli Efesini!». [29]Tutta la città fu
in subbuglio e tutti si precipitarono in massa nel teatro, trascinando
con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di Paolo. [30]Paolo
voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero. [31]Anche
alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a
pregarlo di non avventurarsi nel teatro. [32]Intanto, chi gridava
una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il
motivo per cui erano accorsi.
[33]Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro,
che i Giudei avevano spinto avanti, ed egli, fatto cenno con la mano,
voleva tenere un discorso di difesa davanti al popolo. [34]Appena
s'accorsero che era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi
due ore: «Grande è l'Artèmide degli Efesini!». [35]Alla fine
il cancelliere riuscì a calmare la folla e disse: «Cittadini di Efeso,
chi fra gli uomini non sa che la città di Efeso è custode del tempio
della grande Artèmide e della sua statua caduta dal cielo? [36]Poiché
questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non
compiate gesti inconsulti. [37]Voi avete condotto qui questi
uomini che non hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la
nostra dea. [38]Perciò se Demetrio e gli artigiani che sono con
lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, ci sono per
questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l'un
l'altro. [39]Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà
nell'assemblea ordinaria. [40]C'è il rischio di essere accusati
di sedizione per l'accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo per cui
possiamo giustificare questo assembramento». [41]E con queste
parole sciolse l'assemblea.
Atti - Capitolo 20
Paolo abbandona Efeso
[1]Appena cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli
e, dopo averli incoraggiati, li salutò e si mise in viaggio per la
Macedonia. [2]Dopo aver attraversato quelle regioni, esortando
con molti discorsi i fedeli, arrivò in Grecia.
[3]Trascorsi tre mesi, poiché ci fu un complotto dei Giudei
contro di lui, mentre si apprestava a salpare per la Siria, decise di
far ritorno attraverso la Macedonia. [4]Lo accompagnarono Sòpatro
di Berèa, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di
Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e Tròfimo. [5]Questi
però, partiti prima di noi ci attendevano a Troade; [6]noi
invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo
in capo a cinque giorni a Troade dove ci trattenemmo una settimana.
A Troade. Paolo risuscita un morto
[7]Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare
il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno
dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte. [8]C'era un
buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo
riuniti; [9]un ragazzo chiamato Eutico, che stava seduto sulla
finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a
conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne
raccolto morto. [10]Paolo allora scese giù, si gettò su di lui,
lo abbracciò e disse: «Non vi turbate; è ancora in vita!». [11]Poi
risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto
fino all'alba, partì. [12]Intanto avevano ricondotto il ragazzo
vivo, e si sentirono molto consolati.
Da Troade a Mileto
[13]Noi poi, che eravamo partiti per nave, facemmo vela per Asso,
dove dovevamo prendere a bordo Paolo; così infatti egli aveva deciso,
intendendo di fare il viaggio a piedi. [14]Quando ci ebbe
raggiunti ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilène. [15]Salpati
da qui il giorno dopo, ci trovammo di fronte a Chio; l'indomani toccammo
Samo e il giorno dopo giungemmo a Milèto. [16]Paolo aveva deciso
di passare al largo di Efeso per evitare di subire ritardi nella
provincia d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per
il giorno della Pentecoste.
Addio agli anziani di Efeso
[17]Da Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani
della Chiesa. [18]Quando essi giunsero disse loro: «Voi sapete
come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in
Asia e per tutto questo tempo: [19]ho servito il Signore con
tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le
insidie dei Giudei. [20]Sapete come non mi sono mai sottratto a
ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi
in pubblico e nelle vostre case, [21]scongiurando Giudei e Greci
di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù. [22]Ed
ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò
che là mi accadrà. [23]So soltanto che lo Spirito Santo in ogni
città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. [24]Non
ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a
termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù,
di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio.
[25]Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti
tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio. [26]Per
questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa
riguardo a coloro che si perdessero, [27]perché non mi sono
sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio. [28]Vegliate
su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo
vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è
acquistata con il suo sangue. [29]Io so che dopo la mia partenza
entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; [30]perfino
di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per
attirare discepoli dietro di sé. [31]Per questo vigilate,
ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di
esortare fra le lacrime ciascuno di voi.
[32]Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia
che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità con tutti i
santificati. [33]Non ho desiderato né argento, né oro, né la
veste di nessuno. [34]Voi sapete che alle necessità mie e di
quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. [35]In
tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono
soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che
disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!».
[36]Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. [37]Tutti
scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo
baciavano, [38]addolorati soprattutto perché aveva detto che non
avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.
Atti - Capitolo 21
La salita a Gerusalemme
[1]Appena ci fummo separati da loro, salpammo e per la via
diretta giungemmo a Cos, il giorno seguente a Rodi e di qui a Pàtara. [2]Trovata
qui una nave che faceva la traversata per la Fenicia, vi salimmo e
prendemmo il largo. [3]Giunti in vista di Cipro, ce la lasciammo
a sinistra e, continuando a navigare verso la Siria, giungemmo a Tiro,
dove la nave doveva scaricare. [4]Avendo ritrovati i discepoli,
rimanemmo colà una settimana, ed essi, mossi dallo Spirito, dicevano a
Paolo di non andare a Gerusalemme. [5]Ma quando furon passati
quei giorni, uscimmo e ci mettemmo in viaggio, accompagnati da tutti
loro con le mogli e i figli sin fuori della città. Inginocchiati sulla
spiaggia pregammo, poi ci salutammo a vicenda; [6]noi salimmo
sulla nave ed essi tornarono alle loro case. [7]Terminata la
navigazione, da Tiro approdammo a Tolemàide, dove andammo a salutare i
fratelli e restammo un giorno con loro.
[8]Ripartiti il giorno seguente, giungemmo a Cesarèa; ed
entrati nella casa dell'evangelista Filippo, che era uno dei Sette,
sostammo presso di lui. [9]Egli aveva quattro figlie nubili, che
avevano il dono della profezia. [10]Eravamo qui da alcuni giorni,
quando giunse dalla Giudea un profeta di nome Agabo. [11]Egli
venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e
disse: «Questo dice lo Spirito Santo: l'uomo a cui appartiene questa
cintura sarà legato così dai Giudei a Gerusalemme e verrà quindi
consegnato nelle mani dei pagani». [12]All'udir queste cose, noi
e quelli del luogo pregammo Paolo di non andare più a Gerusalemme. [13]Ma
Paolo rispose: «Perché fate così, continuando a piangere e a
spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a esser legato, ma a
morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». [14]E poiché
non si lasciava persuadere, smettemmo di insistere dicendo: «Sia fatta
la volontà del Signore!».
Arrivo di Paolo a Gerusalemme
[15]Dopo questi giorni, fatti i preparativi, salimmo verso
Gerusalemme. [16]Vennero con noi anche alcuni discepoli da Cesarèa,
i quali ci condussero da un certo Mnaso\'sìne di Cipro, discepolo della
prima ora, dal quale ricevemmo ospitalità.
[17]Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero
festosamente. [18]L'indomani Paolo fece visita a Giacomo insieme
con noi: c'erano anche tutti gli anziani. [19]Dopo aver rivolto
loro il saluto, egli cominciò a esporre nei particolari quello che Dio
aveva fatto tra i pagani per mezzo suo. [20]Quand'ebbero
ascoltato, essi davano gloria a Dio; quindi dissero a Paolo: «Tu vedi,
o fratello, quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e tutti sono
gelosamente attaccati alla legge. [21]Ora hanno sentito dire di
te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani che
abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di
non seguire più le nostre consuetudini. [22]Che facciamo? Senza
dubbio verranno a sapere che sei arrivato. [23]Fà dunque quanto
ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che hanno un voto da
sciogliere. [24]Prendili con te, compi la purificazione insieme
con loro e paga tu la spesa per loro perché possano radersi il capo.
Così tutti verranno a sapere che non c'è nulla di vero in ciò di cui
sono stati informati, ma che invece anche tu ti comporti bene osservando
la legge. [25]Quanto ai pagani che sono venuti alla fede, noi
abbiamo deciso ed abbiamo loro scritto che si astengano dalle carni
offerte agli idoli, dal sangue, da ogni animale soffocato e dalla
impudicizia».
[26]Allora Paolo prese con sé quegli uomini e il giorno
seguente, fatta insieme con loro la purificazione, entrò nel tempio per
comunicare il compimento dei giorni della purificazione, quando sarebbe
stata presentata l'offerta per ciascuno di loro.
L'arresto di Paolo
[27]Stavano ormai per finire i sette giorni, quando i Giudei
della provincia d'Asia, vistolo nel tempio, aizzarono tutta la folla e
misero le mani su di lui gridando: [28]«Uomini d'Israele, aiuto!
Questo è l'uomo che va insegnando a tutti e dovunque contro il popolo,
contro la legge e contro questo luogo; ora ha introdotto perfino dei
Greci nel tempio e ha profanato il luogo santo!». [29]Avevano
infatti veduto poco prima Tròfimo di Efeso in sua compagnia per la città,
e pensavano che Paolo lo avesse fatto entrare nel tempio. [30]Allora
tutta la città fu in subbuglio e il popolo accorse da ogni parte.
Impadronitisi di Paolo, lo trascinarono fuori del tempio e subito furono
chiuse le porte. [31]Stavano gia cercando di ucciderlo, quando fu
riferito al tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in rivolta. [32]Immediatamente
egli prese con sé dei soldati e dei centurioni e si precipitò verso i
rivoltosi. Alla vista del tribuno e dei soldati, cessarono di percuotere
Paolo. [33]Allora il tribuno si avvicinò, lo arrestò e ordinò
che fosse legato con due catene; intanto s'informava chi fosse e che
cosa avesse fatto. [34]Tra la folla però chi diceva una cosa,
chi un'altra. Nell'impossibilità di accertare la realtà dei fatti a
causa della confusione, ordinò di condurlo nella fortezza. [35]Quando
fu alla gradinata, dovette essere portato a spalla dai soldati a causa
della violenza della folla. [36]La massa della gente infatti
veniva dietro, urlando: «A morte!».
[37]Sul punto di esser condotto nella fortezza, Paolo disse al
tribuno: «Posso dirti una parola?». «Conosci il greco?, disse quello,
[38]Allora non sei quell'Egiziano che in questi ultimi tempi ha
sobillato e condotto nel deserto i quattromila ribelli?». [39]Rispose
Paolo: «Io sono un Giudeo di Tarso di Cilicia, cittadino di una città
non certo senza importanza. Ma ti prego, lascia che rivolga la parola a
questa gente». [40]Avendo egli acconsentito, Paolo, stando in
piedi sui gradini, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un grande
silenzio, rivolse loro la parola in ebraico dicendo:
Atti - Capitolo 22
Arringa di Paolo ai Giudei di Gerusalemme
[1]«Fratelli e padri, ascoltate la mia difesa davanti a voi». [2]Quando
sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero silenzio ancora di
più. [3]Ed egli continuò: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso di
Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamaliele
nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come
oggi siete tutti voi. [4]Io perseguitai a morte questa nuova
dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne, [5]come
può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli
anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e
partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme,
per essere puniti.
[6]Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso
mezzogiorno, all'improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a
me; [7]caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo,
Saulo, perché mi perseguiti? [8]Risposi: Chi sei, o Signore? Mi
disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. [9]Quelli
che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava. [10]Io
dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e
prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è
stabilito che tu faccia. [11]E poiché non ci vedevo più, a
causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni,
giunsi a Damasco.
[12]Un certo Anania, un devoto osservante della legge e in
buona reputazione presso tutti i Giudei colà residenti, [13]venne
da me, mi si accostò e disse: Saulo, fratello, torna a vedere! E in
quell'istante io guardai verso di lui e riebbi la vista. [14]Egli
soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua
volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa
bocca, [15]perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini
delle cose che hai visto e udito. [16]E ora perché aspetti?
Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo
nome.
[17]Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel
tempio, fui rapito in estasi [18]e vidi Lui che mi diceva:
Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la
tua testimonianza su di me. [19]E io dissi: Signore, essi sanno
che facevo imprigionare e percuotere nella sinagoga quelli che credevano
in te; [20]quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone,
anch'io ero presente e approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo
uccidevano. [21]Allora mi disse: Và, perché io ti manderò
lontano, tra i pagani».
Paolo, cittadino romano
[22]Fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma allora
alzarono la voce gridando: «Toglilo di mezzo; non deve più vivere!». [23]E
poiché continuavano a urlare, a gettar via i mantelli e a lanciar
polvere in aria, [24]il tribuno ordinò di portarlo nella
fortezza, prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello al fine di
sapere per quale motivo gli gridavano contro in tal modo.
[25]Ma quando l'ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al
centurione che gli stava accanto: «Potete voi flagellare un cittadino
romano, non ancora giudicato?». [26]Udito ciò, il centurione
corse a riferire al tribuno: «Che cosa stai per fare? Quell'uomo è un
romano!». [27]Allora il tribuno si recò da Paolo e gli domandò:
«Dimmi, tu sei cittadino romano?». Rispose: «Sì». [28]Replicò
il tribuno: «Io questa cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo».
Paolo disse: «Io, invece, lo sono di nascita!». [29]E subito si
allontanarono da lui quelli che dovevano interrogarlo. Anche il tribuno
ebbe paura, rendendosi conto che Paolo era cittadino romano e che lui lo
aveva messo in catene.
Comparsa davanti al sinedrio
[30]Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti,
cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le
catene e ordinò che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il
sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro.
Atti - Capitolo 23
[1]Con lo sguardo fisso al sinedrio Paolo disse: «Fratelli,
io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in perfetta rettitudine di
coscienza». [2]Ma il sommo sacerdote Anania ordinò ai suoi
assistenti di percuoterlo sulla bocca. [3]Paolo allora gli disse:
«Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la
legge e contro la legge comandi di percuotermi?». [4]E i
presenti dissero: «Osi insultare il sommo sacerdote di Dio?». [5]Rispose
Paolo: «Non sapevo, fratelli, che è il sommo sacerdote; sta scritto
infatti: Non insulterai il capo del tuo popolo».
[6]Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e
una parte di farisei; disse a gran voce: «Fratelli, io sono un fariseo,
figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza
nella risurrezione dei morti». [7]Appena egli ebbe detto ciò,
scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea si divise.
[8]I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né
angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. [9]Ne
nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei,
alzatisi in piedi, protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in
quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?». [10]La
disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse
linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di
mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza. [11]La notte seguente
gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai
testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda
testimonianza anche a Roma».
Complotto dei Giudei contro Paolo
[12]Fattosi giorno, i Giudei ordirono una congiura e fecero voto
con giuramento esecratorio di non toccare né cibo né bevanda, sino a
che non avessero ucciso Paolo. [13]Erano più di quaranta quelli
che fecero questa congiura. [14]Si presentarono ai sommi
sacerdoti e agli anziani e dissero: «Ci siamo obbligati con giuramento
esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo. [15]Voi
dunque ora, insieme al sinedrio, fate dire al tribuno che ve lo riporti,
col pretesto di esaminare più attentamente il suo caso; noi intanto ci
teniamo pronti a ucciderlo prima che arrivi».
[16]Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del
complotto; si recò alla fortezza, entrò e ne informò Paolo. [17]Questi
allora chiamò uno dei centurioni e gli disse: «Conduci questo giovane
dal tribuno, perché ha qualche cosa da riferirgli». [18]Il
centurione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: «Il prigioniero
Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha detto di condurre da te questo
giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa». [19]Il tribuno lo
prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: «Che cosa è
quello che hai da riferirmi?». [20]Rispose: «I Giudei si sono
messi d'accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, col
pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi riguardi. [21]Tu
però non lasciarti convincere da loro, poiché più di quaranta dei
loro uomini hanno ordito un complotto, facendo voto con giuramento
esecratorio di non prendere cibo né bevanda finché non l'abbiano
ucciso; e ora stanno pronti, aspettando che tu dia il tuo consenso».
[22]Il tribuno congedò il giovanetto con questa
raccomandazione: «Non dire a nessuno che mi hai dato queste
informazioni».
Trasferimento di Paolo a Cesarea
[23]Fece poi chiamare due dei centurioni e disse: «Preparate
duecento soldati per andare a Cesarèa insieme con settanta cavalieri e
duecento lancieri, tre ore dopo il tramonto. [24]Siano pronte
anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo, perché sia condotto
sano e salvo dal governatore Felice». [25]Scrisse anche una
lettera in questi termini: [26]«Claudio Lisia
all'eccellentissimo governatore Felice, salute. [27]Quest'uomo è
stato assalito dai Giudei e stava per essere ucciso da loro; ma sono
intervenuto con i soldati e l'ho liberato, perché ho saputo che è
cittadino romano. [28]Desideroso di conoscere il motivo per cui
lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio. [29]Ho trovato che
lo si accusava per questioni relative alla loro legge, ma che in realtà
non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di prigionia.
[30]Sono stato però informato di un complotto contro quest'uomo
da parte loro, e così l'ho mandato da te, avvertendo gli accusatori di
deporre davanti a te quello che hanno contro di lui. Stà bene».
[31]Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo
condussero di notte ad Antipàtride. [32]Il mattino dopo,
lasciato ai cavalieri il compito di proseguire con lui, se ne tornarono
alla fortezza. [33]I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono
la lettera al governatore e gli presentarono Paolo. [34]Dopo
averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che
era della Cilicia, disse: [35]«Ti ascolterò quando saranno qui
anche i tuoi accusatori». E diede ordine di custodirlo nel pretorio di
Erode.
Atti - Capitolo 24
Il processo davanti a Felice
[1]Cinque giorni dopo arrivò il sommo sacerdote Anania insieme
con alcuni anziani e a un avvocato di nome Tertullo e si presentarono al
governatore per accusare Paolo. [2]Quando questi fu fatto venire,
Tertullo cominciò l'accusa dicendo: [3]«La lunga pace di cui
godiamo grazie a te e le riforme che ci sono state in favore di questo
popolo grazie alla tua provvidenza, le accogliamo in tutto e per tutto,
eccellentissimo Felice, con profonda gratitudine. [4]Ma per non
trattenerti troppo a lungo, ti prego di darci ascolto brevemente nella
tua benevolenza. [5]Abbiamo scoperto che quest'uomo è una peste,
fomenta continue rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è
capo della setta dei Nazorei. [6]Ha perfino tentato di profanare
il tempio e noi l'abbiamo arrestato.[7]. [8]Interrogandolo
personalmente, potrai renderti conto da lui di tutte queste cose delle
quali lo accusiamo». [9]Si associarono nell'accusa anche i
Giudei, affermando che i fatti stavano così.
Discorso di Paolo davanti al governatore romano
[10]Quando il governatore fece cenno a Paolo di parlare, egli
rispose: «So che da molti anni sei giudice di questo popolo e parlo in
mia difesa con fiducia. [11]Tu stesso puoi accertare che non sono
più di dodici giorni da quando mi sono recato a Gerusalemme per il
culto. [12]Essi non mi hanno mai trovato nel tempio a discutere
con qualcuno o a incitare il popolo alla sommossa, né nelle sinagoghe,
né per la città [13]e non possono provare nessuna delle cose
delle quali ora mi accusano. [14]Ammetto invece che adoro il Dio
dei miei padri, secondo quella dottrina che essi chiamano setta,
credendo in tutto ciò che è conforme alla Legge e sta scritto nei
Profeti, [15]nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da
costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti. [16]Per
questo mi sforzo di conservare in ogni momento una coscienza
irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini. [17]Ora, dopo
molti anni, sono venuto a portare elemosine al mio popolo e per offrire
sacrifici; [18]in occasione di questi essi mi hanno trovato nel
tempio dopo che avevo compiuto le purificazioni. Non c'era folla né
tumulto. [19]Furono dei Giudei della provincia d'Asia a trovarmi,
e loro dovrebbero comparire qui davanti a te ad accusarmi, se hanno
qualche cosa contro di me; [20]oppure dicano i presenti stessi
quale colpa han trovato in me quando sono comparso davanti al sinedrio, [21]se
non questa sola frase che gridai stando in mezzo a loro: A motivo della
risurrezione dei morti io vengo giudicato oggi davanti a voi!».
La cattività di Paolo a Cesarea
[22]Allora Felice, che era assai bene informato circa la nuova
dottrina, li rimandò dicendo: «Quando verrà il tribuno Lisia,
esaminerò il vostro caso». [23]E ordinò al centurione di
tenere Paolo sotto custodia, concedendogli però una certa libertà e
senza impedire a nessuno dei suoi amici di dargli assistenza.
[24]Dopo alcuni giorni Felice arrivò in compagnia della
moglie Drusilla, che era giudea; fatto chiamare Paolo, lo ascoltava
intorno alla fede in Cristo Gesù. [25]Ma quando egli si mise a
parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuro, Felice si
spaventò e disse: «Per il momento puoi andare; ti farò chiamare di
nuovo quando ne avrò il tempo». [26]Sperava frattanto che Paolo
gli avrebbe dato del denaro; per questo abbastanza spesso lo faceva
chiamare e conversava con lui.
[27]Trascorsi due anni, Felice ebbe come successore Porcio
Festo; ma Felice, volendo dimostrare benevolenza verso i Giudei, lasciò
Paolo in prigione.
Atti - Capitolo 25
Paolo si appella a Cesare
[1]Festo dunque, raggiunta la provincia, tre giorni dopo salì da
Cesarèa a Gerusalemme. [2]I sommi sacerdoti e i capi dei Giudei
gli si presentarono per accusare Paolo e cercavano di persuaderlo, [3]chiedendo
come un favore, in odio a Paolo, che lo facesse venire a Gerusalemme; e
intanto disponevano un tranello per ucciderlo lungo il percorso. [4]Festo
rispose che Paolo stava sotto custodia a Cesarèa e che egli stesso
sarebbe partito fra breve. [5]«Quelli dunque che hanno autorità
tra voi, disse, vengano con me e se vi è qualche colpa in quell'uomo,
lo denuncino».
[6]Dopo essersi trattenuto fra loro non più di otto o dieci
giorni, discese a Cesarèa e il giorno seguente, sedendo in tribunale,
ordinò che gli si conducesse Paolo. [7]Appena giunse, lo
attorniarono i Giudei discesi da Gerusalemme, imputandogli numerose e
gravi colpe, senza però riuscire a provarle. [8]Paolo a sua
difesa disse: «Non ho commesso alcuna colpa, né contro la legge dei
Giudei, né contro il tempio, né contro Cesare». [9]Ma Festo
volendo fare un favore ai Giudei, si volse a Paolo e disse: «Vuoi
andare a Gerusalemme per essere là giudicato di queste cose, davanti a
me?». [10]Paolo rispose: «Mi trovo davanti al tribunale di
Cesare, qui mi si deve giudicare. Ai Giudei non ho fatto alcun torto,
come anche tu sai perfettamente. [11]Se dunque sono in colpa e ho
commesso qualche cosa che meriti la morte, non rifiuto di morire; ma se
nelle accuse di costoro non c'è nulla di vero, nessuno ha il potere di
consegnarmi a loro. Io mi appello a Cesare». [12]Allora Festo,
dopo aver conferito con il consiglio, rispose: «Ti sei appellato a
Cesare, a Cesare andrai».
Paolo compare davanti al re Agrippa
[13]Erano trascorsi alcuni giorni, quando arrivarono a Cesarèa
il re Agrippa e Berenìce, per salutare Festo. [14]E poiché si
trattennero parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo: «C'è
un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, [15]durante
la mia visita a Gerusalemme, si presentarono con accuse i sommi
sacerdoti e gli anziani dei Giudei per reclamarne la condanna. [16]Risposi
che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia
stato messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di
difendersi dall'accusa. [17]Allora essi convennero qui e io senza
indugi il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse
condotto quell'uomo. [18]Gli accusatori gli si misero attorno, ma
non addussero nessuna delle imputazioni criminose che io immaginavo; [19]avevano
solo con lui alcune questioni relative la loro particolare religione e
riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in
vita. [20]Perplesso di fronte a simili controversie, gli chiesi
se voleva andare a Gerusalemme ed esser giudicato là di queste cose. [21]Ma
Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio
dell'imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a
quando potrò inviarlo a Cesare». [22]E Agrippa a Festo: «Vorrei
anch'io ascoltare quell'uomo!». «Domani, rispose, lo potrai ascoltare».
[23]Il giorno dopo, Agrippa e Berenìce vennero con gran pompa
ed entrarono nella sala dell'udienza, accompagnati dai tribuni e dai
cittadini più in vista; per ordine di Festo fu fatto entrare anche
Paolo. [24]Allora Festo disse: «Re Agrippa e cittadini tutti qui
presenti con noi, voi avete davanti agli occhi colui sul conto del quale
tutto il popolo dei Giudei si è appellato a me, in Gerusalemme e qui,
per chiedere a gran voce che non resti più in vita. [25]Io però
mi sono convinto che egli non ha commesso alcuna cosa meritevole di
morte ed essendosi appellato all'imperatore ho deciso di farlo partire. [26]Ma
sul suo conto non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano; per questo
l'ho condotto davanti a voi e soprattutto davanti a te, o re Agrippa,
per avere, dopo questa udienza, qualcosa da scrivere. [27]Mi
sembra assurdo infatti mandare un prigioniero, senza indicare le accuse
che si muovono contro di lui».
Atti - Capitolo 26
Discorso di Paolo davanti al re Agrippa
[1]Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua
difesa». Allora Paolo, stesa la mano, si difese così: [2]«Mi
considero fortunato, o re Agrippa, di potermi discolpare da tutte le
accuse di cui sono incriminato dai Giudei, oggi qui davanti a te, [3]che
conosci a perfezione tutte le usanze e questioni riguardanti i Giudei.
Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza. [4]La mia vita fin
dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a Gerusalemme, la
conoscono tutti i Giudei; [5]essi sanno pure da tempo, se
vogliono renderne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella
setta più rigida della nostra religione. [6]Ed ora mi trovo
sotto processo a causa della speranza nella promessa fatta da Dio ai
nostri padri, [7]e che le nostre dodici tribù sperano di vedere
compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. Di questa
speranza, o re, sono ora incolpato dai Giudei! [8]Perché è
considerato inconcepibile fra di voi che Dio risusciti i morti?
[9]Anch'io credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente
contro il nome di Gesù il Nazareno, [10]come in realtà feci a
Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con
l'autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando venivano condannati
a morte, anch'io ho votato contro di loro. [11]In tutte le
sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare e,
infuriando all'eccesso contro di loro, davo loro la caccia fin nelle
città straniere.
[12]In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con
autorizzazione e pieni poteri da parte dei sommi sacerdoti, verso
mezzogiorno [13]vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più
splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. [14]Tutti
cademmo a terra e io udii dal cielo una voce che mi diceva in ebraico:
Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare contro
il pungolo. [15]E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore
rispose: Io sono Gesù, che tu perseguiti. [16]Su, alzati e
rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e
testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò
ancora. [17]Per questo ti libererò dal popolo e dai
pagani, ai quali ti mando [18]ad aprir loro gli
occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere
di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l'eredità in
mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me.
[19]Pertanto, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione
celeste; [20]ma prima a quelli di Damasco, poi a quelli di
Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani,
predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, comportandosi in maniera
degna della conversione. [21]Per queste cose i Giudei mi
assalirono nel tempio e tentarono di uccidermi. [22]Ma l'aiuto di
Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso ancora rendere
testimonianza agli umili e ai grandi. Null'altro io affermo se non
quello che i profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere, [23]che
cioè il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da morte,
avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani».
Reazioni dell'uditorio
[24]Mentr'egli parlava così in sua difesa, Festo a gran voce
disse: «Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!». [25]E
Paolo: «Non sono pazzo, disse, eccellentissimo Festo, ma sto dicendo
parole vere e sagge. [26]Il re è al corrente di queste cose e
davanti a lui parlo con franchezza. Penso che niente di questo gli sia
sconosciuto, poiché non sono fatti accaduti in segreto. [27]Credi,
o re Agrippa, nei profeti? So che ci credi». [28]E Agrippa a
Paolo: «Per poco non mi convinci a farmi cristiano!». [29]E
Paolo: «Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che non soltanto
tu, ma quanti oggi mi ascoltano diventassero così come sono io, eccetto
queste catene!».
[30]Si alzò allora il re e con lui il governatore, Berenìce,
e quelli che avevano preso parte alla seduta [31]e avviandosi
conversavano insieme e dicevano: «Quest'uomo non ha fatto nulla che
meriti la morte o le catene». [32]E Agrippa disse a Festo: «Costui
poteva essere rimesso in libertà, se non si fosse appellato a Cesare».
Atti - Capitolo 27
La partenza per Roma
[1]Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l'Italia,
consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione
di nome Giulio della coorte Augusta. [2]Salimmo su una nave di
Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d'Asia e
salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di Tessalonica. [3]Il
giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso
Paolo, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure. [4]Salpati
di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari [5]e,
attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di
Licia. [6]Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in
partenza per l'Italia e ci fece salire a bordo. [7]Navigammo
lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza di Cnido.
Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a
navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmo\'ne, [8]e
costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti,
vicino alla quale era la città di Lasèa.
La tempesta e il naufragio
[9]Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la
navigazione poiché era gia passata la festa dell'Espiazione, Paolo li
ammoniva dicendo: [10]«Vedo, o uomini, che la navigazione
comincia a essere di gran rischio e di molto danno non solo per il
carico e per la nave, ma anche per le nostre vite». [11]Il
centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave
che alle parole di Paolo. [12]E poiché quel porto era poco
adatto a trascorrervi l'inverno, i più furono del parere di salpare di
là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto di Creta
esposto a libeccio e a maestrale.
[13]Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, convinti
di potere ormai realizzare il progetto, levarono le ancore e
costeggiavano da vicino Creta. [14]Ma dopo non molto tempo si
scatenò contro l'isola un vento d'uragano, detto allora «Euroaquilone».
[15]La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere
al vento, abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva. [16]Mentre
passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a
padroneggiare la scialuppa; [17]la tirarono a bordo e adoperarono
gli attrezzi per fasciare di gòmene la nave. Quindi, per timore di
finire incagliati nelle Sirti, calarono il galleggiante e si andava così
alla deriva. [18]Sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno
seguente cominciarono a gettare a mare il carico; [19]il terzo
giorno con le proprie mani buttarono via l'attrezzatura della nave. [20]Da
vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta
tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci
sembrava ormai perduta.
[21]Da molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in
mezzo a loro, disse: «Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e
non salpare da Creta; avreste evitato questo pericolo e questo danno. [22]Tuttavia
ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna
perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave. [23]Mi è
apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che
servo, [24]dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi comparire
davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi
compagni di navigazione. [25]Perciò non perdetevi di coraggio,
uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato annunziato. [26]Ma
è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola».
[27]Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo
alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero
l'impressione che una qualche terra si avvicinava. [28]Gettato lo
scandaglio, trovarono venti braccia; dopo un breve intervallo,
scandagliando di nuovo, trovarono quindici braccia. [29]Nel
timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore,
aspettando con ansia che spuntasse il giorno. [30]Ma poiché i
marinai cercavano di fuggire dalla nave e gia stavano calando la
scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prora, Paolo
disse al centurione e ai soldati: [31]«Se costoro non rimangono
sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo». [32]Allora i
soldati recisero le gòmene della scialuppa e la lasciarono cadere in
mare.
[33]Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a
prendere cibo: «Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni
nell'attesa, senza prender nulla. [34]Per questo vi esorto a
prender cibo; è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello
del vostro capo andrà perduto». [35]Ciò detto, prese il pane,
rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. [36]Tutti
si sentirono rianimati, e anch'essi presero cibo. [37]Eravamo
complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone. [38]Quando
si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in
mare.
[39]Fattosi giorno non riuscivano a riconoscere quella terra,
ma notarono un'insenatura con spiaggia e decisero, se possibile, di
spingere la nave verso di essa. [40]Levarono le ancore e le
lasciarono andare in mare; al tempo stesso allentarono i legami dei
timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero verso la spiaggia. [41]Ma
incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la prua
arenata rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la
violenza delle onde. [42]I soldati pensarono allora di uccidere i
prigionieri, perché nessuno sfuggisse gettandosi a nuoto, [43]ma
il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo
progetto; diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano
nuotare e raggiunsero la terra; [44]poi gli altri, chi su tavole,
chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in
salvo a terra.
Atti - Capitolo 28
Soggiorno a Malta
[1]Una volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava
Malta. [2]Gli indigeni ci trattarono con rara umanità; ci
accolsero tutti attorno a un gran fuoco, che avevano acceso perché era
sopraggiunta la pioggia ed era freddo. [3]Mentre Paolo
raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera,
risvegliata dal calore, lo morse a una mano. [4]Al vedere la
serpe pendergli dalla mano, gli indigeni dicevano tra loro: «Certamente
costui è un assassino, se, anche scampato dal mare, la Giustizia non lo
lascia vivere». [5]Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne
patì alcun male. [6]Quella gente si aspettava di vederlo
gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto atteso senza
vedere succedergli nulla di straodinario, cambiò parere e diceva che
era un dio.
[7]Nelle vicinanze di quel luogo c'era un terreno appartenente
al "primò'dell'isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci
ospitò con benevolenza per tre giorni. [8]Avvenne che il padre
di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbri e da dissenteria;
Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato gli impose le mani e lo
guarì. [9]Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano
malattie accorrevano e venivano sanati; [10]ci colmarono di onori
e al momento della partenza ci rifornirono di tutto il necessario.
Da Malta a Roma
[11]Dopo tre mesi salpammo su una nave di Alessandria che aveva
svernato nell'isola, recante l'insegna dei Diòscuri. [12]Approdammo
a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni [13]e di qui, costeggiando,
giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così
l'indomani arrivammo a Pozzuoli. [14]Qui trovammo alcuni
fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana.
Partimmo quindi alla volta di Roma. [15]I fratelli di là, avendo
avuto notizie di noi, ci vennero incontro fino al Foro di Appio e alle
Tre Taverne. Paolo, al vederli, rese grazie a Dio e prese coraggio.
[16]Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per suo
conto con un soldato di guardia.
Presa di contatto con i Giudei di Roma
[17]Dopo tre giorni, egli convocò a sé i più in vista tra i
Giudei e venuti che furono, disse loro: «Fratelli, senza aver fatto
nulla contro il mio popolo e contro le usanze dei padri, sono stato
arrestato a Gerusalemme e consegnato in mano dei Romani. [18]Questi,
dopo avermi interrogato, volevano rilasciarmi, non avendo trovato in me
alcuna colpa degna di morte. [19]Ma continuando i Giudei ad
opporsi, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere
con questo muovere accuse contro il mio popolo. [20]Ecco perché
vi ho chiamati, per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della
speranza d'Israele che io sono legato da questa catena». [21]Essi
gli risposero: «Noi non abbiamo ricevuto nessuna lettera sul tuo conto
dalla Giudea né alcuno dei fratelli è venuto a riferire o a parlar
male di te. [22]Ci sembra bene tuttavia ascoltare da te quello
che pensi; di questa setta infatti sappiamo che trova dovunque
opposizione».
Dichiarazione di Paolo ai Giudei di Roma
[23]E fissatogli un giorno, vennero in molti da lui nel suo
alloggio; egli dal mattino alla sera espose loro accuratamente, rendendo
la sua testimonianza, il regno di Dio, cercando di convincerli riguardo
a Gesù, in base alla Legge di Mosè e ai Profeti. [24]Alcuni
aderirono alle cose da lui dette, ma altri non vollero credere [25]e
se ne andavano discordi tra loro, mentre Paolo diceva questa sola frase:
«Ha detto bene lo Spirito Santo, per bocca del profeta Isaia, ai nostri
padri:
[26]Và da questo popolo e dì loro:
Udrete con i vostri orecchi, ma non comprenderete;
guarderete con i vostri occhi, ma non vedrete.
[27]Perché il cuore di questo popolo si è indurito:
e hanno ascoltato di mala voglia con gli orecchi;
hanno chiuso i loro occhi
per non vedere con gli occhi
non ascoltare con gli orecchi,
non comprendere nel loro cuore e non convertirsi,
perché io li risani.
[28]Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora
rivolta ai pagani ed essi l'ascolteranno!». [29].
Epilogo
[30]Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a
pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui, [31]annunziando
il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù
Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.
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