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PARTE PRIMA -
LA PROFESSIONE DELLA
FEDE
SEZIONE PRIMA - “IO CREDO” - “NOI CREDIAMO”
CAPITOLO SECONDO -
DIO VIENE INCONTRO ALL'UOMO
50 Per mezzo della ragione naturale, l'uomo può
conoscere Dio con certezza a partire dalle sue opere. Ma esiste un altro
ordine di conoscenza a cui l'uomo non può affatto arrivare con le sue
proprie forze, quello della Rivelazione divina [Cf Concilio Vaticano I:
Denz. -Schönm., 3015]. Per una decisione del tutto libera, Dio si
rivela e si dona all'uomo svelando il suo Mistero, il suo disegno di
benevolenza prestabilito da tutta l'eternità in Cristo a favore di
tutti gli uomini. Egli rivela pienamente il suo disegno inviando il suo
Figlio prediletto, nostro Signore Gesù Cristo, e lo Spirito Santo.
Articolo
1
LA RIVELAZIONE DI
DIO
I. Dio rivela il suo “disegno di benevolenza”
51
“Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far
conoscere il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini,
per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno
accesso al Padre e sono così resi partecipi della divina natura” [Conc.
Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 2].
52 Dio
che “abita una luce inaccessibile” ( 1Tm 6,16 ) vuole comunicare la
propria vita divina agli uomini da lui liberamente creati, per farne
figli adottivi nel suo unico Figlio [Cf Ef 1,4-5 ]. Rivelando se stesso,
Dio vuole rendere gli uomini capaci di rispondergli, di conoscerlo e di
amarlo ben più di quanto sarebbero capaci da se stessi.
53 Il
disegno divino della Rivelazione si realizza ad un tempo “con eventi e
parole” che sono “intimamente connessi tra loro” [Conc. Ecum. Vat.
II, Dei Verbum, 2] e si chiariscono a vicenda. Esso comporta una
“pedagogia divina” particolare: Dio si comunica gradualmente
all'uomo, lo prepara per tappe a ricevere
la Rivelazione
soprannaturale che egli fa di se stesso e che culmina nella persona e
nella missione del Verbo incarnato, Gesù Cristo.
Sant'Ireneo
di Lione parla a più riprese di questa pedagogia divina sotto
l'immagine della reciproca familiarità tra Dio e l'uomo: “Il Verbo di
Dio pose la sua abitazione tra gli uomini e si è fatto Figlio
dell'uomo, per abituare l'uomo a comprendere Dio e per abituare Dio a
mettere la sua dimora nell'uomo secondo la volontà del Padre” [Sant'Ireneo
di Lione, Adversus haereses, 3, 20, 2; cf p. esempio 3, 17, 1; 4, 12, 4;
4, 21, 3].
II. Le tappe della Rivelazione
Fin dal principio, Dio si fa conoscere
54
“Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo,
offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé.
Inoltre, volendo aprire la via della salvezza celeste, fin dal principio
manifestò se stesso ai progenitori” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum,
3]. Li ha invitati ad una intima comunione con sé rivestendoli di uno
splendore di grazia e di giustizia.
55 Questa
Rivelazione non è stata interrotta dal peccato dei nostri progenitori.
Dio, in realtà, “dopo la loro caduta, con la promessa della
Redenzione, li risollevò nella speranza della salvezza ed ebbe costante
cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro i quali
cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene” [Conc.
Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 3].
“Quando,
per la sua disobbedienza, l'uomo perse la tua amicizia, tu non l'hai
abbandonato in potere della morte... Molte volte hai offerto agli uomini
la tua alleanza” [Messale Romano, Preghiera eucaristica IV].
L'Alleanza con Noè
56 Dopo
che l'unità del genere umano è stata spezzata dal peccato, Dio cerca
prima di tutto di salvare l'umanità passando attraverso ciascuna delle
sue parti. L'Alleanza con Noè dopo il diluvio [Cf Gen 9,9 ] esprime il
principio dell'Economia divina verso le “nazioni”, ossia gli uomini
riuniti in gruppi, “ciascuno secondo la propria lingua e secondo le
loro famiglie, nelle loro nazioni” ( Gen 10,5 ) [Cf Gen 10,20-31 ].
57 Quest'ordine,
ad un tempo cosmico, sociale e religioso della pluralità delle nazioni,
[Cf At 17,26-27 ] ha lo scopo di limitare l'orgoglio di una umanità
decaduta, la quale, concorde nella malvagità, [Cf Sap 10,5 ] vorrebbe
fare da se stessa la propria unità alla maniera di Babele [Cf Gen
11,4-6 ]. Ma, a causa del peccato, [Cf Rm 1,18-25 ] sia il politeismo
sia l'idolatria della nazione e del suo capo, costituiscono una continua
minaccia di perversione pagana per questa Economia provvisoria.
58 L
'Alleanza con Noè resta in vigore per tutto il tempo delle nazioni, [Cf
Lc 21,24 ] fino alla proclamazione universale del Vangelo.
La Bibbia
venera alcune grandi figure delle “nazioni”, come “Abele il
giusto”, il re-sacerdote Melchisedech, [Cf Gen 14,18 ] figura di
Cristo, [Cf Eb 7,3 ] i giusti “Noè, Daniele e Giobbe” ( Ez 14,14 ).
La Scrittura
mostra così a quale altezza di santità possano giungere coloro che
vivono secondo l'Alleanza di Noè nell'attesa che Cristo riunisca
“insieme tutti i figli di Dio che erano dispersi” ( Gv 11,52 ).
Dio elegge Abramo
59 Per
riunire tutta l'umanità dispersa, Dio sceglie Abraham chiamandolo fuori
dal suo paese, dalla sua parentela, dalla casa di suo padre, [Cf Gen
12,1 ] per fare di lui Abraham, vale a dire “il padre di una
moltitudine di popoli” ( Gen 17,5 ): “In te saranno benedette tutte
le nazioni della terra” (Gn 12,3 LXX) [Cf Gal 3,8 ].
60 Il
popolo discendente da Abramo sarà il depositario della promessa fatta
ai patriarchi, il popolo della elezione, [Cf Rm 11,28 ] chiamato a
preparare la ricomposizione, un giorno, nell'unità della Chiesa, di
tutti i figli di Dio; [Cf Gv 11,52; 60 Gv 10,16 ] questo popolo sarà la
radice su cui verranno innestati i pagani diventati credenti [Cf Rm
11,17-18; 60 Rm 11,24 ].
61 I
patriarchi e i profeti ed altre figure dell'Antico Testamento sono stati
e saranno sempre venerati come santi in tutte le tradizioni liturgiche
della Chiesa.
Dio forma Israele come suo popolo
62 Dopo i
patriarchi, Dio forma Israele quale suo popolo salvandolo dalla schiavitù
dell'Egitto. Conclude con lui l'Alleanza del Sinai e gli dà, per mezzo
di Mosè, la sua legge, perché lo riconosca e lo serva come l'unico Dio
vivo e vero, Padre provvido e giusto giudice, e stia in attesa del
Salvatore promesso [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 3].
63
Israele è il Popolo sacerdotale di Dio, [Cf Es 19,6 ] colui che
“porta il Nome del Signore” ( Dt 28,10 ). E' il Popolo di coloro
“a cui Dio ha parlato quale primogenito”, [Messale Romano, Venerdì
Santo: Preghiera universale VI] il Popolo dei “fratelli maggiori”
nella fede di Abramo.
64
Attraverso i profeti, Dio forma il suo Popolo nella speranza della
salvezza, nell'attesa di una Alleanza nuova ed eterna destinata a tutti
gli uomini [Cf Is 2,2-4 ] e che sarà inscritta nei cuori [Cf Ger
31,31-34; Eb 10,16 ]. I profeti annunziano una radicale redenzione del
Popolo di Dio, la purificazione da tutte le sue infedeltà, [Cf Ez 36 ]
una salvezza che includerà tutte le nazioni [Cf [Cf Is 49,5-6; Is 53,11
]. Saranno soprattutto i poveri e gli umili del Signore [Cf Sof 2,3 ]
che porteranno questa speranza. Le donne sante come Sara, Rebecca,
Rachele, Miryam, Debora, Anna, Giuditta ed Ester hanno hanno conservato
viva la speranza della salvezza d'Israele. Maria ne è l'immagine più
luminosa [Cf Lc 1,38 ].
III. Cristo Gesù -
“Mediatore
e pienezza di tutta
la Rivelazione
”
[Conc.
Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 2]
Dio ha detto tutto nel suo Verbo
65
“Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in
diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi
giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” ( Eb 1,1-2 ). Cristo,
il Figlio di Dio fatto uomo, è
la Parola
unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in lui dice tutto, e
non ci sarà altra parola che quella. San Giovanni della Croce, sulle
orme di tanti altri, esprime ciò in maniera luminosa, commentando Eb
1,1-2 :
Dal
momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e
definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola
Parola e non ha più nulla
da dire. . . Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai
profeti, l'ha detto tutto nel suo Figlio, donandoci questo tutto che è
il suo Figlio. Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e
chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza,
ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in
Cristo e va cercando cose diverse e novità [San Giovanni della Croce,
Salita al monte Carmelo, 2, 22, cf Liturgia delle Ore, I, Ufficio delle
letture del lunedì della seconda settimana di Avvento].
Non ci sarà altra Rivelazione
66
“L'Economia cristiana, in quanto è Alleanza Nuova e definitiva, non
passerà mai e non è da aspettarsi alcuna nuova Rivelazione pubblica
prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo” [Conc.
Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 4]. Tuttavia, anche se
la Rivelazione
è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede
cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli.
67 Lungo
i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate “private”, alcune
delle quali sono state riconosciute dall'autorità della Chiesa. Esse
non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è
quello di “migliorare” o di “completare”
la Rivelazione
definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una
determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso
dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni
costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa.
La fede
cristiana non può accettare “rivelazioni” che pretendono di
superare o correggere
la Rivelazione
di cui Cristo è il compimento. E' il caso di alcune Religioni non
cristiane ed anche di alcune recenti sette che si fondano su tali
“rivelazioni”.
In sintesi
68 Per
amore, Dio si è rivelato e si è donato all'uomo. Egli offre così una
risposta definitiva e sovrabbondante agli interrogativi che l'uomo si
pone sul senso e sul fine della propria vita.
69 Dio si
è rivelato all'uomo comunicandogli gradualmente il suo Mistero
attraverso gesti e parole.
70 Al di
là della testimonianza che dà di se stesso nelle cose create, Dio si
è manifestato ai nostri progenitori. Ha loro parlato e, dopo la caduta,
ha loro promesso la salvezza [Cf Gen 3,15 ] ed offerto la sua Alleanza.
71 Dio ha
concluso con Noè una Alleanza eterna tra lui e tutti gli esseri viventi
[Cf Gen 9,16 ]. Essa durerà tanto quanto durerà il mondo.
72 Dio ha
eletto Abramo ed ha concluso una Alleanza con lui e la sua discendenza.
Ne ha fatto il suo popolo al quale ha rivelato la sua Legge per mezzo di
Mosè. Lo ha preparato, per mezzo dei profeti, ad accogliere la salvezza
destinata a tutta l'umanità.
73 Dio si
è rivelato pienamente mandando il suo proprio Figlio, nel quale ha
stabilito la sua Alleanza per sempre. Egli è
la Parola
definitiva del Padre, così che, dopo di lui, non vi sarà più un'altra
Rivelazione.
Articolo
2
LA TRASMISSIONE DELLA
RIVELAZIONE DIVINA
74 Dio
“vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino alla conoscenza
della verità” ( 1Tm 2,4 ), cioè di Gesù Cristo [Cf Gv 14,6 ]. E'
necessario perciò che il Cristo sia annunciato a tutti i popoli e a
tutti gli uomini e che in tal modo
la Rivelazione
arrivi fino ai confini del mondo:
Dio, con
la stessa somma benignità, dispose che quanto Egli aveva rivelato per
la salvezza di tutte le genti, rimanesse sempre integro e venisse
trasmesso a tutte le generazioni [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7].
I.
La Tradizione
apostolica
75
“Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta
la Rivelazione
del sommo Dio, ordinò agli Apostoli di predicare a tutti, comunicando
loro i doni divini, come la fonte di ogni verità salutare e di ogni
regola morale, il Vangelo che, prima promesso per mezzo dei profeti,
Egli ha adempiuto e promulgato di sua bocca” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei
Verbum, 7].
La predicazione apostolica...
76 La
trasmissione del Vangelo, secondo il comando del Signore, è stata fatta
in due modi:
-
oralmente, “dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli
esempi e le istituzioni trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalla
bocca, dal vivere insieme e dalle opere di Cristo, sia ciò che avevano
imparato per suggerimento dello Spirito Santo”;
- per
iscritto, “da quegli Apostoli e uomini della loro cerchia, i quali,
sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l'annunzio
della della salvezza” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7].
...continuata attraverso la successione apostolica
77
“Affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella
Chiesa, gli Apostoli lasciarono come successori i vescovi, ad essi
affidando il loro proprio compito di magistero” [Conc. Ecum. Vat. II,
Dei Verbum, 7]. Infatti, “la predicazione apostolica, che è espressa
in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con
successione continua fino alla fine dei tempi” [Conc. Ecum. Vat. II,
Dei Verbum, 7].
78 Questa
trasmissione viva, compiuta nello Spirito Santo, è chiamata Tradizione,
in quanto è distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene ad essa
strettamente legata. Per suo tramite “
la Chiesa
, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e
trasmette a tutte le generazioni, tutto ciò che essa è, tutto ciò che
essa crede” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7]. “Le asserzioni dei
santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le
cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che
crede e che prega” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7].
79 In
tal modo la comunicazione, che il Padre ha fatto di sé mediante il suo
Verbo nello Spirito Santo, rimane presente e operante nella Chiesa:
“Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con
la Sposa
del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva
voce del Vangelo risuona nella Chiesa, e per mezzo di questa nel mondo,
introduce i credenti a tutta intera la verità e fa risiedere in essi
abbondantemente
la Parola
di Cristo” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 7].
II. Il rapporto tra
la Tradizione
e
la Sacra Scrittura
Una sorgente comune...
80 “
La Sacra Tradizione
e
la Sacra Scrittura
sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Poiché ambedue
scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual
modo una cosa sola e tendono allo stesso fine” [Conc. Ecum. Vat. II,
Dei Verbum, 9]. L'una e l'altra rendono presente e fecondo nella Chiesa
il Mistero di Cristo, il quale ha promesso di rimanere con i suoi
“tutti i giorni, fino alla fine del mondo” ( Mt 28,20 ).
...due modi differenti di trasmissione
81 “
La Sacra Scrittura
è
la Parola
di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito
divino”.
Quanto
alla Sacra Tradizione, essa conserva “
la Parola
di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli
Apostoli”, e la trasmette “integralmente ai loro successori, affinché
questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione
fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano”.
82 Accade
così che
la Chiesa
, alla quale è affidata la trasmissione e l'interpretazione della
Rivelazione, “attinga la sua certezza su tutte le cose rivelate non
dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l'una e l'altra devono essere
accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di rispetto” [Conc.
Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 9].
Tradizione apostolica e tradizioni ecclesiali
83
La Tradizione
di cui qui parliamo è quella che viene dagli Apostoli e trasmette ciò
che costoro hanno ricevuto dall'insegnamento e dall'esempio di Gesù e
ciò che hanno appreso dallo Spirito Santo. In realtà, la prima
generazione di cristiani non aveva ancora un Nuovo Testamento scritto e
lo stesso Nuovo Testamento attesta il processo della Tradizione vivente.
Vanno
distinte da questa le “tradizioni” teologiche, disciplinari,
liturgiche o devozionali nate nel corso del tempo nelle Chiese locali.
Esse costituiscono forme particolari attraverso le quali la grande
Tradizione si esprime in forme adatte ai diversi luoghi e alle diverse
epoche. Alla luce della Tradizione apostolica queste “tradizioni”
possono essere conservate, modificate oppure anche abbandonate sotto la
guida del Magistero della Chiesa.
III. L'interpretazione del deposito della fede
Il deposito della fede affidato alla totalità della
Chiesa
84 Il
“deposito” ( 1Tm 6,20 ) [Cf 2Tm 1,12-14 ] della fede (“depositum
fidei”), contenuto nella Sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, è
stato affidato dagli Apostoli alla totalità della Chiesa. “Aderendo
ad esso tutto il popolo santo, unito ai suoi Pastori, persevera
costantemente nell'insegnamento degli Apostoli e nella comunione, nella
frazione del pane e nelle orazioni, in modo che, nel ritenere, praticare
e professare la fede trasmessa, si crei una singolare unità di spirito
tra vescovi e fedeli” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10].
Il Magistero della Chiesa
85
“L'ufficio di interpretare autenticamente
la Parola
di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivente
della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù
Cristo”, [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10] cioè ai vescovi in
comunione con il successore di Pietro, il vescovo di Roma.
86 Questo
“Magistero però non è al di sopra della Parola di Dio, ma la serve,
insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino
mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente la ascolta,
santamente la custodisce e fedelmente la espone, e da questo unico
deposito della fede attinge tutto ciò che propone da credere come
rivelato da Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10].
87 I
fedeli, memori della Parola di Cristo ai suoi Apostoli: “Chi ascolta
voi, ascolta me” ( Lc 10,16 ), [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium,
20] accolgono con docilità gli insegnamenti e le direttive che vengono
loro dati, sotto varie forme, dai Pastori.
I dogmi della fede
88 Il
Magistero della Chiesa si avvale in pienezza dell'autorità che gli
viene da Cristo quando definisce qualche dogma, cioè quando, in una
forma che obbliga il popolo cristiano ad un'irrevocabile adesione di
fede, propone verità contenute nella Rivelazione divina, o anche quando
propone in modo definitivo verità che hanno con quelle una necessaria
connessione.
89 Tra i
dogmi e la nostra vita spirituale c'è un legame organico. I dogmi sono
luci sul cammino della nostra fede, lo rischiarano e lo rendono sicuro.
Inversamente, se la nostra vita è retta, la nostra intelligenza e il
nostro cuore saranno aperti ad accogliere la luce dei dogmi della fede [Cf
Gv 8,31-32 ].
90 I
mutui legami e la coerenza dei dogmi si possono trovare nel complesso
della Rivelazione del Mistero di Cristo [Cf Concilio Vaticano I: Denz.-Schönm.,
3016: “nexus mysteriorum”; Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 25].
“Esiste un ordine o "gerarchia" nelle verità della dottrina
cattolica, essendo diverso il loro nesso col fondamento della fede
cristiana” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 11].
Il senso soprannaturale della fede
91 Tutti
i fedeli sono partecipi della comprensione e della trasmissione della
verità rivelata. Hanno ricevuto l'unzione dello Spirito Santo che
insegna loro ogni cosa [Cf 1Gv 2,20; 1Gv 2,27 ] e li guida “alla verità
tutta intera” ( Gv 16,13 ).
92 “La
totalità dei fedeli... non può sbagliarsi nel credere, e manifesta
questa proprietà mediante il senso soprannaturale della fede in tutto
il popolo quando "dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici"
esprime l'universale suo consenso in materia di fede e di costumi” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 12].
93
“Infatti, per quel senso della fede, che è suscitato e sorretto dallo
Spirito di verità, il popolo di Dio, sotto la guida del sacro
Magistero, ... aderisce indefettibilmente "alla fede una volta per
tutte trasmessa ai santi", con retto giudizio penetra in essa più
a fondo e più pienamente l'applica nella vita” [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 12].
La crescita nell'intelligenza della fede
94 Grazie
all'assistenza dello Spirito Santo, l'intelligenza tanto delle realtà
quanto delle parole del deposito della fede può progredire nella vita
della Chiesa:
- “Con
la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor
loro”; [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 8] in particolare “la
ricerca teologica... prosegue nella conoscenza profonda della verità
rivelata” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 62; cf 44; Id., Dei
Verbum, 23; 24; Id., Unitatis redintegratio, 4].
- “Con
la profonda intelligenza che” i credenti “provano delle cose
spirituali”; [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 8] “Divina eloquia
cum legente crescunt - le parole divine crescono insieme con chi le
legge” [San Gregorio Magno, Homilia in Ezechielem, 1, 7, 8: PL 76,
843D].
- “Con
la predicazione di coloro i quali, con la successione episcopale, hanno
ricevuto un carisma certo di verità” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum,
8].
95 “E'
chiaro dunque che
la Sacra Tradizione
,
la Sacra Scrittura
e il Magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono
tra loro tal mente connessi e congiunti che non possono
indipendentemente sussistere e che tutti insieme, ciascuno secondo il
proprio modo, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono
efficacemente alla salvezza delle anime” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei
Verbum, 10].
In sintesi
96 Ciò
che Cristo ha affidato agli Apostoli, costoro l'hanno trasmesso con la
predicazione o per iscritto, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, a
tutte le generazioni, fino al ritorno glorioso di Cristo.
97 “
La Sacra Tradizione
e
la Sacra Scrittura
costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio” , [Conc.
Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10] nel quale, come in uno specchio,
la Chiesa
pellegrina contempla Dio, fonte di tutte le sue ricchezze.
98 “
La Chiesa
, nella sua dottrina, nella sua vita, nel suo culto, perpetua e
trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa stessa è, tutto ciò
che essa crede” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10].
99 Tutto
il popolo di Dio, in virtù del suo senso soprannaturale della fede, non
cessa di accogliere il dono della Rivelazione divina, di penetrarlo
sempre più profondamente e di viverlo più pienamente.
100 L
'ufficio di interpretare autenticamente
la Parola
di Dio è stato affidato al solo Magistero della Chiesa, al Papa e ai
vescovi in comunione con lui.
Articolo 3
LA SACRA SCRITTURA
I. Il Cristo - Parola unica della Sacra Scrittura
101 Nella
condiscendenza della sua bontà, Dio, per rivelarsi agli uomini, parla
loro in parole umane: “Le parole di Dio, infatti, espresse con lingue
umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini, come già il
Verbo dell'eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell'umana natura,
si fece simile agli uomini” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10].
102 Dio,
attraverso tutte le parole della Sacra Scrittura, non dice che una sola
Parola, il suo unico Verbo, nel quale dice se stesso interamente [Cf Eb
1,1-3 ].
Ricordatevi
che uno solo è il discorso di Dio che si sviluppa in tutta
la Sacra Scrittura
ed uno solo è il Verbo che risuona sulla bocca di tutti gli scrittori
santi, il quale essendo in principio Dio presso Dio, non conosce
sillabazione perché è fuori del tempo [Sant'Agostino, Enarratio in
Psalmos, 103, 4, 1].
103 Per
questo motivo,
la Chiesa
ha sempre venerato le divine Scritture, come venera il Corpo stesso del
Signore. Essa non cessa di porgere ai fedeli il Pane di vita preso dalla
mensa della Parola di Dio e del Corpo di Cristo [Cf Conc. Ecum. Vat. II,
Dei Verbum, 21].
104 Nella
Sacra Scrittura,
la Chiesa
trova incessantemente il suo nutrimento e il suo vigore; [Cf ibid., 24]
infatti attraverso la divina Scrittura essa non accoglie soltanto una
parola umana, ma quello che è realmente:
la Parola
di Dio [Cf 1Ts 2,13 ]. “Nei Libri Sacri, infatti, il Padre che è nei
cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in
conversazione con loro” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 21].
II. Ispirazione e verità della Sacra Scrittura
105 Dio
è l'Autore della Sacra Scrittura. “Le cose divinamente rivelate, che
nei libri della Sacra Scrittura sono contenute e presentate, furono
consegnate sotto l'ispirazione dello Spirito Santo.
La Santa Madre
Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i
libri sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti,
perché, scritti sotto ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per
autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa” [Conc. Ecum.
Vat. II, Dei Verbum, 21].
106 Dio
ha ispirato gli autori umani dei Libri Sacri. “Per la composizione dei
Libri Sacri, Dio scelse degli uomini, di cui si servì nel possesso
delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo Egli stesso in essi e
per loro mezzo, scrivessero come veri autori tutte e soltanto quelle
cose che Egli voleva” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 21].
107 I
libri ispirati insegnano la verità. “Poiché dunque tutto ciò che
gli autori ispirati o agiografi asseriscono, è da ritenersi asserito
dallo Spirito Santo, si deve dichiarare, per conseguenza, che i libri
della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità
che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle sacre
Lettere” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 21].
108 La
fede cristiana tuttavia non è una “religione del Libro”. Il
cristianesimo è la religione della “Parola” di Dio, di una parola
cioè che non è “una parola scritta e muta, ma del Verbo incarnato e
vivente” [San Bernardo di Chiaravalle, Homilia super missus est, 4,
11: PL 183, 86B]. Perché le parole dei Libri Sacri non restino lettera
morta, è necessario che Cristo, Parola eterna del Dio vivente, per
mezzo dello Spirito Santo ci “apra la mente all'intelligenza delle
Scritture” ( Lc 24,45 ).
III. Lo Spirito Santo, interprete della Scrittura
109 Nella
Sacra Scrittura, Dio parla all'uomo alla maniera umana. Per una retta
interpretazione della Scrittura, bisogna dunque ricercare con attenzione
che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare e che cosa è
piaciuto a Dio manifestare con le loro parole [Cf Conc. Ecum. Vat. II,
Dei Verbum, 12].
110 Per
comprendere l'intenzione degli autori sacri, si deve tener conto delle
condizioni del loro tempo e della loro cultura, dei “generi
letterari” allora in uso, dei modi di intendere, di esprimersi, di
raccontare, consueti nella loro epoca. “La verità infatti viene
diversamente proposta ed espressa nei testi in varia maniera storici o
profetici, o poetici, o con altri generi di espressione” [Cf Conc.
Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 12].
111 Però,
essendo
la Sacra Scrittura
ispirata, c'è un altro principio di retta interpretazione, non meno
importante del precedente, senza il quale
la Scrittura
resterebbe lettera morta:
la Sacra Scrittura
deve “essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito
mediante il quale è stata scritta” [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei
Verbum, 12].
Il
Concilio Vaticano II indica tre criteri per una interpretazione della
Scrittura conforme allo Spirito che l'ha ispirata: [Cf ibid]
112 1.
Prestare grande attenzione “al contenuto e all'unità di tutta
la Scrittura
”. Infatti, per quanto siano differenti i libri che la compongono,
la Scrittura
è una in forza dell'unità del disegno di Dio, del quale Cristo Gesù
è il centro e il cuore, aperto dopo la sua Pasqua [Cf Lc 24,25-27; 112
Lc 24,44-46 ].
Il cuore
[Cf Sal 22,15 ] di Cristo designa
la Sacra Scrittura
che appunto rivela il cuore di Cristo. Questo cuore era chiuso prima
della Passione, perché
la Scrittura
era oscura. Ma
la Scrittura
è stata aperta dopo
la Passione
, affinché coloro che ormai ne hanno l'intelligenza considerino e
comprendano come le profezie debbano essere interpretate [San Tommaso d'Aquino,
Expositio in Psalmos, 21, 11].
113 2.
Leggere
la Scrittura
nella “Tradizione vivente di tutta
la Chiesa
”. Secondo un detto dei Padri, “sacra Scriptura principalius est in
corde Ecclesiae quam in materialibus instrumentis scripta -
la Sacra Scrittura
è scritta nel cuore della Chiesa prima che su strumenti materiali”.
Infatti,
la Chiesa
porta nella sua Tradizione la memoria viva della Parola di Dio ed è lo
Spirito Santo che le dona l'interpretazione di essa secondo il senso
spirituale [secundum spiritualem sensum quem Spiritus donat Ecclesiae”:
Origene, Homiliae in Leviticum, 5, 5].
114 3.
Essere attenti “all'analogia della fede” [Cf Rm 12,6 ]. Per
“analogia della fede” intendiamo la coesione delle verità della
fede tra loro e nella totalità del progetto della Rivelazione.
I sensi della Scrittura
115
Secondo un'antica tradizione, si possono distinguere due sensi della
Scrittura: il senso letterale e quello spirituale, suddiviso quest'ultimo
in senso allegorico, morale e anagogico. La piena concordanza dei
quattro sensi assicura alla lettura viva della Scrittura nella Chiesa
tutta la sua ricchezza.
116 Il
senso letterale. E' quello significato dalle parole della Scrittura e
trovato attraverso l'esegesi che segue le regole della retta
interpretazione. “Omnes sensus (sc. sacrae Scripturae) fundentur super
litteralem - Tutti i sensi della Sacra Scrittura si basano su quello
letterale” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I, 1, 10, ad 1].
117 Il
senso spirituale. Data l'unità del disegno di Dio, non soltanto il
testo della Scrittura, ma anche le realtà e gli avvenimenti di cui
parla possono essere dei segni.
1. Il
senso allegorico. Possiamo giungere ad una comprensione più profonda
degli avvenimenti se riconosciamo il loro significato in Cristo; così,
la traversata del Mar Rosso è un segno della vittoria di Cristo, e così
del Battesimo [Cf 1Cor 10,2 ].
2. Il
senso morale. Gli avvenimenti narrati nella Scrittura possono condurci
ad agire rettamente. Sono stati scritti “per ammonimento nostro” (
1Cor 10,11 ) [Cf Eb 3-4,11 ].
3. Il
senso anagogico. Possiamo vedere certe realtà e certi avvenimenti nel
loro significato eterno, che ci conduce (in greco: “anagoge”) verso
la nostra Patria. Così
la Chiesa
sulla terra è segno della Gerusalemme celeste [Cf Ap 21,1-22,5 ].
118 Un
distico medievale riassume il significato dei quattro sensi:
Littera
gesta docet, quid credas allegoria,
Moralis
quid agas, quo tendas anagogia.
La
lettera insegna i fatti, l'allegoria che cosa credere,
il senso
morale che cosa fare, e l'anagogia dove tendere.
119 “E'
compito degli esegeti contribuire, secondo queste regole, alla più
profonda intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura,
affinché, con studi in qualche modo preparatori, si maturi il giudizio
della Chiesa. Tutto questo, infatti, che concerne il modo di
interpretare
la Scrittura
, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale
adempie il divino mandato e ministero di conservare ed interpretare
la Parola
di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 12].
Ego vero
Evangelio non crederem, nisi me catholicae Ecclesiae commoveret
auctoritas - Non crederei al Vangelo se non mi ci inducesse l'autorità
della Chiesa cattolica [Sant'Agostino, Contra epistulam Manichaei quam
vocant fundamenti, 5, 6: PL 42, 176].
IV. Il Canone delle Scritture
120 E'
stata
la Tradizione
apostolica a far discernere alla Chiesa quali scritti dovessero essere
compresi nell'elenco dei Libri Sacri [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum,
8]. Questo elenco completo è chiamato “Canone” delle Scritture.
Comprende per l'Antico Testamento 46 libri (45 se si considerano Geremia
e le Lamentazioni come un unico testo) e 27 per il Nuovo Testamento: [Cf
Decretum Damasi: Denz. -Schönm., 179; Concilio di Firenze (1442): ibid.,
1334-1336; Concilio di Trento: ibid., 1501-1504].
Genesi,
Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Rut, i due
libri di Samuele, i due libri dei Re, i due libri delle Cronache, Esdra
e Neemia, Tobia, Giuditta, Ester, i due libri dei Maccabei, Giobbe, i
Salmi, i Proverbi, il Qoèlet (Ecclesiaste), il Cantico dei Cantici,
la Sapienza
, il Siracide (Ecclesiastico), Isaia, Geremia, le Lamentazioni, Baruc,
Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum,
Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia per l'Antico Testamento;
i Vangeli
di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni, gli Atti degli Apostoli, le
Lettere di san Paolo ai Romani, la prima e la seconda ai Corinzi, ai
Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, la prima e la seconda
ai Tessalonicesi, la prima e la seconda a Timoteo, a Tito, a Filemone,
la Lettera
agli Ebrei,
la Lettera
di Giacomo, la prima e la seconda Lettera di Pietro, le tre Lettere di
Giovanni,
la Lettera
di Giuda e l'Apocalisse per il Nuovo Testamento.
L'Antico Testamento
121 L
'Antico Testamento è una parte ineliminabile della Sacra Scrittura. I
suoi libri sono divinamente ispirati e conservano un valore perenne [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 14] poiché l'Antica Alleanza non è
mai stata revocata.
122
Infatti, “l'Economia dell'Antico Testamento era soprattutto ordinata a
preparare. . . l'avvento di Cristo Salvatore dell'universo”. I libri
dell'Antico Testamento, “sebbene contengano anche cose imperfette e
temporanee”, rendono testimonianza di tutta la divina pedagogia
dell'amore salvifico di Dio. Essi “esprimono un vivo senso di Dio, una
sapienza salutare per la vita dell'uomo e mirabili tesori di
preghiere”; in essi infine “è nascosto il mistero della nostra
salvezza” [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 14].
123 I
cristiani venerano l'Antico Testamento come vera Parola di Dio.
La Chiesa
ha sempre energicamente respinto l'idea di rifiutare l'Antico Testamento
con il pretesto che il Nuovo l'avrebbe reso sorpassato (Marcionismo).
Il Nuovo Testamento
124 “
La Parola
di Dio, che è potenza divina per la salvezza di chiunque crede, si
presenta e manifesta la sua forza in modo eminente negli scritti del
Nuovo Testamento” [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 14]. Questi
scritti ci consegnano la verità definitiva della Rivelazione divina. Il
loro oggetto centrale è Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, le
sue opere, i suoi insegnamenti, la sua passione e la sua glorificazione,
come pure gli inizi della sua Chiesa sotto l'azione dello Spirito Santo
[Cf ibid., 20].
125 I
Vangeli sono il cuore di tutte le Scritture “in quanto sono la
principale testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo
incarnato, nostro Salvatore” [Cf ibid., 20].
126 Nella
formazione dei Vangeli si possono distinguere tre tappe:
1. La
vita e l'insegnamento di Gesù.
La Chiesa
ritiene con fermezza che i quattro Vangeli, “di cui afferma senza
esitazione la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di
Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò
per la loro salvezza eterna, fino al giorno in cui ascese al cielo”.
2. La
tradizione orale. “Gli Apostoli poi, dopo l'Ascensione del Signore,
trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con
quella più completa intelligenza di cui essi, ammaestrati dagli eventi
gloriosi di Cristo e illuminati dalla luce dello Spirito di verità,
godevano”.
3. I
Vangeli scritti. “Gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli,
scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a voce o già per
iscritto, redigendo una sintesi delle altre o spiegandole con riguardo
alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di
predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e
sincere” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 19].
127 Il
Vangelo quadriforme occupa nella Chiesa un posto unico; lo testimonia la
venerazione di cui lo circonda
la Liturgia
e la singolarissima attrattiva che in ogni tempo ha esercitato sui
santi.
Non c'è
dottrina che sia migliore, più preziosa e più splendida del testo del
Vangelo. Considerate e custodite [nel cuore] quanto Cristo, nostro
Signore e Maestro, ha insegnato con le sue parole e realizzato con le
sue azioni [Santa Cesaria la giovane, A sainte Richilde et sainte
Radegonde: Sources chrétiennes, 345, 480].
Soprattutto
sul Vangelo mi soffermo durante le mie preghiere: vi trovo quanto è
necessario alla mia povera anima. Vi scopro sempre nuove luci, sensi
reconditi e misteriosi [Santa Teresa di Gesù Bambino, Manoscritti
autobiografici, A, 83v].
L'unità dell'Antico e del Nuovo Testamento
128
La Chiesa
, fin dai tempi apostolici, [Cf 1Cor 10,6; 1Cor 10,11; Eb 10,1; 1Pt 3,21
] e poi costantemente nella sua Tradizione, ha messo in luce l'unità
del piano divino nei due Testamenti grazie alla tipologia. Questa nelle
opere di Dio dell'Antico Testamento ravvisa delle prefigurazioni di ciò
che Dio, nella pienezza dei tempi, ha compiuto nella Persona del suo
Figlio incarnato.
129 I
cristiani, quindi, leggono l'Antico Testamento alla luce di Cristo morto
e risorto. La lettura tipologica rivela l'inesauribile contenuto
dell'Antico Testamento. Non deve indurre però a dimenticare che esso
conserva il valore suo proprio di Rivelazione che lo stesso nostro
Signore ha riaffermato [Cf Mc 12,29-31 ]. Pertanto, anche il Nuovo
Testamento esige d'essere letto alla luce dell'Antico. La primitiva
catechesi cristiana vi farà costantemente ricorso [Cf 1Cor 5,6-8; 1Cor
10,1-11 ]. Secondo un antico detto, il Nuovo Testamento è nascosto
nell'Antico, mentre l'Antico è svelato nel Nuovo: “Novum in Vetere
latet et in Novo Vetus patet” [Sant'Agostino, Quaestiones in
Heptateucum, 2, 73: PL 34, 623; cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 16].
130 La
tipologia esprime il dinamismo verso il compimento del piano divino,
quando “Dio sarà tutto in tutti” ( 1Cor 15,28 ). Anche la vocazione
dei patriarchi e l'Esodo dall'Egitto, per esempio, non perdono il valore
che è loro proprio nel piano divino, per il fatto di esserne, al tempo
stesso, tappe intermedie.
V.
La Sacra Scrittura
nella vita della Chiesa
131
“Nella Parola di Dio è insita tanta efficacia e potenza da essere
sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa saldezza
della fede, cibo dell'anima, sorgente pura e perenne della vita
spirituale” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 21]. “E' necessario
che i fedeli abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura” [Conc. Ecum.
Vat. II, Dei Verbum, 21].
132 “Lo
studio della Sacra Scrittura sia dunque come l'anima della sacra
teologia. Anche il ministero della Parola, cioè la predicazione
pastorale, la catechesi e tutta l'istruzione cristiana, nella quale
l'omelia liturgica deve avere un posto privilegiato, si nutre con
profitto e santamente vigoreggia con
la Parola
della Scrittura” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 21].
133
La Chiesa
“esorta con forza e insistenza tutti i fedeli... ad apprendere
"la sublime scienza di Gesù Cristo" ( Fil 3,8 ) con la
frequente lettura delle divine Scritture. "L'ignoranza delle
Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo" (San Girolamo)” [Conc.
Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 21].
In sintesi
134
“Omnis Scriptura divina unus liber est, et hic unus liber Christus
est, quia omnis Scriptura divina de Christo loquitur, et omnis Scriptura
divina in Christo impletur - Tutta la divina Scrittura è un libro solo
e quest'unico libro è Cristo; infatti tutta la divina Scrittura parla
di Cristo e in Lui trova compimento” [Ugo di San Vittore, De arca Noe,
2, 8: PL 176, 642C].
135 “Le
Sacre Scritture contengono
la Parola
di Dio e, perché ispirate, sono veramente Parola di Dio” [Conc. Ecum.
Vat. II, Dei Verbum, 24].
136 Dio
è l'Autore della Sacra Scrittura nel senso che ispira i suoi autori
umani; Egli agisce in loro e mediante loro. Così ci dà la certezza che
i loro scritti insegnano senza errore la verità salvifica [Cf ibid.,
11].
137 L
'interpretazione delle Scritture ispirate dev'essere innanzi tutto
attenta a ciò che Dio, attraverso gli autori sacri, vuole rivelare per
la nostra salvezza. “Ciò che è opera dello Spirito, non viene
pienamente compreso se non sotto l'azione dello Spirito” [Origene,
Homiliae in Exodum, 4, 5].
138
La Chiesa
riceve e venera come ispirati i 46 libri dell'Antico Testamento e i 27
libri del Nuovo Testamento.
139 I
quattro Vangeli occupano un posto centrale, per la centralità che
Cristo ha in essi.
140
Dall'unità del progetto di Dio e della sua Rivelazione deriva l'unità
dei due Testamenti: l'Antico Testamento prepara il Nuovo, mentre il
Nuovo compie l'Antico; i due si illuminano a vicenda; entrambi sono vera
Parola di Dio.
141 “
La Chiesa
ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso
del Signore”; [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 21] in ambedue le
realtà tutta la vita cristiana trova il proprio nutrimento e la propria
regola. “Lampada per i miei passi è la tua Parola, luce sul mio
cammino” ( Sal 119,105 ) [Cf Is 50,4 ].
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