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Daniele - Capitolo 1
I RAGAZZI EBREI ALLA CORTE DI NABUCODONOSOR
[1]L'anno terzo del regno di Ioiakìm re di Giuda, Nabucodònosor
re di Babilonia marciò su Gerusalemme e la cinse dassedio. [2]Il
Signore mise Ioiakìm re di Giuda nelle sue mani, insieme con una parte
degli arredi del tempio di Dio, ed egli li trasportò in Sennaàr e
depositò gli arredi nel tesoro del tempio del suo dio.
[3]Il re ordinò ad Asfenàz, capo dei suoi funzionari di
corte, di condurgli giovani israeliti di stirpe reale o di famiglia
nobile, [4]senza difetti, di bell'aspetto, dotati di ogni
scienza, educati, intelligenti e tali da poter stare nella reggia, per
essere istruiti nella scrittura e nella lingua dei Caldei.
[5]Il re assegnò loro una razione giornaliera di vivande e di
vino della sua tavola; dovevano esser educati per tre anni, al termine
dei quali sarebbero entrati al servizio del re. [6]Fra di loro vi
erano alcuni Giudei: Daniele, Anania, Misaele e Azaria; [7]però
il capo dei funzionari di corte chiamò Daniele Baltazzàr; Anania Sadràch;
Misaele Mesàch e Azaria Abdènego.
[8]Ma Daniele decise in cuor suo di non contaminarsi con le
vivande del re e con il vino dei suoi banchetti e chiese al capo dei
funzionari di non farlo contaminare.
[9]Dio fece sì che Daniele incontrasse la benevolenza e la
simpatia del capo dei funzionari. [10]Però egli disse a Daniele:
«Io temo che il re mio signore, che ha stabilito quello che dovete
mangiare e bere, trovi le vostre facce più magre di quelle degli altri
giovani della vostra età e io così mi renda colpevole davanti al re».
[11]Ma Daniele disse al custode, al quale il capo dei funzionari
aveva affidato Daniele, Anania, Misaele e Azaria: [12]«Mettici
alla prova per dieci giorni, dandoci da mangiare legumi e da bere acqua,
[13]poi si confrontino, alla tua presenza, le nostre facce con
quelle dei giovani che mangiano le vivande del re; quindi deciderai di
fare con noi tuoi servi come avrai constatato». [14]Egli
acconsentì e fece la prova per dieci giorni; [15]terminati
questi, si vide che le loro facce erano più belle e più floride di
quelle di tutti gli altri giovani che mangiavano le vivande del re. [16]D'allora
in poi il sovrintendente fece togliere l'assegnazione delle vivande e
del vino e diede loro soltanto legumi.
[17]Dio concesse a questi quattro giovani di conoscere e
comprendere ogni scrittura e ogni sapienza e rese Daniele interprete di
visioni e di sogni.
[18]Terminato il tempo stabilito dal re entro il quale i
giovani dovevano essergli presentati, il capo dei funzionari li portò a
Nabucodònosor. [19]Il re parlò con loro, ma fra tutti non si
trovò nessuno pari a Daniele, Anania, Misaele e Azaria, i quali
rimasero al servizio del re; [20]in qualunque affare di sapienza
e intelligenza su cui il re li interrogasse, li trovò dieci volte
superiori a tutti i maghi e astrologi che c'erano in tutto il suo regno.
[21]Così Daniele vi rimase fino al primo anno del re Ciro.
Daniele - Capitolo 2
IL SOGNO DI NABUCODONOSOR
Il re interroga i suoi indovini
[1]Nel secondo anno del suo regno, Nabucodònosor fece un
sogno e il suo animo ne fu tanto agitato da non poter più dormire. [2]Allora
il re ordinò che fossero chiamati i maghi, gli astrologi, gli
incantatori e i caldei a spiegargli i sogni. Questi vennero e si
presentarono al re. [3]Egli disse loro: «Ho fatto un sogno e il
mio animo si è tormentato per trovarne la spiegazione». [4]I
caldei risposero al re (aramaico): «Re, vivi per sempre.
Racconta il sogno ai tuoi servi e noi te ne daremo la spiegazione». [5]Rispose
il re ai caldei: «Questa è la mia decisione: se voi non mi rivelate il
sogno e la sua spiegazione sarete fatti a pezzi e le vostre case saranno
ridotte in letamai. [6]Se invece mi rivelerete il sogno e me ne
darete la spiegazione, riceverete da me doni, regali e grandi onori.
Ditemi dunque il sogno e la sua spiegazione». [7]Essi
replicarono: «Esponga il re il sogno ai suoi servi e noi ne daremo la
spiegazione». [8]Rispose il re: «Comprendo bene che voi volete
guadagnar tempo, perché avete inteso la mia decisione. [9]Se non
mi dite qual era il mio sogno, una sola sarà la vostra sorte. Vi siete
messi d'accordo per darmi risposte astute e false in attesa che le
circostanze si mutino. Perciò ditemi il sogno e io saprò che voi siete
in grado di darmene anche la spiegazione». [10]I caldei
risposero davanti al re: «Non c'è nessuno al mondo che possa
soddisfare la richiesa del re: difatti nessun re, per quanto potente e
grande, ha mai domandato una cosa simile ad un mago, indovino o caldeo. [11]La
richiesa del re è tanto difficile, che nessuno ne può dare al re la
risposta, se non gli dei la cui dimora è lontano dagli uomini».
[12]Allora il re, acceso di furore, ordinò che tutti i saggi
di Babilonia fossero messi a morte. [13]Il decreto fu pubblicato
e gia i saggi venivano uccisi; anche Daniele e i suoi compagni erano
ricercati per essere messi a morte.
Intervento di Daniele
[14]Ma Daniele rivolse parole piene di saggezza e di prudenza
ad Ariòch, capo delle guardie del re, che stava per uccidere i saggi di
Babilonia, [15]e disse ad Ariòch, ufficiale del re: «Perché il
re ha emanato un decreto così severo?». Ariòch ne spiegò il motivo a
Daniele. [16]Egli allora entrò dal re e pregò che gli si
concedesse tempo: egli avrebbe dato la spiegazione dei sogni al re. [17]Poi
Daniele andò a casa e narrò la cosa ai suoi compagni, Anania, Misaele
e Azaria, [18]ed essi implorarono misericordia dal Dio del cielo
riguardo a questo mistero, perché Daniele e i suoi compagni non fossero
messi a morte insieme con tutti gli altri saggi di Babilonia.
[19]Allora il mistero fu svelato a Daniele in una visione
notturna; perciò Daniele benedisse il Dio del cielo:
[20]«Sia benedetto il nome di Dio di secolo in secolo,
perché a lui appartengono la sapienza e la potenza.
[21]Egli alterna tempi e stagioni, depone i re e li innalza,
concede la sapienza ai saggi,
agli intelligenti il sapere.
[22]Svela cose profonde e occulte
e sa quel che è celato nelle tenebre
e presso di lui è la luce.
[23]Gloria e lode a te, Dio dei miei padri,
che mi hai concesso la sapienza e la forza,
mi hai manifestato ciò che ti abbiamo domandato
e ci hai illustrato la richiesta del re».
[24]Allora Daniele si recò da Ariòch, al quale il re aveva
affidato l'incarico di uccidere i saggi di Babilonia, e presentatosi gli
disse: «Non uccidere i saggi di Babilonia, ma conducimi dal re e io gli
farò conoscere la spiegazione del sogno». [25]Ariòch condusse
in fretta Daniele alla presenza del re e gli disse: «Ho trovato un uomo
fra i Giudei deportati, il quale farà conoscere al re la spiegazione
del sogno». [26]Il re disse allora a Daniele, chiamato Baltazzàr:
«Puoi tu davvero rivelarmi il sogno che ho fatto e darmene la
spiegazione?». [27]Daniele, davanti al re, rispose: «Il mistero
di cui il re chiede la spiegazione non può essere spiegato né da
saggi, né da astrologi, né da maghi, né da indovini; [28]ma c'è
un Dio nel cielo che svela i misteri ed egli ha rivelato al re Nabucodònosor
quel che avverrà al finire dei giorni. Ecco dunque qual era il tuo
sogno e le visioni che sono passate per la tua mente, mentre dormivi nel
tuo letto. [29]O re, i pensieri che ti sono venuti mentre eri a
letto riguardano il futuro; colui che svela i misteri ha voluto svelarti
ciò che dovrà avvenire. [30]Se a me è stato svelato questo
mistero, non è perché io possieda una sapienza superiore a tutti i
viventi, ma perché ne sia data la spiegazione al re e tu possa
conoscere i pensieri del tuo cuore. [31]Tu stavi osservando, o
re, ed ecco una statua, una statua enorme, di straordinario splendore,
si ergeva davanti a te con terribile aspetto. [32]Aveva la testa
d'oro puro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di
bronzo, [33]le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in
parte di creta. [34]Mentre stavi guardando, una pietra si staccò
dal monte, ma non per mano di uomo, e andò a battere contro i piedi
della statua, che erano di ferro e di argilla, e li frantumò. [35]Allora
si frantumarono anche il ferro, l'argilla, il bronzo, l'argento e l'oro
e divennero come la pula sulle aie d'estate; il vento li portò via
senza lasciar traccia, mentre la pietra, che aveva colpito la statua,
divenne una grande montagna che riempì tutta quella regione.
[36]Questo è il sogno: ora ne daremo la spiegazione al re. [37]Tu
o re, sei il re dei re; a te il Dio del cielo ha concesso il regno, la
potenza, la forza e la gloria. [38]A te ha concesso il dominio
sui figli dell'uomo, sugli animali selvatici, sugli uccelli del cielo;
tu li domini tutti: tu sei la testa d'oro. [39]Dopo di te sorgerà
un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, quello di bronzo,
che dominerà su tutta la terra. [40]Vi sarà poi un quarto
regno, duro come il ferro. Come il ferro spezza e frantuma tutto, così
quel regno spezzerà e frantumerà tutto. [41]Come hai visto, i
piedi e le dita erano in parte di argilla da vasaio e in parte di ferro:
ciò significa che il regno sarà diviso, ma avrà la durezza del ferro
unito all'argilla. [42]Se le dita dei piedi erano in parte di
ferro e in parte di argilla, ciò significa che una parte del regno sarà
forte e l'altra fragile. [43]Il fatto d'aver visto il ferro
mescolato all'argilla significa che le due parti si uniranno per via di
matrimoni, ma non potranno diventare una cosa sola, come il ferro non si
amalgama con l'argilla. [44]Al tempo di questi re, il Dio del
cielo farà sorgere un regno che non sarà mai distrutto e non sarà
trasmesso ad altro popolo: stritolerà e annienterà tutti gli altri
regni, mentre esso durerà per sempre. [45]Questo significa
quella pietra che tu hai visto staccarsi dal monte, non per mano di
uomo, e che ha stritolato il ferro, il bronzo, l'argilla, l'argento e
l'oro. Il Dio grande ha rivelato al re quello che avverrà da questo
tempo in poi. Il sogno è vero e degna di fede ne è la spiegazione».
Professione di fede del re
[46]Allora il re Nabucodònosor piegò la faccia a terra, si
prostrò davanti a Daniele e ordinò che gli si offrissero sacrifici e
incensi. [47]Quindi rivolto a Daniele gli disse: «Certo, il
vostro Dio è il Dio degli dei, il Signore dei re e il rivelatore dei
misteri, poiché tu hai potuto svelare questo mistero». [48]Il
re esaltò Daniele e gli fece molti preziosi regali, lo costituì
governatore di tutta la provincia di Babilonia e capo di tutti i saggi
di Babilonia; [49]su richiesta di Daniele, il re fece
amministratori della provincia di Babilonia, Sadràch, Mesàch e Abdènego.
Daniele rimase alla corte del re.
Daniele - Capitolo 3
L'ADORAZIONE DELLA STATUA D'ORO
Nabucodonosor erige una statua d'oro
[1]Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua
d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella
pianura di Dura, nella provincia di Babilonia.
[2]Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i
prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i
questori e tutte le alte autorità delle province, perché
presenziassero all'inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor
aveva fatto erigere.
[3]I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i
tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle
province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero
davanti alla statua fatta erigere dal re.
[4]Un banditore gridò ad alta voce: «Popoli, nazioni e
lingue, a voi è rivolto questo proclama:
[5]Quando voi udirete il suono del corno, del flauto, della
cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna, e d'ogni specie di
strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d'oro, che il
re Nabucodònosor ha fatto innalzare.
[6]Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel medesimo
istante sarà gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente».
[7]Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, in quell'istante
che ebbero udito il suono del corno, del flauto, dell'arpicordo, del
salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e
adorarono la statua d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto
innalzare.
Denunzia e condanna dei Giudei
[8]Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per
accusare i Giudei [9]e andarono a dire al re Nabucodònosor: «Re,
vivi per sempre! [10]Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà
udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del
salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, si deve
prostrare e adorare la statua d'oro: [11]chiunque non si prostrerà
per adorarla, sia gettato in mezzo ad una fornace con il fuoco acceso.
[12]Ora, ci sono alcuni Giudei, ai quali hai affidato gli
affari della provincia di Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e Abdènego,
che non ti obbediscono, re: non servono i tuoi dei e non adorano la
statua d'oro che tu hai fatto innalzare».
[13]Allora Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli si
conducessero Sadràch, Mesàch e Abdènego, e questi comparvero alla
presenza del re. [14]Nabucodònosor disse loro: «E' vero, Sadràch,
Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dei e non adorate la
statua d'oro che io ho fatto innalzare? [15]Ora, se voi sarete
pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra,
dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di
strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta,
bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una
fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?».
[16]Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor:
«Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; [17]sappi
però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con
il fuoco acceso e dalla tua mano, o re. [18]Ma anche se non ci
liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dei e non
adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto». [19]Allora Nabucodònosor,
acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch, Mesàch e Abdènego,
ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del
solito. [20]Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo
esercito, comandò di legare Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli
nella fornace con il fuoco acceso. [21]Furono infatti legati,
vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro
abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso.
[22]Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re
avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e
Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme, [23]nel momento stesso
che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano legati nella
fornace con il fuoco acceso.
Cantico di Azaria nella fornace
[24]Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e
benedicevano il Signore.
[25]Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in mezzo al fuoco
e aprendo la bocca disse:
[26]«Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri;
degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre.
[27]Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto;
tutte le tue opere sono vere,
rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi.
[28]Giusto è stato il tuo giudizio
per quanto hai fatto ricadere su di noi
e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme.
Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto
questo
a causa dei nostri peccati,
[29]poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da
iniqui,
allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo.
Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti,
[30]non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto
quanto ci avevi ordinato per il nostro bene.
[31]Ora quanto hai fatto ricadere su di noi,
tutto ciò che ci hai fatto, l'hai fatto con retto
giudizio:
[32]ci hai dato in potere dei nostri nemici,
ingiusti, i peggiori fra gli empi,
e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra.
[33]Ora non osiamo aprire la bocca:
disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi,
ai tuoi adoratori.
[34]Non ci abbandonare fino in fondo,
per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza;
[35]non ritirare da noi la tua misericordia,
per amore di Abramo tuo amico,
di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo,
[36]ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare
la loro stirpe come le stelle del cielo,
come la sabbia sulla spiaggia del mare.
[37]Ora invece, Signore,
noi siamo diventati più piccoli
di qualunque altra nazione,
ora siamo umiliati per tutta la terra
a causa dei nostri peccati.
[38]Ora non abbiamo più né principe,
né capo, né profeta, né olocausto,
né sacrificio, né oblazione, né incenso,
né luogo per presentarti le primizie
e trovar misericordia.
[39]Potessimo esser accolti con il cuore contrito
e con lo spirito umiliato,
come olocausti di montoni e di tori,
come migliaia di grassi agnelli.
[40]Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te
e ti sia gradito,
perché non c'è confusione per coloro che confidano
in te.
[41]Ora ti seguiamo con tutto il cuore,
ti temiamo e cerchiamo il tuo volto.
[42]Fà con noi secondo la tua clemenza,
trattaci secondo la tua benevolenza,
secondo la grandezza della tua misericordia.
[43]Salvaci con i tuoi prodigi,
dà gloria, Signore, al tuo nome.
[44]Siano invece confusi quanti fanno il male ai tuoi
servi,
siano coperti di vergogna con tutta la loro potenza;
e sia infranta la loro forza!
[45]Sappiano che tu sei il Signore,
il Dio unico e glorioso su tutta la terra».
[46]I servi del re, che li avevano gettati dentro, non
cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece
e sarmenti. [47]La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la
fornace [48]e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino
alla fornace. [49]Ma l'angelo del Signore, che era sceso con
Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma
del fuoco [50]e rese l'interno della fornace come un luogo dove
soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò
affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.
Cantico dei tre giovani
[51]Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a
lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:
[52]«Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
[53]Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso,
degno di lode e di gloria nei secoli.
[54]Benedetto sei tu nel trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
[55]Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli
abissi
e siedi sui cherubini,
degno di lode e di gloria nei secoli.
[56]Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
[57]Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[58]Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[59]Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[60]Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il
Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[61]Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[62]Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[63]Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[64]Benedite, piogge e rugiade, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[65]Benedite, o venti tutti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[66]Benedite, fuoco e calore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[67]Benedite, freddo e caldo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[68]Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[69]Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[70]Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[71]Benedite, notti e giorni, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[72]Benedite, luce e tenebre, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[73]Benedite, folgori e nubi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[74]Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
[75]Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[76]Benedite, creature tutte
che germinate sulla terra, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[77]Benedite, sorgenti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[78]Benedite, mari e fiumi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[79]Benedite, mostri marini
e quanto si muove nell'acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[80]Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[81]Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il
Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[82]Benedite, figli dell'uomo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[83]Benedica Israele il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
[84]Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[85]Benedite, o servi del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[86]Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[87]Benedite, pii e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[88]Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli,
perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco.
[89]Lodate il Signore, perché egli è buono,
perché la sua grazia dura sempre.
[90]Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dei,
lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura
sempre».
Riconoscimento del miracolo
[91]Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in
fretta si rivolse ai suoi ministri: «Non abbiamo noi gettato tre uomini
legati in mezzo al fuoco?». «Certo, o re», risposero.
[92]Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i
quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il
quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dei».
[93]Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace
con il fuoco acceso e prese a dire: «Sadràch, Mesàch, Abdènego,
servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori». Allora Sadràch, Mesàch
e Abdènego uscirono dal fuoco.
[94]Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i ministri
del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro
corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere; che neppure un capello del
loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e
neppure l'odore del fuoco era penetrato in essi.
[95]Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio di Sadràch,
Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i
servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e
hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro
dio che il loro Dio.
[96]Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo,
nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadràch,
Mesàch e Abdènego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta a un
mucchio di rovine, poiché nessun altro dio può in tal maniera liberare».
[97]Da allora il re promosse Sadràch, Mesàch e Abdènego a
cariche pubbliche nella provincia di Babilonia.
IL SOGNO PREMONITORE E LA FOLLIA DI NABUCODONOSOR
[98]Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue,
che abitano in tutta la terra: Pace e prosperità!
[99]M'è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le
meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me.
[100]Quanto sono grandi i suoi prodigi
e quanto straordinarie le sue meraviglie!
Il suo regno è un regno eterno
e il suo dominio di generazione in generazione.
Daniele - Capitolo 4
Nabucodonosor racconta il suo sogno
[1]Io Nabucodònosor ero tranquillo in casa e felice nella
reggia, [2]quando ebbi un sogno che mi spaventò. Le
immaginazioni che mi vennero mentre ero nel mio letto e le visioni che
mi passarono per la mente mi turbarono. [3]Feci un decreto con
cui ordinavo che tutti i saggi di Babilonia fossero condotti davanti a
me, per farmi conoscere la spiegazione del sogno.
[4]Allora vennero i maghi, gli astrologi, i caldei e gli
indovini, ai quali esposi il sogno, ma non me ne potevano dare la
spiegazione. [5]Infine mi si presentò Daniele, chiamato Baltazzàr
dal nome del mio dio, un uomo in cui è lo spirito degli dei santi, e
gli raccontai il sogno [6]dicendo: «Baltazzàr, principe dei
maghi, poiché io so che lo spirito degli dei santi è in te e che
nessun segreto ti è difficile, ecco le visioni che ho avuto in sogno:
tu dammene la spiegazione».
[7]Le visioni che mi passarono per la mente, mentre stavo a
letto, erano queste:
Io stavo guardando
ed ecco un albero di grande altezza in mezzo alla
terra.
[8]Quell'albero era grande, robusto,
la sua cima giungeva al cielo
e si poteva vedere fin dall'estremità della terra.
[9]I suoi rami erano belli e i suoi frutti abbondanti
e vi era in esso da mangiare per tutti.
Le bestie della terra si riparavano alla sua ombra
e gli uccelli del cielo facevano il nido fra i suoi
rami;
di lui si nutriva ogni vivente.
[10]Mentre nel mio letto stavo osservando
le visioni che mi passavano per la mente,
ecco un vigilante, un santo, scese dal cielo
[11]e gridò a voce alta:
«Tagliate l'albero e stroncate i suoi rami:
scuotete le foglie, disperdetene i frutti:
fuggano le bestie di sotto e gli uccelli dai suoi
rami.
[12]Lasciate però nella terra il ceppo con le radici,
legato con catene di ferro e di bronzo
fra l'erba della campagna.
Sia bagnato dalla rugiada del cielo
e la sua sorte sia insieme con le bestie sui prati.
[13]Si muti il suo cuore e invece di un cuore umano
gli sia dato un cuore di bestia:
sette tempi passeranno su di lui.
[14]Così è deciso per sentenza dei vigilanti
e secondo la parola dei santi.
Così i viventi sappiano che l'Altissimo domina sul regno degli
uomini e che egli lo può dare a chi vuole e insediarvi anche il più
piccolo degli uomini».
[15]Questo è il sogno, che io, re Nabucodònosor, ho fatto.
Ora tu, Baltazzàr, dammene la spiegazione. Tu puoi darmela, perché,
mentre fra tutti i saggi del mio regno nessuno me ne spiega il
significato, in te è lo spirito degli dei santi.
Daniele interpreta il sogno
[16]Allora Daniele, chiamato Baltazzàr, rimase per qualche
tempo confuso e turbato dai suoi pensieri. Ma il re gli si rivolse: «Baltazzàr,
il sogno non ti turbi e neppure la sua spiegazione». Rispose Baltazzàr:
«Signor mio, valga il sogno per i tuoi nemici e la sua spiegazione per
i tuoi avversari. [17]L'albero che tu hai visto, grande e
robusto, la cui cima giungeva fino al cielo e si poteva vedere da tutta
la terra [18]e le cui foglie erano belle e i suoi frutti
abbondanti e in cui c'era da mangiare per tutti e sotto il quale
dimoravano le bestie della terra e sui cui rami facevano il nido gli
uccelli del cielo, [19]sei tu, re, che sei diventato grande e
forte; la tua grandezza è cresciuta, è giunta al cielo e il tuo
dominio si è esteso sino ai confini della terra.
[20]Che il re abbia visto un vigilante, un santo che scendeva
dal cielo e diceva: Tagliate l'albero, spezzatelo, però lasciate nella
terra il ceppo delle sue radici legato con catene di ferro e di bronzo
fra l'erba della campagna e sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia
sorte comune con le bestie della terra, finché sette tempi siano
passati su di lui, [21]questa, o re, ne è la spiegazione e
questo è il decreto dell'Altissimo, che deve essere eseguito sopra il
re, mio signore: [22]Tu sarai cacciato dal consorzio umano e la
tua dimora sarà con le bestie della terra; ti pascerai d'erba come i
buoi e sarai bagnato dalla rugiada del cielo; sette tempi passeranno su
di te, finché tu riconosca che l'Altissimo domina sul regno degli
uomini e che egli lo dà a chi vuole.
[23]L'ordine che è stato dato di lasciare il ceppo con le
radici dell'albero significa che il tuo regno ti sarà ristabilito,
quando avrai riconosciuto che al Cielo appartiene il dominio. [24]Perciò,
re, accetta il mio consiglio: sconta i tuoi peccati con l'elemosina e le
tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti, perché tu
possa godere lunga prosperità».
Il sogno si realizza
[25]Tutte queste cose avvennero al re Nabucodònosor.
[26]Dodici mesi dopo, passeggiando sopra la terrazza della
reggia di Babilonia, [27]il re prese a dire: «Non è questa la
grande Babilonia che io ho costruito come reggia per la gloria della mia
maestà, con la forza della mia potenza?».
[28]Queste parole erano ancora sulle labbra del re, quando una
voce venne dal cielo: «A te io parlo, re Nabucodònosor: il regno ti è
tolto! [29]Sarai cacciato dal consorzio umano e la tua dimora sarà
con le bestie della terra; ti pascerai d'erba come i buoi e passeranno
sette tempi su di te, finché tu riconosca che l'Altissimo domina sul
regno degli uomini e che egli lo dà a chi vuole».
[30]In quel momento stesso si adempì la parola sopra Nabucodònosor.
Egli fu cacciato dal consorzio umano, mangiò l'erba come i buoi e il
suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo: il pelo gli crebbe come le
penne alle aquile e le unghie come agli uccelli.
[31]«Ma finito quel tempo, io Nabucodònosor alzai gli occhi
al cielo e la ragione tornò in me e benedissi l'Altissimo; lodai e
glorificai colui che vive in eterno,
la cui potenza è potenza eterna
e il cui regno è di generazione in generazione.
[32]Tutti gli abitanti della terra
sono, davanti a lui, come un nulla;
egli dispone come gli piace delle schiere del cielo
e degli abitanti della terra.
Nessuno può fermargli la mano e dirgli: Che cosa fai?
[33]In quel tempo tornò in me la conoscenza e con la gloria
del regno mi fu restituita la mia maestà e il mio splendore: i miei
ministri e i miei prìncipi mi ricercarono e io fui ristabilito nel mio
regno e mi fu concesso un potere anche più grande. [34]Ora io,
Nabucodònosor, lodo, esalto e glorifico il Re del cielo: tutte le sue
opere sono verità e le sue vie giustizia; egli può umiliare coloro che
camminano nella superbia».
Daniele - Capitolo 5
IL BANCHETTO DI BALDASSAR
[1]Il re Baldassàr imbandì un gran banchetto a mille dei
suoi dignitari e insieme con loro si diede a bere vino. [2]Quando
Baldassàr ebbe molto bevuto comandò che fossero portati i vasi d'oro e
d'argento che Nabucodònosor suo padre aveva asportati dal tempio, che
era in Gerusalemme, perché vi bevessero il re e i suoi grandi, le sue
mogli e le sue concubine. [3]Furono quindi portati i vasi d'oro,
che erano stati asportati dal tempio di Gerusalemme, e il re, i suoi
grandi, le sue mogli e le sue concubine li usarono per bere; [4]mentre
bevevano il vino, lodavano gli dei d'oro, d'argento, di bronzo, di
ferro, di legno e di pietra. [5]In quel momento apparvero le dita
di una mano d'uomo, le quali scrivevano sulla parete della sala reale,
di fronte al candelabro. Nel vedere quelle dita che scrivevano, [6]il
re cambiò d'aspetto: spaventosi pensieri lo assalirono, le giunture dei
suoi fianchi si allentarono, i ginocchi gli battevano l'uno contro
l'altro.
[7]Allora il re si mise a gridare, ordinando che si
convocassero gli astrologi, i caldei e gli indovini. Appena vennero, il
re disse ai saggi di Babilonia: «Chiunque leggerà quella scrittura e
me ne darà la spiegazione sarà vestito di porpora, porterà una
collana d'oro al collo e sarà il terzo signore del regno».
[8]Allora entrarono nella sala tutti i saggi del re, ma non
poterono leggere quella scrittura né darne al re la spiegazione.
[9]Il re Baldassàr rimase molto turbato e cambiò colore;
anche i suoi grandi restarono sconcertati.
[10]La regina, alle parole del re e dei suoi grandi, entrò
nella sala del banchetto e, rivolta al re, gli disse: «Re, vivi per
sempre! I tuoi pensieri non ti spaventino né si cambi il colore del tuo
volto. [11]C'è nel tuo regno un uomo, in cui è lo spirito degli
dei santi. Al tempo di tuo padre si trovò in lui luce, intelligenza e
sapienza pari alla sapienza degli dei. Il re Nabucodònosor tuo padre lo
aveva fatto capo dei maghi, degli astrologi, dei caldei e degli
indovini. [12]Fu riscontrato in questo Daniele, che il re aveva
chiamato Baltazzàr, uno spirito superiore e tanto accorgimento da
interpretare sogni, spiegare detti oscuri, sciogliere enigmi. Si
convochi dunque Daniele ed egli darà la spiegazione».
[13]Fu quindi introdotto Daniele alla presenza del re ed egli
gli disse: «Sei tu Daniele un deportato dei Giudei, che il re mio padre
ha condotto qua dalla Giudea? [14]Ho inteso dire che tu possiedi
lo spirito degli dei santi e che si trova in te luce, intelligenza e
sapienza straordinaria. [15]Poco fa sono stati condotti alla mia
presenza i saggi e gli astrologi per leggere questa scrittura e darmene
la spiegazione, ma non sono stati capaci. [16]Ora, mi è stato
detto che tu sei esperto nel dare spiegazioni e sciogliere enigmi. Se
quindi potrai leggermi questa scrittura e darmene la spiegazione, tu
sarai vestito di porpora, porterai al collo una collana d'oro e sarai il
terzo signore del regno».
[17]Daniele rispose al re: «Tieni pure i tuoi doni per te e dà
ad altri i tuoi regali: tuttavia io leggerò la scrittura al re e gliene
darò la spiegazione.
[18]O re, il Dio altissimo aveva dato a Nabucodònosor tuo
padre regno, grandezza, gloria e magnificenza. [19]Per questa
grandezza che aveva ricevuto, tutti i popoli, nazioni e lingue lo
temevano e tremavano davanti a lui: egli uccideva chi voleva, innalzava
chi gli piaceva e abbassava chi gli pareva.
[20]Ma, quando il suo cuore si insuperbì e il suo spirito si
ostinò nell'alterigia, fu deposto dal trono e gli fu tolta la sua
gloria.
[21]Fu cacciato dal consorzio umano e il suo cuore divenne
simile a quello delle bestie; la sua dimora fu con gli ònagri e mangiò
l'erba come i buoi; il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo,
finché riconobbe che il Dio altissimo domina sul regno degli uomini,
sul quale innalza chi gli piace. [22]Tu, Baldassàr suo figlio,
non hai umiliato il tuo cuore, sebbene tu fossi a conoscenza di tutto
questo. [23]Anzi tu hai insolentito contro il Signore del cielo e
sono stati portati davanti a te i vasi del suo tempio e in essi avete
bevuto tu, i tuoi dignitari, le tue mogli, le tue concubine: tu hai reso
lode agli dei d'oro, d'argento, di bronzo, di ferro, di legno, di
pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono e non hai
glorificato Dio, nelle cui mani è la tua vita e a cui appartengono
tutte le tue vie. [24]Da lui fu allora mandata quella mano che ha
tracciato quello scritto, [25]di cui questa è la lettura: mene,
tekel, peres, [26]e questa ne è l'interpretazione: Mene:
Dio ha computato il tuo regno e gli ha posto fine. [27]Tekel:
tu sei stato pesato sulle bilance e sei stato trovato mancante. [28]Peres:
il tuo regno è diviso e dato ai Medi e ai Persiani». [29]Allora,
per ordine di Baldassàr, Daniele fu vestito di porpora, ebbe una
collana d'oro al collo e con bando pubblico fu dichiarato terzo signore
del regno.
[30]In quella stessa notte Baldassàr re dei Caldei fu ucciso:
[31]Dario il Medo ricevette il regno, all'età di circa
sessantadue anni.
Daniele - Capitolo 6
DANIELE NELLA FOSSA DEI LEONI
Gelosia dei satrapi
[1]Volle Dario costituire nel suo regno centoventi sàtrapi e
ripartirli per tutte le province. [2]A capo dei sàtrapi mise tre
governatori, di cui uno fu Daniele, ai quali i sàtrapi dovevano render
conto perché nessun danno ne [3]soffrisse il re. Ora Daniele era
superiore agli altri governatori e ai sàtrapi, perché possedeva uno
spirito eccezionale, tanto che il re pensava di metterlo a capo di tutto
il suo regno. [4]Perciò tanto i governatori che i sàtrapi
cercavano il modo di trovar qualche pretesto contro Daniele
nell'amministrazione del regno. [5]Ma non potendo trovare nessun
motivo di accusa né colpa, perché egli era fedele e non aveva niente
da farsi rimproverare, [6]quegli uomini allora pensarono: «Non
possiamo trovare altro pretesto per accusare Daniele, se non nella legge
del suo Dio».
[7]Perciò quei governatori e i sàtrapi si radunarono presso
il re e gli dissero: «Re Dario, vivi per sempre! [8]Tutti i
governatori del regno, i magistrati, i sàtrapi, i consiglieri e i capi
sono del parere che venga pubblicato un severo decreto del re secondo il
quale chiunque, da ora a trenta giorni, rivolga supplica alcuna a
qualsiasi dio o uomo all'infuori di te, o re, sia gettato nella fossa
dei leoni. [9]Ora, o re, emana il decreto e fallo mettere per
iscritto, perché sia irrevocabile, come sono le leggi di Media e di
Persia, che non si possono mutare». [10]Allora il re Dario fece
scrivere il decreto.
Preghiera di Daniele
[11]Daniele, quando venne a sapere del decreto del re, si
ritirò in casa. Le finestre della sua stanza si aprivano verso
Gerusalemme e tre volte al giorno si metteva in ginocchio a pregare e
lodava il suo Dio, come era solito fare anche prima.
[12]Allora quegli uomini accorsero e trovarono Daniele che
stava pregando e supplicando il suo Dio. [13]Subito si recarono
dal re e gli dissero riguardo al divieto del re: «Non hai tu scritto un
decreto che chiunque, da ora a trenta giorni, rivolga supplica a
qualsiasi dio o uomo, all'infuori di te, re, sia gettato nella fossa dei
leoni?». Il re rispose: «Sì. Il decreto è irrevocabile come lo sono
le leggi dei Medi e dei Persiani».
[14]«Ebbene - replicarono al re - Daniele, quel deportato
dalla Giudea, non ha alcun rispetto né di te, re, né del tuo decreto:
tre volte al giorno fa le sue preghiere».
[15]Il re, all'udir queste parole, ne fu molto addolorato e si
mise in animo di salvare Daniele e fino al tramonto del sole fece ogni
sforzo per liberarlo.
[16]Ma quegli uomini si riunirono di nuovo presso il re e gli
dissero: «Sappi, re, che i Medi e i Persiani hanno per legge che
qualunque decreto firmato dal re è irrevocabile».
Daniele nella fossa dei leoni
[17]Allora il re ordinò che si prendesse Daniele e si
gettasse nella fossa dei leoni. Il re, rivolto a Daniele, gli disse: «Quel
Dio, che tu servi con perseveranza, ti possa salvare!». [18]Poi
fu portata una pietra e fu posta sopra la bocca della fossa: il re la
sigillò con il suo anello e con l'anello dei suoi grandi, perché
niente fosse mutato sulla sorte di Daniele. [19]Quindi il re
ritornò alla reggia, passò la notte digiuno, non gli fu introdotta
alcuna donna e anche il sonno lo abbandonò. [20]La mattina dopo
il re si alzò di buon'ora e sullo spuntar del giorno andò in fretta
alla fossa dei leoni. [21]Quando fu vicino, chiamò: «Daniele,
servo del Dio vivente, il tuo Dio che tu servi con perseveranza ti ha
potuto salvare dai leoni?». [22]Daniele rispose: «Re, vivi per
sempre. [23]Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le
fauci dei leoni ed essi non mi hanno fatto alcun male, perché sono
stato trovato innocente davanti a lui; ma neppure contro di te, o re, ho
commesso alcun male».
[24]Il re fu pieno di gioia e comandò che Daniele fosse
tirato fuori dalla fossa. Appena uscito, non si riscontrò in lui
lesione alcuna, poiché egli aveva confidato nel suo Dio. [25]Quindi,
per ordine del re, fatti venire quegli uomini che avevano accusato
Daniele, furono gettati nella fossa dei leoni insieme con i figli e le
mogli. Non erano ancor giunti al fondo della fossa, che i leoni furono
loro addosso e stritolarono tutte le loro ossa.
Professione di fede del re
[26]Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli, nazioni e
lingue, che abitano tutta la terra: «Pace e prosperità. [27]Per
mio comando viene promulgato questo decreto: In tutto l'impero a me
soggetto si onori e si tema il Dio di Daniele,
perché egli è il Dio vivente,
che dura in eterno;
il suo regno è tale che non sarà mai distrutto
e il suo dominio non conosce fine.
[28]Egli salva e libera,
fa prodigi e miracoli in cielo e in terra:
egli ha liberato Daniele dalle fauci dei leoni».
[29]Questo Daniele prosperò durante il regno di Dario e il
regno di Ciro il Persiano.
Daniele - Capitolo 7
SOGNO DI DANIELE: LE QUATTRO BESTIE
La visione delle bestie
[1]Nel primo anno di Baldassàr re di Babilonia, Daniele,
mentre era a letto, ebbe un sogno e visioni nella sua mente. Egli
scrisse il sogno e ne fece la relazione che dice:
[2]Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna ed ecco, i
quattro venti del cielo si abbattevano impetuosamente sul Mar
Mediterraneo [3]e quattro grandi bestie, differenti l'una
dall'altra, salivano dal mare. [4]La prima era simile ad un leone
e aveva ali di aquila. Mentre io stavo guardando, le furono tolte le ali
e fu sollevata da terra e fatta stare su due piedi come un uomo e le fu
dato un cuore d'uomo.
[5]Poi ecco una seconda bestia, simile ad un orso, la quale
stava alzata da un lato e aveva tre costole in bocca, fra i denti, e le
fu detto: «Su, divora molta carne».
[6]Mentre stavo guardando, eccone un'altra simile a un
leopardo, la quale aveva quattro ali d'uccello sul dorso; quella bestia
aveva quattro teste e le fu dato il dominio.
[7]Stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una
quarta bestia, spaventosa, terribile, d'una forza eccezionale, con denti
di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i
piedi e lo calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e
aveva dieci corna.
[8]Stavo osservando queste corna, quand'ecco spuntare in mezzo
a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime
corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a quelli di
un uomo e una bocca che parlava con alterigia.
Visione del vegliardo e del Figlio di uomo
[9]Io continuavo a guardare,
quand'ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
[10]Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
[11]Continuai a guardare a causa delle parole superbe che quel
corno proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto
e gettato a bruciare sul fuoco.
[12]Alle altre bestie fu tolto il potere e fu loro concesso di
prolungare la vita fino a un termine stabilito di tempo.
[13]Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco apparire, sulle nubi del cielo,
uno, simile ad un figlio di uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui,
[14]che gli diede potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;
il suo potere è un potere eterno,
che non tramonta mai, e il suo regno è tale
che non sarà mai distrutto.
Interpretazione della visione
[15]Io, Daniele, mi sentii venir meno le forze, tanto le
visioni della mia mente mi avevano turbato; [16]mi accostai ad
uno dei vicini e gli domandai il vero significato di tutte queste cose
ed egli me ne diede questa spiegazione: [17]«Le quattro grandi
bestie rappresentano quattro re, che sorgeranno dalla terra; [18]ma
i santi dell'Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per secoli
e secoli».
[19]Volli poi sapere la verità intorno alla quarta bestia,
che era diversa da tutte le altre e molto terribile, che aveva denti di
ferro e artigli di bronzo e che mangiava e stritolava e il rimanente se
lo metteva sotto i piedi e lo calpestava; [20]intorno alle dieci
corna che aveva sulla testa e intorno a quell'ultimo corno che era
spuntato e davanti al quale erano cadute tre corna e del perché quel
corno aveva occhi e una bocca che parlava con alterigia e appariva
maggiore delle altre corna. [21]Io intanto stavo guardando e quel
corno muoveva guerra ai santi e li vinceva, [22]finché venne il
vegliardo e fu resa giustizia ai santi dell'Altissimo e giunse il tempo
in cui i santi dovevano possedere il regno.
[23]Egli dunque mi disse: «La quarta bestia significa che ci
sarà sulla terra un quarto regno diverso da tutti gli altri e divorerà
tutta la terra, la stritolerà e la calpesterà.
[24]Le dieci corna significano che dieci re sorgeranno da quel
regno e dopo di loro ne seguirà un altro, diverso dai precedenti:
abbatterà tre re [25]e proferirà insulti contro l'Altissimo e
distruggerà i santi dell'Altissimo; penserà di mutare i tempi e la
legge; i santi gli saranno dati in mano per un tempo, più tempi e la
metà di un tempo. [26]Si terrà poi il giudizio e gli sarà
tolto il potere, quindi verrà sterminato e distrutto completamente. [27]Allora
il regno, il potere e la grandezza di tutti i regni che sono sotto il
cielo saranno dati al popolo dei santi dell'Altissimo, il cui regno sarà
eterno e tutti gli imperi lo serviranno e obbediranno».
[28]Qui finisce la relazione. Io, Daniele, rimasi molto
turbato nei pensieri, il colore del mio volto si cambiò e conservai
tutto questo nel cuore.
Daniele - Capitolo 8
VISIONE DI DANIELE: IL MONTONE E IL CAPRO
La visione
[1]Il terzo anno del regno del re Baldassàr, io Daniele ebbi
un'altra visione dopo quella che mi era apparsa prima.
[2]Quand'ebbi questa visione, mi trovavo nella cittadella di
Susa, che è nella provincia dell'Elam, e mi sembrava, in visione, di
essere presso il fiume Ulai.
[3]Alzai gli occhi e guardai; ecco un montone, in piedi, stava
di fronte al fiume. Aveva due corna alte, ma un corno era più alto
dell'altro, sebbene fosse spuntato dopo. [4]Io vidi che quel
montone cozzava verso l'occidente, il settentrione e il mezzogiorno e
nessuna bestia gli poteva resistere, né alcuno era in grado di liberare
dal suo potere: faceva quel che gli pareva e divenne grande.
[5]Io stavo attento ed ecco un capro venire da occidente,
sulla terra, senza toccarne il suolo: aveva fra gli occhi un grosso
corno. [6]Si avvicinò al montone dalle due corna, che avevo
visto in piedi di fronte al fiume, e gli si scagliò contro con tutta la
forza. [7]Dopo averlo assalito, lo vidi imbizzarrirsi e cozzare
contro di lui e spezzargli le due corna, senza che il montone avesse la
forza di resistergli; poi lo gettò a terra e lo calpestò e nessuno
liberava il montone dal suo potere.
[8]Il capro divenne molto potente; ma quando fu diventato
grande, quel suo gran corno si spezzò e al posto di quello sorsero
altre quattro corna, verso i quattro venti del cielo.
[9]Da uno di quelli uscì un piccolo corno, che crebbe molto
verso il mezzogiorno, l'oriente e verso la Palestina: [10]s'innalzò
fin contro la milizia celeste e gettò a terra una parte di quella
schiera e delle stelle e le calpestò.
[11]S'innalzò fino al capo della milizia e gli tolse il
sacrificio quotidiano e fu profanata la santa dimora.
[12]In luogo del sacrificio quotidiano fu posto il peccato e
fu gettata a terra la verità; ciò esso fece e vi riuscì.
[13]Udii un santo parlare e un altro santo dire a quello che
parlava: «Fino a quando durerà questa visione: il sacrificio
quotidiano abolito, la desolazione dell'iniquità, il santuario e la
milizia calpestati?». [14]Gli rispose: «Fino a duemilatrecento
sere e mattine: poi il santuario sarà rivendicato».
L'Angelo Gabriele spiega la visione
[15]Mentre io, Daniele, consideravo la visione e cercavo di
comprenderla, ecco davanti a me uno in piedi, dall'aspetto d'uomo; [16]intesi
la voce di un uomo, in mezzo all'Ulai, che gridava e diceva: «Gabriele,
spiega a lui la visione». [17]Egli venne dove io ero e quando
giunse, io ebbi paura e caddi con la faccia a terra. Egli mi disse: «Figlio
dell'uomo, comprendi bene, questa visione riguarda il tempo della fine».
[18]Mentre egli parlava con me, caddi svenuto con la faccia a
terra; ma egli mi toccò e mi fece alzare.
[19]Egli disse: «Ecco io ti rivelo ciò che avverrà al
termine dell'ira, perché la visione riguarda il tempo della fine. [20]Il
montone con due corna, che tu hai visto, significa il re di Media e di
Persia; [21]il capro è il re della Grecia; il gran corno, che
era in mezzo ai suoi occhi, è il primo re. [22]Che quello sia
stato spezzato e quattro ne siano sorti al posto di uno, significa che
quattro regni sorgeranno dalla medesima nazione, ma non con la medesima
potenza di lui.
[23]Alla fine del loro regno, quando l'empietà avrà
raggiunto il colmo, sorgerà un re audace, sfacciato e intrigante. [24]La
sua potenza si rafforzerà, ma non per potenza propria; causerà
inaudite rovine, avrà successo nelle imprese, distruggerà i potenti e
il popolo dei santi. [25]Per la sua astuzia, la frode prospererà
nelle sue mani, si insuperbirà in cuor suo e con inganno farà perire
molti: insorgerà contro il principe dei prìncipi, ma verrà spezzato
senza intervento di mano d'uomo. [26]La visione di sere e
mattine, che è stata spiegata, è vera. Ora tu tieni segreta la
visione, perché riguarda cose che avverranno fra molti giorni».
[27]Io, Daniele, rimasi sfinito e mi sentii male per vari
giorni: poi mi alzai e sbrigai gli affari del re: ma ero stupefatto
della visione perché non la potevo comprendere.
Daniele - Capitolo 9
LA PROFEZIA DELLE SETTANTA SETTIMANE
Preghiera di Daniele
[1]Nell'anno primo di Dario figlio di Serse, della progenie
dei Medi, il quale era stato costituito re sopra il regno dei Caldei, [2]nel
primo anno del suo regno, io Daniele tentavo di comprendere nei libri il
numero degli anni di cui il Signore aveva parlato al profeta Geremia e
nei quali si dovevano compiere le desolazioni di Gerusalemme, cioè
settant'anni. [3]Mi rivolsi al Signore Dio per pregarlo e
supplicarlo con il digiuno, veste di sacco e cenere [4]e feci la
mia preghiera e la mia confessione al Signore mio Dio: «Signore Dio,
grande e tremendo, che osservi l'alleanza e la benevolenza verso coloro
che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, [5]abbiamo peccato
e abbiamo operato da malvagi e da empi, siamo stati ribelli, ci siamo
allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi! [6]Non
abbiamo obbedito ai tuoi servi, i profeti, i quali hanno in tuo nome
parlato ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri e a tutto il
popolo del paese. [7]A te conviene la giustizia, o Signore, a noi
la vergogna sul volto, come avviene ancor oggi per gli uomini di Giuda,
per gli abitanti di Gerusalemme e per tutto Israele, vicini e lontani,
in tutti i paesi dove tu li hai dispersi per i misfatti che hanno
commesso contro di te. [8]Signore, la vergogna sul volto a noi,
ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri, perché abbiamo
peccato contro di te; [9]al Signore Dio nostro la misericordia e
il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui, [10]non
abbiamo ascoltato la voce del Signore Dio nostro, né seguito quelle
leggi che egli ci aveva date per mezzo dei suoi servi, i profeti. [11]Tutto
Israele ha trasgredito la tua legge, s'è allontanato per non ascoltare
la tua voce; così si è riversata su di noi l'esecrazione scritta nella
legge di Mosè, servo di Dio, perché abbiamo peccato contro di lui.
[12]Egli ha messo in atto quelle parole che aveva pronunziate
contro di noi e i nostri governanti, mandando su di noi un male così
grande quale mai, sotto il cielo, era venuto a Gerusalemme.
[13]Tutto questo male è venuto su di noi, proprio come sta
scritto nella legge di Mosè. Tuttavia noi non abbiamo supplicato il
Signore Dio nostro, convertendoci dalle nostre iniquità e seguendo la
tua verità. [14]Il Signore ha vegliato sopra questo male, l'ha
mandato su di noi, poiché il Signore Dio nostro è giusto in tutte le
cose che fa, mentre noi non abbiamo ascoltato la sua voce. [15]Signore
Dio nostro, che hai fatto uscire il tuo popolo dall'Egitto con mano
forte e ti sei fatto un nome, come è oggi, noi abbiamo peccato, abbiamo
agito da empi. [16]Signore, secondo la tua misericordia, si
plachi la tua ira e il tuo sdegno verso Gerusalemme, tua città, verso
il tuo monte santo, poiché per i nostri peccati e per l'iniquità dei
nostri padri Gerusalemme e il tuo popolo sono oggetto di vituperio
presso quanti ci stanno intorno.
[17]Ora ascolta, Dio nostro, la preghiera del tuo servo e le
sue suppliche e per amor tuo, o Signore, fà risplendere il tuo volto
sopra il tuo santuario, che è desolato. [18]Porgi l'orecchio,
mio Dio, e ascolta: apri gli occhi e guarda le nostre desolazioni e la
città sulla quale è stato invocato il tuo nome! Non presentiamo le
nostre suppliche davanti a te, basate sulla nostra giustizia, ma sulla
tua grande misericordia.
[19]Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore, guarda e
agisci senza indugio, per amore di te stesso, mio Dio, poiché il tuo
nome è stato invocato sulla tua città e sul tuo popolo».
L'angelo Gabriele spiega la profezia
[20]Mentre io stavo ancora parlando e pregavo e confessavo il
mio peccato e quello del mio popolo Israele e presentavo la supplica al
Signore Dio mio per il monte santo del mio Dio, [21]mentre dunque
parlavo e pregavo, Gabriele, che io avevo visto prima in visione, volò
veloce verso di me: era l'ora dell'offerta della sera.
[22]Egli mi rivolse questo discorso: «Daniele, sono venuto
per istruirti e farti comprendere.
[23]Fin dall'inizio delle tue suppliche è uscita una parola e
io sono venuto per annunziartela, poiché tu sei un uomo prediletto. Ora
stà attento alla parola e comprendi la visione:
[24]Settanta settimane sono fissate
per il tuo popolo e per la tua santa città
per mettere fine all'empietà,
mettere i sigilli ai peccati, espiare l'iniquità,
portare una giustizia eterna,
suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei
santi.
[25]Sappi e intendi bene,
da quando uscì la parola
sul ritorno e la ricostruzione di Gerusalemme
fino a un principe consacrato,
vi saranno sette settimane.
Durante sessantadue settimane
saranno restaurati, riedificati piazze e fossati,
e ciò in tempi angosciosi.
[26]Dopo sessantadue settimane,
un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui;
il popolo di un principe che verrà
distruggerà la città e il santuario;
la sua fine sarà un'inondazione e, fino alla fine,
guerra e desolazioni decretate.
[27]Egli stringerà una forte alleanza con molti
per una settimana e, nello spazio di metà settimana,
farà cessare il sacrificio e l'offerta;
sull'ala del tempio porrà l'abominio della
desolazione
e ciò sarà sino alla fine,
fino al termine segnato sul devastatore».
Daniele - Capitolo 10
LA GRANDE VISIONE
IL TEMPO DELL'IRA
Visione dell'uomo vestito di lino
[1]L'anno terzo di Ciro re dei Persiani, fu rivelata una
parola a Daniele, chiamato Baltazzàr. Vera è la parola e la lotta è
grande. Egli comprese la parola e gli fu dato d'intendere la visione.
[2]In quel tempo io, Daniele, feci penitenza per tre
settimane, [3]non mangiai cibo prelibato, non mi entrò in bocca
né carne né vino e non mi unsi d'unguento finché non furono compiute
tre settimane. [4]Il giorno ventiquattro del primo mese, mentre
stavo sulla sponda del gran fiume, cioè il Tigri, [5]alzai gli
occhi e guardai ed ecco un uomo vestito di lino, con ai fianchi una
cintura d'oro di Ufàz; [6]il suo corpo somigliava a topazio, la
sua faccia aveva l'aspetto della folgore, i suoi occhi erano come fiamme
di fuoco, le sue braccia e le gambe somigliavano a bronzo lucente e il
suono delle sue parole pareva il clamore di una moltitudine.
[7]Soltanto io, Daniele, vidi la visione, mentre gli uomini
che erano con me non la videro, ma un gran terrore si impadronì di loro
e fuggirono a nascondersi. [8]Io rimasi solo a contemplare quella
grande visione, mentre mi sentivo senza forze; il mio colorito si fece
smorto e mi vennero meno le forze.
Apparizione dell'angelo
[9]Udii il suono delle sue parole, ma, appena udito il suono
delle sue parole, caddi stordito con la faccia a terra.
[10]Ed ecco, una mano mi toccò e tutto tremante mi fece
alzare sulle ginocchia, appoggiato sulla palma delle mani. [11]Poi
egli mi disse: «Daniele, uomo prediletto, intendi le parole che io ti
rivolgo, alzati in piedi, poiché ora sono stato mandato a te». Quando
mi ebbe detto questo, io mi alzai in piedi tutto tremante.
[12]Egli mi disse: «Non temere, Daniele, poiché fin dal
primo giorno in cui ti sei sforzato di intendere, umiliandoti davanti a
Dio, le tue parole sono state ascoltate e io sono venuto per le tue
parole. [13]Ma il principe del regno di Persia mi si è opposto
per ventun giorni: però Michele, uno dei primi prìncipi, mi è venuto
in aiuto e io l'ho lasciato là presso il principe del re di Persia; [14]ora
sono venuto per farti intendere ciò che avverrà al tuo popolo alla
fine dei giorni, poiché c'è ancora una visione per quei giorni». [15]Mentre
egli parlava con me in questa maniera, chinai la faccia a terra e
ammutolii.
[16]Ed ecco uno con sembianze di uomo mi toccò le labbra: io
aprii la bocca e parlai e dissi a colui che era in piedi davanti a me:
«Signor mio, nella visione i miei dolori sono tornati su di me e ho
perduto tutte le energie. [17]Come potrebbe questo servo del mio
signore parlare con il mio signore, dal momento che non è rimasto in me
alcun vigore e mi manca anche il respiro?». [18]Allora di nuovo
quella figura d'uomo mi toccò, mi rese le forze [19]e mi disse:
«Non temere, uomo prediletto, pace a te, riprendi forza, rinfrancati».
Mentre egli parlava con me, io mi sentii ritornare le forze e dissi: «Parli
il mio signore perché tu mi hai ridato forza».
L'annunzio profetico
[20]Allora mi disse: «Sai tu perché io sono venuto da te?
Ora tornerò di nuovo a lottare con il principe di Persia, poi uscirò
ed ecco verrà il principe di Grecia. [21]Io ti dichiarerò ciò
che è scritto nel libro della verità. Nessuno mi aiuta in questo se
non Michele, il vostro principe, (11,1) e io, nell'anno primo di Dario,
mi tenni presso di lui per dargli rinforzo e sostegno.
Daniele - Capitolo 11
Prime guerre tra Seleucidi e Lagidi
[2]Ed ora io ti manifesterò la verità. Ecco, vi saranno
ancora tre re in Persia: poi il quarto acquisterà ricchezze superiori a
tutti gli altri e dopo essersi reso potente con le ricchezze, muoverà
con tutti i suoi contro il regno di Grecia. [3]Sorgerà quindi un
re potente e valoroso, il quale dominerà sopra un grande impero e farà
ciò che vuole; [4]ma appena si sarà affermato, il suo regno
verrà smembrato e diviso ai quattro venti del cielo, ma non fra i suoi
discendenti né con la stessa forza che egli possedeva; il suo regno sarà
infatti smembrato e dato ad altri anziché ai suoi discendenti.
[5]Il re del mezzogiorno diverrà potente e uno dei suoi
capitani sarà più forte di lui e il suo impero sarà grande. [6]Dopo
qualche anno faranno alleanza e la figlia del re del mezzogiorno verrà
al re del settentrione per fare la pace, ma non potrà mantenere la
forza del suo braccio e non resisterà né lei né la sua discendenza e
sarà condannata a morte insieme con i suoi seguaci, il figlio e il
marito. [7]In quel tempo, da un germoglio delle sue radici sorgerà
uno, al posto di costui, e verrà con un esercito e avanzerà contro le
fortezze del re del settentrione, le assalirà e se ne impadronirà. [8]Condurrà
in Egitto i loro dei con le loro immagini e i loro preziosi oggetti
d'oro e d'argento, come preda di guerra, poi per qualche anno si asterrà
dal contendere con il re del settentrione. [9]Questi muoverà
contro il re del mezzogiorno, ma se ne ritornerà nel suo paese.
[10]Poi suo figlio si preparerà alla guerra, raccogliendo una
moltitudine di grandi eserciti, con i quali avanzerà come una
inondazione: attraverserà il paese per attaccare di nuovo battaglia e
giungere sino alla sua fortezza. [11]Il re del mezzogiorno,
inasprito, uscirà per combattere con il re del settentrione, che si
muoverà con un grande esercito, ma questo cadrà in potere del re del
mezzogiorno, [12]il quale dopo aver disfatto quell'esercito si
gonfierà d'orgoglio, ma pur avendo abbattuto decine di migliaia, non
per questo sarà più forte. [13]Il re del settentrione di nuovo
metterà insieme un grande esercito, più grande di quello di prima, e
dopo qualche anno avanzerà con un grande esercito e con grande
apparato. [14]In quel tempo molti si alzeranno contro il re del
mezzogiorno e uomini violenti del tuo popolo insorgeranno per adempiere
la visione, ma cadranno. [15]Il re del settentrione verrà,
costruirà terrapieni e occuperà una città ben fortificata. Le forze
del mezzogiorno, con truppe scelte, non potranno resistere, mancherà
loro la forza per opporre resistenza. [16]L'invasore farà ciò
che vuole e nessuno gli si potrà opporre; si stabilirà in quella
magnifica terra e la distruzione sarà nelle sue mani. [17]Quindi
si proporrà di occupare tutto il regno del re del mezzogiorno, stipulerà
un'alleanza con lui e gli darà sua figlia per rovinarlo, ma ciò non
riuscirà e non raggiungerà il suo scopo.
[18]Poi volgerà le mire alle isole e ne prenderà molte, ma
un comandante straniero farà cessare la sua arroganza, facendola
ricadere sopra di lui. [19]Si volgerà poi verso le fortezze del
proprio paese, ma inciamperà, cadrà, scomparirà. [20]Sorgerà
quindi al suo posto uno che manderà esattori nella terra perla del suo
regno, ma in pochi giorni sarà stroncato, non nel furore di una rivolta
né in battaglia.
Antioco Epifane
[21]Gli succederà poi un uomo abbietto, privo di dignità
regale: verrà di nascosto e occuperà il regno con la frode. [22]Le
forze armate saranno annientate davanti a lui e sarà stroncato anche il
capo dell'alleanza. [23]Non appena sarà stata stipulata
un'alleanza con lui, egli agirà con la frode, crescerà e si consoliderà
con poca gente. [24]Entrerà di nascosto nei luoghi più fertili
della provincia e farà cose che né i suoi padri né i padri dei suoi
padri osarono fare; distribuirà alla sua gente preda, spoglie e
ricchezze e ordirà progetti contro le fortezze, ma ciò fino ad un
certo tempo.
[25]La sua potenza e il suo ardire lo spingeranno contro il re
del mezzogiorno con un grande esercito e il re del mezzogiorno verrà a
battaglia con un grande e potente esercito, ma non potrà resistere,
perché si ordiranno congiure contro di lui: [26]i suoi stessi
commensali saranno causa della sua rovina; il suo esercito sarà
travolto e molti cadranno uccisi. [27]I due re non penseranno che
a farsi del male a vicenda e seduti alla stessa tavola parleranno con
finzione, ma senza riuscire nei reciproci intenti, perché li attenderà
la fine, al tempo stabilito. [28]Egli ritornerà nel suo paese
con grandi ricchezze e con in cuore l'avversione alla santa alleanza:
agirà secondo i suoi piani e poi ritornerà nel suo paese. [29]Al
tempo determinato verrà di nuovo contro il paese del mezzogiorno, ma
quest'ultima impresa non riuscirà come la prima. [30]Verranno
contro lui navi dei Kittìm ed egli si sentirà scoraggiato e tornerà
indietro. Si volgerà infuriato e agirà contro la santa alleanza, e nel
suo ritorno se la intenderà con coloro che avranno abbandonato la santa
alleanza. [31]Forze da lui armate si muoveranno a profanare il
santuario della cittadella, aboliranno il sacrificio quotidiano e vi
metteranno l'abominio della desolazione.
[32]Con lusinghe egli sedurrà coloro che avranno apostatato
dall'alleanza, ma quanti riconoscono il proprio Dio si fortificheranno e
agiranno. [33]I più saggi tra il popolo ammaestreranno molti, ma
cadranno di spada, saranno dati alle fiamme, condotti in schiavitù e
saccheggiati per molti giorni. [34]Mentre così cadranno,
riceveranno un pò di aiuto: molti però si uniranno a loro ma senza
sincerità. [35]Alcuni saggi cadranno perché fra di loro ve ne
siano di quelli purificati, lavati, resi candidi fino al tempo della
fine, che dovrà venire al tempo stabilito.
[36]Il re dunque farà ciò che vuole, s'innalzerà, si
magnificherà sopra ogni dio e proferirà cose inaudite contro il Dio
degli dei e avrà successo finché non sarà colma l'ira; poiché ciò
che è stato determinato si compirà. [37]Egli non si curerà
neppure delle divinità dei suoi padri né del dio amato dalle donne, né
di altro dio, poiché egli si esalterà sopra tutti. [38]Onorerà
invece il dio delle fortezze: onorerà, con oro e argento, con gemme e
con cose preziose, un dio che i suoi padri non hanno mai conosciuto. [39]Nel
nome di quel dio straniero attaccherà le fortezze e colmerà di onori
coloro che lo riconosceranno: darà loro il potere su molti e distribuirà
loro terre in ricompensa.
IL TEMPO DELLA FINE
Fine del persecutore
[40]Al tempo della fine il re del mezzogiorno si scontrerà
con lui e il re del settentrione gli piomberà addosso, come turbine,
con carri, con cavalieri e molte navi; entrerà nel suo territorio
invadendolo. [41]Entrerà anche in quella magnifica terra e molti
paesi soccomberanno. Questi però scamperanno dalla sua mano: Edom, Moab
e gran parte degli Ammoniti. [42]Metterà così la mano su molti
paesi; neppure l'Egitto scamperà. [43]S'impadronirà di tesori
d'oro e d'argento e di tutte le cose preziose d'Egitto: i Libi e gli
Etiopi saranno al suo seguito. [44]Ma notizie dall'oriente e dal
settentrione lo turberanno: egli partirà con grande ira per distruggere
e disperdere molti. [45]Pianterà le tende del suo palazzo fra il
mare e il bel monte santo: poi giungerà alla fine e nessuno verrà in
suo aiuto.
Daniele - Capitolo 12
[1]Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che
vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, come non
c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel
tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel
libro.
La risurrezione e la retribuzione
[2]Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si
risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per
l'infamia eterna. [3]I saggi risplenderanno come lo splendore del
firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia
risplenderanno come le stelle per sempre.
[4]Ora tu, Daniele, chiudi queste parole e sigilla questo
libro, fino al tempo della fine: allora molti lo scorreranno e la loro
conoscenza sarà accresciuta».
La profezia sigillata
[5]Io, Daniele, stavo guardando ed ecco altri due che stavano
in piedi, uno di qua sulla sponda del fiume, l'altro di là sull'altra
sponda. [6]Uno disse all'uomo vestito di lino, che era sulle
acque del fiume: «Quando si compiranno queste cose meravigliose?». [7]Udii
l'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume, il quale, alzate
la destra e la sinistra al cielo, giurò per colui che vive in eterno
che tutte queste cose si sarebbero compiute fra un tempo, tempi e la metà
di un tempo, quando sarebbe finito colui che dissipa le forze del popolo
santo.
[8]Io udii bene, ma non compresi, e dissi: «Mio Signore,
quale sarà la fine di queste cose?». [9]Egli mi rispose: «Và,
Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della
fine. [10]Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli
empi agiranno empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma
i saggi le intenderanno. [11]Ora, dal tempo in cui sarà abolito
il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio della desolazione, ci
saranno milleduecentonovanta giorni. [12]Beato chi aspetterà con
pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque giorni. [13]Tu,
và pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine
dei giorni».
Daniele - Capitolo 13
SUSANNA E IL GIUDIZIO DI DANIELE
[1]Abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioakìm, [2]il
quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di
rara bellezza e timorata di Dio. [3]I suoi genitori, che erano
giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. [4]Ioakìm
era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa ed essendo stimato
più di ogni altro i Giudei andavano da lui. [5]In quell'anno
erano stati eletti giudici del popolo due anziani: erano di quelli di
cui il Signore ha detto: «L'iniquità è uscita da Babilonia per opera
di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo». [6]Questi
frequentavano la casa di Ioakìm e tutti quelli che avevano qualche lite
da risolvere si recavano da loro. [7]Quando il popolo, verso il
mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel
giardino del marito. [8]I due anziani che ogni giorno la vedevano
andare a passeggiare, furono presi da un'ardente passione per lei: [9]persero
il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e
non ricordare i giusti giudizi. [10]Eran colpiti tutt'e due dalla
passione per lei, [11]ma l'uno nascondeva all'altro la sua pena,
perché si vergognavano di rivelare la brama che avevano di unirsi a
lei. [12]Ogni giorno con maggior desiderio cercavano di vederla.
Un giorno uno disse all'altro: [13]«Andiamo pure a casa: è
l'ora di desinare» e usciti se ne andarono. [14]Ma ritornati
indietro, si ritrovarono di nuovo insieme e, domandandosi a vicenda il
motivo, confessarono la propria passione. Allora studiarono il momento
opportuno di poterla sorprendere sola.
[15]Mentre aspettavano l'occasione favorevole, Susanna entrò,
come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno,
poiché faceva caldo. [16]Non c'era nessun altro al di fuori dei
due anziani nascosti a spiarla. [17]Susanna disse alle ancelle:
«Portatemi l'unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché
voglio fare il bagno». [18]Esse fecero come aveva ordinato:
chiusero le porte del giardino ed entrarono in casa dalla porta laterale
per portare ciò che Susanna chiedeva, senza accorgersi degli anziani
poiché si erano nascosti. [19]Appena partite le ancelle, i due
anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero: [20]«Ecco,
le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di
passione per te; acconsenti e datti a noi. [21]In caso contrario
ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto
uscire le ancelle». [22]Susanna, piangendo, esclamò: «Sono
alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non
potrò scampare dalle vostre mani. [23]Meglio però per me cadere
innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!». [24]Susanna
gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei [25]e
uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.
[26]I servi di casa, all'udire tale rumore in giardino, si
precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa stava accadendo. [27]Quando
gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto
confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
[28]Il giorno dopo, tutto il popolo si adunò nella casa di
Ioakìm, suo marito e andarono là anche i due anziani pieni di perverse
intenzioni per condannare a morte Susanna. [29]Rivolti al popolo
dissero: «Si faccia venire Susanna figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm».
Mandarono a chiamarla [30]ed essa venne con i genitori, i figli e
tutti i suoi parenti. [31]Susanna era assai delicata d'aspetto e
molto bella di forme; [32]aveva il velo e quei perversi
ordinarono che le fosse tolto per godere almeno così della sua
bellezza. [33]Tutti i suoi familiari e amici piangevano.
[34]I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le
mani sulla sua testa. [35]Essa piangendo alzò gli occhi al
cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore. [36]Gli anziani
dissero: «Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta
con due ancelle, ha chiuse le porte del giardino e poi ha licenziato le
ancelle. [37]Quindi è entrato da lei un giovane che era
nascosto, e si è unito a lei. [38]Noi che eravamo in un angolo
del giardino, vedendo una tale nefandezza, ci siamo precipitati su di
loro e li abbiamo sorpresi insieme. [39]Non abbiamo potuto
prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è
fuggito. [40]Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era
quel giovane, ma lei non ce l'ha voluto dire. Di questo noi siamo
testimoni». [41]La moltitudine prestò loro fede poiché erano
anziani e giudici del popolo e la condannò a morte. [42]Allora
Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che
conosci le cose prima che accadano, [43]tu lo sai che hanno
deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi
iniquamente hanno tramato contro di me». [44]E il Signore ascoltò
la sua voce.
[45]Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò
il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, [46]il quale
si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!».
[47]Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che vuoi dire
con le tue parole?». [48]Allora Daniele, stando in mezzo a loro,
disse: «Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una
figlia d'Israele senza indagare la verità! [49]Tornate al
tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».
[50]Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a
Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio
ti ha dato il dono dell'anzianità». [51]Daniele esclamò: «Separateli
bene l'uno dall'altro e io li giudicherò». [52]Separati che
furono, Daniele disse al primo: «O invecchiato nel male! Ecco, i tuoi
peccati commessi in passato vengono alla luce, [53]quando davi
sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi,
mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l'innocente. [54]Ora
dunque, se tu hai visto costei, dì: sotto quale albero tu li hai visti
stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentisco». [55]Disse
Daniele: «In verità, la tua menzogna ricadrà sulla tua testa. Gia
l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti spaccherà in due».
[56]Allontanato questo, fece venire l'altro e gli disse: «Razza
di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha
pervertito il cuore! [57]Così facevate con le donne d'Israele ed
esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto
sopportare la vostra iniquità. [58]Dimmi dunque, sotto quale
albero li hai trovati insieme?». Rispose: «Sotto un leccio». [59]Disse
Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa.
Ecco l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano per spaccarti in
due e così farti morire».
[60]Allora tutta l'assemblea diede in grida di gioia e
benedisse Dio che salva coloro che sperano in lui. [61]Poi
insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare
con la loro bocca di aver deposto il falso, fece loro subire la medesima
pena alla quale volevano assoggettare il prossimo [62]e
applicando la legge di Mosè li fece morire. In quel giorno fu salvato
il sangue innocente. [63]Chelkìa e sua moglie resero grazie a
Dio per la figlia Susanna insieme con il marito Ioakìm e tutti i suoi
parenti, per non aver trovato in lei nulla di men che onesto. [64]Da
quel giorno in poi Daniele divenne grande di fronte al popolo.
Daniele - Capitolo 14
BEL E IL DRAGO
Daniele e i sacerdoti di Bel
[1]Il re Astiage si riunì ai suoi padri e gli succedette nel
regno Ciro il Persiano. [2]Ora Daniele viveva accanto al re, ed
era il più onorato di tutti gli amici del re. [3]I Babilonesi
avevano un idolo chiamato Bel, al quale offrivano ogni giorno dodici
sacchi di fior di farina, quaranta pecore e sei barili di vino. [4]Anche
il re venerava questo idolo e andava ogni giorno ad adorarlo. Daniele
però adorava il suo Dio e perciò il re gli disse: «Perché non adori
Bel?». [5]Daniele rispose: «Io non adoro idoli fatti da mani
d'uomo, ma soltanto il Dio vivo che ha fatto il cielo e la terra e che
è signore di ogni essere vivente». [6]«Non credi tu - aggiunse
il re - che Bel sia un dio vivo? Non vedi quanto beve e mangia ogni
giorno?». [7]Rispose Daniele ridendo: «Non t'ingannare, o re:
quell'idolo di dentro è d'argilla e di fuori è di bronzo e non ha mai
mangiato né bevuto». [8]Il re s'indignò e convocati i
sacerdoti di Bel, disse loro: «Se voi non mi dite chi è che mangia
tutto questo cibo, morirete; se invece mi proverete che è Bel che lo
mangia, morirà Daniele, perché ha insultato Bel». [9]Daniele
disse al re: «Sia fatto come tu hai detto». Isacerdoti di Bel erano
settanta, senza contare le mogli e i figli. [10]Il re si recò
insieme con Daniele al tempio di Bel [11]e i sacerdoti di Bel gli
dissero: «Ecco, noi usciamo di qui e tu, re, disponi le vivande e mesci
il vino temperato; poi chiudi la porta e sigillala con il tuo anello. Se
domani mattina, venendo, tu riscontrerai che tutto non è stato mangiato
da Bel, moriremo noi, altrimenti morirà Daniele che ci ha calunniati».
[12]Essi però non se ne preoccuparono perché avevano praticato
un passaggio segreto sotto la tavola per il quale passavano abitualmente
e consumavano tutto.
[13]Dopo che essi se ne furono andati, il re fece porre i cibi
davanti a Bel: [14]Daniele ordinò ai servi del re di portare un
pò di cenere e la sparsero su tutto il pavimento del tempio alla
presenza soltanto del re; poi uscirono, chiusero la porta, la
sigillarono con l'anello del re e se ne andarono. [15]I sacerdoti
vennero di notte, secondo il loro consueto, con le mogli, i figli, e
mangiarono e bevvero tutto. [16]Di buon mattino il re si alzò,
come anche Daniele. [17]Il re domandò: «Sono intatti i sigilli,
Daniele?». «Intatti, re» rispose. [18]Aperta la porta, il re
guardò la tavola ed esclamò: «Tu sei grande, Bel, e nessun inganno è
in te!». [19]Daniele sorrise e, trattenendo il re perché non
entrasse, disse: «Guarda il pavimento ed esamina di chi sono quelle
orme». [20]Il re disse: «Vedo orme d'uomini, di donne e di
ragazzi!». [21]Acceso d'ira, fece arrestare i sacerdoti con le
mogli e i figli; gli furono mostrate le porte segrete per le quali
entravano a consumare quanto si trovava sulla tavola. [22]Quindi
il re li fece mettere a morte, consegnò Bel in potere di Daniele che lo
distrusse insieme con il tempio.
Daniele uccide il drago
[23]Vi era un gran drago e i Babilonesi lo veneravano. [24]Il
re disse a Daniele: «Non potrai dire che questo non è un dio vivente;
adoralo, dunque». [25]Daniele rispose: «Io adoro il Signore mio
Dio, perché egli è il Dio vivente; se tu me lo permetti, o re, io,
senza spada e senza bastone, ucciderò il drago». [26]Soggiunse
il re: «Te lo permetto». [27]Daniele prese allora pece, grasso
e peli e li fece cuocere insieme, poi ne preparò focacce e le gettò in
bocca al drago che le inghiottì e scoppiò; quindi soggiunse: «Ecco
che cosa adoravate!».
[28]Quando i Babilonesi lo seppero, ne furono molto indignati
e insorsero contro il re, dicendo: «Il re è diventato Giudeo: ha
distrutto Bel, ha ucciso il drago, ha messo a morte i sacerdoti». [29]Andarono
da lui dicendo: «Consegnaci Daniele, altrimenti uccidiamo te e la tua
famiglia!». [30]Quando il re vide che lo assalivano con
violenza, costretto dalla necessità consegnò loro Daniele.
Daniele nella fossa dei leoni
[31]Ed essi lo gettarono nella fossa dei leoni, dove rimase
sei giorni. [32]Nella fossa vi erano sette leoni, ai quali
venivano dati ogni giorno due cadaveri e due pecore: ma quella volta non
fu dato loro niente perché divorassero Daniele.
[33]Si trovava allora in Giudea il profeta Abacuc il quale
aveva fatto una minestra e spezzettato il pane in un recipiente e andava
a portarlo nel campo ai mietitori. [34]L'angelo del Signore gli
disse: «Porta questo cibo a Daniele in Babilonia nella fossa dei leoni».
[35]Ma Abacuc rispose: «Signore, Babilonia non l'ho mai vista e
la fossa non la conosco». [36]Allora l'angelo del Signore lo
prese per i capelli e con la velocità del vento lo trasportò in
Babilonia e lo posò sull'orlo della fossa dei leoni. [37]Gridò
Abacuc: «Daniele, Daniele, prendi il cibo che Dio ti ha mandato». [38]Daniele
esclamò: «Dio, ti sei ricordato di me e non hai abbandonato coloro che
ti amano». [39]Alzatosi, Daniele si mise a mangiare, mentre
l'angelo di Dio riportava subito Abacuc nel luogo di prima.
[40]Il settimo giorno il re andò per piangere Daniele e
giunto alla fossa guardò e vide Daniele seduto. [41]Allora
esclamò ad alta voce: «Grande tu sei, Signore Dio di Daniele, e non c'è
altro dio all'infuori di te!». [42]Poi fece uscire Daniele dalla
fossa e vi fece gettare coloro che volevano la sua rovina ed essi furono
subito divorati sotto i suoi occhi.
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