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PARTE SECONDA - LA CELEBRAZIONE DEL MISTERO CRISTIANO

SEZIONE PRIMA -  L'ECONOMIA SACRAMENTALE

CAPITOLO PRIMO -  IL MISTERO PASQUALE NEL TEMPO DELLA CHIESA

 

Articolo 1

  LA LITURGIA - OPERA DELLA SANTA TRINITA'

 

I. Il Padre, Sorgente e Fine della Liturgia

 

 1077 “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto” ( Ef 1,3-6 ).

 

 

 1078 Benedire è un'azione divina che dà la vita e di cui il Padre è la sorgente. La sua benedizione è insieme parola e dono (“bene-dictio”, “eu-logia”). Riferito all'uomo, questo termine significherà l'adorazione e la consegna di sé al proprio Creatore nell'azione di grazie.

 

 1079 Dall'inizio alla fine dei tempi, tutta l'opera di Dio è benedizione. Dal poema liturgico della prima creazione ai cantici della Gerusalemme celeste, gli autori ispirati annunziano il disegno della salvezza come una immensa benedizione divina.

 

  1080 In principio, Dio benedice gli esseri viventi, specialmente l'uomo e la donna. L'alleanza con Noè e con tutti gli esseri animati rinnova questa benedizione di fecondità, nonostante il peccato dell'uomo, a causa del quale il suolo è “maledetto”. Ma è a partire da Abramo che la benedizione divina penetra la storia degli uomini, che andava verso la morte, per farla ritornare alla vita, alla sua sorgente: grazie alla fede del “padre dei credenti” che accoglie la benedizione, è inaugurata la storia della salvezza.

 

 1081 Le benedizioni divine si manifestano in eventi mirabili e salvifici: la nascita di Isacco, l'uscita dall'Egitto (Pasqua ed Esodo), il dono della Terra promessa, l'elezione di Davide, la presenza di Dio nel tempio, l'esilio purificatore e il ritorno del “piccolo resto”. La Legge , i Profeti e i Salmi, che tessono la Liturgia del Popolo eletto, ricordano queste benedizioni divine e nello stesso tempo rispondono ad esse con le benedizioni di lode e di rendimento di grazie.

 

 1082 Nella Liturgia della Chiesa, la benedizione divina è pienamente rivelata e comunicata: il Padre è riconosciuto e adorato come la Sorgente e il Termine di tutte le benedizioni della creazione e della salvezza; nel suo Verbo, incarnato, morto e risorto per noi, egli ci colma delle sue benedizioni, e per suo mezzo effonde nei nostri cuori il Dono che racchiude tutti i doni: lo Spirito Santo.

 

 

 1083 Si comprende allora la duplice dimensione della Liturgia cristiana come risposta di fede e di amore alle “benedizioni spirituali” di cui il Padre ci fa dono. Da una parte, la Chiesa , unita al suo Signore e sotto l'azione dello Spirito Santo, [Cf Lc 10,21 ] benedice il Padre per il “suo ineffabile Dono” ( 2Cor 9,15 ) con l'adorazione, la lode e l'azione di grazie. Dall'altra, e fino al pieno compimento del disegno di Dio, la Chiesa non cessa di presentare al Padre “l'offerta dei propri doni” e d'implorare che mandi lo Spirito Santo sull'offerta, su se stessa, sui fedeli e sul mondo intero, affinché, per la comunione alla Morte e alla Risurrezione di Cristo Sacerdote e per la potenza dello Spirito, queste benedizioni divine portino frutti di vita “a lode e gloria della sua grazia” ( Ef 1,6 ).

 

 

II. L'Opera di Cristo nella Liturgia

 

Cristo glorificato...

 

 1084 “Assiso alla destra del Padre” da dove effonde lo Spirito Santo nel suo Corpo che è la Chiesa , Cristo agisce ora attraverso i sacramenti, da lui istituiti per comunicare la sua grazia. I sacramenti sono segni sensibili (parole e azioni), accessibili alla nostra attuale umanità. Essi realizzano in modo efficace la grazia che significano, mediante l'azione di Cristo e la potenza dello Spirito Santo.

 

 1085 Nella Liturgia della Chiesa Cristo significa e realizza principalmente il suo Mistero pasquale. Durante la sua vita terrena, Gesù annunziava con il suo insegnamento e anticipava con le sue azioni il suo Mistero pasquale. Venuta la sua Ora, [Cf Gv 13,1; 1085 Gv 17,1 ] egli vive l'unico avvenimento della storia che non passa: Gesù muore, è sepolto, risuscita dai morti e siede alla destra del Padre “una volta per tutte” ( Rm 6,10; Eb 7,27; Eb 9,12 ). E' un evento reale, accaduto nella nostra storia, ma è unico: tutti gli altri avvenimenti della storia accadono una volta, poi passano, inghiottiti nel passato. Il Mistero pasquale di Cristo, invece, non può rimanere soltanto nel passato, dal momento che con la sua morte egli ha distrutto la morte, e tutto ciò che Cristo è, tutto ciò che ha compiuto e sofferto per tutti gli uomini, partecipa dell'eternità divina e perciò abbraccia tutti i tempi e in essi è reso presente. L'evento della croce e della Risurrezione rimane e attira tutto verso la Vita.

 

 

... dalla Chiesa degli Apostoli...

 

 1086 “Come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch'egli ha inviato gli Apostoli, ripieni di Spirito Santo, non solo perché, predicando il Vangelo a tutti gli uomini, annunziassero che il Figlio di Dio con la sua morte e Risurrezione ci ha liberati dal potere di Satana e dalla morte e trasferiti nel regno del Padre, ma anche perché attuassero, per mezzo del Sacrificio e dei sacramenti, sui quali s'impernia tutta la vita liturgica, l'opera della salvezza che annunziavano” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 6].

 

 1087 Pertanto, donando lo Spirito Santo agli Apostoli, Cristo risorto conferisce loro il proprio potere di santificazione: [Cf Gv 20,21-23 ] diventano segni sacramentali di Cristo. Per la potenza dello stesso Spirito Santo, essi conferiscono tale potere ai loro successori. Questa “successione apostolica” struttura tutta la vita liturgica della Chiesa; essa stessa è sacramentale, trasmessa attraverso il sacramento dell'Ordine.

 

 

... è presente nella Liturgia terrestre...

 

 1088 “Per realizzare un'opera così grande” - la "dispensazione" o comunicazione della sua opera di salvezza - “Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, in modo speciale nelle azioni liturgiche. E' presente nel Sacrificio della Messa sia nella persona del ministro, "egli che, offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso per il ministero dei sacerdoti", sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. E' presente con la sua virtù nei sacramenti, di modo che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. E' presente nella sua Parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura. E' presente, infine, quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro" ( Mt 18,20 )” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 7].

 

 1089 “In quest'opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chie sa, sua Sposa amatissima, la quale prega il suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all'Eterno Padre” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 7].

 

 

... che partecipa alla Liturgia celeste

 

 1090 “Nella Liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste, che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio quale ministro dei santi e del vero tabernacolo; con tutte le schiere della milizia celeste cantiamo al Signore l'inno di gloria; ricordando con venerazione i santi, speriamo di ottenere un qualche posto con essi; aspettiamo, quale Salvatore, il Signore nostro Gesù Cristo, fino a quando egli comparirà, nostra vita, e noi appariremo con lui nella gloria” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 7].

 

 

III. Lo Spirito Santo e la Chiesa nella Liturgia

 

 1091 Nella Liturgia lo Spirito Santo è il pedagogo della fede del Popolo di Dio, l'artefice di quei “capolavori di Dio” che sono i sacramenti della Nuova Alleanza. Il desiderio e l'opera dello Spirito nel cuore della Chiesa è che noi viviamo della vita del Cristo risorto. Quando egli incontra in noi la risposta di fede da lui suscitata, si realizza una vera cooperazione. Grazie ad essa, la Liturgia diventa l'opera comune dello Spirito Santo e della Chiesa.

 

  1092 In questa comunicazione sacramentale del Mistero di Cristo, lo Spirito Santo agisce allo stesso modo che negli altri tempi dell'Economia della salvezza: egli prepara la Chiesa ad incontrare il suo Signore; ricorda e manifesta Cristo alla fede dell'assemblea; rende presente e attualizza il Mistero di Cristo per mezzo

della sua potenza trasformatrice; infine, lo Spirito di comunione unisce la Chiesa alla vita e alla missione di Cristo.

 

 

Lo Spirito Santo prepara ad accogliere Cristo

 

 1093 Nell'Economia sacramentale lo Spirito Santo dà compimento alle figure dell' Antica Alleanza. Poiché la Chiesa di Cristo era “mirabilmente preparata nella storia del popolo d'Israele e nell'Antica Alleanza”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 2] la Liturgia della Chiesa conserva come parte integrante e insostituibile, facendoli propri, alcuni elementi del culto dell'Antica Alleanza:

- in modo particolare la lettura dell'Antico Testamento;

- la preghiera dei Salmi;

- e, soprattutto, il memoriale degli eventi salvifici e delle realtà prefigu rative che hanno trovato il loro compimento nel Mistero di Cristo ( la Promessa e l'Alleanza, l'Esodo e la Pasqua , il Regno ed il Tempio, l'Esilio ed il Ritorno).

 

 

 1094 Proprio su questa armonia dei due Testamenti [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 14-16] si articola la catechesi pasquale del Signore [Cf Lc 24,13-49 ] e in seguito quella degli Apostoli e dei Padri della Chiesa. Tale catechesi svela ciò che rimaneva nascosto sotto la lettera dell'Antico Testamento: il Mistero di Cristo. Essa è chiamata “tipologica” in quanto rivela la novità di Cristo a partire dalle “figure” (tipi) che lo annunziavano nei fatti, nelle parole e nei simboli della prima Alleanza. Attraverso questa rilettura nello Spirito di Verità a partire da Cristo, le figure vengono svelate [Cf 2Cor 3,14-16 ]. Così, il diluvio e l'arca di Noè prefiguravano la salvezza per mezzo del Battesimo, [Cf 1Pt 3,21 ] come pure la Nube e la traversata del Mar Rosso; l'acqua dalla roccia era figura dei doni spirituali di Cristo; [Cf 1Cor 10,1-6 ] la manna nel deserto prefigurava l'Eucaristia, “il vero Pane dal cielo” [Cf Gv 6,32 ].

 

 1095 Per questo la Chiesa , specialmente nei tempi di Avvento, di Quaresima e soprattutto nella notte di Pasqua, rilegge e rivive tutti questi grandi eventi della storia della salvezza nell'“oggi” della sua Liturgia. Ma questo esige pure che la catechesi aiuti i fedeli ad aprirsi a tale intelligenza “spirituale” dell'Economia della salvezza, come la Liturgia della Chiesa la manifesta e ce la fa vivere.

 

 1096 Liturgia ebraica e Liturgia cristiana. Una migliore conoscenza della fede e della vita religiosa del popolo ebraico, quali sono professate e vissute ancora al presente, può aiutare a comprendere meglio certi aspetti della Liturgia cristiana. Per gli ebrei e per i cristiani la Sacra Scrittura è una parte essenziale delle loro liturgie: per la proclamazione della Parola di Dio, la risposta a questa Parola, la preghiera di lode e di intercessione per i vivi e per i morti, il ricorso alla misericordia divina. La Liturgia della Parola, nella sua specifica struttura, ha la sua origine nella preghiera ebraica. La preghiera delle Ore e altri testi e formulari liturgici hanno in essa i loro corrispettivi, come pure le stesse formule delle nostre preghiere più degne di venerazione, tra le quali il “Pater” [Padre nostro]. Anche le preghiere eucaristiche si ispirano a modelli della tradizione ebraica. Il rapporto tra la Liturgia ebraica e quella cristiana, ma anche le differenze tra i loro contenuti, sono particolarmente visibili nelle grandi feste dell'anno liturgico, come la Pasqua. Cristiani ed ebrei celebrano la Pasqua : Pasqua della storia, tesa verso il futuro, presso gli ebrei; presso i cristiani, Pasqua compiuta nella morte e nella Risurrezione di Cristo, anche se ancora in attesa della definitiva consumazione.

 

 1097 Nella Liturgia della Nuova Alleanza, ogni azione liturgica, specialmente la celebrazione dell'Eucaristia e dei sacramenti, è un incontro tra Cristo e la Chiesa. L'assemblea liturgica riceve la propria unità dalla “comunione dello Spirito Santo” che riunisce i figli di Dio nell'unico Corpo di Cristo. Essa supera le affinità umane, razziali, culturali e sociali.

 

  1098 L 'assemblea deve prepararsi ad incontrare il suo Signore, essere “un popolo ben disposto”. Questa preparazione dei cuori è l'opera comune dello Spirito Santo e dell'assemblea, in particolare dei suoi ministri. La grazia dello Spirito Santo cerca di risvegliare la fede, la conversione del cuore e l'adesione alla volontà del Padre. Queste disposizioni sono il presupposto per l'accoglienza delle altre grazie offerte nella celebrazione stessa e per i frutti di vita nuova che essa è destinata a produrre in seguito.

 

 

Lo Spirito Santo ricorda il Mistero di Cristo

 

 1099 Lo Spirito e la Chiesa cooperano per manifestare Cristo e la sua opera di salvezza nella Liturgia. Specialmente nell'Eucaristia, e in modo analogo negli altri sacramenti, la Liturgia è Memoriale del Mistero della salvezza. Lo Spirito Santo è la memoria viva della Chiesa [Cf Gv 14,26 ].

 

 

 1100 La Parola di Dio. Lo Spirito Santo ricorda in primo luogo all'assemblea liturgica il senso dell'evento della salvezza dando vita alla Parola di Dio che viene annunziata per essere accolta e vissuta:

 

 

 Massima è l'importanza della Sacra Scrittura nel celebrare la Liturgia. Da essa infatti vengono tratte le letture da spiegare nell'omelia e i Salmi da cantare; del suo afflato e del suo spirito sono permeate le preci, le orazioni e gli inni liturgici, e da essa prendono significato le azioni e i segni [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 24].

 

 1101 E' lo Spirito Santo che dona ai lettori e agli uditori, secondo le disposizioni dei loro cuori, l'intelligenza spirituale della Parola di Dio. Attraverso le parole, le azioni e i simboli che costituiscono la trama di una celebrazione, egli mette i fedeli e i ministri in relazione viva con Cristo, Parola e Immagine del Padre, affinché possano far passare nella loro vita il significato di ciò che ascoltano, contemplano e compiono nella celebrazione.

 

 1102 “In virtù della parola salvatrice la fede. . . si alimenta nel cuore dei credenti, e con la fede ha inizio e cresce la comunità dei credenti” [Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 4]. L'annunzio della Parola di Dio non si limita ad un insegnamento: essa sollecita la risposta della fede, come adesione e impegno, in vista dell'Alleanza tra Dio e il suo Popolo. E' ancora lo Spirito Santo che elargisce la grazia della fede, la fortifica e la fa crescere nella comunità. L'assemblea liturgica è prima di tutto comunione nella fede.

 

 

  1103 L ' Anamnesi. La celebrazione liturgica si riferisce sempre agli interventi salvifici di Dio nella storia. “L'Economia della rivelazione avviene con eventi e parole intimamente connessi tra loro. . . Le parole dichiarano le opere e chiariscono il mistero in esse contenuto” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 2]. Nella Liturgia della Parola lo Spirito Santo “ricorda” all'assemblea tutto ciò che Cristo ha fatto per noi. Secondo la natura delle azioni liturgiche e le tradizioni rituali delle Chiese, una celebrazione “fa memoria” delle meraviglie di Dio attraverso una Anamnesi più o meno sviluppata. Lo Spirito Santo, che in tal modo risveglia la memoria della Chiesa, suscita di conseguenza l'azione di grazie e la lode (Dossologia).

 

 

Lo Spirito Santo attualizza il Mistero di Cristo

 

 1104 La Liturgia cristiana non soltanto ricorda gli eventi che hanno operato la nostra salvezza; essa li attualizza, li rende presenti. Il Mistero pasquale di Cristo viene celebrato, non ripetuto; sono le celebrazioni che si ripetono; in ciascuna di esse ha luogo l'effusione dello Spirito Santo che attualizza l'unico Mistero.

 

  1105 L ' Epiclesi (invocazione-su”) è l'intercessione con la quale il sacerdote supplica il Padre di inviare lo Spirito Santificatore affinché le offerte diventino il Corpo e il Sangue di Cristo e i fedeli, ricevendole, divengano essi pure un'offerta viva a Dio.

 

 1106 Insieme con l'Anamnesi, l'Epiclesi è il cuore di ogni celebrazione sacramentale, in modo particolare dell'Eucaristia:

 

 

 Tu chiedi in che modo il pane diventa Corpo di Cristo e il vino. . . Sangue di Cristo? Te lo dico io: lo Spirito Santo irrompe e realizza ciò che supera ogni parola e ogni pensiero. . . Ti basti sapere che questo avviene per opera dello Spirito Santo, allo stesso modo che dalla Santa Vergine e per mezzo dello Spirito Santo il Signore, da se stesso e in se stesso, assunse la carne [San Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 4, 13: PG 94, 1142A].

 

 1107 La forza trasformatrice dello Spirito Santo nella Liturgia affretta la venuta del Regno e la consumazione del Mistero della salvezza. Nell'attesa e nella speranza egli ci fa realmente anticipare la piena comunione della Santissima Trinità. Mandato dal Padre che esaudisce l'Epiclesi della Chiesa, lo Spirito dona la vita a coloro che l' accolgono, e costituisce per essi, fin d'ora, “la caparra” della loro eredità [Cf Ef 1,14; 2Cor 1,22 ].

 

 

La comunione dello Spirito Santo

 

 1108 Il fine della missione dello Spirito Santo in ogni azione liturgica è quello di mettere in comunione con Cristo per formare il suo Corpo. Lo Spirito Santo è come la linfa della Vigna del Padre che porta il suo frutto nei tralci [Cf Gv 15,1-17; Gal 5,22 ]. Nella Liturgia si attua la più stretta cooperazione tra lo Spirito Santo e la Chiesa. Egli , lo Spirito di comunione, rimane nella Chiesa in modo indefettibile, e per questo la Chiesa è il grande sacramento della comunione divina che riunisce i figli di Dio dispersi. Il frutto dello Spirito nella Liturgia è inseparabilmente comunione con la Santa Trinità e comunione fraterna [Cf 1Gv 1,3-7 ].

  1109 L 'Epiclesi è anche preghiera per la piena realizzazione della comunione dell'assemblea al Mistero di Cristo. “La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo” ( 2Cor 13,13 ) devono rimanere sempre con noi e portare frutti al di là della celebrazione eucaristica. La Chiesa prega dunque il Padre di inviare lo Spirito Santo, perché faccia della vita dei fedeli un'offerta viva a Dio attraverso la trasformazione spirituale a immagine di Cristo, la sollecitudine per l'unità della Chiesa e la partecipazione alla sua missione per mezzo della testimonianza e del servizio della carità.

 

 

In sintesi

 

 1110 Nella Liturgia della Chiesa Dio Padre è benedetto e adorato come la sorgente di tutte le benedizioni della creazione e della salvezza, con le quali ci ha benedetti nel suo Figlio, per donarci lo Spirito dell'adozione filiale.

 

  1111 L 'opera di Cristo nella Liturgia è sacramentale perché il suo Mistero di salvezza vi è reso presente mediante la potenza del suo Santo Spirito; perché il suo Corpo, che è la Chiesa , è come il sacramento (segno e strumento) nel quale lo Spirito Santo dispensa il Mistero della salvezza; perché, attraverso le sue azioni liturgiche, la Chiesa pellegrina nel tempo partecipa già, pregustandola, alla Liturgia celeste.

 

 1112 La missione dello Spirito Santo nella Liturgia della Chiesa è di preparare l'assemblea a incontrare Cristo; di ricordare e manifestare Cristo alla fede dell'assemblea; di rendere presente e attualizzare, con la sua potenza trasformatrice, l'opera salvifica di Cristo, e di far fruttificare il dono della comunione nella Chiesa.

 

 

 Articolo 2

 IL MISTERO PASQUALE NEI SACRAMENTI DELLA CHIESA

 

 1113 Tutta la vita liturgica della Chiesa gravita attorno al Sacrificio eucaristico e ai sacramenti [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 6]. Nella Chiesa vi sono sette sacramenti: il Battesimo, la Confermazione o Crismazione, l'Eucaristia, la Penitenza , l'Unzione degli infermi, l'Ordine, il Matrimonio [Cf Concilio di Lione II: Denz. -Schönm., 860; Concilio di Firenze: ibid., 1310; Concilio di Trento: ibid., 1601]. In questo articolo viene trattato ciò che è comune ai sette sacramenti della Chiesa, dal punto di vista dottrinale. Quanto è loro comune riguardo alla celebrazione sarà esposto nel capitolo secondo, mentre ciò che è proprio a ciascuno di essi costituirà l'oggetto della sezione seconda.

 

 

I. I sacramenti di Cristo

 

 1114 “Attenendoci alla dottrina delle Sacre Scritture, alle tradizioni apostoliche e all'unanime pensiero. . . dei Padri”, noi professiamo “che i sacramenti della nuova Legge sono stati istituiti tutti da Gesù Cristo nostro Signore” [Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1600-1601].

 

 1115 Le parole e le azioni di Gesù nel tempo della sua vita nascosta e del suo ministero pubblico erano già salvifiche. Esse anticipavano la potenza del suo Mistero pasquale. Annunziavano e preparavano ciò che egli avrebbe donato alla Chiesa quando tutto fosse stato compiuto. I misteri della vita di Cristo costituiscono i fondamenti di ciò che, ora, Cristo dispensa nei sacramenti mediante i ministri della sua Chiesa, poiché “ciò che era visibile nel nostro Salvatore è passato nei suoi misteri” [San Leone Magno, Sermones, 74, 2: PL 54, 398A].

 

 

 1116 “Forze che escono” dal Corpo di Cristo, [Cf Lc 5,17; Lc 6,19; Lc 8,46 ] sempre vivo e vivificante, azioni dello Spirito Santo operante nel suo Corpo che è la Chiesa , i sacramenti sono i “capolavori di Dio” nella Nuova ed Eterna Alleanza.

 

 

II. I sacramenti della Chiesa

 

 1117 Per mezzo dello Spirito che la guida “alla verità tutta intera” ( Gv 16,13 ), la Chiesa ha riconosciuto a poco a poco questo tesoro ricevuto da Cristo e ne ha precisato la “dispensazione”, come ha fatto per il canone delle divine Scritture e la dottrina della fede, quale fedele amministratrice dei misteri di Dio [Cf Mt 13,52; 1Cor 4,1 ]. Così la Chiesa , nel corso dei secoli, è stata in grado di discernere che, tra le sue celebrazioni liturgiche, ve ne sono sette le quali costituiscono, nel senso proprio del termine, sacramenti istituiti dal Signore.

 

 1118 I sacramenti sono “della Chiesa” in un duplice significato: sono “da essa” e “per essa”. Sono “dalla Chiesa” per il fatto che questa è il sacramento dell'azione di Cristo che opera in lei grazie alla missione dello Spirito Santo. E sono “per la Chiesa ”, sono cioè quei “sacramenti che fanno la Chiesa ”, [Sant'Agostino, De civitate Dei, 22, 17; cf San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 64, 2, ad 3] in quanto manifestano e comunicano agli uomini, soprattutto nell'Eucaristia, il Mistero della comunione del Dio Amore, Uno in tre Persone.

 

 

 1119 Poiché con il Cristo-Capo forma “quasi un'unica persona mistica”, [Pio XII, Lett. enc. Mystici Corporis] la Chiesa agisce nei sacramenti come “comunità sacerdotale”, “organicamente strutturata” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. Mediante il Battesimo e la Confermazione , il popolo sacerdotale è reso idoneo a celebrare la Liturgia ; d'altra parte alcuni fedeli, “insigniti dell'Ordine sacro, sono posti in nome di Cristo a pascere la Chiesa con la parola e la grazia di Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11].

 

 

 1120 Il ministero ordinato o sacerdozio ministeriale [Cf ibid., 10] è al servizio del sacerdozio battesimale. Esso garantisce che, nei sacramenti, è proprio il Cristo che agisce per mezzo dello Spirito Santo a favore della Chiesa. La missione di salvezza affidata dal Padre al proprio Figlio incarnato è affidata agli Apostoli e da essi ai loro successori; questi ricevono lo Spirito di Gesù per operare in suo nome e in persona di lui [Cf Gv 20,21-23; Lc 24,47; Mt 28,18-20 ]. Il ministro ordinato è dunque il legame sacramentale che collega l'azione liturgica a ciò che hanno detto e fatto gli Apostoli, e, tramite loro, a ciò che ha detto e operato Cristo, sorgente e fondamento dei sacramenti.

 

 

 1121 I tre sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell'Ordine conferiscono, oltre la grazia, un carattere sacramentale o “sigillo” in forza del quale il cristiano partecipa al sacerdozio di Cristo e fa parte della Chiesa secondo stati e funzioni diverse. Questa configurazione a Cristo e alla Chiesa, realizzata dallo Spirito, è indelebile; [Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1609] essa rimane per sempre nel cristiano come disposizione positiva alla grazia, come promessa e garanzia della protezione divina e come vocazione al culto divino e al servizio della Chiesa. Tali sacramenti non possono dunque mai essere ripetuti.

 

 

III. I sacramenti della fede

 

 1122 Cristo ha inviato i suoi Apostoli perché “nel suo Nome”, siano “predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati” ( Lc 24,47 ). “Ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” ( Mt 28,19 ). La missione di battezzare, dunque la missione sacramentale, è implicita nella missione di evangelizzare, poiché il sacramento è preparato dalla Parola di Dio e dalla fede, la quale è consenso a questa Parola:

 

 Il Popolo di Dio viene adunato innanzitutto per mezzo della Parola del Dio vivente. . . La predicazione della Parola è necessaria per lo stesso ministero dei sacramenti, trattandosi di sacramenti della fede, la quale nasce e si alimenta con la Parola [Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 4].

 

 1123 “I sacramenti sono ordinati alla santificazione degli uomini, all'edificazione del Corpo di Cristo, e, infine, a rendere culto a Dio; in quanto segni, hanno poi anche la funzione di istruire. Non solo suppongono la fede, ma con le parole e gli elementi rituali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono; perciò vengono chiamati sacramenti della fede ” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 59].

 

 

 1124 La fede della Chiesa precede la fede del credente, che è invitato ad aderirvi. Quando la Chiesa celebra i sacramenti, confessa la fede ricevuta dagli Apostoli. Da qui l'antico adagio: “ Lex orandi, lex credendi ” [Oppure: “Legem credendi lex statuat supplicandi”, secondo Prospero di Aquitania, Epistulae, 217 (V secolo): PL 45, 1031]. La legge della preghiera è la legge della fede, la Chiesa crede come prega. La Liturgia è un elemento costitutivo della santa e vivente Tradizione [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 8].

 1125 Per questo motivo nessun rito sacramentale può essere modificato o manipolato dal ministro o dalla comunità a loro piacimento. Neppure l'autorità suprema nella Chiesa può cambiare la Liturgia a sua discrezione, ma unicamente nell'obbedienza della fede e nel religioso rispetto del mistero della Liturgia.

 

 1126 Inoltre, poiché i sacramenti esprimono e sviluppano la comunione di fede nella Chiesa, la lex orandi è uno dei criteri essenziali del dialogo che cerca di ricomporre l'unità dei cristiani [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 2 e 15].

 

 

IV. I sacramenti della salvezza

 

 1127 Degnamente celebrati nella fede, i sacramenti conferiscono la grazia che significano [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1605 e 1606]. Sono efficaci perché in essi agisce Cristo stesso: è lui che battezza, è lui che opera nei suoi sacramenti per comunicare la grazia che il sacramento significa. Il Padre esaudisce sempre la preghiera della Chiesa del suo Figlio, la quale, nell'Epiclesi di ciascun sacramento, esprime la propria fede nella potenza dello Spirito. Come il fuoco trasforma in sé tutto ciò che tocca, così lo Spirito Santo trasforma in vita divina ciò che è sottomesso alla sua potenza.

 

 1128 E' questo il significato dell'affermazione della Chiesa: [Cf ibid., 1608] i sacramenti agiscono ex opere operato (lett. “per il fatto stesso che l'azione viene compiuta”), cioè in virtù dell'opera salvifica di Cristo, compiuta una volta per tutte. Ne consegue che “il sacramento non è realizzato dalla giustizia dell'uomo che lo conferisce o lo riceve, ma dalla potenza di Dio” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 68, 8]. Quando un sacramento viene celebrato in conformità all'intenzione della Chiesa, la potenza di Cristo e del suo Spirito agisce in esso e per mezzo di esso, indipendentemente dalla santità personale del ministro. Tuttavia i frutti dei sacramenti dipendono anche dalle disposizioni di colui che li riceve.

 

 

 1129 La Chiesa afferma che per i credenti i sacramenti della Nuova Alleanza sono necessari alla salvezza [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1604]. La “grazia sacramentale” è la grazia dello Spirito Santo donata da Cristo e propria di ciascun sacramento. Lo Spirito guarisce e trasforma coloro che li ricevono conformandoli al Figlio di Dio. Il frutto della vita sacramentale è che lo Spirito di adozione deifica [Cf 2Pt 1,4 ] i fedeli unendoli vitalmente al Figlio unico, il Salvatore.

 

 

V. I sacramenti della vita eterna

 

 1130 La Chiesa celebra il Mistero del suo Signore “finché egli venga” e “Dio sia tutto in tutti” ( 1Cor 11,26; 1Cor 15,28 ). Dall'età apostolica la Liturgia è attirata verso il suo termine dal gemito dello Spirito nella Chiesa: “Marana tha!” ( 1Cor 16,22 ). La Liturgia condivide così il desiderio di Gesù: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi. . . finché essa non si compia nel regno di Dio” ( Lc 22,15-16 ). Nei sacramenti di Cristo la Chiesa già riceve la caparra della sua eredità, già partecipa alla vita eterna, pur “nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo” ( Tt 2,13 ). “Lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni!... Vieni, Signore Gesù!” ( Ap 22,17; Ap 22,20 ).

 

 San Tommaso riassume così le diverse dimensioni del segno sacramentale: “Il sacramento è segno commemorativo del passato, ossia della passione del Signore; è segno dimostrativo del frutto prodotto in noi dalla sua passione, cioè della grazia; è segno profetico, che preannunzia la gloria futura” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 60, 3].

 

 

In sintesi

 

 1131 I sacramenti sono segni efficaci della grazia, istituiti da Cristo e affidati alla Chiesa, attraverso i quali ci viene elargita la vita divina. I riti visibili con i quali i sacramenti sono celebrati significano e realizzano le grazie proprie di ciascun sacramento. Essi portano frutto in coloro che li ricevono con le disposizioni richieste.

 

 1132 La Chiesa celebra i sacramenti come comunità sacerdotale strutturata mediante il sacerdozio battesimale e quello dei ministri ordinati.

 

 1133 Lo Spirito Santo prepara ai sacramenti per mezzo della Parola di Dio e della fede che accoglie la Parola nei cuori ben disposti. Allora, i sacramenti fortificano ed esprimono la fede.

 

 1134 Il frutto della vita sacramentale è ad un tempo personale ed ecclesiale. Da una parte tale frutto è, per ogni fedele, vivere per Dio in Cristo Gesù; dall'altra costituisce per la Chiesa una crescita nella carità e nella sua missione di testimonianza.