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PARTE PRIMA -
LA PROFESSIONE DELLA
FEDE
SEZIONE SECONDA -
LA PROFESSIONE DELLA
FEDE CRISTIANA
CAPITOLO TERZO -
CREDO NELLO SPIRITO SANTO
683 “Nessuno può dire "Gesù è Signore"
se non sotto l'azione dello Spirito Santo” ( 1Cor 12,3 ). “Dio ha
mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà,
Padre!” ( Gal 4,6 ). Questa conoscenza di fede è possibile solo nello
Spirito Santo. Per essere in contatto con Cristo, bisogna dapprima
essere stati toccati dallo Spirito Santo. E' lui che ci precede e
suscita in noi la fede. In forza del nostro Battesimo, primo sacramento
della fede,
la Vita
, che ha la sua sorgente nel Padre e ci è offerta nel Figlio, ci viene
comunicata intimamente e personalmente dallo Spirito Santo nella Chiesa:
Il
Battesimo ci accorda la grazia della nuova nascita in Dio Padre per
mezzo del Figlio suo nello Spirito Santo. Infatti coloro che hanno lo
Spirito di Dio sono condotti al Verbo, ossia al Figlio; ma il Figlio li
presenta al Padre, e il Padre procura loro l'incorruttibilità. Dunque,
senza lo Spirito, non è possibile vedere il Figlio di Dio, e, senza il
Figlio, nessuno può avvicinarsi al Padre, perché la conoscenza del
Padre è il Figlio, e la conoscenza del Figlio di Dio avviene per mezzo
dello Spirito Santo [Sant'Ireneo di Lione, Demonstratio apostolica, 7].
684 Lo
Spirito Santo con la sua grazia è il primo nel destare la nostra fede e
nel suscitare la vita nuova che consiste nel conoscere il Padre e colui
che ha mandato, Gesù Cristo [Cf Gv 17,3 ]. Tuttavia è l'ultimo nella
rivelazione delle Persone della Santa Trinità. San Gregorio Nazianzeno,
“il Teologo”, spiega questa progressione con la pedagogia della
“condiscendenza” divina:
L'Antico
Testamento proclamava chiaramente il Padre, più oscuramente il Figlio.
Il Nuovo ha manifestato il Figlio, ha fatto intravvedere la divinità
dello Spirito. Ora lo Spirito ha diritto di cittadinanza in mezzo a noi
e ci accorda una visione più chiara di se stesso. Infatti non era
prudente, quando non si professava ancora la divinità del Padre,
proclamare apertamente il Figlio e, quando non era ancora ammessa la
divinità del Figlio, aggiungere lo Spirito Santo come un fardello
supplementare, per usare un'espressione un po' ardita. . . Solo
attraverso un cammino di avanzamento e di progressso “di gloria in
gloria”, la luce della Trinità sfolgorerà in più brillante
trasparenza [San Gregorio Nazianzeno, Orationes theologicae, 5, 26: PG
36, 161C].
685
Credere nello Spirito Santo significa dunque professare che lo Spirito
Santo è una delle Persone della Santa Trinità, consustanziale al Padre
e al Figlio, “con il Padre e il Figlio adorato e glorificato”
(Simbolo di Nicea-Costantinopoli). Per questo motivo si è trattato del
mistero divino dello Spirito Santo nella “teologia” trinitaria. Qui,
dunque, si considererà lo Spirito Santo solo nell' “Economia”
divina.
686 Lo
Spirito Santo è all'opera con il Padre e il Figlio dall'inizio al
compimento del disegno della nostra salvezza. Tuttavia è solo negli
“ultimi tempi”, inaugurati con l'Incarnazione redentrice del Figlio,
che egli viene rivelato e donato, riconosciuto e accolto come Persona.
Allora questo disegno divino, compiuto in Cristo, “Primogenito” e
Capo della nuova creazione, potrà realizzarsi nell'umanità con
l'effusione dello Spirito:
la Chiesa
, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione
della carne, la vita eterna.
Articolo
8
“CREDO
NELLO SPIRITO SANTO”
687 “I
segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di
Dio” ( 1Cor 2,11 ). Ora, il suo Spirito, che lo rivela, ci fa
conoscere Cristo, suo Verbo, sua Parola vivente, ma non dice se stesso.
Colui che “ha parlato per mezzo dei profeti” ci fa udire
la Parola
del Padre. Lui, però, non lo sentiamo. Non lo conosciamo che nel
movimento in cui ci rivela il Verbo e ci dispone ad accoglierlo nella
fede. Lo Spirito di Verità che ci svela Cristo non parla da sé [Cf Gv
16,13 ]. Un tale annientamento, propriamente divino, spiega il motivo
per cui “il mondo non può ricevere” lo Spirito, “perché non lo
vede e non lo conosce”, mentre coloro che credono in Cristo lo
conoscono perché “dimora” presso di loro [Cf Gv 14,17 ].
688
La Chiesa
, comunione vivente nella fede degli Apostoli che essa trasmette, è il
luogo della nostra conoscenza dello Spirito Santo:
- nelle
Scritture, che egli ha ispirato;
- nella
Tradizione di cui i Padri della Chiesa sono sono i testimoni sempre
attuali;
- nel
Magistero della Chiesa che egli assiste;
- nella
Liturgia sacramentale, attraverso le sue parole e i suoi simboli, in cui
lo Spirito Santo ci mette in comunione con Cristo;
- nella
preghiera, nella quale intercede per noi;
- nei
carismi e nei ministeri che edificano
la Chiesa
;
- nei
segni di vita apostolica e missionaria;
- nella
testimonianza dei santi, in cui egli manifesta la sua santità e
continua l'opera della salvezza.
I. La missione congiunta del Figlio e dello Spirito
689 Colui
che il Padre “ha mandato nei nostri cuori, lo Spirito del suo
Figlio” ( Gal 4,6 ) è realmente Dio. Consustanziale al Padre e al
Figlio, ne è inseparabile, tanto nella vita intima della Trinità
quanto nel suo dono d'amore per il mondo. Ma adorando
la Trinità Santa
, vivificante, consustanziale e indivisibile, la fede della Chiesa
professa anche la distinzione delle Persone. Quando il Padre invia il
suo Verbo, invia sempre il suo Soffio: missione congiunta in cui il
Figlio e lo Spirito Santo sono distinti ma inseparabili. Certo, è
Cristo che appare, egli, l'Immagine visibile del Dio invisibile, ma è
lo Spirito Santo che lo rivela.
690 Gesù
è Cristo, “unto”, perché lo Spirito ne è l'Unzione e tutto ciò
che avviene a partire dall'Incarnazione sgorga da questa pienezza [Cf Gv
3,34 ]. Infine, quando Cristo è glorificato, [Cf Gv 7,39 ] può, a sua
volta, dal Padre, inviare lo Spirito a coloro che credono in lui:
comunica loro la sua Gloria, [Cf Gv 17,22 ] cioè lo Spirito Santo che
lo glorifica [Cf Gv 16,14 ]. La missione congiunta si dispiegherà da
allora in poi nei figli adottati dal Padre nel Corpo del suo Figlio: la
missione dello Spirito di adozione sarà di unirli a Cristo e di farli
vivere in lui:
La
nozione di unzione suggerisce. . . che non c'è alcuna distanza tra il
Figlio e lo Spirito. Infatti, come tra la superficie del corpo e
l'unzione dell'olio né la ragione né la sensazione conoscono
intermediari, così è immediato il contatto del Figlio con lo Spirito;
di conseguenza colui che sta per entrare in contatto con il Figlio
mediante la fede, deve necessariamente dapprima entrare in contatto con
l'olio. Nessuna parte infatti è priva dello Spirito Santo. Ecco perché
la confessione della Signoria del Figlio avviene nello Spirito Santo per
coloro che la ricevono, dato che lo Spirito Santo viene da ogni parte
incontro a coloro che si approssimano per la fede [San Gregorio di Nissa,
De Spiritu Sancto, 3, 1: PG 45, 1321A-B].
II. Il nome, gli appellativi e i simboli
dello
Spirito Santo
Il nome, proprio dello Spirito Santo
691
“Spirito Santo”, tale è il nome proprio di colui che noi adoriamo e
glorifichiamo con il Padre e il Figlio.
La Chiesa
lo ha ricevuto dal Signore e lo professa nel Battesimo dei suoi nuovi
figli [Cf Mt 28,19 ].
Il
termine “Spirito” traduce il termine ebraico “Ruah”, che nel suo
senso primario significa soffio, aria, vento. Gesù utilizza proprio
l'immagine sensibile del vento per suggerire a Nicodemo la novità
trascendente di colui che è il Soffio di Dio, lo Spirito divino in
persona [Cf Gv 3,5-8 ]. D'altra parte, Spirito e Santo sono attributi
divini comuni alle Tre Persone divine. Ma, congiungendo i due termini,
la Scrittura
,
la Liturgia
e il linguaggio teologico designano
la Persona
ineffabile dello Spirito Santo, senza possibilità di equivoci con gli
altri usi dei termini “spirito” e “santo”.
Gli appellativi dello Spirito Santo
692 Gesù,
quando annunzia e promette la venuta dello Spirito Santo, lo chiama “Paraclito”,
letteralmente: “Colui che è chiamato vicino”, “ad-vocatus” ( Gv
14,16; 692 Gv 14,26; Gv 15,26; Gv 16,7 ). “Paraclito” viene
abitualmente tradotto “Consolatore”, essendo Gesù il primo
consolatore [Cf 1Gv 2,1 ]. Il Signore stesso chiama lo Spirito Santo
“Spirito di verità” ( Gv 16,13 ).
693 Oltre
al suo nome proprio, che è il più usato negli Atti degli Apostoli e
nelle Lettere, in san Paolo troviamo gli appellativi: lo Spirito della
promessa, [Cf Gal 3,14; Ef 1,13 ] lo Spirito di adozione, [Cf Rm 8,15;
Gal 4,6 ] lo “Spirito di Cristo” ( Rm 8,9 ), “lo Spirito del
Signore” ( 2Cor 3,17 ), “lo Spirito di Dio” ( Rm 8,9; Rm 8,14; Rm
15,19; 1Cor 6,11; 693 1Cor 7,40 ), e in san Pietro, “lo Spirito della
gloria” ( 1Pt 4,14 ).
I simboli dello Spirito Santo
694 L
'acqua. Il simbolismo dell'acqua significa l'azione dello Spirito Santo
nel Battesimo, poiché dopo l'invocazione dello Spirito Santo, essa
diviene il segno sacramentale efficace della nuova nascita: come la
gestazione della nostra prima nascita si è operata nell'acqua, allo
stesso modo l'acqua battesimale significa realmente che la nostra
nascita alla vita divina ci è donata nello Spirito Santo. Ma
“battezzati in un solo Spirito”, noi “ci siamo” anche
“abbeverati a un solo Spirito” ( 1Cor 12,13 ): lo Spirito, dunque,
è anche personalmente l'acqua viva che scaturisce da Cristo crocifisso
come dalla sua sorgente [ Cf Gv 19,34; 1Gv 5,8 ] e che in noi zampilla
per
la Vita
eterna [Cf Gv 4,10-14; Gv 7,38; 694 Es 17,1-6; Is 55,1; Zc 14,8; 1Cor
10,4; Ap 21,6; 694 Ap 22,17 ].
695 L
'unzione. Il simbolismo dell'unzione con l'olio è talmente
significativa dello Spirito Santo da divenirne il sinonimo [Cf 1Gv 2,20;
1Gv 2,27; 2Cor 1,21 ]. Nell'iniziazione cristiana essa è il segno
sacramentale della Confermazione, chiamata giustamente nelle Chiese
d'Oriente “Crismazione”. Ma per coglierne tutta la forza, bisogna
tornare alla prima unzione compiuta dallo Spirito Santo: quella di Gesù.
Cristo [“Messia”, in ebraico] significa “Unto” dallo Spirito di
Dio. Nell'Antica Alleanza ci sono stati degli “unti” del Signore, [Cf
Es 30,22-32 ] primo fra tutti il re Davide [Cf 1Sam 16,13 ]. Ma Gesù è
l'Unto di Dio in una maniera unica: l'umanità che il Figlio assume è
totalmente “unta di Spirito Santo”. Gesù è costituito “Cristo”
dallo Spirito Santo [Cf Lc 4,18-19; Is 61,1 ].
La Vergine Maria
concepisce Cristo per opera dello Spirito Santo, il quale, attraverso
l'angelo, lo annunzia come Cristo fin dalla nascita [Cf Lc 2,11 ] e
spinge Simeone ad andare al Tempio per vedere il Cristo del Signore; [Cf
Lc 2,26-27 ] è lui che ricolma Cristo, [Cf Lc 4,1 ] è sua la forza che
esce da Cristo negli atti di guarigione e di risanamento [Cf Lc 6,19;
695 Lc 8,46 ]. E' lui, infine, che risuscita Cristo dai morti [Cf Rm
1,4; Rm 8,11 ]. Allora, costituito pienamente “Cristo” nella sua
Umanità vittoriosa della morte, [Cf At 2,36 ] Gesù effonde a
profusione lo Spirito Santo, finché “i santi” costituiranno, nella
loro unione all'Umanità del Figlio di Dio, l'“Uomo perfetto, nella
misura che conviene alla piena maturità di Cristo” ( Ef 4,13 ): “il
Cristo totale”, secondo l'espressione di sant'Agostino.
696 Il
fuoco. Mentre l'acqua significava la nascita e la fecondità della Vita
donata nello Spirito Santo, il fuoco simbolizza l'energia trasformante
degli atti dello Spirito Santo. Il profeta Elia, che “sorse simile al
fuoco” e la cui “parola bruciava come fiaccola” ( Sir 48,1 ), con
la sua preghiera attira il fuoco del cielo sul sacrificio del monte
Carmelo, [Cf 1Re 18,38-39 ] figura del fuoco dello Spirito Santo che
trasforma ciò che tocca. Giovanni Battista, che cammina innanzi al
Signore “con lo spirito e la forza di Elia” ( Lc 1,17 ) annunzia
Cristo come colui che “battezzerà in Spirito Santo e fuoco” ( Lc
3,16 ), quello Spirito di cui Gesù dirà: “Sono venuto a portare il
fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!” ( Lc 12,49 ).
E' sotto la forma di “lingue come di fuoco” che lo Spirito Santo si
posa sui discepoli il mattino di Pentecoste e li riempie di sé ( At
2,3-4 ). La tradizione spirituale riterrà il simbolismo del fuoco come
uno dei più espressivi dell'azione dello Spirito Santo [Cf San Giovanni
della Croce, Fiamma viva d'amore]. “Non spegnete lo Spirito” ( 1Ts
5,19 ).
697 La
nube e la luce. Questi due simboli sono inseparabili nelle
manifestazioni dello Spirito Santo. Fin dalle teofanie dell'Antico
Testamento,
la Nube
, ora oscura, ora luminosa, rivela il Dio vivente e salvatore, velando
la trascendenza della sua Gloria: con Mosè sul monte Sinai, [Cf Es
24,15-18 ] presso
la Tenda
del Convegno [Cf Es 33,9-10 ] e durante il cammino nel deserto; [Cf Es
40,36-38; 697 1Cor 10,1-2 ] con Salomone al momento della dedicazione
del Tempio [Cf 1Re 8,10-12 ]. Ora, queste figure sono portate a
compimento da Cristo nello Spirito Santo. E' questi che scende sulla
Vergine Maria e su di lei stende la “sua ombra”, affinché ella
concepi sca e dia alla luce Gesù [Cf Lc 1,35 ]. Sulla montagna della
Trasfigurazione è lui che viene nella nube che avvolge Gesù, Mosè e
Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni, e “dalla nube” esce una voce che
dice: “Questi è il mio Figlio, l'eletto; ascoltatelo” ( Lc 9,34-35
). Infine, è la stessa Nube che sottrae Gesù allo sguardo dei
discepoli il giorno dell'Ascensione [Cf At 1,9 ] e che lo rivelerà
Figlio dell'uomo nella sua gloria il giorno della sua venuta [Cf Lc
21,27 ].
698 Il
sigillo è un simbolo vicino a quello dell'Unzione. Infatti su Cristo
“Dio ha messo il suo sigillo” ( Gv 6,27 ), e in lui il Padre segna
anche noi con il suo sigillo [Cf 2Cor 1,22; Ef 1,13; 698 Ef 4,30 ].
Poiché indica l'effetto indelebile dell'Unzione dello Spirito Santo nei
sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell'Ordine, l'immagine
del sigillo [sphragis”] è stata utilizzata in certe tradizioni
teologiche per esprimere il “carattere” indelebile impresso da
questi tre sacramenti che non possono essere ripetuti.
699 La
mano. Imponendo le mani Gesù guarisce i malati [Cf Mc 6,5; Mc 8,23 ] e
benedice i bambini [Cf Mc 10,16 ]. Nel suo Nome, gli Apostoli compiranno
gli stessi gesti [Cf Mc 16,18; At 5,12; At 14,3 ]. Ancor di più, è
mediante l'imposizione delle mani da parte degli Apostoli che viene
donato lo Spirito Santo [Cf At 8,17-19; At 13,3; At 19,6 ].
La Lettera
agli Ebrei mette l'imposizione delle mani tra gli “articoli
fondamentali” del suo insegnamento [Cf Eb 6,2 ].
La Chiesa
ha conservato questo segno dell'effusione onnipotente dello Spirito
Santo nelle epiclesi sacramentali.
700 Il
dito. “Con il dito di Dio” Gesù scaccia “i demoni” ( Lc 11,20
). Se
la Legge
di Dio è stata scritta su tavole di pietra “dal dito di Dio” ( Es
31,18 ), “la lettera di Cristo”, affidata alle cure degli Apostoli,
è “scritta con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra,
ma sulle tavole di carne dei. . . cuori” ( 2Cor 3,3 ). L'inno “Veni,
Creator Spiritus” invoca lo Spirito Santo come “digitus paternae
dexterae dito della destra del Padre”.
701 La
colomba. Alla fine del diluvio (il cui simbolismo riguarda il
Battesimo), la colomba fatta uscire da Noè torna, portando nel becco un
freschissimo ramoscello d'ulivo, segno che la terra è di nuovo
abitabile [Cf Gen 8,8-12 ]. Quando Cristo risale dall'acqua del suo
battesimo, lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, scende su di lui e
in lui rimane [Cf Mt 3,16 par]. Lo Spirito scende e prende dimora nel
cuore purificato dei battezzati. In alcune chiese, la santa Riserva
eucaristica è conservata in una custodia metallica a forma di colomba
(il columbarium) appeso al di sopra dell'altare. Il simbolo della
colomba per indicare lo Spirito Santo è tradizionale nell'iconografia
cristiana.
III. Lo Spirito e
la Parola
di Dio
nel tempo
delle promesse
702 Dalle
origini fino alla “pienezza del tempo” ( Gal 4,4 ), la missione
congiunta del Verbo e dello Spirito del Padre rimane nascosta, ma è
all'opera. Lo Spirito di Dio va preparando il tempo del Messia, e l'uno
e l'altro, pur non essendo ancora pienamente rivelati, vi sono già
promessi, affinché siano attesi e accolti al momento della loro
manifestazione. Per questo, quando
la Chiesa
legge l'Antico Testamento, [Cf 2Cor 3,14 ] vi cerca [Cf Gv 5,39; Gv 5,46
] ciò che lo Spirito, “che ha parlato per mezzo dei profeti”, vuole
dirci di Cristo.
Con il
termine “profeti”, la fede della Chiesa intende in questo caso tutti
coloro che furono ispirati dallo Spirito Santo nel vivo annuncio e nella
redazione dei Libri Sacri, sia dell'Antico sia del Nuovo Testamento. La
tradizione giudaica distingue
la Legge
[i primi cinque libri o Pentateuco], i Profeti [corrispondenti ai nostri
libri detti storici e profetici] e gli Scritti [soprattutto sapienziali,
in particolare i Salmi] [Cf Lc 24,44 ].
Nella creazione
703
La Parola
di Dio e il suo Soffio sono all'origine dell'essere e della vita di ogni
creatura: [Cf Sal 33,6; Sal 104,30; Gen 1,2; Gen 2,7; Qo 3,20-21; 703 Ez
37,10 ]
E'
proprio dello Spirito Santo governare, santificare e animare la
creazione, perché egli è Dio consustanziale al Padre e al Figlio. . .
Egli ha potere sulla vita, perché, essendo Dio, custodisce la creazione
nel Padre per mezzo del Figlio [Liturgia bizantina, Tropario del mattino
delle domeniche del secondo modo].
704
“Quanto all'uomo, Dio l'ha plasmato con le sue proprie mani [cioè il
Figlio e lo Spirito Santo]. . . e sulla carne plasmata disegnò la sua
propria forma, in modo che anche ciò che era visibile portasse la forma
divina [Sant'Ireneo di Lione, Demonstratio apostolica, 11].
Lo Spirito della promessa
705
Sfigurato dal peccato e dalla morte, l'uomo rimane “a immagine di
Dio”, a immagine del Figlio, ma è privo “della Gloria di Dio” (
Rm 3,23 ), della “somiglianza”.
La Promessa
fatta ad Abramo inaugura l'Economia della salvezza, al termine della
quale il Figlio stesso assumerà “l'immagine” [Cf Gv 1,14; 705 Fil
2,7 ] e la restaurerà nella “somiglianza” con il Padre, ridonandole
la Gloria
, lo Spirito “che dà la vita”.
706
Contro ogni speranza umana, Dio promette ad Abramo una discendenza, come
frutto della fede e della potenza dello Spirito Santo [Cf Gen 18,1-15;
706 Lc 1,26-38; Lc 1,54-55; Gv 1,12-13; Rm 4,16-21 ]. In essa saranno
benedetti tutti i popoli della terra [Cf Gen 12,3 ]. Questa discendenza
sarà Cristo, [Cf Gal 3,16 ] nel quale l'effusione dello Spirito Santo
riunirà “insieme i figli di Dio che erano dispersi” ( Gv 11,52 ).
Impegnandosi con giuramento, [Cf Lc 1,73 ] Dio si impegna già al dono
del suo Figlio Prediletto [Cf Gen 22,17-19; Rm 8,32; 706 Gv 3,16 ] e al
dono “dello Spirito Santo che era stato promesso. . . in attesa della
completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato” ( Ef 1,13-14 )
[Cf Gal 3,14 ].
Nelle Teofanie e nella Legge
707 Le
Teofanie [manifestazioni di Dio] illuminano il cammino della Promessa,
dai Patriarchi a Mosè e da Giosuè fino alle visioni che inaugurano la
missione dei grandi profeti. La tradizione cristiana ha sempre
riconosciuto che in queste Teofanie si lasciava vedere e udire il Verbo
di Dio, ad un tempo rivelato e “adombrato” nella nube dello Spirito
Santo.
708
Questa pedagogia di Dio appare specialmente nel dono della Legge [Cf Es
19-20; Dt 1-5; Dt 6-11; 708 Dt 29-30 ], la quale è stata donata come un
“pedagogo” per condurre il Popolo a Cristo ( Gal 3,24 ). Tuttavia,
la sua impotenza a salvare l'uomo, privo della “somiglianza” divina,
e l'accresciuta conoscenza del peccato che da essa deriva [Cf Rm 3,20 ]
suscitano il desiderio dello Spirito Santo. I gemiti dei Salmi lo
testimoniano.
Nel Regno e nell'esilio
709
La Legge
, segno della Promessa e dell'Alleanza, avrebbe dovuto reggere il cuore
e le istituzioni del Popolo nato dalla fede di Abramo. “Se vorrete
ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, sarete per me un
regno di sacerdoti e una nazione santa” ( Es 19,5-6 ) [Cf 1Pt 2,9 ].
Ma, dopo Davide, Israele cede alla tentazione di divenire un regno come
le altre nazioni. Ora il Regno, oggetto della promessa fatta a Davide, [Cf
2Sam 7; Sal 89; Lc 1,32-33 ] sarà l'opera dello Spirito Santo e
apparterrà ai poveri secondo lo Spirito.
710 La
dimenticanza della Legge e l'infedeltà all'Alleanza conducono alla
morte: è l'esilio, apparente smentita delle promesse, di fatto
misteriosa fedeltà del Dio salvatore e inizio della restaurazione
promessa, ma secondo lo Spirito. Era necessario che il Popolo di Dio
subisse questa purificazione; [Cf Lc 24,26 ] l'esilio immette già
l'ombra della croce nel disegno di Dio, e il “resto” dei poveri che
ritorna dall'esilio è una delle figure più trasparenti della Chiesa.
L'attesa del Messia e del suo Spirito
711
“Ecco, faccio una cosa nuova” ( Is 43,19 ). Cominciano a delinearsi
due linee profetiche, fondate l'una sull'attesa del Messia, l'altra
sull'annunzio di uno Spirito nuovo; esse convergono sul piccolo
“resto”, il popolo dei poveri, [Cf Sof 2,3 ] che attende nella
speranza il “conforto d'Israele” e la “redenzione di
Gerusalemme” ( Lc 2,25; Lc 2,38 ).
Si è
visto precedentemente come Gesù compia le profezie che lo riguardano.
Qui ci si limita a quelle in cui è più evidente la relazione fra il
Messia e il suo Spirito.
712 I
tratti del volto del Messia atteso cominciano a emergere nel Libro
dell'Emmanuele [Cf Is 6-12; 712 “Quando Isaia vide
la Gloria
” di Cristo: Gv 12,41 ], in particolare in Is 11,1-2 :
Un
germoglio spunterà dal tronco di Jesse,
un
virgulto germoglierà dalle sue radici.
Su di lui
si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di
intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza
e di timore del Signore.
713 I
tratti del Messia sono rivelati soprattutto nei canti del Servo [ Is
42,1-9; cf Mt 12,18-21; 713 Gv 1,32-34, poi Is 49,1-6; cf Mt 3,17; Lc
2,32 , infine Is 50,4-10 e Is 52,13-53,12 ]. Questi canti annunziano il
significato della Passione di Gesù, e indicano così in quale modo egli
avrebbe effuso lo Spirito Santo per vivificare la moltitudine: non
dall'esterno, ma assumendo la nostra “condizione di servi” [Cf Fil
2,7 ]. Prendendo su di sé la nostra morte, può comunicarci il suo
Spirito di vita.
714 Per
questo Cristo inaugura l'annunzio della Buona Novella facendo suo questo
testo di Isaia ( Lc 4,18-19 ): [Cf Is 61,1-2 ]
Lo
Spirito del Signore Dio è su di me,
perché
il Signore mi ha consacrato con l'unzione;
mi ha
mandato a portare il lieto annunzio ai miseri,
a
fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a
proclamare la libertà degli schiavi,
la
scarcerazione dei prigionieri,
a
promulgare l'anno di misericordia del Signore.
715 I
testi profetici concernenti direttamente l'invio dello Spirito Santo
sono oracoli in cui Dio parla al cuore del suo Popolo nel linguaggio
della Promessa, con gli accenti dell'amore e della fedeltà [Cf Ez
11,19; Ez 36,25-28; Ez 37,1-14; 715 Ger 31,31-34; e Gl 3,1-5, di cui san
Pietro proclamerà il compimento il mattino di Pentecoste: cf At 2,17-21
]. Secondo queste promesse, negli “ultimi tempi”, lo Spirito del
Signore rinnoverà il cuore degli uomini scrivendo in essi una Legge
nuova; radunerà e riconcilierà i popoli dispersi e divisi; trasformerà
la primitiva creazione e Dio vi abiterà con gli uomini nella pace.
716 Il
popolo dei “poveri”, [Cf Sof 2,3; Sal 22,27; 716 Sal 34,3; Is 49,13;
Is 61,1; ecc] gli umili e i miti, totalmente abbandonati ai disegni
misteriosi del loro Dio, coloro che attendono la giustizia, non degli
uomini ma del Messia, è alla fine la grande opera della missione
nascosta dello Spirito Santo durante il tempo delle promesse per
preparare la venuta di Cristo. E' il loro cuore, purificato e illuminato
dallo Spirito, che si esprime nei Salmi. In questi poveri, lo Spirito
prepara al Signore “un popolo ben disposto” ( Lc 1,17 ).
IV. Lo Spirito di Cristo nella pienezza del tempo
Giovanni, Precursore, Profeta e Battista
717
“Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni” ( Gv 1,6
). Giovanni è “pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre” (
Lc 1,15; Lc 1,41 ) per opera dello stesso Cristo che
la Vergine Maria
aveva da poco concepito per opera dello Spirito Santo. La
“visitazione” di Maria ad Elisabetta diventa così visita di Dio al
suo popolo [Cf Lc 1,68 ].
718
Giovanni è “quell'Elia che deve venire” ( Mt 17,10-13 ); il fuoco
dello Spirito abita in lui e lo fa “correre avanti” [come
“precursore”] al Signore che viene. In Giovanni il Precursore, lo
Spirito Santo termina di “preparare al Signore un popolo ben
disposto” ( Lc 1,17 ).
719
Giovanni è “più che un profeta” ( Lc 7,26 ). In lui lo Spirito
Santo termina di “parlare per mezzo dei profeti”. Giovanni chiude il
ciclo dei profeti inaugurato da Elia [ Mt 11,13-14 ]. Egli annunzia che
la Consolazione
di Israele è prossima; è la “voce” del Consolatore che viene ( Gv
1,23 ) [Cf Is 40,1-3 ]. Come farà lo Spirito di verità, egli viene
“come testimone per rendere testimonianza alla Luce” ( Gv 1,7 ) [Cf
Gv 15,26; Gv 5,33 ]. In Giovanni, lo Spirito compie così le indagini
dei profeti e il desiderio degli angeli: [Cf 1Pt 1,10-12 ] “L'uomo sul
quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in
Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il
Figlio di Dio. . . Ecco l'Agnello di Dio” ( Gv 1,33-36 ).
720
Infine, con Giovanni Battista lo Spirito Santo inaugura, prefigurandolo,
ciò che realizzerà con Cristo e in Cristo: ridonare all'uomo “la
somiglianza” divina. Il battesimo di Giovanni era per la conversione,
quello nell'acqua e nello Spirito sarà una nuova nascita [Cf Gv 3,5 ].
“Gioisci, piena di grazia”
721
Maria, la tutta Santa Madre di Dio, sempre Vergine, è il capolavoro
della missione del Figlio e dello Spirito nella pienezza del tempo. Per
la prima volta nel disegno della salvezza e perché il suo Spirito l'ha
preparata, il Padre trova
la Dimora
dove il suo Figlio e il suo Spirito possono abitare tra gli uomini. In
questo senso
la Tradizione
della Chiesa ha spesso letto riferendoli a Maria i più bei testi sulla
Sapienza: [Cf Pr 8,1-9,6 ; Sir 24 ] Maria è cantata e rappresentata
nella Liturgia come “Sede della Sapienza”. In lei cominciano a
manifestarsi le “meraviglie di Dio”, che lo Spirito compirà in
Cristo e nella Chiesa.
722 Lo
Spirito Santo ha preparato Maria con la sua grazia. Era conveniente che
fosse “piena di grazia”
la Madre
di Colui nel quale “abita corporalmente tutta la pienezza della
Divinità” ( Col 2,9 ). Per pura grazia ella è stata concepita senza
peccato come la creatura più umile e più capace di accogliere il Dono
ineffabile dell'Onnipotente. A giusto titolo l'angelo Gabriele la saluta
come la “Figlia di Sion”: “Gioisci” [Cf Sof 3,14; Zc 2,14 ]. E'
il rendimento di grazie di tutto il Popolo di Dio, e quindi della
Chiesa, che Maria eleva al Padre, nello Spirito, nel suo cantico, [Cf Lc
1,46-55 ] quando ella porta in sé il Figlio eterno.
723 In
Maria, lo Spirito Santo realizza il
disegno misericordioso del Padre. E' per opera dello Spirito che
la Vergine
concepisce e dà alla luce il Figlio di Dio. La sua verginità diventa
fecondità unica in virtù della potenza dello Spirito e della fede [Cf
Lc 1,26-38; Rm 4,18-21; Gal 4,26-28 ].
724 In
Maria, lo Spirito Santo manifesta il Figlio del Padre divenuto Figlio
della Vergine. Ella è il roveto ardente della Teofania definitiva:
ricolma di Spirito Santo, mostra il Verbo nell'umiltà della sua carne
ed è ai poveri [Cf Lc 1,15-19 ] e alle primizie dei popoli [Cf Mt 2,11
] che lo fa conoscere.
725
Infine, per mezzo di Maria, lo Spirito Santo comincia a mettere in
comunione con Cristo gli uomini, oggetto dell'amore misericordioso di
Dio [Cf Lc 2,14 ]. Gli umili sono sempre i primi a ricerverlo: i
pastori, i magi, Simeone e Anna, gli sposi di Cana e i primi discepoli.
726 Al
termine di questa missione dello Spirito, Maria diventa la “Donna”,
nuova Eva, “madre dei viventi”, Madre del “Cristo totale” [Cf Gv
19,25-27 ]. In quanto tale, ella è presente con i Dodici, “assidui e
concordi nella preghiera” ( At 1,14 ), all'alba degli “ultimi
tempi” che lo Spirito inaugura il mattino di Pentecoste manifestando
la Chiesa.
Gesù Cristo
727 Tutta
la missione del Figlio e dello Spirito Santo nella pienezza del tempo è
racchiusa nel fatto che il Figlio è l'Unto dello Spirito del Padre dal
momento dell'Incarnazione: Gesù è Cristo, il Messia.
Tutto il
secondo articolo del Simbolo della fede deve essere letto in questa
luce. L'intera opera di Cristo è missione congiunta del Figlio e dello
Spirito Santo. Qui si menzionerà soltanto ciò che concerne la promessa
dello Spirito Santo da parte di Gesù e il dono dello Spirito da parte
del Signore glorificato.
728 Gesù
rivela in pienezza lo Spirito Santo solo dopo che è stato egli stesso
glorificato con la sua Morte e Risurrezione. Tuttavia, lo lascia
gradualmente intravvedere anche nel suo insegnamento alle folle, quando
rivela che la sua carne sarà cibo per la vita del mondo [Cf Gv 6,27; Gv
6,51; Gv 6,62-63 ]. Inoltre lo lascia intuire a Nicodemo, [Cf Gv 3,5-8 ]
alla Samaritana [Cf Gv 4,10; Gv 4,14; Gv 4,23-24 ] e a coloro che
partecipano alla festa delle Capanne [Cf Gv 7,37-39 ]. Ai suoi discepoli
ne parla apertamente a proposito della preghiera [Cf Lc 11,13 ] e della
testimonianza che dovranno dare [Cf Mt 10,19-20 ].
729 Solo
quando giunge l'Ora in cui sarà glorificato, Gesù promette la venuta
dello Spirito Santo, poiché la sua Morte e la sua Risurrezione saranno
il compimento della Promessa fatta ai Padri: [Cf Gv 14,16-17; Gv 14,26;
Gv 15,26; Gv 16,7-15; 729 Gv 17,26 ] lo Spirito di verità, l'altro
Paraclito, sarà donato dal Padre per la preghiera di Gesù; sarà
mandato dal Padre nel nome di Gesù; Gesù lo invierà quando sarà
presso il Padre, perché è uscito dal Padre. Lo Spirito Santo verrà,
noi lo conosceremo, sarà con noi per sempre, dimorerà con noi; ci
insegnerà ogni cosa e ci ricorderà tutto ciò che Cristo ci ha detto e
gli renderà testimonianza; ci condurrà alla verità tutta intera e
glorificherà Cristo; convincerà il mondo quanto al peccato, alla
giustizia e al giudizio.
730
Infine viene l'Ora di Gesù: [Cf Gv 13,1; 730 Gv 17,1 ] Gesù consegna
il suo spirito nelle mani del Padre [Cf Lc 23,46; Gv 19,30 ] nel momento
in cui con la sua morte vince la morte, in modo che, “risuscitato dai
morti per mezzo della gloria del Padre” ( Rm 6,4 ), egli dona subito
lo Spirito Santo “alitando” sui suoi discepoli [Cf Gv 20,22 ]. A
partire da questa Ora, la missione di Cristo e dello Spirito diviene la
missione della Chiesa: “Come il Padre ha mandato me, anch'io mando
voi” ( Gv 20,21 ) [Cf Mt 28,19; Lc 24,47-48; At 1,8 ].
V. Lo Spirito e
la Chiesa
negli ultimi tempi
La Pentecoste
731 Il
giorno di Pentecoste (al termine delle sette settimane pasquali),
la Pasqua
di Cristo si compie nell'effusione dello Spirito Santo, che è
manifestato, donato e comunicato come Persona divina: dalla sua
pienezza, Cristo, Signore, effonde a profusione lo Spirito [Cf At
2,33-36 ].
732 In
questo giorno è pienamente rivelata
la Trinità Santa.
Da questo giorno, il Regno annunziato da Cristo è aperto a coloro che
credono in lui: nell'umiltà della carne e nella fede, essi partecipano
già alla comunione della Trinità Santa. Con la sua venuta, che non ha
fine, lo Spirito Santo introduce il mondo negli “ultimi tempi”, il
tempo della Chiesa, il Regno già ereditato, ma non ancora compiuto:
Abbiamo
visto la vera Luce, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo trovato
la vera fede: adoriamo
la Trinità
indivisibile, perché ci ha salvati [Liturgia bizantina, Tropario dei
Vespri di Pentecoste, ripreso nelle Liturgie eucaristiche dopo
la Comunione
].
Lo Spirito Santo - il Dono di Dio
733
“Dio è Amore” ( 1Gv 4,8; 1Gv 4,16 ) e l'Amore è il primo dono,
quello che contiene tutti gli altri. Questo amore, Dio l'ha “riversato
nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato”
( Rm 5,5 ).
734 Poiché
noi siamo morti, o, almeno, feriti per il peccato, il primo effetto del
dono dell'Amore è la remissione dei nostri peccati. E' “la comunione
dello Spirito Santo” ( 2Cor 13,13 ) che nella Chiesa ridona ai
battezzati la somiglianza divina perduta a causa del peccato.
735 Egli
dona allora la “caparra” o le “primizie” della nostra eredità;
[Cf Rm 8,23; 2Cor 1,21 ] la vita stessa della Trinità Santa che
consiste nell'amare come egli ci ha amati [Cf 1Gv 4,11-12 ]. Questo
amore [La carità di 1Cor 13 ] è il principio della vita nuova in
Cristo, resa possibile dal fatto che abbiamo “forza dallo Spirito
Santo” ( At 1,8 ).
736 E'
per questa potenza dello Spirito che i figli di Dio possono portare
frutto. Colui che ci ha innestati sulla vera Vite, farà sì che
portiamo “il frutto dello Spirito [che] è amore, gioia, pace,
pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (
Gal 5,22-23 ). “Lo Spirito è la nostra vita”: quanto più
rinunciamo a noi stessi, [Cf Mt 16,24-26 ] tanto più “camminiamo
secondo lo Spirito” ( Gal 5,25 ):
Con lo
Spirito Santo, che rende spirituali, c'è la riammissione al Paradiso,
il ritorno alla condizione di figlio, il coraggio di chiamare Dio Padre,
il diventare partecipe della grazia di Cristo, l'essere chiamato figlio
della luce, il condividere la gloria eterna [San Basilio di Cesarea,
Liber de Spiritu Sancto, 15, 36: PG 32, 132].
Lo Spirito Santo e
la Chiesa
737 La
missione di Cristo e dello Spirito Santo si compie nella Chiesa, Corpo
di Cristo e tempio dello Spirito Santo. Questa missione congiunta
associa ormai i seguaci di Cristo alla sua comunione con il Padre nello
Spirito Santo: lo Spirito prepara gli uomini, li previene con la sua
grazia per attirarli a Cristo. Manifesta loro il Signore risorto,
ricorda loro la sua parola, apre il loro spirito all'intelligenza della
sua Morte e Risurrezione. Rende loro presente il Mistero di Cristo,
soprattutto nell'Eucaristia, al fine di riconciliarli e di metterli in
comunione con Dio perché portino “molto frutto” ( Gv 15,5; Gv 15,8;
737 Gv 15,16 ).
738 In
questo modo la missione della Chiesa non si aggiunge a quella di Cristo
e dello Spirito Santo, ma ne è il sacramento: con tutto il suo essere e
in tutte le sue membra essa è inviata ad annunziare e testimoniare,
attualizzare e diffondere il mistero della comunione della Santa Trinità
(sarà questo l'argomento del prossimo articolo):
Noi tutti
che abbiamo ricevuto l'unico e medesimo spirito, cioè lo Spirito Santo,
siamo uniti tra di noi e con Dio. Infatti, sebbene, presi separatamente,
siamo in molti e in ciascuno di noi Cristo faccia abitare lo Spirito del
Padre e suo, tuttavia unico e indivisibile è lo Spirito. Egli riunisce
nell'unità spiriti che tra loro sono distinti. . . e fa di tutti in se
stesso un'unica e medesima cosa. Come la potenza della santa umanità di
Cristo rende concorporei coloro nei quali si trova, allo stesso modo
l'unico e indivisibile Spirito di Dio che abita in tutti, conduce tutti
all'unità spirituale [San Cirillo di Alessandria, Commentarius in
Joannem, 12: PG 74, 560-561].
739 Poiché
lo Spirito Santo è l'Unzione di Cristo, è Cristo, Capo del Corpo, a
diffonderlo nelle sue membra per nutrirle, guarirle, organizzarle nelle
loro mutue funzioni, vivificarle, inviarle per la testimonianza,
associarle alla sua offerta al Padre e alla sua intercessione per il
mondo intero. E' per mezzo dei sacramenti della Chiesa che Cristo
comunica alle membra del suo Corpo il suo Spirito Santo e santificatore
(questo sarà l'argomento della seconda parte del Catechismo).
740
Queste “meraviglie di Dio”, offerte ai credenti nei sacramenti della
Chiesa, portano i loro frutti nella vita nuova, in Cristo, secondo lo
Spirito (questo sarà l'argomento della terza parte del Catechismo).
741 “Lo
Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo
che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede per
noi, con gemiti inesprimibili” ( Rm 8,26 ). Lo Spirito Santo, artefice
delle opere di Dio, è il Maestro della preghiera (questo sarà
l'argomento della quarta parte del Catechismo).
In sintesi
742 “E
che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri
cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre” ( Gal 4,6 ).
743
Dall'inizio alla fine dei tempi, quando Dio invia suo Figlio, invia
sempre il suo Spirito: la loro missione è congiunta e inseparabile.
744 Nella
pienezza del tempo, lo Spirito Santo porta a compimento in Maria tutte
le preparazioni alla venuta di Cristo nel Popolo di Dio. Mediante
l'opera dello Spirito Santo in lei, il Padre dona al mondo l'Emmanuele,
“Dio-con-noi” ( Mt 1,23 ).
745 Il
Figlio di Dio è consacrato Cristo [Messia] attraverso l'Unzione dello
Spirito Santo nell'Incarnazione [Cf Sal 2,6-7 ].
746 Per
la sua morte e Risurrezione, Gesù è costituito “Signore e Cristo”
nella gloria ( At 2,36 ). Dalla sua pienezza, egli effonde lo Spirito
Santo sugli Apostoli e sulla Chiesa.
747 Lo
Spirito Santo, che Cristo, Capo, diffonde nelle sue membra, edifica,
anima e santifica
la Chiesa
, sacramento della comunione della Santis sima Trinità e degli uomini.
Articolo 9
“CREDO
LA SANTA CHIESA
CATTOLICA”
748
“Cristo è la luce delle genti, e questo sacro Concilio, adunato nello
Spirito Santo, ardentemente desidera che la luce di Cristo, riflessa sul
volto della Chiesa, illumini tutti gli uomini, annunziando il Vangelo a
ogni creatura”. Con queste parole si apre la “Costituzione dogmatica
sulla Chiesa” del Concilio Vaticano II. Con ciò il Concilio indica
che l'articolo di fede sulla Chiesa dipende interamente dagli articoli
concernenti Gesù Cristo.
La Chiesa
non ha altra luce che quella di Cristo. Secondo un'immagine cara ai
Padri della Chiesa, essa è simile alla luna, la cui luce è tutta
riflesso del sole.
749 L
'articolo sulla Chiesa dipende anche interamente da quello sullo Spirito
Santo, che lo precede. “In quello, infatti, lo Spirito Santo ci appare
come la fonte totale di ogni santità; in questo, il divino Spirito ci
appare come la sorgente della santità della Chiesa” [Catechismo
Romano, 1, 10, 1]. Secondo l'espressione dei Padri,
la Chiesa
è il luogo “dove fiorisce lo Spirito” [Sant'Ippolito di Roma,
Traditio apostolica, 35].
750
Credere che
la Chiesa
è “Santa” e “Cattolica” e che è “Una” e “Apostolica”
(come aggiunge il Simbolo di Nicea-Costantinopoli) è inseparabile dalla
fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Nel Simbolo degli Apostoli
professiamo di credere una Chiesa Santa (Credo. . . Ecclesiam”), e non
nella Chiesa, per non confondere Dio e le sue opere e per attribuire
chiaramente alla bontà di Dio tutti i doni che egli ha riversato nella
sua Chiesa [Cf Catechismo Romano, 1, 10, 22].
Paragrafo
1
LA CHIESA NEL
DISEGNO DI DIO
I. I nomi e le immagini della Chiesa
751 La
parola “Chiesa” [“ekklèsia”, dal greco “ek-kalein”-“chiamare
fuori”] significa “convocazione”. Designa assemblee del popolo, [Cf
At 19,39 ] generalmente di carattere religioso. E' il termine
frequentemente usato nell'Antico Testamento greco per indicare
l'assemblea del popolo eletto riunita davanti a Dio, soprattutto
l'assemblea del Sinai, dove Israele ricevette
la Legge
e fu costituito da Dio come suo popolo santo [Cf Es 19 ]. Definendosi
“Chiesa”, la prima comunità di coloro che credevano in Cristo si
riconosce erede di quell'assemblea. In essa, Dio “convoca” il suo
Popolo da tutti i confini della terra. Il termine “Kyriakè”, da cui
sono derivati “Church”, “Kirche”, significa “colei che
appartiene al Signore”.
752 Nel linguaggio cristiano, il termine “Chiesa”
designa l'assemblea liturgica, [Cf 1Cor 11,18; 1Cor 14,19; 1Cor 14,28;
1Cor 14,34; 1Cor 14,35 ] ma anche la comunità locale [Cf 1Cor 1,2; 1Cor
16,1 ] o tutta la comunità universale dei credenti [Cf 1Cor
15,9 Gal
1,13; Fil 3,6 ]. Di fatto questi tre significati sono inseparabili. La
“Chiesa” è il popolo che Dio raduna nel mondo intero. Essa esiste
nelle comunità locali e si realizza come assemblea liturgica,
soprattutto eucaristica. Essa vive della Parola e del Corpo di Cristo,
divenendo così essa stessa Corpo di Cristo.
I simboli della Chiesa
753 Nella
Sacra Scrittura troviamo moltissime immagini e figure tra loro connesse
mediante le quali
la Rivelazione
parla del mistero insondabile della Chiesa. Le immagini dell'Antico
Testamento sono variazioni di un'idea di fondo, quella del “Popolo di
Dio”. Nel Nuovo Testamento [Cf Ef 1,22; Col 1,18 ] tutte queste
immagini trovano un nuovo centro, per il fatto che Cristo diventa il
“Capo” di questo Popolo, [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9]
che è quindi il suo Corpo. Attorno a questo centro si sono raggruppate
immagini “desunte sia dalla vita pastorale o agricola, sia dalla
costruzione di edifici o anche dalla famiglia e dagli sponsali” [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9].
754
“Così
la Chiesa
è l' ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo [Cf Gv 10,1-10 ].
E' pure il gregge, di cui Dio stesso ha preannunziato che sarebbe il
pastore [Cf Is 40,11; Ez 34,11 ss] e le cui pecore, anche se governate
da pastori umani, sono però incessantemente condotte al pascolo e
nutrite dallo stesso Cristo, il Pastore buono e il Principe dei pastori,
[Cf Gv 10,11; 1Pt 5,4 ] il quale ha dato la sua vita per le pecore [Cf
Gv 10,11-15 ].
755
La Chiesa
è il podere o campo di Dio [Cf 1Cor 3,9 ]. In quel campo cresce
l'antico olivo, la cui santa radice sono stati i patriarchi e nel quale
è avvenuta e avverrà la riconciliazione dei Giudei e delle genti [Cf
Rm 11,13-26 ]. Essa è stata piantata dal celeste Agricoltore come vigna
scelta [Cf Mt 21,33-43 par.; Is 5,1 ss]. Cristo è la vera Vite, che dà
vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa
rimaniamo in lui e senza di lui nulla possiamo fare [Cf Gv 15,1-5 ].
756 Più
spesso ancora
la Chiesa
è detta l' edificio di Dio [Cf 1Cor 3,9 ]. Il Signore stesso si è
paragonato alla pietra che i costruttori hanno rigettata, ma che è
divenuta la pietra angolare [Cf Mt 21,42 par.; At 4,11; 1Pt 2,7; Sal
118,22 ]. Sopra quel fondamento
la Chiesa
è stata costruita dagli Apostoli [Cf 1Cor 3,11 ] e da esso riceve
stabilità e coesione. Questa costruzione viene chiamata in varie
maniere: casa di Dio, [Cf 1Tm 3,15 ] nella quale abita la sua famiglia ,
la dimora di Dio nello Spirito, [Cf Ef 2,19-22 ] "la dimora di Dio
con gli uomini" ( Ap 21,3 ), e soprattutto tempio santo,
rappresentato da santuari di pietra, che è lodato dai santi Padri e che
la Liturgia
giustamente paragona alla Città santa, la nuova Gerusalemme. In essa,
infatti, quali pietre viventi, veniamo a formare su questa terra un
tempio spirituale [Cf 1Pt 2,5 ]. E questa Città santa Giovanni la
contempla mentre nel finale rinnovamento del mondo essa scende dal
cielo, da presso Dio, "preparata come una sposa che si è ornata
per il suo sposo" ( Ap 21,1-2 ).
757
La Chiesa
che è chiamata "Gerusalemme che è in alto" e "madre
nostra" ( Gal 4,26 ), [Cf Ap 12,17 ] viene pure descritta come
l'immacolata sposa dell'Agnello immacolato, [Cf Ap 19,7; Ap 21,2; 757 Ap
19,9; Ap 22,17 ] sposa che Cristo "ha amato. . . e per la quale ha
dato se stesso, al fine di renderla santa" ( Ef 5,25-26 ), che si
è associata con patto indissolubile e che incessantemente "nutre
e. . . cura"( Ef 5,29 )” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 6].
II. Origine, fondazione e missione della Chiesa
758 Per
scrutare il mistero della Chiesa, è bene considerare innanzitutto la
sua origine nel disegno della Santissima Trinità e la sua progressiva
realizzazione nella storia.
Un disegno nato nel cuore del Padre
759
“L'eterno Padre, con liberissimo e arcano disegno di sapienza e di
bontà, ha creato l'universo, ha decretato di elevare gli uomini alla
partecipazione della sua vita divina”, alla quale chiama tutti gli
uomini nel suo Figlio: “I credenti in Cristo li ha voluti convocare
nella santa Chiesa”. Questa “famiglia di Dio” si costituisce e si
realizza gradualmente lungo le tappe della storia umana, secondo le
disposizioni del Padre:
la Chiesa
, infatti, “prefigurata sino dal principio del mondo, mirabilmente
preparata nella storia del popolo d'Israele e nell'Antica Alleanza, e
istituita "negli ultimi tempi", è stata manifestata
dall'effusione dello Spirito e avrà glorioso compimento alla fine dei
secoli” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 2].
La Chiesa
- prefigurata fin dall'origine del mondo
760 “Il
mondo fu creato in vista della Chiesa”, dicevano i cristiani dei primi
tempi [Cf Erma, Visiones pastoris, 2, 4, 1; cf Aristide, Apologia, 16,
6; San Giustino, Apolo- giae, 2, 7]. Dio ha creato il mondo in vista
della comunione alla sua vita divina, comunione che si realizza mediante
la “convocazione” degli uomini in Cristo, e questa
“convocazione” è
la Chiesa. La
Chiesa è il fine di tutte le cose [Cf Sant'Epifanio, Panarion seu
adversus LXXX haereses, 1, 1, 5: PG 41, 181C] e le stesse vicissitudini
dolorose, come la caduta degli Angeli e il peccato dell'uomo, furono
permesse da Dio solo in quanto occasione e mezzo per dispiegare tutta la
potenza del suo braccio, tutta l'immensità d'amore che voleva donare al
mondo:
Come la
volontà di Dio è un atto, e questo atto si chiama mondo, così la sua
intenzione è la salvezza dell'uomo, ed essa si chiama Chiesa [Clemente
d'Alessandria, Paedagogus, 1, 6].
La Chiesa
- preparata nell'Antica Alleanza
761 La
convocazione del Popolo di Dio ha inizio nel momento in cui il peccato
distrugge la comunione degli uomini con Dio e quella degli uomini tra di
loro. La convocazione della Chiesa è, per così dire, la reazione di
Dio di fronte al caos provocato dal peccato. Questa riunificazione si
realizza segretamente in seno a tutti i popoli: “Chi teme” Dio “e
pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto”
( At 10,35 ) [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 9; 13; 16].
762 La
preparazione remota della riunione del Popolo di Dio comincia con la
vocazione di Abramo, al quale Dio promette che diverrà padre di “un
grande popolo” ( Gen 12,2 ) [Cf Gen 15,5-6 ]. La preparazione
immediata comincia con l'elezione di Israele come Popolo di Dio [Cf Es
19,5-6; Dt 7,6 ]. Con la sua elezione, Israele deve essere il segno
della riunione futura di tutte le nazioni [Cf Is 2,2-5;
762 Mi
4,1-4 ]. Ma già i profeti accusano Israele di aver rotto l'Alleanza e
di essersi comportato come una prostituta [Cf Os 1; Is 1,2-4; Ger 2;
ecc]. Essi annunziano un'Alleanza Nuova ed Eterna [Cf Ger 31,31-34; Is
55,3 ]. “Cristo istituì questo Nuovo Patto” [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 9].
La Chiesa
- istituita da Gesù Cristo
763 E'
compito del Figlio realizzare, nella pienezza dei tempi, il piano di
salvezza del Padre; è questo il motivo della sua “missione” [Cf
ibid., 3; Id. , Ad gentes, 3]. “Il Signore Gesù diede inizio alla sua
Chiesa predicando
la Buona Novella
, cioè la venuta del Regno di Dio da secoli promesso nelle Scritture”
[Conc. Ecum. Vat. II., Lumen gentium, 5]. Per compiere la volontà del
Padre, Cristo inaugurò il Regno dei cieli sulla terra.
La Chiesa
è “il Regno di Cristo già presente in mistero” [Conc. Ecum. Vat.
II., Lumen gentium, 5].
764
“Questo Regno si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle
opere e nella presenza di Cristo” [Conc. Ecum. Vat. II., Lumen gentium,
5]. Accogliere la parola di Gesù significa accogliere “il Regno
stesso di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II., Lumen gentium, 5]. Il germe e
l'inizio del Regno sono il “piccolo gregge” ( Lc 12,32 ) di coloro
che Gesù è venuto a convocare attorno a sé e di cui egli stesso è il
pastore [Cf Mt 10,16; Mt 26,31; Gv 10,1-21 ]. Essi costituiscono la vera
famiglia di Gesù [Cf Mt 12,49 ]. A coloro che ha così radunati attorno
a sé, ha insegnato un modo nuovo di comportarsi, ma anche una preghiera
loro propria [Cf Mt 5-6 ].
765 Il
Signore Gesù ha dotato la sua comunità di una struttura che rimarrà
fino al pieno compimento del Regno. Innanzitutto vi è la scelta dei
Dodici con Pietro come loro capo [Cf Mc 3,14-15 ]. Rappresentando le
dodici tribù d'Israele, [Cf Mt 19,28; Lc 22,30 ] essi sono i basamenti
della nuova Gerusalemme [Cf Ap 21,12-14 ]. I Dodici[Cf Mc 6,7 ] e gli
altri discepoli [Cf Lc 10,1-2 ] partecipano alla missione di Cristo, al
suo potere, ma anche alla sua sorte [Cf Mt 10,25; Gv 15,20 ]. Attraverso
tutte queste azioni Cristo prepara ed edifica la sua Chiesa.
766 Ma
la Chiesa
è nata principalmente dal dono totale di Cristo per la nostra salvezza,
anticipato nell'istituzione dell'Eucaristia e realizzato sulla croce.
L'inizio e la crescita della Chiesa “sono simboleggiati dal sangue e
dall'acqua che uscirono dal costato aperto di Gesù crocifisso” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 3]. “Infatti dal costato di Cristo
dormiente sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta
la Chiesa
” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 5]. Come Eva è stata
formata dal costato di Adamo addormentato, così
la Chiesa
è nata dal cuore trafitto di Cristo morto sulla croce [Cf Sant'Ambrogio,
Expositio Evangelii secundum Lucam, 2, 85-89: PL 15, 1583-1586].
La Chiesa
- manifestata dallo Spirito Santo
767
“Compiuta l'opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra,
il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare
continuamente
la Chiesa
” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 4]. Allora “
la Chiesa
fu manifestata pubblicamente alla moltitudine” ed “ebbe inizio
attraverso la predicazione la diffusione del Vangelo” [Conc. Ecum.
Vat. II, Ad gentes, 4]. Essendo “convocazione” di tutti gli uomini
alla salvezza,
la Chiesa
è missionaria per sua natura, inviata da Cristo a tutti i popoli, per
farli discepoli [Cf Mt 28,19-20; Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 2;
5-6].
768 Perché
la Chiesa
possa realizzare la sua missione, lo Spirito Santo “la provvede di
diversi doni gerarchici e carismatici, con i quali la dirige” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 4]. “
La Chiesa
perciò, fornita dei doni del suo fondatore e osservando fedelmente i
suoi precetti di carità, di umiltà e di abnegazione, riceve la
missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il Regno di Cristo
e di Dio, e di questo Regno costituisce in terra il germe e l'inizio”
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 4].
La Chiesa
- pienamente compiuta nella gloria
769 “
La Chiesa.
. . non avrà il suo compimento se non nella gloria del cielo”, [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48] al momento del ritorno glorioso di
Cristo. Fino a quel giorno, “
la Chiesa
prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le
consolazioni di Dio” [Sant'Agostino, De civitate Dei, 18, 51; cf Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8]. Quaggiù si sente in esilio, lontana
dal Signore; [Cf 2Cor 5,6; Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 6]
“anela al Regno perfetto e con tutte le sue forze spera e brama di
unirsi al suo Re nella gloria” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium,
5]. Il compimento della Chiesa - e per suo mezzo del mondo - nella
gloria non avverrà se non attraverso molte prove. Allora soltanto,
“tutti i giusti, a partire da Adamo, "dal giusto Abele fino
all'ultimo eletto", saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa
universale” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 5].
III. Il mistero della Chiesa
770
La Chiesa
è nella storia, ma nello stesso tempo la trascende. E' unicamente
“con gli occhi della fede” [Catechismo Romano, 1, 10, 20] che si può
scorgere nella sua realtà visibile una realtà contemporaneamente
spirituale, portatrice di vita divina.
La Chiesa
- insieme visibile e spirituale
771
“Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra la sua Chiesa
santa, comunità di fede, di speranza e di carità, come un organismo
visibile; incessantemente la sostenta e per essa diffonde su tutti la
verità e la grazia”.
La Chiesa
è ad un tempo:
- “la
società costituita di organi gerarchici e il Corpo mistico di Cristo;
-
l'assemblea visibile e la comunità spirituale;
-
la Chiesa
della terra e
la Chiesa
ormai in possesso dei beni celesti”.
Queste
dimensioni “formano una sola complessa realtà risultante di un
elemento umano e di un elemento divino” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 8].
La Chiesa
ha la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina,
visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione e dedita
alla contemplazione, presente nel mondo e, tuttavia, pellegrina; tutto
questo in modo che quanto in lei è umano sia ordinato e subordinato al
divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione, la
realtà presente alla città futura verso la quale siamo incamminati [Conc.
Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 2].
O umiltà!
O sublimità! Tabernacolo di Cedar, santuario di Dio; abitazione
terrena, celeste reggia; dimora di fango, sala regale; corpo di morte,
tempio di luce; infine, rifiuto per i superbi, ma sposa di Cristo! Bruna
sei, ma bella, o figlia di Gerusalemme: se anche la fatica e il dolore
del lungo esilio ti sfigura, ti adorna tuttavia la bellezza celeste [San
Bernardo di Chiaravalle, In Canticum sermones, 27, 14: PL 183, 920D].
La Chiesa
- mistero dell'unione degli uomini con Dio
772 E'
nella Chiesa che Cristo compie e rivela il suo proprio Mistero come il
fine del disegno di Dio: “ricapitolare in Cristo tutte le cose” ( Ef
1,10 ). San Paolo chiama “mistero grande” ( Ef 5,32 ) l'unione
sponsale di Cristo con
la Chiesa. Poiché
essa è unita a Cristo come al suo Sposo, [Cf Ef 5,25-27 ]
la Chiesa
diventa essa stessa a sua volta Mistero [Cf Ef 3,9-11 ]. Contemplando in
essa il Mistero, san Paolo scrive: “Cristo in voi, speranza della
gloria” ( Col 1,27 ).
773 Nella
Chiesa tale comunione degli uomini con Dio mediante la carità che
“non avrà mai fine” ( 1Cor 13,8 ) è lo scopo cui tende tutto ciò
che in essa è mezzo sacramentale, legato a questo mondo destinato a
passare [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48]. “La sua struttura
è completamente ordinata alla santità delle membra di Cristo. E la
santità si misura secondo il "grande Mistero", nel quale
la Sposa
risponde col dono dell'amore al dono dello Sposo” [Giovanni Paolo II,
Lett. ap. Mulieris dignitatem, 27]. Maria precede tutti noi “sulla via
verso la santità” che è il mistero della Chiesa come “
la Sposa
senza macchia né ruga” ( Ef 5,27 ). Per questo motivo “la
dimensione mariana della Chiesa precede la sua dimensione petrina”
[Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, 27].
La Chiesa
- sacramento universale di salvezza
774 La
parola greca “ mysterion ” è stata tradotta in latino con due
termini: “ mysterium ” e “ sacramentum ”. Nell'interpretazione
ulteriore, il termine “sacramentum” esprime più precisamente il
segno visibile della realtà nascosta della salvezza, indicata dal
termine “mysterium”. In questo senso, Cristo stesso è il Mistero
della salvezza: “Non est enim aliud Dei mysterium, nisi Christus - Non
v'è altro Mistero di Dio, se non Cristo” [Sant'Agostino, Epistulae,
187, 11, 34: PL 33, 845]. L'opera salvifica della sua umanità santa e
santificante è il sacramento della salvezza che si manifesta e agisce
nei sacramenti della Chiesa (che le Chiese d'Oriente chiamano anche “i
santi Misteri”). I sette sacramenti sono i segni e gli strumenti
mediante i quali lo Spirito Santo diffonde la grazia di Cristo, che è
il Capo, nella Chiesa, che è il suo Corpo.
La Chiesa
, dunque, contiene e comunica la grazia invisibile che essa significa.
E' in questo senso analogico che viene chiamata “sacramento”.
775 “
La Chiesa
è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione
con Dio e dell'unità di tutto il genere umano” [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 1]. Essere il sacramento dell' intima unione degli uomini
con Dio: ecco il primo fine della Chiesa. Poiché la comunione tra gli
uomini si radica nell'unione con Dio,
la Chiesa
è anche il sacramento dell' unità del genere umano. In essa, tale unità
è già iniziata poiché essa raduna uomini “di ogni nazione, razza,
popolo e lingua” ( Ap 7,9 ); nello stesso tempo,
la Chiesa
è “segno e strumento” della piena realizzazione di questa unità
che deve ancora compiersi.
776 In
quanto sacramento,
la Chiesa
è strumento di Cristo. Nelle sue mani essa è lo “strumento della
Redenzione di tutti”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 1] “il
sacramento universale della salvezza”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 1] attraverso il quale Cristo “svela e insieme realizza il
mistero dell'amore di Dio verso l'uomo” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium
et spes, 45]. Essa “è il progetto visibile dell'amore di Dio per
l'umanità”, [Paolo VI, discorso del 22 giugno 1973] progetto che
vuole “la costituzione di tutto il genere umano nell'unico Popolo di
Dio, la sua riunione nell'unico Corpo di Cristo, la sua edificazione
nell'unico tempio dello Spirito Santo” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes,
7; cf Id., Lumen gentium, 17].
In sintesi
777 La
parola “Chiesa” significa “convocazione”. Designa l'assemblea di
coloro che
la Parola
di Dio convoca per formare il Popolo di Dio e che, nutriti dal Corpo di
Cristo, diventano essi stessi Corpo di Cristo.
778
La Chiesa
è ad un tempo via e fine del disegno di Dio: prefigurata nella
creazione, preparata nell'Antica Alleanza, fondata dalle parole e dalle
azioni di Gesù Cristo, realizzata mediante la sua croce redentrice e la
sua Risurrezione, essa è manifestata come mistero di salvezza con
l'effusione dello Spirito Santo. Avrà il suo compimento nella gloria
del cielo come assemblea di tutti i redenti della terra [Cf Ap 14,4 ].
779
La Chiesa
è ad un tempo visibile e spirituale, società gerarchica e Corpo
Mistico di Cristo. E' “una”, formata di un elemento umano e di un
elemento divino. Questo è il suo mistero, che solo la fede può
accogliere.
780
La Chiesa
è in questo mondo il sacramento della salvezza, il segno e lo strumento
della comunione di Dio e degli uomini.
Paragrafo 2
LA CHIESA
- POPOLO DI DIO,
CORPO DI
CRISTO, TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO
I.
La Chiesa
- Popolo di Dio
781 “In
ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera
la sua giustizia. Tuttavia piacque a Dio di santificare e salvare gli
uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle
costituire di loro un Popolo, che lo riconoscesse nella verità e
santamente lo servisse. Si scelse quindi per sé il popolo israelita,
stabilì con lui un'alleanza e lo formò progressivamente. . . Tutto
questo però avvenne in preparazione e in figura di quella Nuova e
perfetta Alleanza che doveva concludersi in Cristo. . . cioè
la Nuova Alleanza
nel suo sangue, chiamando gente dai Giudei e dalle nazioni, perché si
fondesse in unità non secondo la carne, ma nello Spirito” [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 9].
Le caratteristiche del Popolo di Dio
782 Il
Popolo di Dio presenta caratteristiche che lo distinguono nettamente da
tutti i raggruppamenti religiosi, etnici, politici o culturali della
storia:
- E' il
Popolo di Dio: Dio non appartiene in proprio ad alcun popolo. Ma egli da
coloro che un tempo erano non-popolo ha acquistato un popolo: “la
stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa” ( 1Pt 2,9 ).
- Si
diviene membri di questo Popolo non per la nascita fisica, ma per la
“nascita dall'alto”, “dall'acqua e dallo Spirito” ( Gv 3,3-5 ),
cioè mediante la fede in Cristo e il Battesimo.
- Questo
Popolo ha per Capo [Testa] Gesù Cristo [Unto, Messia]: poiché la
medesima Unzione, lo Spirito Santo, scorre dal Capo al Corpo, esso è
“il Popolo messianico”.
-
“Questo Popolo ha per condizione la dignità e la libertà dei figli
di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come nel suo
tempio”.
- “Ha
per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha
amati” [Cf Gv 13,34 ]. E' la legge “nuova” dello Spirito Santo [Cf
Rm 8,2;
782 Gal
5,25 ].
- Ha per
missione di essere il sale della terra e la luce del mondo [Cf Mt
5,13-16 ]. “Costituisce per tutta l'umanità un germe validissimo di
unità, di speranza e di salvezza”.
- “E,
da ultimo, ha per fine il Regno di Dio, incominciato in terra dallo
stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine
dei secoli sia da lui portato a compimento” [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 9].
Un popolo sacerdotale, profetico e regale
783 Gesù
Cristo è colui che il Padre ha unto con lo Spirito Santo e ha
costituito “Sacerdote, Profeta e Re”. L'intero Popolo di Dio
partecipa a queste tre funzioni di Cristo e porta le responsabilità di
missione e di servizio che ne derivano [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc.
Redemptor hominis, 18-21].
784
Entrando nel Popolo di Dio mediante la fede e il Battesimo, si è resi
partecipi della vocazione unica di questo Popolo, la vocazione
sacerdotale : “Cristo Signore, pontefice assunto di mezzo agli uomini,
fece del nuovo popolo "un regno e dei sacerdoti per Dio, suo
Padre". Infatti, per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito
Santo i battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e
un sacerdozio santo” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 10].
785 “Il
Popolo santo di Dio partecipa pure alla funzione profetica di Cristo”.
Ciò soprattutto per il senso soprannaturale della fede che è di tutto
il Popolo, laici e gerarchia, quando “aderisce indefettibilmente alla
fede una volta per tutte trasmessa ai santi” [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 10] e ne approfondisce la comprensione e diventa
testimone di Cristo in mezzo a questo mondo.
786 Il
Popolo di Dio partecipa infine alla funzione regale di Cristo. Cristo
esercita la sua regalità attirando a sé tutti gli uomini mediante la
sua Morte e la sua Risurrezione [Cf Gv 12,32 ]. Cristo, Re e Signore
dell'universo, si è fatto il servo di tutti, non essendo “venuto per
essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per
molti” ( Mt 20,28 ). Per il cristiano “regnare” è “servire”
Cristo, [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 36] soprattutto “nei
poveri e nei sofferenti”, nei quali
la Chiesa
riconosce “l'immagine del suo Fondatore, povero e sofferente” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8]. Il Popolo di Dio realizza la sua
“dignità regale” vivendo conformemente a questa vocazione di
servire con Cristo.
Tutti quelli che sono rinati in Cristo conseguono
dignità regale per il segno della croce. Con l'unzione dello Spirito
Santo sono consacrati sacerdoti. Non c'è quindi solo quel servizio
specifico proprio del nostro ministero, perché tutti i cristiani,
rivestiti di un carisma spirituale e usando della loro ragione, si
riconoscono membra di questa stirpe regale e partecipi della funzione
sacerdotale. Non è forse funzione regale il fatto che un'anima governi
il suo corpo in sottomissione a Dio? Non è forse funzione sacerdotale
consacrare al Signore una coscienza pura e offrirgli sull'altare del
proprio cuore i sacrifici immacolati del nostro culto? [San Leone Magno,
Sermones, 4, 1: PL 54, 149].
II.
La Chiesa
- Corpo di Cristo
La Chiesa
è comunione con Gesù
787 Fin
dall'inizio Gesù ha associato i suoi discepoli alla sua vita; [Cf Mc
1,16-20; Mc 3,13-19 ] ha loro rivelato il Mistero del Regno; [Cf Mt
13,10-17 ] li ha resi partecipi della sua missione, della sua gioia [Cf
Lc 10,17-20 ] e delle sue sofferenze [Cf Lc 22,28-30 ]. Gesù parla di
una comunione ancora più intima tra sé e coloro che lo seguiranno:
“Rimanete in me e io in voi. . . Io sono la vite, voi i tralci” ( Gv
15,4-5 ). Annunzia inoltre una comunione misteriosa e reale tra il suo
proprio Corpo e il nostro: “Chi mangia la mia carne e beve il mio
sangue dimora in me e io in lui” ( Gv 6,56 ).
788
Quando la sua presenza visibile è stata tolta ai discepoli, Gesù non
li ha lasciati orfani [Cf Gv 14,18 ]. Ha promesso di restare con loro
sino alla fine dei tempi, [Cf Mt 28,20 ] ha mandato loro il suo Spirito
[Cf Gv 20,22; At 2,23 ]. In un certo senso, la comunione con Gesù è
diventata più intensa: “Comunicando infatti il suo Spirito,
costituisce misticamente come suo Corpo i suoi fratelli, chiamati da
tutte le genti” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7].
789 Il
paragone della Chiesa con il corpo illumina l'intimo legame tra
la Chiesa
e Cristo. Essa non è soltanto radunata attorno a lui; è unificata in
lui, nel suo Corpo. Tre aspetti della Chiesa-Corpo di Cristo vanno
sottolineati in modo particolare: l'unità di tutte le membra tra di
loro in forza della loro unione a Cristo; Cristo Capo del Corpo;
la Chiesa
, Sposa di Cristo.
“Un solo corpo”
790 I
credenti che rispondono alla Parola di Dio e diventano membra del Corpo
di Cristo, vengono strettamente uniti a Cristo: “in quel Corpo la vita
di Cristo si diffonde nei credenti che attraverso i sacramenti vengono
uniti in modo arcano ma reale a Cristo che ha sofferto ed è stato
glorificato” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7]. Ciò è
particolarmente vero del Battesimo, in virtù del quale siamo uniti alla
Morte e alla Risurrezione di Cristo, [Cf Rm 6,4-5; 1Cor 12,13 ] e
dell'Eucaristia, mediante la quale “partecipando realmente al Corpo
del Signore” “siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7].
791 L
'unità del corpo non elimina la diversità delle membra:
“Nell'edificazione del Corpo di Cristo vige la diversità delle membra
e delle funzioni. Uno è lo Spirito, il quale per l'utilità della
Chiesa distribuisce i suoi vari doni con magnificenza proporzionata alla
sua ricchezza e alle necessità dei servizi”. L'unità del Corpo
mistico genera e stimola tra i fedeli la carità: “E quindi se un
membro soffre, soffrono con esso tutte le altre membra; se un membro è
onorato, ne gioiscono con esso tutte le altre membra” [ Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 7]. Infine, l'unità del Corpo mistico vince
tutte le divisioni umane: “Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi
siete rivestiti di Cristo. Non c'è più né giudeo né greco; non c'è
più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi
siete uno in Cristo Gesù” ( Gal 3,27-28 ).
“Capo di questo Corpo è Cristo”
792
Cristo “è il Capo del Corpo, cioè della Chiesa” ( Col 1,18 ). E'
il Principio della creazione e della redenzione. Elevato alla gloria del
Padre, ha “il primato su tutte le cose” ( Col 1,18 ), principalmente
sulla Chiesa, per mezzo della quale estende il suo regno su tutte le
cose.
793 Egli
ci unisce alla sua Pasqua. Tutte le membra devono sforzarsi di
conformarsi a lui finché in esse “non sia formato Cristo” ( Gal
4,19 ). “Per ciò siamo assunti ai misteri della sua vita. . . Come il
corpo al Capo veniamo associati alle sue sofferenze e soffriamo con lui
per essere con lui glorificati” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium,
7].
794 Egli
provvede alla nostra crescita [Cf Col 2,19 ]. Per farci crescere verso
di lui, nostro Capo, [Cf Ef 4,11-16 ] Cristo dispone nel suo Corpo,
la Chiesa
, i doni e i ministeri attraverso i quali noi ci aiutiamo reciprocamente
lungo il cammino della salvezza.
795
Cristo e
la Chiesa
formano, dunque, il “Cristo totale” [Christus totus”].
La Chiesa
è una con Cristo. I santi hanno una coscienza vivissima di tale unità:
Rallegriamoci, rendiamo grazie a Dio, non soltanto
perché ci ha fatti diventare cristiani, ma perché ci ha fatto
diventare Cristo stesso. Vi rendete conto, fratelli, di quale grazia ci
ha fatto Dio, donandoci Cristo come Capo? Esultate, gioite, siamo
divenuti Cristo. Se egli è il Capo, noi siamo le membra: siamo un uomo
completo, egli e noi. . . Pienezza di Cristo: il Capo e le membra. Qual
è
la Testa
, e quali sono le membra? Cristo e
la Chiesa
[Sant'Agostino, In Evangelium Johannis tractatus, 21, 8].
Redemptor noster unam se personam cum sancta Ecclesia,
quam assumpsit, exhibuit - Il nostro Redentore presentò se stesso come
unica persona unita alla santa Chiesa, da lui assunta [San Gregorio
Magno, Moralia in Job, praef. , 1, 6, 4: PL 75, 525A].
Caput et membra, quasi una persona mystica - Capo e
membra sono, per così dire, una sola persona mistica [San Tommaso d'Aquino,
Summa theologiae, III, 48, 2, ad 1].
Una parola di Santa Giovanna d'Arco ai suoi giudici
riassume la fede dei santi Dottori ed esprime il giusto sentire del
credente: “A mio avviso, Gesù Cristo e
la Chiesa
sono un tutt'uno, e non bisogna sollevare difficoltà” [Santa Giovanna
d'Arco, in Actes du procès].
La Chiesa
è
la Sposa
di Cristo
796 L
'unità di Cristo e della Chiesa, Capo e membra del Corpo, implica anche
la distinzione dei due in una relazione personale. Questo aspetto spesso
viene espresso con l'immagine dello Sposo e della Sposa. Il tema di
Cristo Sposo della Chiesa è stato preparato dai profeti e annunziato da
Giovanni Battista [Cf Gv 3,29 ]. Il Signore stesso si è definito come
lo “Sposo” ( Mc 2,19 ) [Cf Mt 22,1-14; Mt 25,1-13 ]. L'Apostolo
presenta
la Chiesa
e ogni fedele, membro del suo Corpo, come una Sposa “fidanzata” a
Cristo Signore, per formare con lui un solo Spirito [Cf 1Cor 6,15-17;
2Cor 11,2 ]. Essa è
la Sposa
senza macchia dell' Agnello immacolato; [Cf Ap 22,17; 796 Ef 1,4; Ef
5,27 ] che Cristo ha amato” e per la quale “ha dato se stesso. . .,
per renderla santa” ( Ef 5,25-26 ), che ha unito a sé con una
Alleanza eterna e di cui non cessa di prendersi cura come del suo
proprio Corpo [Cf Ef 5,29 ].
Ecco il Cristo totale, capo e corpo, uno solo formato
da molti. . . Sia il capo a parlare, o siano le membra, è sempre Cristo
che parla: parla nella persona del capo [ex persona capitis”], parla
nella persona del corpo [ex persona corporis”]. Che cosa, infatti, sta
scritto? “Saranno due in una carne sola. Questo mistero è grande; lo
dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa” ( Ef 5,31-32 ). E Cristo
stesso nel Vangelo: “Non sono più due, ma una carne sola” ( Mt 19,6
). Difatti, come ben sapete, queste persone sono sì due, ma poi
diventano una sola nell'unione sponsale... Dice di essere “sposo” in
quanto capo, e “sposa” in quanto corpo [Sant'Agostino, Enarratio in
in Psalmos, 74, 4].
III.
La Chiesa
- Tempio dello Spirito Santo
797
“Quod est spiritus noster, id est anima nostra, ad membra nostra, hoc
est Spiritus Sanctus ad membra Christi, ad corpus Christi, quod est
Ecclesia - Quello che il nostro spirito, ossia la nostra anima, è per
le nostre membra, lo stesso è lo Spirito Santo per le membra di Cristo,
per il Corpo di Cristo, che è
la Chiesa
” [Sant'Agostino, Sermones, 267, 4: PL 38, 1231D]. “Bisogna
attribuire allo Spirito di Cristo, come ad un principio nascosto, il
fatto che tutte le parti del Corpo siano unite tanto fra loro quanto col
loro sommo Capo, poiché egli risiede tutto intero nel Capo, tutto
intero nel Corpo, tutto intero in ciascuna delle sue membra” [Pio XII,
Lett. enc. Mystici Corporis: Denz. -Schönm., 3808]. Lo Spirito Santo fa
della Chiesa “il tempio del Dio vivente” ( 2Cor 6,16 ) [Cf 1Cor
3,16-17; Ef 2,21 ].
E' alla
Chiesa che è stato affidato il “Dono di Dio” ... In essa è stata
posta la comunione con Cristo, cioè lo Spirito Santo, caparra
dell'incorruttibilità confermazione della nostra fede, scala per
ascendere a Dio... Infatti, dove è
la Chiesa
, ivi è anche lo Spirito di Dio e dove è lo Spirito di Dio, ivi è
la Chiesa
e ogni grazia [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 24, 1].
798 Lo
Spirito Santo è “il principio di ogni azione vitale e veramente
salvifica in ciascuna delle diverse membra del Corpo” [Pio XII, Lett.
enc. Mystici Corporis: Denz. -Schönm., 3808]. Egli opera in molti modi
l'edificazione dell'intero Corpo nella carità: [Cf Ef 4,16 ] mediante
la Parola
di Dio “che ha il potere di edificare” ( At 20,32 ); mediante il
Battesimo con il quale forma il Corpo di Cristo; [Cf 1Cor 12,13 ]
mediante i sacramenti che fanno crescere e guariscono le membra di
Cristo; mediante “la grazia degli Apostoli” che, fra i vari doni,
“viene al primo posto”; [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7]
mediante le virtù che fanno agire secondo il bene, e infine mediante le
molteplici grazie speciali [chiamate “carismi”], con le quali rende
i fedeli “adatti e pronti ad assumersi varie opere o uffici, utili al
rinnovamento della Chiesa e allo sviluppo della sua costruzione” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7].
I carismi
799
Straordinari o semplici e umili, i carismi sono grazie dello Spirito
Santo che, direttamente o indirettamente, hanno un'utilità ecclesiale,
ordinati come sono all'edificazione della Chiesa, al bene degli uomini e
alle necessità del mondo.
800 I
carismi devono essere accolti con riconoscenza non soltanto da chi li
riceve, ma anche da tutti i membri della Chiesa. Infatti sono una
meravigliosa ricchezza di grazia per la vitalità apostolica e per la
santità di tutto il Corpo di Cristo, purché si tratti di doni che
provengono veramente dallo Spirito Santo e siano esercitati in modo
pienamente conforme agli autentici impulsi dello stesso Spirito, cioè
secondo la carità, vera misura dei carismi [Cf 1Cor 13 ].
801 E' in
questo senso che si dimostra sempre necessario il discernimento dei
carismi. Nessun carisma dispensa dal riferirsi e sottomettersi ai
Pastori della Chiesa, “ai quali spetta specialmente, non di estinguere
lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono”, [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 12] affinché tutti i carismi, nella loro
diversità e complementarità, cooperino all'“utilità comune” (
1Cor 12,7 ) [Cf ibid., 30; Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles
laici, 24].
In sintesi
802 Gesù
Cristo “ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e
formarsi un Popolo puro che gli appartenga” ( Tt 2,14 ).
803
“Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa,
il Popolo che Dio si è acquistato” ( 1Pt 2,9 ).
804 Si
entra nel Popolo di Dio mediante la fede e il Battesimo. “Tutti gli
uomini sono chiamati a formare il nuovo Popolo di Dio” , [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 13] affinché, in Cristo, “gli uomini
costituiscano. . . una sola famiglia e un solo Popolo di Dio” [Conc.
Ecum. Vat. II, Ad gentes, 1].
805
La Chiesa
è il Corpo di Cristo. Per mezzo dello Spirito e della sua azione nei
sacramenti, soprattutto l'Eucaristia, Cristo, morto e risorto,
costituisce la comunità dei credenti come suo Corpo.
806
Nell'unità di questo Corpo c'è diversità di membra e di funzioni.
Tutte le membra sono legate le une alle altre, particolarmente a quelle
che soffrono, che sono povere e perseguitate.
807
La Chiesa
è questo Corpo, di cui Cristo è il Capo: essa vive di lui, in lui e
per lui; egli vive con essa e in essa.
808
La Chiesa
è
la Sposa
di Cristo: egli l'ha amata e ha dato se stesso per lei. L'ha purificata
con il suo sangue. Ha fatto di lei
la Madre
feconda di tutti i figli di Dio.
809
La Chiesa
è il Tempio dello Spirito Santo. Lo Spirito è come l'anima del Corpo
Mistico, principio della sua vita, dell'unità nella diversità e della
ricchezza dei suoi doni e carismi.
810
“Così
la Chiesa
universale si presenta come "un Popolo adunato dall'unità del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"” [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 4].
Paragrafo
3
LA CHIESA E'
UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA
811
“Questa è l'unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una,
santa, cattolica e apostolica” [ Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium,
4]. Questi quattro attributi, legati inseparabilmente tra di loro, [Cf
Congregazione per
la Dottrina
della Fede, Lettera ai vescovi d'Inghilterra del 16 settembre 1864: Denz.
-Schönm., 2888] indicano tratti essenziali della Chiesa e della sua
missione.
La Chiesa
non se li conferisce da se stessa; è Cristo che, per mezzo dello
Spirito Santo, concede alla sua Chiesa di essere una, santa, cattolica e
apostolica, ed è ancora lui che la chiama a realizzare ciascuna di
queste caratteristiche.
812
Soltanto la fede può riconoscere che
la Chiesa
trae tali caratteristiche dalla sua origine divina. Tuttavia le loro
manifestazioni storiche sono segni che parlano chiaramente alla ragione
umana. “
La Chiesa
”, ricorda il Concilio Vaticano I, “a causa della sua eminente
santità, . . . della sua cattolica unità, della sua incrollabile
stabilità, è per se stessa un grande e perenne motivo di credibilità
e una irrefragabile testimonianza della sua missione divina” [Concilio
Vaticano I: Denz. -Schönm., 3013].
I.
La Chiesa
è una
“Il sacro Mistero dell'unità della Chiesa”
[Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 2]
813
La Chiesa
è una per la sua origine: “Il supremo modello e il principio di
questo Mistero è l'unità nella Trinità delle Persone di un solo Dio
Padre e Figlio nello Spirito Santo” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis
redintegratio, 2].
La Chiesa
è una per il suo Fondatore: “Il Figlio incarnato, infatti,... per
mezzo della sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio,...
ristabilendo l'unità di tutti i popoli in un solo Popolo e in un solo
corpo” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 78].
La Chiesa
è una per la sua anima: “Lo Spirito Santo, che abita nei credenti e
tutta riempie e regge
la Chiesa
, produce quella meravigliosa comunione dei fedeli e tanto intimamente
tutti unisce in Cristo, da essere il principio dell'unità della
Chiesa” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 2]. E' dunque
proprio dell'essenza stessa della Chiesa di essere una:
Che
stupendo mistero! Vi è un solo Padre dell'universo, un solo Logos
dell'universo e anche un solo Spirito Santo, ovunque identico; vi è
anche una sola vergine divenuta madre, e io amo chiamarla Chiesa
[Clemente d'Alessandria, Paedagogus, 1, 6].
814 Fin
dal principio, questa Chiesa “una” si presenta tuttavia con una
grande diversità, che proviene sia dalla varietà dei doni di Dio sia
dalla molteplicità delle persone che li ricevono. Nell'unità del
Popolo di Dio si radunano le diversità dei popoli e delle culture. Tra
i membri della Chiesa esiste una diversità di doni, di funzioni, di
condizioni e modi di vita; “nella comunione ecclesiastica vi sono
legittimamente delle Chiese particolari, che godono di proprie
tradizioni” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 13]. La grande
ricchezza di tale diversità non si oppone all'unità della Chiesa.
Tuttavia, il peccato e il peso delle sue conseguenze minacciano
continuamente il dono dell'unità. Anche l'Apostolo deve esortare a
“conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace”
( Ef 4,3 ).
815 Quali
sono i vincoli dell'unità? “Al di sopra di tutto... la carità, che
è il vincolo di perfezione” ( Col 3,14 ). Ma l'unità della Chiesa
nel tempo è assicurata anche da legami visibili di comunione:
- la
professione di una sola fede ricevuta dagli Apostoli;
- la
celebrazione comune del culto divino, soprattutto dei sacramenti;
- la
successione apostolica mediante il sacramento dell'Ordine, che
custodisce la concordia fraterna della famiglia di Dio [Cf Conc. Ecum.
Vat. II, Unitatis redintegratio, 2; Id., Lumen gentium, 14; Codice di
Diritto Canonico, 205].
816 “L'unica Chiesa di Cristo. . . ” è quella
“che il Salvatore nostro, dopo la sua Risurrezione, diede da pascere a
Pietro, affidandone a lui e agli altri Apostoli la diffusione e la
guida. . . Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come
una società, sussiste ["subsistit in"] nella Chiesa
cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione
con lui”: [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8]
Il
decreto sull'Ecumenismo del Concilio Vaticano II esplicita: “Solo per
mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è lo strumento generale
della salvezza,si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza.
In realtà al solo Collegio apostolico con a capo Pietro crediamo che il
Signore ha affidato tutti i beni della Nuova Alleanza, per costituire
l'unico Corpo di Cristo sulla terra, al quale bisogna che siano
pienamente incorporati tutti quelli che già in qualche modo
appartengono al Popolo di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis
redintegratio, 3].
Le ferite dell'unità
817 Di
fatto, “in questa Chiesa di Dio una e unica sono sorte fino dai
primissimi tempi alcune scissioni, che l'Apostolo riprova con gravi
parole come degne di condanna; ma nei secoli posteriori sono nati
dissensi più ampi e comunità non piccole si sono staccate dalla piena
comunione della Chiesa cattolica, talora non senza colpa di uomini
d'entrambe le parti” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3].
Le scissioni che feriscono l'unità del Corpo di Cristo (cioè l'eresia,
l'apostasia e lo scisma) [Cf Codice di Diritto Canonico, 751] non
avvengono senza i peccati degli uomini:
Ubi
peccata sunt, ibi est multitudo, ibi schismata, ibi haereses, ibi
discussiones. Ubi autem virtus, ibi singularitas, ibi unio, ex quo
omnium credentium erat cor unum et anima una - Dove c'è il peccato, lì
troviamo la molteplicità, lì gli scismi, lì le eresie, lì le
controversie. Dove, invece, regna la virtù, lì c'è unità, lì
comunione, grazie alle quali tutti i credenti erano un cuor solo e
un'anima sola [Origene, Homiliae in Ezechielem, 9, 1].
818
Coloro che oggi nascono in comunità sorte da tali scissioni “e sono
istruiti nella fede di Cristo. . . non possono essere accusati del
peccato di separazione, e
la Chiesa
cattolica li abbraccia con fraterno rispetto e amore. . . Giustificati
nel Battesimo dalla fede, sono incorporati a Cristo e perciò sono a
ragione insigniti del nome di cristiani e dai figli della Chiesa
cattolica sono giustamente riconosciuti come fratelli nel Signore” [Conc.
Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3].
819
Inoltre, “parecchi elementi di santificazione e di verità” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8] “si trovano fuori dei confini
visibili della Chiesa cattolica, come
la Parola
di Dio scritta, la vita della grazia, la fede, la speranza e la carità,
e altri doni interiori dello Spirito Santo ed elementi visibili” [Conc.
Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3; cf Id. , Lumen gentium, 15].
Lo Spirito di Cristo si serve di queste Chiese e comunità ecclesiali
come di strumenti di salvezza, la cui forza deriva dalla pienezza di
grazia e di verità che Cristo ha dato alla Chiesa cattolica. Tutti
questi beni provengono da Cristo e a lui conducono [Cf Conc. Ecum. Vat.
II, Unitatis redintegratio, 3] e “spingono verso l'unità cattolica”
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8].
Verso l'unità
820 L
'unità, Cristo l'ha donata alla sua Chiesa fin dall'inizio. Noi
crediamo che sussista, “senza possibilità di essere perduta, nella
Chiesa cattolica e speriamo che crescerà ogni giorno più sino alla
fine dei secoli” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 4].
Cristo fa sempre alla sua Chiesa il dono dell'unità, ma
la Chiesa
deve sempre pregare e impegnarsi per custodire, rafforzare e
perfezionare l'unità che Cristo vuole per lei. Per questo Gesù stesso
ha pregato nell'ora della sua Passione e non cessa di pregare il Padre
per l'unità dei suoi discepoli: “. . . Come tu, Padre, sei in me e io
in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che
tu mi hai mandato” ( Gv 17,21 ). Il desiderio di ritrovare l'unità di
tutti i cristiani è un dono di Cristo e un appello dello Spirito Santo
[Cf ibid., 1].
821 Per
rispondervi adeguatamente sono necessari:
- un
rinnovamento permanente della Chiesa in una accresciuta fedeltà alla
sua vocazione. Tale rinnovamento è la forza del movimento verso l'unità;
[Cf Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 6]
- la
conversione del cuore per “condurre una vita più conforme al
Vangelo”, [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 6] poiché
è l'infedeltà delle membra al dono di Cristo a causare le divisioni;
- la
preghiera in comune; infatti la “conversione “conversione del
cuore” e la “santità della vita, insieme con le preghiere private e
pubbliche per l'unità dei cristiani, si devono ritenere come l'anima di
tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare
ecumenismo spirituale”; [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis
redintegratio, 6]
- la
reciproca conoscenza fraterna; [Cf ibid.,9]
- la
formazione ecumenica dei fedeli e specialmente dei preti; [Cf ibid., 10]
- il
dialogo tra i teologi e gli incontri tra i cristiani delle differenti
Chiese e comunità; [Cf ibid., 4; 9; 11]
- la
cooperazione tra cristiani nei diversi ambiti del servizio agli uomini [Cf
ibid., 12].
822 La
cura di ristabilire l'unione “riguarda tutta
la Chiesa
, sia i fedeli che i pastori” [Cf ibid. , 12]. Ma bisogna anche essere
consapevoli “che questo santo proposito di riconciliare tutti i
cristiani nell'unità della Chiesa di Cristo, una e unica, supera le
forze e le doti umane”. Perciò riponiamo tutta la nostra speranza
“nell'orazione di Cristo per
la Chiesa
, nell'amore del Padre per noi e nella forza dello Spirito Santo” [Cf
ibid., 12].
II.
La Chiesa
è santa
823
“Noi crediamo che
la Chiesa...
è indefettibilmente santa. Infatti Cristo, Figlio di Dio, il quale col
Padre e lo Spirito è proclamato "il solo Santo", ha amato
la Chiesa
come sua sposa e ha dato se stesso per essa, al fine di santificarla, e
l'ha unita a sé come suo Corpo e l'ha riempita col dono dello Spirito
Santo, per la gloria di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 39].
La Chiesa
è dunque “il Popolo santo di Dio”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 39] e i suoi membri sono chiamati “santi” [Cf At 9,13; 1Cor
6,1; 823 1Cor 16,1 ].
824
La Chiesa
, unita a Cristo, da lui è santificata; per mezzo di lui e in lui
diventa anche santificante. Tutte le attività della Chiesa convergono,
come a loro fine, “verso la santificazione degli uomini e la
glorificazione di Dio in Cristo” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum
concilium, 10]. E' nella Chiesa che si trova “tutta la pienezza dei
mezzi di salvezza” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3].
E' in essa che “per mezzo della grazia di Dio acquistiamo la santità”
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48].
825 “
La Chiesa
già sulla terra è adornata di una santità vera, anche se
imperfetta” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48]. Nei suoi membri,
la santità perfetta deve ancora essere raggiunta. “Muniti di tanti e
così mirabili mezzi di salvezza, tutti i fedeli d'ogni stato e
condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a quella
perfezione di santità di cui è perfetto il Padre celeste” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48].
826 La
carità è l'anima della santità alla quale tutti sono chiamati: essa
“dirige tutti i mezzi di santificazione, dà loro forma e li conduce
al loro fine”: [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48]
Compresi
che
la Chiesa
aveva un corpo, composto di varie membra, e non mancava il membro più
nobile e più necessario. Compresi che
la Chiesa
aveva un cuore, un cuore ardente d'Amore. Capii che solo l'Amore
spingeva al l'azione le membra della Chiesa e che, spento questo Amore,
gli Apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i Martiri non
avrebbero più versato il loro sangue. . . Compresi che l'Amore
abbracciava in sé tutte le vocazioni, che l'Amore era tutto, che si
estendeva a tutti i tempi e a tutti i luoghi, . . . in una parola, che
l'Amore è eterno! [Santa Teresa di Gesù Bambino, Manoscritti
autobiografici, B 3v]
827
“Mentre Cristo "santo, innocente, immacolato", non conobbe
il peccato, ma venne allo scopo di espiare i soli peccati del popolo,
la Chiesa
che comprende nel suo seno i peccatori, santa e insieme sempre bisognosa
di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo
rinnovamento” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8; cf Id. ,
Unitatis redintegratio, 3; 6]. Tutti i membri della Chiesa, compresi i
suoi ministri, devono riconoscersi peccatori [ Cf 1Gv 1,8-10 ]. In
tutti, sino alla fine dei tempi, la zizzania del peccato si trova ancora
mescolata al buon grano del Vangelo [Cf Mt 13,24-30 ].
La Chiesa
raduna dunque dei peccatori raggiunti dalla salvezza di Cristo, ma
sempre in via di santificazione:
La Chiesa
è santa, pur comprendendo nel suo seno dei peccatori, giacché essa non
possiede altra vita se non quella della grazia: appunto vivendo della
sua vita, i suoi membri si santificano, come, sottraendosi alla sua
vita, cadono nei peccati e nei disordini, che impediscono l'irradiazione
della sua santità. Perciò
la Chiesa
soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui peraltro ha il potere di
guarire i suoi figli con il sangue di Cristo e il dono dello Spirito
Santo [Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 19].
828
Canonizzando alcuni fedeli, ossia proclamando solennemente che tali
fedeli hanno praticato in modo eroico le virtù e sono vissuti nella
fedeltà alla grazia di Dio,
la Chiesa
riconosce la potenza dello Spirito di santità che è in lei, e sostiene
la speranza dei fedeli offrendo loro i santi quali modelli e
intercessori [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 40; 48-51]. “I
santi e le sante sono sempre stati sorgente e origine di rinnovamento
nei momenti più difficili della storia della Chiesa” [Giovanni Paolo
II, Esort. ap. Christifideles laici, 16]. Infatti, “la santità è la
sorgente segreta e la misura infallibile della sua attività apostolica
e del suo slancio missionario” [Giovanni Paolo II, Esort. ap.
Christifideles laici, 16].
829
“Mentre
la Chiesa
ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione che la rende
senza macchia e senza ruga, i fedeli si sforzano ancora di crescere
nella santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a
Maria”: [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 65] in lei
la Chiesa
è già la tutta santa.
III.
La Chiesa
è cattolica
Che cosa vuol dire “cattolica”?
830 La
parola “cattolica” significa “universale” nel senso di
“secondo la totalità” o “secondo l'integralità”.
La Chiesa
è cattolica in un duplice senso.
E'
cattolica perché in essa è presente Cristo. “Là dove è Cristo Gesù,
ivi è
la Chiesa
cattolica” [Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Smyrnaeos, 8, 2].
In essa sussiste la pienezza del Corpo di Cristo unito al suo Capo, [Cf
Ef 1,22-23 ] e questo implica che essa riceve da lui “in forma piena e
totale i mezzi di salvezza” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 6] che
egli ha voluto: confessione di fede retta e completa, vita sacramentale
integrale e ministero ordinato nella successione apostolica.
La Chiesa
, in questo senso fondamentale, era cattolica il giorno di Pentecoste [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 4] e lo sarà sempre fino al giorno
della Parusia.
831 Essa
è cattolica perché è inviata in missione da Cristo alla totalità del
genere umano: [Cf Mt 28,19 ]
Tutti gli
uomini sono chiamati a formare il nuovo Popolo di Dio. Perciò questo
Popolo, restando uno e unico, si deve estendere a tutto il mondo e a
tutti i secoli, affinché si adempia l'intenzione della volontà di Dio,
il quale in principio ha creato la natura umana una, e vuole radunare
insieme infine i suoi figli, che si erano dispersi. . . Questo carattere
di universalità che adorna il Popolo di Dio, è un dono dello stesso
Signore, e con esso
la Chiesa
cattoli ca efficacemente e senza soste tende a ricapitolare tutta
l'umanità, con tutti i suoi beni, in Cristo capo nell'unità del suo
Spirito [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 13].
Ogni Chiesa particolare è “cattolica”
832 La
“Chiesa di Cristo è veramente presente in tutte le legittime
assemblee locali di fedeli, le quali, aderendo ai loro pastori, sono
anche esse chiamate Chiese del Nuovo Testamento. . . In esse con la
predicazione del Vangelo di Cristo vengono radunati i fedeli e si
celebra il mistero della Cena del Signore. . . In queste comunità,
sebbene spesso piccole e povere o che vivono nella dispersione, è
presente Cristo, per virtù del quale si raccoglie
la Chiesa
una, santa, cattolica e apostolica” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 13].
833 Per
Chiesa particolare, che è in primo luogo la diocesi (o l'eparchia), si
intende una comunità di fedeli cristiani in comunione nella fede e nei
sacramenti con il loro vescovo ordinato nella successione apostolica [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Christus Dominus, 11; Codice di Diritto Canonico,
368-369]. Queste Chiese particolari sono “formate a immagine della
Chiesa universale”; in esse e a partire da esse “esiste la sola e
unica Chiesa cattolica” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 23].
834 Le
Chiese particolari sono pienamente cattoliche per la comunione con una
di loro:
la Chiesa
di Roma, “che presiede alla carità” [Sant'Ignazio di Antiochia,
Epistula ad Romanos, 1, 1]. “E' sempre stato necessario che ogni
Chiesa, cioè i fedeli di ogni luogo, si volgesse alla Chiesa romana in
forza del suo sacro primato” [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses,
3, 3, 2: ripreso dal Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm., 3057].
“Infatti, dalla discesa del Verbo Incarnato verso di noi, tutte le
Chiese cristiane sparse in ogni luogo hanno ritenuto e ritengono la
grande Chiesa che è qui [a Roma] come unica base e fondamento perché,
secondo le promesse del Salvatore, le porte degli inferi non hanno mai
prevalso su di essa” [San Massimo il Confessore, Opuscula theologica
et polemica: PG 91, 137-140].
835 “Ma
dobbiamo ben guardarci dal concepire
la Chiesa
universale come la somma o, per così dire, la federazione di Chiese
particolari. E' la stessa Chiesa che, essendo universale per vocazione e
per missione, quando getta le sue radici nella varietà dei terreni
culturali, sociali, umani, assume in ogni parte del mondo fisionomie ed
espressioni esteriori diverse” [Paolo VI, Esort. ap. Evangelii
nuntiandi, 62]. La ricca varietà di discipline ecclesiastiche, di riti
liturgici, di patrimoni teologici e spirituali propri alle “Chiese
locali tra loro concordi, dimostra con maggior evidenza la cattolicità
della Chiesa indivisa” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 23].
Chi appartiene alla Chiesa cattolica?
836
“Tutti gli uomini sono chiamati a questa cattolica unità del Popolo
di Dio. . ., alla quale in vario modo appartengono o sono ordinati sia i
fedeli cattolici, sia gli altri credenti in Cristo, sia, infine, tutti
gli uomini, che dalla grazia di Dio sono chiamati alla salvezza” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 23].
837
“Sono pienamente incorporati nella società della Chiesa quelli che,
avendo lo Spirito di Cristo, accettano integra la sua struttura e tutti
i mezzi di salvezza in essa istituiti, e nel suo organismo visibile sono
uniti con Cristo - che la dirige mediante il sommo pontefice e i vescovi
- dai vincoli della professione di fede, dei sacramenti, del governo
ecclesiastico e della comunione. Non si salva, però, anche se
incorporato alla Chiesa, colui che, non perseverando nella carità,
rimane sì in seno alla Chiesa col "corpo" ma non col
"cuore"” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 23].
838
“Con coloro che, battezzati, sono sì insigniti del nome cristiano, ma
non professano la fede integrale o non conservano l'unità della
comunione sotto il successore di Pietro,
la Chiesa
sa di essere per più ragioni unita” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 23]. “Quelli infatti che credono in Cristo e hanno ricevuto
debitamente il Battesimo sono costituiti in una certa comunione, sebbene
imperfetta, con
la Chiesa
cattolica” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3]. Con le
Chiese ortodosse, questa comunione è così pro fonda “che le manca
ben poco per raggiungere la pienezza che autorizza una celebrazione
comune della Eucaristia del Signore” [Paolo VI, discorso del 14
dicembre 1975; cf Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 13-18].
La Chiesa
e i non cristiani
839
“Quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, in vari modi sono
ordinati al Popolo di Dio”. [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 16]
Il
rapporto della Chiesa con il popolo ebraico.
La Chiesa
, Popolo di Dio nella Nuova Alleanza, scrutando il suo proprio mistero,
scopre il proprio legame con gli Ebrei, [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Nostra
aetate, 4] che Dio “scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la
sua parola” [Messale Romano, Venerdì Santo: preghiera universale VI].
A differenza delle altre religioni non cristiane, la fede ebraica è già
risposta alla rivelazione di Dio nella Antica Alleanza. E' al popolo
ebraico che appartengono “l'adozione a figli, la gloria, le alleanze,
la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene
Cristo secondo la carne” ( Rm 9,4-5 ) perché “i doni e la chiamata
di Dio sono irrevocabili!” ( Rm 11,29 ).
840 Del
resto, quando si considera il futuro, il popolo di Dio dell'Antica
Alleanza e il nuovo popolo di Dio tendono a fini analoghi: l'attesa
della venuta (o del ritorno) del Messia. Ma tale attesa è, da una
parte, rivolta al ritorno del Messia, morto e risorto, riconosciuto come
Signore e Figlio di Dio, dall'altra è rivolta alla venuta del Messia, i
cui tratti rimangono velati, alla fine dei tempi: si ha un'attesa
accompagnata dall'ignoranza o dal misconoscimento di Gesù Cristo.
841 Le
relazioni della Chiesa con i Musulmani. “Il disegno della salvezza
abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in
primo luogo i Musulmani, i quali, professando di tenere la fede di
Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà
gli uomini nel giorno finale” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 16;
cf Id. , Nostra aetate, 3].
842 Il
legame della Chiesa con le religioni non cristiane è anzitutto quello
della comune origine e del comune fine del genere umano:
Infatti
tutti i popoli costituiscono una sola comunità. Essi hanno una sola
origine poiché Dio ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la
faccia della terra; essi hanno anche un solo fine ultimo, Dio, del quale
la provvidenza, la testimonianza di bontà e il disegno di salvezza si
estendono a tutti, finché gli eletti si riuniscano nella città santa [Conc.
Ecum. Vat. II, Nostra aetate, 1].
843
La Chiesa
riconosce nelle altre religioni la ricerca, ancora “nelle ombre e
nelle immagini”, “di un Dio ignoto” ma vicino, “poiché è lui
che dà a tutti vita e respiro ad ogni cosa, e. . . vuole che tutti gli
uomini siano salvi”. Pertanto
la Chiesa
considera “tutto ciò che di buono e di vero” si trova nelle
religioni “come una preparazione al Vangelo, e come dato da colui che
illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita” [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 16; cf Id. , Nostra aetate, 2; Paolo VI, Esort.
ap. Evangelii nuntiandi, 53].
844 Ma
nel loro comportamento religioso, gli uomini mostrano anche limiti ed
errori che sfigurano in loro l'immagine di Dio:
Molto
spesso gli uomini, ingannati dal maligno, hanno vaneggiato nei loro
ragionamenti e hanno scambiato la verità divina con la menzogna,
servendo la creatura piuttosto che il Creatore, oppure vivendo e morendo
senza Dio in questo mondo, sono esposti alla disperazione finale [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 16].
845
Proprio per riunire di nuovo tutti i suoi figli, dispersi e sviati dal
peccato, il Padre ha voluto convocare l'intera umanità nella Chiesa del
Figlio suo.
La Chiesa
è il luogo in cui l'umanità deve ritrovare l'unità e la salvezza. E'
il “mondo riconciliato” [Sant'Agostino, Sermones, 96, 7, 9: PL 38,
588]. E' la nave che, “pleno dominicae crucis velo Sancti Spiritus
flatu in hoc bene navigat mundo - spiegate le vele della croce del
Signore al soffio dello Spirito Santo, naviga sicura in questo mondo”;
[Sant'Ambrogio, De virginitate, 18, 188: PL 16, 297B] secondo un'altra
immagine, cara ai Padri della Chiesa, è l'Arca di Noè che, sola, salva
dal diluvio [Cf 1Pt 3,20-21 ].
“Fuori della Chiesa non c'è salvezza”
846 Come
bisogna intendere questa affermazione spesso ripetuta dai Padri della
Chiesa? Formulata in modo positivo, significa che ogni salvezza viene da
Cristo-Capo per mezzo della Chiesa che è il suo Corpo:
Il santo
Concilio. . . insegna, appoggiandosi sulla Sacra Scrittura e sulla
Tradizione, che questa Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza.
Infatti solo Cristo, presente per noi nel suo Corpo, che è
la Chiesa
, è il mediatore e la via della salvezza; ora egli, inculcando
espressamente la necessità della fede e del Battesimo, ha insieme
confermata la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano
mediante il Battesimo come per la porta. Perciò non potrebbero salvarsi
quegli uomini, i quali, non ignorando che
la Chiesa
cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come
necessaria, non avessero tuttavia voluto entrare in essa o in essa
perseverare [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 14].
847
Questa affermazione non si riferisce a coloro che, senza loro colpa,
ignorano Cristo e
la Chiesa
:
Infatti,
quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e
tuttavia cercano sinceramente Dio, e sotto l'influsso della grazia si
sforzano di compiere con le opere la volontà di Dio, conosciuta
attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza
eterna [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 14].
848
“Benché Dio, attraverso vie a lui note, possa portare gli uomini, che
senza loro colpa ignorano il Vangelo, alla fede, senza la quale è
impossibile piacergli, [Cf Eb 11,6 ] è tuttavia compito imprescindibile
della Chiesa, ed insieme sacro diritto, evangelizzare” [Conc. Ecum.
Vat. II, Ad gentes, 7] tutti gli uomini.
La missione - un'esigenza della cattolicità della
Chiesa
849 Il
mandato missionario. “Inviata da Dio alle genti per essere
"sacramento universale di salvezza",
la Chiesa
, per le esigenze più profonde della sua cattolicità e obbedendo
all'ordine del suo fondatore, si sforza d'annunciare il Vangelo a tutti
gli uomini”: [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 7] “Andate dunque e
ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò
che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla
fine del mondo” ( Mt 28,19-20 ).
850 L
'origine e lo scopo della missione. Il mandato missionario del Signore
ha la sua ultima sorgente nell'amore eterno della Santissima Trinità:
“
La Chiesa
pellegrinante per sua natura è missionaria, in quanto essa trae origine
dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo
il disegno di Dio Padre” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 7]. E il
fine ultimo della missione altro non è che di rendere partecipi gli
uomini della comunione che esiste tra il Padre e il Figlio nel loro
Spirito d'amore [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio,
23].
851 Il
motivo della missione. Da sempre
la Chiesa
ha tratto l'obbligo e la forza del suo slancio missionario dall' amore
di Dio per tutti gli uomini: “poiché l'amore di Cristo ci spinge. . .
” ( 2Cor 5,14 ) [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 6;
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 11]. Infatti Dio
“vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza
della verità” ( 1Tm 2,4 ). Dio vuole la salvezza di tutti attraverso
la conoscenza della verità. La salvezza si trova nella verità. Coloro
che obbediscono alla mozione dello Spirito di verità sono già sul
cammino della salvezza; ma
la Chiesa
, alla quale questa verità è stata affidata, deve andare incontro al
loro desiderio offrendola loro. Proprio perché crede al disegno
universale di salvezza,
la Chiesa
deve essere missionaria.
852 Le
vie della missione. “Lo Spirito Santo è il protagonista di tutta la
missione ecclesiale” [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio,
21]. E' lui che conduce
la Chiesa
sulle vie della missione. Essa “continua e sviluppa nel corso della
storia la missione del Cristo stesso, inviato a portare
la Buona Novella
ai poveri; sotto l'influsso dello Spirito di Cristo, essa deve procedere
per la stessa strada seguita da Cristo, la strada cioè della povertà,
dell'obbedienza, del servizio e del sacrificio di sé. . ., fino alla
morte, da cui uscì vincitore” con la risurrezione [Conc. Ecum. Vat.
II, Ad gentes, 5]. E' così che “il sangue dei martiri è seme di
cristiani” [Tertulliano, Apologeticus, 50].
853 Ma
“anche in questo nostro tempo sa bene
la Chiesa
quanto distanti siano tra loro il messaggio ch'essa reca e l'umana
debolezza di coloro cui è affidato il Vangelo” [Conc. Ecum. Vat. II,
Gaudium et spes, 43]. Solo applicandosi incessantemente “alla
penitenza e al rinnovamento” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8;
cf 15] e “camminando per l'angusta via della croce”, [Conc. Ecum.
Vat. II, Ad gentes, 1] il Popolo di Dio può estendere il regno di
Cristo [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 12-20].
Infatti, “come Cristo ha compiuto la sua opera di Redenzione attra
verso la povertà e le persecuzioni, così pure
la Chiesa
è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti
della salvezza” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 8].
854 Per
mezzo della sua stessa missione,
la Chiesa
“cammina insieme con l'umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la
medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l'anima della
società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a tra sformarsi in
famiglia di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 40]. L'impegno
missionario esige dunque la pazienza. Incomincia con l'annunzio del
Vangelo ai popoli e ai gruppi che ancora non credono a Cristo; [Cf
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 42-47] prosegue con la
costituzione di comunità cristiane che siano “segni della presenza di
Dio nel mondo”, [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 15] e con la
fondazione di Chiese locali; [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc.
Redemptoris missio, 48-49] avvia un processo di inculturazione per
incarnare il Vangelo nelle culture dei popoli; [Cf Giovanni Paolo II,
Lett. enc. Redemptoris missio, 52-54] non mancherà di conoscere anche
degli insuccessi. “Per quanto riguarda gli uomini, i gruppi e i
popoli, solo gradatamente
la Chiesa
li raggiunge e li penetra, e li assume così nella pienezza cattolica”
[Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 6].
855 La
missione della Chiesa richiede lo sforzo verso l'unità dei cristiani [Cf
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 50]. Infatti, “le
divisioni dei cristiani impediscono che
la Chiesa
stessa attui la pienezza della cattolicità ad essa propria in quei
figli, che le sono bensì uniti col Battesimo, ma sono separati dalla
sua piena comunione. Anzi, alla Chiesa stessa, diventa più difficile
esprimere sotto ogni aspetto la pienezza della cattolicità proprio
nella realtà della vita” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio,
4].
856 L
'attività missionaria implica un dialogo rispettoso con coloro che non
accettano ancora il Vangelo [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc.
Redemptoris missio, 55]. I credenti possono trarre profitto per se
stessi da questo dialogo, imparando a conoscere meglio “tutto ciò che
di verità e di grazia era già riscontrabile, per una nascosta presenza
di Dio, in mezzo alle genti” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 9]. Se
infatti essi annunziano
la Buona Novella
a coloro che la ignorano, è per consolidare, completare ed elevare la
verità e il bene che Dio ha diffuso tra gli uomini e i popoli, e per
purificarli dall'errore e dal male “per la gloria di Dio, la
confusione del demonio e la felicità dell'uomo” [Conc. Ecum. Vat. II,
Ad gentes, 9].
IV.
La Chiesa
è apostolica
857
La Chiesa
è apostolica, perché è fondata sugli Apostoli, e ciò in un triplice
senso:
- essa è
stata e rimane costruita sul “fondamento degli Apostoli” ( Ef 2,20
), [Cf Ap 21,14 ] testimoni scelti e mandati in missione da Cristo
stesso; [Cf Mt 28,16-20; At 1,8; 1Cor 9,1; 857 1Cor 15,7-8; Gal 1,1;
ecc...]
-
custodisce e trasmette, con l'aiuto dello Spirito che abita in essa,
l'insegnamento, [Cf At 2,42 ] il buon deposito, le sane parole udite
dagli Apostoli; [Cf 2Tm 1,13-14 ]
- fino al
ritorno di Cristo, continua ad essere istruita, santificata e guidata
dagli Apostoli grazie ai loro successori nella missione pastorale: il
collegio dei vescovi, “coadiuvato dai sacerdoti ed unito al successore
di Pietro e supremo pastore della Chiesa” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad
gentes, 5].
Pastore
eterno, tu non abbandoni il tuo gregge, ma lo custodisci e proteggi
sempre per mezzo dei tuoi santi Apostoli, e lo conduci attraverso i
tempi, sotto la guida di coloro che tu stesso hai eletto vicari del tuo
Figlio e hai costituito pastori [Messale Romano, Prefazio degli Apostoli
I].
La missione degli Apostoli
858 Gesù
è l'Inviato del Padre. Fin dall'inizio del suo ministero, “chiamò a
sé quelli che egli volle. . . Ne costituì Dodici che stessero con lui
e anche per mandarli a predicare” ( Mc 3,13-14 ). Da quel momento,
essi saranno i suoi “inviati” [questo il significato del termine
greco “apostoloi”]. In loro Gesù continua la sua missione: “Come
il Padre ha mandato me, anch'io mando voi” ( Gv 20,21 ) [Cf Gv 13,20;
Gv 17,18 ]. Il loro ministero è quindi la continuazione della sua
missione: “Chi accoglie voi, accoglie me”, dice ai Dodici ( Mt 10,40
) [Cf Lc 10,16 ].
859 Gesù
li unisce alla missione che ha ricevuto dal Padre. Come “il Figlio da
sé non può fare nulla” ( Gv 5,19; Gv 5,30 ), ma riceve tutto dal
Padre che lo ha inviato, così coloro che Gesù invia non possono fare
nulla senza di lui, [Cf Gv 15,5 ] dal quale ricevono il mandato della
missione e il potere di compierla. Gli Apostoli di Cristo sanno di
essere resi da Dio “ministri adatti di una Nuova Alleanza” ( 2Cor
3,6 ), “ministri di Dio” ( 2Cor 6,4 ), “ambasciatori per Cristo”
( 2Cor 5,20 ), “ministri di Cristo e amministratori dei misteri di
Dio” ( 1Cor 4,1 ).
860 Nella
missione degli Apostoli c'è un aspetto che non può essere trasmesso:
essere i testimoni scelti della Risurrezione del Signore e le fondamenta
della Chiesa. Ma vi è anche un aspetto permanente della loro missione.
Cristo ha promesso di rimanere con loro sino alla fine del mondo [Cf Mt
28,20 ]. La “missione divina, affidata da Cristo agli Apostoli, dovrà
durare sino alla fine dei secoli, poiché il Vangelo che essi devono
trasmettere è per
la Chiesa
principio di tutta la sua vita in ogni tempo. Per questo gli Apostoli...
ebbero cura di costituirsi dei successori” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 20].
I vescovi successori degli Apostoli
861
“Perché la missione loro affidata venisse continuata dopo la loro
morte, [gli Apostoli] lasciarono quasi in testamento ai loro immediati
cooperatori l'incarico di completare e consolidare l'opera da essi
incominciata, raccomandando loro di attendere a tutto il gregge, nel
quale lo Spirito Santo li aveva posti per pascere
la Chiesa
di Dio. Essi stabilirono dunque questi uomini e in seguito diedero
disposizione che, quando essi fossero morti, altri uomini provati
prendessero la successione del loro ministero” [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 20; cf San Clemente di Roma, Epistula ad Corinthios, 42;
44].
862
“Come quindi permane l'ufficio dal Signore concesso singolarmente a
Pietro, il primo degli Apostoli, e da trasmettersi ai suoi successori,
così permane l'ufficio degli Apostoli di pascere
la Chiesa
, da esercitarsi ininterrottamente dal sacro ordine dei vescovi”.
Perciò
la Chiesa
insegna che “i vescovi per divina istituzione sono succeduti al posto
degli Apostoli, quali pastori della Chiesa: chi li ascolta, ascolta
Cristo, chi li disprezza, disprezza Cristo e colui che Cristo ha
mandato” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 20].
L'apostolato
863 Tutta
la Chiesa
è apostolica in quanto rimane in comunione di fede e di vita con la sua
origine attraverso i successori di san Pietro e degli Apostoli. Tutta
la Chiesa
è apostolica, in quanto è “inviata” in tutto il mondo; tutti i
membri della Chiesa, sia pure in modi diversi, partecipano a questa
missione. “La vocazione cristiana infatti è per sua natura anche
vocazione all'apostolato”. “Si chiama apostolato” “tutta
l'attività del Corpo mistico” ordinata alla “diffusione del regno
di Cristo su tutta la terra” [Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam
actuositatem, 2].
864
“Siccome la fonte e l'origine di tutto l'apostolato della Chiesa è
Cristo, mandato dal Padre, è evidente che la fecondità
dell'apostolato”, sia quello dei ministri ordinati sia quello “dei
laici, dipende dalla loro unione vitale con Cristo” [Cf Gv 15,5; Conc.
Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 4]. Secondo le vocazioni, le
esigenze dei tempi, i vari doni dello Spirito Santo, l'apostolato assume
le forme più diverse. Ma la carità, attinta soprattutto
nell'Eucaristia, rimane sempre “come l'anima di tutto l'apostolato”
[Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 3].
865
La Chiesa
è una, santa, cattolica e apostolica nella sua identità profonda e
ultima, perché in essa già esiste e si compirà alla fine dei tempi
“il Regno dei cieli”, “il Regno di Dio”, [Cf Ap 19,6 ] che è
venuto nella Persona di Cristo e che misteriosamente cresce nel cuore di
coloro che a lui sono incorporati, fino alla sua piena manifestazione
escatologica. Allora tutti gli uomini da lui redenti, in lui resi “
santi e immacolati al cospetto” di Dio “nella carità” ( Ef 1,4 )
saranno riuniti come l'unico Popolo di Dio, “la sposa dell'Agnello”
( Ap 21,9 ), “la città santa” che scende “dal cielo, da Dio,
risplendente della gloria di Dio” ( Ap 21,10-11 ); e “le mura della
città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi
dei dodici Apostoli dell'Agnello ” ( Ap 21,14 ).
In sintesi
866
La Chiesa
è una: essa ha un solo Signore, professa una sola fede, nasce da un
solo Battesimo, forma un solo Corpo, vivificato da un solo Spirito, in
vista di un'unica speranza , [Cf Ef 4,3-5 ] al compimento della quale
saranno superate tutte le divisioni.
867
La Chiesa
è santa: il Dio Santissimo è il suo autore; Cristo, suo Sposo, ha dato
se stesso per lei, per santificarla; lo Spirito di santità la vivifica.
Benché comprenda in sé uomini peccatori, è senza macchia: “ex
maculatis immaculata”. Nei santi risplende la sua santità; in Maria
è già la tutta santa.
868
La Chiesa
è cattolica: essa annunzia la totalità della fede; porta in sé e
amministra la pienezza dei mezzi di salvezza; è mandata a tutti i
popoli; si rivolge a tutti gli uomini; abbraccia tutti i tempi; “per
sua natura è missionaria” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 2].
869
La Chiesa
è apostolica: è costruita su basamenti duraturi: “i dodici Apostoli
dell'Agnello” ( Ap 21,14 ); è indistruttibile; [Cf Mt 16,18 ] è
infallibilmente conservata nella verità: Cristo la governa per mezzo di
Pietro e degli altri Apostoli, presenti nei loro successori, il Papa e
il collegio dei vescovi.
870
“Questa è l'unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una,
santa, cattolica e apostolica” ... Essa “sussiste nella Chiesa
cattolica, governata governata dal successore di Pietro e dai vescovi in
comunione con lui, ancorché al di fuori del suo organismo visibile si
trovino parecchi elementi di santificazione e di verità” [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 8].
Paragrafo
4
I FEDELI
- GERARCHIA, LAICI, VITA CONSACRATA
871 “I
fedeli sono coloro che, essendo stati incorporati a Cristo mediante il
Battesimo, sono costituiti Popolo di Dio e perciò, resi partecipi nel
modo loro proprio dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale di
Cristo, sono chiamati ad attuare, secondo la condizione propria di
ciascuno, la missione che Dio ha affidato alla Chiesa da compiere nel
mondo” [Codice di Diritto Canonico, 204, 1; cf Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 31].
872
“Fra tutti i fedeli, in forza della loro rigenerazione in Cristo,
sussiste una vera uguaglianza nella dignità e nell'agire, e per tale
uguaglianza tutti cooperano all'edificazione del Corpo di Cristo,
secondo la condizione e i compiti propri di ciascuno” [Codice di
Diritto Canonico, 208; cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 32].
873 Le
differenze stesse che il Signore ha voluto stabilire fra le membra del
suo Corpo sono in funzione della sua unità e della sua missione.
Infatti “c'è nella Chiesa diversità di ministeri, ma unità di
missione. Gli Apostoli e i loro successori hanno avuto da Cristo
l'ufficio di insegnare, santificare, reggere in suo nome e con la sua
autorità. Ma i laici, resi partecipi dell'ufficio sacerdotale,
profetico e regale di Cristo, nella missione di tutto il Popolo di Dio
assolvono compiti propri nella Chiesa e nel mondo” [Conc. Ecum. Vat.
II, Apostolicam actuositatem, 2]. Infine dai ministri sacri e dai laici
“provengono fedeli i quali, con la professione dei consigli
evangelici. . . sono consacrati in modo speciale a Dio e danno
incremento alla missione salvifica della Chiesa” [Codice di Diritto
Canonico, 207, 2].
I. La costituzione gerarchica della Chiesa
Perché il ministero ecclesiale?
874 E'
Cristo stesso l'origine del ministero nella Chiesa. Egli l'ha istituita,
le ha dato autorità e missione, orientamento e fine:
Cristo
Signore, per pascere e sempre più accrescere il Popolo di Dio, ha
istituito nella sua Chiesa vari ministeri, che tendono al bene di tutto
il corpo. I ministri infatti, che sono dotati di sacra potestà, sono a
servizio dei loro fratelli, perché tutti coloro che appartengono al
Popolo di Dio. . . arrivino alla salvezza [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 18].
875 “E
come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno
sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno,
senza essere prima inviati?” ( Rm 10,14-15 ). Nessuno, né individuo né
comunità, può annunziare a se stesso il Vangelo. “La fede dipende. .
. dalla predicazione” ( Rm 10,17 ). Nessuno può darsi da sé il
mandato e la missione di annunziare il Vangelo. L'inviato del Signore
parla e agisce non per autorità propria, ma in forza dell'autorità di
Cristo; non come membro della comunità, ma parlando ad essa in nome di
Cristo. Nessuno può conferire a se stesso la grazia, essa deve essere
data e offerta. Ciò suppone che vi siano ministri della grazia,
autorizzati e abilitati da Cristo. Da lui i vescovi e i presbiteri
ricevono la missione e la facoltà [la “sacra potestà”] di agire
“in persona di Cristo Capo”, i diaconi la forza di servire il ppolo
di Dio nella “diaconia” della liturgia, della parola e della carità,
in comunione con il vescovo e il suo presbiterio. La tradizione della
Chiesa chiama “sacramento” questo ministero, attraverso il quale gli
inviati di Cristo compiono e danno per dono di Dio quello che da se
stessi non possono né compiere né dare. Il ministero della Chiesa
viene conferito mediante uno specifico sacramento.
876 Alla
natura sacramentale del ministero ecclesiale è intrinsecamente legato
il carattere di servizio. I ministri, infatti, in quanto dipendono
interamente da Cristo, il quale conferisce missione e autorità, sono
veramente “servi di Cristo”, [Cf Rm 1,1 ] ad immagine di lui che ha
assunto liberamente per noi “la condizione di servo” ( Fil 2,7 ).
Poiché la parola e la grazia di cui sono i ministri non sono le loro,
ma quelle di Cristo che le ha loro affidate per gli altri, essi si
faranno liberamente servi di tutti [Cf 1Cor 9,19 ].
877 Allo
stesso modo, è proprio della natura sacramentale del ministero
ecclesiale avere un carattere collegiale. Infatti il Signore Gesù, fin
dall'inizio del suo ministero, istituì i Dodici, che “furono ad un
tempo il seme del Nuovo Israele e l'origine della sacra gerarchia” [Conc.
Ecum. Vat. II, Ad gentes, 5]. Scelti insieme, sono anche mandati
insieme, e la loro unione fraterna sarà al servizio della comunione
fraterna di tutti i fedeli; essa sarà come un riflesso e una
testimonianza della comunione delle persone divine [Cf Gv 17,21-23 ].
Per questo ogni vescovo esercita il suo ministero in seno al collegio
episcopale, in comunione col vescovo di Roma, successore di san Pietro e
capo del collegio; i sacerdoti esercitano il loro ministero in seno al
presbiterio della diocesi, sotto la direzione del loro vescovo.
878
Infine è proprio della natura sacramentale del ministero ecclesiale
avere un carattere personale. Se i ministri di Cristo agiscono in
comunione, agiscono però sempre anche in maniera personale. Ognuno è
chiamato personalmente: “Tu seguimi” ( Gv 21,22 ) [Cf Mt 4,19; Mt
4,21; Gv 1,43 ] per essere, nella missione comune, testimone personale,
personalmente responsabile davanti a colui che conferisce la missione,
agendo “in Sua persona” e per delle persone: “Io ti battezzo nel
nome del Padre. . . ”; “Io ti assolvo. . . ”.
879
Pertanto il ministero sacramentale nella Chiesa è un servizio
esercitato in nome di Cristo. Esso ha un carattere personale e una forma
collegiale. Ciò si verifica sia nei legami tra il collegio episcopale e
il suo capo, il successore di san Pietro, sia nel rapporto tra la
responsabilità pastorale del vescovo per la sua Chiesa particolare e la
sollecitudine di tutto il collegio episcopale per
la Chiesa
universale.
Il collegio episcopale e il suo capo, il Papa
880
Cristo, istituì i Dodici “sotto la forma di un collegio o di un
gruppo stabile, del quale mise a capo Pietro, scelto di mezzo a loro”
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 19]. “Come san Pietro e gli altri
Apostoli costituirono, per istituzione del Signore, un unico collegio
apostolico, similmente il romano Pontefice, successore di Pietro, e i
vescovi, successori degli Apostoli, sono tra loro uniti” [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 19].
881 Del
solo Simone, al quale diede il nome di Pietro, il Signore ha fatto la
pietra della sua Chiesa. A lui ne ha affidato le chiavi; [Cf Mt 16,18-19
] l'ha costituito pastore di tutto il gregge [Cf Gv 21,15-17 ]. “Ma
l'incarico di legare e di sciogliere, che è stato dato a Pietro,
risulta essere stato pure concesso al collegio degli Apostoli, unito col
suo capo” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 22]. Questo ufficio
pastorale di Pietro e degli altri Apostoli costituisce uno dei
fondamenti della Chiesa; è continuato dai vescovi sotto il primato del
Papa.
882 Il
Papa, vescovo di Roma e successore di san Pietro, “ è il perpetuo e
visibile principio e fondamento dell'unità sia dei vescovi sia della
moltitudine dei fedeli” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 22].
“Infatti il romano Pontefice, in virtù del suo ufficio di vicario di
Cristo e di pastore di tutta
la Chiesa
, ha sulla Chiesa la potestà piena, suprema e universale, che può
sempre esercitare liberamente” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium,
22].
883 “Il
collegio o corpo episcopale non ha. . . autorità, se non lo si
concepisce insieme con il romano Pontefice. . ., quale suo capo”. Come
tale, questo collegio “è pure soggetto di suprema e piena potestà su
tutta
la Chiesa
: potestà che non può essere esercitata se non con il consenso del
romano Pontefice” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 22; cf Codice
di Diritto Canonico, 336].
884 “Il
collegio dei vescovi esercita in modo solenne la potestà sulla Chiesa
universale nel Concilio Ecumenico” [Codice di Diritto Canonico, 337,
1]. “Mai si ha Concilio Ecumenico, che come tale non sia confermato o
almeno accettato dal successore di Pietro” [ Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 22].
885 “
[Il collegio episcopale] in quanto composto da molti, esprime la varietà
e l'universalità del popolo di Dio; in quanto raccolto sotto un solo
capo, esprime l'unità del gregge di Cristo” [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 22].
886 “I
vescovi. . ., singolarmente presi, sono il principio visibile e il
fondamento dell'unità nelle loro Chiese particolari” [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 22]. In quanto tali “esercitano il loro
pastorale governo sopra la porzione del Popolo di Dio che è stata loro
affidata”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 22] coadiuvati dai
presbiteri e dai diaconi. Ma, in quanto membri del collegio episcopale,
ognuno di loro è partecipe della sollecitudine per tutte le Chiese, [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Christus Dominus, 3] e la esercita innanzi tutto
“reggendo bene la propria Chiesa come porzione della Chiesa
universale”, contribuendo così “al bene di tutto il Corpo mistico
che è pure il corpo delle Chiese” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium,
23]. Tale sollecitudine si estenderà particolarmente ai poveri, [Cf Gal
2,10 ] ai perseguitati per la fede, come anche ai missionari che operano
in tutta la terra.
887 Le
Chiese particolari vicine e di cultura omogenea formano province
ecclesiastiche o realtà più vaste chiamate patriarcati o regioni [Cf
Canone degli Apostoli, 34]. I vescovi di questi raggruppamenti possono
riunirsi in sinodi o in concilii provinciali. Così pure, le conferenze
episcopali possono, oggi, contribuire in modo molteplice e fecondo a che
“lo spirito collegiale si attui concretamente” [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 23].
L'ufficio di insegnare
888 I
vescovi, con i presbiteri, loro cooperatori, “hanno anzitutto il
dovere di annunziare a tutti il Vangelo di Dio”, [Conc. Ecum. Vat. II,
Presbyterorum ordinis, 4] secondo il comando del Signore [Cf Mc 16,15 ].
Essi sono “gli araldi della fede, che portano a Cristo nuovi
discepoli, sono i dottori autentici” della fede apostolica,
“rivestiti dell'autorità di Cristo” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 25].
889 Per
mantenere
la Chiesa
nella purezza della fede trasmessa dagli Apostoli, Cristo, che è
la Verità
, ha voluto rendere la sua Chiesa partecipe della propria infallibilità.
Mediante il “senso soprannaturale della fede”, il Popolo di Dio
“aderisce indefettibilmente alla fede”, sotto la guida del Magistero
vivente della Chiesa [Cf ibid., 12; Id. , Dei Verbum, 10].
890 La
missione del Magistero è legata al carattere definitivo dell'Alleanza
che Dio in Cristo ha stretto con il suo Popolo; deve salvaguardarlo
dalle deviazioni e dai cedimenti, e garantirgli la possibilità
oggettiva di professare senza errore l'autentica fede. Il compito
pastorale del Magistero è quindi ordinato a vigilare affinché il
Popolo di Dio rimanga nella verità che libera. Per compiere questo
servizio, Cristo ha dotato i pastori del carisma d'infallibilità in
materia di fede e di costumi. L'esercizio di questo carisma può avere
parecchie modalità.
891 “Di
questa infallibilità il romano Pontefice, capo del collegio dei
vescovi, fruisce in virtù del suo ufficio, quando, quale supremo
pastore e dottore di tutti i fedeli, che conferma nella fede i suoi
fratelli, proclama con un atto definitivo una dottrina riguardante la
fede o la morale. . . L'infallibilità promessa alla Chiesa risiede pure
nel corpo episcopale, quando questi esercita il supremo Magistero col
successore di Pietro” soprattutto in un Concilio Ecumenico [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 25; cf Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm. ,
3074]. Quando
la Chiesa
, mediante il suo Magistero supremo, propone qualche cosa “da credere
come rivelato da Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10] e come
insegnamento di Cristo, “a tali definizioni si deve aderire con
l'ossequio della fede” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 25]. Tale
infallibilità abbraccia l'intero deposito della Rivelazione divina [Cf
ibid].
892 L
'assistenza divina è inoltre data ai successori degli Apostoli, che
insegnano in comunione con il successore di Pietro, e, in modo speciale,
al vescovo di Roma, pastore di tutta
la Chiesa
, quando, pur senza arrivare ad una definizione infallibile e senza
pronunciarsi in “maniera definitiva”, propongono, nell'esercizio del
Magistero ordinario, un insegnamento che porta ad una migliore
intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi. A questo
insegnamento ordinario i fedeli devono “aderire col religioso ossequio
dello spirito” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 25] che, pur
distinguendosi dall'ossequio della fede, tuttavia ne è il
prolungamento.
L'ufficio di santificare
893 Il
vescovo “è il dispensatore della grazia del supremo sacerdozio”, [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 25] specialmente nell'Eucaristia che egli
stesso offre o di cui assicura l'offerta mediante i presbiteri, suoi
cooperatori. L'Eucaristia, infatti, è il centro della vita della Chiesa
particolare. Il vescovo e i presbiteri santificano
la Chiesa
con la loro preghiera e il loro lavoro, con il ministero della Parola e
dei sacramenti. La santificano con il loro esempio, “non
spadroneggiando sulle persone” loro “affidate”, ma facendosi
“modelli del gregge” ( 1Pt 5,3 ), in modo che “possano, insieme
col gregge loro affidato, giungere alla vita eterna” [Conc. Ecum. Vat.
II, Lumen gentium, 25].
L'ufficio di governare
894 “I
vescovi reggono le Chiese particolari, come vicari e delegati di Cristo,
col consiglio, la persuasione, l'esempio, ma anche con l'autorità e la
sacra potestà”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 25] che però
dev'essere da loro esercitata allo scopo di edificare, nello spirito di
servizio che è proprio del loro Maestro [Cf Lc 22,26-27 ].
895
“Questa potestà che personalmente esercitano in nome di Cristo, è
propria, ordinaria e immediata, quantunque il suo esercizio sia in
definitiva regolato dalla suprema autorità della Chiesa” [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 27]. Ma i vescovi non devono essere considerati
come dei vicari del Papa, la cui autorità ordinaria e immediata su
tutta
la Chiesa
non annulla quella dei vescovi, ma anzi la conferma e la difende. Tale
autorità deve esercitarsi in comunione con tutta
la Chiesa
sotto la guida del Papa.
896 Il
Buon Pastore sarà il modello e la “forma” dell'ufficio pastorale
del vescovo. Cosciente delle proprie debolezze, “il vescovo può
compatire quelli che sono nell'ignoranza o nell'errore. Non rifugga
dall'ascoltare” coloro che dipendono da lui e “che cura come veri
figli suoi. . . I fedeli poi devono aderire al vescovo come
la Chiesa
a Gesù Cristo e come Gesù Cristo al Padre”: [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 27]
Seguite
tutti il vescovo, come Gesù Cristo [segue] il Padre, e il presbiterio
come gli Apostoli; quanto ai diaconi, rispettateli come la legge di Dio.
Nessuno compia qualche azione riguardante
la Chiesa
, senza il vescovo [Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Smyrnaeos, 8,
1].
II. I fedeli laici
897
“Col nome di laici si intendono qui tutti i fedeli a esclusione dei
membri dell'ordine sacro e dello stato religioso riconosciuto dalla
Chiesa, i fedeli cioè, che, dopo essere stati incorporati a Cristo col
Battesimo e costituiti Popolo di Dio, e nella loro misura resi partecipi
della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, per la loro
parte compiono, nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto
il popolo cristiano” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 31].
La vocazione dei laici
898
“Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il Regno di Dio
trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. . . A loro quindi
particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le realtà
temporali, alle quali essi sono strettamente legati, in modo che sempre
siano fatte secondo Cristo, e crescano e siano di lode al Creatore e al
Redentore” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 31].
899 L
'iniziativa dei cristiani laici è particolarmente necessaria quando si
tratta di scoprire, di ideare mezzi per permeare delle esigenze della
dottrina e della vita cristiana le realtà sociali, politiche ed
economiche. Questa iniziativa è un elemento normale della vita della
Chiesa:
I fedeli
laici si trovano sulla linea più avanzata della vita della Chiesa;
grazie a loro,
la Chiesa
è il principio vitale della società. Per questo essi soprattutto
devono avere una coscienza sempre più chiara non soltanto di
appartenere alla Chiesa, ma di essere
la Chiesa
, cioè la comunità dei fedeli sulla terra sotto la guida dell'unico
capo, il Papa, e dei vescovi in comunione con lui. Essi sono
la Chiesa
[Pio XII, discorso del 20 febbraio 1946: citato da Giovanni Paolo II,
Esort. ap. Christifideles laici, 9].
900 I
laici, come tutti i fedeli, in virtù del Battesimo e della
Confermazione, ricevono da Dio l'incarico dell'apostolato; pertanto
hanno l'obbligo e godono del diritto, individualmente o riuniti in
associazioni, di impegnarsi affinché il messaggio divino della salvezza
sia conosciuto e accolto da tutti gli uomini e su tutta la terra; tale
obbligo è ancora più pressante nei casi in cui solo per mezzo loro gli
uomini possono ascoltare il Vangelo e conoscere Cristo. Nelle comunità
ecclesiali, la loro azione è così necessaria che, senza di essa,
l'apostolato dei pastori, la maggior parte delle volte, non può
raggiungere il suo pieno effetto [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium,
33].
La partecipazione dei laici all'ufficio
sacerdotale di Cristo
901 “I
laici, essendo dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo, sono
in modo mirabile chiamati e istruiti perché lo Spirito produca in essi
frutti sempre più copiosi. Tutte infatti le opere, le preghiere e le
iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro
giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello
Spirito, e persino le molestie della vita se sono sopportate con
pazienza, diventano “sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di
Gesù Cristo” ( 1Pt 2,5 ); e queste cose nella celebrazione
dell'Eucaristia sono piissimamente offerte al Padre insieme
all'oblazione del Corpo del Signore. Così anche i laici, operando
santamente dappertutto come adoratori, consacrano a Dio il mondo
stesso” [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 33].
902 In
modo particolare i genitori partecipano all'ufficio di santificazione
“conducendo la vita coniugale secondo lo spirito cristiano e
attendendo all'educazione cristiana dei figli” [Codice di Diritto
Canonico, 835, 4].
903 I
laici, se hanno le doti richieste, possono essere assunti stabilmente ai
ministeri di lettori e di accoliti [Cf ibid., 230, 1]. “Ove le
necessità della Chiesa lo suggeriscano, in mancanza di ministri, anche
i laici, pur senza essere lettori o accoliti, possono supplire alcuni
dei loro uffici, cioè esercitare il ministero della Parola, presiedere
alle preghiere liturgiche, amministrare il Battesimo e distribuire la
sacra Comunione, secondo le disposizioni del diritto” [Cf ibid., 230,
1].
La loro partecipazione all'ufficio profetico di
Cristo
904
“Cristo. . . adempie la sua funzione profetica. . . non solo per mezzo
della gerarchia. . . ma anche per mezzo dei laici, che perciò
costituisce suoi testimoni” dotandoli “del senso della fede e della
grazia della parola”: [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 35]
Istruire
qualcuno per condurlo alla fede è il compito di ogni predicatore e
anche di ogni credente [ San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III,
71, 4, ad 3].
905 I
laici compiono la loro missione profetica anche mediante
l'evangelizzazione, cioè con l'annunzio di Cristo “fatto con la
testimonianza della vita e con la parola”. Questa azione
evangelizzatrice ad opera dei laici “acquista una certa nota specifica
e una particolare efficacia, dal fatto che viene compiuta nelle comuni
condizioni del secolo”: [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 35]
Tale
apostolato non consiste nella sola testimonianza della vita: il vero
apostolo cerca le occasioni per annunziare Cristo con la parola, sia ai
credenti... sia agli infedeli [Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam
actuositatem, 6; cf Id., Ad gentes, 15].
906 Tra i
fedeli laici coloro che ne sono capaci e che vi si preparano possono
anche prestare la loro collaborazione alla formazione catechistica, [Cf
Codice di Diritto Canonico, 774; 776; 780] all'insegna gnamento delle
scienze sacre, [Cf ibid. , 229] ai mezzi di comunicazione sociale [Cf
ibid., 823, 1].
907 “In
modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui
godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di
manifestare ai sacri pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il
bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando
l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i pastori,
tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità della
persona” [Cf ibid., 823, 1].
La loro partecipazione all'ufficio regale di Cristo
908
Mediante la sua obbedienza fino alla morte, [Cf Fil 2,8-9 ] Cristo ha
comunicato ai suoi discepoli il dono della libertà regale, “perché
con l'abnegazione di sé e la vita santa vincano in se stessi il regno
del peccato” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 36].
Colui che
sottomette il proprio corpo e governa la sua anima senza lasciarsi
sommergere dalle passioni è padrone di sé: può essere chiamato re
perché è capace di governare la propria persona; è libero e
indipendente e non si lascia imprigionare da una colpevole schiavitù [Sant'Ambrogio,
Expositio Psalmi CXVIII, 14, 30: PL 15, 1403A].
909
“Inoltre i laici, anche mettendo in comune la loro forza, risanino le
istituzioni e le condizioni di vita del mondo, se ve ne sono che
spingano i costumi al peccato, così che tutte siano rese conformi alle
norme della giustizia e, anziché ostacolare, favoriscano l'esercizio
delle virtù. Così agendo impregneranno di valore morale la cultura e i
lavori dell'uomo” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 36].
910 “I
laici possono anche sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare
con i loro pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la
crescita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri
diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorrà loro
dispensare” [Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 73].
911 Nella
Chiesa, “i fedeli possono cooperare a norma del diritto all'esercizio
della potestà di governo” [Codice di Diritto Canonico, 129, 2] e
questo mediante la loro presenza nei Concili particolari, [Cf ibid.,
443, 4] nei Sinodi diocesani, [Cf ibid. , 463, 1. 2] nei Consigli
pastorali; [Cf ibid., 511; 536] nell'esercizio della cura pastorale di
una parrocchia; [Cf ibid., 517, 2] nella collaborazione ai Consigli
degli affari economici; [Cf ibid., 492, 1; 536] nella partecipazione ai
tribunali ecclesiastici [Cf ibid., 1421, 2].
912 I
fedeli devono “distinguere accuratamente tra i diritti e i doveri, che
loro incombono in quanto sono aggregati alla Chiesa, e quelli che loro
competono in quanto membri della società umana. Cerchino di metterli in
armonia, ricordandosi che in ogni cosa temporale devono essere guidati
dalla coscienza cristiana, poiché nessuna attività umana, neanche in
materia temporale, può essere sottratta al dominio di Dio” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 36].
913
“Così ogni laico, in ragione degli stessi doni ricevuti, è un
testimone e insieme uno strumento vivo della missione della Chiesa
stessa "secondo la misura del dono di Cristo" ( Ef 4,7 )” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 36].
III. La vita consacrata
914 “Lo
stato [di vita] che è costituito dalla professione dei consigli
evangelici, pur non appartenendo alla struttura gerarchica della Chiesa,
interessa tuttavia indiscutibilmente alla sua vita e alla sua santità”
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 36].
Consigli evangelici, vita consacrata
915 I
consigli evangelici, nella loro molteplicità, sono proposti ad ogni
discepolo di Cristo. La perfezione della carità, alla quale tutti i
fedeli sono chiamati, comporta per coloro che liberamente accolgono la
vocazione alla vita consacrata, l'obbligo di praticare la castità nel
celibato per il Regno, la povertà e l'obbedienza. E' la professione di
tali consigli, in uno stato di vita stabile riconosciuto dalla Chiesa,
che caratterizza la “vita consacrata” a Dio [Cf Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 42-43; Id. , Perfectae caritatis, 1].
916 Lo
stato di vita consacrata appare quindi come uno dei modi di conoscere
una consacrazione “più intima”, che si radica nel Battesimo e
dedica totalmente a Dio [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Perfectae caritatis,
5]. Nella vita consacrata, i fedeli di Cristo si propongono, sotto la
mozione dello Spirito Santo, di seguire Cristo più da vicino, di
donarsi a Dio amato sopra ogni cosa e, tendendo alla perfezione della
carità a servizio del Regno, di significare e annunziare nella Chiesa
la gloria del mondo futuro [Cf Codice di Diritto Canonico, 573].
Un grande albero dai molti rami
917
“Come in un albero piantato da Dio e in un modo mirabile e molteplice
ramificatosi nel campo del Signore, sono cresciute varie forme di vita
solitaria o comune e varie famiglie, che si sviluppano sia per il
profitto dei loro membri, sia per il bene di tutto il Corpo di Cristo”
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 43].
918
“Fin dai primi tempi della Chiesa vi furono uomini e donne che per
mezzo della pratica dei consigli evangelici intesero seguire Cristo con
maggiore libertà e imitarlo più da vicino e condussero, ciascuno a
loro modo, una vita consacrata a Dio. Molti di essi, dietro l'impulso
dello Spirito Santo, o vissero una vita solitaria o fondarono famiglie
religiose, che
la Chiesa
con la sua autorità volentieri accolse e approvò” [Conc. Ecum. Vat.
II, Perfectae caritatis, 1].
919 I
vescovi si premureranno sempre di discernere i nuovi doni della vita
consacrata affidati dallo Spirito Santo alla sua Chiesa; l'approvazione
di nuove forme di vita consacrata è riservata alla Sede Apostolica [Cf
Codice di Diritto Canonico, 605].
La vita eremitica
920 Senza
professare sempre pubblicamente i tre consigli evangelici, gli eremiti,
“in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della
solitudine e nella continua preghiera e nella penitenza, dedicano la
propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo” [Codice di
Diritto Canonico, 603, 1].
921 Essi
indicano a ciascuno quell'aspetto interiore del mistero della Chiesa che
è l'intimità personale con Cristo. Nascosta agli occhi degli uomini,
la vita dell'eremita è predicazione silenziosa di colui al quale ha
consegnato la sua vita, poiché egli è tutto per lui. E' una chiamata
particolare a trovare nel deserto, proprio nel combattimento spirituale,
la gloria del Crocifisso.
Le vergini e le vedove consacrate
922 Fin
dai tempi apostolici, ci furono vergini e vedove cristiane che, chiamate
dal Signore a dedicarsi esclusivamente a lui [Cf 1Cor 7,34-36 ] in una
maggiore libertà di cuore, di corpo e di spirito, hanno preso la
decisione, approvata dalla Chiesa, di vivere rispettivamente nello stato
di verginità o di castità perpetua “per il Regno dei cieli” ( Mt
19,12 ).
923
“Emettendo il santo proposito di seguire Cristo più da vicino, [le
vergini] dal vescovo diocesano sono consacrate a Dio secondo il rito
liturgico approvato e, unite in mistiche nozze a Cristo Figlio di Dio,
si dedicano al servizio della Chiesa” [Codice di Diritto Canonico,
604, 1]. Mediante questo rito solenne, [Consecratio virginum] “la
vergine è costituita persona consacrata” quale “segno trascendente
dell'amore della Chiesa verso Cristo, immagine escatologica della Sposa
celeste e della vita futura” [Pontificale romano, Consacrazione delle
vergini, Premesse, 1].
924
“Assimilato alle altre forme di vita consacrata”, [Codice di Diritto
canonico, 604, 1] l'ordine delle vergini stabilisce la donna che vive
nel mondo (o la monaca) nella preghiera, nella penitenza, nel servizio
dei fratelli e nel lavoro apostolico, secondo lo stato e i rispettivi
carismi offerti ad ognuna [Pontificale romano, Consacrazione delle
vergini, Premesse, 2]. Le vergini consacrate possono associarsi al fine
di mantenere più fedelmente il loro proposito [Cf Codice di Diritto
Canonico, 604, 2].
La vita religiosa
925 Nata
in Oriente nei primi secoli del cristianesimo [Cf Conc. Ecum. Vat. II,
Unitatis redintegratio, 15] e continuata negli istituti canonicamente
eretti dalla Chiesa, [Cf Codice di Diritto Canonico, 573] la vita
religiosa si distingue dalle altre forme di vita consacrata per
l'aspetto cultuale, la professione pubblica dei consigli evangelici, la
vita fraterna condotta in comune, la testimonianza resa all'unione di
Cristo e della Chiesa [Cf Codice di Diritto Canonico, 607].
926 La
vita religiosa sgorga dal mistero della Chiesa. E' un dono che
la Chiesa
riceve dal suo Signore e che essa offre come uno stato di vita stabile
al fedele chiamato da Dio nella professione dei consigli. Così
la Chiesa
può manifestare Cristo e insieme riconoscersi Sposa del Salvatore. Alla
vita religiosa, nelle sue molteplici forme, è chiesto di esprimere la
carità stessa di Dio, nel linguaggio del nostro tempo.
927 Tutti
i religiosi, esenti o no, [Cf ibid. , 591] sono annoverati fra i
cooperatori del vescovo diocesano nel suo ufficio pastorale [Cf Conc.
Ecum. Vat. II, Christus Dominus, 33-35]. La fondazione e l'espansione
missionaria della Chiesa richiedono la presenza della vita religiosa in
tutte le sue forme fin dagli inizi dell'evangelizzazione [Cf Conc. Ecum.
Vat. II, Ad gentes, 18; 40]. “La storia attesta i grandi meriti delle
famiglie religiose nella propagazione della fede e nella formazione di
nuove Chiese, dalle antiche istituzioni monastiche e dagli Ordini
medievali fino alle moderne Congregazioni” [Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptoris missio, 69].
Gli istituti secolari
928
“L'Istituto secolare è un istituto di vita consacrata in cui i
fedeli, vivendo nel mondo, tendono alla perfezione della carità e si
impegnano per la santificazione del mondo, soprattutto operando
all'interno di esso” [Codice di Diritto Canonico, 710].
929
Mediante una “vita perfettamente e interamente consacrata a [tale]
santificazione”, [Pio XII, Cost. ap. Provida Mater] i membri di questi
istituti “partecipano della funzione evangelizzatrice della Chiesa”,
“nel mondo e dal mondo”, in cui la loro presenza agisce “come un
fermento” [Conc. Ecum. Vat. II, Perfectae caritatis, 11]. La loro
testimonianza di vita cristiana mira a ordinare secondo Dio le realtà
temporali e vivificare il mondo con la forza del Vangelo. Essi assumono
con vincoli sacri i consigli evangelici e custodiscono tra loro la
comunione e la fraternità che sono proprie al loro modo di vita
secolare [Cf Codice di Diritto Canonico, 713, 2].
Le società di vita apostolica
930 Alle
diverse forme di vita consacrata “sono assimilate le società di vita
apostolica i cui membri, senza i voti religiosi, perseguono il fine
apostolico proprio della società e, conducendo vita fraterna in comunità
secondo un proprio stile, tendono alla perfezione della carità mediante
l'osservanza delle costituzioni. Fra queste vi sono società i cui
membri assumono i consigli evangelici”, secondo le loro costituzioni
[Codice di Diritto Canonico, 731, 1. 2].
Consacrazione e missione: annunziare il Re che viene
931
Consegnato a Dio sommamente amato, colui che già era stato votato a lui
dal Battesimo, si trova in tal modo più intimamente consacrato al
servizio divino e dedito al bene della Chiesa. Con lo stato di
consacrazione a Dio,
la Chiesa
manifesta Cristo e mostra come lo Spirito Santo agisca in essa in modo
mirabile. Coloro che professano i consigli evangelici hanno, dunque,
come prima missione, quella di vivere la loro consacrazione. Ma “dal
momento che si dedicano al servizio della Chiesa in forza della stessa
consacrazione, sono tenuti all'obbligo di prestare l'opera loro in modo
speciale nell'azione missionaria, con lo stile proprio dell'Istituto”
[Codice di Diritto Canonico, 731, 1. 2].
932 Nella
Chiesa che è come il sacramento, cioè il segno e lo strumento della
vita di Dio, la vita consacrata appare come un segno particolare del
mistero della Redenzione. Seguire e imitare Cristo “più da vicino”,
manifestare “più chiaramente” il suo annientamento, significa
trovarsi “più profondamente” presenti, nel cuore di Cristo, ai
propri contemporanei. Coloro, infatti, che camminano in questa via “più
stretta” stimolano con il proprio esempio i loro fratelli e
“testimoniano in modo splendido che il mondo non può essere
trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 31].
933 Che
tale testimonianza, sia pubblica, come nello stato religioso, oppure più
discreta, o addirittura segreta, la venuta di Cristo rimane per tutti i
consacrati l'origine e l'orientamento della loro vita:
Poiché
il Popolo di Dio non ha qui città permanente,. . . lo stato religioso.
. . rende visibile per tutti i credenti la presenza, già in questo
mondo, dei beni celesti; meglio testimonia la vita nuova ed eterna
acquistata dalla Redenzione di Cristo, e meglio preannunzia la futura
risurrezione e la gloria del Regno celeste” [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 31].
In sintesi
934
“Per istituzione divina vi sono nella Chiesa i ministri sacri, che nel
diritto sono chiamati anche chierici; gli altri fedeli poi sono chiamati
anche laici. Dagli uni e dagli altri provengono fedeli i quali, con la
professione dei consigli evangelici. . . sono consacrati in modo
speciale a Dio e danno incremento alla missione salvifica della
Chiesa” [Codice di Diritto Canonico, 207, 1. 2].
935 Per
annunziare la fede e instaurare il suo Regno, Cristo invia i suoi
Apostoli e i loro successori. Li rende partecipi della sua missione. Da
lui ricevono il potere di agire in sua persona.
936 Il
Signore ha fatto di san Pietro il fondamento visibile della sua Chiesa.
A lui ne ha affidato le chiavi. Il vescovo della Chiesa di Roma, suc
cessore di san Pietro, è “capo del collegio dei vescovi, vicario di
Cristo e pastore qui in terra della Chiesa universale” [Codice di
Diritto Canonico, 207, 1. 2].
937 Il
Papa “è per divina istituzione rivestito di un potere supremo, pieno,
immediato e universale per il bene delle anime” [Conc. Ecum.
Vat. II, Christus Dominus, 2].
938 I vescovi, costituiti per mezzo dello Spirito
Santo, succedono agli Apostoli. “Singolarmente presi, sono il
principio visibile e il fondamento dell'unità nelle loro Chiese
particolari” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 23].
939
Aiutati dai presbiteri, loro cooperatori, e dai diaconi, i vescovi hanno
l'ufficio di insegnare autenticamente la fede, di celebrare il culto
divino, soprattutto l'Eucarestia, e di guidare la loro Chiesa da veri
pastori. E' inerente al loro ufficio anche la sollecitudine per tutte le
Chiese, con il Papa e sotto di lui.
940 I
laici, essendo proprio del loro stato che “vivano nel mondo e in mezzo
agli affari secolari, sono chiamati da Dio affinché, ripieni di spirito
cristiano, a modo di fermento esercitino nel mondo il loro apostolato”
[Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 2].
941 I
laici partecipano al sacerdozio di Cristo: sempre più uniti a lui,
dispiegano la grazia del Battesimo e della Confermazione in tutte le
dimensioni della vita personale, familiare, sociale ed ecclesiale, e
realizzano così la chiamata alla santità rivolta a tutti i battezzati.
942
Grazie alla loro missione profetica, “i laici sono chiamati anche ad
essere testimoni di Cristo in mezzo a tutti, e cioè pure in mezzo alla
società umana” [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 43].
943 Grazie alla loro missione regale, i laici hanno
il potere di vincere in se stessi e nel mondo il regno del peccato con
l'abnegazione di sé e la santità della loro vita [Cf Conc. Ecum. Vat.
II, Lumen gentium, 36].
944 La
vita consacrata a Dio si caratterizza mediante la professione pubblica
dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza in uno stato
di vita stabile riconosciuto dalla Chiesa.
945
Consegnato a Dio sommamente amato, colui che era già stato destinato a
lui dal Battesimo, si trova, nello stato di vita consacrata, più
intimamente votato al servizio divino e dedito al bene di tutta
la Chiesa.
Paragrafo
5
LA COMUNIONE DEI
SANTI
946 Dopo
aver confessato “la santa Chiesa cattolica”, il Simbolo degli
Apostoli aggiunge “la comunione dei santi”. Questo articolo è, per
certi aspetti, una esplicitazione del precedente: “Che cosa è
la Chiesa
se non l'assemblea di tutti i santi?” [Niceta, Explanatio symboli, 10:
PL 52, 871B]. La comunione dei santi è precisamente
la Chiesa.
947
“Poiché tutti i credenti formano un solo corpo, il bene degli uni è
comunicato agli altri. . . Allo stesso modo bisogna credere che esista
una comunione di beni nella Chiesa. Ma il membro più importante è
Cristo, poiché è il Capo. . . Pertanto, il bene di Cristo è
comunicato a tutte le membra; ciò avviene mediante i sacramenti della
Chiesa” [San Tommaso d'Aquino, Expositio in symbolum apostolicum, 10].
“L'unità dello Spirito, da cui
la Chiesa
è animata e retta, fa sì che tutto quanto essa possiede sia comune a
tutti coloro che vi appartengono” [Catechismo Romano, 1, 10, 24].
948 Il
termine “comunione dei santi” ha pertanto due significati,
strettamente legati: “comunione alle cose sante
["sancta"]” e “comunione tra le persone sante
["sancti"]”.
“Sancta
sanctis!” - le cose sante ai santi - viene proclamato dal celebrante
nella maggior parte delle liturgie orientali, al momento dell'elevazione
dei santi Doni, prima della distribuzione della Comunione. I fedeli
["sancti"] vengono nutriti del Corpo e del Sangue di Cristo
["sancta"] per crescere nella comunione dello Spirito Santo
["koinonia"] e comunicarla al mondo.
I. La comunione dei beni spirituali
949 Nella
prima comunità di Gerusalemme, i discepoli “erano assidui
nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna,
nella frazione del pane e nelle preghiere” ( At 2,42 ).
La
comunione nella fede. La fede dei fedeli è la fede della Chiesa
ricevuta dagli Apostoli, tesoro di vita che si accresce mentre viene
condiviso.
950 La
comunione dei sacramenti. “Il frutto di tutti i sacramenti appartiene
così a tutti i fedeli, i quali per mezzo dei sacramenti stessi, come
altrettante arterie misteriose, sono uniti e incorporati in Cristo.
Soprattutto il Battesimo è al tempo stesso porta per cui si entra nella
Chiesa e vincolo dell'unione a Cristo. . . La comunione dei santi
significa questa unione operata dai sacramenti. . . Il nome di
"comunione" conviene a tutti i sacramenti in quanto ci
uniscono a Dio. . . ; più propriamente però esso si addice
all'Eucaristia che in modo affatto speciale attua questa intima e vitale
comunione soprannaturale” [Catechismo Romano, 1, 10, 24].
951 La
comunione dei carismi. Nella comunione della Chiesa, lo Spirito Santo
“dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali” per
l'edificazione della Chiesa [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 12].
Ora “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito
per l'utilità comune” ( 1Cor 12,7 ).
952 “
Ogni cosa era fra loro comune ” ( At 4,32 ). “Il cristiano veramente
tale nulla possiede di così strettamente suo che non lo debba ritenere
in comune con gli altri, pronto quindi a sollevare la miseria dei
fratelli più poveri” [Catechismo Romano, 1, 10, 27]. Il cristiano è
un amministratore dei beni del Signore [Cf Lc 16,1-3 ].
953 La
comunione della carità. Nella “comunione dei santi” “nessuno di
noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso” ( Rm 14,7 ).
“Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro
è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di
Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte” ( 1Cor 12,26-27 ).
“La carità non cerca il suo interesse” ( 1Cor 13,5 ) [Cf 1Cor 10,24
]. Il più piccolo dei nostri atti compiuto nella carità ha
ripercussioni benefiche per tutti, in forza di questa solidarietà con
tutti gli uomini, vivi o morti, solidarietà che si fonda sulla
comunione dei santi. Ogni peccato nuoce a questa comunione.
II. La comunione della Chiesa del cielo e della terra
954 I tre
stati della Chiesa. “ Fino a che il Signore non verrà nella sua
gloria e tutti gli angeli con lui e, distrutta la morte, non gli saranno
sottomesse tutte le cose, alcuni dei suoi discepoli sono pellegrini
sulla terra, altri che sono passati da questa vita stanno purificandosi,
altri infine godono della gloria contemplando "chiaramente Dio uno
e trino, qual è"”: [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 49]
Tutti però, sebbene in grado e modo diverso,
comunichiamo nella stessa carità di Dio e del prossimo e cantiamo al
nostro Dio lo stesso inno di gloria. Tutti quelli che sono di Cristo,
infatti, avendo il suo Spirito formano una sola Chiesa e sono tra loro
uniti in lui [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 49].
955
“L'unione. . . di coloro che sono in cammino coi fratelli morti nella
pace di Cristo non è minimamente spezzata, anzi, secondo la perenne
fede della Chiesa, è consolidata dalla comunicazione dei beni
spirituali” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 49].
956 L
'intercessione dei santi. “A causa infatti della loro più intima
unione con Cristo i beati rinsaldano tutta
la Chiesa
nella santità. . . non cessano di intercedere per noi presso il Padre,
offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico
Mediatore tra Dio e gli uomini. . . La nostra debolezza quindi è molto
aiutata dalla loro fraterna sollecitudine”: [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 49]
Non piangete. Io vi sarò più utile dopo la mia
morte e vi aiuterò più efficacemente di quando ero in vita [San
Domenico morente ai suoi frati, cf Giordano di Sassonia, Libellus de
principiis Ordinis praedicatorum, 93].
Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra
[Santa Teresa di Gesù Bambino, Novissima verba].
957 La
comunione con i santi. “Non veneriamo la memoria dei santi solo a
titolo d'esempio, ma più ancora perché l'unione di tutta
la Chiesa
nello Spirito sia consolidata dall'esercizio della fraterna carità.
Poiché come la cristiana comunione tra coloro che sono in cammino ci
porta più vicino a Cristo, così la comunione con i santi ci unisce a
Cristo, dal quale, come dalla fonte e dal capo, promana tutta la grazia
e tutta la vita dello stesso Popolo di Dio”: [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 50]
Noi adoriamo Cristo quale Figlio di Dio, mentre ai
martiri siamo giustamente devoti in quanto discepoli e imitatori del
Signore e per la loro suprema fedeltà verso il loro re e maestro; e sia
dato anche a noi di farci loro compagni e condiscepoli [San Policarpo di
Smirne, in Martyrium Polycarpi, 17].
958 La
comunione con i defunti. “
La Chiesa
di quelli che sono in cammino, riconoscendo benissimo questa comunione
di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della
religione cristiana ha coltivato con una grande pietà la memoria dei
defunti e, poiché "santo e salutare è il pensiero di pregare per
i defunti perché siano assolti dai peccati" ( 2Mac 12,45 ), ha
offerto per loro anche i suoi suffragi” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 50]. La nostra preghiera per loro può non solo aiutarli, ma
anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore.
959
Nell'unica famiglia di Dio. Tutti noi che “siamo figli di Dio e
costituiamo in Cristo una sola famiglia, mentre comunichiamo tra di noi
nella mutua carità e nell'unica lode della Trinità santissima,
corrispondiamo all'intima vocazione della Chiesa” [Conc. Ecum. Vat.
II, Lumen gentium, 50].
In sintesi
960
La Chiesa
è “comunione dei santi”: questa espressione designa primariamente
le “cose sante” ["sancta"], e innanzi tutto l'Eucaristia
con la quale “viene rappresentata e prodotta l'unità dei fedeli, che
costituiscono un solo corpo in Cristo” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 50].
961
Questo termine designa anche la comunione delle “persone sante”
["sancti"] nel Cristo che è “morto per tutti”, in modo
che quanto ognuno fa o soffre in e per Cristo porta frutto per tutti.
962
“Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli di Cristo, di coloro
che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro
purificazione e dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola
Chiesa; noi crediamo che in questa comunione l'amore misericordioso di
Dio e dei suoi santi ascolta costantemente le nostre preghiere” [Paolo
VI, Credo del popolo di Dio, 30].
Paragrafo
6
MARIA:
MADRE DI
CRISTO.
MADRE
DELLA CHIESA
963
Dopo aver parlato del ruolo
della Vergine Maria nel Mistero di Cristo e dello Spirito, è ora
opportuno considerare il suo posto nel Mistero della Chiesa. «Infatti
la Vergine Maria..
, e riconosciuta e onorata come la vera Madre di Dio e del Redentore. . . Insieme
pero... e veramente “Madre delle membra” [di Cristo]... perché ha
cooperato con la sua carità alla nascita dei fedeli nella Chiesa, i
quali di quel Capo sono le membra», «...Maria Madre di Cristo, Madre
della Chiesa» .
I.
La maternità di Maria verso
la Chiesa
Interamente
unita al Figlio suo. - -
964
Il ruolo di Maria verso
la Chiesa
è inseparabile dalla sua unione a Cristo e da essa direttamente
deriva. «Questa unione della Madre col Figlio nell’opera della
Redenzione si manifesta dal momento della concezione verginale di
Cristo fino alla morte di lui». Essa viene particolarmente manifestata
nell’ora della sua Passione:
La beata
Vergine ha avanzato nel cammino della fede e ha conservato 534
fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza
un disegno divino, se ne stette ritta, soffrì
profondamente con suo Figlio unigenito e si associò con animo
materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente
all’immolazione della vittima da lei generata; e finalmente, dallo
stesso Cristo Gesù morente m croce fu data come madre al discepolo
con queste parole: «Donna, ecco il tuo figlio» (Gv
19,
26).
965 Dopo l’Ascensione del suo Figlio, Maria «con le sue preghiere aiutò
le primizie della Chiesa». Riunita con gll Apostoli e alcune donne, «anche
Maria implorava con le sue preghiere il dono dello Spirito, che
l’aveva già presa sotto la sua ombra nell’Annunciazione» .
.. - .anche
nella sua Assunzione... - .
966 «Infine, l’immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di
colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta
alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima, e dal Signore
esaltata come
la Regina
dell’universo. perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo,
il Signore dei dominanti, il vincitore del peccato e della morte».
L’Assunzione della Santa Vergine è una singolare partecipazione
alla Risurrezione del suo Figlio e un’anticipazione della
risurrezione degli altri cristiani.
Nella tua maternità hai conservato la verginità, nella sua dormizione
non hai abbandonato il mondo, o Madre di Dio; hai raggiunto la sorgente
della Vita, tu che hai concepito il Dio vivente e che con le tue
preghiere libererai le nostre anime dalla morte>03.
- - Ella
è nostra Madre nell’ordine della grazia
967
Per la sua piena adesione alla volontà del Padre, all’opera redentrice
del suo Figlio, ad ogni mozione dello Spirito Santo,
la Vergine Maria
è il modello della fede e della carità per
la Chiesa.
«Per questo è riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare
membro della Chiesa»> «ed
è la figura [“typus”] della Chiesa».
968 Ma il
suo ruolo in rapporto alla Chiesa e a tutta l’umanità va ancora più
lontano. «Ella ha cooperato in modo tutto speciale all’opera del
Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità
15cr restaurare la vita soprannaturale
delle anime. Per questo è stata Per noi
la Madre
nell’ordine della grazia» 5s6~
969
«Questa
maternità di Maria 50:
nell’economia
della grazia perdura senza soste dal momento del con- 149 senso
prestato nella fede al tempo dell’Annunciazione, e mantenuto senza
esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli
eletti. Difatti, assunta in cielo ella non ha deposto questa missione
di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci
i doni della salvezza eterna. . . Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice,
soccorritrice, mediatrice» 507
970
«La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o
diminuisce» l’«unica mediazione di Cristo, ma ne mostra
l’efficacia. Infatti ogni salutare influsso della beata Vergine. .
. sgorga
dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione
di lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia»
~
«Nessuna
creatura infatti può mai essere paragonata col Verbo incarnato e
Redentore; ma come il sacerdozio di Cristo è in vari modi partecipato
dai sacri ministri e dal Popolo fedele, e 2ome l’unica bontà di Dio
è realmente diffusa in vari modi nelle creature, così anche l’unica
mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una
varia cooperazione partecipata dall’unica fonte».
II.
Il culto della Santa Vergine
971
«Tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Le 1, 48). «La pie- i
172 à della Chiesa verso
la Santa Vergi
ne è elemento intrinseco del culo cristiano”.
La Santa Vergine
«viene dalla Chiesa giustamente onorata con un culto speciale. In verità
dai tempi più antichi la beata Vergine è venerata col titolo di
“Madre di Dio”, sotto il cui presidio i fedeli, pregandola, si
rifugiano in tutti i loro pericoli e le loro necessità... Questo
culto..., sebbene del tutto singolare, differisce essenzialmente dal
culto di adorazione, prestato al Verbo incarnato come al Padre e allo
Spirito Santo, e particolarmente lo promuove» esso trova la sua
espressione nelle feste liturgiche dedicate alla Madre di Dio312 e nella
preghiera mariana come il santo Rosario, «compendio di tutto quanto
il Vangelo».
III.
Maria -
Icona escatologica della Chiesa
972
Dopo aver parlato della Chiesa, della sua origine,
della sua missione e del suo destino, non sapremmo concludere meglio
che volgendo lo sguardo verso Maria per contemplare in lei ciò che
la Chiesa
è nel suo Mistero, nel suo «pellegrinaggio della fede», e quello
che sarà nella patria al termine del suo cammino, dove l’attende,
nella «gloria della Santissima e indi indivisibile Trinità», «nella
comunione di tutti i santi» colei
che
la Chiesa
venera come
la Madre
del suo Signore e come sua propria Madre:
La Madre
di Gesù, come in cielo, glo-rificata
ormai nel corpo e nell’anima, è
l’immagine e la primizia della
Chie-sa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così
sulla terra bri1la 2853 come un segno di sicura speranza e
di consolazione per il
popolo di Dio in cammino.
In sintesi
973
Pronunziando il «fiat» dell’Annunciazione e dando
il suo consenso al Mistero dell’incarnazione, Maria già collabora a
tutta l’opera che il Figlio suo deve compiere. Ella è Madre dovunque
egli è Salvatore e Capo del Corpo Mistico.
974
La Santissima Vergine
Maria, dopo aver terminato il
corso della sua vita terrena, fu elevata, corpo e anima, alla gloria del
cielo, dove già partecipa alla gloria della Risurrezione del suo
Figlio, anticipando la risurrezione di tutte le membra del
suo Corpo.
975
«Noi
crediamo che
la Santissi
ma Madre di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in cielo il
suo ruolo materno verso le membra di Cristo» 5.16
Articolo
10
«CREDO
LA REMISSIONE DEI
PECCATI»
976
Il Simbolo degli Apostoli lega la fede nel perdono dei peccati alla fede
nello Spirito Santo, ma anche alla fede nella Chiesa e nella comunione
dei santi. Proprio donando ai suoi Apostoli lo Spirito Santo, Cristo
risorto ha loro conferito il suo potere divino di perdonare i peccati:
«Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi
e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20, 22-23).
(La seconda parte del Catechismo tratterà
esplicitamente del perdono dei peccati per mezzo del Battesimo, del
sacramento della Penitenza e degli altri sacramenti, specialmente dell’Eucaristia. Pertanto qui
è sufficiente richiamare
brevemente qualche dato fondamentale).
I.
Un solo Battesimo per la remissione dei peccati
977
Nostro Signore ha legato il perdono dei peccati alla fede e al
Battesimo: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni
creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo» (Mc 16, 15-16). Il Battesimo è il primo e principale sacramento
per il perdono dei peccati perché ci unisce a Cristo «messo a morte
per i
mostri peccati e... risuscitato
per la nostra giustificazione» (Rm
4, 25), affinché «anche noi possiamo camminare m una vita nuova»
(Rm 6, 4).
978
«La remissione dei peccati nella Chiesa avviene innanzitutto quando
l’anima professa per la prima volta la fede. Con l’acqua battesimale,
infatti, viene concesso un perdono talmente ampio che non rimane più
alcuna colpa — nè originale
nè ogni altra contratta posteriormente —
e viene rimessa ogni pena da
scontare. La grazia del Battesimo, peraltro, non libera la nostra
natura dalla sua debolezza, anzi non vi è quasi nessuno che non deb1264 ba
lottare «contro la concupiscenza, fomite continuo del peccato» 517.
979 In
tale combattimento contro
l’inclinazione al male, chi potrebbe«resistere con tanta energia
e con tanta vigilanza da
riuscire ad evitare ogni ferita» del peccato? «Fu quindi necessario
che nella Chiesa vi fosse la potestà di rimettere i peccati anche in
modo diverso dal sacramento del Battesimo. Per questa ragione Cristo
consegnò alla Chiesa le chiavi del Regno 1446
dei cieli, in virtù delle quali
potesse
perdonare a qualsiasi peccatore
pentito i peccati commessi dopo il Battesimo, fino all’ultimo giorno
della vita»518.
980 E’
per mezzo del sacramento della Penitenza che il battezzato può
essere riconciliato con Dio e con
la Chiesa
:
I Padri hanno giustamente chiamato
la Penitenza
«un battesimo laborioso>>.
Per coloro che sono caduti dopo il
Battesimo questo sacramento della Penitenza è necessario alla salvezza
come lo stesso Battesimo per quelli che non sono stati ancora
II.
Il potere delle chiavi
981
Cristo dopo la sua Risurrezione
ha inviato i suoi Apostoli a predicare
«nel suo nome... a tutte le genti la conversione e il perdono dei
peccati» (Lc 24, 47). Tale «mmistero
della riconciliazione» (2 Cor 5, 18) non viene compiuto dagli Apostoli e loro
successori solamente annunziando agli uomini il perdono di Dio
meritato per noi da Cristo e chiamandoli alla conversione e alla fede,
ma anche comunicando loro la remissione dei pecca- 1444 ti per
mezzo del Battesimo e riconciliandoli con Dio e con
la Chiesa
grazie al potere delle chiavi ricevuto da Cristo:
La Chiesa
ha ricevuto le chiavi del Regno dei
cieli, affinché
in essa si
compia la
remissione dei peccati per mezzo del sangue di Cristo e dell’azione
dello Spirito Santo. In questa Chiesa l’anima, che era morta a causa
dei peccati, rinasce per vivere con Cristo, la cui grazia ci ha salvati521.
982
Non c’è nessuna colpa, per grave che sia, che non possa essere
perdonata dalla santa Chiesa. «Non si può ammettere che ci sia un
uomo, per quanto infame e scellerato, che non possa avere con il
pentimento la certezza del perdo605 no»522. Cristo, che è morto per tutti
gli uomini, vuole che, nella sua Chiesa, le porte del perdono siano
sempre aperte a chiunque si allontana dal peccato523.
983
La catechesi si sforzerà di risvegliare e coltivare nei fedeli la fe1442
de nella incomparabile grandezza
del dono che
Cristo risorto ha fatto alla sua Chiesa: la missione e il potere di
perdonare veramente i peccati, mediante il ministero degli Apostoli
e dei loro successori. Il Signore vuole che i suoi discepoli abbiano i
più ampi poteri; vuole che i suoi servi facciano in suo nome ciò che
faceva egli stesso, quando era sulla terra’24. I sacerdoti hanno
ricevuto un potere che Dio non ha concesso nè agli angeli né agli
arcangeli... Quello che i sacerdoti compiono quaggiù, Dio lo conferma
lassù. Se nella Chiesa non ci fosse la remissione dei peccati, non ci
sarebbe nessuna speranza, nessuna speranza di una vita eterna e di una
liberazione eterna. Rendiamo grazie a Dio che ha fatto alla sua Chiesa
un tale dono326.
In
sintesi
984
Il
Credo mette in relazione «la remissione dei peccati» con la
professione di fede nel/o Spirito Santo. Infatti Cristo risorto ha
affidato agli Apostoli i/potere di perdonare i peccati quando ha loro donato
lo Spirito Santo.
985
I/
Battesimo è il primo e principale sacramento per il perdono dei
peccati: ci unisce a Cristo morto e risorto
e ci dona lo Spirito Santo.
986
Secondo
la volontà di Cristo,
la Chiesa
possiede i/ potere di perdonare i peccati dei battezzati e lo esercita
per mezzo dei vescovi e dei sacerdoti normalmente nel sacramento della
Penitenza.
987
«1 sacerdoti e i sacramenti sono
gli strumenti per i/perdono dei peccati; strumenti per mezzo dei quali
Gesù Cristo, autore e dispensatore della salvezza, opera in noi la
remissione dei peccati e genera la grazia»..
Articolo
11
«CREDO
LA RISURREZIONE DELLA
CARNE»
988
Il Credo cristiano — professione della
nostra fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, e nella sua azione
creatrice, salvifica e santificante — culmina nella proclamazione
della risurrezione dei morti alla fine dei tempi, e nella vita eterna.
989
Noi fermamente crediamo e fermamente
speriamo che, come Cristo è veramente risorto dai morti e vive per
sempre, cosi pure i giusti, dopo la loro morte, vivranno per sempre
con Cristo risorto, e che egli li risusciterà nell’ultimo giorno528.
Come la sua, anche la nostra risurrezione sarà opera della Santissima
Trinità:
Se lo Spirito
di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha
risuscitato Cristo dai morti data la vita anche ai vostri corpi
mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi (Rm
8,11)529.
990
Il termine «carne» designa l’uomo nella sua condizione di
debolezza e di mortalità530. La «risurrezione della
carne» significa che, dopo la morte, non ci sarà soltanto la vita
dell’anima immortale, ma che anche i nostri «corpi mortali» (Rm
8, 111 riprenderanno
vita.
991
Credere nella
risurrezione dei morti è stato un elemento essenziale della fede
cristiana fin dalle sue origini4
«Fiducia
chrisrianorum resurrectio mortuorum; illam credentes, sumus— La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani- credendo in essa
siamo tali»531:
Come possono
dire alcuni tra voi che non esiste
risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche
Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana
la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede... Ora, invece,
Cristo e
resuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morii (1 or 15, 12-14.20).
I.
La Risurrezione
di Cristo e la nostra
Rivelazione
progressiva della Risurrezione
992
La risurrezione
dei morti èstata rivelata da Dio al suo Popolo progressivamente. La speranza nella risurrezione corporea dei morti si è
imposta come una conseguenza intrinseea della fede in un Dio Crea- 297
rore di
tutto intero l’uomo, anima e corpo. Il Creatore del cielo e della
terra è anche colui che mantiene fedelmente la sua Alleanza con Abramo
e con la sua discendenza. E in questa duplice prospettiva che comincerà
ad esprimersi la fede nella risurrezione. Nelle loro prove i martiri
Maccabei confessano:
Il Re del
mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita
nuova ed eterna (2 Mac 7, 9). E
bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l’adempimento
delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati (2
Mac?, 14)532.
993 I
farisei 533 e molti contemporanei del Signore554 speravano
nella 575
rtsurrezione.
Gesù la insegna con fermezza. Ai sadducei che la negano risponde: «Non
siete voi forse in errore dal momento che non conoscere le Scritture,
nè la potenza di Dio?» (Mc
12, 24). La
fede nella risurrezione riposa sulla fede in Dio 205 che «non è un Dio dei morti, ma dei viventi!»
(Mc 12, 27).
994
Ma
c’è di più. Gesù lega la fe de nella risurrezione alla sua stessa
Persona: «Io sono
la Risurrezione
e
la Vita
» (Gv 11, 251. Sarà lo stes-so Gesù a risuscitare nell ultimo giorno
coloro che avranno creduto in lui535 e che avranno
mangiato il
suo Corpo e bevuto il suo Sangue536. Egli fin d’ora ne dà
un se-
646
gno
e una caparra facendo tornare in vita alcuni morti537,
annunzian-do con ciò la sua stessa Risurrezione, la quale però sarà
di un altro ordine. Di tale avvenimento senza eguale parla come del «segno
di Giona» (Mt 12,
39), del segno del
652
tempio558:
annunzia la sua Risurrezione al terzo giorno dopo essere
559
stato messo a
morte .
995 Essere
testimone di Cristo è
860
essere
«testimone della sua Risurrezione» (At
1,22)540,
aver «mangiato e bevuto con lui dopo la sua Risurreztone dai morti» (At 10,41).
La speranza cristiana nella risurrezione ècontrassegnata dagli
incontri con
655
Cristo
risorto. Noi risusciteremo come lui, con lui, per mezzo di lui.
996 Fin
dagli inizi, la fede cristiana nella risurrezione ha incon643 trato
incomprensioni ed opposizioni541. «In nessun altro argomento
la fede cristiana incontra tanta opposizione come a proposito della
risurrezione della carne»342. Si accetta abbastanza facilmente
che, dopo la morte, la vita della persona umana continui in un modo
spirituale. Ma come credere che questo corpo, la cui mortalità è
tanto evidente, possa risorgere per la vita eterna?
Come
risuscitano i morti?
997
Che co.ta significa «risuscita-re»? Con la morte, separazione del-
366
l’anima
e del corpo, il corpo dell’uomo cade nella corruzione, mentre la
stia anima va incontro a Dio, pur restando in attesa di essere riu-
nita
al suo corpo glorificato. Dio nella sua onnipotenza restituirà definitivamente
la vita incorruttibile ai
nostri corpi riunendoli alle nostre anime, in forza della Risurrezione
di Gesù.
998
Chi risusciterà? Tutti gli uo-mini che sono morti: «quanti fece-ro il
bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una
risurrezione di condanna», (Gv
3, 29)543.
999 Come?
Cristo
è risorto con il suo proprio corpo: «Guardate le mie mani e i miei
piedi: sono pro-prio io!» (Lc24, 39);
ma
egli nonè . ritornato ad una vita terrena. Allo stesso modo, in lui, «tutti
risorge- -ranno
coi corpi di cui ora sono rivestiti»544, ma questo corpo
sarà tra-sfigurato in corpo , in
«corpo spirituale» (1
Cor 15, 44):
Ma
qualcuno dirà: «Come risuscita- . no
i morti? Con quale corpo verranno?». Stolto! Ciò che tu semini non
prende vita, se prima non muore, e quello che semini non e il corpo che nascerà, ma un semplice chicco...
Si -semina corruttibile e risurge incor-ruttibile. . . E necessario infatti che questo corpo corruttibile si
vesta di incorruttibiità e questo corpo morta-le si vesta di immortalità
(1 Cor 15, 33-37.42.5
3).
1000
Il «come» supera le possibilità della nostra
immaginazione e del nostro intelletto; è accessibile solo nella fede.
Ma la nostra parteci~ pazione all’Eucaristia ci fa già pre-gustare la
trasfigurazione del nostro corpo per opera di Cristo:
Come
il pane che è frutto della
terra, dopo che è stata
invocata sudi esso la benedizione divina, non è più pane comune, ma Eucaristia, composta di
due realtà,
una terrena, l’altra celeste, così i nostri corpi che ricevono
l’Eu-
1405 caristia
non sono più corruttibili, dal momento che portano in sé il germe
della risurrezione .
1001
Quando?
Definitivamente
«nell’ultimo giorno» (Gv
6, 39-40.44.54; 11,
24); «alla fine del mondo»547. Infatti, la risurrezione dei
morti è intimamente associata alla Parusia di Cristo:
Perché i Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al
suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i
morti in Cristo (1 Ts4, 16).
Risuscitati con Cristo
1002
Se è
vero che Cristo ci risusciterà «nell’ultimo giorno», è anche
vero che, per un certo aspetto, siamo già risuscitati con Cristo. Infatti,
grazie allo Spirito Santo, la vita cristiana, fin d’ora su questa
terra, è una partecipazione alla morte e alla Risurrezione di Cristo:
Con lui infatti
siete stati sepolti insieme nel Battesimo, in lui anche siete stati
insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio che lo ha risuscitato
dai morti... Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù,
dove sì trova Cristo assiso alla destra di Dio (Col2,
12; 3, 1).
1003
I credenti, uniti a Cristo mediante il Battesimo, partecipano già realmente alla vita celeste di Cristo
risorto,
ma questa vita rimane «nascosta con Cristo in Dio» (Col
3, 31. «Con lui, [Dio] ci ha anche risuscitati e ci
ha fatti sedere nei cie-
in
Cristo Gesù» (Ef2, 61. Nutriti del suo Corpo nell’Eucaristia, appartecipiamo già al
Corpo di Cristo. Quando
risusciteremo nell’ultimo giorno
saremo anche noi «manifestati con lui nella gloria» (Col3, 4).
1004
Nell’attesa
di quel giorno, i corpo e
l’anima del credente già partecipano
alla dignità di essere «in
Cristo» ;
di qui
l’esigenza di rispetto verso il proprio corpo, ma 364 anche verso quello degli altri, parti- 1397
colarmente quando soffre:
Il corpo è
peri Signore e il Signore èper il corpo. Dio poi che ha risuscita-io il
Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i
vostri corpi sono membra di Cristo?... Non appartenete a voi stessi...
Glorificate dunque Dio nel vostro corpo (1
Cor 6,13-15.19-20).
II.
Morire in Cristo Gesù
1005 Per
risuscitare con Cristo, bisogna
morire con Cristo, bisogna «andare in esilio dal corpo e abitare presso
il Signore» (2 Cor5, 8).
In questo «essere sciolto» (Fil 1,
23) che è la morte, l’anima
viene separa- 624 ta
dal corpo. Essa sarà riunita al suo 650
corpo il giorno della risurrezione
dei morti .
La
morte
1006
«In faccia alla morte l’enig- 164; ma della condizione umana diven- 1500 ta
sommo» . Per un verso la morte corporale è naturale, ma per la fede
essa in realtà è «salario del peccato» (Rm
6, 23). E per coloro che muoiono nella grazia di Cristo,
è una partecipazione alla morte del Signore, per poter partecipare
anche alla sua Risurrezione.
1007
La morte è il
termine della vita terrena.
Le
nostre vite sono mi-
surate
dal tempo, nel corso del quale noi cambiamo, invecchiamo e, come per
tutti gli esseri viventi della terra, la morte appare come la fine
normale della vita. Questo aspetto della morte comporta un’urgenza
per le nostre vite: infatti il far memoria della nostra mortalità
serve anche a ricordarci che abbiamo soltanto un tempo limitato per
realizzare la nostra esistenza.
Ricordati del tuo Creatore nei giorni
della tua giovinezza.., prima che ritorni la polvere alla terra,
com’era prima, e lo spirito torni a Dio che lo ha dato (Qo 12,1.7).
1008
La morte è conseguenza del peccato. Interprete autentico delle
affermazioni della Sacra Scrittura”3 e della Tradizione,
il Magistero della Chiesa insegna che la morte è entrata nel mondo
a causa del peccato dell’uomo Sebbene l’uomo possedesse
una natura mortale, Dio lo destinava a non morire. La morte fu dunque
contraria ai disegni di Dio Creatore ed essa entrò nel mondo come
conseguenza del peccato355. «La morte corporale, dalla quale
l’uomo sarebbe stato esentato se non avesse peccato»556 è
pertanto «l’ultimo nemico» del557
l’uomo
a dover essere vinto
1009
morte è trasformata da Cristo.
Anche Gesù, il Figlio di Dio, ha subito la morte, propria della
condizione umana. Ma, malgrado la sua angoscia di fronte ad essa, egli
la assunse in un atto di totale e libera sottomissione
alla volontà del Padre suo.
L’obbedienza di Gesù ha trasformato la maledizione della morte in
benedizione.
Il senso della morte cristiana
1010
Grazie a Cristo, la morte cristiana ha un significato positivo. “Per
me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” ( Fil 1,21 ). “Certa
è questa parola: se moriamo con lui, vivremo anche con lui” ( 2Tm
2,11 ). Qui sta la novità essenziale della morte cristiana: mediante il
Battesimo, il cristiano è già sacramentalmente “morto con Cristo”,
per vivere di una vita nuova; e se noi moriamo nella grazia di Cristo,
la morte fisica consuma questo “morire con Cristo” e compie così la
nostra incorporazione a lui nel suo atto redentore.
Per me è
meglio morire per (eis”) Gesù Cristo, che essere re fino ai confini
della terra. Io cerco colui che morì per noi; io voglio colui che per
noi risuscitò. Il momento in cui sarò partorito è imminente. . .
Lasciate che io raggiunga la pura luce; giunto là, sarò veramente un
uomo [Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Romanos, 6, 1-2].
1011
Nella morte, Dio chiama a sé l'uomo. Per questo il cristiano può
provare nei riguardi della morte un desiderio simile a quello di san
Paolo: “il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con
Cristo” ( Fil 1,23 ); e può trasformare la sua propria morte in un
atto di obbedienza e di amore verso il Padre, sull'esempio di Cristo [Cf
Lc 23,46 ].
Il mio
amore è crocifisso; . . . un'acqua viva mormora dentro di me e mi dice:
“Vieni al Padre!” [Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Romanos,
7, 2].
Voglio
vedere Dio, ma per vederlo bisogna morire [Santa Teresa di Gesù, Libro
della mia vita, 1].
Non
muoio, entro nella vita [Santa Teresa di Gesù Bambino, Novissima
verba].
1012 La
visione cristiana della morte [Cf 1Ts 4,13-14 ] è espressa in modo
impareggiabile nella liturgia della Chiesa:
Ai tuoi
fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si
distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata
un'abitazione eterna nel cielo [Messale Romano, Prefazio dei defunti,
I].
1013 La
morte è la fine del pellegrinaggio terreno dell'uomo, è la fine del
tempo della grazia e della misericordia che Dio gli offre per realizzare
la sua vita terrena secondo il disegno divino e per decidere il suo
destino ultimo. Quando è “finito l'unico corso della nostra vita
terrena”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48] noi non ritorneremo
più a vivere altre vite terrene. “E' stabilito per gli uomini che
muoiano una sola volta” ( Eb 9,27 ). Non c'è “reincarnazione”
dopo la morte.
1014
La Chiesa
ci incoraggia a prepararci all'ora della nostra morte (Dalla morte
improvvisa, liberaci, Signore”: antica Litania dei santi), a chiedere
alla Madre di Dio di intercedere per noi “nell'ora della nostra
morte” (Ave Maria) e ad affidarci a san Giuseppe, patrono della buona
morte:
In ogni
azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire
oggi stesso; se avrai la coscienza retta, non avrai molta paura di
morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che fuggire la morte. Se
oggi non sei preparato a morire, come lo sarai domani?
[Imitazione
di Cristo, 1, 23, 1]
Laudato
si, mi Signore,
per sora
nostra Morte corporale,
da la
quale nullo omo vivente po' scampare.
Guai a
quelli che morranno ne le peccata mortali!;
beati
quelli che trovarà
ne le tue
sanctissime voluntati,
ca la
morte seconda no li farrà male [San Francesco d'Assisi, Cantico delle
creature].
In sintesi
1015
“La carne è il cardine della salvezza” [Tertulliano, De
resurrectione carnis, 8, 2]. Noi crediamo in Dio che è il Creatore
della carne; crediamo nel Verbo fatto carne per riscattare la carne;
crediamo nella risurrezione della carne, compimento della creazione e
della redenzione della carne.
1016 Con
la morte l'anima viene separata dal corpo, ma nella risurrezione Dio
tornerà a dare la vita incorruttibile al nostro corpo trasformato,
riunendolo alla nostra anima. Come Cristo è risorto e vive per sempre,
così tutti noi risusciteremo nell'ultimo giorno.
1017
“Crediamo nella vera risurrezione della carne che abbiamo ora”
[Concilio di Lione II: Denz. -Schönm., 854]. Mentre, tuttavia, si
semina nella tomba un corpo corruttibile, risuscita un corpo
incorruttibile , [Cf 1Cor 15,42 ] un “corpo spirituale” ( 1Cor 15,44
).
1018 In
conseguenza del peccato originale, l'uomo deve subire “la morte
corporale, dalla quale sarebbe stato esentato se non avesse peccato”
[Conc. Ecum.
Vat. II, Gaudium et spes, 18].
1019 Gesù, il Figlio di Dio, ha liberamente subìto
la morte per noi in una sottomissione totale e libera alla volontà di
Dio, suo Padre. Con la sua morte ha vinto la morte, aprendo così a
tutti gli uomini la possibilità della salvezza.
Articolo
12
“CREDO
LA VITA ETERNA
”
1020 Per
il cristiano, che unisce la propria morte a quella di Gesù, la morte è
come un andare verso di lui ed entrare nella vita eterna. Quando
la Chiesa
ha pronunciato, per l'ultima volta, le parole di perdono
dell'assoluzione di Cristo sul cristiano morente, l'ha segnato, per
l'ultima volta, con una unzione fortificante e gli ha dato Cristo nel
viatico come nutrimento per il viaggio, a lui si rivolge con queste
dolci e rassicuranti parole:
Parti,
anima cristiana, da questo mondo, nel nome di Dio Padre onnipotente che
ti ha creato, nel nome di Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che è
morto per te sulla croce, nel nome dello Spirito Santo, che ti è stato
dato in dono; la tua dimora sia oggi nella pace della santa Gerusalemme,
con
la Vergine Maria
, Madre di Dio, con san Giuseppe, con tutti gli angeli e i santi. . . Tu
possa tornare al tuo Creatore, che ti ha formato dalla polvere della
terra. Quando lascerai questa vita, ti venga incontro
la Vergine Maria
con gli angeli e i santi. . . Mite e festoso ti appaia il volto di
Cristo e possa tu contemplarlo per tutti i secoli in eterno [Rituale
romano, Rito delle esequie, Raccomandazione dell'anima].
I. Il giudizio particolare
1021 La
morte pone fine alla vita dell'uomo come tempo aperto all'accoglienza o
al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo [Cf 2Tm 1,9-10 ]. Il
Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva
dell'incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma
anche, a più riprese, l'immediata retribuzione che, dopo la morte, sarà
data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. La parabola
del povero Lazzaro [Cf Lc 16,22 ] e la parola detta da Cristo in croce
al buon ladrone [Cf Lc 23,43 ] così come altri testi del Nuovo
Testamento [Cf 2Cor 5,8; Fil 1,23; Eb 9,27; Eb 12,23 ] parlano di una
sorte ultima dell'anima [Cf Mt 16,26 ] che può essere diversa per le
une e per le altre.
1022 Ogni
uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la
retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in
rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, [Cf
Concilio di Lione II: Denz.-Schönm., 857-858; Concilio di Firenze II:
ibid., 1304-1306; Concilio di Trento: ibid., 1820] o entrerà
immediatamente nella beatitudine del cielo, [Cf Benedetto XII, Cost.
Benedictus Deus: Denz.-Schönm., 1000-1001; Giovanni XXII, Bolla Ne
super his: ibid., 990] oppure si dannerà immediatamente per sempre [Cf
Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus:
Denz.-Schönm., 1002].
Alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore [Cf
San Giovanni della Croce, Parole di luce e di amore, 1, 57].
II. Il Cielo
1023
Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e che sono
perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo. Sono per sempre
simili a Dio, perché lo vedono “così come egli è” ( 1Gv 3,2 ),
faccia a faccia: [Cf 1Cor 13,12; Ap 22,4 ]
Con la nostra apostolica autorità definiamo che, per
disposizione generale di Dio, le anime di tutti i santi morti prima
della passione di Cristo. . . e quelle di tutti i fedeli morti dopo aver
ricevuto il santo Battesimo di Cristo, nelle quali al momento della
morte non c'era o non ci sarà nulla da purificare, oppure, se in esse
ci sarà stato o ci sarà qualcosa da purificare, quando, dopo la morte,
si saranno purificate. . ., anche prima della risurrezione dei loro
corpi e del giudizio universale - e questo dopo l'Ascensione del Signore
e Salvatore Gesù Cristo al cielo - sono state, sono e saranno in cielo,
associate al Regno dei cieli e al Paradiso celeste con Cristo, insieme
con i santi angeli. E dopo la passione e la morte del nostro Signore Gesù
Cristo, esse hanno visto e vedono l'essenza divina in una visione
intuitiva e anche a faccia a faccia, senza la mediazione di alcuna
creatura [ Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: Denz. -Schönm.,
1000; cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 49].
1024
Questa vita perfetta, questa comunione di vita e di amore con
la Santissima Trinità
, con
la Vergine Maria
, gli angeli e tutti i beati è chiamata “il cielo”. Il cielo è il
fine ultimo dell'uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più
profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva.
1025
Vivere in cielo è “essere con Cristo” [Cf Gv 14,3; Fil 1,23; 1Ts
4,17 ]. Gli eletti vivono “in lui”, ma conservando, anzi, trovando
la loro vera identità, il loro proprio nome: [Cf Ap 2,17 ]
Vita est
enim esse cum Christo; ideo ubi Christus, ibi vita, ibi regnum - La
vita, infatti, è stare con Cristo, perché dove c'è Cristo, là c'è
la vita, là c'è il Regno [Sant'Ambrogio, Expositio Evangelii secundum
Lucam, 10, 121: PL 15, 1834A].
1026 Con
la sua morte e la sua Risurrezione Gesù Cristo ci ha “aperto” il
cielo. La vita dei beati consiste nel pieno possesso dei frutti della
Redenzione compiuta da Cristo, il quale associa alla sua glorificazione
celeste coloro che hanno creduto in lui e che sono rimasti fedeli alla
sua volontà. Il cielo è la beata comunità di tutti coloro che sono
perfettamente incorporati in lui.
1027
Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in
Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di descrizione.
La Scrittura
ce ne parla con immagini: vita, luce, pace, banchetto di nozze, vino del
Regno, casa del Padre, Gerusalemme celeste, paradiso: “Quelle cose che
occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo,
queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” ( 1Cor 2,9 ).
1028 A
motivo della sua trascendenza, Dio non può essere visto quale è se non
quando egli stesso apre il suo Mistero alla contemplazione immediata
dell'uomo e gliene dona la capacità. Questa contemplazione di Dio nella
sua gloria celeste è chiamata dalla Chiesa la “la visione
beatifica”:
Questa
sarà la tua gloria e la tua felicità: essere ammesso a vedere Dio,
avere l'onore di partecipare alle gioie della salvezza e della luce
eterna insieme con Cristo, il Signore tuo Dio, . . . godere nel Regno
dei cieli, insieme con i giusti e gli amici di Dio, le gioie
dell'immortalità raggiunta [San Cipriano di Cartagine, Epistulae, 56,
10, 1: PL 4, 357B].
1029
Nella gloria del cielo i beati continuano a compiere con gioia la volontà
di Dio in rapporto agli altri uomini e all'intera creazione. Regnano già
con Cristo; con lui “regneranno nei secoli dei secoli” ( Ap 22,5 )
[Cf Mt 25,21; Mt 25,23 ].
III. La purificazione finale o Purgatorio
1030
Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma sono
imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza
eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una
purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare
nella gioia del cielo.
1031
La Chiesa
chiama Purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è
tutt'altra cosa dal castigo dei dannati.
La Chiesa
ha formulato la dottrina della fede relativa al Purgatorio soprattutto
nei Concilii di Firenze [Cf Denz. -Schönm., 1304] e di Trento [Cf ibid.
, 1820; 1580].
La Tradizione
della Chiesa, rifacendosi a certi passi della Scrittura, [Cf ad esempio,
1Cor 3,15; 1031 1Pt 1,7 ] parla di un fuoco purificatore:
Per
quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c'è, prima
del Giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è
la Verità
afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito
Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello
futuro ( Mt 12,31 ). Da questa affermazione si deduce che certe colpe
possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo
futuro [San Gregorio Magno, Dialoghi, 4, 39].
1032
Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i
defunti di cui
la Sacra Scrittura
già parla: “Perciò [Giuda Maccabeo] fece offrire il sacrificio
espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato” ( 2Mac
12,45 ). Fin dai primi tempi,
la Chiesa
ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in
particolare il sacrificio eucaristico, [Cf Concilio di Lione II: Denz.
-Schönm., 856] affinché, purificati, possano giungere alla visione
beatifica di Dio.
La Chiesa
raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a
favore dei defunti:
Rechiamo
loro soccorso e commemoriamoli. Se i figli di Giobbe sono stati
purificati dal sacrificio del loro padre, [Cf Gb 1,5 ] perché dovremmo
dubitare che le nostre offerte per i morti portino loro qualche
consolazione? Non esitiamo a soccorrere coloro che sono morti e ad
offrire per loro le nostre preghiere [San Giovanni Crisostomo, Homiliae
in primam ad Corinthios, 41, 5: PG 61, 594-595].
IV. L'inferno
1033 Non
possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo. Ma
non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di lui, contro il
nostro prossimo o contro noi stessi: “Chi non ama rimane nella morte.
Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun
omicida possiede in se stesso la vita eterna” ( 1Gv 3,15 ). Nostro
Signore ci avverte che saremo separati da lui se non soccorriamo nei
loro gravi bisogni i poveri e i piccoli che sono suoi fratelli [Cf Mt
25,31-46 ]. Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza
accogliere l'amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati
per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di
definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che
viene designato con la parola “inferno”.
1034 Gesù
parla ripetutamente della “Geenna”, del “fuoco inestinguibile”,
[Cf Mt 5,22; Mt 5,29; 1034 Mt 13,42; Mt 13,50; Mc 9,43-48 ] che è
riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di
convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo [Cf Mt 10,28
]. Gesù annunzia con parole severe che egli “manderà i suoi angeli,
i quali raccoglieranno. . . tutti gli operatori di iniquità e li
getteranno nella fornace ardente” ( Mt 13,41-42 ), e che pronunzierà
la condanna: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!” ( Mt
25,41 ).
1035
La Chiesa
nel suo insegnamento afferma l'esistenza dell'inferno e la sua eternità.
Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la
morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene
dell'inferno, “il fuoco eterno” [Cf Simbolo “Quicumque”: Denz.
-Schnöm., 76; Sinodo di Costantinopoli: ibid., 409. 411; 274]. La pena
principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel
quale soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è
stato creato e alle quali aspira.
1036 Le
affermazioni della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della Chiesa
riguardanti l'inferno sono un appello alla responsabilità con la quale
l'uomo deve usare la propria libertà in vista del proprio destino
eterno. Costituiscono nello stesso tempo un pressante appello alla
conversione: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta
e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che
entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che
conduce alla Vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!” ( Mt
7,13-14 ).
Siccome
non conosciamo né il giorno né l'ora, bisogna, come ci avvisa il
Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito l'unico corso
della nostra vita terrena, meritiamo con lui di entrare al banchetto
nuziale ed essere annoverati tra i beati, né ci si comandi, come a
servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre
esteriori dove “ci sarà pianto e stridore di denti” [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 48].
1037 Dio
non predestina nessuno ad andare all'inferno; [ Cf Concilio di Orange
II: Denz. -Schönm. , 397; Concilio di Trento: ibid. , 1567] questo è
la conseguenza di una avversione volontaria a Dio (un peccato mortale),
in cui si persiste sino alla fine. Nella liturgia eucaristica e nelle
preghiere quotidiane dei fedeli,
la Chiesa
implora la misericordia di Dio, il quale non vuole “che alcuno
perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” ( 2Pt 3,9 ):
Accetta
con benevolenza, o Signore, l'offerta che ti presentiamo noi tuoi
ministri e tutta la tua famiglia: disponi nella tua pace i nostri
giorni, salvaci dalla dannazione eterna, e accoglici nel gregge degli
eletti [Messale Romano, Canone Romano].
V. Il Giudizio finale
1038 La
risurrezione di tutti i morti, “dei giusti e degli ingiusti” ( At
24,15 ), precederà il Giudizio finale. Sarà “l'ora in cui tutti
coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce [del Figlio dell'Uomo]
e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e
quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” ( Gv 5,28-29
). Allora Cristo “verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli. .
. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli
uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le
pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. . . E se ne andranno,
questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna” ( Mt 25,31;
Mt 25,32; Mt 25,46 ).
1039
Davanti a Cristo che è
la Verità
sarà definitivamente messa a nudo la verità sul rapporto di ogni uomo
con Dio [Cf Gv 12,49 ]. Il Giudizio finale manifesterà, fino alle sue
ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o avrà omesso di
compiere durante la sua vita terrena:
Tutto il
male che fanno i cattivi viene registrato a loro insaputa. Il giorno in
cui Dio non tacerà ( Sal 50,3 ). . . egli si volgerà verso i malvagi e
dirà loro: “Io avevo posto sulla terra i miei poverelli, per voi. Io,
loro capo, sedevo nel cielo alla destra di mio Padre, ma sulla terra le
mie membra avevano fame. Se voi aveste donato alle mie membra, il vostro
dono sarebbe giunto fino al capo. Quando ho posto i miei poverelli sulla
terra, li ho costituiti come vostri fattorini perché portassero le
vostre buone opere nel mio tesoro: voi non avete posto nulla nelle loro
mani, per questo non possedete nulla presso di me [Sant'Agostino,
Sermones, 18, 4, 4: PL 38, 130-131].
1040 Il
Giudizio finale avverrà al momento del ritorno glorioso di Cristo.
Soltanto il Padre ne conosce l'ora e il giorno, egli solo decide circa
la sua venuta. Per mezzo del suo Figlio Gesù pronunzierà allora la sua
parola definitiva su tutta la storia. Conosceremo il senso ultimo di
tutta l'opera della creazione e di tutta l'Economia della salvezza, e
comprenderemo le mirabili vie attraverso le quali
la Provvidenza
divina avrà condotto ogni cosa verso il suo fine ultimo. Il Giudizio
finale manifesterà che la giustizia di Dio trionfa su tutte le
ingiustizie commesse dalle sue creature e che il suo amore è più forte
della morte [Cf Ct 8,6 ].
1041 Il
messaggio del Giudizio finale chiama alla conversione fin tanto che Dio
dona agli uomini “il momento favorevole, il giorno della salvezza” (
2Cor 6,2 ). Ispira il santo timor di Dio. Impegna per la giustizia del
Regno di Dio. Annunzia la “beata speranza” ( Tt 2,13 ) del ritorno
del Signore il quale “verrà per essere glorificato nei suoi santi ed
essere riconosciuto mirabile in tutti quelli che avranno creduto” (
2Ts 1,10 ).
VI. La speranza dei cieli nuovi e della terra nuova
1042 Alla
fine dei tempi, il Regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Dopo il
Giudizio universale i giusti regneranno per sempre con Cristo,
glorificati in corpo e anima, e lo stesso universo sarà rinnovato:
Allora
la Chiesa.
. . avrà il suo compimento. . . nella gloria del cielo, quando verrà
il tempo della restaurazione di tutte le cose e quando col genere umano
anche tutto il mondo, il quale è intimamente unito con l'uomo e per
mezzo di lui arriva al suo fine, sarà perfettamente ricapitolato in
Cristo [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48].
1043
Questo misterioso rinnovamento, che trasformerà l'umanità e il mondo,
dalla Sacra Scrittura è definito con l'espressione: “i nuovi cieli e
una terra nuova” ( 2Pt 3,13 ) [Cf Ap 21,1 ]. Sarà la realizzazione
definitiva del disegno di Dio di “ricapitolare in Cristo tutte le
cose, quelle del cielo come quelle della terra” ( Ef 1,10 ).
1044 In
questo nuovo universo, [Cf Ap 21,5 ]
la Gerusalemme
celeste, Dio avrà la sua dimora in mezzo agli uomini. Egli “tergerà
ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né
lamento, né affanno perché le cose di prima sono passate” ( Ap 21,4
) [Cf Ap 21,27 ].
1045 Per
l'uomo questo compimento sarà la realizzazione definitiva dell'unità
del genere umano, voluta da Dio fin dalla creazione e di cui
la Chiesa
nella storia è “come sacramento” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 1]. Coloro che saranno uniti a Cristo formeranno la comunità
dei redenti, la “Città santa” di Dio ( Ap 21,2 ), “
la Sposa
dell'Agnello” ( Ap 21,9 ). Essa non sarà più ferita dal peccato,
dalle impurità, [Cf Ap 21,27 ] dall'amor proprio, che distruggono o
feriscono la comunità terrena degli uomini. La visione beatifica, nella
quale Dio si manifesterà in modo inesauribile agli eletti, sarà
sorgente perenne di gaudio, di pace e di reciproca comunione.
1046
Quanto al cosmo,
la Rivelazione
afferma la profonda comunione di destino fra il mondo materiale e
l'uomo:
La
creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio.
. . e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù
della corruzione. . . Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme
e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma
anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo
interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro
corpo ( Rm 8,19-23 ).
1047
Anche l'universo visibile, dunque, è destinato ad essere trasformato,
“affinché il mondo stesso, restaurato nel suo stato primitivo, sia,
senza più alcun ostacolo, al servizio dei giusti”, partecipando alla
loro glorificazione in Gesù Cristo risorto [Sant'Ireneo di Lione,
Adversus haereses, 5, 32, 1].
1048 “
Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l'umanità, e non
sappiamo il modo in cui sarà trasformato l'universo. Passa certamente
l'aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo, però, dalla
Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in
cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente
tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes,
39].
1049 “Tuttavia l'attesa di una terra nuova non deve
indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro
relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell'umanità nuova
che già riesce a offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo
nuovo. Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso
terreno dallo sviluppo del Regno di Cristo, tuttavia, nella misura in
cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società, tale progresso
è di grande importanza” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 39].
1050 “Infatti. . . tutti i buoni frutti della
natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra
nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi
di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati,
allorquando Cristo rimetterà al Padre il Regno eterno e universale”
[Conc. Ecum.
Vat. II, Gaudium et spes, 39]. Dio allora sarà “tutto in tutti” ( 1Cor 15,28 ), nella vita eterna:
La vita,
nella sua stessa realtà e verità, è il Padre, che attraverso il
Figlio nello Spirito Santo, riversa come fonte su tutti noi i suoi doni
celesti. E per la sua bontà promette veramente anche a noi uomini i
beni divini della vita eterna [ San Cirillo di Gerusalemme, Catecheses
illuminandorum, 18, 29: PG 33, 1049, cf Liturgia delle Ore, III, Ufficio
delle letture del giovedì della diciassettesima settimana. [Paolo VI,
Credo del popolo di Dio, 28.]
In sintesi
1051 Ogni
uomo riceve nella sua anima immortale la propria retribuzione eterna fin
dalla sua morte, in un giudizio particolare ad opera di Cristo, giudice
dei vivi e dei morti.
1052
“Noi crediamo che le anime di tutti coloro che muoiono nella grazia di
Cristo. . . costituiscono il Popolo di Dio nell'al di là della morte,
la quale sarà definitivamente sconfitta nel giorno della risurrezione,
quando queste anime saranno riunite ai propri corpi” .
1053
“Noi crediamo che la moltitudine delle anime, che sono riunite attorno
a Gesù e a Maria in Paradiso, forma
la Chiesa
del cielo, dove esse nella beatitudine eterna vedono Dio così com'è e
dove sono anche associate, in diversi gradi, con i santi angeli al
governo divino esercitato da Cristo glorioso, intercedendo per noi e
aiutando la nostra debolezza con la loro fraterna sollecitudine”
[Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 29].
1054
Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio, ma
imperfettamente purificati, benché sicuri della loro salvezza eterna,
vengono sottoposti, dopo la morte, ad una purificazione, al fine di
ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia di Dio.
1055 In
virtù della “comunione dei santi”,
la Chiesa
raccomanda i defunti alla misericordia di Dio e per loro offre suffragi,
in particolare il santo Sacrificio eucaristico.
1056
Seguendo l'esempio di Cristo,
la Chiesa
avverte i fedeli della “triste e penosa realtà della morte eterna”
, [Congregazione per il Clero, Direttorio catechistico generale, 69]
chiamata anche “inferno”.
1057 La
pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio;
in Dio soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è
stato creato e alle quali aspira.
1058
La Chiesa
prega perché nessuno si perda: “Signore, non permettere che sia mai
separato da te”. Se è vero che nessuno può salvarsi da se stesso, è
anche vero che Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati” ( 1Tm
2,4 ) e che per lui “tutto è possibile” ( Mt 19,26 ).
1059
“La santissima Chiesa romana crede e confessa fermamente che nel
giorno del Giudizio tutti gli uomini compariranno col loro corpo davanti
al tribunale di Cristo per rendere conto delle loro azioni” [Concilio
di Lione II: Denz. -Schönm., 859; cf Concilio di Trento: ibid., 1549].
1060 Alla
fine dei tempi, il Regno di Dio giungerà alla sua pienezza. Allora i
giusti regneranno con Cristo per sempre, glorificati in corpo e anima, e
lo stesso universo materiale sarà trasformato. Dio allora sarà
“tutto in tutti” ( 1Cor 15,28 ), nella vita eterna.
“AMEN”
1061 Il
Credo, come pure l'ultimo libro della Sacra Scrittura, [Cf Ap 22,21 ]
termina con la parola ebraica Amen. La si trova frequentemente alla fine
delle preghiere del Nuovo Testamento. Anche
la Chiesa
termina le sue preghiere con “Amen”.
1062 In
ebraico, “Amen” si ricongiunge alla stessa radice della parola
“credere”. Tale radice esprime la solidità, l'affidabilità, la
fedeltà. Si capisce allora perché l'“Amen” può esprimere tanto la
fedeltà di Dio verso di noi quanto la nostra fiducia in lui.
1063 Nel
profeta Isaia si trova l'espressione “Dio di verità”, letteralmente
“Dio dell'Amen”, cioè il Dio fedele alle sue promesse: “Chi vorrà
essere benedetto nel paese, vorrà esserlo per il Dio fedele” ( Is
65,16 ).Nostro Signore usa spesso il termine Amen, [Cf Mt 6,2; Mt 6,5;
Mt 6,16 ] a volte in forma doppia, [Cf Gv 5,19 ] per sottolineare
l'affidabilità del suo insegnamento, la sua autorità fondata sulla
verità di Dio.
1064 L
'“Amen” finale del Credo riprende quindi e conferma le due parole
con cui inizia: “Io credo”. Credere significa dire “Amen” alle
parole, alle promesse, ai comandamenti di Dio, significa fidarsi
totalmente di colui che è l'“Amen” d'infinito amore e di perfetta
fedeltà. La vita cristiana di ogni giorno sarà allora l'“Amen”
all'“Io credo” della professione di fede del nostro Battesimo:
Il
Simbolo sia per te come uno specchio. Guardati in esso, per vedere se tu
credi tutto quello che dichiari di credere e rallegrati ogni giorno per
la tua fede [Sant'Agostino, Sermones, 58, 11, 13: PL 38, 399].
1065 Gesù
Cristo stesso è l'“Amen” ( Ap 3,14 ). Egli è l'“Amen”
definitivo dell'amore del Padre per noi; assume e porta alla sua
pienezza il nostro “Amen” al Padre: “Tutte le promesse di Dio in
lui sono divenute “sì”. Per questo sempre attraverso lui sale a Dio
il nostro Amen per la sua gloria” ( 2Cor 1,20 ):
Per lui,
con lui e in lui,
a te, Dio
Padre onnipotente,
nell'unità
dello Spirito Santo,
ogni
onore e gloria
per tutti
i secoli dei secoli.
AMEN!
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