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Genesi - Capitolo 1
I. LE ORIGINI DEL MONDO E DELL'UMANITA'
1. LA CREAZIONE E LA CADUTA
Primo racconto della creazione
[1]In principio Dio creò il cielo e la terra. [2]Ora
la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo
spirito di Dio aleggiava sulle acque.
[3]Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. [4]Dio
vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre [5]e
chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo
giorno.
[6]Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per
separare le acque dalle acque». [7]Dio fece il firmamento e
separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son
sopra il firmamento. E così avvenne. [8]Dio chiamò il
firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
[9]Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo, si
raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto». E così avvenne. [10]Dio
chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era
cosa buona. [11]E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe
che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto
con il seme, ciascuno secondo la sua specie». E così avvenne: [12]la
terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la
propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo
la propria specie. Dio vide che era cosa buona. [13]E fu sera e
fu mattina: terzo giorno.
[14]Dio disse: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per
distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per
i giorni e per gli anni [15]e servano da luci nel firmamento del
cielo per illuminare la terra». E così avvenne: [16]Dio fece le
due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce
minore per regolare la notte, e le stelle. [17]Dio le pose nel
firmamento del cielo per illuminare la terra [18]e per regolare
giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era
cosa buona. [19]E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
[20]Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e
uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». [21]Dio
creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e
brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati
secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. [22]Dio li
benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei
mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». [23]E fu sera e
fu mattina: quinto giorno.
[24]Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la
loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro
specie». E così avvenne: [25]Dio fece le bestie selvatiche
secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i
rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
[26]E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra
somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul
bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che
strisciano sulla terra».
[27]Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
[28]Dio li benedisse e disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra;
soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra».
[29]Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme
e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che
produce seme: saranno il vostro cibo. [30]A tutte le bestie
selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che
strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni
erba verde». E così avvenne. [31]Dio vide quanto aveva fatto,
ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Genesi - Capitolo 2
[1]Così furono portati a compimento il cielo e la terra e
tutte le loro schiere. [2]Allora Dio, nel settimo giorno portò a
termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni
suo lavoro. [3]Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò,
perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva
fatto. [4a]Queste le origini del cielo e della terra, quando
vennero creati.
La prova della libertà. Il paradiso
[4b]Quando il Signore Dio fece la terra e il cielo, [5]nessun
cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata
- perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno
lavorava il suolo [6]e faceva salire dalla terra l'acqua dei
canali per irrigare tutto il suolo -; [7]allora il Signore Dio
plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito
di vita e l'uomo divenne un essere vivente.
[8]Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente,
e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. [9]Il Signore Dio fece
germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da
mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero
della conoscenza del bene e del male. [10]Un fiume usciva da Eden
per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro
corsi. [11]Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a
tutto il paese di Avìla, dove c'è l'oro [12]e l'oro di quella
terra è fine; qui c'è anche la resina odorosa e la pietra d'ònice. [13]Il
secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il paese
d'Etiopia. [14]Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre ad
oriente di Assur. Il quarto fiume è l'Eufrate.
[15]Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di
Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.
[16]Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: «Tu potrai
mangiare di tutti gli alberi del giardino, [17]ma dell'albero
della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando
tu ne mangiassi, certamente moriresti».
[18]Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia
solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». [19]Allora
il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti
gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe
chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri
viventi, quello doveva essere il suo nome. [20]Così l'uomo
impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte
le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse
simile. [21]Allora il Signore Dio fece scendere un torpore
sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse
la carne al suo posto. [22]Il Signore Dio plasmò con la costola,
che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. [23]Allora
l'uomo disse:
«Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna
perché dall'uomo è stata tolta».
[24]Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si
unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. [25]Ora tutti
e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.
Genesi - Capitolo 3
La caduta
[1]Il serpente era la più astuta di tutte le bestie
selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E' vero che
Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». [2]Rispose
la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi
possiamo mangiare, [3]ma del frutto dell'albero che sta in mezzo
al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete
toccare, altrimenti morirete». [4]Ma il serpente disse alla
donna: «Non morirete affatto! [5]Anzi, Dio sa che quando voi ne
mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio,
conoscendo il bene e il male». [6]Allora la donna vide che
l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per
acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede
anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. [7]Allora
si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi;
intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
[8]Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino
alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore
Dio, in mezzo agli alberi del giardino. [9]Ma il Signore Dio
chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». [10]Rispose: «Ho
udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi
sono nascosto».
[11]Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse
mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?».
[12]Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi
ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». [13]Il Signore Dio
disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi
ha ingannata e io ho mangiato».
[14]Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché tu hai fatto questo,
sii tu maledetto più di tutto il bestiame
e più di tutte le bestie selvatiche;
sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
[15]Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stripe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
[16]Alla donna disse:
«Moltiplicherò
i tuoi dolori e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ma egli ti dominerà».
[17]All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua
moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne
devi mangiare,
maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
[18]Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l'erba campestre.
[19]Con il sudore del tuo volto mangerai il pane;
finchè tornerai alla terra,
perchè da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere tornerai!».
[20]L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di
tutti i viventi.
[21]Il Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli
e le vestì.
[22]Il Signore Dio disse allora: «Ecco l'uomo è diventato
come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non
stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi
e viva sempre!». [23]Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di
Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. [24]Scacciò
l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma
della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita.
Genesi - Capitolo 4
Caino e Abele
[1]Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì
Caino e disse: «Ho acquistato un uomo dal Signore». [2]Poi
partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e
Caino lavoratore del suolo.
[3]Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in
sacrificio al Signore; [4]anche Abele offrì primogeniti del suo
gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, [5]ma
non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo
volto era abbattuto. [6]Il Signore disse allora a Caino: «Perché
sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? [7]Se agisci
bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato
è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo».
[8]Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!».
Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e
lo uccise. [9]Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele,
tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di
mio fratello?». [10]Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue
di tuo fratello grida a me dal suolo! [11]Ora sii maledetto lungi
da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo
fratello. [12]Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i
suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». [13]Disse
Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? [14]Ecco,
tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da
te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà
mi potrà uccidere». [15]Ma il Signore gli disse: «Però
chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore
impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse
incontrato. [16]Caino si allontanò dal Signore e abitò nel
paese di Nod, ad oriente di Eden.
La discendenza di Caino
[17]Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì
Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal
nome del figlio. [18]A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl
e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech. [19]Lamech
si prese due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla. [20]Ada
partorì Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso
il bestiame. [21]Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu
il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto. [22]Zilla a
sua volta partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il
rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama.
[23]Lamech disse alle mogli:
Ada e Zilla, ascoltate la mia voce;
mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire:
Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura
e un ragazzo per un mio livido.
[24]Sette volte sarà vendicato Caino
ma Lamech settantasette».
Set e i suoi discendenti
[25]Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio
e lo chiamò Set. «Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra
discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso».
[26]Anche a Set nacque un figlio, che egli chiamò Enos.
Allora si cominciò ad invocare il nome del Signore.
Genesi - Capitolo 5
I patriarchi prediluviani
[1]Questo è il libro della genealogia di Adamo. Quando Dio
creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; [2]maschio e femmina
li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati. [3]Adamo
aveva centotrenta anni quando generò a sua immagine, a sua somiglianza,
un figlio e lo chiamò Set. [4]Dopo aver generato Set, Adamo
visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. [5]L'intera
vita di Adamo fu di novecentotrenta anni; poi morì.
[6]Set aveva centocinque anni quando generò Enos; [7]dopo
aver generato Enos, Set visse ancora ottocentosette anni e generò figli
e figlie. [8]L'intera vita di Set fu di novecentododici anni; poi
morì.
[9]Enos aveva novanta anni quando generò Kenan; [10]Enos,
dopo aver generato Kenan, visse ancora ottocentoquindici anni e generò
figli e figlie. [11]L'intera vita di Enos fu di novecentocinque
anni; poi morì.
[12]Kenan aveva settanta anni quando generò Maalaleèl; [13]Kenan
dopo aver generato Maalaleèl visse ancora ottocentoquaranta anni e
generò figli e figlie. [14]L'intera vita di Kenan fu di
novecentodieci anni; poi morì.
[15]Maalaleèl aveva sessantacinque anni quando generò Iared;
[16]Maalaleèl dopo aver generato Iared, visse ancora
ottocentrenta anni e generò figli e figlie. [17]L'intera vita di
Maalaleèl fu di ottocentonovantacinque anni; poi morì.
[18]Iared aveva centosessantadue anni quando generò Enoch; [19]Iared,
dopo aver generato Enoch, visse ancora ottocento anni e generò figli e
figlie. [20]L'intera vita di Iared fu di novecentosessantadue
anni; poi morì.
[21]Enoch aveva sessantacinque anni quando generò
Matusalemme. [22]Enoch camminò con Dio; dopo aver generato
Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. [23]L'intera
vita di Enoch fu di trecentosessantacique anni. [24]Poi Enoch
cammino con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso.
[25]Matusalemme aveva centottantasette anni quando generò
Lamech; [26]Matusalemme, dopo aver generato Lamech, visse ancora
settecentottantadue anni e generò figli e figlie. [27]L'intera
vita di Matusalemme fu di novecentosessantanove anni; poi morì.
[28]Lamech aveva centottantadue anni quando generò un figlio [29]e
lo chiamò Noè, dicendo: «Costui ci consolerà del nostro lavoro e
della fatica delle nostre mani, a causa del suolo che il Signore ha
maledetto». [30]Lamech, dopo aver generato Noè, visse ancora
cinquecentonovantacinque anni e generò figli e figlie. [31]L'intera
vita di Lamech fu di settecentosettantasette anni; poi morì.
[32]Noè aveva cinquecento anni quando generò Sem, Cam e
Iafet.
Genesi - Capitolo 6
Figli di Dio e figlie degli uomini
[1]Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra
e nacquero loro figlie, [2]i figli di Dio videro che le figlie
degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. [3]Allora
il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché
egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».
[4]C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo -
quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste
partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini
famosi.
2. IL DILUVIO
La corruzione dell'umanità
[5]Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande
sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro
che male. [6]E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla
terra e se ne addolorò in cuor suo. [7]Il Singore disse: «Sterminerò
dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i
rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti». [8]Ma
Noè trovò grazia agli occhi del Signore.
[9]Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro
tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. [10]Noè generò
tre figli: Sem, Cam, e Iafet. [11]Ma la terra era corrotta
davanti a Dio e piena di violenza.
[12]Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché
ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.
Preparativi del diluvio
[13]Allora Dio disse a Noè: «E' venuta per me la fine di
ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco,
io li distruggerò insieme con la terra. [14]Fatti un'arca di
legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di
bitume dentro e fuori. [15]Ecco come devi farla: l'arca avrà
trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di
altezza. [16]Farai nell'arca un tetto e a un cubito più sopra la
terminerai; da un lato metterai la porta dell'arca. La farai a piani:
inferiore, medio e superiore.
[17]Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra,
per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita;
quanto è sulla terra perirà. [18]Ma con te io stabilisco la mia
alleanza. Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le
mogli dei tuoi figli. [19]Di quanto vive, di ogni carne,
introdurrai nell'arca due di ogni specie, per conservarli in vita con
te: siano maschio e femmina. [20]Degli uccelli secondo la loro
specie, del bestiame secondo la propria specie e di tutti i rettili
della terra secondo la loro specie, due d'ognuna verranno con te, per
essere conservati in vita. [21]Quanto a te, prenditi ogni sorta
di cibo da mangiare e raccoglilo presso di te: sarà di nutrimento per
te e per loro». [22]Noè eseguì tutto; come Dio gli aveva
comandato, così egli fece.
Genesi - Capitolo 7
[1]Il Signore disse a Noè: «Entra nell'arca tu con tutta la
tua famiglia, perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa
generazione. [2]D'ogni animale mondo prendine con te sette paia,
il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono mondi un paio,
il maschio e la sua femmina. [3]Anche degli uccelli mondi del
cielo, sette paia, maschio e femmina, per conservarne in vita la razza
su tutta la terra. [4]Perché tra sette giorni farò piovere
sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; sterminerò dalla
terra ogni essere che ho fatto». [5]Noè fece quanto il Signore
gli aveva comandato.
[6]Noè aveva seicento anni, quando venne il diluvio, cioè le
acque sulla terra. [7]Noè entrò nell'arca e con lui i suoi
figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque
del diluvio. [8]Degli animali mondi e di quelli immondi, degli
uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo [9]entrarono
a due a due con Noè nell'arca, maschio e femmina, come Dio aveva
comandato a Noè.
[10]Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la
terra; [11]nell'anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo
mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero
tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si
aprirono. [12]Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e
quaranta notti. [13]In quello stesso giorno entrò nell'arca Noè
con i figli Sem, Cam e Iafet, la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi
tre figli: [14]essi e tutti i viventi secondo la loro specie e
tutto il bestiame secondo la sua specie e tutti i rettili che strisciano
sulla terra secondo la loro specie, tutti i volatili secondo la loro
specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati. [15]Vennero
dunque a Noè nell'arca, a due a due, di ogni carne in cui è il soffio
di vita. [16]Quelli che venivano, maschio e femmina d'ogni carne,
entrarono come gli aveva comandato Dio: il Signore chiuse la porta
dietro di lui.
L'inondazione
[17]Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque
crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. [18]Le
acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca
galleggiava sulle acque. [19]Le acque si innalzarono sempre più
sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto
il cielo. [20]Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i
monti che avevano ricoperto.
[21]Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra,
uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e
tutti gli uomini. [22]Ogni essere che ha un alito di vita nelle
narici, cioè quanto era sulla terra asciutta morì.
[23]Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con
gli uomini, gli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo;
essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con
lui nell'arca.
[24]Le acque restarono alte sopra la terra centocinquanta
giorni.
Genesi - Capitolo 8
L'abbassamento delle acque
[1]Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli
animali domestici che erano con lui nell'arca. Dio fece passare un vento
sulla terra e le acque si abbassarono. [2]Le fonti dell'abisso e
le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal
cielo; [3]le acque andarono via via ritirandosi dalla terra e
calarono dopo centocinquanta giorni. [4]Nel settimo mese, il
diciasette del mese, l'arca si posò sui monti dell'Ararat. [5]Le
acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese,
il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti.
[6]Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva
fatta nell'arca e fece uscire un corvo per vedere se le acque si fossero
ritirate. [7]Esso uscì andando e tornando finché si
prosciugarono le acque sulla terra. [8]Noè poi fece uscire una
colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; [9]ma
la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui
nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la terra. Egli stese la
mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca. [10]Attese
altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca [11]e
la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco
un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate
dalla terra. [12]Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare
la colomba; essa non tornò più da lui.
[13]L'anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il
primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè
tolse la copertura dell'arca ed ecco la superficie del suolo era
asciutta. [14]Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la
terra fu asciutta.
L'uscita dall'arca
[15]Dio ordinò a Noè: [16]«Esci dall'arca tu e tua
moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te. [17]Tutti
gli animali d'ogni specie che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i
rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano
diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa».
[18]Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli. [19]Tutti
i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che
strisciano sulla terra, secondo la loro specie, uscirono dall'arca. [20]Allora
Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali mondi e
di uccelli mondi e offrì olocausti sull'altare. [21]Il Signore
ne odorò la soave fragranza e pensò: «Non maledirò più il suolo a
causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male
fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho
fatto.
[22]Finché durerà la terra,
seme e messe,
freddo e caldo,
estate e inverno,
giorno e notte
non cesseranno».
Genesi - Capitolo 9
Il nuovo ordine del mondo
[1]Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: «Siate
fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. [2]Il timore e il
terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame
e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i
pesci del mare sono messi in vostro potere. [3]Quanto si muove e
ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come gia le verdi erbe.
[4]Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo
sangue. [5]Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io
domanderò conto; ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò
conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello.
[6]Chi sparge il sangue dell'uomo
dall'uomo il suo sangue sarà sparso,
perché ad immagine di Dio
Egli ha fatto l'uomo.
[7]E voi, siate fecondi e moltiplicatevi,
siate numerosi sulla terra e dominatela».
[8]Dio disse a Noè e ai sui figli con lui: [9]«Quanto
a me, ecco io stabilisco la mia alleanza coni vostri discendenti dopo di
voi; [10]con ogni essere vivente che è con voi, uccelli,
bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti
dall'arca. [11]Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà
più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il
diluvio devasterà la terra».
[12]Dio disse:
«Questo è il segno dell'alleanza,
che io pongo
tra me e voi
e tra ogni essere vivente
che è con voi
per le generazioni eterne.
[13]Il mio arco pongo sulle nubi
ed esso sarà il segno dell'alleanza
tra me e la terra.
[14]Quando radunerò
le nubi sulla terra
e apparirà l'arco sulle nubi
[15]ricorderò la mia alleanza
che è tra me e voi
e tra ogni essere che vive in ogni carne
e noi ci saranno più le acque
per il diluvio, per distruggere ogni carne.
[16]L'arco sarà sulle nubi
e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna
tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne
che è sulla terra».
[17]Disse Dio a Noè: «Questo è il segno dell'alleanza che
io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra».
3. DAL DILUVIO AD ABRAMO
Noè e i suoi figli
[18]I figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e
Iafet; Cam è il padre di Canaan. [19]Questi tre sono i figli di
Noè e da questi fu popolata tutta la terra.
[20]Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare
una vigna. [21]Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque
scoperto all'interno della sua tenda. [22]Cam, padre di Canaan,
vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano
fuori. [23]Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero
tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre
scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre
scoperto.
[24]Quando Noè si fu risvegliato dall'ebbrezza, seppe quanto
gli aveva fatto il figlio minore; [25]allora disse:
«Sia maledetto Canaan!
Schiavo degli schiavi
sarà per i suoi fratelli!». [26]Disse poi:
«Benedetto il Signore, Dio di Sem,
Canaan sia suo schiavo!
[27]Dio dilati Iafet
e questi dimori nelle tende di Sem,
Canaan sia suo schiavo!».
[28]Noè visse, dopo il diluvio, trecentocinquanta anni. [29]L'intera
vita di Noè fu di novecentocinquanta anni, poi morì.
Genesi - Capitolo 10
La terra popolata
[1]Questa è la discendenza dei figli di Noè: Sem, Cam e
Iafet, ai quali nacquero figli dopo il diluvio.
[2]I figli di Iafet: Gomer, Magog, Madai, Iavan, Tubal, Mesech
e Tiras.
[3]I figli di Gomer: Askenaz, Rifat e Togarma.
[4]I figli di Iavan: Elisa, Tarsis, quelli di Cipro e quelli
di Rodi.
[5]Da costoro derivarono le nazioni disperse per le isole nei
loro territori, ciascuno secondo la propria lingua e secondo le loro
famiglie, nelle loro nazioni.
[6]I figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Canaan.
[7]I figli di Etiopia: Seba, Avìla, Sabta, Raama e Sàbteca.
I figli di Raama: Saba e Dedan.
[8]Ora Etiopia generò Nimrod: costui cominciò a essere
potente sulla terra.
[9]Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perciò
si dice: «Come Nimrod, valente cacciatore davanti al Signore». [10]L'inizio
del suo regno fu Babele, Uruch, Accad e Calne, nel paese di Sennaar. [11]Da
quella terra si portò ad Assur e costruì Ninive, Recobot-Ir e Càlach [12]e
Resen tra Ninive e Càlach; quella è la grande città.
[13]Egitto generò quelli di Lud, Anam, Laab, Naftuch, [14]Patros,
Casluch e Caftor, da dove uscirono i Filistei.
[15]Canaan generò Sidone, suo primogenito, e Chet [16]e
il Gebuseo, l'Amorreo, il Gergeseo, [17]l'Eveo, l'Archita e il
Sineo, [18]l'Arvadita, il Semarita e l'Amatita. In seguito si
dispersero le famiglie dei Cananei. [19]Il confine dei Cananei
andava da Sidone in direzione di Gerar fino a Gaza, poi in direzione di
Sòdoma, Gomorra, Adma e Zeboim, fino a Lesa. [20]Questi furono i
figli di Cam secondo le loro famiglie e le loro lingue, nei loro
territori e nei loro popoli.
[21]Anche a Sem, padre di tutti i figli di Eber, fratello
maggiore di Jafet, nacque una dicendenza.
[22]I figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsad, Lud e Aram.
[23]I figli di Aram: Uz, Cul, Gheter e Mas.
[24]Arpacsad generò Selach e Selach generò Eber. [25]A
Eber nacquero due figli: uno si chiamò Peleg, perché ai suoi tempi fu
divisa la terra, e il fratello si chiamò Joktan.
[26]Joktan generò Almodad, Selef, Ascarmavet, Jerach, [27]Adòcam,
Uzal, Dikla, [28]Obal, Abimaèl, Saba, [29]Ofir, Avìla e
Ibab. Tutti questi furono i figli di Joktan; [30]la loro sede era
sulle montagne dell'oriente, da Mesa in direzione di Sefar.
[31]Questi furono i figli di Sem secondo le loro famiglie e le
loro lingue, territori, secondo i loro popoli.
[32]Queste furono le famiglie dei figli di Noè secondo le
loro generazioni, nei loro popoli. Da costoro si dispersero le nazioni
sulla terra dopo il diluvio.
Genesi - Capitolo 11
La torre di Babele
[1]Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. [2]Emigrando
dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e
vi si stabilirono. [3]Si dissero l'un l'altro: «Venite,
facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da
pietra e il bitume da cemento. [4]Poi dissero: «Venite,
costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e
facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». [5]Ma
il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano
costruendo. [6]Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo
e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora
quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. [7]Scendiamo
dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno
la lingua dell'altro». [8]Il Signore li disperse di là su tutta
la terra ed essi essarono di costruire la città. [9]Per questo
la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta
la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.
I patriarchi postdiluviani
[10]Questa è la discendenza di Sem: Sem aveva cento anni
quando generò Arpacsad, due anni dopo il diluvio; [11]Sem, dopo
aver generato Arpacsad, visse cinquecento anni e generò figli e figlie.
[12]Arpacsad aveva trentacinque anni quando generò Selach; [13]Arpacsad,
dopo aver generato Selach, visse quattrocentotrè anni e generò figli e
figlie.
[14]Selach aveva trent'anni quando generò Eber; [15]Selach,
dopo aver generato Eber, visse quattrocentotrè anni e generò figli e
figlie.
[16]Eber aveva trentaquattro anni quando generò Peleg; [17]Eber,
dopo aver generato Peleg, visse quattrocentotrenta anni e generò figli
e figlie.
[18]Peleg aveva trent'anni quando generò Reu; [19]Peleg,
dopo aver generato Reu, visse duecentonove anni e generò figli e
figlie.
[20]Reu aveva trentadue anni quando generò Serug; [21]Reu,
dopo aver generato Serug, visse duecentosette anni e generò figli e
figlie.
[22]Serug aveva trent'anni quando generò Nacor; [23]Serug,
dopo aver generato Nacor, visse duecento anni e generò figli e figlie.
[24]Nacor aveva ventinove anni quando generò Terach; [25]Nacor,
dopo aver generato Terach, visse centodiciannove anni e generò figli e
figlie.
[26]Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e
Aran.
La discendenza di Terach
[27]Questa è la posterità di Terach: Terach generò Abram,
Nacor e Aran: Aran generò Lot. [28]Aran poi morì alla presenza
di suo padre Terach nella sua terra natale, in Ur dei Caldei. [29]Abram
e Nacor si presero delle mogli; la moglie di Abram si chiamava Sarai e
la moglie di Nacor Milca, ch'era figlia di Aran, padre di Milca e padre
di Isca. [30]Sarai era sterile e non aveva figli.
[31]Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran,
figlio cioè del suo figlio, e Sarai sua nuora, moglie di Abram suo
figlio, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan.
Arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono.
[32]L'età della vita di Terach fu di duecentocinque anni;
Terach morì in Carran.
Genesi - Capitolo 12
II. STORIA DI ABRAMO
Vocazione di Abramo
[1]Il Signore disse ad Abram:
«Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria
e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò.
[2]Farò di te un grande popolo
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione.
[3]Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».
[4]Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e
con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò
Carran. [5]Abram dunque prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di
suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le
persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso il paese di
Canaan. Arrivarono al paese di Canaan [6]e Abram attraversò il
paese fino alla località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel
paese si trovavano allora i Cananei.
[7]Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua
discendenza io darò questo paese». Allora Abram costruì in quel posto
un altare al Signore che gli era apparso. [8]Di là passò sulle
montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad
occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò
il nome del Signore. [9]Poi Abram levò la tenda per accamparsi
nel Negheb.
Abramo in Egitto
[10]Venne una carestia nel paese e Abram scese in Egitto per
soggiornarvi, perché la carestia gravava sul paese.
[11]Ma, quando fu sul punto di entrare in Egitto, disse alla
moglie Sarai: «Vedi, io so che tu sei donna di aspetto avvenente. [12]Quando
gli Egiziani ti vedranno, penseranno: Costei è sua moglie, e mi
uccideranno, mentre lasceranno te in vita. [13]Dì dunque che tu
sei mia sorella, perché io sia trattato bene per causa tua e io viva
per riguardo a te».
[14]Appunto quando Abram arrivò in Egitto, gli Egiziani
videro che la donna era molto avvenente. [15]La osservarono gli
ufficiali del faraone e ne fecero le lodi al faraone; così la donna fu
presa e condotta nella casa del faraone. [16]Per riguardo a lei,
egli trattò bene Abram, che ricevette greggi e armenti e asini, schiavi
e schiave, asine e cammelli. [17]Ma il Signore colpì il faraone
e la sua casa con grandi piaghe, per il fatto di Sarai, moglie di Abram.
[18]Allora il faraone convocò Abram e gli disse: «Che mi hai
fatto? Perché non mi hai dichiarato che era tua moglie? [19]Perché
hai detto: E' mia sorella, così che io me la sono presa in moglie? E
ora eccoti tua moglie: prendila e vàttene!». [20]Poi il faraone
lo affidò ad alcuni uomini che lo accompagnarono fuori della frontiera
insieme con la moglie e tutti i suoi averi.
Genesi - Capitolo 13
Separazione di Abramo e di Lot
[1]Dall'Egitto Abram ritornò nel Negheb con la moglie e tutti
i suoi averi; Lot era con lui. [2]Abram era molto ricco in
bestiame, argento e oro. [3]Poi di accampamento in accampamento
egli dal Negheb si portò fino a Betel, fino al luogo dove era stata gia
prima la sua tenda, tra Betel e Ai, [4]al luogo dell'altare, che
aveva là costruito prima: lì Abram invocò il nome del Signore. [5]Ma
anche Lot, che andava con Abram, aveva greggi e armenti e tende. [6]Il
territorio non consentiva che abitassero insieme, perché avevano beni
troppo grandi e non potevano abitare insieme. [7]Per questo sorse
una lite tra i mandriani di Abram e i mandriani di Lot, mentre i Cananei
e i Perizziti abitavano allora nel paese. [8]Abram disse a Lot:
«Non vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché
noi siamo fratelli. [9]Non sta forse davanti a te tutto il paese?
Sepàrati da me. Se tu vai a sinistra, io antra, io andrò a destra; se
tu vai a destra, io andrò a sinistra».
[10]Allora Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del
Giordano era un luogo irrigato da ogni parte - prima che il Signore
distruggesse Sòdoma e Gomorra -; era come il giardino del Signore, come
il paese d'Egitto, fino ai pressi di Zoar. [11]Lot scelse per sé
tutta la valle del Giordano e trasportò le tende verso oriente. Così
si separarono l'uno dall'altro: [12]Abram si stabilì nel paese
di Canaan e Lot si stabilì nelle città della valle e piantò le tende
vicino a Sòdoma. [13]Ora gli uomini di Sòdoma erano perversi e
peccavano molto contro il Signore.
[14]Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Lot si era
separato da lui: «Alza gli occhi e dal luogo dove tu stai spingi lo
sguardo verso il settentrione e il mezzogiorno, verso l'oriente e
l'occidente. [15]Tutto il paese che tu vedi, io lo darò a te e
alla tua discendenza per sempre. [16]Renderò la tua discendenza
come la polvere della terra: se uno può contare la polvere della terra,
potrà contare anche i tuoi discendenti. [17]Alzati, percorri il
paese in lungo e in largo, perché io lo darò a te». [18]Poi
Abram si spostò con le sue tende e andò a stabilirsi alle Querce di
Mamre, che sono ad Ebron, e vi costruì un altare al Signore.
Genesi - Capitolo 14
La campagna dei quattro re
[1]Al tempo di Amrafel re di Sennaar, di Arioch re di Ellasar,
di Chedorlaomer re dell'Elam e di Tideal re di Goim, [2]costoro
mossero guerra contro Bera re di Sòdoma, Birsa re di Gomorra, Sinab re
di Adma, Semeber re di Zeboim, e contro il re di Bela, cioè Zoar. [3]Tutti
questi si concentrarono nella valle di Siddim, cioè il Mar Morto. [4]Per
dodici anni essi erano stati sottomessi a Chedorlaomer, ma il
tredicesimo anno si erano ribellati. [5]Nell'anno quattordicesimo
arrivarono Chedorlaomer e i re che erano con lui e sconfissero i Refaim
ad Astarot-Karnaim, gli Zuzim ad Am, gli Emim a Save-Kiriataim [6]e
gli Hurriti sulle montagne di Seir fino a El-Paran, che è presso il
deserto. [7]Poi mutarono direzione e vennero a En-Mispat, cioè
Kades, e devastarono tutto il territorio degli Amaleciti e anche degli
Amorrei che abitavano in Azazon-Tamar. [8]Allora il re di Sòdoma,
il re di Gomorra, il re di Adma, il re di Zeboim e il re di Bela, cioè
Zoar, uscirono e si schierarono a battaglia nella valle di Siddim contro
di esso, [9]e cioè contro Chedorlaomer re dell'Elam, Tideal re
di Goim, Amrafel re di Sennaar e Arioch re di Ellasar: quattro re contro
cinque. [10]Ora la valle di Siddim era piena di pozzi di bitume;
mentre il re di Sòdoma e il re di Gomorra si davano alla fuga, alcuni
caddero nei pozzi e gli altri fuggirono sulle montagne. [11]Gli
invasori presero tutti i beni di Sodoma e Gomorra e tutti i loro viveri
e se ne andarono. [12]Andandosene catturarono anche Lot, figlio
del fratello di Abram, e i suoi beni: egli risiedeva appunto in Sòdoma.
[13]Ma un fuggiasco venne ad avvertire Abram l'Ebreo che si
trovava alle Querce di Mamre l'Amorreo, fratello di Escol e fratello di
Aner i quali erano alleati di Abram. [14]Quando Abram seppe che
il suo parente era stato preso prigioniero, organizzò i suoi uomini
esperti nelle armi, schiavi nati nella sua casa, in numero di
trecentodiciotto, e si diede all'inseguimento fino a Dan. [15]Piombò
sopra di essi di notte, lui con i suoi servi, li sconfisse e proseguì
l'inseguimento fino a Coba, a settentrione di Damasco. [16]Ricuperò
così tutta la roba e anche Lot suo parente, i suoi beni, con le donne e
il popolo.
Melchisedek
[17]Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di
Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì
incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del re. [18]Intanto
Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio
altissimo [19]e benedisse Abram con queste parole:
«Sia benedetto Abram dal Dio altissimo,
creatore del cielo e della terra,
[20]e benedetto sia il Dio altissimo,
che ti ha messo in mano i tuoi nemici».
Abram gli diede la decima di tutto.
[21]Poi il re di Sòdoma disse ad Abram: «Dammi le persone; i
beni prendili per te». [22]Ma Abram disse al re di Sòdoma: «Alzo
la mano davanti al Signore, il Dio altissimo, creatore del cielo e della
terra: [23]né un filo, né un legaccio di sandalo, niente io
prenderò di ciò che è tuo; non potrai dire: io ho arricchito Abram. [24]Per
me niente, se non quello che i servi hanno mangiato; quanto a ciò che
spetta agli uomini che sono venuti con me, Escol, Aner e Mamre, essi
stessi si prendano la loro parte».
Genesi - Capitolo 15
Le promesse e l'alleanza
[1]Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad
Abram in visione: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua
ricompensa sarà molto grande». [2]Rispose Abram: «Mio Signore
Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è
Eliezer di Damasco». [3]Soggiunse Abram: «Ecco a me non hai
dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». [4]Ed ecco
gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non costui sarà il tuo
erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». [5]Poi lo condusse
fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a
contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». [6]Egli
credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. [7]E
gli disse: «Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei
per darti in possesso questo paese». [8]Rispose: «Signore mio
Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». [9]Gli
disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un
ariete di tre anni, una tortora e un piccione». [10]Andò a
prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di
fronte all'altra; non divise però gli uccelli. [11]Gli uccelli
rapaci calavano su quei cadaveri, ma Abram li scacciava. [12]Mentre
il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un
oscuro terrore lo assalì. [13]Allora il Signore disse ad Abram:
«Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro;
saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni. [14]Ma
la nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi
usciranno con grandi ricchezze. [15]Quanto a te, andrai in pace
presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia felice. [16]Alla
quarta generazione torneranno qui, perché l'iniquità degli Amorrei non
ha ancora raggiunto il colmo».
[17]Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco
un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali
divisi. [18]In quel giorno il Signore concluse questa alleanza
con Abram:
«Alla tua discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto al
grande fiume, il fiume Eufrate; [19]il paese dove abitano i
Keniti, i Kenizziti, i Kadmoniti, [20]gli Hittiti, i Perizziti, i
Refaim, [21]gli Amorrei, i Cananei, i Gergesei, gli Evei e i
Gebusei».
Genesi - Capitolo 16
Nascita di Ismaele
[1]Sarai, moglie di Abram, non gli aveva dato figli. Avendo
però una schiava egiziana chiamata Agar, [2]Sarai disse ad
Abram: «Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla
mia schiava: forse da lei potrò avere figli». Abram ascoltò la voce
di Sarai. [3]Così, al termine di dieci anni da quando Abram
abitava nel paese di Canaan, Sarai, moglie di Abram, prese Agar
l'egiziana, sua schiava e la diede in moglie ad Abram, suo marito. [4]Egli
si unì ad Agar, che restò incinta. Ma, quando essa si accorse di
essere incinta, la sua padrona non contò più nulla per lei. [5]Allora
Sarai disse ad Abram: «L'offesa a me fatta ricada su di te! Io ti ho
dato in braccio la mia schiava, ma da quando si è accorta d'essere
incinta, io non conto più niente per lei. Il Signore sia giudice tra me
e te!». [6]Abram disse a Sarai: «Ecco, la tua schiava è in tuo
potere: falle ciò che ti pare». Sarai allora la maltrattò tanto che
quella si allontanò. [7]La trovò l'angelo del Signore presso
una sorgente d'acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di Sur, [8]e
le disse: «Agar, schiava di Sarai, da dove vieni e dove vai?».
Rispose: «Vado lontano dalla mia padrona Sarai». [9]Le disse
l'angelo del Signore: «Ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa».
[10]Le disse ancora l'angelo del Signore: «Moltiplicherò la tua
discendenza e non si potrà contarla per la sua moltitudine». [11]Soggiunse
poi l'angelo del Signore:
«Ecco, sei incinta:
partorirai un figlio
e lo chiamarai Ismaele,
perché il Signore ha ascoltato la tua afflizione.
[12]Egli sarà come un ònagro;
la sua mano sarà contro tutti
e la mano di tutti contro di lui
e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli».
[13]Agar chiamò il Signore, che le aveva parlato: «Tu sei il
Dio della visione», perché diceva: «Qui dunque sono riuscita ancora a
vedere, dopo la mia visione?». [14]Per questo il pozzo si chiamò
Pozzo di Lacai-Roi; è appunto quello che si trova tra Kades e Bered. [15]Agar
partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar
gli aveva partorito. [16]Abram aveva ottantasei anni quando Agar
gli partorì Ismaele.
Genesi - Capitolo 17
L'alleanza e la circoncisione
[1]Quando Abram ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve
e gli disse:
«Io sono Dio onnipotente:
cammina davanti a me
e sii integro.
[2]Porrò la mia alleanza
tra me e te
e ti renderò numeroso
molto, molto». [3]Subito Abram si prostrò con il viso a terra e
Dio parlò con lui:
[4]«Eccomi:
la mia alleanza è con te
e sarai padre
di una moltitudine di popoli.
[5]Non ti chiamerai più Abram
ma ti chiamerai Abraham
perché padre di una moltitudine
di popoli ti renderò. [6]E ti renderò molto, molto fecondo; ti
farò diventare nazioni e da te nasceranno dei re. [7]Stabilirò
la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di
generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo
e della tua discendenza dopo di te. [8]Darò a te e alla tua
discendenza dopo di te il paese dove sei straniero, tutto il paese di
Canaan in possesso perenne; sarò il vostro Dio».
[9]Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia
alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te di generazione in
generazione. [10]Questa è la mia alleanza che dovete osservare,
alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso
tra di voi ogni maschio. [11]Vi lascerete circoncidere la carne
del vostro membro e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi. [12]Quando
avrà otto giorni, sarà circonciso tra di voi ogni maschio di
generazione in generazione, tanto quello nato in casa come quello
comperato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua
stirpe. [13]Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi
viene comperato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella
vostra carne come alleanza perenne. [14]Il maschio non
circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del membro,
sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza».
[15]Dio aggiunse ad Abramo: «Quanto a Sarai tua moglie, non
la chiamerai più Sarai, ma Sara. [16]Io la benedirò e anche da
lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni e re di popoli
nasceranno da lei».
[17]Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise e
pensò: «Ad uno di cento anni può nascere un figlio? E Sara all'età
di novanta anni potrà partorire?». [18]Abramo disse a Dio: «Se
almeno Ismaele potesse vivere davanti a te!». [19]E Dio disse:
«No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco.
Io stabilirò la mia alleanza con lui come alleanza perenne, per essere
il Dio suo e della sua discendenza dopo di lui. [20]Anche
riguardo a Ismaele io ti ho esaudito: ecco, io lo benedico e lo renderò
fecondo e molto, molto numeroso: dodici principi egli genererà e di lui
farò una grande nazione. [21]Ma stabilirò la mia alleanza con
Isacco, che Sara ti partorirà a questa data l'anno venturo». [22]Dio
terminò così di parlare con lui e, salendo in alto, lasciò Abramo.
[23]Allora Abramo prese Ismaele suo figlio e tutti i nati
nella sua casa e tutti quelli comperati con il suo denaro, tutti i
maschi appartenenti al personale della casa di Abramo, e circoncise la
carne del loro membro in quello stesso giorno, come Dio gli aveva detto.
[24]Ora Abramo aveva novantanove anni, quando si fece
circoncidere la carne del membro. [25]Ismaele suo figlio aveva
tredici anni quando gli fu circoncisa la carne del membro. [26]In
quello stesso giorno furono circoncisi Abramo e Ismaele suo figlio. [27]E
tutti gli uomini della sua casa, i nati in casa e i comperati con denaro
dagli stranieri, furono circoncisi con lui.
Genesi - Capitolo 18
L'apparizione di Mamre
[1]Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre
egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. [2]Egli
alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui.
Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si
prostrò fino a terra, [3]dicendo: «Mio signore, se ho trovato
grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. [4]Si
vada a prendere un pò di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto
l'albero. [5]Permettete che vada a prendere un boccone di pane e
rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per
questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fà
pure come hai detto». [6]Allora Abramo andò in fretta nella
tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre staia di fior di farina,
impastala e fanne focacce». [7]All'armento corse lui stesso,
Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si
affrettò a prepararlo. [8]Prese latte acido e latte fresco
insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così,
mentr'egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli
mangiarono.
[9]Poi gli dissero: «Dov'è Sara, tua moglie?». Rispose: «E'
là nella tenda». [10]Il Signore riprese: «Tornerò da te fra
un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».
Intanto Sara stava ad ascoltare all'ingresso della tenda ed era dietro
di lui. [11]Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era
cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. [12]Allora
Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono dovrei provare il
piacere, mentre il mio signore è vecchio!». [13]Ma il Signore
disse ad Abramo: «Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero
partorire, mentre sono vecchia? [14]C'è forse qualche cosa
impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa
data e Sara avrà un figlio». [15]Allora Sara negò: «Non ho
riso!», perché aveva paura; ma quegli disse: «Sì, hai proprio riso».
L'intercessione di Abramo
[16]Quegli uomini si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma
dall'alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. [17]Il
Signore diceva: «Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per
fare, [18]mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e
potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? [19]Infatti
io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia
dopo di lui ad osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e
diritto, perché il Signore realizzi per Abramo quanto gli ha promesso».
[20]Disse allora il Signore: «Il grido contro Sòdoma e Gomorra
è troppo grande e il loro peccato è molto grave. [21]Voglio
scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto
il grido fino a me; lo voglio sapere!».
[22]Quegli uomini partirono di lì e andarono verso Sòdoma,
mentre Abramo stava ancora davanti al Signore. [23]Allora Abramo
gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con
l'empio? [24]Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero
li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai
cinquanta giusti che vi si trovano? [25]Lungi da te il far morire
il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio;
lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la
giustizia?». [26]Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò
cinquanta giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò
a tutta la città».
[27]Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio
Signore, io che sono polvere e cenere... [28]Forse ai cinquanta
giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la
città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque».
[29]Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne
troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei
quaranta». [30]Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo
ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se
ve ne troverò trenta». [31]Riprese: «Vedi come ardisco parlare
al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la
distruggerò per riguardo a quei venti». [32]Riprese: «Non si
adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola; forse là se ne
troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei
dieci». [33]Poi il Signore, come ebbe finito di parlare con
Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.
Genesi - Capitolo 19
La distruzione di Sodoma
[1]I due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della sera,
mentre Lot stava seduto alla porta di Sòdoma. Non appena li ebbe visti,
Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra. [2]E
disse: «Miei signori, venite in casa del vostro servo: vi passerete la
notte, vi laverete i piedi e poi, domattina, per tempo, ve ne andrete
per la vostra strada». Quelli risposero: «No, passeremo la notte sulla
piazza». [3]Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed
entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro un banchetto, fece
cuocere gli azzimi e così mangiarono. [4]Non si erano ancora
coricati, quand'ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sòdoma,
si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al
completo. [5]Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli
uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché
possiamo abusarne!». [6]Lot uscì verso di loro sulla porta e,
dopo aver chiuso il battente dietro di sé, [7]disse: «No,
fratelli miei, non fate del male! [8]Sentite, io ho due figlie
che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e
fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini,
perché sono entrati all'ombra del mio tetto». [9]Ma quelli
risposero: «Tirati via! Quest'individuo è venuto qui come straniero e
vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!». E
spingendosi violentemente contro quell'uomo, cioè contro Lot, si
avvicinarono per sfondare la porta. [10]Allora dall'interno
quegli uomini sporsero le mani, si trassero in casa Lot e chiusero il
battente; [11]quanto agli uomini che erano alla porta della casa,
essi li colpirono con un abbaglio accecante dal più piccolo al più
grande, così che non riuscirono a trovare la porta.
[12]Quegli uomini dissero allora a Lot: «Chi hai ancora qui?
Il genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli
uscire da questo luogo. [13]Perché noi stiamo per distruggere
questo luogo: il grido innalzato contro di loro davanti al Signore è
grande e il Signore ci ha mandati a distruggerli». [14]Lot uscì
a parlare ai suoi generi, che dovevano sposare le sue figlie, e disse:
«Alzatevi, uscite da questo luogo, perché il Signore sta per
distruggere la città!». Ma parve ai suoi generi che egli volesse
scherzare. [15]Quando apparve l'alba, gli angeli fecero premura a
Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue figlie che hai qui ed
esci per non essere travolto nel castigo della città». [16]Lot
indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue
due figlie, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui;
lo fecero uscire e lo condussero fuori della città. [17]Dopo
averli condotti fuori, uno di loro disse: «Fuggi, per la tua vita. Non
guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne,
per non essere travolto!». [18]Ma Lot gli disse: «No, mio
Signore! [19]Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e
tu hai usato una grande misericordia verso di me salvandomi la vita, ma
io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga
e io muoia. [20]Vedi questa città: è abbastanza vicina perché
mi possa rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù -
non è una piccola cosa? - e così la mia vita sarà salva». [21]Gli
rispose: «Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non distruggere la
città di cui hai parlato. [22]Presto, fuggi là perché io non
posso far nulla, finché tu non vi sia arrivato». Perciò quella città
si chiamò Zoar.
[23]Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zoar, [24]quand'ecco
il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e
fuoco proveniente dal Signore. [25]Distrusse queste città e
tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del
suolo. [26]Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una
statua di sale.
[27]Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato
davanti al Signore; [28]contemplò dall'alto Sòdoma e Gomorra e
tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come
il fumo di una fornace.
[29]Così, quando Dio distrusse le città della valle, Dio si
ricordò di Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre
distruggeva le città nelle quali Lot aveva abitato.
Origine dei Moabiti e degli Ammoniti
[30]Poi Lot partì da Zoar e andò ad abitare sulla montagna,
insieme con le due figlie, perché temeva di restare in Zoar, e si
stabilì in una caverna con le sue due figlie. [31]Ora la
maggiore disse alla più piccola: «Il nostro padre è veccho e non c'è
nessuno in questo territorio per unirsi a noi, secondo l'uso di tutta la
terra. [32]Vieni, facciamo bere del vino a nostro padre e poi
corichiamoci con lui, così faremo sussistere una discendenza da nostro
padre». [33]Quella notte fecero bere del vino al loro padre e la
maggiore andò a coricarsi con il padre; ma egli non se ne accorse, né
quando essa si coricò, né quando essa si alzò. [34]All'indomani
la maggiore disse alla più piccola: «Ecco, ieri io mi sono coricata
con nostro padre: facciamogli bere del vino anche questa notte e và tu
a coricarti con lui; così faremo sussistere una discendenza da nostro
padre». [35]Anche quella notte fecero bere del vino al loro
padre e la più piccola andò a coricarsi con lui; ma egli non se ne
accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò. [36]Così
le due figlie di Lot concepirono dal loro padre. [37]La maggiore
partorì un figlio e lo chiamò Moab. Costui è il padre dei Moabiti che
esistono fino ad oggi. [38]Anche la più piccola partorì un
figlio e lo chiamò «Figlio del mio popolo». Costui è il padre degli
Ammoniti che esistono fino ad oggi.
Genesi - Capitolo 20
Abramo a Gerar
[1]Abramo levò le tende di là, dirigendosi nel Negheb, e si
stabilì tra Kades e Sur; poi soggiornò come straniero a Gerar. [2]Siccome
Abramo aveva detto della moglie Sara: «E' mia sorella», Abimèlech, re
di Gerar, mandò a prendere Sara. [3]Ma Dio venne da Abimèlech
di notte, in sogno, e gli disse: «Ecco stai per morire a causa della
donna che tu hai presa; essa appartiene a suo marito». [4]Abimèlech,
che non si era ancora accostato a lei, disse: «Mio Signore, vuoi far
morire anche la gente innocente? [5]Non mi ha forse detto: E' mia
sorella? E anche lei ha detto: E' mio fratello. Con retta coscienza e
mani innocenti ho fatto questo». [6]Gli rispose Dio nel sogno:
«Anch'io so che con retta coscienza hai fatto questo e ti ho anche
impedito di peccare contro di me: perciò non ho permesso che tu la
toccassi. [7]Ora restituisci la donna di quest'uomo: egli è un
profeta: preghi egli per te e tu vivrai. Ma se tu non la restituisci,
sappi che sarai degno di morte con tutti i tuoi». [8]Allora Abimèlech
si alzò di mattina presto e chiamò tutti i suoi servi, ai quali riferì
tutte queste cose, e quegli uomini si impaurirono molto. [9]Poi
Abimèlech chiamò Abramo e gli disse: «Che ci hai fatto? E che colpa
ho commesso contro di te, perché tu abbia esposto me e il mio regno ad
un peccato tanto grande? Tu hai fatto a mio riguardo azioni che non si
fanno». [10]Poi Abimèlech disse ad Abramo: «A che miravi
agendo in tal modo?». [11]Rispose Abramo: «Io mi sono detto:
certo non vi sarà timor di Dio in questo luogo e mi uccideranno a causa
di mia moglie. [12]Inoltre essa è veramente mia sorella, figlia
di mio padre, ma non figlia di mia madre, ed è divenuta mia moglie. [13]Allora,
quando Dio mi ha fatto errare lungi dalla casa di mio padre, io le
dissi: Questo è il favore che tu mi farai: in ogni luogo dove noi
arriveremo dirai di me: è mio fratello». [14]Allora Abimèlech
prese greggi e armenti, schiavi e schiave, li diede ad Abramo e gli
restituì la moglie Sara. [15]Inoltre Abimèlech disse: «Ecco
davanti a te il mio territorio: và ad abitare dove ti piace!». [16]A
Sara disse: «Ecco, ho dato mille pezzi d'argento a tuo fratello: sarà
per te come un risarcimento di fronte a quanti sono con te. Così tu sei
in tutto riabilitata». [17]Abramo pregò Dio e Dio guarì Abimèlech,
sua moglie e le sue serve, sì che poterono ancora partorire. [18]Perché
il Signore aveva reso sterili tutte le donne della casa di Abimèlech,
per il fatto di Sara, moglie di Abramo.
Genesi - Capitolo 21
Nascita di Isacco
[1]Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara
come aveva promesso. [2]Sara concepì e partorì ad Abramo un
figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. [3]Abramo
chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.
[4]Abramo circoncise suo figlio Isacco, quando questi ebbe otto
giorni, come Dio gli aveva comandato. [5]Abramo aveva cento anni,
quando gli nacque il figlio Isacco. [6]Allora Sara disse: «Motivo
di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà sorriderà di me!». [7]Poi
disse: «Chi avrebbe mai detto ad Abramo: Sara deve allattare figli!
Eppure gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia!».
Agar e Ismaele cacciati
[8]Il bambino crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande
banchetto quando Isacco fu svezzato. [9]Ma Sara vide che il
figlio di Agar l'Egiziana, quello che essa aveva partorito ad Abramo,
scherzava con il figlio Isacco. [10]Disse allora ad Abramo: «Scaccia
questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non
deve essere erede con mio figlio Isacco». [11]La cosa dispiacque
molto ad Abramo per riguardo a suo figlio. [12]Ma Dio disse ad
Abramo: «Non ti dispiaccia questo, per il fanciullo e la tua schiava:
ascolta la parola di Sara in quanto ti dice, ascolta la sua voce, perché
attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe. [13]Ma io farò
diventare una grande nazione anche il figlio della schiava, perché è
tua prole». [14]Abramo si alzò di buon mattino, prese il pane e
un otre di acqua e li diede ad Agar, caricandoli sulle sue spalle; le
consegnò il fanciullo e la mandò via. Essa se ne andò e si smarrì
per il deserto di Bersabea. [15]Tutta l'acqua dell'otre era
venuta a mancare. Allora essa depose il fanciullo sotto un cespuglio [16]e
andò a sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d'arco, perché
diceva: «Non voglio veder morire il fanciullo!». Quando gli si fu
seduta di fronte, egli alzò la voce e pianse. [17]Ma Dio udì la
voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse:
«Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo
là dove si trova. [18]Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per
mano, perché io ne farò una grande nazione». [19]Dio le aprì
gli occhi ed essa vide un pozzo d'acqua. Allora andò a riempire l'otre
e fece bere il fanciullo. [20]E Dio fu con il fanciullo, che
crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d'arco. [21]Egli
abitò nel deserto di Paran e sua madre gli prese una moglie del paese
d'Egitto.
Abramo e Abimèlech a Bersabea
[22]In quel tempo Abimèlech con Picol, capo del suo esercito,
disse ad Abramo: «Dio è con te in quanto fai. [23]Ebbene,
giurami qui per Dio che tu non ingannerai né me né i miei figli né i
miei discendenti: come io ho agito amichevolmente con te, così tu
agirai con me e con il paese nel quale sei forestiero». [24]Rispose
Abramo: «Io lo giuro». [25]Ma Abramo rimproverò Abimèlech a
causa di un pozzo d'acqua, che i servi di Abimèlech avevano usurpato. [26]Abimèlech
disse: «Io non so chi abbia fatto questa cosa: né tu me ne hai
informato, né io ne ho sentito parlare se non oggi». [27]Allora
Abramo prese alcuni capi del gregge e dell'armento, li diede ad Abimèlech:
tra loro due conclusero un'alleanza. [28]Poi Abramo mise in
disparte sette agnelle del gregge. [29]Abimèlech disse ad
Abramo: «Che significano quelle sette agnelle che hai messe in
disparte?». [30]Rispose: «Tu accetterai queste sette agnelle
dalla mia mano, perché ciò mi valga di testimonianza che io ho scavato
questo pozzo». [31]Per questo quel luogo si chiamò Bersabea,
perché là fecero giuramento tutti e due. [32]E dopo che ebbero
concluso l'alleanza a Bersabea, Abimèlech si alzò con Picol, capo del
suo esercito, e ritornarono nel paese dei Filistei. [33]Abramo
piantò un tamerice in Bersabea, e lì invocò il nome del Signore, Dio
dell'eternità. [34]E fu forestiero nel paese dei Filistei per
molto tempo.
Genesi - Capitolo 22
Il sacrificio di Isacco
[1]Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse:
«Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». [2]Riprese: «Prendi
tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di
Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». [3]Abramo
si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il
figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio
verso il luogo che Dio gli aveva indicato. [4]Il terzo giorno
Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. [5]Allora
Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo
andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». [6]Abramo
prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in
mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt'e due insieme. [7]Isacco
si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi,
figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è
l'agnello per l'olocausto?». [8]Abramo rispose: «Dio stesso
provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutt'e
due insieme; [9]così arrivarono al luogo che Dio gli aveva
indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò il
figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. [10]Poi
Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. [11]Ma
l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!».
Rispose: «Eccomi!». [12]L'angelo disse: «Non stendere la mano
contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non
mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio». [13]Allora
Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un
cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto
invece del figlio. [14]Abramo chiamò quel luogo: «Il Signore
provvede», perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore provvede». [15]Poi
l'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta [16]e
disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto
questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, [17]io
ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua
discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido
del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. [18]Saranno
benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché
tu hai obbedito alla mia voce».
[19]Poi Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in
cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.
La discendenza di Nacor
[20]Dopo queste cose, ad Abramo fu portata questa notizia: «Ecco
Milca ha partorito figli a Nacor tuo fratello»: [21]Uz, il
primogenito, e suo fratello Buz e Kamuèl il padre di Aram [22]e
Chesed, Azo, Pildas, Idlaf e Betuèl; [23]Betuèl generò
Rebecca: questi otto figli partorì Milca a Nacor, fratello di Abramo. [24]Anche
la sua concubina, chiamata Reuma, partorì figli: Tebach, Gacam, Tacas e
Maaca.
Genesi - Capitolo 23
La tomba dei patriarchi
[1]Gli anni della vita di Sara furono centoventisette: questi
furono gli anni della vita di Sara. [2]Sara morì a Kiriat-Arba,
cioè Ebron, nel paese di Canaan, e Abramo venne a fare il lamento per
Sara e a piangerla. [3]Poi Abramo si staccò dal cadavere di lei
e parlò agli Hittiti: [4]«Io sono forestiero e di passaggio in
mezzo a voi. Datemi la proprietà di un sepolcro in mezzo a voi, perché
io possa portar via la salma e seppellirla». [5]Allora gli
Hittiti risposero: [6]«Ascolta noi, piuttosto, signore: tu sei
un principe di Dio in mezzo a noi: seppellisci il tuo morto nel migliore
dei nostri sepolcri. Nessuno di noi ti proibirà di seppellire la tua
defunta nel suo sepolcro». [7]Abramo si alzò, si prostrò
davanti alla gente del paese, davanti agli Hittiti e parlò loro: [8]«Se
è secondo il vostro desiderio che io porti via il mio morto e lo
seppellisca, ascoltatemi e insistete per me presso Efron, figlio di
Zocar, [9]perché mi dia la sua caverna di Macpela, che è
all'estremità del suo campo. Me la ceda per il suo prezzo intero come
proprietà sepolcrale in mezzo a voi». [10]Ora Efron stava
seduto in mezzo agli Hittiti. Efron l'Hittita rispose ad Abramo, mentre
lo ascoltavano gli Hittiti, quanti entravano per la porta della sua città,
e disse: [11]«Ascolta me, piuttosto, mio signore: ti cedo il
campo con la caverna che vi si trova, in presenza dei figli del mio
popolo te la cedo: seppellisci il tuo morto». [12]Allora Abramo
si prostrò a lui alla presenza della gente del paese. [13]Parlò
ad Efron, mentre lo ascoltava la gente del paese, e disse: «Se solo mi
volessi ascoltare: io ti do il prezzo del campo. Accettalo da me, così
io seppellirò là il mio morto». [14]Efron rispose ad Abramo: [15]«Ascolta
me piuttosto, mio signore: un terreno del valore di quattrocento sicli
d'argento che cosa è mai tra me e te? Seppellisci dunque il tuo morto».
[16]Abramo accettò le richieste di Efron e Abramo pesò ad
Efron il prezzo che questi aveva detto, mentre lo ascoltavano gli
Hittiti, cioè quattrocento sicli d'argento, nella moneta corrente sul
mercato. [17]Così il campo di Efron che si trovava in Macpela,
di fronte a Mamre, il campo e la caverna che vi si trovava e tutti gli
alberi che erano dentro il campo e intorno al suo limite, [18]passarono
in proprietà ad Abramo, alla presenza degli Hittiti, di quanti
entravano nella porta della città. [19]Dopo, Abramo seppellì
Sara, sua moglie, nella caverna del campo di Macpela di fronte a Mamre,
cioè Ebron, nel paese di Canaan. [20]Il campo e la caverna che
vi si trovava passarono dagli Hittiti ad Abramo in proprietà
sepolcrale.
Genesi - Capitolo 24
Matrimonio di Isacco
[1]Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore
lo aveva benedetto in ogni cosa. [2]Allora Abramo disse al suo
servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi
beni: «Metti la mano sotto la mia coscia [3]e ti farò giurare
per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per
mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali
abito, [4]ma che andrai al mio paese, nella mia patria, a
scegliere una moglie per mio figlio Isacco». [5]Gli disse il
servo: «Se la donna non mi vuol seguire in questo paese, dovrò forse
ricondurre tuo figlio al paese da cui tu sei uscito?». [6]Gli
rispose Abramo: «Guardati dal ricondurre là mio figlio! [7]Il
Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha tolto dalla casa di
mio padre e dal mio paese natio, che mi ha parlato e mi ha giurato: Alla
tua discendenza darò questo paese, egli stesso manderà il suo angelo
davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie per il mio
figlio. [8]Se la donna non vorrà seguirti, allora sarai libero
dal giuramento a me fatto; ma non devi ricondurre là il mio figlio».
[9]Allora il servo mise la mano sotto la coscia di Abramo, suo
padrone, e gli prestò giuramento riguardo a questa cosa. [10]Il
servo prese dieci cammelli del suo padrone e, portando ogni sorta di
cose preziose del suo padrone, si mise in viaggio e andò nel Paese dei
due fiumi, alla città di Nacor. [11]Fece inginocchiare i
cammelli fuori della città, presso il pozzo d'acqua, nell'ora della
sera, quando le donne escono ad attingere. [12]E disse: «Signore,
Dio del mio padrone Abramo, concedimi un felice incontro quest'oggi e
usa benevolenza verso il mio padrone Abramo! [13]Ecco, io sto
presso la fonte dell'acqua, mentre le fanciulle della città escono per
attingere acqua. [14]Ebbene, la ragazza alla quale dirò: Abbassa
l'anfora e lasciami bere, e che risponderà: Bevi, anche ai tuoi
cammelli darò da bere, sia quella che tu hai destinata al tuo servo
Isacco; da questo riconoscerò che tu hai usato benevolenza al mio
padrone». [15]Non aveva ancora finito di parlare, quand'ecco
Rebecca, che era nata a Betuèl figlio di Milca, moglie di Nacor,
fratello di Abramo, usciva con l'anfora sulla spalla. [16]La
giovinetta era molto bella d'aspetto, era vergine, nessun uomo le si era
unito. Essa scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì. [17]Il
servo allora le corse incontro e disse: «Fammi bere un pò d'acqua
dalla tua anfora». [18]Rispose: «Bevi, mio signore». In fretta
calò l'anfora sul braccio e lo fece bere. [19]Come ebbe finito
di dargli da bere, disse: «Anche per i tuoi cammelli ne attingerò,
finché finiranno di bere». [20]In fretta vuotò l'anfora
nell'abbeveratoio, corse di nuovo ad attingere al pozzo e attinse per
tutti i cammelli di lui. [21]Intanto quell'uomo la contemplava in
silenzio, in attesa di sapere se il Signore avesse o no concesso buon
esito al suo viaggio. [22]Quando i cammelli ebbero finito di
bere, quell'uomo prese un pendente d'oro del peso di mezzo siclo e
glielo pose alle narici e le pose sulle braccia due braccialetti del
peso di dieci sicli d'oro. [23]E disse: «Di chi sei figlia?
Dimmelo. C'è posto per noi in casa di tuo padre, per passarvi la notte?».
[24]Gli rispose: «Io sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca
partorì a Nacor». [25]E soggiunse: «C'è paglia e foraggio in
quantità da noi e anche posto per passare la notte».
[26]Quell'uomo si inginocchiò e si prostrò al Signore [27]e
disse: «Sia benedetto il Signore, Dio del mio padrone Abramo, che non
ha cessato di usare benevolenza e fedeltà verso il mio padrone. Quanto
a me, il Signore mi ha guidato sulla via fino alla casa dei fratelli del
mio padrone». [28]La giovinetta corse ad annunziare alla casa di
sua madre tutte queste cose. [29]Ora Rebecca aveva un fratello
chiamato Làbano e Làbano corse fuori da quell'uomo al pozzo. [30]Egli
infatti, visti il pendente e i braccialetti alle braccia della sorella e
udite queste parole di Rebecca, sua sorella: «Così mi ha parlato
quell'uomo», venne da costui che ancora stava presso i cammelli vicino
al pozzo. [31]Gli disse: «Vieni, benedetto dal Signore! Perché
te ne stai fuori, mentre io ho preparato la casa e un posto per i
cammelli?». [32]Allora l'uomo entrò in casa e quegli tolse il
basto ai cammelli, fornì paglia e foraggio ai cammelli e acqua per
lavare i piedi a lui e ai suoi uomini. [33]Quindi gli fu posto
davanti da mangiare, ma egli disse; «Non mangerò, finché non avrò
detto quello che devo dire». Gli risposero: «Dì pure». [34]E
disse: «Io sono un servo di Abramo. [35]Il Signore ha benedetto
molto il mio padrone, che è diventato potente: gli ha concesso greggi e
armenti, argento e oro, schiavi e schiave, cammelli e asini. [36]Sara,
la moglie del mio padrone, gli ha partorito un figlio, quando ormai era
vecchio, al quale egli ha dato tutti i suoi beni. [37]E il mio
padrone mi ha fatto giurare: Non devi prendere per mio figlio una moglie
tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, [38]ma andrai
alla casa di mio padre, alla mia famiglia, a prendere una moglie per mio
figlio. [39]Io dissi al mio padrone: Forse la donna non mi seguirà.
[40]Mi rispose: Il Signore, alla cui presenza io cammino, manderà
con te il suo angelo e darà felice esito al tuo viaggio, così che tu
possa prendere una moglie per il mio figlio dalla mia famiglia e dalla
casa di mio padre. [41]Solo quando sarai andato alla mia
famiglia, sarai esente dalla mia maledizione; se non volessero
cedertela, sarai esente dalla mia maledizione. [42]Così oggi
sono arrivato alla fonte e ho detto: Signore, Dio del mio padrone
Abramo, se stai per dar buon esito al viaggio che sto compiendo, [43]ecco,
io sto presso la fonte d'acqua; ebbene, la giovane che uscirà ad
attingere, alla quale io dirò: Fammi bere un pò d'acqua dalla tua
anfora, [44]e mi risponderà: Bevi tu; anche per i tuoi cammelli
attingerò, quella sarà la moglie che il Signore ha destinata al figlio
del mio padrone. [45]Io non avevo ancora finito di pensare,
quand'ecco Rebecca uscire con l'anfora sulla spalla; scese alla fonte,
attinse; io allora le dissi: Fammi bere. [46]Subito essa calò
l'anfora e disse: Bevi; anche ai tuoi cammelli darò da bere. Così io
bevvi ed essa diede da bere anche ai cammelli. [47]E io la
interrogai: Di chi sei figlia? Rispose: Sono figlia di Betuèl, il
figlio che Milca ha partorito a Nacor. Allora le posi il pendente alle
narici e i braccialetti alle braccia. [48]Poi mi inginocchiai e
mi prostrai al Signore e benedissi il Signore, Dio del mio padrone
Abramo, il quale mi aveva guidato per la via giusta a prendere per suo
figlio la figlia del fratello del mio padrone. [49]Ora, se
intendete usare benevolenza e lealtà verso il mio padrone, fatemelo
sapere; se no, fatemelo sapere ugualmente, perché io mi rivolga altrove».
[50]Allora Làbano e Betuèl risposero: «Dal Signore la cosa
procede, non possiamo dirti nulla. [51]Ecco Rebecca davanti a te:
prendila e và e sia la moglie del figlio del tuo padrone, come ha
parlato il Signore».
[52]Quando il servo di Abramo udì le loro parole, si prostrò
a terra davanti al Signore. [53]Poi il servo tirò fuori oggetti
d'argento e oggetti d'oro e vesti e li diede a Rebecca; doni preziosi
diede anche al fratello e alla madre di lei. [54]Poi mangiarono e
bevvero lui e i suoi uomini e passarono la notte. Quando si alzarono
alla mattina, egli disse: «Lasciatemi andare dal mio padrone». [55]Ma
il fratello e la madre di lei dissero: «Rimanga la giovinetta con noi
qualche tempo, una decina di giorni; dopo, te ne andrai». [56]Rispose
loro: «Non trattenetemi, mentre il Signore ha concesso buon esito al
mio viaggio. Lasciatemi partire per andare dal mio padrone!». [57]Dissero
allora: «Chiamiamo la giovinetta e domandiamo a lei stessa». [58]Chiamarono
dunque Rebecca e le dissero: «Vuoi partire con quest'uomo?». Essa
rispose: «Andrò». [59]Allora essi lasciarono partire Rebecca
con la nutrice, insieme con il servo di Abramo e i suoi uomini. [60]Benedissero
Rebecca e le dissero:
«Tu, sorella nostra,
diventa migliaia di miriadi
e la tua stirpe conquisti
la porta dei suoi nemici!».
[61]Così Rebecca e le sue ancelle si alzarono, montarono sui
cammelli e seguirono quell'uomo. Il servo prese con sé Rebecca e partì.
[62]Intanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roi; abitava
infatti nel territorio del Negheb. [63]Isacco uscì sul fare
della sera per svagarsi in campagna e, alzando gli occhi, vide venire i
cammelli. [64]Alzò gli occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese
subito dal cammello. [65]E disse al servo: «Chi è quell'uomo
che viene attraverso la campagna incontro a noi?». Il servo rispose: «E'
il mio padrone». Allora essa prese il velo e si coprì. [66]Il
servo raccontò ad Isacco tutte le cose che aveva fatte. [67]Isacco
introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara; si prese
in moglie Rebecca e l'amò. Isacco trovò conforto dopo la morte della
madre.
Genesi - Capitolo 25
La discendenza di Chetura
[1]Abramo prese un'altra moglie: essa aveva nome Chetura. [2]Essa
gli partorì Zimran, Ioksan, Medan, Madian, Isbak e Suach. [3]Ioksan
generò Saba e Dedan e i figli di Dedan furono gli Asurim, i Letusim e i
Leummim. [4]I figli di Madian furono Efa, Efer, Enoch, Abida ed
Eldaa. Tutti questi sono i figli di Chetura.
[5]Abramo diede tutti i suoi beni a Isacco. [6]Quanto
invece ai figli delle concubine, che Abramo aveva avute, diede loro doni
e, mentre era ancora in vita, li licenziò, mandandoli lontano da Isacco
suo figlio, verso il levante, nella regione orientale.
Morte di Abramo
[7]La durata della vita di Abramo fu di centosettantacinque
anni. [8]Poi Abramo spirò e morì in felice canizie, vecchio e
sazio di giorni, e si riunì ai suoi antenati. [9]Lo seppellirono
i suoi figli, Isacco e Ismaele, nella caverna di Macpela, nel campo di
Efron, figlio di Zocar, l'Hittita, di fronte a Mamre. [10]E'
appunto il campo che Abramo aveva comperato dagli Hittiti: ivi furono
sepolti Abramo e sua moglie Sara. [11]Dopo la morte di Abramo,
Dio benedisse il figlio di lui Isacco e Isacco abitò presso il pozzo di
Lacai-Roi.
La discendenza di Ismaele
[12]Questa è la discendenza di Ismaele, figlio di Abramo, che
gli aveva partorito Agar l'Egiziana, schiava di Sara.
[13]Questi sono i nomi dei figli d'Ismaele, con il loro elenco
in ordine di generazione: il primogenito di Ismaele è Nebaiòt, poi
Kedar, Adbeèl, Mibsam, [14]Misma, Duma, Massa, [15]Adad,
Tema, Ietur, Nafis e Kedma. [16]Questi sono gli Ismaeliti e
questi sono i loro nomi secondo i loro recinti e accampamenti. Sono i
dodici principi delle rispettive tribù. [17]La durata della vita
di Ismaele fu di centotrentasette anni; poi morì e si riunì ai suoi
antenati. [18]Egli abitò da Avìla fino a Sur, che è lungo il
confine dell'Egitto in direzione di Assur; egli si era stabilito di
fronte a tutti i suoi fratelli.
III. STORIA DI ISACCO E DI GIACOBBE
Nascita di Esaù e di Giacobbe
[19]Questa è la discendenza di Isacco, figlio di Abramo.
Abramo aveva generato Isacco. [20]Isacco aveva quarant'anni
quando si prese in moglie Rebecca, figlia di Betuèl l'Arameo, da
Paddan-Aram, e sorella di Làbano l'Arameo. [21]Isacco supplicò
il Signore per sua moglie, perché essa era sterile e il Signore lo
esaudì, così che sua moglie Rebecca divenne incinta. [22]Ora i
figli si urtavano nel suo seno ed essa esclamò: «Se è così, perché
questo?». Andò a consultare il Signore. [23]Il Signore le
rispose:
«Due nazioni sono nel tuo seno
e due popoli dal tuo grembo si disperderanno;
un popolo sarà più forte dell'altro
e il maggiore servirà il più piccolo».
[24]Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco
due gemelli erano nel suo grembo. [25]Uscì il primo, rossiccio e
tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù. [26]Subito
dopo, uscì il fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu
chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant'anni quando essi nacquero.
[27]I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia,
un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che
dimorava sotto le tende. [28]Isacco prediligeva Esaù, perché la
cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe.
Esaù cede il diritto di primogenitura
[29]Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra di lenticchie;
Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito. [30]Disse a
Giacobbe: «Lasciami mangiare un pò di questa minestra rossa, perché
io sono sfinito» - Per questo fu chiamato Edom -. [31]Giacobbe
disse: «Vendimi subito la tua primogenitura». [32]Rispose Esaù:
«Ecco sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura?». [33]Giacobbe
allora disse: «Giuramelo subito». Quegli lo giurò e vendette la
primogenitura a Giacobbe. [34]Giacobbe diede ad Esaù il pane e
la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne
andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura.
Genesi - Capitolo 26
Isacco a Gerar
[1]Venne una carestia nel paese oltre la prima che era
avvenuta ai tempi di Abramo, e Isacco andò a Gerar presso Abimèlech,
re dei Filistei. [2]Gli apparve il Signore e gli disse: «Non
scendere in Egitto, abita nel paese che io ti indicherò. [3]Rimani
in questo paese e io sarò con te e ti benedirò, perché a te e alla
tua discendeza io concederò tutti questi territori, e manterrò il
giuramento che ho fatto ad Abramo tuo padre. [4]Renderò la tua
discendenza numerosa come le stelle del cielo e concederò alla tua
discendenza tutti questi territori: tutte le nazioni della terra saranno
benedette per la tua discendenza; [5]per il fatto che Abramo ha
obbedito alla mia voce e ha osservato ciò che io gli avevo prescritto:
i miei comandamenti, le mie istituzioni e le mie leggi».
[6]Così Isacco dimorò in Gerar. [7]Gli uomini del
luogo lo interrogarono intorno alla moglie ed egli disse: «E' mia
sorella»; infatti aveva timore di dire: «E' mia moglie», pensando che
gli uomini del luogo lo uccidessero per causa di Rebecca, che era di
bell'aspetto.
[8]Era là da molto tempo, quando Abimèlech, re dei Filistei,
si affacciò alla finestra e vide Isacco scherzare con la propria moglie
Rebecca. [9]Abimèlech chiamò Isacco e disse: «Sicuramente essa
è tua moglie. E perché tu hai detto: E' mia sorella?». Gli rispose
Isacco: «Perché mi son detto: io non muoia per causa di lei!». [10]Riprese
Abimèlech: «Che ci hai fatto? Poco ci mancava che qualcuno del popolo
si unisse a tua moglie e tu attirassi su di noi una colpa». [11]Abimèlech
diede quest'ordine a tutto il popolo: «Chi tocca questo uomo o la sua
moglie sarà messo a morte!».
[12]Poi Isacco fece una semina in quel paese e raccolse quell'anno
il centuplo. Il Signore infatti lo aveva benedetto. [13]E l'uomo
divenne ricco e crebbe tanto in ricchezze fino a divenire ricchissimo: [14]possedeva
greggi di piccolo e di grosso bestiame e numerosi schiavi e i Filistei
cominciarono ad invidiarlo.
I pozzi tra Gerar e Bersabea
[15]Tutti i pozzi che avevano scavati i servi di suo padre ai
tempi del padre Abramo, i Filistei li avevano turati riempiendoli di
terra. [16]Abimèlech disse ad Isacco: «Vàttene via da noi,
perché tu sei molto più potente di noi». [17]Isacco andò via
di là, si accampò sul torrente di Gerar e vi si stabilì. [18]Isacco
tornò a scavare i pozzi d'acqua, che avevano scavati i servi di suo
padre, Abramo, e che i Filistei avevano turati dopo la morte di Abramo,
e li chiamò come li aveva chiamati suo padre. [19]I servi di
Isacco scavarono poi nella valle e vi trovarono un pozzo di acqua viva. [20]Ma
i pastori di Gerar litigarono con i pastori di Isacco, dicendo: «L'acqua
è nostra!».
Allora egli chiamò Esech il pozzo, perché quelli avevano litigato
con lui. [21]Scavarono un altro pozzo, ma quelli litigarono anche
per questo ed egli lo chiamò Sitna. [22]Allora si mosse di là e
scavò un altro pozzo, per il quale non litigarono; allora egli lo chiamò
Recobòt e disse: «Ora il Signore ci ha dato spazio libero perché noi
prosperiamo nel paese». [23]Di là andò a Bersabea. [24]E
in quella notte gli apparve il Signore e disse:
«Io sono il Dio di Abramo, tuo padre;
non temere perché io sono con te.
Ti benedirò
e moltiplicherò la tua discendenza
per amore di Abramo, mio servo».
[25]Allora egli costruì in quel luogo un altare e invocò il
nome del Signore; lì piantò la tenda. E i servi di Isacco scavarono un
pozzo.
Alleanza con Abimèlech
[26]Intanto Abimèlech da Gerar era andato da lui, insieme con
Acuzzat, suo amico, e Picol, capo del suo esercito. [27]Isacco
disse loro: «Perché siete venuti da me, mentre voi mi odiate e mi
avete scacciato da voi?». [28]Gli risposero: «Abbiamo visto che
il Signore è con te e abbiamo detto: vi sia un giuramento tra di noi,
tra noi e te, e concludiamo un'alleanza con te: [29]tu non ci
farai alcun male, come noi non ti abbiamo toccato e non ti abbiamo fatto
se non il bene e ti abbiamo lasciato andare in pace. Tu sei ora un uomo
benedetto dal Signore». [30]Allora imbandì loro un convito e
mangiarono e bevvero. [31]Alzatisi di buon mattino, si prestarono
giuramento l'un l'altro, poi Isacco li congedò e partirono da lui in
pace. [32]Proprio in quel giorno arrivarono i servi di Isacco e
lo informarono a proposito del pozzo che avevano scavato e gli dissero:
«Abbiamo trovato l'acqua». [33]Allora egli lo chiamò Sibea:
per questo la città si chiama Bersabea fino ad oggi.
Le donne hittite di Esaù
[34]Quando Esaù ebbe quarant'anni, prese in moglie Giudit,
figlia di Beeri l'Hittita, e Basemat, figlia di Elon l'Hittita. [35]Esse
furono causa d'intima amarezza per Isacco e per Rebecca.
Genesi - Capitolo 27
Giacobbe carpisce la benedizione di Isacco
[1]Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così
indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e
gli disse: «Figlio mio». Gli rispose: «Eccomi». [2]Riprese:
«Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte. [3]Ebbene,
prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, esci in campagna e
prendi per me della selvaggina. [4]Poi preparami un piatto di mio
gusto e portami da mangiare, perché io ti benedica prima di morire». [5]Ora
Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque
Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa. [6]Rebecca
disse al figlio Giacobbe: «Ecco, ho sentito tuo padre dire a tuo
fratello Esaù: [7]Portami la selvaggina e preparami un piatto,
così mangerò e poi ti benedirò davanti al Signore prima della morte. [8]Ora,
figlio mio, obbedisci al mio ordine: [9]Và subito al gregge e
prendimi di là due bei capretti; io ne farò un piatto per tuo padre,
secondo il suo gusto. [10]Così tu lo porterai a tuo padre che ne
mangerà, perché ti benedica prima della sua morte». [11]Rispose
Giacobbe a Rebecca sua madre: «Sai che mio fratello Esaù è peloso,
mentre io ho la pelle liscia. [12]Forse mio padre mi palperà e
si accorgerà che mi prendo gioco di lui e attirerò sopra di me una
maledizione invece di una benedizione». [13]Ma sua madre gli
disse: «Ricada su di me la tua maledizione, figlio mio! Tu obbedisci
soltanto e vammi a prendere i capretti». [14]Allora egli andò a
prenderli e li portò alla madre, così la madre ne fece un piatto
secondo il gusto di suo padre. [15]Rebecca prese i vestiti
migliori del suo figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di
lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe; [16]con le
pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo. [17]Poi
mise in mano al suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva
preparato.
[18]Così egli venne dal padre e disse: «Padre mio».
Rispose: «Eccomi; chi sei tu, figlio mio?». [19]Giacobbe
rispose al padre: «Io sono Esaù, il tuo primogento. Ho fatto come tu
mi hai ordinato. Alzati dunque, siediti e mangia la mia selvaggina,
perché tu mi benedica». [20]Isacco disse al figlio: «Come hai
fatto presto a trovarla, figlio mio!». Rispose: «Il Signore me l'ha
fatta capitare davanti». [21]Ma Isacco gli disse: «Avvicinati e
lascia che ti palpi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio
figlio Esaù o no». [22]Giacobbe si avvicinò ad Isacco suo
padre, il quale lo tastò e disse: «La voce è la voce di Giacobbe, ma
le braccia sono le braccia di Esaù». [23]Così non lo
riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo
fratello Esaù, e perciò lo benedisse. [24]Gli disse ancora: «Tu
sei proprio il mio figlio Esaù?». Rispose: «Lo sono». [25]Allora
disse: «Porgimi da mangiare della selvaggina del mio figlio, perché io
ti benedica». Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli
bevve. [26]Poi suo padre Isacco gli disse: «Avvicinati e
baciami, figlio mio!». [27]Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco
aspirò l'odore degli abiti di lui e lo benedisse:
«Ecco l'odore del mio figlio
come l'odore di un campo
che il Signore ha benedetto.
[28]Dio ti conceda rugiada del cielo
e terre grasse
e abbondanza di frumento e di mosto.
[29]Ti servano i popoli
e si prostrino davanti a te le genti.
Sii il signore dei tuoi fratelli
e si prostrino davanti a te i figli di tua madre.
Chi ti maledice sia maledetto
e chi ti benedice sia benedetto!».
[30]Isacco aveva appena finito di benedire Giacobbe e Giacobbe
si era allontanato dal padre Isacco, quando arrivò dalla caccia Esaù
suo fratello. [31]Anch'egli aveva preparato un piatto, poi lo
aveva portato al padre e gli aveva detto: «Si alzi mio padre e mangi la
selvaggina di suo figlio, perché tu mi benedica». [32]Gli disse
suo padre Isacco: «Chi sei tu?». Rispose: «Io sono il tuo figlio
primogenito Esaù». [33]Allora Isacco fu colto da un fortissimo
tremito e disse: «Chi era dunque colui che ha preso la selvaggina e me
l'ha portata? Io ho mangiato di tutto prima che tu venissi, poi l'ho
benedetto e benedetto resterà». [34]Quando Esaù sentì le
parole di suo padre, scoppiò in alte, amarissime grida. Egli disse a
suo padre: «Benedici anche me, padre mio!». [35]Rispose: «E'
venuto tuo fratello con inganno e ha carpito la tua benedizione». [36]Riprese:
«Forse perché si chiama Giacobbe mi ha soppiantato gia due volte? Gia
ha carpito la mia primogenitura ed ecco ora ha carpito la mia
benedizione!». Poi soggiunse: «Non hai forse riservato qualche
benedizione per me?». [37]Isacco rispose e disse a Esaù: «Ecco,
io l'ho costituito tuo signore e gli ho dato come servi tutti i suoi
fratelli; l'ho provveduto di frumento e di mosto; per te che cosa mai
potrò fare, figlio mio?». [38]Esaù disse al padre: «Hai una
sola benedizione padre mio? Benedici anche me, padre mio!». Ma Isacco
taceva ed Esaù alzò la voce e pianse. [39]Allora suo padre
Isacco prese la parola e gli disse:
«Ecco, lungi dalle terre grasse
sarà la tua sede
e lungi dalla rugiada del cielo dall'alto.
[40]Vivrai della tua spada
e servirai tuo fratello;
ma poi, quando ti riscuoterai,
spezzerai il suo giogo dal tuo collo».
[41]Esaù perseguitò Giacobbe per la benedizione che suo
padre gli aveva dato. Pensò Esaù: «Si avvicinano i giorni del lutto
per mio padre; allora ucciderò mio fratello Giacobbe». [42]Ma
furono riferite a Rebecca le parole di Esaù, suo figlio maggiore, ed
essa mandò a chiamare il figlio minore Giacobbe e gli disse: «Esaù
tuo fratello vuol vendicarsi di te uccidendoti. [43]Ebbene,
figlio mio, obbedisci alla mia voce: su, fuggi a Carran da mio fratello
Làbano. [44]Rimarrai con lui qualche tempo, finché l'ira di tuo
fratello si sarà placata; [45]finché si sarà palcata contro di
te la collera di tuo fratello e si sarà dimenticato di quello che gli
hai fatto. Allora io manderò a prenderti di là. Perché dovrei venir
privata di voi due in un sol giorno?».
Isacco manda Giacobbe da Làbano
[46]Poi Rebecca disse a Isacco: «Ho disgusto della mia vita a
causa di queste donne hittite: se Giacobbe prende moglie tra le hittite
come queste, tra le figlie del paese, a che mi giova la vita?».
Genesi - Capitolo 28
[1]Allora Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse e gli diede
questo comando: «Tu non devi prender moglie tra le figlie di Canaan. [2]Su,
và in Paddan-Aram, nella casa di Betuèl, padre di tua madre, e
prenditi di là la moglie tra le figlie di Làbano, fratello di tua
madre. [3]Ti benedica Dio onnipotente, ti renda fecondo e ti
moltiplichi, sì che tu divenga una assemblea di popoli. [4]Conceda
la benedizione di Abramo a te e alla tua discendenza con te, perché tu
possieda il paese dove sei stato forestiero, che Dio ha dato ad Abramo».
[5]Così Isacco fece partire Giacobbe, che andò in Paddan-Aram
presso Làbano, figlio di Betuèl, l'Arameo, fratello di Rebecca, madre
di Giacobbe e di Esaù.
Altro matrimonio di Esaù
[6]Esaù vide che Isacco aveva benedetto Giacobbe e l'aveva
mandato in Paddan-Aram per prendersi una moglie di là e che, mentre lo
benediceva, gli aveva dato questo comando: «Non devi prender moglie tra
le Cananee». [7]Giacobbe aveva obbedito al padre e alla madre ed
era partito per Paddan-Aram. [8]Esaù comprese che le figlie di
Canaan non erano gradite a suo padre Isacco. [9]Allora si recò
da Ismaele e, oltre le mogli che aveva, si prese in moglie Macalat,
figlia di Ismaele, figlio di Abramo, sorella di Nebaiòt.
Il sogno di Giacobbe
[10]Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. [11]Capitò
così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato;
prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. [12]Fece
un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva
il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. [13]Ecco
il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di
Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei
coricato la darò a te e alla tua discendenza. [14]La tua
discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a
occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno
benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. [15]Ecco
io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò
ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto
tutto quello che t'ho detto». [16]Allora Giacobbe si svegliò
dal sonno e disse: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo
sapevo». [17]Ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo
luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo».
[18]Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si
era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla
sua sommità. [19]E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di
allora la città si chiamava Luz. [20]Giacobbe fece questo voto:
«Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo
e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, [21]se ritornerò
sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. [22]Questa
pietra, che io ho eretta come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi
darai io ti offrirò la decima».
Genesi - Capitolo 29
Giacobbe arriva presso Làbano
[1]Poi Giacobbe si mise in cammino e andò nel paese degli
orientali. [2]Vide nella campagna un pozzo e tre greggi di
piccolo bestiame, accovacciati vicino, perché a quel pozzo si
abbeveravano i greggi, ma la pietra sulla bocca del pozzo era grande. [3]Quando
tutti i greggi si erano radunati là, i pastori rotolavano la pietra
dalla bocca del pozzo e abbeveravano il bestiame; poi rimettevano la
pietra al posto sulla bocca del pozzo. [4]Giacobbe disse loro: «Fratelli
miei, di dove siete?». Risposero: «Siamo di Carran». [5]Disse
loro: «Conoscete Làbano, figlio di Nacor?». Risposero: «Lo
conosciamo». [6]Disse loro: «Sta bene?». Risposero: «Sì;
ecco la figlia Rachele che viene con il gregge». [7]Riprese: «Eccoci
ancora in pieno giorno: non è tempo di radunare il bestiame. Date da
bere al bestiame e andate a pascolare!». [8]Risposero: «Non
possiamo, finché non siano radunati tutti i greggi e si rotoli la
pietra dalla bocca del pozzo; allora faremo bere il gregge».
[9]Egli stava ancora parlando con loro, quando arrivò Rachele
con il bestiame del padre, perché era una pastorella. [10]Quando
Giacobbe vide Rachele, figlia di Làbano, fratello di sua madre, insieme
con il bestiame di Làbano, fratello di sua madre, Giacobbe, fattosi
avanti, rotolò la pietra dalla bocca del pozzo e fece bere le pecore di
Làbano, fratello di sua madre. [11]Poi Giacobbe baciò Rachele e
pianse ad alta voce. [12]Giacobbe rivelò a Rachele che egli era
parente del padre di lei, perché figlio di Rebecca. Allora essa corse a
riferirlo al padre. [13]Quando Làbano seppe che era Giacobbe, il
figlio di sua sorella, gli corse incontro, lo abbracciò, lo baciò e lo
condusse nella sua casa. Ed egli raccontò a Làbano tutte le sue
vicende. [14]Allora Làbano gli disse: «Davvero tu sei mio osso
e mia carne!». Così dimorò presso di lui per un mese.
I due matrimoni di Giacobbe
[15]Poi Làbano disse a Giacobbe: «Poiché sei mio parente,
mi dovrai forse servire gratuitamente? Indicami quale deve essere il tuo
salario». [16]Ora Làbano aveva due figlie; la maggiore si
chiamava Lia e la più piccola si chiamava Rachele. [17]Lia aveva
gli occhi smorti, mentre Rachele era bella di forme e avvenente di
aspetto, [18]perciò Giacobbe amava Rachele. Disse dunque: «Io
ti servirò sette anni per Rachele, tua figlia minore». [19]Rispose
Làbano: «Preferisco darla a te piuttosto che a un estraneo. Rimani con
me». [20]Così Giacobbe servì sette anni per Rachele: gli
sembrarono pochi giorni tanto era il suo amore per lei. [21]Poi
Giacobbe disse a Làbano: «Dammi la mia sposa, perché il mio tempo è
compiuto e voglio unirmi a lei». [22]Allora Làbano radunò
tutti gli uomini del luogo e diede un banchetto. [23]Ma quando fu
sera, egli prese la figlia Lia e la condusse da lui ed egli si unì a
lei. [24]Làbano diede la propria schiava Zilpa alla figLia, come
schiava. [25]Quando fu mattina... ecco era Lia! Allora Giacobbe
disse a Làbano: «Che mi hai fatto? Non è forse per Rachele che sono
stato al tuo servizio? Perché mi hai ingannato?». [26]Rispose Làbano:
«Non si usa far così nel nostro paese, dare, cioè, la più piccola
prima della maggiore. [27]Finisci questa settimana nuziale, poi
ti darò anche quest'altra per il servizio che tu presterai presso di me
per altri sette anni». [28]Giacobbe fece così: terminò la
settimana nuziale e allora Làbano gli diede in moglie la figlia
Rachele. [29]Làbano diede alla figlia Rachele la propria schiava
Bila, come schiava. [30]Egli si unì anche a Rachele e amò
Rachele più di Lia. Fu ancora al servizio di lui per altri sette anni.
I figli di Giacobbe
[31]Ora il Signore, vedendo che Lia veniva trascurata, la rese
feconda, mentre Rachele rimaneva sterile. [32]Così Lia concepì
e partorì un figlio e lo chiamò Ruben, perché disse: «Il Signore ha
visto la mia umiliazione; certo, ora mio marito mi amerà». [33]Poi
concepì ancora un figlio e disse: «Il Signore ha udito che io ero
trascurata e mi ha dato anche questo». E lo chiamò Simeone. [34]Poi
concepì ancora e partorì un figlio e disse: «Questa volta mio marito
mi si affezionerà, perché gli ho partorito tre figli». Per questo lo
chiamò Levi. [35]Concepì ancora e partorì un figlio e disse:
«Questa volta loderò il Signore». Per questo lo chiamò Giuda. Poi
cessò di avere figli.
Genesi - Capitolo 30
[1]Rachele, vedendo che non le era concesso di procreare figli
a Giacobbe, divenne gelosa della sorella e disse a Giacobbe: «Dammi dei
figli, se no io muoio!». [2]Giacobbe s'irritò contro Rachele e
disse: «Tengo forse io il posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto
del grembo?». [3]Allora essa rispose: «Ecco la mia serva Bila:
unisciti a lei, così che partorisca sulle mie ginocchia e abbia anch'io
una mia prole per mezzo di lei». [4]Così essa gli diede in
moglie la propria schiava Bila e Giacobbe si unì a lei. [5]Bila
concepì e partorì a Giacobbe un figlio. [6]Rachele disse: «Dio
mi ha fatto giustizia e ha anche ascoltato la mia voce, dandomi un
figlio». Per questo essa lo chiamò Dan. [7]Poi Bila, la schiava
di Rachele, concepì ancora e partorì a Giacobbe un secondo figlio. [8]Rachele
disse: «Ho sostenuto contro mia sorella lotte difficili e ho vinto!».
Perciò lo chiamò Nèftali.
[9]Allora Lia, vedendo che aveva cessato di aver figli, prese
la propria schiava Zilpa e la diede in moglie e Giacobbe. [10]Zilpa,
la schiava di Lia, partorì a Giacobbe un figlio. [11]Lia disse:
«Per fortuna!» e lo chiamò Gad. [12]Poi Zilpa, la schiava di
Lia, partorì un secondo figlio a Giacobbe. [13]Lia disse: «Per
mia felicità! Perché le donne mi diranno felice». Perciò lo chiamò
Aser.
[14]Al tempo della mietitura del grano, Ruben uscì e trovò
mandragore, che portò alla madre Lia. Rachele disse a Lia: «Dammi un pò
delle mandragore di tuo figlio». [15]Ma Lia rispose: «E' forse
poco che tu mi abbia portato via il marito perché voglia portar via
anche le mandragore di mio figlio?». Riprese Rachele: «Ebbene, si
corichi pure con te questa notte, in cambio delle mandragore di tuo
figlio». [16]Alla sera, quando Giacobbe arrivò dalla campagna,
Lia gli uscì incontro e gli disse: «Da me devi venire, perché io ho
pagato il diritto di averti con le mandragore di mio figlio». Così
egli si coricò con lei quella notte. [17]Il Signore esaudì Lia,
la quale concepì e partorì a Giacobbe un quinto figlio. [18]Lia
disse: «Dio mi ha dato il mio salario, per avere io dato la mia schiava
a mio marito». Perciò lo chiamò Issacar. [19]Poi Lia concepì
e partorì ancora un sesto figlio a Giacobbe. [20]Lia disse: «Dio
mi ha fatto un bel regalo: questa volta mio marito mi preferirà, perché
gli ho partorito sei figli». Perciò lo chiamò Zàbulon. [21]In
seguito partorì una figlia e la chiamò Dina.
[22]Poi Dio si ricordò anche di Rachele; Dio la esaudì e la
rese feconda. [23]Essa concepì e partorì un figlio e disse: «Dio
ha tolto il mio disonore». [24]E lo chiamò Giuseppe dicendo: «Il
Signore mi aggiunga un altro figlio!».
Come si è arricchito Giacobbe
[25]Dopo che Rachele ebbe partorito Giuseppe, Giacobbe disse a
Làbano: «Lasciami andare e tornare a casa mia, nel mio paese. [26]Dammi
le mogli, per le quali ti ho servito, e i miei bambini perché possa
partire: tu conosci il servizio che ti ho prestato». [27]Gli
disse Làbano: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi... Per divinazione
ho saputo che il Signore mi ha benedetto per causa tua». [28]E
aggiunse: «Fissami il tuo salario e te lo darò». [29]Gli
rispose: «Tu stesso sai come ti ho servito e quanti sono diventati i
tuoi averi per opera mia. [30]Perché il poco che avevi prima
della mia venuta è cresciuto oltre misura e il Signore ti ha benedetto
sui miei passi. Ma ora, quando lavorerò anch'io per la mia casa?». [31]Riprese
Làbano: «Che ti devo dare?». Giacobbe rispose: «Non mi devi nulla;
se tu farai per me quanto ti dico, ritornerò a pascolare il tuo gregge
e a custodirlo. [32]Oggi passerò fra tutto il tuo bestiame;
metti da parte ogni capo di colore scuro tra le pecore e ogni capo
chiazzato e punteggiato tra le capre: sarà il mio salario. [33]In
futuro la mia stessa onestà risponderà per me; quando verrai a
verificare il mio salario, ogni capo che non sarà punteggiato o
chiazzato tra le capre e di colore scuro tra le pecore, se si troverà
presso di me, sarà come rubato». [34]Làbano disse: «Bene, sia
come tu hai detto!». [35]In quel giorno mise da parte i capri
striati e chiazzati e tutte le capre punteggiate e chiazzate, ogni capo
che aveva del bianco e ogni capo di colore scuro tra le pecore. Li affidò
ai suoi figli [36]e stabilì una distanza di tre giorni di
cammino tra sé e Giacobbe, mentre Giacobbe pascolava l'altro bestiame
di Làbano.
[37]Ma Giacobbe prese rami freschi di pioppo, di mandorlo e di
platano, ne intagliò la corteccia a strisce bianche, mettendo a nudo il
bianco dei rami. [38]Poi egli mise i rami così scortecciati nei
truogoli agli abbeveratoi dell'acqua, dove veniva a bere il bestiame,
proprio in vista delle bestie, le quali si accoppiavano quando venivano
a bere. [39]Così le bestie si accoppiarono di fronte ai rami e
le capre figliarono capretti striati, punteggiati e chiazzati. [40]Quanto
alle pecore, Giacobbe le separò e fece sì che le bestie avessero
davanti a sé gli animali striati e tutti quelli di colore scuro del
gregge di Làbano. E i branchi che si era così costituiti per conto
suo, non li mise insieme al gregge di Làbano.
[41]Ogni qualvolta si accoppiavano bestie robuste, Giacobbe
metteva i rami nei truogoli in vista delle bestie, per farle concepire
davanti ai rami. [42]Quando invece le bestie erano deboli, non li
metteva. Così i capi di bestiame deboli erano per Làbano e quelli
robusti per Giacobbe. [43]Egli si arricchì oltre misura e
possedette greggi in grande quantità, schiave e schiavi, cammelli e
asini.
Genesi - Capitolo 31
Fuga di Giacobbe
[1]Ma Giacobbe venne a sapere che i figli di Làbano dicevano:
«Giacobbe si è preso quanto era di nostro padre e con quanto era di
nostro padre si è fatta tutta questa fortuna». [2]Giacobbe
osservò anche la faccia di Làbano e si accorse che non era più verso
di lui come prima. [3]Il Signore disse a Giacobbe: «Torna al
paese dei tuoi padri, nella tua patria e io sarò con te». [4]Allora
Giacobbe mandò a chiamare Rachele e Lia, in campagna presso il suo
gregge [5]e disse loro: «Io mi accorgo dal volto di vostro padre
che egli verso di me non è più come prima; eppure il Dio di mio padre
è stato con me. [6]Voi stesse sapete che io ho servito vostro
padre con tutte le forze, [7]mentre vostro padre si è beffato di
me e ha cambiato dieci volte il mio salario; ma Dio non gli ha permesso
di farmi del male. [8]Se egli diceva: Le bestie punteggiate
saranno il tuo salario, tutto il gregge figliava bestie punteggiate; se
diceva: Le bestie striate saranno il tuo salario, allora tutto il gregge
figliava bestie striate. [9]Così Dio ha sottratto il bestiame a
vostro padre e l'ha dato a me. [10]Una volta, quando il piccolo
bestiame va in calore, io in sogno alzai gli occhi e vidi che i capri in
procinto di montare le bestie erano striati, punteggiati e chiazzati. [11]L'angelo
di Dio mi disse in sogno: Giacobbe! Risposi: Eccomi. [12]Riprese:
Alza gli occhi e guarda: tutti i capri che montano le bestie sono
striati, punteggiati e chiazzati, perché ho visto quanto Làbano ti fa.
[13]Io sono il Dio di Betel, dove tu hai unto una stele e dove mi
hai fatto un voto. Ora alzati, parti da questo paese e torna nella tua
patria!». [14]Rachele e Lia gli risposero: «Abbiamo forse
ancora una parte o una eredità nella casa di nostro padre? [15]Non
siamo forse tenute in conto di straniere da parte sua, dal momento che
ci ha vendute e si è anche mangiato il nostro danaro? [16]Tutta
la ricchezza che Dio ha sottratto a nostro padre è nostra e dei nostri
figli. Ora fà pure quanto Dio ti ha detto».
[17]Allora Giacobbe si alzò, caricò i figli e le mogli sui
cammelli [18]e condusse via tutto il bestiame e tutti gli averi
che si era acquistati, il bestiame che si era acquistato in Paddan-Aram,
per ritornare da Isacco, suo padre, nel paese di Canaan. [19]Làbano
era andato a tosare il gregge e Rachele rubò gli idoli che
appartenevano al padre. [20]Giacobbe eluse l'attenzione di Làbano
l'Arameo, non avvertendolo che stava per fuggire; [21]così potè
andarsene con tutti i suoi averi. Si alzò dunque, passò il fiume e si
diresse verso le montagne di Gàlaad.
Labano insegue Giacobbe
[22]Al terzo giorno fu riferito a Làbano che Giacobbe era
fuggito. [23]Allora egli prese con sé i suoi parenti, lo inseguì
per sette giorni di cammino e lo raggiunse sulle montagne di Gàlaad. [24]Ma
Dio venne da Làbano l'Arameo in un sogno notturno e gli disse: «Bada
di non dir niente a Giacobbe, proprio nulla!». [25]Làbano andò
dunque a raggiungere Giacobbe; ora Giacobbe aveva piantato la tenda
sulle montagne e Làbano si era accampato con i parenti sulle montagne
di Gàlaad. [26]Disse allora Làbano a Giacobbe: «Che hai fatto?
Hai eluso la mia attenzione e hai condotto via le mie figlie come
prigioniere di guerra! [27]Perché sei fuggito di nascosto, mi
hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con festa e
con canti, a suon di timpani e di cetre! [28]E non mi hai
permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Certo hai agito in
modo insensato. [29]Sarebbe in mio potere di farti del male, ma
il Dio di tuo padre mi ha parlato la notte scorsa: Bada di non dir
niente a Giacobbe, né in bene né in male! [30]Certo, sei
partito perché soffrivi di nostalgia per la casa di tuo padre; ma perché
mi hai rubato i miei dei?». [31]Giacobbe rispose a Làbano e
disse: «Perché avevo paura e pensavo che mi avresti tolto con la forza
le tue figlie. [32]Ma quanto a colui presso il quale tu troverai
i tuoi dei, non resterà in vita! Alla presenza dei nostri parenti
riscontra quanto vi può essere di tuo presso di me e prendilo».
Giacobbe non sapeva che li aveva rubati Rachele. [33]Allora Làbano
entrò nella tenda di Giacobbe e poi nella tenda di Lia e nella tenda
delle due schiave, ma non trovò nulla. Poi uscì dalla tenda di Lia ed
entrò nella tenda di Rachele. [34]Rachele aveva preso gli idoli
e li aveva messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra,
così Làbano frugò in tutta la tenda, ma non li trovò. [35]Essa
parlò al padre: «Non si offenda il mio signore se io non posso alzarmi
davanti a te, perché ho quello che avviene di regola alle donne». Làbano
cercò dunque il tutta la tenda e non trovò gli idoli.
[36]Giacobbe allora si adirò e apostrofò Làbano, al quale
disse: «Qual è il mio delitto, qual è il mio peccato, perché ti sia
messo a inseguirmi? [37]Ora che hai frugato tra tutti i miei
oggetti, che hai trovato di tutte le robe di casa tua? Mettilo qui
davanti ai miei e tuoi parenti e siano essi giudici tra noi due. [38]Vent'anni
ho passato con te: le tue pecore e le tue capre non hanno abortito e i
montoni del tuo gregge non ho mai mangiato. [39]Nessuna bestia
sbranata ti ho portato: io ne compensavo il danno e tu reclamavi da me
ciò che veniva rubato di giorno e ciò che veniva rubato di notte. [40]Di
giorno mi divorava il caldo e di notte il gelo e il sonno fuggiva dai
miei occhi. [41]Vent'anni sono stato in casa tua: ho servito
quattordici anni per le tue due figlie e sei anni per il tuo gregge e tu
hai cambiato il mio salario dieci volte. [42]Se non fosse stato
con me il Dio di mio padre, il Dio di Abramo e il Terrore di Isacco, tu
ora mi avresti licenziato a mani vuote; ma Dio ha visto la mia
afflizione e la fatica delle mie mani e la scorsa notte egli ha fatto da
arbitro».
Accordo tra Giacobbe e Labano
[43]Làbano allora rispose e disse a Giacobbe: «Queste figlie
sono mie figlie e questi figli sono miei figli; questo bestiame è il
mio bestiame e quanto tu vedi è mio. E che potrei fare oggi a queste
mie figlie o ai figli che esse hanno messi al mondo? [44]Ebbene,
vieni, concludiamo un'alleanza io e te e ci sia un testimonio tra me e
te». [45]Giacobbe prese una pietra e la eresse come una stele. [46]Poi
disse ai suoi parenti: «Raccogliete pietre», e quelli presero pietre e
ne fecero un mucchio. Poi mangiarono là su quel mucchio. [47]Làbano
lo chiamò Iegar-Saaduta, mentre Giacobbe lo chiamò Gal-Ed. [48]Làbano
disse: «Questo mucchio sia oggi un testimonio tra me e te»; per questo
lo chiamò Gal-Ed [49]e anche Mizpa, perché disse: «Il Signore
starà di vedetta tra me e te, quando noi non ci vedremo più l'un
l'altro. [50]Se tu maltratterai le mie figlie e se prenderai
altre mogli oltre le mie figlie, non un uomo sarà con noi, ma bada, Dio
sarà testimonio tra me e te». [51]Soggiunse Làbano a Giacobbe:
«Ecco questo mucchio ed ecco questa stele, che io ho eretta tra me e
te. [52]Questo mucchio è testimonio e questa stele è testimonio
che io giuro di non oltrepassare questo mucchio dalla tua parte e che tu
giuri di non oltrepassare questo mucchio e questa stele dalla mia parte
per fare il male. [53]Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor siano
giudici tra di noi». Giacobbe giurò per il Terrore di suo padre
Isacco. [54]Poi offrì un sacrificio sulle montagne e invitò i
suoi parenti a prender cibo. Essi mangiarono e passarono la notte sulle
montagne.
Genesi - Capitolo 32
[1]Alla mattina per tempo Làbano si alzò, baciò i figli e
le figlie e li benedisse. Poi partì e ritornò a casa.
[2]Mentre Giacobbe continuava il viaggio, gli si fecero
incontro gli angeli di Dio. [3]Giacobbe al vederli disse: «Questo
è l'accampamento di Dio» e chiamò quel luogo Macanaim.
Giacobbe prepara l'incontro con Esaù
[4]Poi Giacobbe mandò avanti a sé alcuni messaggeri al
fratello Esaù, nel paese di Seir, la campagna di Edom. [5]Diede
loro questo comando: «Direte al mio signore Esaù: Dice il tuo servo
Giacobbe: Sono stato forestiero presso Làbano e vi sono restato fino ad
ora. [6]Sono venuto in possesso di buoi, asini e greggi, di
schiavi e schiave. Ho mandato ad informarne il mio signore, per trovare
grazia ai suoi occhi». [7]I messaggeri tornarono da Giacobbe,
dicendo: «Siamo stati da tuo fratello Esaù; ora egli stesso sta
venendoti incontro e ha con sé quattrocento uomini». [8]Giacobbe
si spaventò molto e si sentì angosciato; allora divise in due
accampamenti la gente che era con lui, il gregge, gli armenti e i
cammelli. [9]Pensò infatti: «Se Esaù raggiunge un accampamento
e lo batte, l'altro accampamento si salverà». [10]Poi Giacobbe
disse: «Dio del mio padre Abramo e Dio del mio padre Isacco, Signore,
che mi hai detto: Ritorna al tuo paese, nella tua patria e io ti farò
del bene, [11]io sono indegno di tutta la benevolenza e di tutta
la fedeltà che hai usato verso il tuo servo. Con il mio bastone
soltanto avevo passato questo Giordano e ora sono divenuto tale da
formare due accampamenti. [12]Salvami dalla mano del mio fratello
Esaù, perché io ho paura di lui: egli non arrivi e colpisca me e
tutti, madre e bambini! [13]Eppure tu hai detto: Ti farò del
bene e renderò la tua discendenza come la sabbia del mare, tanto
numerosa che non si può contare». [14]Giacobbe rimase in quel
luogo a passare la notte. Poi prese, di ciò che gli capitava tra mano,
di che fare un dono al fratello Esaù: [15]duecento capre e venti
capri, duecento pecore e venti montoni, [16]trenta cammelle
allattanti con i loro piccoli, quaranta giovenche e dieci torelli, venti
asine e dieci asinelli. [17]Egli affidò ai suoi servi i singoli
branchi separatamente e disse loro: «Passate davanti a me e lasciate un
certo spazio tra un branco e l'altro». [18]Diede questo ordine
al primo: «Quando ti incontrerà Esaù, mio fratello, e ti domanderà:
Di chi sei tu? Dove vai? Di chi sono questi animali che ti camminano
davanti?, [19]tu risponderai: Del tuo fratello Giacobbe: è un
dono inviato al mio signore Esaù; ecco egli stesso ci segue». [20]Lo
stesso ordine diede anche al secondo e anche al terzo e a quanti
seguivano i branchi: «Queste parole voi rivolgerete ad Esaù quando lo
troverete; [21]gli direte: Anche il tuo servo Giacobbe ci segue».
Pensava infatti: «Lo placherò con il dono che mi precede e in seguito
mi presenterò a lui; forse mi accoglierà con benevolenza». [22]Così
il dono passò prima di lui, mentr'egli trascorse quella notte
nell'accampamento.
La lotta con Dio
[23]Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le
due schiave, i suoi undici figli e passò il guado dello Iabbok. [24]Li
prese, fece loro passare il torrente e fece passare anche tutti i suoi
averi. [25]Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino
allo spuntare dell'aurora. [26]Vedendo che non riusciva a
vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del
femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. [27]Quegli
disse: «Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora». Giacobbe
rispose: «Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!». [28]Gli
domandò: «Come ti chiami?». Rispose: «Giacobbe». [29]Riprese:
«Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con
Dio e con gli uomini e hai vinto!». [30]Giacobbe allora gli
chiese: «Dimmi il tuo nome». Gli rispose: «Perché mi chiedi il nome?».
E qui lo benedisse. [31]Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel
«Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è
rimasta salva». [32]Spuntava il sole, quando Giacobbe passò
Penuel e zoppicava all'anca. [33]Per questo gli Israeliti, fino
ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che è sopra l'articolazione
del femore, perché quegli aveva colpito l'articolazione del femore di
Giacobbe nel nervo sciatico.
Genesi - Capitolo 33
L'incontro con Esaù
[1]Poi Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù che
aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i figli tra Lia,
Rachele e le due schiave; [2]mise in testa le schiave con i loro
figli, più indietro Lia con i suoi figli e più indietro Rachele e
Giuseppe. [3]Egli passò davanti a loro e si prostrò sette volte
fino a terra, mentre andava avvicinandosi al fratello. [4]Ma Esaù
gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e
piansero. [5]Poi alzò gli occhi e vide le donne e i fanciulli e
disse: «Chi sono questi con te?». Rispose: «Sono i figli di cui Dio
ha favorito il tuo servo». [6]Allora si fecero avanti le schiave
con i loro figli e si prostrarono. [7]Poi si fecero avanti anche
Lia e i suoi figli e si prostrarono e infine si fecero avanti Rachele e
Giuseppe e si prostrarono. [8]Domandò ancora: «Che è tutta
questa carovana che ho incontrata?». Rispose: «E' per trovar grazia
agli occhi del mio signore». [9]Esaù disse: «Ne ho abbastanza
del mio, fratello, resti per te quello che è tuo!». [10]Ma
Giacobbe disse: «No, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla
mia mano il mio dono, perché appunto per questo io sono venuto alla tua
presenza, come si viene alla presenza di Dio, e tu mi hai gradito. [11]Accetta
il mio dono augurale che ti è stato presentato, perché Dio mi ha
favorito e sono provvisto di tutto!». Così egli insistette e quegli
accettò.
Giacobbe si separa da Esaù
[12]Poi Esaù disse: «Leviamo l'accampamento e mettiamoci in
viaggio: io camminerò davanti a te». [13]Gli rispose: «Il mio
signore sa che i fanciulli sono delicati e che ho a mio carico i greggi
e gli armenti che allattano: se si affaticano anche un giorno solo,
tutte le bestie moriranno. [14]Il mio signore passi prima del suo
servo, mentre io mi sposterò a tutto mio agio, al passo di questo
bestiame che mi precede e al passo dei fanciulli, finché arriverò
presso il mio signore a Seir». [15]Disse allora Esaù: «Almeno
possa lasciare con te una parte della gente che ho con me!». Rispose:
«Ma perché? Possa io solo trovare grazia agli occhi del mio signore!».
[16]Così in quel giorno stesso Esaù ritornò sul suo cammino
verso Seir. [17]Giacobbe invece si trasportò a Succot, dove
costruì una casa per sé e fece capanne per il gregge. Per questo chiamò
quel luogo Succot.
Arrivo a Sichem
[18]Giacobbe arrivò sano e salvo alla città di Sichem, che
è nel paese di Canaan, quando tornò da Paddan-Aram e si accampò di
fronte alla città. [19]Poi acquistò dai figli di Camor, padre
di Sichem, per cento pezzi d'argento, quella porzione di campagna dove
aveva piantato la tenda. [20]Ivi eresse un altare e lo chiamò «El,
Dio d'Israele».
Genesi - Capitolo 34
Violenza fatta a Dina
[1]Dina, la figlia che Lia aveva partorita a Giacobbe, uscì a
vedere le ragazze del paese. [2]Ma la vide Sichem, figlio di
Camor l'Eveo, principe di quel paese, e la rapì, si unì a lei e le
fece violenza. [3]Egli rimase legato a Dina, figlia di Giacobbe;
amò la fanciulla e le rivolse parole di conforto. [4]Poi disse a
Camor suo padre: «Prendimi in moglie questa ragazza». [5]Intanto
Giacobbe aveva saputo che quegli aveva disonorato Dina, sua figlia, ma i
suoi figli erano in campagna con il suo bestiame. Giacobbe tacque fino
al loro arrivo.
Accordo matrimoniale con i Sichemiti
[6]Venne dunque Camor, padre di Sichem, da Giacobbe per
parlare con lui. [7]Quando i figli di Giacobbe tornarono dalla
campagna, sentito l'accaduto, ne furono addolorati e s'indignarono
molto, perché quelli aveva commesso un'infamia in Israele, unendosi
alla figlia di Giacobbe: così non si doveva fare!
[8]Camor disse loro: «Sichem, mio figlio, è innamorato della
vostra figlia; dategliela in moglie! [9]Anzi, alleatevi con noi:
voi darete a noi le vostre figlie e vi prenderete per voi le nostre
figlie. [10]Abiterete con noi e il paese sarà a vostra
disposizione; risiedetevi, percorretelo in lungo e in largo e acquistate
proprietà in esso». [11]Poi Sichem disse al padre e ai fratelli
di lei: «Possa io trovare grazia agli occhi vostri; vi darò quel che
mi direte. [12]Alzate pure molto a mio carico il prezzo nuziale e
il valore del dono; vi darò quanto mi chiederete, ma datemi la giovane
in moglie!».
[13]Allora i figli di Giacobbe risposero a Sichem e a suo
padre Camor e parlarono con astuzia, perché quegli aveva disonorato la
loro sorella Dina. [14]Dissero loro: «Non possiamo fare questo,
dare cioè la nostra sorella ad un uomo non circonciso, perché ciò
sarebbe un disonore per noi. [15]Solo a questa condizione
acconsentiremo alla vostra richiesta, se cioè voi diventerete come noi,
circoncidendo ogni vostro maschio. [16]Allora noi vi daremo le
nostre figlie e ci prenderemo le vostre, abiteremo con voi e diventeremo
un solo popolo. [17]Ma se voi non ci ascoltate a proposito della
nostra circoncisione, allora prenderemo la nostra figlia e ce ne andremo».
[18]Le loro parole piacquero a Camor e a Sichem, figlio di
Camor. [19]Il giovane non indugiò ad eseguire la cosa, perché
amava la figlia di Giacobbe; d'altra parte era il più onorato di tutto
il casato di suo padre. [20]Vennero dunque Camor e il figlio
Sichem alla porta della loro città e parlarono agli uomini della città:
[21]«Questi uomini sono gente pacifica: abitino pure con noi nel
paese e lo percorrano in lungo e in largo; esso è molto ampio per loro
in ogni direzione. Noi potremo prendere per mogli le loro figlie e
potremo dare a loro le nostre. [22]Ma solo ad una condizione
questi uomini acconsentiranno ad abitare con noi, a diventare un sol
popolo: se cioè noi circoncidiamo ogni nostro maschio come loro stessi
sono circoncisi. [23]I loro armenti, la loro ricchezza e tutto il
loro bestiame non saranno forse nostri? Accontentiamoli dunque e possano
abitare con noi!». [24]Allora quanti avevano accesso alla porta
della sua città ascoltarono Camor e il figlio Sichem: tutti i maschi,
quanti avevano accesso alla porta della città, si fecero circoncidere.
Vendetta di Simeone e di Levi
[25]Ma il terzo giorno, quand'essi erano sofferenti, i due
figli di Giacobbe, Simeone e Levi, i fratelli di Dina, presero ciascuno
una spada, entrarono nella città con sicurezza e uccisero tutti i
maschi. [26]Passarono così a fil di spada Camor e suo figlio
Sichem, portarono via Dina dalla casa di Sichem e si allontanarono. [27]I
figli di Giacobbe si buttarono sui cadaveri e saccheggiarono la città,
perché quelli avevano disonorato la loro sorella. [28]Presero
così i loro greggi e i loro armenti, i loro asini e quanto era nella
città e nella campagna. [29]Portarono via come bottino tutte le
loro ricchezze, tutti i loro bambini e le loro donne e saccheggiarono
quanto era nelle case. [30]Allora Giacobbe disse a Simeone e a
Levi: «Voi mi avete messo in difficoltà, rendendomi odioso agli
abitanti del paese, ai Cananei e ai Perizziti, mentre io ho pochi
uomini; essi si raduneranno contro di me, mi vinceranno e io sarò
annientato con la mia casa». [31]Risposero: «Si tratta forse la
nostra sorella come una prostituta?».
Genesi - Capitolo 35
Giacobbe a Betel
[1]Dio disse a Giacobbe: «Alzati, và a Betel e abita là;
costruisci in quel luogo un altare al Dio che ti è apparso quando
fuggivi Esaù, tuo fratello». [2]Allora Giacobbe disse alla sua
famiglia e a quanti erano con lui: «Eliminate gli dei stranieri che
avete con voi, purificatevi e cambiate gli abiti. [3]Poi
alziamoci e andiamo a Betel, dove io costruirò un altare al Dio che mi
ha esaudito al tempo della mia angoscia e che è stato con me nel
cammino che ho percorso». [4]Essi consegnarono a Giacobbe tutti
gli dei stranieri che possedevano e i pendenti che avevano agli orecchi;
Giacobbe li sotterrò sotto la quercia presso Sichem.
[5]Poi levarono l'accampamento e un terrore molto forte assalì
i popoli che stavano attorno a loro, così che non inseguirono i figli
di Giacobbe. [6]Giacobbe e tutta la gente ch'era con lui
arrivarono a Luz, cioè Betel, che è nel paese di Canaan. [7]Qui
egli costruì un altare e chiamò quel luogo «El-Betel», perché là
Dio gli si era rivelato, quando sfuggiva al fratello. [8]Allora
morì Dèbora, la nutrice di Rebecca, e fu sepolta al disotto di Betel,
ai piedi della quercia, che perciò si chiamò Quercia del Pianto.
[9]Dio apparve un'altra volta a Giacobbe, quando tornava da
Paddan-Aram, e lo benedisse. [10]Dio gli disse:
«Il tuo nome è Giacobbe.
Non ti chiamerai più Giacobbe,
ma Israele sarà il tuo nome».
Così lo si chiamò Israele. [11]Dio gli disse:
«Io sono Dio onnipotente.
Sii fecondo e diventa numeroso,
popolo e assemblea di popoli
verranno da te,
re usciranno dai tuoi fianchi.
[12]Il paese che ho concesso
ad Abramo e a Isacco
darò a te
e alla tua stirpe dopo di te
darò il paese».
[13]Dio scomparve da lui, nel luogo dove gli aveva parlato. [14]Allora
Giacobbe eresse una stele, dove gli aveva parlato, una stele di pietra,
e su di essa fece una libazione e versò olio. [15]Giacobbe chiamò
Betel il luogo dove Dio gli aveva parlato.
Nascita di Beniamino e morte di Rachele
[16]Poi levarono l'accampamento da Betel. Mancava ancora un
tratto di cammino per arrivare ad Efrata, quando Rachele partorì ed
ebbe un parto difficile. [17]Mentre penava a partorire, la
levatrice le disse: «Non temere: anche questo è un figlio!». [18]Mentre
esalava l'ultimo respiro, perché stava morendo, essa lo chiamò Ben-Oni,
ma suo padre lo chiamò Beniamino. [19]Così Rachele morì e fu
sepolta lungo la strada verso Efrata, cioè Betlemme. [20]Giacobbe
eresse sulla sua tomba una stele. Questa stele della tomba di Rachele
esiste fino ad oggi.
Incesto di Ruben
[21]Poi Israele levò l'accampamento e piantò la tenda al di
là di Migdal-Eder. [22]Mentre Israele abitava in quel paese,
Ruben andò a unirsi con Bila, concubina del padre, e Israele lo venne a
sapere.
I dodici figli di Giacobbe
I figli di Giacobbe furono dodici. [23]I figli di Lia: il
primogenito di Giacobbe, Ruben, poi Simeone, Levi, Giuda, Issacar e Zàbulon.
[24]I figli di Rachele: Giuseppe e Beniamino. [25]I figli
di Bila, schiava di Rachele: Dan e Nèftali. [26]I figli di Zilpa,
schiava di Lia: Gad e Aser. Questi sono i figli di Giacobbe che gli
nacquero in Paddan-Aram.
Morte di Isacco
[27]Poi Giacobbe venne da suo padre Isacco a Mamre, a
Kiriat-Arba, cioè Ebron, dove Abramo e Isacco avevano soggiornato come
forestieri. [28]Isacco raggiunse l'età di centottat'anni. [29]Poi
Isacco spirò, morì e si riunì al suo parentado, vecchio e sazio di
giorni. Lo seppellirono i suoi figli Esaù e Giacobbe.
Genesi - Capitolo 36
Mogli e figli di Esaù in Canaan
[1]Questa è la discendenza di Esaù, cioè Edom. [2]Esaù
prese le mogli tra le figlie dei Cananei: Ada, figlia di Elon, l'Hittita;
Oolibama, figlia di Ana, figlio di Zibeon, l'Hurrita; [3]Basemat,
figlia di Ismaele, sorella di Nebaiòt. [4]Ada partorì ad Esaù
Elifaz, Basemat partorì Reuel, [5]Oolibama partorì Ieus, Iaalam
e Core. Questi sono i figli di Esaù, che gli nacquero nel paese di
Canaan.
Migrazione di Esaù
[6]Poi Esaù prese le mogli e i figli e le figlie e tutte le
persone della sua casa, il suo gregge e tutto il suo bestiame e tutti i
suoi beni che aveva acquistati nel paese di Canaan e andò nel paese di
Seir, lontano dal fratello Giacobbe. [7]Infatti i loro
possedimenti erano troppo grandi perché essi potessero abitare insieme
e il territorio, dove essi soggiornavano, non poteva sostenerli per
causa del loro bestiame. [8]Così Esaù si stabilì sulle
montagne di Seir. Ora Esaù è Edom.
Discendenza di Esaù in Seir
[9]Questa è la discendenza di Esaù, padre degli Idumei,
nelle montagne di Seir. [10]Questi sono i nomi dei figli di Esaù:
Elifaz, figlio di Ada, moglie di Esaù; Reuel, figlio di Basemat, moglie
di Esaù. [11]I figli di Elifaz furono: Teman, Omar, Zefo, Gatam,
Kenaz. [12]Elifaz, figlio di Esaù, aveva per concubina Timna, la
quale ad Elifaz partorì Amalek. Questi sono i figli di Ada, moglie di
Esaù. [13]Questi sono i figli di Reuel: Naat e Zerach, Samma e
Mizza. Questi furono i figli di Basemat, moglie di Esaù. [14]Questi
furono i figli di Oolibama, moglie di Esaù, figlia di Ana, figlio di
Zibeon; essa partorì a Esaù Ieus, Iaalam e Core.
I capi di Edom
[15]Questi sono i capi dei figli di Esaù: i figli di Elifaz
primogenito di Esaù: il capo di Teman, il capo di Omar, il capo di Zefo,
il capo di Kenaz, [16]il capo di Core, il capo di Gatam, il capo
di Amalek. Questi sono i capi di Elifaz nel paese di Edom: questi sono i
figli di Ada.
[17]Questi i figli di Reuel, figlio di Esaù: il capo di Naat,
il capo di Zerach, il capo di Samma, il capo di Mizza. Questi sono i
capi di Reuel nel paese di Edom; questi sono i figli di Basemat, moglie
di Esaù.
[18]Questi sono i figli di Oolibama, moglie di Esaù: il capo
di Ieus, il capo di Iaalam, il capo di Core. Questi sono i capi di
Oolibama, figlia di Ana, moglie di Esaù.
[19]Questi sono i figli di Esaù e questi i loro capi. Egli è
Edom.
Discendenza di Seir l'Hurrita
[20]Questi sono i figli di Seir l'Hurrita, che abitano il
paese: Lotan, Sobal, Zibeon, Ana, [21]Dison, Eser e Disan. Questi
sono i capi degli Hurriti, figli di Seir, nel paese di Edom. [22]I
figli di Lotan furono Ori e Emam e la sorella di Lotan era Timna. [23]I
figli di Sobal sono Alvan, Manacat, Ebal, Sefo e Onam. [24]I
figli di Zibeon sono Aia e Ana; questo è l'Ana che trovò le sorgenti
calde nel deserto, mentre pascolava gli asini del padre Zibeon. [25]I
figli di Ana sono Dison e Oolibama, figlia di Ana. [26]I figli di
Dison sono Emdam, Esban, Itran e Cheran. [27]I figli di Eser sono
Bilan, Zaavan e Akan. [28]I figli di Disan sono Uz e Aran. [29]Questi
sono i capi degli Hurriti: il capo di Lotan, il capo di Sobal, il capo
di Zibeon, il capo di Ana, [30]il capo di Dison, il capo di Eser,
il capo di Disan. Questi sono i capi degli Hurriti, secondo le loro tribù
nel paese di Seir.
I re di Edom
[31]Questi sono i re che regnarono nel paese di Edom, prima
che regnasse un re degli Israeliti. [32]Regnò dunque in Edom
Bela, figlio di Beor, e la sua città si chiama Dinaba. [33]Poi
morì Bela e regnò al suo posto Iobab, figlio di Zerach, da Bosra. [34]Poi
morì Iobab e regnò al suo posto Usam, del territorio dei Temaniti. [35]Poi
morì Usam e regnò al suo posto Adad, figlio di Bedad, colui che vinse
i Madianiti nelle steppe di Moab; la sua città si chiama Avit. [36]Poi
morì Adad e regnò al suo posto Samla da Masreka. [37]Poi morì
Samla e regnò al suo posto Saul da Recobot-Naar. [38]Poi morì
Saul e regnò al suo posto Baal-Canan, figlio di Acbor. [39]Poi
morì Baal-Canan, figlio di Acbor, e regnò al suo posto Adar: la sua
città si chiama Pau e la moglie si chiamava Meetabel, figlia di Matred,
da Me-Zaab.
Ancora i capi di Edom
[40]Questi sono i nomi dei capi di Esaù, secondo le loro
famiglie, le loro località, con i loro nomi: il capo di Timna, il capo
di Alva, il capo di Ietet, [41]il capo di Oolibama, il capo di
Ela, il capo di Pinon, [42]il capo di Kenan, il capo di Teman, il
capo di Mibsar, [43]il capo di Magdiel, il capo di Iram. Questi
sono i capi di Edom secondo le loro sedi nel territorio di loro proprietà.
E' appunto questo Esaù il padre degli Idumei.
Genesi - Capitolo 37
[1]Giacobbe si stabilì nel paese dove suo padre era stato
forestiero, nel paese di Canaan.
IV. STORIA DI GIUSEPPE
Giuseppe e i suoi fratelli
[2]Questa è la storia della discendenza di Giacobbe.
Giuseppe all'età di diciassette anni pascolava il gregge con i
fratelli. Egli era giovane e stava con i figli di Bila e i figli di
Zilpa, mogli di suo padre. Ora Giuseppe riferì al loro padre i
pettegolezzi sul loro conto. [3]Israele amava Giuseppe più di
tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli
aveva fatto una tunica dalle lunghe maniche. [4]I suoi fratelli,
vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo
odiavano e non potevano parlargli amichevolmente. [5]Ora Giuseppe
fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancor di più.
[6]Disse dunque loro: «Ascoltate questo sogno che ho fatto. [7]Noi
stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand'ecco il mio covone
si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si
prostrarono davanti al mio». [8]Gli dissero i suoi fratelli: «Vorrai
forse regnare su di noi o ci vorrai dominare?». Lo odiarono ancora di
più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.
[9]Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai
fratelli e disse: «Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna
e undici stelle si prostravano davanti a me». [10]Lo narrò
dunque al padre e ai fratelli e il padre lo rimproverò e gli disse: «Che
sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io e tua madre e i
tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?».
[11]I suoi fratelli perciò erano invidiosi di lui, ma suo
padre tenne in mente la cosa.
Giuseppe venduto dai fratelli
[12]I suoi fratelli andarono a pascolare il gregge del loro
padre a Sichem. [13]Israele disse a Giuseppe: «Sai che i tuoi
fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio mandare da loro».
Gli rispose: «Eccomi!». [14]Gli disse: «Và a vedere come
stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi torna a riferirmi».
Lo fece dunque partire dalla valle di Ebron ed egli arrivò a Sichem. [15]Mentr'egli
andava errando per la campagna, lo trovò un uomo, che gli domandò: «Che
cerchi?». [16]Rispose: «Cerco i miei fratelli. Indicami dove si
trovano a pascolare». [17]Quell'uomo disse: «Hanno tolto le
tende di qui, infatti li ho sentiti dire: Andiamo a Dotan». Allora
Giuseppe andò in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. [18]Essi
lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono
di farlo morire. [19]Si dissero l'un l'altro: «Ecco, il
sognatore arriva! [20]Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in qualche
cisterna! Poi diremo: Una bestia feroce l'ha divorato! Così vedremo che
ne sarà dei suoi sogni!». [21]Ma Ruben sentì e volle salvarlo
dalle loro mani, dicendo: «Non togliamogli la vita». [22]Poi
disse loro: «Non versate il sangue, gettatelo in questa cisterna che è
nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»; egli intendeva
salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre. [23]Quando
Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della
sua tunica, quella tunica dalle lunghe maniche ch'egli indossava, [24]poi
lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota,
senz'acqua. [25]Poi sedettero per prendere cibo. Quando ecco,
alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti
da Galaad, con i cammelli carichi di resina, di balsamo e di laudano,
che andavano a portare in Egitto. [26]Allora Giuda disse ai
fratelli: «Che guadagno c'è ad uccidere il nostro fratello e a
nasconderne il sangue? [27]Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la
nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra
carne». I suoi fratelli lo ascoltarono.
[28]Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed
estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d'argento
vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in
Egitto. [29]Quando Ruben ritornò alla cisterna, ecco Giuseppe
non c'era più. Allora si stracciò le vesti, [30]tornò dai suoi
fratelli e disse: «Il ragazzo non c'è più, dove andrò io?». [31]Presero
allora la tunica di Giuseppe, scannarono un capro e intinsero la tunica
nel sangue. [32]Poi mandarono al padre la tunica dalle lunghe
maniche e gliela fecero pervenire con queste parole: «L'abbiamo
trovata; riscontra se è o no la tunica di tuo figlio». [33]Egli
la riconobbe e disse: «E' la tunica di mio figlio! Una bestia feroce
l'ha divorato. Giuseppe è stato sbranato». [34]Giacobbe si
stracciò le vesti, si pose un cilicio attorno ai fianchi e fece lutto
sul figlio per molti giorni. [35]Tutti i suoi figli e le sue
figlie vennero a consolarlo, ma egli non volle essere consolato dicendo:
«No, io voglio scendere in lutto dal figlio mio nella tomba». E il
padre suo lo pianse. [36]Intanto i Madianiti lo vendettero in
Egitto a Potifar, consigliere del faraone e comandante delle guardie.
Genesi - Capitolo 38
Storia di Giuda e di Tamar
[1]In quel tempo Giuda si separò dai suoi fratelli e si
stabilì presso un uomo di Adullam, di nome Chira. [2]Qui Giuda
vide la figlia di un Cananeo chiamato Sua, la prese in moglie e si unì
a lei. [3]Essa concepì e partorì un figlio e lo chiamò Er. [4]Poi
concepì ancora e partorì un figlio e lo chiamò Onan. [5]Ancora
un'altra volta partorì un figlio e lo chiamò Sela. Essa si trovava in
Chezib, quando lo partorì.
[6]Giuda prese una moglie per il suo primogenito Er, la quale
si chiamava Tamar. [7]Ma Er, primogenito di Giuda, si rese odioso
al Signore e il Signore lo fece morire. [8]Allora Giuda disse a
Onan: «Unisciti alla moglie del fratello, compi verso di lei il dovere
di cognato e assicura così una posterità per il fratello». [9]Ma
Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni
volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva per terra, per
non dare una posterità al fratello. [10]Ciò che egli faceva non
fu gradito al Signore, il quale fece morire anche lui. [11]Allora
Giuda disse alla nuora Tamar: «Ritorna a casa da tuo padre come vedova
fin quando il mio figlio Sela sarà cresciuto». Perché pensava: «Che
non muoia anche questo come i suoi fratelli!». Così Tamar se ne andò
e ritornò alla casa del padre.
[12]Passarono molti giorni e morì la figlia di Sua, moglie di
Giuda. Quando Giuda ebbe finito il lutto, andò a Timna da quelli che
tosavano il suo gregge e con lui vi era Chira, il suo amico di Adullam. [13]Fu
portata a Tamar questa notizia: «Ecco, tuo suocero va a Timna per la
tosatura del suo gregge». [14]Allora Tamar si tolse gli abiti
vedovili, si coprì con il velo e se lo avvolse intorno, poi si pose a
sedere all'ingresso di Enaim, che è sulla strada verso Timna. Aveva
visto infatti che Sela era ormai cresciuto, ma che lei non gli era stata
data in moglie. [15]Giuda la vide e la credette una prostituta,
perché essa si era coperta la faccia. [16]Egli si diresse su
quella strada verso di lei e disse: «Lascia che io venga con te!». Non
sapeva infatti che quella fosse la sua nuora. Essa disse: «Che mi darai
per venire con me?». [17]Rispose: «Io ti manderò un capretto
del gregge». Essa riprese: «Mi dai un pegno fin quando me lo avrai
mandato?». [18]Egli disse: «Qual è il pegno che ti devo dare?».
Rispose: «Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano».
Allora glieli diede e le si unì. Essa concepì da lui. [19]Poi
si alzò e se ne andò; si tolse il velo e rivestì gli abiti vedovili. [20]Giuda
mandò il capretto per mezzo del suo amico di Adullam, per riprendere il
pegno dalle mani di quella donna, ma quegli non la trovò. [21]Domandò
agli uomini di quel luogo: «Dov'è quella prostituta che stava in Enaim
sulla strada?». Ma risposero: «Non c'è stata qui nessuna prostituta».
[22]Così tornò da Giuda e disse: «Non l'ho trovata; anche gli
uomini di quel luogo dicevano: Non c'è stata qui nessuna prostituta». [23]Allora
Giuda disse: «Se li tenga! Altrimenti ci esponiamo agli scherni. Vedi
che le ho mandato questo capretto, ma tu non l'hai trovata».
[24]Circa tre mesi dopo, fu portata a Giuda questa notizia: «Tamar,
la tua nuora, si è prostituita e anzi è incinta a causa della
prostituzione». Giuda disse: «Conducetela fuori e sia bruciata!». [25]Essa
veniva gia condotta fuori, quando mandò a dire al suocero: «Dell'uomo
a cui appartengono questi oggetti io sono incinta». E aggiunse: «Riscontra,
dunque, di chi siano questo sigillo, questi cordoni e questo bastone». [26]Giuda
li riconobbe e disse: «Essa è più giusta di me, perché io non l'ho
data a mio figlio Sela». E non ebbe più rapporti con lei.
[27]Quand'essa fu giunta al momento di partorire, ecco aveva
nel grembo due gemelli. [28]Durante il parto, uno di essi mise
fuori una mano e la levatrice prese un filo scarlatto e lo legò attorno
a quella mano, dicendo: «Questi è uscito per primo». [29]Ma,
quando questi ritirò la mano, ecco uscì suo fratello. Allora essa
disse: «Come ti sei aperta una breccia?» e lo si chiamò Perez. [30]Poi
uscì suo fratello, che aveva il filo scarlatto alla mano, e lo si chiamò
Zerach.
Genesi - Capitolo 39
Primi successi di Giuseppe in Egitto
[1]Giuseppe era stato condotto in Egitto e Potifar,
consigliere del faraone e comandante delle guardie, un Egiziano, lo
acquistò da quegli Ismaeliti che l'avevano condotto laggiù. [2]Allora
il Signore fu con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e rimase nella
casa dell'Egiziano, suo padrone. [3]Il suo padrone si accorse che
il Signore era con lui e che quanto egli intraprendeva il Signore faceva
riuscire nelle sue mani. [4]Così Giuseppe trovò grazia agli
occhi di lui e divenne suo servitore personale; anzi quegli lo nominò
suo maggiordomo e gli diede in mano tutti i suoi averi. [5]Da
quando egli lo aveva fatto suo maggiordomo e incaricato di tutti i suoi
averi, il Signore benedisse la casa dell'Egiziano per causa di Giuseppe
e la benedizione del Signore fu su quanto aveva, in casa e nella
campagna. [6]Così egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di
Giuseppe e non gli domandava conto di nulla, se non del cibo che
mangiava. Ora Giuseppe era bello di forma e avvenente di aspetto.
Giuseppe e la seduttrice
[7]Dopo questi fatti, la moglie del padrone gettò gli occhi
su Giuseppe e gli disse: «Unisciti a me!». [8]Ma egli rifiutò
e disse alla moglie del suo padrone: «Vedi, il mio signore non mi
domanda conto di quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i
suoi averi. [9]Lui stesso non conta più di me in questa casa;
non mi ha proibito nulla, se non te, perché sei sua moglie. E come
potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?». [10]E,
benché ogni giorno essa ne parlasse a Giuseppe, egli non acconsentì di
unirsi, di darsi a lei.
[11]Ora un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro,
mentre non c'era nessuno dei domestici. [12]Essa lo afferrò per
la veste, dicendo: «Unisciti a me!». Ma egli le lasciò tra le mani la
veste, fuggì e uscì. [13]Allora essa, vedendo ch'egli le aveva
lasciato tra le mani la veste ed era fuggito fuori, [14]chiamò i
suoi domestici e disse loro: «Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo
per scherzare con noi! Mi si è accostato per unirsi a me, ma io ho
gridato a gran voce. [15]Egli, appena ha sentito che alzavo la
voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito ed è
uscito».
[16]Ed essa pose accanto a sé la veste di lui finché il
padrone venne a casa. [17]Allora gli disse le stesse cose: «Quel
servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per
scherzare con me. [18]Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha
abbandonato la veste presso di me ed è fuggito fuori». [19]Quando
il padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava: «Proprio così
mi ha fatto il tuo servo!», si accese d'ira.
[20]Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione,
dove erano detenuti i carcerati del re.
Giuseppe in prigione
Così egli rimase là in prigione. [21]Ma il Signore fu con
Giuseppe, gli conciliò benevolenza e gli fece trovare grazia agli occhi
del comandante della prigione.
[22]Così il comandante della prigione affidò a Giuseppe
tutti i carcerati che erano nella prigione e quanto c'era da fare là
dentro, lo faceva lui. [23]Il comandante della prigione non si
prendeva cura più di nulla di quanto gli era affidato, perché il
Signore era con lui e quello che egli faceva il Signore faceva riuscire.
Genesi - Capitolo 40
Giuseppe interpreta i sogni degli ufficiali del Faraone
[1]Dopo queste cose il coppiere del re d'Egitto e il
panettiere offesero il loro padrone, il re d'Egitto. [2]Il
faraone si adirò contro i suoi due eunuchi, contro il capo dei coppieri
e contro il capo dei panettieri, [3]e li fece mettere in carcere
nella casa del comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe
era detenuto. [4]Il comandante delle guardie assegnò loro
Giuseppe, perché li servisse. Così essi restarono nel carcere per un
certo tempo.
[5]Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del
re d'Egitto, che erano detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un
sogno, ciascuno il suo sogno, che aveva un significato particolare.
[6]Alla mattina Giuseppe venne da loro e vide che erano
afflitti. [7]Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano
con lui in carcere nella casa del suo padrone e disse: «Perché quest'oggi
avete la faccia così triste?». [8]Gli dissero: «Abbiamo fatto
un sogno e non c'è chi lo interpreti». Giuseppe disse loro: «Non è
forse Dio che ha in suo potere le interpretazioni? Raccontatemi dunque».
[9]Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a
Giuseppe e gli disse: «Nel mio sogno, ecco mi stava davanti una vite, [10]sulla
quale erano tre tralci; non appena essa cominciò a germogliare,
apparvero i fiori e i suoi grappoli maturarono gli acini. [11]Io
avevo in mano il calice del faraone; presi gli acini, li spremetti nella
coppa del faraone e diedi la coppa in mano al faraone».
[12]Giuseppe gli disse: «Eccone la spiegazione: i tre tralci
sono tre giorni. [13]Fra tre giorni il faraone solleverà la tua
testa e ti restituirà nella tua carica e tu porgerai il calice al
faraone, secondo la consuetudine di prima, quando eri suo coppiere. [14]Ma
se, quando sarai felice, ti vorrai ricordare che io sono stato con te,
fammi questo favore: parla di me al faraone e fammi uscire da questa
casa. [15]Perché io sono stato portato via ingiustamente dal
paese degli Ebrei e anche qui non ho fatto nulla perché mi mettessero
in questo sotterraneo».
[16]Allora il capo dei panettieri, vedendo che aveva dato
un'interpretazione favorevole, disse a Giuseppe: «Quanto a me, nel mio
sogno mi stavano sulla testa tre canestri di pane bianco [17]e
nel canestro che stava di sopra era ogni sorta di cibi per il faraone,
quali si preparano dai panettieri. Ma gli uccelli li mangiavano dal
canestro che avevo sulla testa».
[18]Giuseppe rispose e disse: «Questa è la spiegazione: i
tre canestri sono tre giorni. [19]Fra tre giorni il faraone
solleverà la tua testa e ti impiccherà ad un palo e gli uccelli ti
mangeranno la carne addosso».
[20]Appunto al terzo giorno - era il giorno natalizio del
faraone - egli fece un banchetto a tutti i suoi ministri e allora sollevò
la testa del capo dei coppieri e la testa del capo dei panettieri in
mezzo ai suoi ministri. [21]Restituì il capo dei coppieri al suo
ufficio di coppiere, perché porgesse la coppa al faraone, [22]e
invece impiccò il capo dei panettieri, secondo l'interpretazione che
Giuseppe aveva loro data. [23]Ma il capo dei coppieri non si
ricordò di Giuseppe e lo dimenticò.
Genesi - Capitolo 41
I sogni del Faraone
[1]Al termine di due anni, il faraone sognò di trovarsi
presso il Nilo. [2]Ed ecco salirono dal Nilo sette vacche, belle
di aspetto e grasse e si misero a pascolare tra i giunchi. [3]Ed
ecco, dopo quelle, sette altre vacche salirono dal Nilo, brutte di
aspetto e magre, e si fermarono accanto alle prime vacche sulla riva del
Nilo. [4]Ma le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le
sette vacche belle di aspetto e grasse. E il faraone si svegliò.
[5]Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco sette
spighe spuntavano da un unico stelo, grosse e belle. [6]Ma ecco
sette spighe vuote e arse dal vento d'oriente spuntavano dopo quelle. [7]Le
spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Poi il
faraone si svegliò: era stato un sogno.
[8]Alla mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò
tutti gli indovini e tutti i saggi dell'Egitto. Il faraone raccontò
loro il sogno, ma nessuno lo sapeva interpretare al faraone.
[9]Allora il capo dei coppieri parlò al faraone: «Io devo
ricordare oggi le mie colpe. [10]Il faraone si era adirato contro
i suoi servi e li aveva messi in carcere nella casa del capo delle
guardie, me e il capo dei panettieri. [11]Noi facemmo un sogno
nella stessa notte, io e lui; ma avemmo ciascuno un sogno con un
significato particolare. [12]Ora era là con noi un giovane
ebreo, schiavo del capo delle guardie; noi gli raccontammo i nostri
sogni ed egli ce li interpretò, dando a ciascuno spiegazione del suo
sogno. [13]Proprio come ci aveva interpretato, così avvenne: io
fui restituito alla mia carica e l'altro fu impiccato».
[14]Allora il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in
fretta dal sotterraneo ed egli si rase, si cambiò gli abiti e si
presentò al faraone. [15]Il faraone disse a Giuseppe: «Ho fatto
un sogno e nessuno lo sa interpretare; ora io ho sentito dire di te che
ti basta ascoltare un sogno per interpretarlo subito».
[16]Giuseppe rispose al faraone: «Non io, ma Dio darà la
risposta per la salute del faraone!». [17]Allora il faraone
disse a Giuseppe: «Nel mio sogno io mi trovavo sulla riva del Nilo. [18]Quand'ecco
salirono dal Nilo sette vacche grasse e belle di forma e si misero a
pascolare tra i giunchi. [19]Ed ecco sette altre vacche salirono
dopo quelle, deboli, brutte di forma e magre: non ne vidi mai di così
brutte in tutto il paese d'Egitto. [20]Le vacche magre e brutte
divorarono le prime sette vacche, quelle grasse. [21]Queste
entrarono nel loro corpo, ma non si capiva che vi fossero entrate, perché
il loro aspetto era brutto come prima. E mi svegliai.
[22]Poi vidi nel sogno che sette spighe spuntavano da un solo
stelo, piene e belle. [23]Ma ecco sette spighe secche, vuote e
arse dal vento d'oriente, spuntavano dopo quelle. [24]Le spighe
vuote inghiottirono le sette spighe belle. Ora io l'ho detto agli
indovini, ma nessuno mi dà la spiegazione».
[25]Allora Giuseppe disse al faraone: «Il sogno del faraone
è uno solo: quello che Dio sta per fare, lo ha indicato al faraone. [26]Le
sette vacche belle sono sette anni e le sette spighe belle sono sette
anni: è un solo sogno. [27]E le sette vacche magre e brutte, che
salgono dopo quelle, sono sette anni e le sette spighe vuote, arse dal
vento d'oriente, sono sette anni: vi saranno sette anni di carestia. [28]E'
appunto ciò che ho detto al faraone: quanto Dio sta per fare, l'ha
manifestato al faraone. [29]Ecco stanno per venire sette anni, in
cui sarà grande abbondanza in tutto il paese d'Egitto. [30]Poi a
questi succederanno sette anni di carestia; si dimenticherà tutta
quella abbondanza nel paese d'Egitto e la carestia consumerà il paese. [31]Si
dimenticherà che vi era stata l'abbondanza nel paese a causa della
carestia venuta in seguito, perché sarà molto dura. [32]Quanto
al fatto che il sogno del faraone si è ripetuto due volte, significa
che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta ad eseguirla.
[33]Ora il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e
saggio e lo metta a capo del paese d'Egitto. [34]Il faraone
inoltre proceda ad istituire funzionari sul paese, per prelevare un
quinto sui prodotti del paese d'Egitto durante i sette anni di
abbondanza. [35]Essi raccoglieranno tutti i viveri di queste
annate buone che stanno per venire, ammasseranno il grano sotto
l'autorità del faraone e lo terranno in deposito nelle città. [36]Questi
viveri serviranno al paese di riserva per i sette anni di carestia che
verranno nel paese d'Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla
carestia».
Promozione di Giuseppe
[37]La cosa piacque al faraone e a tutti i suoi ministri. [38]Il
faraone disse ai ministri: «Potremo trovare un uomo come questo, in cui
sia lo spirito di Dio?». [39]Poi il faraone disse a Giuseppe: «Dal
momento che Dio ti ha manifestato tutto questo, nessuno è intelligente
e saggio come te. [40]Tu stesso sarai il mio maggiordomo e ai
tuoi ordini si schiererà tutto il mio popolo: solo per il trono io sarò
più grande di te».
[41]Il faraone disse a Giuseppe: «Ecco, io ti metto a capo di
tutto il paese d'Egitto». [42]Il faraone si tolse di mano
l'anello e lo pose sulla mano di Giuseppe; lo rivestì di abiti di lino
finissimo e gli pose al collo un monile d'oro. [43]Poi lo fece
montare sul suo secondo carro e davanti a lui si gridava: «Abrech». E
così lo si stabilì su tutto il paese d'Egitto. [44]Poi il
faraone disse a Giuseppe: «Sono il faraone, ma senza il tuo permesso
nessuno potrà alzare la mano o il piede in tutto il paese d'Egitto». [45]E
il faraone chiamò Giuseppe Zafnat-Paneach e gli diede in moglie Asenat,
figlia di Potifera, sacerdote di On. Giuseppe uscì per tutto il paese
d'Egitto. [46]Giuseppe aveva trent'anni quando si presentò al
faraone re d'Egitto.
Poi Giuseppe si allontanò dal faraone e percorse tutto il paese
d'Egitto. [47]Durante i sette anni di abbondanza la terra
produsse a profusione. [48]Egli raccolse tutti i viveri dei sette
anni, nei quali vi era stata l'abbondanza nel paese d'Egitto, e ripose i
viveri nelle città, cioè in ogni città ripose i viveri della campagna
circostante. [49]Giuseppe ammassò il grano come la sabbia del
mare, in grandissima quantità, così che non se ne fece più il
computo, perché era incalcolabile.
I figli di Giuseppe
[50]Intanto nacquero a Giuseppe due figli, prima che venisse
l'anno della carestia; glieli partorì Asenat, figlia di Potifera,
sacerdote di On. [51]Giuseppe chiamò il primogenito Manasse, «perché
- disse - Dio mi ha fatto dimenticare ogni affanno e tutta la casa di
mio padre». [52]E il secondo lo chiamò Efraim, «perché -
disse - Dio mi ha reso fecondo nel paese della mia afflizione».
[53]Poi finirono i sette anni di abbondanza nel paese d'Egitto
[54]e cominciarono i sette anni di carestia, come aveva detto
Giuseppe. Ci fu carestia in tutti i paesi, ma in tutto l'Egitto c'era il
pane.
[55]Poi tutto il paese d'Egitto cominciò a sentire la fame e
il popolo gridò al faraone per avere il pane. Allora il faraone disse a
tutti gli Egiziani: «Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà». [56]La
carestia dominava su tutta la terra. Allora Giuseppe aprì tutti i
depositi in cui vi era grano e vendette il grano agli Egiziani, mentre
la carestia si aggravava in Egitto. [57]E da tutti i paesi
venivano in Egitto per acquistare grano da Giuseppe, perché la carestia
infieriva su tutta la terra.
Genesi - Capitolo 42
Primo incontro di Giuseppe con i suoi fratelli
[1]Ora Giacobbe seppe che in Egitto c'era il grano; perciò
disse ai figli: «Perché state a guardarvi l'un l'altro?». [2]E
continuò: «Ecco, ho sentito dire che vi è il grano in Egitto. Andate
laggiù e compratene per noi, perché possiamo conservarci in vita e non
morire». [3]Allora i dieci fratelli di Giuseppe scesero per
acquistare il frumento in Egitto. [4]Ma quanto a Beniamino,
fratello di Giuseppe, Giacobbe non lo mandò con i fratelli perché
diceva: «Non gli succeda qualche disgrazia!». [5]Arrivarono
dunque i figli d'Israele per acquistare il grano, in mezzo ad altri che
pure erano venuti, perché nel paese di Canaan c'era la carestia.
[6]Ora Giuseppe aveva autorità sul paese e vendeva il grano a
tutto il popolo del paese. Perciò i fratelli di Giuseppe vennero da lui
e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra. [7]Giuseppe
vide i suoi fratelli e li riconobbe, ma fece l'estraneo verso di loro,
parlò duramente e disse: «Di dove siete venuti?». Risposero: «Dal
paese di Canaan per comperare viveri». [8]Giuseppe riconobbe
dunque i fratelli, mentre essi non lo riconobbero. [9]Si ricordò
allora Giuseppe dei sogni che aveva avuti a loro riguardo e disse loro:
«Voi siete spie! Voi siete venuti a vedere i punti scoperti del paese».
[10]Gli risposero: «No, signore mio; i tuoi servi sono venuti
per acquistare viveri. [11]Noi siamo tutti figli di un solo uomo.
Noi siamo sinceri. I tuoi servi non sono spie!». [12]Ma egli
disse loro: «No, voi siete venuti a vedere i punti scoperti del paese!».
[13]Allora essi dissero: «Dodici sono i tuoi servi, siamo
fratelli, figli di un solo uomo, nel paese di Canaan; ecco il più
giovane è ora presso nostro padre e uno non c'è più». [14]Giuseppe
disse loro: «Le cose stanno come vi ho detto: voi siete spie. [15]In
questo modo sarete messi alla prova: per la vita del faraone, non
uscirete di qui se non quando vi avrà raggiunto il vostro fratello più
giovane. [16]Mandate uno di voi a prendere il vostro fratello;
voi rimarrete prigionieri. Siano così messe alla prova le vostre
parole, per sapere se la verità è dalla vostra parte. Se no, per la
vita del faraone, voi siete spie!». [17]E li tenne in carcere
per tre giorni.
[18]Al terzo giorno Giuseppe disse loro: «Fate questo e
avrete salva la vita; io temo Dio! [19]Se voi siete sinceri, uno
dei vostri fratelli resti prigioniero nel vostro carcere e voi andate a
portare il grano per la fame delle vostre case. [20]Poi mi
condurrete qui il vostro fratello più giovane. Allora le vostre parole
si dimostreranno vere e non morirete». Essi annuirono. [21]Allora
si dissero l'un l'altro: «Certo su di noi grava la colpa nei riguardi
di nostro fratello, perché abbiamo visto la sua angoscia quando ci
supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci è venuta addosso
quest'angoscia». [22]Ruben prese a dir loro: «Non ve lo avevo
detto io: Non peccate contro il ragazzo? Ma non mi avete dato ascolto.
Ecco ora ci si domanda conto del suo sangue». [23]Non sapevano
che Giuseppe li capiva, perché tra lui e loro vi era l'interprete.
[24]Allora egli si allontanò da loro e pianse. Poi tornò e
parlò con essi. Scelse tra di loro Simeone e lo fece incatenare sotto i
loro occhi.
Ritorno dei figli di Giacobbe in Canaan
[25]Quindi Giuseppe diede ordine che si riempissero di grano i
loro sacchi e si rimettesse il denaro di ciascuno nel suo sacco e si
dessero loro provviste per il viaggio. E così venne loro fatto.
[26]Essi caricarono il grano sugli asini e partirono di là. [27]Ora
in un luogo dove passavano la notte uno di essi aprì il sacco per dare
il foraggio all'asino e vide il proprio denaro alla bocca del sacco. [28]Disse
ai fratelli: «Mi è stato restituito il denaro: eccolo qui nel mio
sacco!». Allora si sentirono mancare il cuore e tremarono, dicendosi
l'un l'altro: «Che è mai questo che Dio ci ha fatto?».
[29]Arrivati da Giacobbe loro padre, nel paese di Canaan, gli
riferirono tutte le cose che erano loro capitate: [30]«Quell'uomo
che è il signore del paese ci ha parlato duramente e ci ha messi in
carcere come spie del paese. [31]Allora gli abbiamo detto: Noi
siamo sinceri; non siamo spie! [32]Noi siamo dodici fratelli,
figli di nostro padre: uno non c'è più e il più giovane è ora presso
nostro padre nel paese di Canaan. [33]Ma l'uomo, signore del
paese, ci ha risposto: In questo modo io saprò se voi siete sinceri:
lasciate qui con me uno dei vostri fratelli, prendete il grano
necessario alle vostre case e andate. [34]Poi conducetemi il
vostro fratello più giovane; così saprò che non siete spie, ma che
siete sinceri; io vi renderò vostro fratello e voi potrete percorrere
il paese in lungo e in largo».
[35]Mentre vuotavano i sacchi, ciascuno si accorse di avere la
sua borsa di denaro nel proprio sacco. Quando essi e il loro padre
videro le borse di denaro, furono presi dal timore. [36]E il
padre loro Giacobbe disse: «Voi mi avete privato dei figli! Giuseppe
non c'è più, Simeone non c'è più e Beniamino me lo volete prendere.
Su di me tutto questo ricade!».
[37]Allora Ruben disse al padre: «Farai morire i miei due
figli, se non te lo ricondurrò. Affidalo a me e io te lo restituirò».
[38]Ma egli rispose: «Il mio figlio non verrà laggiù con voi,
perché suo fratello è morto ed egli è rimasto solo. Se gli capitasse
una disgrazia durante il viaggio che volete fare, voi fareste scendere
con dolore la mia canizie negli inferi».
Genesi - Capitolo 43
I figli di Giacobbe ripartono con Beniamino
[1]La carestia continuava a gravare sul paese. [2]Quando
ebbero finito di consumare il grano che avevano portato dall'Egitto, il
padre disse loro: «Tornate là e acquistate per noi un pò di viveri».
[3]Ma Giuda gli disse: «Quell'uomo ci ha dichiarato severamente:
Non verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!
[4]Se tu sei disposto a lasciar partire con noi nostro fratello,
andremo laggiù e ti compreremo il grano. [5]Ma se tu non lo
lasci partire, noi non ci andremo, perché quell'uomo ci ha detto: Non
verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!». [6]Israele
disse: «Perché mi avete fatto questo male, cioè far sapere a quell'uomo
che avevate ancora un fratello?». [7]Risposero: «Quell'uomo ci
ha interrogati con insistenza intorno a noi e alla nostra parentela: E'
ancora vivo vostro padre? Avete qualche fratello? e noi abbiamo risposto
secondo queste domande. Potevamo sapere ch'egli avrebbe detto: Conducete
qui vostro fratello?».
[8]Giuda disse a Israele suo padre: «Lascia venire il giovane
con me; partiremo subito per vivere e non morire, noi, tu e i nostri
bambini. [9]Io mi rendo garante di lui: dalle mie mani lo
reclamerai. Se non te lo ricondurrò, se non te lo riporterò, io sarò
colpevole contro di te per tutta la vita. [10]Se non avessimo
indugiato, ora saremmo gia di ritorno per la seconda volta». [11]Israele
loro padre rispose: «Se è così, fate pure: mettete nei vostri bagagli
i prodotti più scelti del paese e portateli in dono a quell'uomo: un pò
di balsamo, un pò di miele, resina e laudano, pistacchi e mandorle. [12]Prendete
con voi doppio denaro, il denaro cioè che è stato rimesso nella bocca
dei vostri sacchi lo porterete indietro: forse si tratta di un errore. [13]Prendete
anche vostro fratello, partite e tornate da quell'uomo. [14]Dio
onnipotente vi faccia trovare misericordia presso quell'uomo, così che
vi rilasci l'altro fratello e Beniamino. Quanto a me, una volta che non
avrò più i miei figli, non li avrò più...!».
L'incontro presso Giuseppe
[15]Presero dunque i nostri uomini questo dono e il doppio del
denaro e anche Beniamino, partirono, scesero in Egitto e si presentarono
a Giuseppe.
[16]Quando Giuseppe ebbe visto Beniamino con loro, disse al
suo maggiordomo: «Conduci questi uomini in casa, macella quello che
occorre e prepara, perché questi uomini mangeranno con me a mezzogiorno».
[17]Il maggiordomo fece come Giuseppe aveva ordinato e introdusse
quegli uomini nella casa di Giuseppe. [18]Ma quegli uomini si
spaventarono, perché venivano condotti in casa di Giuseppe, e dissero:
«A causa del denaro, rimesso nei nostri sacchi l'altra volta, ci si
vuol condurre là: per assalirci, piombarci addosso e prenderci come
schiavi con i nostri asini».
[19]Allora si avvicinarono al maggiordomo della casa di
Giuseppe e parlarono con lui all'ingresso della casa; [20]dissero:
«Mio signore, noi siamo venuti gia un'altra volta per comperare viveri.
[21]Quando fummo arrivati ad un luogo per passarvi la notte,
aprimmo i sacchi ed ecco il denaro di ciascuno si trovava alla bocca del
suo sacco: proprio il nostro denaro con il suo peso esatto. Allora noi
l'abbiamo portato indietro [22]e, per acquistare i viveri,
abbiamo portato con noi altro denaro. Non sappiamo chi abbia messo nei
sacchi il nostro denaro!». [23]Ma quegli disse: «State in pace,
non temete! Il vostro Dio e il Dio dei padri vostri vi ha messo un
tesoro nei sacchi; il vostro denaro è pervenuto a me». E portò loro
Simeone.
[24]Quell'uomo fece entrare gli uomini nella casa di Giuseppe,
diede loro acqua, perché si lavassero i piedi e diede il foraggio ai
loro asini. [25]Essi prepararono il dono nell'attesa che Giuseppe
arrivasse a mezzogiorno, perché avevano saputo che avrebbero preso cibo
in quel luogo. [26]Quando Giuseppe arrivò a casa, gli
presentarono il dono, che avevano con sé, e si prostrarono davanti a
lui con la faccia a terra. [27]Egli domandò loro come stavano e
disse: «Sta bene il vostro vecchio padre, di cui mi avete parlato? Vive
ancora?». [28]Risposero: «Il tuo servo, nostro padre, sta bene,
è ancora vivo» e si inginocchiarono prostrandosi. [29]Egli alzò
gli occhi e guardò Beniamino, suo fratello, il figlio di sua madre, e
disse: «E' questo il vostro fratello più giovane, di cui mi avete
parlato?» e aggiunse: «Dio ti conceda grazia, figlio mio!». [30]Giuseppe
uscì in fretta, perché si era commosso nell'intimo alla presenza di
suo fratello e sentiva il bisogno di piangere; entrò nella sua camera e
pianse. [31]Poi si lavò la faccia, uscì e, facendosi forza,
ordinò: «Servite il pasto». [32]Fu servito per lui a parte,
per loro a parte e per i commensali egiziani a parte, perché gli
Egiziani non possono prender cibo con gli Ebrei: ciò sarebbe per loro
un abominio. [33]Presero posto davanti a lui dal primogenito al
più giovane, ciascuno in ordine di età ed essi si guardavano con
meraviglia l'un l'altro. [34]Egli fece portare loro porzioni
prese dalla propria mensa, ma la porzione di Beniamino era cinque volte
più abbondante di quella di tutti gli altri. E con lui bevvero fino
all'allegria.
Genesi - Capitolo 44
La coppa di Giuseppe nel sacco di Beniamino
[1]Diede poi questo ordine al maggiordomo della sua casa: «Riempi
i sacchi di quegli uomini di tanti viveri quanti ne possono contenere e
metti il denaro di ciascuno alla bocca del suo sacco. [2]Insieme
metterai la mia coppa, la coppa d'argento, alla bocca del sacco del più
giovane, con il denaro del suo grano». Quegli fece secondo l'ordine di
Giuseppe. [3]Al mattino, fattosi chiaro, quegli uomini furono
fatti partire con i loro asini. [4]Erano appena usciti dalla città
e ancora non si erano allontanati, quando Giuseppe disse al maggiordomo
della sua casa: «Su, insegui quegli uomini, raggiungili e dì loro:
Perché avete reso male per bene? [5]Non è forse questa la coppa
in cui beve il mio signore e per mezzo della quale egli suole trarre i
presagi? Avete fatto male a fare così». [6]Egli li raggiunse e
ripetè loro queste parole. [7]Quelli gli dissero: «Perché il
mio signore dice queste cose? Lungi dai tuoi servi il fare una tale
cosa! [8]Ecco, il denaro che abbiamo trovato alla bocca dei
nostri sacchi te lo abbiamo riportato dal paese di Canaan e come
potremmo rubare argento od oro dalla casa del tuo padrone? [9]Quello
dei tuoi servi, presso il quale si troverà, sarà messo a morte e anche
noi diventeremo schiavi del mio signore». [10]Rispose: «Ebbene,
come avete detto, così sarà: colui, presso il quale si troverà, sarà
mio schiavo e voi sarete innocenti». [11]Ciascuno si affrettò a
scaricare a terra il suo sacco e lo aprì. [12]Quegli li frugò
dal maggiore al più piccolo, e la coppa fu trovata nel sacco di
Beniamino. [13]Allora essi si stracciarono le vesti, ricaricarono
ciascuno il proprio asino e tornarono in città. [14]Giuda e i
suoi fratelli vennero nella casa di Giuseppe, che si trovava ancora là,
e si gettarono a terra davanti a lui. [15]Giuseppe disse loro: «Che
azione avete commessa? Non sapete che un uomo come me è capace di
indovinare?». [16]Giuda disse: «Che diremo al mio signore? Come
parlare? Come giustificarci? Dio ha scoperto la colpa dei tuoi servi...
Eccoci schiavi del mio signore, noi e colui che è stato trovato in
possesso della coppa». [17]Ma egli rispose: «Lungi da me il far
questo! L'uomo trovato in possesso della coppa, lui sarà mio schiavo:
quanto a voi, tornate in pace da vostro padre».
L'intervento di Giuda
[18]Allora Giuda gli si fece innanzi e disse: «Mio signore,
sia permesso al tuo servo di far sentire una parola agli orecchi del mio
signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo, perché il
faraone è come te! [19]Il mio signore aveva interrogato i suoi
servi: Avete un padre o un fratello? [20]E noi avevamo risposto
al mio signore: Abbiamo un padre vecchio e un figlio ancor giovane
natogli in vecchiaia, suo fratello è morto ed egli è rimasto il solo
dei figli di sua madre e suo padre lo ama. [21]Tu avevi detto ai
tuoi servi: Conducetelo qui da me, perché lo possa vedere con i miei
occhi. [22]Noi avevamo risposto al mio signore: Il giovinetto non
può abbandonare suo padre: se lascerà suo padre, questi morirà. [23]Ma
tu avevi soggiunto ai tuoi servi: Se il vostro fratello minore non verrà
qui con voi, non potrete più venire alla mia presenza. [24]Quando
dunque eravamo ritornati dal tuo servo, mio padre, gli riferimmo le
parole del mio signore. [25]E nostro padre disse: Tornate ad
acquistare per noi un pò di viveri. [26]E noi rispondemmo: Non
possiamo ritornare laggiù: se c'è con noi il nostro fratello minore,
andremo; altrimenti, non possiamo essere ammessi alla presenza di quell'uomo
senza avere con noi il nostro fratello minore. [27]Allora il tuo
servo, mio padre, ci disse: Voi sapete che due figli mi aveva procreato
mia moglie. [28]Uno partì da me e dissi: certo è stato
sbranato! Da allora non l'ho più visto. [29]Se ora mi porterete
via anche questo e gli capitasse una disgrazia, voi fareste scendere con
dolore la mia canizie nella tomba. [30]Ora, quando io arriverò
dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non sarà con noi, mentre la
vita dell'uno è legata alla vita dell'altro, [31]appena egli avrà
visto che il giovinetto non è con noi, morirà e i tuoi servi avranno
fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo servo, nostro
padre.
[32]Ma il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso
mio padre: Se non te lo ricondurrò, sarò colpevole verso mio padre per
tutta la vita. [33]Ora, lascia che il tuo servo rimanga invece
del giovinetto come schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù
con i suoi fratelli! [34]Perché, come potrei tornare da mio
padre senz'avere con me il giovinetto? Ch'io non veda il male che
colpirebbe mio padre!».
Genesi - Capitolo 45
Giuseppe si fa riconoscere
[1]Allora Giuseppe non potè più contenersi dinanzi ai
circostanti e gridò: «Fate uscire tutti dalla mia presenza!». Così
non restò nessuno presso di lui, mentre Giuseppe si faceva conoscere ai
suoi fratelli. [2]Ma diede in un grido di pianto e tutti gli
Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone. [3]Giuseppe
disse ai fratelli: «Io sono Giuseppe! Vive ancora mio padre?». Ma i
suoi fratelli non potevano rispondergli, perché atterriti dalla sua
presenza. [4]Allora Giuseppe disse ai fratelli: «Avvicinatevi a
me!». Si avvicinarono e disse loro: «Io sono Giuseppe, il vostro
fratello, che voi avete venduto per l'Egitto. [5]Ma ora non vi
rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio
mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. [6]Perché
gia da due anni vi è la carestia nel paese e ancora per cinque anni non
vi sarà né aratura né mietitura. [7]Dio mi ha mandato qui
prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nel paese e per
salvare in voi la vita di molta gente. [8]Dunque non siete stati
voi a mandarmi qui, ma Dio ed Egli mi ha stabilito padre per il faraone,
signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d'Egitto. [9]Affrettatevi
a salire da mio padre e ditegli: Dice il tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha
stabilito signore di tutto l'Egitto. Vieni quaggiù presso di me e non
tardare. [10]Abiterai nel paese di Gosen e starai vicino a me tu,
i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, i tuoi greggi e i tuoi armenti e
tutti i tuoi averi. [11]Là io ti darò sostentamento, poiché la
carestia durerà ancora cinque anni, e non cadrai nell'indigenza tu, la
tua famiglia e quanto possiedi. [12]Ed ecco, i vostri occhi lo
vedono e lo vedono gli occhi di mio fratello Beniamino: è la mia bocca
che vi parla! [13]Riferite a mio padre tutta la gloria che io ho
in Egitto e quanto avete visto; affrettatevi a condurre quaggiù mio
padre». [14]Allora egli si gettò al collo di Beniamino e
pianse. Anche Beniamino piangeva stretto al suo collo. [15]Poi
baciò tutti i fratelli e pianse stringendoli a sé. Dopo, i suoi
fratelli si misero a conversare con lui.
L'invito del faraone
[16]Intanto nella casa del faraone si era diffusa la voce: «Sono
venuti i fratelli di Giuseppe!» e questo fece piacere al faraone e ai
suoi ministri. [17]Allora il faraone disse a Giuseppe: «Dì ai
tuoi fratelli: Fate questo: caricate le cavalcature, partite e andate
nel paese di Canaan. [18]Poi prendete vostro padre e le vostre
famiglie e venite da me e io vi darò il meglio del paese d'Egitto e
mangerete i migliori prodotti della terra. [19]Quanto a te, dà
loro questo comando: Fate questo: prendete con voi dal paese d'Egitto
carri per i vostri bambini e le vostre donne, prendete vostro padre e
venite. [20]Non abbiate rincrescimento per la vostra roba, perché
il meglio di tutto il paese sarà vostro».
Il ritorno di Canaan
[21]Così fecero i figli di Israele. Giuseppe diede loro carri
secondo l'ordine del faraone e diede loro una provvista per il viaggio. [22]Diede
a tutti una muta di abiti per ciascuno, ma a Beniamino diede trecento
sicli d'argento e cinque mute di abiti. [23]Allo stesso modo mandò
al padre dieci asini carichi dei migliori prodotti dell'Egitto e dieci
asine cariche di grano, pane e viveri per il viaggio del padre. [24]Poi
congedò i fratelli e, mentre partivano, disse loro: «Non litigate
durante il viaggio!».
[25]Così essi ritornarono dall'Egitto e arrivarono nel paese
di Canaan, dal loro padre Giacobbe [26]e subito gli riferirono:
«Giuseppe è ancora vivo, anzi governa tutto il paese d'Egitto!». Ma
il suo cuore rimase freddo, perché non poteva credere loro. [27]Quando
però essi gli riferirono tutte le parole che Giuseppe aveva detto loro
ed egli vide i carri che Giuseppe gli aveva mandati per trasportarlo,
allora lo spirito del loro padre Giacobbe si rianimò. [28]Israele
disse: «Basta! Giuseppe, mio figlio, è vivo. Andrò a vederlo prima di
morire!».
Genesi - Capitolo 46
Partenza di Giacobbe per l'Egitto
[1]Israele dunque levò le tende con quanto possedeva e arrivò
a Bersabea, dove offrì sacrifici al Dio di suo padre Isacco. [2]Dio
disse a Israele in una visione notturna: «Giacobbe, Giacobbe!».
Rispose: «Eccomi!». [3]Riprese: «Io sono Dio, il Dio di tuo
padre. Non temere di scendere in Egitto, perché laggiù io farò di te
un grande popolo. [4]Io scenderò con te in Egitto e io certo ti
farò tornare. Giuseppe ti chiuderà gli occhi».
[5]Giacobbe si alzò da Bersabea e i figli di Israele fecero
salire il loro padre Giacobbe, i loro bambini e le loro donne sui carri
che il faraone aveva mandati per trasportarlo. [6]Essi presero il
loro bestiame e tutti i beni che avevano acquistati nel paese di Canaan
e vennero in Egitto; Giacobbe cioè e con lui tutti i suoi discendenti; [7]i
suoi figli e i nipoti, le sue figlie e le nipoti, tutti i suoi
discendenti egli condusse con sé in Egitto.
La famiglia di Giacobbe
[8]Questi sono i nomi dei figli d'Israele che entrarono in
Egitto: Giacobbe e i suoi figli, il primogenito di Giacobbe, Ruben. [9]I
figli di Ruben: Enoch, Pallu, Chezron e Carmi. [10]I figli di
Simeone: Iemuel, Iamin, Oad, Iachin, Socar e Saul, figlio della Cananea.
[11]I figli di Levi: Gherson, Keat e Merari. [12]I figli
di Giuda: Er, Onan, Sela, Perez e Zerach; ma Er e Onan morirono nel
paese di Canaan. Furono figli di Perez: Chezron e Amul. [13]I
figli di Issacar: Tola, Puva, Giobbe e Simron. [14]I figli di Zàbulon:
Sered, Elon e Iacleel. [15]Questi sono i figli che Lia partorì a
Giacobbe in Paddan-Aram insieme con la figlia Dina; tutti i suoi figli e
le sue figlie erano trentatrè persone.
[16]I figli di Gad: Zifion, Agghi, Suni, Esbon, Eri, Arodi e
Areli. [17]I figli di Aser: Imma, Isva, Isvi, Beria e la loro
sorella Serach. I figli di Beria: Eber e Malchiel. [18]Questi
sono i figli di Zilpa, che Làbano aveva dato alla figlia Lia; essa li
partorì a Giacobbe: sono sedici persone.
[19]I figli di Rachele, moglie di Giacobbe: Giuseppe e
Beniamino. [20]A Giuseppe nacquero in Egitto Efraim e Manasse,
che gli partorì Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di On. [21]I
figli di Beniamino: Bela, Becher e Asbel, Ghera, Naaman, Echi, Ros,
Muppim, Uppim e Arde. [22]Questi sono i figli che Rachele partorì
a Giacobbe; in tutto sono quattordici persone.
[23]I figli di Dan: Usim. [24]I figli di Nèftali:
Iacseel, Guni, Ieser e Sillem. [25]Questi sono i figli di Bila,
che Làbano diede alla figlia Rachele, ed essa li partorì a Giacobbe;
in tutto sette persone.
[26]Tutte le persone che entrarono con Giacobbe in Egitto,
uscite dai suoi fianchi, senza le mogli dei figli di Giacobbe, sono
sessantasei. [27]I figli che nacquero a Giuseppe in Egitto sono
due persone. Tutte le persone della famiglia di Giacobbe, che entrarono
in Egitto, sono settanta.
L'accoglienza di Giuseppe
[28]Ora egli aveva mandato Giuda avanti a sé da Giuseppe,
perché questi desse istruzioni in Gosen prima del suo arrivo. Poi
arrivarono al paese di Gosen. [29]Allora Giuseppe fece attaccare
il suo carro e salì in Gosen incontro a Israele, suo padre. Appena se
lo vide davanti, gli si gettò al collo e pianse a lungo stretto al suo
collo. [30]Israele disse a Giuseppe: «Posso anche morire, questa
volta, dopo aver visto la tua faccia, perché sei ancora vivo». [31]Allora
Giuseppe disse ai fratelli e alla famiglia del padre: «Vado ad
informare il faraone e a dirgli: I miei fratelli e la famiglia di mio
padre, che erano nel paese di Canaan, sono venuti da me. [32]Ora
questi uomini sono pastori di greggi, si occupano di bestiame, e hanno
condotto i loro greggi, i loro armenti e tutti i loro averi. [33]Quando
dunque il faraone vi chiamerà e vi domanderà: Qual è il vostro
mestiere?, [34]voi risponderete: Gente dedita al bestiame sono
stati i tuoi servi, dalla nostra fanciullezza fino ad ora, noi e i
nostri padri. Questo perché possiate risiedere nel paese di Gosen».
Perché tutti i pastori di greggi sono un abominio per gli Egiziani.
Genesi - Capitolo 47
L'udienza del faraone
[1]Giuseppe andò ad informare il faraone dicendogli: «Mio
padre e i miei fratelli con i loro greggi e armenti e con tutti i loro
averi sono venuti dal paese di Canaan; eccoli nel paese di Gosen». [2]Intanto
prese cinque uomini dal gruppo dei suoi fratelli e li presentò al
faraone. [3]Il faraone disse ai suoi fratelli: «Qual è il
vostro mestiere?». Essi risposero al faraone: «Pastori di greggi sono
i tuoi servi, noi e i nostri padri». [4]Poi dissero al faraone:
«Siamo venuti per soggiornare come forestieri nel paese perché non c'è
più pascolo per il gregge dei tuoi servi; infatti è grave la carestia
nel paese di Canaan. E ora lascia che i tuoi servi risiedano nel paese
di Gosen!».
Altro racconto
[5]Allora il faraone disse a Giuseppe: «Tuo padre e i tuoi
fratelli sono dunque venuti da te. [6]Ebbene, il paese d'Egitto
è a tua disposizione: fà risiedere tuo padre e i tuoi fratelli nella
parte migliore del paese. Risiedano pure nel paese di Gosen. Se tu sai
che vi sono tra di loro uomini capaci, costituiscili sopra i miei averi
in qualità di sovrintendenti al bestiame». [7]Poi Giuseppe
introdusse Giacobbe, suo padre, e lo presentò al faraone e Giacobbe
benedisse il faraone. [8]Il faraone domandò a Giacobbe: «Quanti
anni hai?». [9]Giacobbe rispose al faraone: «Centotrenta di
vita errabonda, pochi e tristi sono stati gli anni della mia vita e non
hanno raggiunto il numero degli anni dei miei padri, al tempo della loro
vita nomade». [10]Poi Giacobbe benedisse il faraone e si
allontanò dal faraone.
[11]Giuseppe fece risiedere suo padre e i suoi fratelli e
diede loro una proprietà nel paese d'Egitto, nella parte migliore del
paese, nel territorio di Ramses, come aveva comandato il faraone. [12]Giuseppe
diede il sostentamento al padre, ai fratelli e a tutta la famiglia di
suo padre, fornendo pane secondo il numero dei bambini.
Politica agraria di Giuseppe
[13]Ora non c'era pane in tutto il paese, perché la carestia
era molto grave: il paese d'Egitto e il paese di Canaan languivano per
la carestia. [14]Giuseppe raccolse tutto il denaro che si trovava
nel paese d'Egitto e nel paese di Canaan in cambio del grano che essi
acquistavano; Giuseppe consegnò questo denaro alla casa del faraone.
[15]Quando fu esaurito il denaro del paese di Egitto e del
paese di Canaan, tutti gli Egiziani vennero da Giuseppe a dire: «Dacci
il pane! Perché dovremmo morire sotto i tuoi occhi? Infatti non c'è più
denaro». [16]Rispose Giuseppe: «Cedetemi il vostro bestiame e
io vi darò pane in cambio del vostro bestiame, se non c'è più denaro».
[17]Allora condussero a Giuseppe il loro bestiame e Giuseppe
diede loro il pane in cambio dei cavalli e delle pecore, dei buoi e
degli asini; così in quell'anno li nutrì di pane in cambio di tutto il
loro bestiame.
[18]Passato quell'anno, vennero a lui l'anno dopo e gli
dissero: «Non nascondiamo al mio signore che si è esaurito il denaro e
anche il possesso del bestiame è passato al mio signore, non rimane più
a disposizione del mio signore se non il nostro corpo e il nostro
terreno. [19]Perché dovremmo perire sotto i tuoi occhi, noi e la
nostra terra? Acquista noi e la nostra terra in cambio di pane e
diventeremo servi del faraone noi con la nostra terra; ma dacci di che
seminare, così che possiamo vivere e non morire e il suolo non diventi
un deserto!». [20]Allora Giuseppe acquistò per il faraone tutto
il terreno dell'Egitto, perché gli Egiziani vendettero ciascuno il
proprio campo, tanto infieriva su di loro la carestia. Così la terra
divenne proprietà del faraone. [21]Quanto al popolo, egli lo
fece passare nelle città da un capo all'altro della frontiera egiziana.
[22]Soltanto il terreno dei sacerdoti egli non acquistò, perché
i sacerdoti avevano un'assegnazione fissa da parte del faraone e si
nutrivano dell'assegnazione che il faraone passava loro; per questo non
vendettero il loro terreno.
[23]Poi Giuseppe disse al popolo: «Vedete, io ho acquistato
oggi per il faraone voi e il vostro terreno. Eccovi il seme: seminate il
terreno. [24]Ma quando vi sarà il raccolto, voi ne darete un
quinto al faraone e quattro parti saranno vostre, per la semina dei
campi, per il nutrimento vostro e di quelli di casa vostra e per il
nutrimento dei vostri bambini». [25]Gli risposero: «Ci hai
salvato la vita! Ci sia solo concesso di trovar grazia agli occhi del
mio signore e saremo servi del faraone!». [26]Così Giuseppe
fece di questo una legge che vige fino ad oggi sui terreni d'Egitto, per
la quale si deve dare la quinta parte al faraone. Soltanto i terreni dei
sacerdoti non divennero del faraone.
Ultime volontà di Giacobbe
[27]Gli Israeliti intanto si stabilirono nel paese d'Egitto,
nel territorio di Gosen, ebbero proprietà e furono fecondi e divennero
molto numerosi.
[28]Giacobbe visse nel paese d'Egitto diciassette anni e gli
anni della sua vita furono centoquarantasette. [29]Quando fu
vicino il tempo della sua morte, Israele chiamò il figlio Giuseppe e
gli disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, metti la mano sotto la
mia coscia e usa con me bontà e fedeltà: non seppellirmi in Egitto! [30]Quando
io mi sarò coricato con i miei padri, portami via dall'Egitto e
seppelliscimi nel loro sepolcro». Rispose: «Io agirò come hai detto».
[31]Riprese: «Giuramelo!». E glielo giurò; allora Israele si
prostrò sul capezzale del letto.
Genesi - Capitolo 48
Giacobbe adotta e benedice i due figli di Giuseppe
[1]Dopo queste cose, fu riferito a Giuseppe: «Ecco, tuo padre
è malato!». Allora egli condusse con sé i due figli Manasse ed
Efraim. [2]Fu riferita la cosa a Giacobbe: «Ecco, tuo figlio
Giuseppe è venuto da te». Allora Israele raccolse le forze e si mise a
sedere sul letto. [3]Giacobbe disse a Giuseppe: «Dio onnipotente
mi apparve a Luz, nel paese di Canaan, e mi benedisse [4]dicendomi:
Ecco, io ti rendo fecondo: ti moltiplicherò e ti farò diventare un
insieme di popoli e darò questo paese alla tua discendenza dopo di te
in possesso perenne. [5]Ora i due figli che ti sono nati nel
paese d'Egitto prima del mio arrivo presso di te in Egitto, sono miei:
Efraim e Manasse saranno miei come Ruben e Simeone. [6]Invece i
figli che tu avrai generati dopo di essi, saranno tuoi: saranno chiamati
con il nome dei loro fratelli nella loro eredità. [7]Quanto a
me, mentre giungevo da Paddan, Rachele, tua madre, mi morì nel paese di
Canaan durante il viaggio, quando mancava un tratto di cammino per
arrivare a Efrata, e l'ho sepolta là lungo la strada di Efrata, cioè
Betlemme». [8]Poi Israele vide i figli di Giuseppe e disse: «Chi
sono questi?». [9]Giuseppe disse al padre: «Sono i figli che
Dio mi ha dati qui». Riprese: «Portameli perché io li benedica!». [10]Ora
gli occhi di Israele erano offuscati dalla vecchiaia: non poteva più
distinguere. Giuseppe li avvicinò a lui, che li baciò e li abbracciò.
[11]Israele disse a Giuseppe: «Io non pensavo più di vedere la
tua faccia ed ecco, Dio mi ha concesso di vedere anche la tua prole!». [12]Allora
Giuseppe li ritirò dalle sue ginocchia e si prostrò con la faccia a
terra. [13]Poi li prese tutti e due, Efraim con la sua destra,
alla sinistra di Israele, e Manasse con la sua sinistra, alla destra di
Israele, e li avvicinò a lui. [14]Ma Israele stese la mano
destra e la pose sul capo di Efraim, che pure era il più giovane, e la
sua sinistra sul capo di Manasse, incrociando le braccia, benché
Manasse fosse il primogenito. [15]E così benedisse Giuseppe:
«Il Dio, davanti al quale hanno camminato
i miei padri Abramo e Isacco,
il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto
fino ad oggi,
[16]l'angelo che mi ha liberato da ogni male,
benedica questi giovinetti!
Sia ricordato in essi il mio nome
e il nome dei miei padri Abramo e Isacco
e si moltiplichino in gran numero
in mezzo alla terra!».
[17]Giuseppe notò che il padre aveva posato la destra sul
capo di Efraim e ciò gli spiacque. Prese dunque la mano del padre per
toglierla dal capo di Efraim e porla sul capo di Manasse. [18]Disse
al padre: «Non così, padre mio: è questo il primogenito, posa la
destra sul suo capo!». [19]Ma il padre ricusò e disse: «Lo so,
figlio mio, lo so: anch'egli diventerà un popolo, anch'egli sarà
grande, ma il suo fratello minore sarà più grande di lui e la sua
discendenza diventerà una moltitudine di nazioni». [20]E li
benedisse in quel giorno:
«Di voi si servirà Israele
per benedire, dicendo:
Dio ti renda come Efraim e come Manasse!».
Così pose Efraim prima di Manasse.
[21]Poi Israele disse a Giuseppe: «Ecco, io sto per morire,
ma Dio sarà con voi e vi farà tornare al paese dei vostri padri.
[22]Quanto a me, io do a te, più che ai tuoi fratelli, un
dorso di monte, che io ho conquistato dalle mani degli Amorrei con la
spada e l'arco».
Genesi - Capitolo 49
Benedizioni di Giacobbe
[1]Quindi Giacobbe chiamò i figli e disse: «Radunatevi,
perché io vi annunzi quello che vi accadrà nei tempi futuri.
[2]Radunatevi e ascoltate, figli di Giacobbe,
ascoltate Israele, vostro padre!
[3]Ruben, tu sei il mio primogenito,
il mio vigore e la primizia della mia virilità,
esuberante in fierezza ed esuberante in forza!
[4]Bollente come l'acqua, tu non avrai preminenza,
perchè hai invaso il talamo di tuo padre
e hai violato il mio giaciglio su cui eri salito.
[5]Simeone e Levi sono fratelli,
strumenti di violenza sono i loro coltelli.
[6]Nel loro conciliabolo non entri l'anima mia,
al loro convegno non si unisca il mio cuore.
Perchè con ira hanno ucciso gli uomini
e con passione hanno storpiato i tori.
[7]Maledetta la loro ira, perché violenta,
e la loro collera, perché crudele!
Io li dividerò in Giacobbe
e li disperderò in Israele.
[8]Giuda, te loderanno i tuoi fratelli;
la tua mano sarà sulla nuca dei tuoi nemici;
davanti a te si prostreranno i figli di tuo padre.
[9]Un giovane leone è Giuda:
dalla preda, figlio mio, sei tornato;
si è sdraiato, si è accovacciato come un leone
e come una leonessa; chi oserà farlo alzare?
[10]Non sarà tolto lo scettro da Giuda
nè il bastone del comando tra i suoi piedi,
finchè verra colui al quale esso appartiene
e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli.
[11]Egli lega alla vite il suo asinello
e a scelta vite il figlio della sua asina,
lava nel vino la veste
e nel sangue dell'uva il manto;
[12]lucidi ha gli occhi per il vino
e bianchi i denti per il latte.
[13]Zàbulon abiterà lungo il lido del mare
e sarà l'approdo delle navi,
con il fianco rivolto a Sidòne.
[14]Issacar è un asino robusto,
accovacciato tra un doppio recinto.
[15]Ha visto che il luogo di riposo era bello,
che il paese era ameno;
ha piegato il dorso a portar la soma
ed è stato ridotto ai lavori forzati.
[16]Dan giudicherà il suo popolo
come ogni altra tribù d'Israele.
[17]Sia Dan un serpente sulla strada,
una vipera cornuta sul sentiero,
che morde i garretti del cavallo
e il cavaliere cade all'indietro.
[18]Io spero nella tua salvezza, Signore!
[19]Gad, assalito da un'orda,
ne attacca la retroguardia.
[20]Aser, il suo pane è pingue:
egli fornisce delizie da re.
[21]Nèftali è una cerva slanciata
che dà bei cerbiatti.
[22]Germoglio di ceppo fecondo è Giuseppe;
germoglio di ceppo fecondo presso una fonte,
i cui rami si stendono sul muro.
[23]Lo hanno esasperato e colpito,
lo hanno perseguitato i tiratori di frecce.
[24]Ma è rimasto intatto il suo arco
e le sue braccia si muovon veloci
per le mani del Potente di Giacobbe,
per il nome del Pastore, Pietra d'Israele.
[25]Per il Dio di tuo padre - egli ti aiuti!
e per il Dio onnipotente - egli ti benedica!
Con benedizioni del cielo dall'alto,
benedizioni dell'abisso nel profondo,
benedizioni delle mammelle e del grembo.
[26]Le benedizioni di tuo padre sono superiori
alle benedizioni dei monti antichi,
alle attrattive dei colli eterni.
Vengano sul capo di Giuseppe
e sulla testa del principe tra i suoi fratelli!
[27]Beniamino è un lupo che sbrana:
al mattino divora la preda
e alla sera spartisce il bottino.
[28]Tutti questi formano le dodici tribù d'Israele, questo è
ciò che disse loro il loro padre, quando li ha benedetti; ognuno egli
benedisse con una benedizione particolare.
Ultimi momenti e morte di Giacobbe
[29]Poi diede loro quest'ordine: «Io sto per essere riunito
ai miei antenati: seppellitemi presso i miei padri nella caverna che è
nel campo di Efron l'Hittita, [30]nella caverna che si trova nel
campo di Macpela di fronte a Mamre, nel paese di Canaan, quella che
Abramo acquistò con il campo di Efron l'Hittita come proprietà
sepolcrale. [31]Là seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là
seppellirono Isacco e Rebecca sua moglie e là seppellii Lia. [32]La
proprietà del campo e della caverna che si trova in esso proveniva
dagli Hittiti.
[33]Quando Giacobbe ebbe finito di dare questo ordine ai
figli, ritrasse i piedi nel letto e spirò e fu riunito ai suoi
antenati.
Genesi - Capitolo 50
Funerali di Giacobbe
[1]Allora Giuseppe si gettò sulla faccia di suo padre, pianse
su di lui e lo baciò. [2]Poi Giuseppe ordinò ai suoi medici di
imbalsamare suo padre. I medici imbalsamarono Israele [3]e vi
impiegarono quaranta giorni, perché tanti ne occorrono per
l'imbalsamazione. Gli Egiziani lo piansero settanta giorni. [4]Passati
i giorni del lutto, Giuseppe parlò alla casa del faraone: «Se ho
trovato grazia ai vostri occhi, vogliate riferire agli orecchi del
faraone queste parole: [5]Mio padre mi ha fatto giurare: Ecco, io
sto per morire: tu devi seppellirmi nel sepolcro che mi sono scavato nel
paese di Canaan. Ora, possa io andare a seppellire mio padre e tornare».
[6]Il faraone rispose: «Và e seppellisci tuo padre com'egli ti
ha fatto giurare». [7]Allora Giuseppe andò a seppellire suo
padre e con lui andarono tutti i ministri del faraone, gli anziani della
sua casa, tutti gli anziani del paese d'Egitto, [8]tutta la casa
di Giuseppe e i suoi fratelli e la casa di suo padre. Soltanto i loro
bambini e i loro greggi e i loro armenti essi lasciarono nel paese di
Gosen. [9]Andarono con lui anche i carri da guerra e la
cavalleria, così da formare una carovana imponente. [10]Quando
arrivarono all'Aia di Atad, che è al di là del Giordano, fecero un
lamento molto grande e solenne ed egli celebrò per suo padre un lutto
di sette giorni. [11]I Cananei che abitavano il paese videro il
lutto alla Aia di Atad e dissero: «E' un lutto grave questo per gli
Egiziani». Per questo la si chiamò Abel-Mizraim, che si trova al di là
del Giordano. [12]Poi i suoi figli fecero per lui così come
aveva loro comandato. [13]I suoi figli lo portarono nel paese di
Canaan e lo seppellirono nella caverna del campo di Macpela, quel campo
che Abramo aveva acquistato, come proprietà sepolcrale, da Efron
l'Hittita, e che si trova di fronte a Mamre. [14]Dopo aver
sepolto suo padre, Giuseppe tornò in Egitto insieme con i suoi fratelli
e con quanti erano andati con lui a seppellire suo padre.
Dalla morte di Giacobbe alla morte di Giuseppe
[15]Ma i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato
che il loro padre era morto, e dissero: «Chissà se Giuseppe non ci
tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo
fatto?». [16]Allora mandarono a dire a Giuseppe: «Tuo padre
prima di morire ha dato quest'ordine: [17]Direte a Giuseppe:
Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno
fatto del male! Perdona dunque il delitto dei servi del Dio di tuo
padre!». Giuseppe pianse quando gli si parlò così. [18]E i
suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero:
«Eccoci tuoi schiavi!». [19]Ma Giuseppe disse loro: «Non
temete. Sono io forse al posto di Dio? [20]Se voi avevate pensato
del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per
compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. [21]Dunque
non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri
bambini». Così li consolò e fece loro coraggio. [22]Ora
Giuseppe con la famiglia di suo padre abitò in Egitto; Giuseppe visse
centodieci anni. [23]Così Giuseppe vide i figli di Efraim fino
alla terza generazione e anche i figli di Machir, figlio di Manasse,
nacquero sulle ginocchia di Giuseppe. [24]Poi Giuseppe disse ai
fratelli: «Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà
uscire da questo paese verso il paese ch'egli ha promesso con giuramento
ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe». [25]Giuseppe fece giurare ai
figli di Israele così: «Dio verrà certo a visitarvi e allora voi
porterete via di qui le mie ossa».
[26]Poi Giuseppe morì all'età di centodieci anni; lo
imbalsamarono e fu posto in un sarcofago in Egitto.
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