|  |   Maccabei 1 - Capitolo 1 I. PREAMBOLOAlessandro e i Diadochi[1]Queste cose avvennero dopo che Alessandro il Macedone,
        figlio di Filippo, uscito dalla regione dei Kittim sconfisse Dario, re
        dei Persiani e dei Medi, e regnò al suo posto, cominciando dalla
        Grecia. [2]Intraprese molte guerre, si impadronì di fortezze e
        uccise i re della terra; [3]arrivò sino ai confini della terra e
        raccolse le spoglie di molti popoli. La terra si ridusse al silenzio
        davanti a lui; il suo cuore si esaltò e si gonfiò di orgoglio. [4]Radunò
        forze ingenti e conquistò regioni, popoli e principi, che divennero
        suoi tributari. [5]Dopo questo cadde ammalato e comprese che
        stava per morire. [6]Allora chiamò i suoi luogotenenti più
        importanti, che erano cresciuti con lui fin dalla giovinezza e mentre
        era ancora vivo divise tra di loro il suo impero. [7]Regnò
        dunque Alessandro dodici anni e morì. [8]I suoi subalterni
        assunsero il potere, ognuno nella sua regione; [9]dopo la sua
        morte tutti cinsero il diadema e dopo di loro i loro figli per molti
        anni e si moltiplicarono i mali sulla terra. Antioco Epifane e la penetrazione dell'ellenismo in Israele[10]Uscì da quelli una radice perversa, Antioco Epìfane,
        figlio del re Antioco che era stato ostaggio a Roma, e assunse il regno
        nell'anno centotrentasette del dominio dei Greci. [11]In quei
        giorni sorsero da Israele figli empi che persuasero molti dicendo: «Andiamo
        e facciamo lega con le nazioni che ci stanno attorno, perché da quando
        ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali». [12]Parve
        ottimo ai loro occhi questo ragionamento; [13]alcuni del popolo
        presero l'iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà di
        introdurre le istituzioni dei pagani. [14]Essi costruirono una
        palestra in Gerusalemme secondo le usanze dei pagani [15]e
        cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa
        alleanza; si unirono alle nazioni pagane e si vendettero per fare il
        male. Prima campagna egiziana e saccheggio del tempio[16]Quando il regno fu consolidato in mano di Antioco, egli
        volle conquistare l'Egitto per dominare due regni: [17]entrò
        nell'Egitto con un esercito imponente, con carri ed elefanti, con la
        cavalleria e una grande flotta [18]e venne a battaglia con
        Tolomeo re di Egitto. Tolomeo fu travolto davanti a lui e dovette
        fuggire e molti caddero colpiti a morte. [19]Espugnarono le
        fortezze dell'Egitto e Antioco saccheggiò il paese di Egitto. [20]Ritornò quindi Antioco dopo aver sconfitto l'Egitto
        nell'anno centoquarantatrè, si diresse contro Israele e mosse contro
        Gerusalemme con forze ingenti. [21]Entrò con arroganza nel
        santuario e ne asportò l'altare d'oro e il candelabro dei lumi con
        tutti i suoi arredi [22]e la tavola dell'offerta e i vasi per le
        libazioni, le coppe e gli incensieri d'oro, il velo, le corone e i fregi
        d'oro della facciata del tempio e lo sguarnì tutto; [23]si
        impadronì dell'argento e dell'oro e d'ogni oggetto pregiato e asportò
        i tesori nascosti che riuscì a trovare; [24]quindi, raccolta
        ogni cosa, fece ritorno nella sua regione. Fece anche molte stragi e
        parlò con grande arroganza. [25]Allora vi fu lutto grande per gli Israelitiin ogni loro regione.
 [26]Gemettero i capi e gli anziani,
 le vergini e i giovani persero vigore
 e la bellezza delle donne svanì.
 [27]Ogni sposo levò il suo lamento
 e la sposa nel talamo fu in lutto.
 [28]Tremò la terra per i suoi abitanti
 e tutta la casa di Giacobbe si vestì di vergogna. Intervento del sovrintendente e fortificazioni della città di
        Davide[29]Due anni dopo, il re mandò alle città di Giuda un
        sovrintendente ai tributi. Egli venne in Gerusalemme con ingenti forze [30]e
        rivolse loro con perfidia parole di pace ed essi gli prestarono fede. Ma
        all'improvviso piombò sulla città, le inflisse colpi crudeli e mise a
        morte molta gente in Israele. [31]Mise a sacco la città, la
        diede alle fiamme e distrusse le sue abitazioni e le mura intorno. [32]Trassero
        in schiavitù le donne e i bambini e si impossessarono dei greggi. [33]Poi
        costruirono attorno alla città di Davide un muro grande e massiccio,
        con torri solidissime, e questa divenne per loro una fortezza. [34]Vi
        stabilirono una razza empia, uomini scellerati, che si fortificarono
        dentro, [35]vi collocarono armi e vettovaglie e, radunato il
        bottino di Gerusalemme, lo depositarono colà e divennero come una
        grande trappola; [36]questo fu un'insidia per il santuario e un
        avversario maligno per Israele in ogni momento [37]Versarono sangue innocente intorno al santuarioe profanarono il luogo santo.
 [38]Fuggirono gli abitanti di Gerusalemme a causa loro
 e la città divenne abitazione di stranieri;
 divenne straniera alla sua gente
 e i suoi figli l'abbandonarono.
 [39]Il suo santuario fu desolato come il deserto,
 le sue feste si mutarono in lutto,
 i suoi sabati in vergogna
 il suo onore in disprezzo.
 [40]Quanta era stata la sua gloria
 altrettanto fu il suo disonore
 e il suo splendore si cambiò in lutto.
 Diffusione dei culti pagani[41]Poi il re prescrisse con decreto a tutto il suo regno, che
        tutti formassero un sol popolo [42]e ciascuno abbandonasse le
        proprie leggi. Tutti i popoli consentirono a fare secondo gli ordini del
        re. [43]Anche molti Israeliti accettarono di servirlo e
        sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato. [44]Il re spedì
        ancora decreti per mezzo di messaggeri a Gerusalemme e alle città di
        Giuda, ordinando di seguire usanze straniere al loro paese, [45]di
        far cessare nel tempio gli olocausti, i sacrifici e le libazioni, di
        profanare i sabati e le feste [46]e di contaminare il santuario e
        i fedeli, [47]di innalzare altari, templi ed edicole e
        sacrificare carni suine e animali immondi, [48]di lasciare che i
        propri figli, non circoncisi, si contaminassero con ogni impurità e
        profanazione, [49]così da dimenticare la legge e mutare ogni
        istituzione, [50]pena la morte a chiunque non avesse agito
        secondo gli ordini del re. [51]Secondo questi ordini scrisse a
        tutto il regno, stabilì ispettori su tutto il popolo e intimò alle
        città di Giuda di sacrificare città per città. [52]Anche molti
        del popolo si unirono a loro, tutti i traditori della legge, e commisero
        il male nella regione [53]e ridussero Israele a nascondersi in
        ogni possibile rifugio. [54]Nell'anno centoquarantacinque, il quindici di Casleu il re
        innalzò sull'altare un idolo. Anche nelle città vicine di Giuda
        eressero altari [55]e bruciarono incenso sulle porte delle case e
        nelle piazze. [56]Stracciavano i libri della legge che riuscivano
        a trovare e li gettavano nel fuoco. [57]Se qualcuno veniva
        trovato in possesso di una copia del libro dell'alleanza o ardiva
        obbedire alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte. [58]Con
        prepotenza trattavano gli Israeliti che venivano scoperti ogni mese
        nella città [59]e specialmente al venticinque del mese, quando
        sacrificavano sull'ara che era sopra l'altare dei sacrifici. [60]Mettevano
        a morte, secondo gli ordini, le donne che avevano fatto circoncidere i
        loro figli, [61]con i bambini appesi al collo e con i familiari e
        quelli che li avevano circoncisi. [62]Tuttavia molti in Israele
        si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare cibi immondi [63]e
        preferirono morire pur di non contaminarsi con quei cibi e non
        disonorare la santa alleanza; così appunto morirono. [64]Sopra
        Israele fu così scatenata un'ira veramente grande. Maccabei 1 - Capitolo 2 II. MATTATIA SCATENA LA GUERRA SANTAMattatia e i suoi figli[1]In quei giorni Mattatia figlio di Giovanni, figlio di
        Simone, sacerdote della stirpe di Ioarìb, partì da Gerusalemme e venne
        a stabilirsi a Modin. [2]Egli aveva cinque figli: Giovanni
        chiamato anche Gaddi, [3]Simeone chiamato Tassi, [4]Giuda
        chiamato Maccabeo, [5]Eleàzaro chiamato Auaran, Giònata
        chiamato Affus. [6]Viste le empietà che si commettevano in Giuda
        e Gerusalemme, [7]disse: «Ohimè! perché mai sono nato per
        vedere lo strazio del mio popolo e lo strazio della città santa e debbo
        sedere qui mentre essa è in balìa dei nemici e il santuario in mano
        agli stranieri? [8]Il suo tempio è diventato come un uomo ignobile,[9]gli ornamenti della sua gloria sono stati portati
 via come preda,
 sono stati sgozzati i suoi bambini nelle piazze
 e i giovinetti dalla spada nemica.
 [10]Qual popolo non ha invaso il suo regno
 e non si è impadronito delle sue spoglie?
 [11]Ogni ornamento le è stato strappato,
 da padrona è diventata schiava.
 [12]Ecco, le nostre cose sante,
 la nostra bellezza, la nostra gloria
 sono state devastate,
 le hanno profanate i pagani.
 [13]Perché vivere ancora?».
 [14]Mattatia e i suoi figli si stracciarono le vesti, si
        vestirono di sacco e si misero in grande lutto. La prova del sacrificio a Modin[15]Ora vennero nella città di Modin i messaggeri del re,
        incaricati di costringere all'apostasia e a far sacrificare. [16]Molti
        Israeliti andarono da loro; invece Mattatia e i suoi figli si raccolsero
        in disparte. [17]I messaggeri del re si rivolsero a Mattatia e
        gli dissero: «Tu sei uomo autorevole e stimato e grande in questa città
        e sei sostenuto da figli e fratelli; [18]su, fatti avanti per
        primo e adempi il comando del re, come hanno fatto tutti i popoli e gli
        uomini di Giuda e quelli rimasti in Gerusalemme; così passerai tu e i
        tuoi figli nel numero degli amici del re e tu e i tuoi figli avrete in
        premio oro e argento e doni in quantità». [19]Ma Mattatia
        rispose a gran voce: «Anche se tutti i popoli nei domini del re lo
        ascolteranno e ognuno si staccherà dal culto dei suoi padri e vorranno
        tutti aderire alle sue richieste, [20]io, i miei figli e i miei
        fratelli cammineremo nell'alleanza dei nostri padri; [21]ci
        guardi il Signore dall'abbandonare la legge e le tradizioni; [22]non
        ascolteremo gli ordini del re per deviare dalla nostra religione a
        destra o a sinistra». [23]Terminate queste parole, si avvicinò
        un Giudeo alla vista di tutti per sacrificare sull'altare in Modin
        secondo il decreto del re. [24]Ciò vedendo Mattatia arse di
        zelo; fremettero le sue viscere ed egli ribollì di giusto sdegno.
        Fattosi avanti di corsa, lo uccise sull'altare; [25]uccise nel
        medesimo tempo il messaggero del re, che costringeva a sacrificare, e
        distrusse l'altare. [26]Egli agiva per zelo verso la legge come
        aveva fatto Pincas con Zambri figlio di Salom. [27]La voce di
        Mattatia tuonò nella città: «Chiunque ha zelo per la legge e vuol
        difendere l'alleanza mi segua!». [28]Fuggì con i suoi figli tra
        i monti, abbandonando in città quanto avevano. La prova del sabato nel deserto[29]Allora molti che ricercavano la giustizia e il diritto
        scesero per dimorare nel deserto [30]con i loro figli, le loro
        mogli e i greggi, perché si erano addensati i mali sopra di essi. [31]Fu
        riferito agli uomini del re e alle milizie che stavano in Gerusalemme,
        nella città di Davide, che si erano raccolti laggiù in luoghi nascosti
        del deserto uomini che avevano stracciato l'editto del re. [32]Molti
        corsero ad inseguirli, li raggiunsero, si accamparono di fronte a loro e
        si prepararono a dar battaglia in giorno di sabato. [33]Dicevano
        loro: «Basta ormai; uscite, obbedite ai comandi del re e avrete salva
        la vita». [34]Ma quelli risposero: «Non usciremo, né seguiremo
        gli ordini del re, profanando il giorno del sabato». [35]Quelli
        si precipitarono all'assalto contro di loro. [36]Ma essi non
        risposero, né lanciarono pietra, né ostruirono i nascondigli, [37]protestando:
        «Moriamo tutti nella nostra innocenza. Testimoniano per noi il cielo e
        la terra che ci fate morire ingiustamente». [38]Così quelli
        mossero contro di loro a battaglia di sabato: essi morirono con le mogli
        e i figli e i loro greggi, in numero di circa mille persone. Attività di Mattatia e del suo partito[39]Quando Mattatia e i suoi amici lo seppero, ne fecero gran
        pianto. [40]Poi dissero tra di loro: «Se faremo tutti come hanno
        fatto i nostri fratelli e non combatteremo contro i pagani per la nostra
        vita e per le nostre leggi, ci faranno sparire in breve dalla terra». [41]Presero
        in quel giorno questa decisione: «Noi combatteremo contro chiunque
        venga a darci battaglia in giorno di sabato e non moriremo tutti come
        sono morti i nostri fratelli nei nascondigli». [42]In quel tempo si unì con loro un gruppo degli Asidei, i
        forti d'Israele, e quanti volevano mettersi a disposizione della legge; [43]inoltre
        quanti fuggivano davanti alle sventure si univano a loro e divenivano
        loro rinforzo. [44]Così organizzarono un contingente di forze e
        percossero con ira i peccatori e gli uomini empi con furore; gli
        scampati fuggirono tra i pagani per salvarsi. [45]Mattatia poi e
        i suoi amici andarono in giro a demolire gli altari [46]e fecero
        circoncidere a forza tutti i bambini non circoncisi che trovarono nel
        territorio d'Israele; [47]non diedero tregua agli orgogliosi e
        l'impresa ebbe buona riuscita nelle loro mani; [48]difesero la
        legge dalla prepotenza dei popoli e dei re e non la diedero vinta ai
        peccatori. Testamento e morte di Mattatia[49]Intanto si avvicinava per Mattatia l'ora della morte ed
        egli disse ai figli: «Ora domina la superbia e l'ingiustizia, è il
        tempo della distruzione e dell'ira rabbiosa. [50]Ora, figli,
        mostrate zelo per la legge e date la vostra vita per l'alleanza dei
        nostri padri. [51]Ricordate le gesta compiute dai nostri padri ai
        loro tempi e ne trarrete gloria insigne e nome eterno. [52]Abramo
        non fu trovato forse fedele nella tentazione e non gli fu ciò
        accreditato a giustizia? [53]Giuseppe nell'ora dell'oppressione
        osservò il precetto e divenne signore dell'Egitto. [54]Pincas
        nostro padre per lo zelo dimostrato conseguì l'alleanza del sacerdozio
        perenne. [55]Giosuè, obbedendo alla divina parola, divenne
        giudice in Israele. [56]Caleb, testimoniando nell'adunanza, ebbe
        in sorte parte del nostro paese. [57]Davide per la sua pietà
        ottenne il trono del regno per sempre. [58]Elia, poiché aveva
        dimostrato zelo ardente per la legge, fu assunto in cielo. [59]Anania,
        Azaria e Misaele per la loro fede furono salvati dalla fiamma. [60]Daniele
        nella sua innocenza fu sottratto alle fauci dei leoni. [61]Così,
        di seguito, considerate di generazione in generazione che quanti hanno
        fiducia in lui non soccombono. [62]Non abbiate paura delle parole
        dell'empio, perché la sua gloria andrà a finire ai rifiuti e ai vermi;
        [63]oggi è esaltato, domani non si trova più, perché ritorna
        alla sua polvere e i suoi calcoli falliscono. [64]Figli, siate
        valorosi e forti nella legge, perché in questa sarete glorificati. [65]Ecco
        qui vostro fratello Simone, che io so uomo saggio: ascoltatelo sempre,
        egli sarà vostro padre. [66]Giuda Maccabeo, forte guerriero
        dalla sua gioventù, sarà capo del vostro esercito e condurrà la
        battaglia contro i pagani. [67]Voi, dunque, radunate intorno a
        voi quanti praticano la legge e vendicate il vostro popolo; [68]rendete
        il meritato castigo ai pagani e applicatevi all'ordinamento della legge».
        [69]Poi li benedisse e si riunì ai suoi padri. [70]Morì
        nell'anno centoquarantasei e fu sepolto nella tomba dei suoi padri in
        Modin; tutto Israele fece grande pianto su di lui. Maccabei 1 - Capitolo 3 III. GIUDA MACCABEO CAPO DEI GIUDEI (166-160 a.C.)Elogio di Giuda Maccabeo[1]Al suo posto sorse il figlio di lui Giuda, chiamato
        Maccabeo; [2]lo aiutavano tutti i fratelli e quanti si erano
        legati al padre e conducevano la battaglia d'Israele con entusiasmo. [3]Egli accrebbe la gloria del suo popolo,rivestì la corazza come gigante,
 cinse l'armatura di guerra
 e impegnò battaglia
 difendendo il campo con la spada.
 [4]Nelle sue gesta fu simile a leone,
 come leoncello ruggente sulla preda.
 [5]Inseguì gli empi braccandoli;
 i perturbatori del popolo distrusse con il fuoco.
 [6]Gli empi sbigottirono per paura di lui
 e tutti i malfattori furono confusi
 e si avviò la salvezza per mano di lui.
 [7]Inflisse amarezze a molti re,
 rallegrò con le sue gesta Giacobbe;
 sempre la sua memoria sarà benedetta.
 [8]Egli passò per le città di Giuda
 e vi disperse gli empi
 e distolse l'ira da Israele.
 [9]Divenne celebre fino all'estremità della terra
 perché radunò coloro che erano sperduti.
 Primi successi di Giuda[10]Apollonio radunò dei pagani e un forte esercito dalla
        Samaria per combattere Israele. [11]Giuda lo seppe e avanzò
        contro di lui, lo sconfisse e lo uccise; molti caddero colpiti a morte e
        i superstiti fuggirono. [12]Così si impadronirono delle loro
        spoglie e Giuda si riservò la spada di Apollonio e l'adoperò in guerra
        per tutto il tempo della sua vita. [13]Quando Seron, comandante
        delle forze di Siria, seppe che Giuda aveva radunato un contingente e
        c'era con lui uno stuolo di fedeli e uomini preparati alla guerra, [14]disse:
        «Mi farò un nome e mi coprirò di gloria nel regno combattendo Giuda e
        i suoi uomini che hanno disprezzato gli ordini del re». [15]Fece
        i preparativi e si unì a lui un forte gruppo di empi per aiutarlo a
        vendicarsi degli Israeliti. [16]Si spinse fino alla salita di
        Bet-Coròn e Giuda gli andò incontro con piccola schiera. [17]Ma
        come videro lo schieramento avanzare contro di loro, dissero a Giuda: «Come
        faremo noi così pochi ad attaccar battaglia contro una moltitudine così
        forte? Oltre tutto, siamo rimasti oggi senza mangiare». [18]Giuda
        rispose: «Non è impossibile che molti cadano in mano a pochi e non c'è
        differenza per il Cielo tra il salvare per mezzo di molti e il salvare
        per mezzo di pochi; [19]perché la vittoria in guerra non dipende
        dalla moltitudine delle forze, ma è dal Cielo che viene l'aiuto. [20]Costoro
        vengono contro di noi pieni d'insolenza e di empietà per eliminare noi,
        le nostre mogli e i nostri figli e saccheggiarci; [21]noi
        combattiamo per la nostra vita e le nostre leggi. [22]Sarà lui a
        stritolarli davanti a noi. Voi dunque non temeteli». [23]Quando
        ebbe finito di parlare, piombò su di loro all'improvviso e Seron con il
        suo schieramento fu sgominato davanti a lui; [24]lo inseguirono
        nella discesa di Bet-Coròn fino alla pianura. Di essi caddero circa
        ottocento uomini, gli altri fuggirono nella regione dei Filistei. [25]Così
        cominciò a diffondersi il timore di Giuda e dei suoi fratelli e le
        genti intorno furon prese da terrore. [26]La fama di lui giunse
        fino al re e delle sue imprese militari parlavano le genti. Preparativi di Antioco contro la Persia e la Giudea. Reggenza di
        Lisia[27]Quando il re Antioco seppe queste cose, si adirò
        furiosamente e diede ordine di radunare tutte le forze militari del suo
        regno: un esercito grande e potente. [28]Aprì l'erario e diede
        alle truppe il soldo per un anno, ordinando loro di star pronti per ogni
        evenienza. [29]Ma si accorse che non bastavano le riserve del suo
        tesoro e che le entrate del paese erano poche a causa delle rivolte e
        delle rovine che aveva provocato nella regione per estirpare le
        tradizioni che erano in vigore dai tempi antichi; [30]temette di
        non poter disporre, come altre volte in passato, delle risorse per le
        spese e i doni, che faceva con mano prodiga, superando i re precedenti. [31]Allora
        si sentì grandemente angustiato e prese la decisione di invadere la
        Persia, per riscuotere i tributi di quelle province e ammassare molto
        denaro. [32]Lasciò Lisia, uomo illustre e di stirpe regia, alla
        direzione degli affari del re dall'Eufrate fino ai confini dell'Egitto [33]e
        con l'incarico di curare l'educazione del figlio Antioco fino al suo
        ritorno. [34]A lui affidò metà dell'esercito e gli elefanti e
        gli diede istruzioni per tutte le cose che voleva fossero eseguite;
        riguardo agli abitanti della Giudea e di Gerusalemme, [35]gli
        ordinò di mandare contro di loro milizie per distruggere ed eliminare
        le forze d'Israele e quanto restava in Gerusalemme e cancellare il loro
        ricordo dalla regione; [36]di trasferire degli stranieri su tutti
        i loro monti e di distribuire le loro terre. [37]Il re poi prese
        l'altra metà dell'esercito e partì da Antiochia, la capitale del suo
        regno, nell'anno centoquarantasette; passò l'Eufrate e percorse le
        regioni settentrionali. Gorgia e Nicanore conducono in Giudea l'esercito di Siria[38]Allora Lisia scelse Tolomeo, figlio di Dorìmene, Nicànore
        e Gorgia, uomini potenti tra gli amici del re [39]e spedì ai
        loro ordini quarantamila uomini e settemila cavalli nel paese di Giuda
        per devastarlo secondo il comando del re. [40]Questi partirono
        con tutte le truppe e andarono ad accamparsi vicino ad Emmaus nella
        pianura. [41]I mercanti della regione ne ebbero notizia e si
        rifornirono molto di oro e di argento e di catene e vennero presso
        l'accampamento per acquistare come schiavi gli Israeliti. A quelle
        truppe si aggiunsero forze della Siria e di paesi stranieri. [42]Giuda
        e i suoi fratelli videro che i mali si erano aggravati e che l'esercito
        era accampato nel loro territorio e vennero a conoscenza che il re aveva
        ordinato di attuare la distruzione totale del loro popolo. [43]Allora
        si dissero l'un l'altro: «Facciamo risorgere il popolo dalla sua rovina
        e combattiamo per il nostro popolo e per i nostri luoghi santi». [44]Si
        radunò l'assemblea per prepararsi alla battaglia e per pregare e
        chiedere pietà e misericordia. [45]Gerusalemme era disabitata come un deserto,nessuno dei suoi figli vi entrava o ne usciva,
 il santuario era calpestato,
 gli stranieri erano nella fortezza dell'Acra,
 soggiorno dei pagani.
 La gioia era sparita da Giacobbe,
 erano scomparsi il flauto e la cetra.
 Riunione dei Giudei a Masfa[46]Si radunarono dunque e vennero in Masfa di fronte a
        Gerusalemme, perché nei tempi antichi Masfa era stato luogo di
        preghiera in Israele. [47]In quel giorno digiunarono e si
        vestirono di sacco, si sparsero la cenere sul capo e si stracciarono le
        vesti. [48]Aprirono il libro della legge per scoprirvi quanto i
        pagani cercavano di sapere dagli idoli dei loro dei. [49]Portarono
        le vesti sacerdotali, le primizie e le decime e fecero venire avanti i
        Nazirei, che avevano compiuto i giorni del loro voto, [50]e
        alzarono la voce al cielo gridando: «Che faremo di costoro e dove li
        condurremo, [51]mentre il tuo santuario è conculcato e profanato
        e i tuoi sacerdoti sono in lutto e desolazione? [52]Ecco i pagani
        si sono alleati contro di noi per distruggerci; tu sai quello che vanno
        macchinando contro di noi. [53]Come potremo resistere di fronte a
        loro, se tu non ci aiuterai?». [54]Diedero fiato alle trombe e
        gridarono a gran voce. [55]Dopo questo, Giuda stabilì i
        condottieri del popolo, i comandanti di mille, di cento, di cinquanta e
        di dieci uomini. [56]Disse a coloro che costruivano case o che
        stavano per prendere moglie, a quelli che piantavano la vigna o che
        erano paurosi, di tornare a casa loro, secondo la legge. [57]Poi
        levò il campo e si disposero a mezzogiorno di Emmaus. [58]Giuda
        ordinò: «Cingetevi e siate forti e state preparati per l'alba di
        domani a dar battaglia a questi stranieri che si sono alleati per
        distruggere noi e il nostro santuario. [59]Del resto è meglio
        per noi morire in battaglia che vedere poi la rovina della nostra gente
        e del santuario. [60]Il Cielo farà succedere gli avvenimenti
        secondo quanto è stabilito lassù». Maccabei 1 - Capitolo 4 La battaglia di Emmaus[1]Gorgia prese allora cinquemila uomini e mille cavalli
        scelti e si levò il campo di notte [2]per sorprendere il campo
        dei Giudei e annientarli all'improvviso; gli uomini dell'Acra gli
        facevano da guida. [3]Ma Giuda lo venne a sapere e mosse anche
        lui con i suoi valorosi per assalire le forze del re che sostavano in
        Emmaus, [4]mentre i soldati erano ancora dispersi fuori del
        campo. [5]Gorgia giunse al campo di Giuda di notte e non vi trovò
        nessuno; li andava cercando sui monti dicendo: «Costoro ci sfuggono». [6]Fattosi
        giorno, Giuda apparve nella pianura con tremila uomini; non avevano però
        né corazze né spade come avrebbero voluto. [7]Videro
        l'accampamento dei pagani difeso e fortificato e la cavalleria disposta
        intorno e tutti esperti nella guerra. [8]Ma Giuda disse ai suoi
        uomini: «Non temete il loro numero, né abbiate paura dei loro assalti;
        [9]ricordate come i nostri padri furono salvati nel Mare Rosso,
        quando il faraone li inseguiva con l'esercito. [10]Alziamo la
        nostra voce al Cielo, perché ci usi benevolenza e si ricordi
        dell'alleanza con i nostri padri e voglia sconfiggere questo
        schieramento davanti a noi oggi; [11]si accorgeranno tutti i
        popoli che c'è uno che riscatta e salva Israele». [12]Gli
        stranieri alzarono gli occhi e videro che quelli venivano loro incontro;
        [13]così uscirono dagli accampamenti per dar battaglia. Gli
        uomini di Giuda diedero fiato alle trombe [14]e attaccarono. I
        pagani furono sconfitti e fuggirono verso la pianura, [15]ma
        quelli che erano più indietro caddero tutti uccisi di spada. Li
        inseguirono fino a Ghezer e fino alle pianure dell'Idumea e di Asdod e
        di Iamnia; ne furono uccisi circa tremila. [16]Quando Giuda e i
        suoi armati tornarono dal loro inseguimento, [17]egli disse alla
        sua gente: «Non siate avidi delle spoglie, perché ci attende ancora la
        battaglia. Gorgia e il suo esercito è sul monte vicino a noi; [18]ora
        voi state pronti ad opporvi ai nemici e a combatterli; in seguito farete
        tranquillamente bottino». [19]Aveva appena finito di parlare,
        quando apparve un reparto che spiava dal monte. [20]Avevano visto
        infatti che i loro erano stati sconfitti e gli altri incendiavano il
        campo: il fumo che si scorgeva segnalava l'accaduto. [21]Ed essi
        a quello spettacolo si sgomentarono grandemente; vedendo inoltre giù
        nella pianura lo schieramento di Giuda pronto all'attacco, [22]fuggirono
        tutti nel territorio dei Filistei. [23]Allora Giuda ritornò a
        depredare il campo e raccolsero oro e argento in quantità e stoffe
        tinte di porpora viola e porpora marina e grandi ricchezze. [24]Di
        ritorno cantavano e innalzavano benedizioni al cielo «perché egli
        è buono e la sua grazia dura sempre». [25]Fu quello un
        giorno di grande liberazione in Israele. [26]Quanti degli stranieri erano scampati, presentandosi a
        Lisia, gli narrarono tutto quello che era accaduto. [27]Egli
        sentendo ciò, fu preso da turbamento e scoraggiamento, perché le cose
        in Israele non erano andate come egli voleva e l'esito non era stato
        secondo gli ordini del re. Prima campagna di Lisia[28]Perciò l'anno dopo mise insieme sessantamila uomini
        scelti e cinquemila cavalli per combattere contro di loro. [29]Vennero
        nell'Idumea e si accamparono in Bet-Zur. Giuda mosse contro di essi con
        diecimila uomini. [30]Quando vide l'imponente accampamento,
        innalzò questa preghiera: «Benedetto sei tu, o salvatore d'Israele, tu
        che hai fiaccato l'impeto del potente per mezzo del tuo servo Davide e
        hai fatto cadere l'esercito degli stranieri nelle mani di Giònata,
        figlio di Saul e del suo scudiero; [31]fà cadere ancora nello
        stesso modo questo esercito nelle mani di Israele tuo popolo e fà
        ricadere l'obbrobrio sul loro esercito e sulla loro cavalleria; [32]infondi
        in loro timore e spezza l'audacia della loro forza, siano travolti nella
        loro rovina. [33]Abbattili con la spada dei tuoi devoti; ti
        lodino con canti tutti coloro che riconoscono il tuo nome». [34]Poi
        sferrarono l'attacco da una parte e dall'altra e caddero davanti ai
        Giudei circa cinquemila uomini del campo di Lisia. [35]Vedendo
        Lisia lo scompiglio delle sue file, mentre alle schiere di Giuda
        cresceva il coraggio ed erano pronti a vivere o a morire gloriosamente,
        se ne tornò in Antiochia dove assoldò mercenari in maggior numero per
        venire di nuovo in Giudea. Purificazione e dedicazione del tempio[36]Giuda intanto e i suoi fratelli dissero: «Ecco sono stati
        sconfitti i nostri nemici: andiamo a purificare il santuario e a
        riconsacrarlo». [37]Così si radunò tutto l'esercito e salirono
        al monte Sion. [38]Trovarono il santuario desolato, l'altare
        profanato, le porte arse e cresciute le erbe nei cortili come in un
        luogo selvatico o montuoso, e gli appartamenti sacri in rovina. [39]Allora
        si stracciarono le vesti, fecero grande pianto, si cosparsero di cenere,
        [40]si prostrarono con la faccia a terra, fecero dare i segnali
        con le trombe e alzarono grida al Cielo. [41]Giuda ordinò ai
        suoi uomini di tenere impegnati quelli dell'Acra, finché non avesse
        purificato il santuario. [42]Poi scelse sacerdoti incensurati,
        osservanti della legge, [43]i quali purificarono il santuario e
        portarono le pietre profanate in luogo immondo. [44]Tennero
        consiglio per decidere che cosa fare circa l'altare degli olocausti, che
        era stato profanato. [45]Vennero nella felice determinazione di
        demolirlo, perché non fosse loro di vergogna, essendo stato profanato
        dai pagani. Demolirono dunque l'altare [46]e riposero le pietre
        sul monte del tempio in luogo conveniente finché fosse comparso un
        profeta a decidere di esse. [47]Poi presero pietre grezze secondo
        la legge ed edificarono un altare nuovo come quello di prima; [48]restaurarono
        il santuario e consacrarono l'interno del tempio e i cortili; [49]rifecero
        gli arredi sacri e collocarono il candelabro e l'altare degli incensi e
        la tavola nel tempio. [50]Poi bruciarono incenso sull'altare e
        accesero sul candelabro le lampade che splendettero nel tempio. [51]Posero
        ancora i pani sulla tavola e stesero le cortine. Così portarono a
        termine le opere intraprese. [52]Si radunarono il mattino del
        venticinque del nono mese, cioè il mese di Casleu, nell'anno
        centoquarantotto, [53]e offrirono il sacrificio secondo la legge
        sull'altare degli olocausti che avevano rinnovato. [54]Nella
        stessa stagione e nello stesso giorno in cui l'avevano profanato i
        pagani, fu riconsacrato fra canti e suoni di cetre e arpe e cembali. [55]Tutto
        il popolo si prostrò con la faccia a terra e adorarono e benedissero il
        Cielo che era stato loro propizio. [56]Celebrarono la dedicazione
        dell'altare per otto giorni e offrirono olocausti con gioia e
        sacrificarono vittime di ringraziamento e di lode. [57]Poi
        ornarono la facciata del tempio con corone d'oro e piccoli scudi.
        Rifecero i portoni e le camere e vi misero le porte. [58]Vi fu
        gioia molto grande in mezzo al popolo, perché era stata cancellata la
        vergogna dei pagani. [59]Poi Giuda e i suoi fratelli e tutta
        l'assemblea d'Israele stabilirono che si celebrassero i giorni della
        dedicazione dell'altare nella loro ricorrenza, ogni anno, per otto
        giorni, cominciando dal venticinque del mese di Casleu, con gioia e
        letizia. [60]Edificarono in quel tempo intorno al monte Sion mura
        alte e torri solide, perché i pagani non tornassero a calpestarlo come
        avevano fatto la prima volta. [61]Vi stabilì un contingente per
        presidiarlo e fortificò il presidio di Bet-Zur perché il popolo avesse
        una difesa contro l'Idumea. Maccabei 1 - Capitolo 5 Spedizione contro gli Idumei e gli Ammoniti[1]I popoli vicini, quando sentirono che era stato ricostruito
        l'altare e rinnovato il santuario come prima, fremettero di rabbia [2]e
        decisero di eliminare quelli della stirpe di Giacobbe che si trovavano
        in mezzo a loro e cominciarono a uccidere e sopprimere gente in mezzo al
        popolo. [3]Allora Giuda mosse guerra ai figli di Esaù nell'Idumea
        e nella Acrabattene, perché assediavano Israele; inflisse loro un grave
        colpo e li umiliò e si impadronì delle loro spoglie. [4]Si
        ricordò poi della perfidia dei figli di Bean, che erano stati di laccio
        e inciampo per il popolo tendendo insidie nelle vie. [5]Pressati
        da lui si rinchiusero nelle torri ed egli si accampò contro di loro, li
        votò allo sterminio e diede fuoco alle torri di quella città con
        quanti vi stavano. [6]Poi passò contro gli Ammoniti e vi trovò
        un forte contingente e un popolo numeroso al comando di Timòteo. [7]Organizzò
        contro di loro molte azioni di guerra e furono sconfitti e annientati. [8]Conquistò
        anche Iazer e i suoi sobborghi e ritornò in Giudea. Preliminari delle campagne in Galilea e in Galaad[9]Si allearono allora i pagani di Gàlaad contro gli
        Israeliti che erano nel loro territorio per eliminarli, ma questi
        fuggirono a Dàtema, nella fortezza, [10]e scrissero questa
        lettera a Giuda e ai suoi fratelli: «Sono riuniti contro di noi i
        popoli vicini per eliminarci [11]e si preparano a venire a
        espugnare la fortezza ove siamo rifugiati; Timòteo è a capo del loro
        esercito. [12]Su, vieni a liberarci dalle mani di costoro, perché
        si è precipitata su di noi una moltitudine: [13]tutti i nostri
        fratelli che erano nel territorio di Tobia sono stati messi a morte,
        sono state condotte in schiavitù le loro mogli con i figli e gli averi
        e sono periti circa un migliaio di uomini». [14]Stavano ancora leggendo la lettera ed ecco presentarsi
        altri messaggeri dalla Galilea con le vesti stracciate portando notizie
        simili. [15]Dicevano che si erano uniti contro di loro gli
        abitanti di Tolemàide, Tiro e Sidòne e tutta la parte pagana della
        Galilea per distruggerli. [16]Quando Giuda e il popolo ebbero
        udito queste cose, si raccolse una grande assemblea per decidere che
        cosa fare per i loro fratelli posti nella tribolazione e attaccati dai
        pagani. [17]Giuda disse a Simone suo fratello: «Scegliti degli
        uomini e corri a liberare i tuoi fratelli della Galilea; io e mio
        fratello Giònata andremo nella regione di Gàlaad». [18]Lasciò
        Giuseppe figlio di Zaccaria e Azaria capo del popolo, con il resto delle
        forze a presidiare la Giudea, [19]dando loro questa consegna: «Governate
        questo popolo, ma non attaccate battaglia contro i pagani fino al nostro
        ritorno». [20]Furono assegnati a Simone tremila uomini per la
        spedizione in Galilea, a Giuda ottomila uomini per la regione di Gàlaad. Spedizioni in Galilea e in Galaad[21]Simone si recò in Galilea e sferrò molti attacchi contro
        i pagani e questi rimasero sconfitti davanti a lui; [22]egli li
        inseguì fino alle porte di Tolemàide. Caddero dei pagani circa tremila
        uomini e Simone portò via le loro spoglie. [23]Prese poi gli
        Israeliti che erano in Galilea e in Arbatta con le donne e i figli e
        tutti i loro averi e li condusse in Giudea con grande gioia. [24]Da
        parte loro Giuda Maccabeo e il fratello Giònata passarono il Giordano e
        camminarono per tre giorni nel deserto. [25]S'imbatterono nei
        Nabatei, che vennero loro incontro pacificamente e narrarono tutte le
        vicende dei loro fratelli nella regione di Gàlaad, [26]e che
        molti di loro erano assediati in Bozra e Bozor, in Alema, in Casfo, in
        Maked e Karnàin; e che tutte queste città erano fortificate e grandi. [27]Ve
        n'erano pure rinchiusi nelle altre città di Gàlaad e - dicevano - per
        il giorno dopo era stabilito di dar l'assalto alle fortezze, espugnarle
        e di eliminare tutti costoro in un sol giorno. [28]Allora Giuda
        con il suo esercito tornò indietro subito per la via del deserto verso
        Bozra; prese la città e passò ogni maschio a fil di spada, s'impadronì
        di tutte le loro spoglie e incendiò la città. [29]Nella notte
        partì di là e marciarono fino alla fortezza. [30]Verso il
        mattino alzarono gli occhi ed ecco gran folla che non si poteva contare
        issava scale e macchine per espugnare la fortezza e gia attaccava gli
        assediati. [31]Giuda, vedendo che la battaglia era gia
        incominciata e che le grida della città arrivavano al cielo per il
        suono delle trombe e le urla altissime, [32]disse ai suoi
        soldati: «Combattete oggi per i vostri fratelli». [33]Irruppero
        in tre schiere alle loro spalle, diedero fiato alle trombe e innalzarono
        grida e invocazioni. [34]Nell'esercito di Timòteo si sparse la
        notizia che c'era il Maccabeo e fuggirono davanti a lui; egli inflisse
        loro una grave sconfitta e ne rimasero uccisi in quel giorno circa
        ottomila. [35]Poi piegò su Alim, l'assalì e la prese; ne uccise
        tutti i maschi, la saccheggiò e le appiccò il fuoco. [36]Tolse
        il campo di là e conquistò Casfo, Maked e Bozor e le altre città di Gàlaad.
        [37]Dopo questi fatti Timòteo raccolse un altro esercito e si
        accampò di fronte a Rafon al di là del torrente. [38]Giuda mandò
        a esplorare il campo e gli riferirono: «Sono radunati con lui tutti gli
        stranieri che ci circondano: sono un esercito imponente. [39]Anche
        gli Arabi sono assoldati come suoi ausiliari; sono accampati al di là
        del torrente e sono pronti a venire a battaglia con te». Giuda andò
        incontro a loro. [40]Timòteo disse ai comandanti del suo
        esercito, mentre Giuda e il suo esercito si avvicinavano al torrente: «Se
        passerà per primo contro di noi, non potremo resistergli, perché sarà
        molto potente contro di noi. [41]Se invece si mostrerà titubante
        e porrà il campo al di là del fiume, andremo noi contro di lui e
        avremo la meglio». [42]Quando Giuda si avvicinò al corso
        d'acqua, dispose gli scribi del popolo lungo il torrente con questi
        ordini: «Non permettete che alcuno si fermi, ma vengano tutti a
        combattere». [43]Passò per primo contro i nemici e tutto il
        popolo dietro di lui. I pagani furono travolti davanti a lui, gettarono
        le armi e fuggirono nel tempio di Karnàin. [44]Conquistarono la
        città e appiccarono il fuoco al tempio con quanti c'erano dentro. Così
        Karnàin fu vinta e non potè resistere oltre di fronte a Giuda. [45]Giuda
        radunò tutti gli Israeliti che erano nella regione di Gàlaad dal più
        piccolo al più grande con le donne e i figli e gli averi, carovana
        sterminata, per andare nella Giudea. [46]Arrivar La disfatta di Iammia[55]Nel tempo in cui Giuda e Giònata erano rimasti in Gàlaad
        e Simone loro fratello in Galilea di fronte a Tolemàide, [56]Giuseppe
        figlio di Zaccaria e Azaria, comandanti dell'esercito, vennero a sapere
        delle imprese gloriose e delle battaglie che avevano compiute [57]e
        dissero: «Facciamoci onore anche noi e usciamo a combattere contro i
        pagani che ci circondano». [58]Diedero ordine ai soldati che
        erano con loro e si diressero a Iamnia. [59]Ma Gorgia uscì dalla
        città con i suoi uomini incontro a loro per attaccarli. [60]Giuseppe
        e Azaria furono vinti e inseguiti fin nel territorio della Giudea e in
        quel giorno caddero circa duemila uomini del popolo di Israele. [61]Toccò
        questa grave sconfitta al popolo, perché non avevano ascoltato Giuda e
        i suoi fratelli, pensando di compiere gesta eroiche: [62]ma essi
        non erano della stirpe di quei valorosi, per le cui mani era stata
        compiuta la salvezza in Israele. Successo in Idumea e in Filistea[63]Il prode Giuda e i suoi fratelli crebbero in grande fama
        presso tutto Israele e presso tutti i popoli ai quali giungeva notizia
        del loro nome; [64]si adunavano attorno a loro acclamandoli. [65]Giuda con i suoi fratelli uscì ancora per combattere
        contro i figli di Esaù nella regione meridionale e colpì Ebron e le
        sue dipendenze, distrusse le sue fortezze e diede fuoco tutt'intorno
        alle sue torri. [66]Poi levò il campo per andare nel paese dei
        Filistei e attraversò Maresa. [67]In quel giorno caddero in
        battaglia sacerdoti, i quali, smaniosi di eroismi, erano usciti a
        combattere inconsideratamente. [68]Giuda piegò su Asdod, terra
        dei Filistei: distrusse i loro altari, bruciò le statue dei loro dei,
        mise a sacco la loro città e fece ritorno in Giudea. Maccabei 1 - Capitolo 6 Fine di Antioco Epifane[1]Il re Antioco intanto percorreva le regioni settentrionali
        e seppe che c'era in Persia la città di Elimàide, famosa per ricchezza
        e argento e oro; [2]che vi era un tempio ricchissimo, dove si
        trovavano armature d'oro, corazze e armi, lasciate là da Alessandro
        figlio di Filippo, il re macedone, che aveva regnato per primo sui
        Greci. [3]Allora vi si recò e cercava di impadronirsi della città
        e di depredarla, ma non vi riuscì, perché il suo piano fu risaputo
        dagli abitanti della città, [4]che si opposero a lui con le
        armi; egli fu messo in fuga e dovette partire di là con grande
        tristezza e tornare in Babilonia. [5]Poi venne un messaggero in
        Persia ad annunciargli che erano state sconfitte le truppe inviate
        contro Giuda, [6]che Lisia si era mosso con un esercito tra i più
        agguerriti ma era rimasto sconfitto davanti a loro e che quelli si erano
        rinforzati con armi e truppe e bottino ingente, riportato dagli
        accampamenti che avevano distrutti; [7]che inoltre avevano
        demolito l'idolo da lui innalzato sull'altare in Gerusalemme, che
        avevano circondato con mura alte come prima il santuario e anche Bet-Zur,
        che era una sua città. [8]Il re, sentendo queste novità, rimase
        sbigottito e scosso terribilmente; si mise a letto e cadde ammalato per
        la tristezza, perché non era avvenuto secondo i suoi desideri. [9]Rimase
        così molti giorni, perché si rinnovava in lui una forte depressione e
        credeva di morire. [10]Allora chiamò tutti i suoi amici e disse
        loro: «Se ne va il sonno dai miei occhi e ho l'animo oppresso dai
        dispiaceri; [11]ho pensato: in quale tribolazione sono giunto, in
        quale terribile agitazione sono caduto io che ero sì fortunato e
        benvoluto sul mio trono! [12]Ora mi ricordo dei mali che ho fatto
        in Gerusalemme, portando via tutti gli arredi d'oro e d'argento che vi
        erano e mandando a sopprimere gli abitanti di Giuda senza ragione. [13]Riconosco
        che a causa di tali cose mi colpiscono questi mali: ed ecco muoio nella
        più nera tristezza in paese straniero».   Avvento al trono di Antioco V[14]Poi chiamò Filippo, uno dei suoi amici, lo costituì
        reggente su tutto il suo regno [15]e gli diede il diadema e la
        veste regia e l'anello con l'incarico di guidare Antioco suo figlio e di
        educarlo al regno. [16]Il re Antioco morì in quel luogo nel
        centoquarantanove. [17]Lisia fu informato che il re era morto e
        dispose che regnasse Antioco figlio di lui, che egli aveva educato fin
        da piccolo, e lo chiamò Eupàtore. L'assedio dell'Arca di Gerusalemme da parte di Giuda Maccabeo[18]Ora coloro che risiedevano nell'Acra impedivano il
        passaggio degli Israeliti intorno al tempio e cercavano di molestarli
        continuamente e di sostenere gli stranieri. [19]Giuda si propose
        di eliminarli e radunò in assemblea tutto il popolo per stringerli
        d'assedio. [20]Si organizzarono dunque e posero l'assedio attorno
        all'Acra nell'anno centocinquanta e Giuda fece costruire terrapieni e
        macchine. [21]Ma alcuni di loro sfuggirono all'assedio e si
        unirono ad essi alcuni rinnegati d'Israele [22]e andarono dal re
        e gli dissero: «Fino a quando non farai giustizia e vendetta dei nostri
        fratelli? [23]Noi siamo stati lieti di servire tuo padre e di
        comportarci secondo i suoi comandi e di obbedire ai suoi editti. [24]A
        causa di questo i figli del nostro popolo hanno posto assedio alla
        fortezza e si sono estraniati da noi; inoltre uccidono quanti di noi
        capitano nelle loro mani e si dividono i nostri averi. [25]E non
        soltanto contro di noi allungano le mani, ma anche su tutto il tuo
        territorio. [26]Ed ecco, ora hanno posto il campo contro l'Acra
        in Gerusalemme per espugnarla e hanno fortificato il santuario e Bet-Zur.
        [27]Se tu non sarai sollecito nel prevenirli, faranno peggio e
        non li potrai più arrestare». Spedizione di Antioco V e di Lisia. Battaglia di Bet-Zaccaria.[28]Il re si adirò, quando ebbe sentito ciò, e radunò tutti
        i suoi amici, comandanti dell'esercito e della cavalleria. [29]Anche
        dagli altri regni e dalle isole del mare gli giunsero truppe mercenarie.
        [30]Gli effettivi del suo esercito assommavano a centomila fanti,
        ventimila cavalli e trentadue elefanti addestrati alla guerra. [31]Passarono
        per l'Idumea e posero il campo contro Bet-Zur; attaccarono per molti
        giorni e allestirono macchine; ma quelli uscivano, le incendiavano e
        contrattaccavano con valore. [32]Giuda allora levò il campo
        dall'Acra e lo trasferì a Bet-Zaccaria di fronte al campo del re. [33]Ma
        il re si mosse alle prime luci del mattino e trasferì lo schieramento
        con impeto lungo la strada di Bet-Zaccaria; le truppe si disposero a
        battaglia e suonarono le trombe. [34]Posero innanzi agli elefanti
        succo d'uva e di more per stimolarli al combattimento. [35]Distribuirono
        le bestie tra le falangi e affiancarono a ciascun elefante mille uomini
        protetti da corazze a maglia e da elmi di bronzo in testa e cinquecento
        cavalieri scelti disposti in ordine intorno a ciascuna bestia: [36]questi
        in ogni caso si tenevano ai lati della bestia e, quando si muoveva, si
        spostavano insieme senza allontanarsi da essa. [37]Sopra ogni
        elefante vi erano solide torrette di legno, protette dagli attacchi,
        legate con cinghie, e su ogni torretta stavano quattro soldati, che di là
        bersagliavano, e un conducente indiano. [38]Il resto della
        cavalleria si dispose di qua e di là sui due fianchi dello
        schieramento, per terrorizzare i nemici e proteggere le falangi. [39]Quando
        il sole brillava sugli scudi d'oro e di bronzo, ne risplendevano per
        quei riflessi i monti e brillavano come fiaccole ardenti. [40]Un
        distaccamento delle truppe del re si dispose sulle cime dei monti, un
        altro nella pianura e avanzavano sicuri e ordinati. [41]Tremavano
        quanti sentivano il frastuono di quella moltitudine e la marcia di tanta
        gente e il cozzo delle armi: era veramente un esercito immenso e forte. [42]Giuda
        con le sue truppe si avvicinò per attaccare lo schieramento e caddero
        nel campo del re seicento uomini. [43]Eleàzaro, chiamato Auaran,
        vide uno degli elefanti, protetto di corazze regie, sopravanzare tutte
        le altre bestie e pensò che sopra ci fosse il re; [44]volle
        allora sacrificarsi per la salvezza del suo popolo e procurarsi nome
        eterno. [45]Corse dunque là con coraggio attraverso la falange e
        colpiva a morte a destra e a sinistra, mentre i nemici si dividevano
        davanti a lui, ritirandosi sui due lati. [46]Egli s'introdusse
        sotto l'elefante, lo infilò con la spada e lo uccise; quello cadde
        sopra di lui ed Eleàzaro morì. [47]Ma vedendo la potenza delle forze del re e l'impeto delle
        milizie, i Giudei si ritirarono. Presa di Bet-Zur e assedio del monte Sion da parte dei Siri[48]Allora i reparti dell'esercito del re salirono per
        attaccarli a Gerusalemme e il re si accampò contro la Giudea e il monte
        Sion. [49]Fece pace con quelli che erano in Bet-Zur, i quali
        uscirono dalla città, non avendo più vettovaglie per sostenere
        l'assedio: la terra infatti era nel riposo dell'anno sabbatico. [50]Il
        re s'impadronì di Bet-Zur e vi pose un presidio a guardia. [51]Intanto
        si accampò contro il santuario per molto tempo e allestì terrapieni e
        macchine, lanciafiamme e baliste, scorpioni per lanciar frecce e fionde.
        [52]Anche i difensori opposero macchine alle loro macchine e i
        combattimenti durarono molti giorni. [53]Ma non c'erano più
        viveri nei depositi poiché era in corso l'anno sabbatico e coloro che
        erano arrivati in Giudea per sfuggire ai pagani avevano consumato il
        resto delle provviste. [54]Furono allora lasciati pochi uomini
        nel santuario, perché li aveva sorpresi la fame, e gli altri si
        dispersero ciascuno al suo paese. Il re accorda ai Giudei la libertà religiosa[55]Lisia poi venne a sapere che Filippo, designato dal re
        Antioco, ancora in vita, per educare Antioco suo figlio e prepararlo al
        regno, [56]era tornato dalla Persia e dalla Media; c'era con lui
        l'esercito partito con il re ed egli cercava di prendere in mano il
        governo. [57]Allora mostrò fretta e accennò di voler partire e
        disse al re e ai comandanti dell'esercito e ai soldati: «Noi ci
        esauriamo di giorno in giorno: il cibo è scarso e il luogo che
        assediamo è ben munito, mentre gli affari del regno ci premono. [58]Ora
        dunque offriamo la destra a questi uomini e facciamo pace con loro e con
        tutto il loro popolo [59]e permettiamo loro di seguire le loro
        tradizioni come prima; proprio per queste tradizioni che noi abbiamo
        cercato di distruggere, essi si sono irritati e hanno provocato tutto
        questo». [60]La proposta piacque al re e a tutti i capi e mandò
        a negoziare la pace con loro ed essi accettarono. [61]Il re e i
        capi giurarono davanti a loro ed essi a tali patti uscirono dalla
        fortezza. [62]Ma quando il re fece l'ingresso sul monte Sion e
        vide le fortificazioni del luogo, violò il giuramento che aveva fatto e
        impose la distruzione delle mura all'intorno. [63]Poi partì in
        fretta e fece ritorno ad Antiochia; vi trovò Filippo padrone della città,
        gli fece guerra e s'impadronì della città con la forza. Maccabei 1 - Capitolo 7 Demetrio I diventa re. Invia Bacchide e Alcimo in Giudea[1]Nell'anno centocinquantuno Demetrio, figlio di Selèuco,
        evase da Roma e sbarcò con pochi uomini in una città della costa e là
        si proclamò re. [2]Quando rientrò nella reggia dei suoi padri,
        l'esercito catturò Antioco e Lisia per consegnarglieli. [3]Informato
        della cosa, disse: «Non mostratemi la loro faccia». [4]Perciò
        i soldati li uccisero e Demetrio sedette sul trono del suo regno. [5]Allora andarono da lui tutti gli uomini perfidi ed empi
        d'Israele, guidati da Alcimo che aspirava al sommo sacerdozio. [6]Essi
        accusarono il popolo davanti al re dicendo: «Giuda con i suoi fratelli
        ha sterminato tutti i tuoi amici e ci ha strappato dal nostro paese. [7]Ora
        manda un uomo fidato, che venga e prenda visione della rovina generale
        da quello procurata a noi e ai domini del re e provveda a punire quella
        famiglia e tutti i suoi sostenitori». [8]Il re designò Bàcchide,
        uno degli amici del re, preposto alla regione dell'Oltrefiume, potente
        nel regno e fedele al re, [9]e lo inviò con l'empio Alcimo;
        attribuì a questi il sommo sacerdozio e gli diede ordine di far
        vendetta contro gli Israeliti. [10]Così partirono e giunsero in
        Giudea con forze numerose. Bàcchide mandò messaggeri a Giuda e ai suoi
        fratelli per portare con inganno parole di pace. [11]Ma essi non
        credettero alle sue parole: avevano infatti saputo che era giunto con un
        forte esercito. [12]Si radunò tuttavia presso Alcimo e Bàcchide
        un gruppo di scribi per chiedere il riconoscimento dei diritti. [13]Gli
        Asidei furono i primi tra gli Israeliti a chieder loro la pace. [14]Dicevano
        infatti: «Un uomo della stirpe di Aronne è venuto con i soldati, non
        ci farà certo del male». [15]Egli usò con loro parole di pace
        e giurò loro: «Non faremo alcun male né a voi né ai vostri amici». [16]E
        quelli credettero. Ma egli prese sessanta di loro e li uccise in un sol
        giorno, proprio secondo la parola che sta scritta: [17]«Le carni dei tuoi santi e il loro sanguehanno sparso intorno a Gerusalemme
 e nessuno li seppelliva».
 [18]Allora la paura e il terrore si sparsero per tutto il
        popolo, perché tutti dicevano: «Non c'è in loro verità né
        giustizia, perché hanno trasgredito l'alleanza e il giuramento prestato».
        [19]Bàcchide levò il campo da Gerusalemme e si accampò in
        Bet-Zait; mandò ad arrestare molti degli uomini che erano passati dalla
        sua parte e alcuni del popolo e li fece uccidere e gettare nel pozzo
        grande. [20]Affidò il paese ad Alcimo e gli lasciò soldati che
        lo sostenessero; quindi Bàcchide fece ritorno dal re. [21]Alcimo
        rivendicava con le armi il sommo sacerdozio; [22]tutti i
        perturbatori del popolo si unirono a lui, si impadronirono della Giudea
        e procurarono grandi sventure a Israele. [23]Giuda vide tutti i
        mali che facevano Alcimo e i suoi fautori agli Israeliti peggio dei
        pagani, [24]uscì allora nelle regioni intorno alla Giudea, fece
        vendetta degli uomini che avevano disertato e impedì loro di far
        scorrerie nella regione. Nicanore in Giudea. Combattimento di Cafarsalama[25]Quando Alcimo vide che Giuda e i suoi si erano rinforzati
        e che non avrebbe potuto resister loro, ritornò presso il re e mosse
        contro di loro accuse di misfatti. [26]Allora il re mandò Nicànore, uno dei suoi capi più
        illustri, che aveva odio e inimicizia per Israele e gli ordinò di
        sterminare il popolo. [27]Nicànore venne in Gerusalemme con
        truppe ingenti e mandò messaggeri a Giuda e ai suoi fratelli con
        inganno a far queste proposte di pace: [28]«Non ci sia battaglia
        tra me e voi. Verrò con pochi uomini per incontrarmi pacificamente». [29]Venne
        da Giuda e si salutarono a vicenda con segni di pace: ma i nemici
        stavano pronti per metter le mani su Giuda. [30]Giuda fu
        informato che quello era venuto da lui con inganno, ed ebbe timore di
        lui e non volle più vedere la sua faccia. [31]Nicànore si
        accorse che il suo piano era stato scoperto e uscì all'attacco contro
        Giuda verso Cafarsalama. [32]Caddero dalla parte di Nicànore
        circa cinquecento uomini; gli altri ripararono nella città di Davide. Minacce contro il tempio[33]Dopo questi fatti Nicànore salì al monte Sion e gli
        vennero incontro dal santuario alcuni sacerdoti e anziani del popolo per
        salutarlo con espressioni di pace e mostrargli l'olocausto offerto per
        il re. [34]Ma egli li schernì, li derise, anzi li contaminò e
        parlò con arroganza; [35]giurò incollerito: «Se non sarà
        consegnato subito Giuda e il suo esercito nelle mie mani, vi assicuro
        che quando tornerò a guerra finita, darò alle fiamme questo tempio»;
        e se ne andò tutto furioso. [36]I sacerdoti rientrarono e stando
        davanti all'altare e al tempio dissero tra il pianto: [37]«Tu
        hai scelto questo tempio perché su di esso fosse invocato il tuo nome e
        fosse casa di orazione e di supplica per il tuo popolo. [38]Fà
        vendetta di questo uomo e delle sue schiere; siano trafitti di spada.
        Ricòrdati delle loro bestemmie: non lasciarli sopravvivere». Il giorno di Nicanore ad Adasa[39]Nicànore uscì da Gerusalemme, si accampò a Bet-Coròn e
        gli andò incontro l'esercito della Siria. [40]Giuda pose il
        campo in Adasa con tremila uomini e pregò: [41]«Quando gli
        ufficiali del re assiro dissero bestemmie, venne il tuo angelo e ne
        abbattè centottantacinquemila: [42]abbatti allo stesso modo
        questo esercito davanti a noi oggi; sappiano tutti gli altri che egli ha
        parlato empiamente contro il tuo santuario e tu giudicalo secondo le sue
        empietà». [43]Si scontrarono gli eserciti in combattimento il
        tredici del mese di Adar e fu sconfitto l'esercito di Nicànore, anzi
        egli cadde in battaglia per primo. [44]Quando i suoi soldati
        videro che Nicànore era caduto, gettarono le armi e fuggirono. [45]Li
        inseguirono per una giornata di cammino da Adasa fino a Ghezer e
        suonavano le trombe dietro a loro per dare l'allarme. [46]Uscirono
        allora uomini da tutti i villaggi della Giudea all'intorno e li
        accerchiarono; essi si voltavano gli uni contro gli altri e caddero
        tutti di spada: non ne rimase neppure uno. [47]I Giudei presero
        le spoglie e il bottino, mozzarono la testa di Nicànore e la destra,
        che aveva steso con superbia, e le portarono e le esposero in
        Gerusalemme. [48]Il popolo fece gran festa e passò quel giorno
        come giornata di gioia straordinaria. [49]Stabilirono di
        celebrare ogni anno questo giorno il tredici di Adar. [50]Così
        la Giudea ebbe quiete per un pò di tempo. Maccabei 1 - Capitolo 8 Elogio dei Romani[1]Giuda venne a conoscere la fama dei Romani: che essi erano
        molto potenti e favorivano tutti quelli che simpatizzavano per loro e
        accordavano amicizia a quanti si rivolgevano a loro e che erano forti e
        potenti. [2]Gli furono narrate le loro guerre e le loro imprese
        gloriose compiute tra i Galli: come li avessero vinti e sottoposti al
        tributo. [3]Aveva saputo quanto avevano compiuto nella Spagna per
        impadronirsi delle miniere di oro e di argento che vi sono; [4]e
        come avevano sottomesso tutta la regione con la loro saggezza e
        costanza, benché il paese fosse assai lontano da loro, e avevano vinto
        i re che erano venuti contro di loro dall'estremità della terra: li
        avevano sconfitti e avevano inflitto loro gravi colpi e gli altri re
        pagavano loro il tributo ogni anno. [5]Avevano poi sconfitto in
        guerra e sottomesso Filippo e Perseo re dei Chittim e quanti si erano
        sollevati contro di loro. [6]Venne a sapere che Antioco, il
        grande re dell'Asia, era sceso in guerra contro di loro con centoventi
        elefanti e cavalleria e carri e un'esercito immenso e fu sconfitto da
        loro, [7]che lo presero vivo e gli imposero di pagare, lui e i
        suoi successori, un tributo ingente, di consegnare ostaggi e cedere
        territori: [8]la regione dell'India, la Media, la Lidia, tra le
        migliori loro province, e che, dopo averle tolte a lui, le avevano date
        al re Eumene. [9]Gli fu riferito inoltre come i Greci avevano
        deciso di affrontarli e distruggerli, [10]ma la cosa fu da loro
        risaputa e mandarono contro di quelli un solo generale; vennero a
        battaglia con loro e ne caddero uccisi molti; i Romani condussero in
        schiavitù le loro mogli e i loro figli e saccheggiarono i loro beni,
        conquistarono il paese e abbatterono le loro fortezze e li resero
        soggetti fino ad oggi. [11]Gli altri regni e le isole e quanti
        per avventura si erano opposti a loro, li distrussero e soggiogarono;
        con i loro amici invece e con quanti si appoggiavano ad essi avevano
        mantenuto amicizia. [12]Avevano assoggettato i re vicini e quelli
        lontani e quanti sentivano il loro nome ne avevano timore. [13]Quelli
        che essi vogliono aiutare e far regnare, regnano; quelli che essi
        vogliono, li depongono, tanto si sono innalzati in potenza. [14]Con
        tutti questi successi nessuno di loro si è imposto il diadema e non
        vestono la porpora per fregiarsene. [15]Essi hanno costituito un
        consiglio e ogni giorno trecentoventi consiglieri discutono pienamente
        riguardo al popolo perché tutto vada bene. [16]Affidano il
        comando e il governo di tutti i loro domìni a uno di loro per un anno e
        tutti obbediscono a quel solo e non c'è in loro invidia né gelosia. Alleanza dei Giudei con i Romani[17]Giuda pertanto scelse Eupòlemo, figlio di Giovanni,
        figlio di Accos, e Giasone, figlio di Eleàzaro, e li inviò a Roma a
        stringere amicizia e alleanza [18]per liberarsi dal giogo, perché
        vedevano che il regno dei Greci riduceva Israele in schiavitù. [19]Andarono
        fino a Roma con viaggio lunghissimo, entrarono nel senato e
        incominciarono a dire: [20]«Giuda, chiamato anche Maccabeo, e i
        suoi fratelli e il popolo dei Giudei ci hanno inviati a voi, per
        concludere con voi alleanza e amicizia e per essere iscritti tra i
        vostri alleati e amici». [21]Piacque loro la proposta. [22]Questa
        è la copia della lettera che trascrissero su tavolette di bronzo e
        inviarono a Gerusalemme, perché vi rimanesse come documento di amicizia
        e alleanza per i Giudei. [23]«Salute ai Romani e al popolo dei Giudei per mare e per
        terra sempre; lungi da loro la spada nemica. [24]Se verrà mossa
        guerra prima contro Roma o contro uno qualsiasi dei suoi alleati in
        tutto il suo dominio, [25]il popolo dei Giudei combatterà al
        loro fianco con piena lealtà come suggerirà loro l'occasione; [26]ai
        nemici non forniranno né procureranno granaglie, armi, denaro, navi,
        secondo la decisione di Roma, ma manterranno i loro impegni senza
        compenso. [27]Allo stesso modo se capiterà prima una guerra al
        popolo dei Giudei, combatteranno con loro i Romani con tutto l'animo,
        come permetteranno loro le circostanze; [28]ai nemici non
        forniranno granaglie, armi, denaro, navi, secondo la decisione di Roma;
        osserveranno questi impegni senza frode. [29]Secondo queste
        formule i Romani hanno stabilito un'alleanza con il popolo dei Giudei. [30]Se
        dopo queste decisioni vorranno gli uni o gli altri aggiungere o togliere
        qualche cosa, lo faranno di comune accordo e quello che avranno aggiunto
        o tolto sarà obbligatorio. [31]Riguardo poi ai mali che il re
        Demetrio compie ai loro danni, gli abbiamo scritto: Perché aggravi il
        giogo sui Giudei nostri amici e alleati? [32]Se dunque si
        appelleranno contro di te, difenderemo i loro diritti e ti faremo guerra
        per mare e per terra». Maccabei 1 - Capitolo 9 Il combattimento di Berea (Beerzet) e la morte di Giuda Maccabeo[1]Demetrio seppe che era morto Nicànore ed era stato
        distrutto il suo esercito in combattimento e decise di mandare di nuovo
        Bàcchide e Alcimo in Giudea e l'ala destra dell'esercito con loro. [2]Seguirono
        la via di Gàlgala e si accamparono sopra Mesalot in Arbèla; la
        occuparono prima e vi fecero morire molti uomini. [3]Nel primo
        mese dell'anno centocinquantadue posero il campo contro Gerusalemme. [4]Poi
        lo tolsero e si portarono a Berea con ventimila uomini e duemila
        cavalli. [5]Giuda era accampato in Elasa con tremila uomini
        scelti. [6]Quando videro la massa di un esercito così numeroso,
        ne rimasero sgomentati e molti si dileguarono dal campo e non rimasero
        che ottocento uomini. [7]Giuda vide che il suo esercito si
        disgregava mentre la battaglia incalzava; si sentì venire meno il
        cuore, perché non aveva possibilità di radunare i suoi, [8]e
        tutto affranto disse ai superstiti: «Alziamoci e andiamo contro i
        nostri avversari, se mai possiamo debellarli». [9]Ma lo
        dissuadevano dicendo: «Non riusciremo ora se non a mettere in salvo noi
        stessi, ma torneremo poi con i nostri fratelli e combatteremo; da soli
        siamo troppo pochi». [10]Giuda disse: «Non sia mai che facciamo
        una cosa simile, fuggire da loro; se è giunta la nostra ora, moriamo da
        eroi per i nostri fratelli e non lasciamo ombra alla nostra gloria». [11]L'esercito
        nemico uscì dal campo schierandosi contro i Giudei: la cavalleria si
        divise in due ali e i frombolieri e gli arcieri precedevano lo
        schieramento; i più validi erano in prima fila e Bàcchide stava
        all'ala destra. [12]La falange si mosse avanzando ai due lati e
        al suono delle trombe; anche dalla parte di Giuda si diede fiato alle
        trombe. [13]La terra fu scossa dal fragore degli eserciti; si
        scatenò la battaglia che durò dal mattino fino a sera. [14]Giuda
        notò che Bàcchide e la parte più forte dell'esercito era a destra:
        allora si unirono a lui tutti i più coraggiosi [15]e fu travolta
        l'ala destra dal loro urto ed egli l'inseguì fino al monte di Asdòd. [16]Ma
        quelli dell'ala sinistra, vedendo che era stata sconfitta l'ala destra,
        si volsero sugli stessi passi di Giuda e dei suoi uomini assalendoli
        alle spalle. [17]Così si accese la battaglia e caddero feriti a
        morte molti da una parte e dall'altra; [18]cadde anche Giuda e
        gli altri fuggirono. Funerali di Giuda Maccabeo[19]Giònata e Simone raccolsero Giuda loro fratello e lo
        seppellirono nel sepolcro dei suoi padri in Modin. [20]Tutto
        Israele lo pianse: furono in gran lutto e fecero lamenti per molti
        giorni, esclamando: [21]Come è caduto l'eroe che salvava
        Israele?». [22]Il resto delle imprese di Giuda e delle sue
        battaglie, degli eroismi di cui diede prova e dei suoi titoli di gloria
        non è stato scritto, perché troppo grande era il loro numero. IV. GIONATA CAPO DEI GIUDEI E SOMMO SACERDOTE (160-143 a.C.)Trionfo del partito greco. Gionata capo della resistenza[23]Dopo la morte di Giuda riapparvero i rinnegati in tutto il
        territorio d'Israele e risorsero tutti gli operatori di iniquità. [24]In
        quei giorni sopravvenne una terribile carestia e la terra stessa congiurò
        in loro favore. [25]Bàcchide scelse gli uomini più empi e li
        fece padroni della regione. [26]Quelli si diedero a ricercare e
        braccare gli amici di Giuda e li condussero da Bàcchide, che si
        vendicava di loro e li scherniva. [27]Ci fu grande tribolazione
        in Israele, come non si verificava da quando fra loro erano scomparsi i
        profeti. [28]Allora tutti gli amici di Giuda si radunarono e
        dissero a Giònata: [29]«Da quando è morto tuo fratello Giuda,
        non c'è uomo simile a lui per condurre l'azione contro i nemici e Bàcchide
        e gli avversari della nostra nazione. [30]Ora noi ti eleggiamo
        oggi nostro capo e condottiero nelle nostre battaglie». [31]Giònata
        assunse il comando in quella occasione e prese il posto di Giuda suo
        fratello. Gionata nel deserto di Tekoa. Episodi cruenti intorno a Madaba[32]Appena Bàcchide ne ebbe notizia, cercò di ucciderlo. [33]Furono
        informati anche Giònata e Simone suo fratello e tutti i loro seguaci,
        ed essi fuggirono nel deserto di Tekòa e si accamparono presso la
        cisterna di Asfar. [34]Bàcchide lo seppe in giorno di sabato e
        si portò con tutto il suo esercito al di là del Giordano. [35]Giònata
        inviò suo fratello, capo della turba, a chiedere ai Nabatei suoi amici
        di custodire presso di sé i loro equipaggiamenti che erano abbondanti. [36]Ma
        i figli di Iambri che abitavano in Màdaba fecero una razzia e
        catturarono Giovanni, con tutte le cose che aveva, e portarono via
        tutto. [37]Dopo questo fatto riferirono a Giònata e a Simone suo
        fratello: «I figli di Iambri hanno una grande festa di nozze e
        conducono a Nàdabat la sposa, figlia di uno dei grandi magnati di
        Canaan, con corteo solenne». [38]Si ricordarono allora del
        sangue del loro fratello Giovanni, perciò si mossero e si appostarono
        in un antro del monte. [39]Ed ecco alzando gli occhi videro un
        corteo numeroso e festante e lo sposo con gli amici e fratelli, che
        avanzava incontro al corteo, con tamburi e strumenti musicali e grande
        apparato. [40]Balzando dal loro appostamento li trucidarono;
        molti caddero colpiti a morte mentre gli altri ripararono sul monte ed
        essi presero le loro spoglie. [41]Le nozze furono mutate in lutto
        e i suoni delle loro musiche in lamento. [42]Così vendicarono il
        sangue del loro fratello e ritornarono nelle paludi del Giordano. Il passaggio del Giordano[43]Bàcchide ne ebbe notizia e venne in giorno di sabato fin
        sulle sponde del Giordano con numeroso esercito. [44]Giònata
        disse ai suoi: «Alziamoci e combattiamo per la nostra vita, perché
        oggi non è come gli altri giorni. [45]Ecco abbiamo i nemici di
        fronte a noi e alle spalle, dall'uno e dall'altro lato l'acqua del
        Giordano o la palude o la boscaglia, non c'è possibilità di sfuggire. [46]Alzate
        ora le vostre grida al Cielo, perché possiate scampare dalla mano dei
        vostri nemici». [47]E si attaccò battaglia. Giònata stese la
        mano per colpire Bàcchide, ma questi lo scansò e si tirò indietro. [48]Allora
        Giònata e i suoi uomini si gettarono nel Giordano e raggiunsero a nuoto
        l'altra sponda; gli altri non passarono il Giordano per inseguirli. [49]Dalla
        parte di Bàcchide caddero in quella giornata circa duemila uomini. Fortificazioni di Bacchide. Morte di Alcimo[50]Bàcchide tornò in Gerusalemme ed edificò fortezze in
        tutta la Giudea: le fortezze di Gerico, Emmaus, Bet-Coròn, Betel,
        Tamnata, Piraton e Tefon con mura alte, porte e sbarre e [51]vi
        pose un presidio per molestare Israele. [52]Fortificò anche la
        città di Bet-Zur e Ghezer e l'Acra e vi stabilì milizie e vettovaglie.
        [53]Prese come ostaggi i figli dei capi della regione e li pose
        come prigionieri nell'Acra a Gerusalemme. [54]Nell'anno centocinquantatrè, nel secondo mese, Alcimo
        ordinò di demolire il muro del cortile interno del santuario; così
        demoliva l'opera dei profeti. Si incominciò dunque a demolire. [55]Ma
        in quel tempo Alcimo ebbe un colpo e fu interrotta la sua opera. La sua
        bocca rimase impedita e paralizzata e non poteva più parlare né dare
        disposizioni per la sua casa. [56]Alcimo morì in quel tempo con
        grande spasimo. [57]Bàcchide, vedendo che Alcimo era morto, se
        ne tornò presso il re e la Giudea rimase tranquilla per due anni. L'assedio di Bet-Basi[58]Tutti gli empi tennero questo consiglio: «Ecco Giònata e
        i suoi vivono tranquilli e sicuri. Noi dunque faremo venire Bàcchide e
        li catturerà tutti in una sola notte». [59]Andarono e tennero
        consiglio da lui. [60]Egli si mosse per venire con un esercito
        numeroso e mandò di nascosto lettere a tutti i suoi fautori nella
        Giudea, perché s'impadronissero di Giònata e dei suoi. Ma non
        riuscirono, perché era stata svelata la loro trama. [61]Anzi
        questi presero una cinquantina di uomini, tra i promotori di tale
        iniquità nel paese e li misero a morte. [62]Poi Giònata e
        Simone con i loro uomini si recarono fuori del paese a Bet-Basi nel
        deserto e ricostruirono le sue rovine e la fortificarono. [63]Lo
        seppe Bàcchide e radunò la sua gente e avvisò quelli della Giudea. [64]Andò
        ad accamparsi presso Bet-Basi e la attaccò per molti giorni allestendo
        anche macchine. [65]Giònata lasciò Simone suo fratello nella
        città e uscì nella regione, percorrendola con un drappello di armati. [66]Battè
        Odomèra con i suoi fratelli e i figli di Fasiron nel loro attendamento.
        Cominciarono così a battersi e aumentarono di forze. [67]Simone
        a sua volta e i suoi fecero una sortita dalla città e incendiarono le
        macchine. [68]Poi attaccarono Bàcchide, che fu sconfitto, e lo
        gettarono in grande disappunto, perché il suo piano e la sua impresa
        erano andati a vuoto. [69]Si rivolse con rabbia contro quei
        rinnegati che l'avevano consigliato di venire nel paese. [70]Giònata
        lo seppe e gli mandò messaggeri per concludere la pace con lui e
        scambiare i prigionieri. [71]Quegli accettò e fece secondo le
        sue proposte e gli giurò che non gli avrebbe recato alcun male per il
        resto dei suoi giorni; [72]poi gli restituì i prigionieri che
        prima aveva catturati nella Giudea e, messosi sulla via del ritorno, se
        ne andò nel suo paese e non volle più tornare nel loro territorio. [73]Così
        si riposò la spada in Israele. Giònata risiedeva in Micmas e incominciò
        a governare il popolo e a far scomparire gli empi da Israele.   Maccabei 1 - Capitolo 10 Competizione di Alessandro Balas. Gionata nominato sommo sacredote[1]Nell'anno centosessanta Alessandro Epìfane, figlio di
        Antioco, s'imbarcò e occupò Tolemàide; vi fu riconosciuto re e
        cominciò a regnare. [2]Quando lo seppe, il re Demetrio radunò
        un esercito molto grande e gli mosse contro per fargli guerra. [3]Demetrio
        mandò anche lettere a Giònata con espressioni di amicizia per
        esaltarlo. [4]Diceva infatti: «Preveniamo costoro con la
        proposta di far pace con noi, prima che Giònata concluda un'alleanza
        con Alessandro contro tutti noi. [5]Si ricorderà certo di tutti
        i mali che abbiamo causati a lui, ai suoi fratelli e al suo popolo». [6]Gli
        concesse facoltà di raccogliere milizie, di preparare armi e
        considerarsi suo alleato e gli fece restituire gli ostaggi che erano
        nell'Acra. [7]Giònata venne in Gerusalemme e lesse le lettere
        davanti a tutto il popolo e a quelli dell'Acra. [8]Questi ebbero
        grande timore quando sentirono che il re gli aveva concesso facoltà di
        arruolare milizie. [9]Quelli dell'Acra restituirono gli ostaggi
        ed egli li rese ai loro genitori. [10]Giònata pose la residenza
        in Gerusalemme e incominciò a ricostruire e rinnovare la città. [11]Ordinò
        ai costruttori di edificare le mura e la cinta muraria del monte Sion
        con pietre quadrate per fortificazione, e così fecero. [12]Gli
        stranieri che stavano nelle fortezze edificate da Bàcchide fuggirono; [13]ognuno
        abbandonò la sua posizione e tornò alla sua terra; [14]solo in
        Bet-Zur erano rimasti alcuni traditori della legge e dei comandamenti;
        fu quello il loro rifugio. [15]Il re Alessandro seppe dell'ambasciata che Demetrio aveva
        mandato a Giònata; gli narrarono anche le battaglie e gli atti di
        valore che egli e i suoi fratelli avevano compiuto e le fatiche
        sopportate [16]e disse: «Troveremo un altro come lui?
        Facciamocelo amico e alleato». [17]Scrisse e spedì a lui questa
        lettera: [18]«Il re Alessandro al fratello Giònata salute. [19]Abbiamo
        sentito dire di te che sei uomo forte e potente e disposto ad essere
        nostro amico. [20]Noi dunque ti nominiamo oggi sommo sacerdote
        del tuo popolo e amico del re - gli aveva inviato anche la porpora e la
        corona d'oro - perché tu favorisca la nostra causa e mantenga amicizia
        con noi». [21]Giònata indossò le vesti sacre nel settimo mese
        dell'anno centosessanta nella festa delle Capanne e arruolò soldati e
        fece preparare molte armi. Lettera di Demetrio I a Gionata[22]Demetrio venne a sapere queste cose e si rattristò e
        disse: [23]«Perché abbiamo lasciato che Alessandro ci
        prevenisse nell'accaparrarsi l'amicizia dei Giudei a suo sostegno? [24]Scriverò
        anch'io parole d'invito e proposte di onori e di doni, perché passino
        dalla nostra parte». [25]Scrisse loro in questi termini: «Il re
        Demetrio al popolo dei Giudei salute. [26]Avete osservato le
        nostre alleanze e siete rimasti nella nostra amicizia e non siete
        passati ai nostri nemici: l'abbiamo saputo e ne siamo felici. [27]Continuate
        dunque a mantenerci la vostra fedeltà e ricambieremo con favori quello
        che farete per noi. [28]Vi concederemo ampie immunità e vi
        invieremo doni. [29]Fin da ora dispenso voi ed esonero tutti i
        Giudei dal tributo e dalla tassa del sale e dalle corone. [30]Rinuncio
        anche da oggi in poi a riscuotere dalla Giudea e dai tre distretti che
        le sono annessi, dalla Samaria e dalla Galilea, la terza parte del grano
        e la metà dei frutti degli alberi che mi spetta, da oggi per sempre. [31]Gerusalemme
        sia santa ed esente con il suo distretto e così siano sacre le decime e
        i tributi. [32]Rinuncio anche al potere sull'Acra in Gerusalemme
        e la concedo al sommo sacerdote perché vi stabilisca uomini da lui
        scelti a presidiarla. [33]Rimetto in libertà senza compenso
        anche ogni persona giudea, fatta prigioniera fuori del paese di Giuda in
        tutti i miei domìni; tutti siano esonerati dai tributi, anche da quelli
        del bestiame. [34]Tutte le feste e i sabati e i noviluni e il
        triduo prima e il triduo dopo la festa siano tutti giorni di esenzione e
        di immunità per tutti i Giudei che sono nel mio regno; [35]nessuno
        avrà il potere di intentare causa contro di loro o di disturbarli per
        alcun motivo. [36]Si potranno arruolare nell'esercito del re fino
        a tremila Giudei e sarà dato loro il soldo, come spetta a tutte le
        forze del re. [37]Saranno posti di stanza alcuni di loro nelle più
        grandi fortezze del re, alcuni di loro saranno anche preposti agli
        affari di fiducia del regno; i loro superiori e i comandamenti saranno
        scelti tra di loro e potranno regolarsi secondo le loro leggi, come ha
        prescritto il re anche per la Giudea. [38]I tre distretti
        assegnati alla Giudea, detraendoli dalla regione della Samaria, saranno
        riconosciuti dalla Giudea e considerati come sottoposti a uno solo e non
        dipendenti da altra autorità che non sia quella del sommo sacerdote. [39]Assegno
        Tolemàide e le sue dipendenze come dono al tempio di Gerusalemme per le
        spese necessarie al santuario. [40]Io personalmente assegno ogni
        anno quindicimila sicli d'argento prelevati dai diritti del re sulle
        località più convenienti. [41]Gli ulteriori contributi che non
        sono stati versati dagli incaricati come negli anni precedenti, d'ora in
        poi saranno corrisposti per le oprere del tempio. [42]Oltre a ciò
        i cinquemila sicli che venivano prelevati dall'ammontare delle entrate
        annuali del tempio sono anche condonati perché appartengono ai
        sacerdoti che vi prestano servizio. [43]Chiunque si rifugerà nel
        tempio di Gerusalemme e nella sua zona con debiti da rendere al re o per
        qualunque motivo, sarà dichiarato libero con quanto gli appartiene nel
        mio regno. [44]Per le costruzioni e i restauri nel tempio le
        spese saranno sostenute dalla cassa del re. [45]Anche per la
        costruzione delle mura e delle fortificazioni intorno a Gerusalemme le
        spese saranno sostenute dall'erario del re e così la costruzione di
        mura nella Giudea». Gionata respinge le offerte di Demetrio. Morte del re[46]Quando Giònata e il popolo intesero simili espressioni,
        non vi prestarono fede e non le accettarono, ricordando le grandi
        iniquità da lui compiute contro Israele e quanto li avesse fatti
        soffrire. [47]Ma preferirono Alessandro, perché questi era stato
        il primo ad avviare trattative di pace, e gli furono sempre alleati. [48]Il re Alessandro raccolse grandi forze e uscì in campo
        contro Demetrio. [49]I due re attaccarono battaglia e l'esercito
        di Demetrio fu messo in fuga; Alessandro lo inseguì ed ebbe la meglio
        sulle sue truppe; [50]la battaglia infuriò fino al tramonto del
        sole e Demetrio cadde ucciso in quel giorno. Matrimonio di Alessandro con Cleopatra. Gionata stratega e
        governatore[51]Alessandro mandò allora ambasciatori al re Tolomeo con
        questo messaggio: [52]«Poiché sono rientrato nel mio regno e mi
        sono seduto sul trono dei miei padri, ho ripreso il comando e ho
        sconfitto Demetrio - egli si era impadronito del mio territorio [53]ma
        io gli ho mosso guerra ed egli e il suo esercito furono sconfitti dal
        nostro e ci siamo seduti sul trono del suo regno - [54]concludiamo
        tra di noi amicizia; tu concedimi in sposa tua figlia, io sarò tuo
        genero e offrirò a te e a lei doni degni di te». [55]Tolomeo rispose: «Felice il giorno in cui sei tornato
        nella terra dei tuoi padri e ti sei seduto sul trono del loro regno. [56]Io
        farò quanto hai proposto nella lettera, ma tu vienimi incontro fino a
        Tolemàide, perché ci vediamo a vicenda, e io diventerò tuo suocero,
        come hai chiesto». [57]Tolomeo partì dall'Egitto con la figlia Cleopatra e si
        recò a Tolemàide nell'anno centosessantadue. [58]Gli andò
        incontro il re Alessandro: Tolomeo gli diede sua figlia Cleopatra e
        celebrò le nozze con lei in Tolemàide secondo lo stile dei re con
        grande sfarzo. [59]Il re Alessandro scrisse a Giònata di venirgli incontro. [60]Egli
        andò con grande parata a Tolemàide e s'incontrò con i due re; offrì
        loro e ai loro amici oro e argento e molti doni e si guadagnò il loro
        favore. [61]Si accordarono però contro di lui uomini pestiferi
        d'Israele, traditori della legge, per deporre contro di lui, ma il re
        non prestò loro ascolto. [62]Il re invece diede ordine di far
        deporre a Giònata le sue vesti e di rivestirlo della porpora e l'ordine
        fu eseguito. [63]Il re lo fece sedere accanto a sé e disse ai
        suoi ufficiali: «Attraversate con lui la città e proclamate che
        nessuno porti accuse contro di lui per qualunque motivo e nessuno gli
        rechi molestia in alcun modo». [64]Ora, quando i suoi accusatori
        videro gli onori che riceveva, come proclamava il banditore, e che era
        stato rivestito di porpora, si dileguarono tutti. [65]Il re gli
        conferì onori e lo ascrisse tra i suoi primi amici e lo costituì
        stratega e governatore della provincia. [66]Così Giònata tornò
        a Gerusalemme in pace e gioia. Demetrio II. Apollonio governatore di Celesiria, battuto da Gionata[67]Nell'anno centosessantacinque Demetrio, figlio di
        Demetrio, venne da Creta nella terra dei suoi padri. [68]Il re
        Alessandro, quando lo seppe, ne fu assai preoccupato e tornò in
        Antiochia. [69]Demetrio affidò il governo della Celesiria ad
        Apollonio e questi raccolse un grande esercito, si accampò presso
        Iamnia e inviò al sommo sacerdote Giònata questo messaggio: [70]«Soltanto tu ti sei alzato contro di noi e io sono
        diventato oggetto di derisione e di scherno a causa tua. Perché ti fai
        forte contro di noi stando sui monti? [71]Ora, se sei tanto
        sicuro delle tue forze, scendi contro di noi nella pianura e qui
        misuriamoci, perché con me c'è la forza delle città. [72]Infòrmati
        e sappi chi sono io e chi sono gli altri miei alleati. Questi ti
        diranno: Non potrete tener saldo il piede davanti a noi, perché gia due
        volte sono stati da noi sconfitti i tuoi padri nella loro terra. [73]Così
        ora non potrai resistere alla cavalleria e a un esercito come il nostro
        in pianura, ove non c'è roccia né scoglio né luogo in cui rifugiarsi».
        [74]Quando Giònata intese le parole di Apollonio, ne ebbe
        l'animo irritato; scelse diecimila uomini e uscì da Gerusalemme. Suo
        fratello Simone gli venne incontro per aiutarlo. [75]Si accampò
        presso Giaffa, ma gli abitanti avevano chiuso la città, perché a
        Giaffa vi era un presidio di Apollonio. Le diedero l'assalto; [76]i
        cittadini spaventati aprirono e Giònata fu padrone di Giaffa. [77]Apollonio
        lo seppe e mise in campo tremila cavalli e molte truppe e si mosse verso
        Asdòd, come se intendesse fare quel percorso, ma subito si spinse nella
        pianura, poiché aveva una cavalleria numerosa sulla quale contava. [78]Giònata
        lo inseguì alle spalle in direzione di Asdòd e gli eserciti
        attaccarono battaglia. [79]Apollonio aveva lasciato un migliaio
        di cavalieri nascosti dietro di loro; [80]Giònata però si era
        accorto che c'era un appostamento dietro di lui. Quelli circondarono il
        suo schieramento e lanciarono frecce contro le truppe da mattina fino a
        sera. [81]Ma le truppe tennero fermo come aveva ordinato Giònata,
        mentre i cavalli di quelli si stancarono. [82]Allora Simone fece
        uscire le sue riserve e attaccò la falange e poiché la cavalleria
        ormai era esausta, quelli furono travolti e si diedero alla fuga; [83]i
        cavalieri si dispersero nella pianura e gli altri si rifugiarono in Asdòd
        ed entrarono in Bret-Dagon, il tempio del loro idolo, in cerca di
        scampo. [84]Giònata allora incendiò Asdòd e le città
        all'intorno, prese le loro spoglie e diede alle fiamme anche il tempio
        di Dagon e quanti vi si erano rifugiati. [85]Gli uccisi di spada
        e i morti tra le fiamme assommarono a circa ottomila uomini. [86]Poi
        Giònata tolse il campo di là e si accampò di fronte ad Ascalòna e i
        cittadini gli vennero incontro con grandi onori. [87]Così Giònata
        tornò in Gerusalemme con i suoi uomini carichi di bottino. [88]Il
        re Alessandro, udendo queste notizie, aumentò gli onori a Giònata; [89]gli
        inviò la fibbia d'oro che si usa inviare ai parenti del re e gli diede
        in possesso Ekròn e tutto il suo territorio. Maccabei 1 - Capitolo 11 Tolomeo VI sostiene Demetrio II e muore con Alessandro Balas[1]Il re d'Egitto raccolse forze numerose come la sabbia che
        è lungo il lido del mare e molte navi e cercava di impadronirsi con
        inganno del regno di Alessandro per annetterlo al proprio regno. [2]Venne
        in Siria con dimostrazioni pacifiche e tutte le città gli aprivano le
        porte e gli andavano incontro, perché era ordine del re Alessandro di
        andargli incontro, essendo suo suocero. [3]Ma quando Tolomeo
        entrava nelle città, stabiliva in ognuna di esse le sue truppe di
        guarnigione. [4]Quando giunse ad Asdòd, gli mostrarono il tempio
        di Dagon bruciato e i villaggi intorno distrutti, i cadaveri buttati qua
        e là e quelli carbonizzati dagli incendi nella guerra: li avevano
        appunto accumulati lungo il percorso del re. [5]Raccontarono al
        re quanto aveva fatto Giònata, per metterlo in cattiva luce, ma il re
        tacque. [6]Giònata andò incontro al re in Giaffa con grande
        apparato e si salutarono a vicenda e passarono la notte colà. [7]Giònata
        accompagnò poi il re fino al fiume chiamato Elèutero e fece ritorno in
        Gerusalemme. [8]Il re Tolomeo si impadronì di tutte le città
        della costa fino a Selèucia marittima e covava piani iniqui riguardo ad
        Alessandro. [9]Mandò un'ambasciata a dire al re Demetrio: «Su,
        concludiamo un'alleanza fra noi: io ti darò mia figlia, che Alessandro
        ha in moglie, e la possibilità di rientrare nel regno di tuo padre. [10]Mi
        sono pentito di avergli dato mia figlia, perché ha cercato di uccidermi».
        [11]Lo calunniò perché egli aspirava al suo regno; [12]quindi,
        toltagli la figlia, la diede a Demetrio e cambiò atteggiamento verso
        Alessandro e divenne così manifesta la loro inimicizia. [13]Tolomeo
        entrò in Antiochia e cinse la corona dell'Asia; si pose in capo due
        corone, quella dell'Egitto e quella dell'Asia. [14]Alessandro in
        quel frattempo era in Cilicia, perché si erano sollevati gli abitanti
        di quelle province. [15]Appena seppe la cosa, Alessandro venne
        contro di lui per combatterlo. Tolomeo condusse l'esercito contro di lui
        e gli andò incontro con forze ingenti e lo sconfisse. [16]Alessandro
        fuggì in Arabia per trovarvi scampo e il re Tolomeo trionfò. [17]L'arabo
        Zabdiel tagliò la testa ad Alessandro e la mandò a Tolomeo. [18]Ma
        anche il re Tolomeo morì tre giorni dopo e quelli che egli aveva
        lasciato nelle fortezze furono sopraffatti da altri che si trovavano
        sulle fortezze stesse. [19]Così Demetrio divenne re nell'anno
        centosessantasette. Primi rapporti tra Demetrio e Gionata[20]In quei giorni Giònata radunò gli uomini della Giudea
        per espugnare l'Acra in Gerusalemme e allestì molte macchine contro di
        essa. [21]Allora alcuni nemici del popolo, uomini iniqui, corsero
        dal re ad annunciare che Giònata assediava l'Acra. [22]Sentendo
        la cosa, quegli si adirò; quando ne ebbe conferma, si mise subito in
        viaggio, venne a Tolemàide e scrisse a Giònata di sospendere l'assedio
        e di andargli incontro a Tolemàide al più presto per un colloquio. [23]Quando
        Giònata ricevette il messaggio, ordinò di continuare l'assedio e,
        scelti alcuni anziani e sacerdoti, decise di esporre se stesso al
        pericolo; [24]prese con sé argento e oro, vesti e molti altri
        doni e si recò dal re a Tolemàide e trovò favore presso di lui. [25]C'erano
        però alcuni traditori del suo popolo a deporre contro di lui, [26]ma
        il re lo trattò come lo avevano trattato i suoi predecessori e lo esaltò
        davanti a tutti i suoi amici, [27]lo confermò nella dignità di
        sommo sacerdote e in tutti gli onori che aveva prima e stabilì che
        fosse annoverato tra i primi suoi amici. [28]Giònata ottenne che
        il re dichiarasse la Giudea esente dai tributi insieme alle tre
        toparchie e alla Samaria e gli promise trecento talenti. [29]Il
        re acconsentì e scrisse a Giònata, a proposito di tutto questo,
        lettere del seguente tenore: Nuova carta in favore dei Giudei[30]«Il re Demetrio al fratello Giònata e al popolo dei
        Giudei salute. [31]Rimettiamo anche a voi copia della lettera che
        abbiamo scritta a Làstene nostro parente intorno a voi, perché ne
        prendiate conoscenza. [32]Re Demetrio a Làstene suo padre
        salute. [33]Abbiamo deciso di beneficare il popolo dei Giudici
        nostri amici e rispettosi dei nostri diritti, per la loro benevolenza
        nei nostri riguardi. [34]Abbiamo assegnato a loro il territorio
        della Giudea; i tre distretti di Afèrema, Lidda e Ramatàim restano
        trasferiti dalla Samaria alla Giudea con le loro dipendenze in favore di
        quanti offrono sacrifici in Gerusalemme, in compenso dei diritti che il
        re prelevava in passato ogni anno da loro sui frutti della terra e degli
        alberi. [35]Da qui innanzi tutte le altre nostre competenze delle
        decime e delle tasse a noi dovute e le saline e le corone a noi
        spettanti, tutto condoniamo loro. [36]Nessuna di queste
        disposizioni sarà mai revocata da oggi. [37]Sia dunque vostra
        cura preparare una copia della presente e rimetterla a Giònata perché
        sia esposta sul monte santo in luogo visibile». Demetrio II soccorso dalle truppe di Gionata ad Antiochia[38]Il re Demetrio, vedendo che il paese era in pace sotto di
        lui e nessuno gli faceva resistenza, congedò le truppe perché ognuno
        tornasse a casa sua, eccetto le forze straniere che aveva assoldate
        dalle isole dei pagani. Allora gli si inimicarono tutte le milizie dei
        suoi padri. [39]Trifone, che prima stava con Alessandro, vide che
        tutte le milizie mormoravano contro Demetrio e andò presso l'arabo
        Imalcue che allevava il piccolo Antioco figlio di Alessandro. [40]Egli
        insistette che glielo cedesse per farlo regnare al posto di suo padre e
        gli riferì quanto aveva detto Demetrio e l'ostilità che avevano per
        lui i soldati, e rimase là molti giorni. [41]Giònata intanto
        mandò a chiedere al re che richiamasse gli occupanti dell'Acra in
        Gerusalemme e quelli delle altre fortezze, perché erano sempre in lotta
        con Israele. [42]Demetrio fece rispondere a Giònata: «Non solo
        questo farò per te e per il tuo popolo ma colmerò te e il tuo popolo
        di onori appena ne avrò l'opportunità. [43]Ora però farai bene
        a inviarmi uomini che combattano con me, perché si sono ritirate le mie
        truppe». [44]Giònata gli inviò ad Antiochia tremila degli
        uomini più forti; essi si recarono presso il re, e il re si rallegrò
        della loro venuta. [45]I cittadini della capitale si radunarono
        al centro della città in numero di circa centoventimila uomini e
        volevano eliminare il re. [46]Il re si rifugiò nel palazzo, ma i
        cittadini occuparono le vie della città e incominciarono i
        combattimenti. [47]Il re chiamò in aiuto i Giudei, i quali
        accorsero tutti a lui; poi si sparsero per la città e ne uccisero in
        quel giorno circa centomila; [48]quindi incendiarono la città,
        fecero in quel giorno gran bottino e salvarono il re. [49]I
        cittadini videro che i Giudei si erano impadroniti della città a loro
        piacere e si persero d'animo e gridarono verso il re con voce
        supplichevole: [50]«Stendi a noi la destra e desistano i Giudei
        dal combattere noi e la città». [51]Gettarono le armi e fecero
        la pace. I Giudei crebbero in fama presso il re e presso quanti erano
        nel suo regno e fecero ritorno in Gerusalemme portando grande bottino. [52]Demetrio
        rimase sul trono del suo regno e il paese fu in pace sotto di lui. [53]Ma
        rinnegò quanto aveva detto, cambiò rapporti con Giònata e non
        corrispose alla benevolenza che questi gli aveva dimostrata e lo fece
        soffrire molto. Gionata contro Demetrio II. Simone riprende Bet-Zur. Il fatto Casor[54]Dopo questi fatti, Trifone ritornò con Antioco ancora
        adolescente, il quale cominciò a regnare e cinse la corona. [55]Si
        raccolsero presso di lui tutte le milizie che Demetrio aveva licenziate
        e mossero guerra contro di lui ed egli fuggì e rimase sconfitto. [56]Trifone
        catturò gli elefanti e si impadronì di Antiochia. [57]Allora il
        giovinetto Antioco scrisse a Giònata: «Ti confermo il sommo
        sacerdozio, ti faccio capo dei quattro distretti e ti concedo di essere
        tra gli amici del re». [58]Gli inviò vasi d'oro e un servizio
        da tavola con la facoltà di bere in quei vasi, di vestire la porpora e
        portare la fibbia d'oro. [59]Nominò anche Simone suo fratello
        comandante dalla Scala di Tiro fino ai confini dell'Egitto. [60]Giònata
        si diede a percorrere la provincia dell'Oltrefiume e le varie città e
        accorse a lui, come alleato, tutto l'esercito della Siria. Andò ad
        Ascalòna e i cittadini gli uscirono incontro a rendergli omaggio. [61]Di
        là passò a Gaza, ma gli abitanti di Gaza gli chiusero le porte; egli
        la cinse d'assedio e incendiò i sobborghi e li mise a sacco. [62]Allora
        quelli di Gaza supplicarono Giònata, il quale diede loro la destra,
        prelevando i figli dei loro capi come ostaggi e inviandoli a
        Gerusalemme; poi percorse la regione fino a Damasco. [63]Giònata
        venne a sapere che i capi di Demetrio si trovavano presso Cades in
        Galilea con un numeroso esercito e con l'intenzione di distorglielo
        dall'impresa. [64]Egli si mosse contro di loro, lasciando il
        fratello Simone nel paese. [65]Simone si accampò contro Bet-Zur
        e l'assalì per molti giorni assediandola. [66]Allora
        supplicarono che desse loro la destra ed egli la diede, ma li fece
        sloggiare di là, occupò la città e vi pose una guarnigione. [67]Giònata
        a sua volta e il suo esercito si erano accampati presso il lago di
        Gennesaret e raggiunsero di buon mattino la pianura di Casòr. [68]Ed
        ecco l'esercito degli stranieri avanzare contro di lui nella pianura,
        dopo aver disposto appostamenti contro di lui sui monti. Essi avanzavano
        di fronte [69]quando gli appostati sbucarono dalle loro posizioni
        e attaccarono battaglia. [70]Tutti gli uomini di Giònata
        fuggirono, nessuno di loro rimase se non Mattatia figlio di Assalonne e
        Giuda figlio di Calfi, comandanti di contingenti dell'esercito. [71]Allora
        Giònata si stracciò le vesti, si cosparse il capo di polvere e si
        prostrò a pregare. [72]Poi ritornò a combattere contro di loro,
        li sconfisse e li costrinse alla fuga. [73]I suoi che erano
        fuggiti, quando videro ciò, ritornarono a lui e con lui si diedero
        all'inseguimento fino a Cades dov'era il loro accampamento e là
        anch'essi si accamparono. [74]Gli stranieri caduti in quel giorno
        furono circa tremila. Giònata tornò poi in Gerusalemme. Maccabei 1 - Capitolo 12 Relazioni di Gionata con Roma e Sparta[1]Giònata, vedendo che le circostanze gli erano propizie,
        scelse uomini adatti e li inviò a Roma per ristabilire e rinnovare
        l'amicizia con quel popolo. [2]Anche presso gli Spartani e in
        altre località inviò lettere sullo stesso argomento. [3]Partirono
        dunque per Roma e là entrarono nel consiglio e dissero: «Giònata
        sommo sacerdote e il popolo dei Giudei ci hanno inviati a rinnovare la
        comune amicizia e l'alleanza come la prima volta». [4]E i Romani
        diedero loro lettere di raccomandazione per le autorità dei vari
        luoghi, perché favorissero il loro ritorno pacifico in Giudea. [5]Questa è invece la copia della lettera che Giònata
        scrisse agli Spartani: [6]«Giònata sommo sacerdote e il consiglio degli anziani del
        popolo e i sacerdoti e tutto il resto del popolo giudaico, agli Spartani
        loro fratelli salute. [7]Gia in passato era stata spedita una
        lettera ad Onia sommo sacerdote da parte di Areo, che regnava fra di
        voi, con l'attestazione che siete nostri fratelli, come risulta dalla
        copia annessa. [8]Onia aveva accolto con onore l'inviato e aveva
        accettato la lettera nella quale vi erano le dichiarazioni di alleanza e
        di amicizia. [9]Noi dunque, pur non avendone bisogno, avendo a
        conforto le scritture sacre che sono nelle nostre mani, [10]ci
        siamo indotti a questa missione per rinnovare la fraternità e
        l'amicizia con voi in modo da non diventare per voi degli estranei;
        molti anni infatti sono passati da quando mandaste messaggeri a noi. [11]Noi
        dunque fedelmente in tutte le feste e negli altri giorni prescritti ci
        ricordiamo di voi nei sacrifici che offriamo e nelle nostre invocazioni,
        com'è doveroso e conveniente ricordarsi dei fratelli. [12]Ci
        rallegriamo della vostra gloria. [13]Noi invece siamo stati
        circondati da tante oppressioni e molte guerre: ci hanno combattuti i re
        dei paesi vicini, [14]ma non abbiamo voluto disturbare né voi né
        gli altri nostri alleati e amici in queste lotte: [15]abbiamo
        infatti dal cielo un valido aiuto per il quale noi siamo stati liberati
        dai nostri nemici ed essi sono stati umiliati. [16]Ora abbiamo
        designato Numenio figlio di Antioco e Antìpatro figlio di Giasone e li
        abbiamo inviati presso i Romani a rinnovare la precedente amicizia e
        alleanza con loro. [17]Abbiamo quindi dato loro disposizioni di
        passare anche da voi, per salutarvi e consegnarvi la nostra lettera,
        riguardante la ripresa dei nostri rapporti e la nostra fraternità. [18]Voi
        dunque farete cosa ottima comunicandoci una risposta su queste cose». [19]Segue ora copia della lettera che essi avevano inviato ad
        Onia: [20]«Areo, re degli Spartani, a Onia sommo sacerdote salute. [21]Si
        è trovato in una scrittura, riguardante gli Spartani e i Giudei, che
        essi sono fratelli e che discendono dalla stirpe di Abramo. [22]Ora,
        dal momento che siamo venuti a conoscenza di questa cosa, ci farete cosa
        gradita scrivendoci sui vostri sentimenti di amicizia. [23]Noi
        intanto vi rispondiamo: I vostri armenti e i vostri averi ci
        appartengono e i nostri appartengono a voi. Abbiamo quindi disposto
        perché vi sia riferito in questo senso». Gionata in Celesiria, Simone in Filistea[24]Giònata ebbe notizia che i generali di Demetrio erano
        ritornati con forze più numerose di prima per ritentare la guerra
        contro di lui. [25]Egli si mosse da Gerusalemme e andò loro
        incontro nella regione di Amat, perché non volle dar loro il tempo di
        entrare nel suo paese. [26]Mandò nel loro campo delle spie, le
        quali tornarono annunciando che essi stavano disponendosi per dar loro
        l'assalto di notte. [27]Quando fu il tramonto, Giònata comandò
        ai suoi di vegliare tutta la notte e di stare con le armi pronte per la
        battaglia e dispose sentinelle intorno al campo. [28]Ma anche gli
        avversari seppero che Giònata e i suoi uomini stavano pronti per la
        battaglia e furon presi da timore ed esitazione d'animo e allora
        accesero fuochi nel loro campo. [29]Giònata e i suoi uomini non
        si accorsero di nulla fino al mattino, perché continuavano a vedere il
        bagliore dei fuochi. [30]Allora si diede a inseguire le loro
        tracce, ma non potè raggiungerli, perché avevano passato il fiume Elèutero.
        [31]Giònata piegò sugli Arabi chiamati Zabadei, li assalì e si
        impadronì delle loro spoglie. [32]Poi ripartì e andò a Damasco
        e si diede a percorrere tutto il paese. [33]Anche Simone fece una
        spedizione, marciando fino ad Ascalòna e ai vicini posti di
        guarnigione, poi piegò su Giaffa e se ne impadronì; [34]aveva
        sentito infatti che avevano intenzione di consegnare la fortezza ai
        partigiani di Demetrio; perciò vi pose una guarnigione per presidiarla. Lavori a Gerusalemme[35]Quando Giònata fu di ritorno, radunò in assemblea gli
        anziani del popolo e deliberò con loro di costruire fortezze in Giudea,
        [36]di sopraelevare le mura di Gerusalemme e di alzare una grande
        barriera tra la città e l'Acra per separare questa dalla città affinchè
        fosse isolata, così che non potessero più né comperare né vendere. [37]Si
        organizzarono dunque per ricostruire la città e poiché era rovinato
        parte del muro sul torrente dal lato orientale, Giònata allestì il
        cosiddetto Kafenata. [38]Simone a sua volta ricostruì Adida
        nella Sefela fortificandola e applicandovi porte e sbarre. Gionata cade nelle mani dei suoi nemici[39]Intanto Trifone cercava di diventare re dell'Asia, cingere
        la corona e stendere la mano contro il re Antioco, [40]ma
        sospettava che Giònata glielo impedisse e, nel caso, gli muovesse
        guerra. Perciò cercava di averlo nelle mani e di eliminarlo; si mosse
        dunque e venne a Beisan. [41]Giònata gli uscì incontro con
        quarantamila uomini scelti e inquadrati e venne a Beisan. [42]Trifone,
        vedendo che era venuto con numeroso esercito, si guardò bene dal
        mettergli le mani addosso. [43]Anzi lo ricevette con molti onori,
        lo presentò a tutti i suoi amici, gli offrì doni e ordinò ai suoi
        amici e alle sue truppe di obbedirgli come a lui stesso. [44]Disse
        a Giònata: «Perché mai hai disturbato tutta questa gente, non
        essendoci guerra tra di noi? [45]Su, dovresti rimandarli alle
        loro case; tu scegli per te pochi uomini che ti accompagnino e vieni con
        me a Tolemàide e io la consegnerò a te insieme con le altre fortezze e
        il resto dell'esercito e tutti i funzionari, poi tornerò indietro e
        partirò: sono venuto appunto per questo». [46]Giònata,
        fidatosi di lui, fece quanto aveva detto e rimandò le truppe che
        tornarono nella Giudea. [47]Fece rimanere tremila uomini, di cui
        duemila lasciò in Galilea e gli altri mille andarono con lui. [48]Ma
        quando Giònata fu entrato in Tolemàide, i cittadini chiusero le porte
        e si impadronirono di lui e passarono a fil di spada quanti erano
        entrati con lui. [49]Trifone mandò poi fanti e cavalli in
        Galilea e nella grande pianura per liquidare tutti gli uomini di Giònata.
        [50]Ma essi avevano sentito dire che Giònata era stato catturato
        e che era finita per lui e per quelli che erano con lui e,
        incoraggiatisi l'un l'altro, si presentarono inquadrati, pronti alla
        battaglia. [51]Gli inseguitori li videro decisi a difendere la
        loro vita e se ne tornarono. [52]Così tutti giunsero senza
        molestie in Giudea; fecero lutto per Giònata e per quelli della sua
        scorta e furono presi da grande timore. Tutto Israele si immerse in un
        lutto profondo. [53]Tutti i popoli intorno a loro cercarono
        subito di sterminarli, dicendo appunto: «Non hanno più né capo né
        sostegno: scendiamo ora in guerra contro di loro e cancelleremo anche il
        loro ricordo dagli uomini».   Maccabei 1 - Capitolo 13 V. SIMONE SOMMO SACERDOTE ED ETNARCA DEI GIUDEI (143-134 a.C)Simone prende il comando[1]Simone seppe che Trifone stava radunando un numeroso
        esercito per venire in Giudea a schiacciarla; [2]vide che il
        popolo era tremante e impaurito, andò a Gerusalemme e radunò il
        popolo; [3]li confortò e disse loro: «Voi sapete bene quanto io
        e i miei fratelli e la casa di mio padre abbiamo fatto per le leggi e
        per il santuario e le guerre e le difficoltà che abbiamo sostenute. [4]Per
        questa causa sono morti i miei fratelli, tutti per la causa di Israele,
        e sono restato io solo. [5]Ebbene, mai risparmierò la vita di
        fronte a qualunque tribolazione: perché io non sono più importante dei
        miei fratelli. [6]Anzi io difenderò il mio popolo e il santuario
        e le vostre mogli e i figli vostri, poiché si sono radunati tutti i
        pagani per sterminarci, spinti dall'odio». [7]Lo spirito del
        popolo si infiammò all'udire queste parole; [8]perciò risposero
        gridando a gran voce: «Tu sei il nostro condottiero al posto di Giuda e
        di Giònata tuo fratello; [9]combatti la nostra guerra e quanto
        ci comanderai noi faremo». [10]Egli allora radunò tutti gli
        uomini atti alle armi e accelerò il completamento delle mura di
        Gerusalemme e le fortificò tutt'attorno. [11]Poi inviò Giònata
        figlio di Assalonne con un forte esercito a Giaffa; egli ne scacciò gli
        occupanti e rimase là sul posto. Simone respinge Trifone dalla Giudea[12]Intanto Trifone si mosse da Tolemàide con ingenti forze
        per venire in Giudea e aveva con sé Giònata come prigioniero. [13]Simone
        a sua volta si accampò in Adida di fronte alla pianura. [14]Trifone
        venne a sapere che Simone era succeduto a Giònata suo fratello e che si
        accingeva a muovergli guerra, perciò mandò messaggeri a proporgli: [15]«Giònata
        tuo fratello lo tratteniamo a causa del denaro che doveva all'erario del
        re per gli affari che amministrava. [16]Ora, mandaci cento
        talenti d'argento e due dei suoi figli in ostaggio, perché una volta
        liberato non si allontani per ribellarsi a noi. Con questo lo
        rimetteremo in libertà». [17]Simone si rese conto che gli
        parlavano con inganno, ma mandò ugualmente a prendere l'argento e i
        figli, per non attirarsi forte inimicizia da parte del popolo, [18]che
        poteva commentare: «E' perito perché non gli hai mandato l'argento né
        i figli». [19]Perciò gli mandò i cento talenti e i figli; ma
        quegli non mantenne la parola e non liberò Giònata. [20]Fatto
        questo, Trifone si mosse per entrare nel paese e devastarlo, girando per
        la via che conduce ad Adòra. Ma Simone con le sue truppe ne seguiva le
        mosse puntando su tutti i luoghi dove quegli si dirigeva. [21]Quelli
        dell'Acra intanto inviarono messaggeri a Trifone sollecitandolo a venire
        da loro attraverso il deserto e a inviare loro vettovaglie. [22]Trifone
        allestì tutta la sua cavalleria per andare, ma in quella notte cadde
        neve abbondantissima, e così a causa della neve non potè andare. Perciò
        si mosse e andò in Gàlaad. [23]Quando fu vicino a Bascama,
        uccise Giònata e lo seppellì sul posto. [24]Poi tornò e partì
        per la sua regione. Gionata sepolto nel Mausoleo di Modin costruito da Simone[25]Simone mandò a prendere le ossa di Giònata suo fratello
        e lo seppellì in Modin, città dei suoi padri. [26]Tutto Israele
        lo pianse con un grande lamento e fece lutto su di lui per molti giorni.
        [27]Simone sopraelevò il sepolcro del padre e dei fratelli e lo
        pose bene in vista con pietre levigate, dietro e davanti. [28]Poi
        dispose sette piramidi, l'una di fronte all'altra, per il padre, per la
        madre e per i quattro fratelli. [29]Le completò con una
        struttura architettonica, ponendovi attorno grandi colonne; pose sulle
        colonne trofei di armi a perenne memoria e presso i trofei navi scolpite
        che si potessero osservare da quanti erano in navigazione sul mare. [30]Tale
        è il mausoleo che eresse in Modin e che esiste ancora. Favori di Demetrio II a Simone[31]Trifone agiva con perfidia verso Antioco, il re ancora
        giovinetto, finché lo uccise [32]e si fece re al suo posto, si
        mise in capo la corona dell'Asia e procurò grandi rovine al paese. [33]Simone
        intanto completò le fortezze della Giudea, le cinse di torri elevate e
        di mura solide con portoni e sbarre e rifornì le fortezze di viveri. [34]Poi
        Simone scelse uomini adatti e li inviò al re Demetrio per ottenere
        esoneri al paese; perché tutti gli atti di Trifone erano state rapine. [35]Il re Demetrio lo assicurò in questo senso, poi gli
        rispose per iscritto inviandogli la seguente lettera: [36]«Il re Demetrio a Simone sommo sacerdote e amico del re,
        agli anziani e al popolo dei Giudei salute. [37]Abbiamo ricevuto
        la corona d'oro e la palma che ci avete inviata e siamo pronti a
        concludere con voi una pace solenne e a scrivere ai sovrintendenti agli
        affari di concedervi le esenzioni; [38]quanto stabilimmo con voi
        resta stabilito e le fortezze che avete costruite restino di vostra
        proprietà. [39]Vi condoniamo le mancanze e le colpe fino ad oggi
        e la corona che ci dovete; se altro si riscuoteva in Gerusalemme, non
        sia più riscosso. [40]Se alcuni di voi sono atti ad essere
        iscritti al seguito della nostra persona, siano iscritti e regni la pace
        tra di noi». [41]Nell'anno centosettanta fu tolto il giogo dei pagani da
        Israele [42]e il popolo cominciò a scrivere negli atti pubblici
        e nei contratti: «Anno primo di Simone il grande, sommo sacerdote,
        stratega e capo dei Giudei». Presa di Ghezer da parte di Simone[43]In quel tempo Simone pose il campo contro Ghezer, la
        circondò di accampamenti, fece allestire una torre mobile, la spinse
        contro la città e abbattè una torre impadronendosene. [44]I
        soldati della torre mobile si lanciarono nella città e si produsse in
        città un grande trambusto. [45]I cittadini salirono sulle mura
        insieme con le mogli e i bambini, con le vesti stracciate, e
        supplicarono a gran voce per indurre Simone a dar loro la destra [46]e
        dissero: «Non trattarci secondo le nostre iniquità, ma secondo la tua
        clemenza». [47]Simone venne a patti con loro e non combattè
        oltre contro di loro; ma li scacciò dalla città, purificò le case
        nelle quali c'erano idoli, e così entrò in città con canti di lode e
        di ringraziamento. [48]Egli eliminò da essa ogni contaminazione
        e vi stabilì uomini che fossero osservanti della legge; poi la fortificò
        e costruì in essa la propria dimora. Conquista dell'Acra di Gerusalemme da parte di Simone[49]Ora quelli dell'Acra in Gerusalemme, messi
        nell'impossibilità di uscire e venire nel paese a comprare e vendere,
        erano terribilmente affamati e buon numero di essi moriva di fame. [50]Allora
        fecero giungere il loro grido a Simone, perché desse loro la destra, e
        Simone la diede; così li sloggiò di là e purificò l'Acra da tutte le
        contaminazioni. [51]Fecero ingresso in quel luogo il ventitrè
        del secondo mese dell'anno centosettantuno, con canti di lode e con
        palme, con suoni di cetre, cembali e arpe e con inni e canti, perché
        era stato eliminato un grande nemico da Israele. [52]Simone
        stabilì di celebrare ogni anno questo giorno di festa. Intanto completò
        la fortificazione del monte del tempio lungo l'Acra; qui abitò con i
        suoi. [53]Vedendo poi che suo figlio Giovanni era ormai uomo,
        Simone lo fece capo di tutte le milizie e questi pose la sua residenza
        in Ghezer. Maccabei 1 - Capitolo 14 Elogio di Simone[1]Nell'anno centosettantadue il re Demetrio radunò le sue
        milizie e partì per la Media per raccogliere rinforzi e combattere
        Trifone. [2]Ma Arsace, re della Persia e della Media, appena
        seppe che Demetrio era entrato nel suo territorio, mandò uno dei suoi
        generali per catturarlo vivo. [3]Costui venne, battè l'esercito
        di Demetrio, lo catturò e lo condusse ad Arsace e questi lo mise in
        carcere. [4]Ebbe pace la terra di Giuda per tutta la vita diSimone;
 egli cercò il bene della sua gente
 e ad essi fu gradito il suo potere
 e la sua gloria per tutti i suoi giorni.
 [5]In aggiunta a tutte le sue glorie
 egli prese Giaffa per farne un porto
 e aprì un accesso alle isole del mare.
 [6]Ampliò i confini del suo popolo
 e riconquistò la regione.
 [7]Raccolse una turba di prigionieri
 e s'impadronì di Ghezer, di Bet-Zur e dell'Acra;
 [8]spazzò via da essa le immondezze,
 e nessuno gli si oppose.
 In pace si diedero a coltivare la loro terra;
 il suolo dava i suoi prodotti
 e gli alberi della campagna i loro frutti.
 [9]I vecchi sedevano nelle piazze,
 tutti s'interessavano al bene
 i giovani indossavano splendide vesti
 e armature di guerra.
 [10]Alle città fornì vettovaglie,
 e le munì con mezzi di difesa;
 così divenne celebre il suo nome
 e la sua gloria fino all'estremità della terra.
 [11]Fece regnare sul paese la pace
 e Israele gioì di grande letizia.
 [12]Ognuno sedeva sotto la sua vite
 e sotto il suo fico
 e nessuno incuteva loro timore.
 [13]Scomparve dal paese chi li avversava
 e i re andarono in rovina in quei giorni.
 [14]Confortò tutti i derelitti nel suo popolo;
 ricercò la legge ed eliminò ogni iniquo e maligno.
 [15]Diede splendore al tempio
 e lo rifornì di tutti gli arredi.
 Rinnovo dell'alleanza con Sparta e Roma[16]Si sparse fino a Roma e a Sparta la notizia che era morto
        Giònata e se ne rattristarono molto. [17]Tuttavia, quando
        seppero che Simone suo fratello era divenuto sommo sacerdote al suo
        posto e continuava a mantenere il potere sulla regione e sulle città, [18]scrissero
        a lui su tavolette di bronzo per rinnovare con lui l'amicizia e
        l'alleanza che avevano concluso con Giuda e Giònata suoi fratelli. [19]I
        messaggi furono letti davanti all'adunanza in Gerusalemme. [20]Questa
        è la copia della lettera che inviarono gli Spartani: «Le autorità e la cittadinanza degli Spartani a Simone sommo
        sacerdote, agli anziani, ai sacerdoti e al resto del popolo giudaico,
        loro fratelli, salute. [21]I messaggeri inviati al nostro popolo
        ci hanno riferito intorno alla vostra gloria e al vostro onore e noi ci
        siamo rallegrati per il loro arrivo. [22]Abbiamo registrato le
        loro dichiarazioni negli atti pubblici, in questi termini: Numenio,
        figlio di Antioco, e Antìpatro, figlio di Giasone, messaggeri dei
        Giudei, sono giunti presso di noi per rinnovare l'amicizia con noi. [23]E'
        piaciuto al popolo di ricevere questi uomini con ogni onore e di
        inserire il testo del loro discorso nei registri a disposizione del
        pubblico, perché il popolo degli Spartani ne mantenga il ricordo». [24]Successivamente Simone mandò a Roma Numenio con un grande
        scudo d'oro, del peso di mille mine, per concludere l'alleanza con loro. Decreto onorifico in favore di Simone[25]Quando il popolo seppe queste cose, disse: «Quale
        contraccambio daremo a Simone e ai suoi figli? [26]Egli infatti e
        i suoi fratelli e la casa di suo padre sono stati saldi e hanno
        scacciato da sé con le armi i nemici d'Israele e hanno assicurato la
        libertà». Poi fecero un'iscrizione su tavole di bronzo, che furono
        poste su colonne sul monte Sion. [27]Questo è il testo
        dell'iscrizione: «Il diciotto di Elul dell'anno centosettantadue, che è il terzo
        anno di Simone sommo sacerdote, in Asaramel, [28]nella grande
        assemblea dei sacerdoti e del popolo, dei capi della nazione e degli
        anziani della regione ci è stato reso noto: [29]Poiché più
        volte erano sorte guerre nel paese, Simone, figlio di Mattatia,
        sacerdote della stirpe di Ioarìb, e i suoi fratelli si gettarono nella
        mischia e si opposero agli avversari del loro popolo, perché restassero
        incolumi il santuario e la legge, e arrecarono gloria grande al loro
        popolo. [30]Giònata riunì la sua nazione e ne divenne il sommo
        sacerdote, poi andò a raggiungere i suoi antenati. [31]I loro
        nemici vollero invadere il loro paese e stendere la mano contro il
        santuario. [32]Simone allora si oppose e si battè per il suo
        popolo e spese molto del suo per dotare di armi le milizie della sua
        nazione e assegnare loro un salario. [33]Inoltre fortificò le
        città della Giudea e Bet-Zur nel territorio della Giudea, dove prima
        c'era la roccaforte dei nemici, e vi pose un presidio di soldati giudei.
        [34]Fortificò Giaffa, situata sul mare, e Ghezer presso i
        confini di Asdòd, nelle quali prima risiedevano i nemici, e vi impiantò
        i Giudei e provvide in esse quanto era necessario al loro sostentamento.
        [35]Il popolo ammirò la fede di Simone e la gloria che egli si
        proponeva di procurare al suo popolo; lo costituirono loro capo e sommo
        sacerdote per queste sue imprese e per la giustizia e la fede che egli
        aveva conservate al suo popolo e perché aveva cercato con ogni mezzo di
        elevare la sua gente. [36]Nei suoi giorni si riuscì felicemente
        per mezzo suo a scacciare dal loro paese i pagani e quelli che erano
        nella città di Davide e in Gerusalemme, che si erano edificati l'Acra e
        ne uscivano profanando i dintorni del santuario e recando offesa grande
        alla sua purità. [37]Egli vi insediò soldati giudei, la
        fortificò per la purità della regione e della città ed elevò le mura
        di Gerusalemme. [38]Il re Demetrio quindi gli confermò il sommo
        sacerdozio; [39]lo ascrisse tra i suoi amici e gli conferì
        grandi onori. [40]Seppe infatti che i Giudei erano considerati
        amici, alleati e fratelli da parte dei Romani, e che questi erano andati
        incontro ai messaggeri di Simone con segni di onore; [41]che i
        Giudei e i sacerdoti avevano approvato che Simone fosse sempre loro
        condottiero e sommo sacerdote finché sorgesse un profeta fedele, [42]che
        fosse loro comandante militare e avesse cura del santuario e fossero
        nominati da lui i sovrintendenti ai loro lavori, al paese, agli
        armamenti e alle fortezze; [43]che, prendendosi cura del
        santuario, fosse da tutti obbedito; che scrivessero nel suo nome tutti i
        contratti del paese e vestisse di porpora e ornamenti d'oro; [44]né
        doveva essere lecito a nessuno del popolo né dei sacerdoti respingere
        alcuno di questi diritti o disobbedire ai suoi ordini o convocare
        riunioni senza suo consenso e vestire di porpora e ornarsi della fibbia
        aurea; [45]chiunque agisse contro questi decreti o ne respingesse
        alcuno, fosse ritenuto colpevole. [46]Piacque a tutto il popolo
        sancire che Simone si comportasse secondo questi decreti. [47]Simone
        da parte sua accettò e gradì di esercitare il sommo sacerdozio, di
        essere anche stratega ed etnarca dei Giudei e dei sacerdoti e capo di
        tutti». [48]Disposero che questa iscrizione fosse riportata su
        tavole di bronzo da collocarsi nel recinto del santuario in luogo
        visibile [49]e che se ne depositasse copia nel tesoro, perché
        fosse a disposizione di Simone e dei suoi figli. Maccabei 1 - Capitolo 15 Lettere di Antioco VII e assedio di Dora[1]Antioco, figlio del re Demetrio, inviò lettere dalle isole
        del mare, a Simone sommo sacerdote ed etnarca dei Giudei e a tutto il
        popolo, [2]il cui contenuto era del seguente tenore: «Il re
        Antioco a Simone sommo sacerdote ed etnarca e al popolo dei Giudei
        salute. [3]Poiché alcuni uomini pestiferi si sono impadroniti
        del regno dei nostri padri, voglio rivendicare i miei diritti sul regno,
        per ricostruirlo com'era prima; ho reclutato un esercito ingente di
        mercenari e allestito navi da guerra. [4]E' mia volontà sbarcare
        nella regione, per punire coloro che hanno rovinato il nostro paese e
        desolato molte città nel mio regno. [5]Ora ti confermo tutte le
        esenzioni che ti hanno concesse i re miei predecessori, e tutti gli
        altri esoneri dai doni. [6]Ti concedo di batter moneta propria
        con corso legale al tuo paese; [7]Gerusalemme e il suo santuario
        siano liberi; tutti gli armamenti che hai preparato e le fortezze che
        hai costruite e occupi, restino in tuo possesso. [8]Quanto devi
        al re e i debiti che potrai avere verso il re in avvenire da ora e
        sempre ti sono rimessi. [9]Quando poi avremo preso possesso del
        nostro regno, onoreremo te, il tuo popolo e il tempio con grandi onori,
        così da render chiara la vostra gloria in tutta la terra». [10]Nell'anno centosettantaquattro Antioco entrò nella terra
        dei suoi padri e si schierarono con lui tutte le milizie, così che
        pochi rimasero con Trifone. [11]Antioco si diede ad inseguirlo e
        quegli dovette fuggire e venne fino a Dora situata sul mare, [12]perché
        vedeva che i mali si addensavano su di lui, mentre le truppe lo
        abbandonavano. [13]Antioco pose il campo contro Dora, avendo con
        sé centoventimila armati e ottomila cavalli. [14]Egli circondò
        la città mentre le navi attaccarono dal mare; fece così pressione
        contro la città dalla terra e dal mare, non lasciando più entrare né
        uscire nessuno. Ritorno dell'ambasciatore da Roma in Giudea e promulgazione
        dell'alleanza con i Romani[15]Intanto arrivarono da Roma Numenio e i suo compagni,
        portando lettere per i re dei vari paesi. Esse dicevano: [16]«Lucio console dei Romani al re Tolomeo salute. [17]Gli
        anziani dei Giudei sono giunti a noi come amici nostri e alleati, a
        rinnovare l'antica amicizia e alleanza, inviati da Simone sommo
        sacerdote e dal popolo dei Giudei. [18]Essi hanno portato uno
        scudo d'oro di mille mine. [19]E' piaciuto a noi di scrivere ai
        re dei vari paesi, perché non procurino loro del male, né facciano
        guerra alle loro città o alla loro regione, né prestino alleanza a chi
        entri in guerra con loro. [20]Ci è parso bene accettare da essi
        lo scudo. [21]Se pertanto uomini pestiferi sono fuggiti dalla
        loro regione presso di voi, consegnateli a Simone, perché ne faccia
        giustizia secondo la loro legge». [22]Uguali espressioni scrissero al re Demetrio, ad Attalo, ad
        Ariarate e Arsace [23]e a tutti i paesi: a Sampsame, agli
        Spartani, a Delo, a Mindo, a Sicione, alla Caria, a Samo, alla Pamfilia,
        alla Lidia, ad Alicarnasso, a Rodi, a Faselide, a Coo, a Side, ad Arado,
        a Gortina, a Cnido, a Cipro e a Cirene. [24]Copia di queste
        lettere avevano trascritto per Simone sommo sacerdote. Antioco VII assediando Dora diventa ostile a Simone e lo fa
        rimproverare[25]Antioco dunque teneva il campo contro Dora da due giorni,
        lanciando continuamente contro di essa le schiere e costruendo macchine;
        aveva precluso a Trifone ogni possibilità di uscire ed entrare. [26]Simone
        gli inviò duemila uomini scelti per combattere al suo fianco e insieme
        argento, oro e molti equipaggiamenti. [27]Ma Antioco non volle
        accettare niente, anzi ritirò quanto aveva prima concesso a Simone e si
        inimicò con lui. [28]Poi gli inviò Atenobio, uno dei suoi
        amici, a trattare con lui in questi termini: «Voi occupate Giaffa,
        Ghezer e l'Acra in Gerusalemme, tutte città del mio regno. [29]Avete
        devastato il loro territorio e avete causato rovina grande nel paese e
        vi siete impadroniti di molte località nel mio regno. [30]Ora,
        consegnate le città che avete occupate, insieme con i tributi delle
        località di cui vi siete impadroniti fuori del territorio della Giudea,
        [31]oppure date in sostituzione cinquecento talenti d'argento e,
        in compenso dei danni arrecati e dei tributi delle città, altri
        cinquecento talenti; altrimenti verremo e vi muoveremo guerra». [32]Atenobio,
        l'amico del re, si recò in Gerusalemme e vide la gloria di Simone, il
        vasellame con lavori in oro e argento e il suo grande fasto, e ne rimase
        meravigliato; poi gli riferì le parole del re. [33]Simone gli
        rispose: «Non abbiamo occupato terra straniera né ci siamo
        impossessati di beni altrui ma dell'eredità dei nostri padri, che fu
        posseduta dai nostri nemici senza alcun diritto nel tempo passato. [34]Noi,
        avendone avuta l'opportunità, abbiamo ricuperato l'eredità dei nostri
        padri. [35]Quanto a Giaffa e a Ghezer, che tu reclami, esse
        causarono rovina grande nel nostro paese: per esse daremo cento talenti».
        [36]Atenobio non gli rispose parola, ma tornò indispettito
        presso il re, al quale riferì quelle parole e la gloria di Simone e
        quanto aveva visto. Il re si adirò furiosamente. Cendebeo, governatore della zona litoranea, molesta la Giudea[37]Trifone intanto, salito su una nave, fuggì a Ortosia. [38]Il
        re allora nominò Cendebèo primo stratega della zona litoranea e mise
        al suo comando forze di fanteria e cavalleria. [39]Poi gli ordinò
        di accamparsi in vista della Giudea e gli ordinò di ricostruire Cedron,
        rinforzando le porte, e di iniziare la guerra contro il popolo. Il re
        intanto coninuò la caccia a Trifone. [40]Cendebèo si recò a
        Iamnia e cominciò a molestare il popolo, a invadere la Giudea, a far
        prigionieri tra il popolo e metterli a morte. [41]Egli ricostruì
        Cedron e vi dispose la cavalleria e la truppa perché potessero uscire e
        battere le strade della Giudea, come gli aveva ordinato il re. Maccabei 1 - Capitolo 16 Vittoria dei figli di Simone su Cendebeo[1]Allora Giovanni salì da Ghezer e riferì a Simone suo
        padre quanto faceva Cendebèo. [2]Simone chiamò i suoi due figli
        maggiori Giuda e Giovanni e disse loro: «Io e i miei fratelli e la casa
        di mio padre abbiamo combattuto le battaglie d'Israele dalla gioventù
        fino ad oggi e riuscì nelle nostre mani l'impresa di salvare Israele
        ripetutamente; [3]ora io sono vecchio e voi, per misericordia del
        Cielo, siete nell'età buona; prendete il posto mio e di mio fratello e
        fatevi avanti a combattere per il vostro popolo; l'aiuto del Cielo sia
        con voi». [4]Giovanni arruolò nella regione ventimila uomini
        esperti nelle armi e cavalieri; partirono contro Cendebèo e passarono
        la notte in Modin. [5]Alzatisi il mattino, proseguirono per la
        pianura ed ecco venire incontro a loro un esercito ingente, fanti e
        cavalleria; ma un torrente li separava. [6]Giovanni con la sua
        gente pose il campo di fronte. Vedendo che il grosso esitava ad
        attraversare il torrente, passò per primo. Lo videro i suoi uomini e
        passarono dopo di lui. [7]Egli divise la moltitudine e pose i
        cavalieri in mezzo ai fanti, perché la cavalleria degli avversari era
        molto numerosa. [8]Poi diedero fiato alle trombe: Cendebèo e il
        suo schieramento furono respinti; molti della loro parte caddero colpiti
        a morte e i superstiti si rifugiarono nella fortezza. [9]Fu
        ferito allora anche Giuda, fratello di Giovanni. Giovanni invece li
        inseguì, finché giunse a Cedron che Cendebèo aveva ricostruito. [10]I
        nemici fuggirono nelle torri esistenti nelle campagne di Asdòd, ma egli
        vi appiccò il fuoco. Restarono sul campo circa duemila nemici. Poi
        Giovanni ritornò in Giudea senza molestie. Morte tragica di Simone a Dok. Gli succede il figlio Giovanni[11]Tolomeo, figlio di Abùbo, era stato costituito stratega
        della pianura di Gerico. Egli possedeva molto argento e oro, [12]poiché
        era il genero del sommo sacerdote. [13]Il suo cuore si inorgoglì
        e si propose di impadronirsi del paese e covava perfidi disegni contro
        Simone e i suoi figli per eliminarli. [14]Simone era in visita
        alle città della regione e si interessava delle loro necessità. Venne
        allora in Gerico insieme con Mattatia e Giuda suoi figli, nell'anno
        centosettantasette, nell'undicesimo mese, cioè il mese di Sabat. [15]Il
        figlio di Abùbo, che covava il tradimento, li ricevette nella
        cittadella, chiamata Dok, che egli aveva costruita, e servì loro un
        gran banchetto, nascondendo ivi degli armati. [16]Quando Simone e
        i figli furono inebriati, Tolomeo e i suoi uomini si alzarono,
        impugnarono le armi, si scagliarono contro Simone nella sala del
        banchetto e trucidarono lui, i due figli e alcuni suoi servi. [17]Egli
        commise un'enorme perfidia e rese male per bene. [18]Tolomeo
        scrisse di questa cosa e spedì al re, perché gli inviasse milizie in
        aiuto e gli desse in consegna la loro regione e le città. [19]Inviò
        altri uomini a Ghezer per eliminare Giovanni e spedì lettere ai suoi
        comandanti, che venissero da lui, perché doveva loro argento e oro e
        doni; [20]altri uomini inviò ad occupare Gerusalemme e il monte
        del tempio. [21]Ma qualcuno corse avanti e informò Giovanni che
        suo padre e i suoi fratelli erano periti, aggiungendo: «Ha inviato
        uomini per uccidere anche te». [22]Udendo ciò, Giovanni rimase
        profondamente costernato; poi catturò gli uomini inviati per
        sopprimerlo e li mise a morte. Aveva infatti saputo che cercavano di
        ucciderlo. [23]Le altre azioni di Giovanni, le sue battaglie e gli atti
        di valore da lui compiuti, la ricostruzione delle mura da lui eseguita e
        le sue imprese, ecco stanno scritte negli annali del suo sommo
        sacerdozio, da quando divenne sommo sacerdote dopo la morte di suo
        padre.  
         
        
          
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