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PARTE
SECONDA -
LA CELEBRAZIONE DEL
MISTERO CRISTIANO
SEZIONE
SECONDA - “I SETTE SACRAMENTI DELLA CHIESA”
CAPITOLO
PRIMO - I SACRAMENTI
DELL'INIZIAZIONE CRISTIANA.
1212
Con i sacramenti dell'iniziazione cristiana, il Battesimo,
la Confermazione
e l'Eucaristia, sono posti i fondamenti di ogni vita cristiana. “La
partecipazione alla natura divina, che gli uomini ricevono in dono
mediante la grazia di Cristo, rivela una certa analogia con l'origine,
lo sviluppo e l'accrescimento della vita naturale. Difatti i fedeli,
rinati nel santo Battesimo, sono corroborati dal sacramento della
Confermazione e, quindi, sono nutriti con il cibo della vita eterna
nell'Eucaristia, sicché, per effetto di questi sacramenti
dell'iniziazione cristiana, sono in grado di gustare sempre più e
sempre meglio i tesori della vita divina e progredire fino al
raggiungimento della perfezione della carità” [Paolo VI, Cost. ap.
Divinae consortium naturae, AAS 63 (1971), 657-664. Cf Rituale romano,
Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti, Introduzione generale,
1-2].
Articolo
1
IL
SACRAMENTO DEL BATTESIMO
1213
Il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il
vestibolo d'ingresso alla vita nello Spirito (vitae spiritualis ianua”),
e la porta che apre l'accesso agli altri sacramenti. Mediante il
Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio,
diventiamo membra di Cristo; siamo incorporati alla Chiesa e resi
partecipi della sua missione: [Cf Concilio di Firenze: Denz. -Schönm.,
1314; Codice di Diritto Canonico, 204, 1; 849; Corpus Canonum
Ecclesiarum Orientalium, 675, 1] “Baptismus est sacramentum
regenerationis per aquam in verbo - Il Battesimo può definirsi il
sacramento della rigenerazione cristiana mediante l'acqua e
la Parola
” [Catechismo Romano, 2, 2, 5].
I.
Come viene chiamato questo sacramento?
1214
Lo si chiama Battesimo dal rito centrale con il quale è compiuto:
battezzare (baptizein” in greco) significa “tuffare”,
“immergere”; l' “immersione” nell'acqua è simbolo del
seppellimento del catecumeno nella morte di Cristo, dalla quale risorge
con lui, [Cf Rm 6,3-4; Col 2,12 ] quale “nuova creatura” ( 2Cor
5,17; Gal 6,15 ).
1215
Questo sacramento è anche chiamato il “ lavacro di rigenerazione e di
rinnovamento nello Spirito Santo” ( Tt 3,5 ), poiché significa e
realizza quella nascita dall'acqua e dallo Spirito senza la quale
nessuno “può entrare nel Regno di Dio” ( Gv 3,5 ).
1216
“Questo lavacro è chiamato illuminazione, perché coloro che ricevono
questo insegnamento [catechetico] vengono illuminati nella mente. . .
” [San Giustino, Apologiae, 1, 61, 12]. Poiché nel Battesimo ha
ricevuto il Verbo, “la luce vera. . . che illumina ogni uomo” ( Gv
1,9 ), il battezzato, “dopo essere stato illuminato” ( Eb 10,32 ) è
divenuto “figlio della luce” ( 1Ts 5,5 ), e “luce” egli stesso (
Ef 5,8 ):
Il
Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. . . Lo chiamiamo
dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d'immortalità, lavacro di
rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso. Dono,
poiché è dato a coloro che non portano nulla; grazia, perché viene
elargito anche ai colpevoli; Battesimo, perché il peccato viene
seppellito nell'acqua; unzione, perché è sacro e regale (tali sono
coloro che vengono unti); illuminazione, perché è luce sfolgorante;
veste, perché copre la nostra vergogna; lavacro, perché ci lava;
sigillo, perché ci custodisce ed è il segno della signoria di Dio [San
Gregorio Nazianzeno, Orationes, 40, 3-4: PG 36, 361C].
II.
Il Battesimo nell'Economia della Salvezza
Le
prefigurazioni del Battesimo nell'Antica Alleanza
1217
Nella Liturgia della Notte Pasquale, in occasione della benedizione
dell'acqua battesimale,
la Chiesa
fa solenne memoria dei grandi eventi della storia della salvezza che
prefiguravano il mistero del Battesimo:
O
Dio. . . tu operi con invisibile potenza le meraviglie della salvezza; e
in molti modi, attraverso i tempi, hai preparato l'acqua, tua creatura,
ad essere segno del Battesimo [Messale Romano, Veglia pasquale:
benedizione dell'acqua battesimale].
1218
Fin dalle origini del mondo l'acqua, questa umile e meravigliosa
creatura, è la fonte della vita e della fecondità.
La Sacra Scrittura
la vede come “covata” dallo Spirito di Dio: [Cf Gen 1,2 ]
Fin
dalle origini il tuo Spirito si librava sulle acque perché contenessero
in germe la forza di santificare [Messale Romano, Veglia pasquale:
benedizione dell'acqua battesimale].
1219
La Chiesa
ha visto nell'Arca di Noè una prefigurazione della salvezza per mezzo
del Battesimo. Infatti, per mezzo di essa, “poche persone, otto in
tutto, furono salvate per mezzo dell'acqua” ( 1Pt 3,20 ):
Nel
diluvio hai prefigurato il Battesimo, perché, oggi come allora, l'acqua
segnasse la fine del peccato e l'inizio della vita nuova [Messale
Romano, Veglia pasquale: benedizione dell'acqua battesimale].
1220
Se l'acqua di fonte è simbolo di vita, l'acqua del mare è un simbolo
della morte. Per questo poteva essere figura del mistero della Croce.
Per mezzo di questo simbolismo il Battesimo significa la comunione alla
morte di Cristo.
1221
E' soprattutto la traversata del Mar Rosso, vera liberazione d'Israele
dalla schiavitù d'Egitto, che annunzia la liberazione operata dal
Battesimo:
Tu
hai liberato dalla schiavitù i figli di Abramo, facendoli passare
illesi attraverso il Mar Rosso, perché fossero immagine del futuro
popolo dei battezzati [Messale Romano, Veglia pasquale: benedizione
dell'acqua battesimale].
1222
Infine il Battesimo è prefigurato nella traversata del Giordano, grazie
alla quale il popolo di Dio riceve il dono della terra promessa alla
discendenza di Abramo, immagine della vita eterna. La promessa di questa
beata eredità si compie nella Nuova Alleanza.
Il
Battesimo di Cristo
1223
Tutte le prefigurazioni dell'Antica Alleanza trovano la loro
realizzazione in Gesù Cristo. Egli dà inizio alla sua vita pubblica
dopo essersi fatto battezzare da san Giovanni Battista nel Giordano [Cf
Mt 3,13 ] e, dopo la sua Risurrezione, affida agli Apostoli questa
missione: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole
nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro
ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” ( Mt 28,19-20 ) [Cf Mc
16,15-16 ].
1224
Nostro Signore si è volontariamente sottoposto al Battesimo di san
Giovanni, destinato ai peccatori, per compiere ogni giustizia [Cf Mt
3,15 ]. Questo gesto di Gesù è una manifestazione del suo
“annientamento” [Cf Fil 2,7 ]. Lo Spirito che si librava sulle acque
della prima creazione, scende ora su Cristo, come preludio della nuova
creazione, e il Padre manifesta Gesù come il suo “Figlio
prediletto” [Cf Mt 3,16-17 ].
1225
E' con la sua Pasqua che Cristo ha aperto a tutti gli uomini le fonti
del Battesimo. Egli, infatti, aveva già parlato della Passione, che
avrebbe subìto a Gerusalemme, come di un “Battesimo” con il quale
doveva essere battezzato [Cf Mc 10,38; Lc 12,50 ]. Il Sangue e l'acqua
sgorgati dal fianco trafitto di Gesù crocifisso [Cf Gv 19,34 ] sono
segni del Battesimo e dell'Eucaristia, sacramenti della vita nuova: [Cf
1Gv 5,6-8 ] da quel momento è possibile “nascere dall'acqua e dallo
Spirito” per entrare nel Regno dei cieli [Cf Gv 3,5 ].
Considera,
quando sei battezzato, donde viene il Battesimo, se non dalla croce di
Cristo, dalla morte di Cristo. Tutto il mistero sta nel fatto che egli
ha patito per te. In lui tu sei redento, in lui tu sei salvato [Sant'Ambrogio,
De sacramentis, 2, 6: PL 16, 425C].
Il
Battesimo nella Chiesa
1226
Dal giorno della Pentecoste
la Chiesa
ha celebrato e amministrato il santo Battesimo. Infatti san Pietro, alla
folla sconvolta dalla sua predicazione, dichiara: “Pentitevi, e
ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la
remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito
Santo” ( At 2,38 ). Gli Apostoli e i loro collaboratori offrono il
Battesimo a chiunque crede in Gesù: giudei, timorati di Dio, pagani [Cf
At 2,41; At 8,12-13; At 10,48; At 16,15 ]. Il Battesimo appare sempre
legato alla fede: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua
famiglia”, dichiara san Paolo al suo carceriere a Filippi. Il racconto
continua: “Subito [il carceriere] si fece battezzare con tutti i
suoi” ( At 16,31-33 ).
1227
Secondo l'Apostolo san Paolo, mediante il Battesimo il credente comunica
alla morte di Cristo; con lui è sepolto e con lui risuscita:
Quanti
siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua
morte. Per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui
nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo
della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita
nuova ( Rm 6,3-4 ) [Cf Col 2,12 ].
I
battezzati si sono “rivestiti di Cristo” ( Gal 3,27 ). Mediante
l'azione dello Spirito Santo, il Battesimo è un lavacro che purifica,
santifica e giustifica [Cf 1Cor 6,11; 1Cor 12,13 ].
1228
Il Battesimo è quindi un bagno d'acqua nel quale “il seme
incorruttibile” della Parola di Dio produce il suo effetto vivificante
[Cf 1Pt 1,23; 1228 Ef 5,26 ]. Sant'Agostino dirà del Battesimo:
“Accedit verbum ad elementum, et fit Sacramentum Si unisce la parola
all'elemento, e nasce il sacramento” [Sant'Agostino, In Evangelium
Johannis tractatus, 80, 3].
III.
Come viene celebrato il sacramento del Battesimo?
L'iniziazione
cristiana
1229
Diventare cristiano richiede, fin dal tempo degli Apostoli, un cammino e
una iniziazione con diverse tappe. Questo itinerario può essere
percorso rapidamente o lentamente. Dovrà in ogni caso comportare alcuni
elementi essenziali: l'annunzio della Parola, l'accoglienza del Vangelo
che provoca una conversione, la professione di fede, il Battesimo,
l'effusione dello Spirito Santo, l'accesso alla Comunione eucaristica.
1230
Questa iniziazione ha assunto forme molto diverse nel corso dei secoli e
secondo le circostanze. Nei primi secoli della Chiesa l'iniziazione
cristiana ha co nosciuto un grande sviluppo, con un lungo periodo di
catecumenato e una serie di riti preparatori che scandivano
liturgicamente il cammino della preparazione catecumenale per
concludersi con la celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione
cristiana.
1231
Dove il Battesimo dei bambini è diventato largamente la forma abituale
della celebrazione del sacramento, questa è divenuta un atto unico che,
in modo molto abbreviato, integra le tappe preparatorie dell'iniziazione
cristiana. Per la sua stessa natura il Battesimo dei bambini richiede un
catecumenato post-battesimale. Non si tratta soltanto della necessità
di una istruzione posteriore al Battesimo, ma del necessario sviluppo
della grazia battesimale nella crescita della persona. E' l'ambito
proprio del catechismo .
1232
Il Concilio Vaticano II ha ripristinato, per
la Chiesa
latina, “il catecumenato degli adulti, diviso in più gradi” [Conc.
Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 64]. I riti si trovano nell' Ordo
initiationis christianae adultorum (1972). Il Concilio ha inoltre
permesso che “nelle terre di missione, sia acconsentito accogliere,
oltre agli elementi che si hanno nella tradizione cristiana, anche
quegli elementi di iniziazione in uso presso ogni popolo, nella misura
in cui possono essere adattati al rito cristiano” [Conc. Ecum. Vat. II,
Sacrosanctum concilium, 64].
1233
Oggi, dunque, in tutti i riti latini e orientali, l'iniziazione
cristiana degli adulti incomincia con il loro ingresso nel catecumenato
e arriva al suo cultime nella celebrazione unitaria dei tre sacramenti
del Battesimo, della Confermazione e dell'Eucaristia [Cf Conc. Ecum.
Vat. II, Ad gentes, 14; Codice di Diritto Canonico, 851; 865; 866]. Nei
riti orientali l'iniziazione cristiana dei bambini incomincia con il
Battesimo immediatamente seguito dalla Confermazione e dall'Eucaristia,
mentre nel rito romano essa continua durante alcuni anni di catechesi,
per concludersi più tardi con
la Confermazione
e l'Eucaristia, culmine della loro iniziazione cristiana [Cf Codice di
Diritto Canonico, 851, 2; 868].
La
mistagogia della celebrazione
1234
Il significato e la grazia del sacramento del Battesimo appaiono
chiaramente nei riti della sua celebrazione. Seguendo con attenta
partecipazione i gesti e le parole di questa celebrazione, i fedeli sono
iniziati alle ricchezze che tale sacramento significa e opera in ogni
nuovo battezzato.
1235
Il segno della croce, all'inizio della celebrazione, esprime il sigillo
di Cristo su colui che sta per appartenergli e significa la grazia della
redenzione che Cristo ci ha acquistata per mezzo della sua croce.
1236 L
'annunzio della Parola di Dio illumina con la verità rivelata i
candidati e l'assemblea, e suscita la risposta della fede, inseparabile
dal Battesimo. Infatti il Battesimo è in modo tutto particolare “il
sacramento della fede”, poiché segna l'ingresso sacramentale nella
vita di fede.
1237
Dal momento che il Battesimo significa la liberazione dal peccato e dal
suo istigatore, il diavolo, viene pronunziato uno (o più) esorcismo(i)
sul candidato. Questi viene unto con l'olio dei catecumeni, oppure il
celebrante impone su di lui la mano, ed egli rinunzia esplicitamente a
Satana. Così pre parato, può professare la fede della Chiesa alla
quale sarà “consegnato” per mezzo del Battesimo [Cf Rm 6,17 ].
1238 L
' acqua battesimale viene quindi consacrata mediante una preghiera di
Epiclesi (sia al momento stesso, sia nella notte di Pasqua).
La Chiesa
chiede a Dio che, per mezzo del suo Figlio, la potenza dello Spirito
Santo discenda su quest'acqua, in modo che quanti vi saranno battezzati
“nascano dall'acqua e dallo Spirito” ( Gv 3,5 ).
1239
Segue poi il rito essenziale del sacramento: il Battesimo propriamente
detto, che significa e opera la morte al peccato e l'ingresso nella vita
della Santissima Trinità attraverso la configurazione al Mistero
pasquale di Cristo. Il Battesimo viene compiuto nel modo più espressivo
per mezzo della triplice immersione nell'acqua battesimale. Ma fin
dall'antichità può anche essere conferito versando per tre volte
l'acqua sul capo del candidato.
1240
Nella Chiesa latina questa triplice infusione è accompagnata dalle
parole del ministro: “N., io ti battezzo nel nome del Padre, e del
Figlio, e dello Spirito Santo”. Nelle liturgie orientali, mentre il
catecumeno è rivolto verso l'Oriente, il sacerdote dice: “Il servo di
Dio, N. , è battezzato nel nome del Padre, e del Figlio, e dello
Spirito Santo”. E all'invocazione di ogni persona della Santissima
Trinità, lo immerge nell'acqua e lo risolleva.
1241 L
' unzione con il sacro crisma, olio profumato consacrato dal vescovo,
significa il dono dello Spirito Santo elargito al nuovo battezzato. Egli
è divenuto un cristiano, ossia “unto” di Spirito Santo, incorporato
a Cristo, che è unto sacerdote, profeta e re [Cf Rituale romano, Rito
del battesimo dei bambini, 62].
1242
Nella liturgia delle Chiese orientali, l'unzione post-battesimale
costituisce il sacramento della Crismazione (Confermazione). Nella
liturgia romana, essa annunzia una seconda unzione con il sacro crisma
che sarà effettuata dal vescovo: cioè il sacramento della
Confermazione, il quale, per così dire, "conferma" e porta a
compimento l'unzione battesimale.
1243
La veste bianca significa che il battezzato si è “rivestito di
Cristo” ( Gal 3,27 ): egli è risorto con Cristo. La candela, accesa
al cero pasquale, significa che Cristo ha illuminato il neofita. In
Cristo i battezzati sono“la luce del mondo” ( Mt 5,14 ) [Cf Fil 2,15
].
Il
nuovo battezzato è ora figlio di Dio nel Figlio Unigenito. Può dire la
preghiera dei figli di Dio: il Padre nostro.
1244
La prima Comunione eucaristica. Divenuto figlio di Dio, rivestito
dell'abito nuziale, il neofita è ammesso “al banchetto delle nozze
dell'Agnello” e riceve il nutrimento della vita nuova, il Corpo e il
Sangue di Cristo. Le Chiese orientali conservano una viva coscienza
dell'unità dell'iniziazione cristiana amministrando la santa Comunione
a tutti i neo-battezzati e confermati, anche ai bambini piccoli,
ricordando la parola del Signore: “Lasciate che i bambini vengano a me
e non glielo impedite” ( Mc 10,14 ).
La Chiesa
latina, che permette l'accesso alla santa Comunione solo a coloro che
hanno raggiunto l'uso di ragione, mette in luce che il Battesimo
introduce all'Eucaristia accostando all'altare il bambino neo-battezzato
per la preghiera del Padre nostro.
1245
La benedizione solenne conclude la celebrazione del Battesimo. In
occasione del Battesimo dei neonati la benedizione della madre occupa un
posto di rilievo.
IV.
Chi può ricevere il Battesimo?
1246
“E' capace di ricevere il Battesimo ogni uomo e solo l'uomo non ancora
battezzato” [Codice di Diritto Canonico, 864; Corpus Canonum
Ecclesiarum Orientalium, 679].
Il
Battesimo degli adulti
1247
Dalle origini della Chiesa, il Battesimo degli adulti è la situazione
più normale là dove l'annunzio del Vangelo è ancora recente. Il
catecumenato (preparazione al Battesimo) occupa in tal caso un posto
importante. In quanto iniziazione alla fede e alla vita cristiana, esso
deve disporre ad accogliere il dono di Dio nel Battesimo, nella
Confermazione e nell'Eucaristia.
1248
Il catecumenato, o formazione dei catecumeni, ha lo scopo di permettere
a questi ultimi, in risposta all'iniziativa divina e in unione con una
comunità ecclesiale, di condurre a maturità la loro conversione e la
loro fede. Si tratta di “una formazione alla vita cristiana. . . ”
mediante la quale “i discepoli vengono in contatto con Cristo, loro
Maestro. Perciò i catecumeni siano convenientemente iniziati al mistero
della salvezza e alla pratica delle norme evangeliche, e mediante i riti
sacri, da celebrare in tempi successivi, siano introdotti nella vita
della fede, della Liturgia e della carità del Popolo di Dio” [Conc.
Ecum. Vat. II, Ad gentes, 14; cf Rituale romano, Rito dell'iniziazione
cristiana degli adulti, 19 e 98].
1249
I catecumeni “sono già uniti alla Chiesa, appartengono già alla
famiglia del Cristo, e spesso vivono già una vita di fede, di speranza
e di carità” [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 14]. “La madre
Chiesa, come già suoi, li ricopre del suo amore e delle sue cure” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 14; Codice di Diritto Canonico, 206; 788,
3].
Il
Battesimo dei bambini
1250
Poiché nascono con una natura umana decaduta e contaminata dal peccato
originale, anche i bambini hanno bisogno della nuova nascita nel
Battesimo [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1514] per essere
liberati dal potere delle tenebre e trasferiti nel regno della libertà
dei figli di Dio, [Cf Col 1,12-14 ] alla quale tutti gli uomini sono
chiamati. La pura gratuità della grazia della salvezza si manifesta in
modo tutto particolare nel Battesimo dei bambini.
La Chiesa
e i genitori priverebbero quindi il bambino della grazia inestimabile di
diventare figlio di Dio se non gli conferissero il Battesimo poco dopo
la nascita [Cf Codice di Diritto Canonico, 867; Corpus Canonum
Ecclesiarum Orientalium, 681; 686, 1.]
1251
I genitori cristiani riconosceranno che questa pratica corrisponde pure
al loro ruolo di alimentare la vita che Dio ha loro affidato [Cf Conc.
Ecum Vat. II, Lumen gentium, 11; 41; Id., Gaudium et spes 48; Codice di
Diritto canonico, 868]
1252 L
'usanza di battezzare i bambini è una tradizione della Chiesa da tempo
immemorabile. Essa è esplicitamente attestata fin dal secondo secolo.
E' tuttavia probabile che, fin dagli inizi della predicazione
apostolica, quando “famiglie” intere hanno ricevuto il Battesimo, [Cf
At 16,15; At 16,33; 1252 At 18,8; 1Cor 1,16 ]. siano stati battezzati
anche i bambini [Cf Congregazione per
la Dottrina
della Fede, Istr. Pastoralis actio: AAS 72 (1980), 1137-1156].
Fede
e Battesimo
1253
Il Battesimo è il sacramento della fede [Cf Mc 16,16 ]. La fede però
ha bisogno della comunità dei credenti. E' soltanto nella fede della
Chiesa che ogni fedele può credere. La fede richiesta per il Battesimo
non è una fede perfetta e matura, ma un inizio, che deve svilupparsi.
Al catecumeno o al suo padrino viene domandato: “Che cosa chiedi alla
Chiesa di Dio?”. Ed egli risponde: “La fede!”.
1254 In
tutti i battezzati, bambini o adulti, la fede deve crescere dopo il
Battesimo. Per questo ogni anno, nella notte di Pasqua,
la Chiesa
celebra la rinnovazione delle promesse battesimali. La preparazione al
Battesimo conduce soltanto alla soglia della vita nuova. Il Battesimo è
la sorgente della vita nuova in Cristo, dalla quale fluisce l'intera
vita cristiana.
1255
Perché la grazia battesimale possa svilupparsi è importante l'aiuto
dei genitori. Questo è pure il ruolo del padrino o della madrina, che
devono essere dei credenti solidi, capaci e pronti a sostenere nel
cammino della vita cristiana il neo-battezzato, bambino o adulto [Cf
Codice di Diritto Canonico, 872-874]. Il loro compito è una vera
funzione ecclesiale (officium”) [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum
concilium, 67]. L'intera comunità ecclesiale ha una parte di
responsabilità nello sviluppo e nella conservazione della grazia
ricevuta nel Battesimo.
V.
Chi può battezzare?
1256
I ministri ordinari del Battesimo sono il vescovo e il presbitero, e,
nella Chiesa latina, anche il diacono [Cf Codice di Diritto Canonico,
861, 1; Corpus Canonum Ecclesiarum Orientalium, 677, 1]. In caso di
necessità, chiunque, anche un non battezzato, purché abbia
l'intenzione richiesta, può battezzare utilizzando la formula
battesimale trinitaria. L'intenzione richiesta è di voler fare ciò che
fa
la Chiesa
quando battezza.
La Chiesa
trova la motivazione di questa possibilità nella volontà salvifica
universale di Dio [Cf 1Tm 2,4 ] e nella necessità del Battesimo per la
salvezza [Cf Mc 16,16; Concilio di Firenze: Denz. -Schönm., 1315; Nicolò
I, Risposta Ad consulta vestra: ibid., 646; Codice di Diritto Canonico,
861, 2].
VI.
La necessità del Battesimo
1257
Il Signore stesso afferma che il Battesimo è necessario per la salvezza
[Cf Gv 3,5 ]. Per questo ha comandato ai suoi discepoli di annunziare il
Vangelo e di battezzare tutte le nazioni [Cf Mt 28,19-20; Concilio di
Trento: Denz. -Schönm. , 1618; Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 14;
Id. , Ad gentes, 5]. Il Battesimo è necessario alla salvezza per coloro
ai quali è stato annunziato il Vangelo e che hanno avuto la possibilità
di chiedere questo sacramento [Cf Mc 16,16 ].
La Chiesa
non conosce altro mezzo all'infuori del Battesimo per assicurare
l'ingresso nella beatitudine eterna; perciò si guarda dal trascurare la
missione ricevuta dal Signore di far rinascere “dall'acqua e dallo
Spirito” tutti coloro che possono essere battezzati. Dio ha legato la
salvezza al sacramento del Battesimo, tuttavia egli non è legato ai
suoi sacramenti.
1258
Da sempre
la Chiesa
è fermamente convinta che quanti subiscono la morte a motivo della
fede, senza aver ricevuto il Battesimo, vengono battezzati mediante la
loro stessa morte per e con Cristo. Questo Battesimo di sangue, come
pure il desiderio del Battesimo, porta i frutti del Battesimo, anche
senza essere sacramento.
1259
Per i catecumeni che muoiono prima del Battesimo, il loro desiderio
esplicito di riceverlo unito al pentimento dei propri peccati e alla
carità, assicura loro la salvezza che non hanno potuto ricevere
mediante il sacramento.
1260
“Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è
effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo
Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo
che Dio conosce, col Mistero pasquale” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium
et spes, 22; cf Id. , Lumen gentium, 16; Id., Ad gentes, 7]. Ogni uomo
che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità
e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato. E'
lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il
Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità.
1261
Quanto ai bambini morti senza Battesimo,
la Chiesa
non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel
rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio che
vuole salvi tutti gli uomini [Cf 1Tm 2,4 ] e la tenerezza di Gesù verso
i bambini, che gli ha fatto dire: “Lasciate che i bambini vengano a me
e non glielo impedite” ( Mc 10,14 ), ci consentono di sperare che vi
sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo. Tanto più
pressante è perciò l'invito della Chiesa a non impedire che i bambini
vengano a Cristo mediante il dono del santo Battesimo.
VII.
La grazia del Battesimo
1262
I diversi effetti operati dal Battesimo sono significati dagli elementi
sensibili del rito sacramentale. L'immersione nell'acqua richiama i
simbolismi della morte e della purificazione, ma anche della
rigenerazione e del rinnovamento. I due effetti principali sono dunque
la purificazione dai peccati e la nuova nascita nello Spirito Santo [Cf
At 2,38; 1262 Gv 3,5 ].
Per
la remissione dei peccati
1263
Per mezzo del Battesimo sono rimessi tutti i peccati, il peccato
originale e tutti i peccati personali, come pure tutte le pene del
peccato [Cf Concilio di Firenze: Denz. -Schönm., 1316]. In coloro che
sono stati rigenerati, infatti, non rimane nulla che impedisca loro di
entrare nel Regno di Dio, né il peccato di Adamo, né il peccato
personale, né le conseguenze del peccato, di cui la più grave è la
separazione da Dio.
1264
Rimangono tuttavia nel battezzato alcune conseguenze temporali del
peccato, quali le sofferenze, la malattia, la morte, o le fragilità
inerenti alla vita come le debolezze del carattere, ecc., e anche una
inclinazione al peccato che
la Tradizione
chiama la concupiscenza, o, metaforicamente, “l'incentivo del
peccato” (fomes peccati”): “Essendo questa lasciata per la prova,
non può nuocere a quelli che non vi acconsentono e che le si oppongono
virilmente con la grazia di Gesù Cristo. Anzi, non riceve la corona se
non chi ha lottato secondo le regole ( 2Tm 2,5 )” [Concilio di Trento:
ibid., 1515].
“Una
nuova creatura”
1265
Il Battesimo non soltanto purifica da tutti i peccati, ma fa pure del
neofita una “nuova creatura” ( 2Cor 5,17 ), un figlio adottivo di
Dio [Cf Gal 4,5-7 ] che è divenuto partecipe della natura divina, [Cf
2Pt 1,4 ] membro di Cristo [Cf 1Cor 6,15; 1265 1Cor 12,27 ] e coerede
con lui, [Cf Rm 8,17 ] tempio ello Spirito Santo [Cf 1Cor 6,19 ].
1266
La Santissima Trinità
dona al battezzato la grazia santificante, la grazia della
giustificazione che
-
lo rende capace di credere in Dio, di sperare in lui e di amarlo per
mezzo delle virtù teologali;
-
gli dà la capacità di vivere e agire sotto la mozione dello Spirito
Santo per mezzo dei doni dello Spirito Santo;
-
gli permette di crescere nel bene per mezzo delle virtù morali.
In
questo modo tutto l'organismo della vita soprannaturale del cristiano ha
la sua radice nel santo Battesimo.
Incorporati
alla Chiesa, Corpo di Cristo
1267
Il Battesimo ci fa membra del Corpo di Cristo. “Siamo membra gli uni
degli altri” ( Ef 4,25 ). Il Battesimo incorpora alla Chiesa. Dai
fonti battesimali nasce l'unico popolo di Dio della Nuova Alleanza che
supera tutti i limiti naturali o umani delle nazioni, delle culture,
delle razze e dei sessi: “In realtà noi tutti siamo stati battezzati
in un solo Spirito per formare un solo corpo” ( 1Cor 12,13 ).
1268
I battezzati sono divenuti “pietre vive per la costruzione di un
edificio spirituale, per un sacerdozio santo” ( 1Pt 2,5 ). Per mezzo
del Battesimo sono partecipi del sacerdozio di Cristo, della sua
missione profetica e regale, sono “la stirpe eletta, il sacerdozio
regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché
proclami le opere meravigliose di lui” che li “ha chiamati dalle
tenebre alla sua ammirabile luce” ( 1Pt 2,9 ). Il Battesimo rende
partecipi del sacerdozio comune dei fedeli.
1269
Divenuto membro della Chiesa, il battezzato non appartiene più a se
stesso, [Cf 1Cor 6,19 ] ma a colui che è morto e risuscitato per noi [Cf
2Cor 5,15 ]. Perciò è chiamato a sottomettersi agli altri, [Cf Ef
5,21; 1Cor 16,15-16 ] a servirli[Cf Gv 13,12-15 ] nella comunione della
Chiesa, ad essere “obbediente” e “sottomesso” ai capi della
Chiesa, [Cf Eb 13,17 ] e a trattarli “con rispetto e carità” [Cf
1Ts 5,12-13 ]. Come il Battesimo comporta responsabilità e doveri, allo
stesso modo il battezzato fruisce anche di diritti in seno alla Chiesa:
quello di ricevere i sacramenti, di essere nutrito dalla Parola di Dio e
sostenuto dagli altri aiuti spirituali della Chiesa [Cf Conc. Ecum. Vat.
II, Lumen gentium, 37; Codice di Diritto Canonico, 208-223; Corpus
Canonum Ecclesiarum Orientalium, 675, 2].
1270
“Rigenerati [dal Battesimo] per essere figli di Dio, [i battezzati]
sono tenuti a professare pubblicamente la fede ricevuta da Dio mediante
la Chiesa
” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11] e a partecipare all'attività
apostolica e missionaria del Popolo di Dio [Cf ibid., 17; Id. , Ad
gentes, 7; 23].
Il
vincolo sacramentale dell'unità dei cristiani
1271
Il Battesimo costituisce il fondamento della comunione tra tutti i
cristiani, anche con quanti non sono ancora nella piena comunione con
la Chiesa
cattolica: “Quelli infatti che credono in Cristo ed hanno ricevuto
debitamente il Battesimo, sono costituiti in una certa comunione,
sebbene imperfetta, con
la Chiesa
cattolica. . . Giustificati nel Battesimo dalla fede, sono incorporati a
Cristo, e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani, e dai
figli della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti come fratelli
nel Signore” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3]. “Il
Battesimo quindi costituisce il vincolo sacramentale dell'unità che
vige tra tutti quelli che per mezzo di esso sono stati rigenerati” [Conc.
Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 3].
Un
sigillo spirituale indelebile
1272
Incorporato a Cristo per mezzo del Battesimo, il battezzato viene
conformato a Cristo [Cf Rm 8,29 ]. Il Battesimo segna il cristiano con
un sigillo spirituale indelebile (carattere”) della sua appartenenza a
Cristo. Questo sigillo non viene cancellato da alcun peccato, sebbene il
peccato impedisca al Battesimo di portare frutti di salvezza [Cf
Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1609-1619]. Conferito una volta per
sempre, il Battesimo non può essere ripetuto.
1273
Incorporati alla Chiesa per mezzo del Battesimo, i fedeli hanno ricevuto
il carattere sacramentale che li consacra per il culto religioso
cristiano [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. Il sigillo
battesimale abilita e impegna i cristiani a servire Dio mediante una
viva partecipazione alla santa Liturgia della Chiesa e “a esercitare
il loro sacerdozio” battesimale “con la testimonianza di una vita
santa. . . e con una operosa carità” [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 11].
1274
Il “ sigillo del Signore ” [Dominicus character”: Sant'Agostino,
Epistulae, 98, 5: PL 33, 362] è il sigillo con cui lo Spirito Santo ci
ha segnati “per il giorno della redenzione” ( Ef 4,30 ) [Cf Ef
1,13-14; 1274 2Cor 1,21-22 ]. “Il Battesimo, infatti, è il sigillo
della vita eterna” [Sant'Ireneo di Lione, Demonstratio apostolica, 3].
Il fedele che avrà “custodito il sigillo” sino alla fine, ossia che
sarà rimasto fedele alle esigenze del proprio Battesimo, potrà morire
nel “segno della fede”, [Messale Romano, Canone Romano] con la fede
del proprio Battesimo, nell'attesa della beata visione di Dio -
consumazione della fede - e nella speranza della risurrezione.
In
sintesi
1275 L
'iniziazione cristiana si compie attraverso l'insieme di tre sacramenti:
il Battesimo, che è l'inizio della vita nuova;
la Confermazione
, che ne è il rafforzamento; e l'Eucaristia, che nutre il discepolo con
il Corpo e il Sangue di Cristo in vista della sua trasformazione in lui.
1276
“Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad
osservare tutto ciò che vi ho comandato” ( Mt 28,19-20 ).
1277
Il Battesimo costituisce la nascita alla vita nuova in Cristo. Secondo
la volontà del Signore esso è necessario per la salvezza, come
la Chiesa
stessa, nella quale il Battesimo introduce.
1278
Il rito essenziale del Battesimo consiste nell'immergere nell'acqua il
candidato o nel versargli dell'acqua sul capo, mentre si pronuncia
l'invocazione della Santissima Trinità, ossia del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo.
1279
Il frutto del Battesimo o grazia battesimale è una realtà ricca che
comporta: la remissione del peccato originale e di tutti i peccati
personali; la nascita alla vita nuova mediante la quale l'uomo diventa
figlio adottivo del Padre, membro di Cristo, tempio dello Spirito Santo.
Per ciò stesso il battezzato è incorporato alla Chiesa, Corpo di
Cristo, e reso partecipe del sacerdozio di Cristo.
1280
Il Battesimo imprime nell'anima un segno spirituale indelebile, il
carattere, il quale consacra il battezzato al culto della religione
cristiana. A motivo del carattere che imprime, il Battesimo non può
essere ripetuto [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1609 e 1624].
1281
Coloro che subiscono la morte a
causa della fede, i catecumeni e tutti gli uomini che, sotto l'impulso
della grazia, senza conoscere
la Chiesa
, cercano sinceramente Dio e si sforzano di compiere la sua volontà,
possono essere salvati anche se non hanno ricevuto il Battesimo [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 16].
1282
Fin dai tempi più antichi, il Battesimo viene amministrato ai bambini,
essendo una grazia e un dono di Dio che non presuppongono meriti umani;
i bambini sono battezzati nella fede della Chiesa. L'ingresso nella vita
cristiana introduce nella vera libertà.
1283
Quanto ai bambini morti senza Battesimo,
la Liturgia
della Chiesa ci invita a confidare nella misericordia di Dio, e a
pregare per la loro salvezza.
1284 In
caso di necessità, chiunque può battezzare, a condizione che intenda
fare ciò che fa
la Chiesa
, e che versi dell'acqua sul capo del candidato dicendo: “Io ti
battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Articolo
2
IL
SACRAMENTO DELLA CONFERMAZIONE
1285
Con il Battesimo e l'Eucaristia, il sacramento della Confermazione
costituisce l'insieme dei “sacramenti dell'iniziazione cristiana”,
la cui unità deve essere salvaguardata. E' dunque necessario spiegare
ai fedeli che la recezione di questo sacramento è necessaria per il
rafforzamento della grazia battesimale [Cf Pontificale romano, Rito
della confermazione, Premesse, 1]. Infatti, “con il sacramento della
Confermazione [i battezzati] vengono vincolati più perfettamente alla
Chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dallo Spirito Santo, e in
questo modo sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere
con la parola e con l'opera la fede come veri testimoni di Cristo” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11; cf Pontificale romano, Rito della
conferma- zione, Premesse, 2].
I.
La Confermazione
nell'Economia della Salvezza
1286
Nell' Antico Testamento, i profeti hanno annunziato che lo Spirito del
Signore si sarebbe posato sul Messia atteso [Cf Is 11,2 ] in vista della
sua missione salvifica [Cf Lc 4,16-22; Is 61,1 ]. La discesa dello
Spirito Santo su Gesù, al momento del suo Battesimo da parte di
Giovanni, costituì il segno che era lui che doveva venire, che egli era
il Messia, il Figlio di Dio [Cf Mt 3,13-17; Gv 1,33-34 ]. Concepito per
opera dello Spirito Santo, tutta la sua vita e la sua missione si
svolgono in una totale comunione con lo Spirito Santo che il Padre gli dà
“senza misura” ( Gv 3,34 ).
1287
Questa pienezza dello Spirito non doveva rimanere soltanto del Messia,
ma doveva essere comunicata a tutto il popolo messianico [Cf Ez
36,25-27; Gl 3,1-2 ]. Più volte Cristo ha promesso questa effusione
dello Spirito, [Cf Lc 12,12; Gv 3,5-8; Gv 7,37-39; Gv 16,7-15; 1287 At
1,8 ] promessa che ha attuato dapprima il giorno di Pasqua [Cf Gv 20,22
] e in seguito, in modo più stupefacente, il giorno di Pentecoste [Cf
At 2,1-4 ]. Pieni di Spirito Santo, gli Apostoli cominciano ad
“annunziare le grandi opere di Dio” ( At 2,11 ) e Pietro afferma che
quella effusione dello Spirito sopra gli Apostoli è il segno dei tempi
messianici [Cf At 2,17-18 ]. Coloro che allora hanno creduto alla
predicazione apostolica e che si sono fatti battezzare, hanno ricevuto,
a loro volta, “il dono dello Spirito Santo” ( At 2,38 ).
1288
“Fin da quel tempo gli Apostoli, in adempimento del volere di Cristo,
comunicavano ai neofiti, attraverso l'imposizione delle mani, il dono
dello Spirito, destinato a completare la grazia del Battesimo [ Cf At
8,15-17; At 19,5-6 ]. Questo spiega perché nella lettera agli Ebrei
viene ricordata, tra i primi elementi della formazione cristiana, la
dottrina dei battesimi e anche dell'imposizione delle mani [Cf Eb 6,2 ].
E' appunto questa imposizione delle mani che giustamente viene
considerata dalla tradizione cattolica come la prima origine del
sacramento della Confermazione, il quale rende, in qualche modo, perenne
nella Chiesa la grazia della Pentecoste” [Paolo VI, Cost. ap. Divinae
consortium naturae].
1289
Per meglio esprimere il dono dello Spirito Santo, ben presto
all'imposizione delle mani si è aggiunta una unzione di olio profumato
(crisma). Tale unzione spiega il nome di “cristiano” che significa
“unto” e che trae la sua origine da quello di Cristo stesso, che
“Dio consacrò [ha unto] in Spirito Santo” ( At 10,38 ). Questo rito
di unzione è rimasto in uso fino ai nostri giorni sia in Oriente sia in
Occidente. Perciò in Oriente questo sacramento viene chiamato
Crismazione, unzione con il crisma, o myron, che significa “crisma”.
In Occidente il termine Confermazione suggerisce che questo sacramento nel medesimo tempo
conferma il battesimo e rafforza la grazia battesimale.
Due
tradizioni: l'Oriente e l'Occidente
1290
Nei primi secoli
la Confermazione
costituisce in genere una celebrazione unica con il Battesimo, formando
con questo, secondo l'espressione di san Cipriano, un “sacramento
doppio”. Ma il moltiplicarsi, tra le altre cause, dei Battesimi di
bambini, e questo in qualsiasi periodo dell'anno, e la crescita numerica
delle parrocchie (rurali), che ampliava le diocesi, non permettono più
la presenza del vescovo a tutte le celebrazioni battesimali. In
Occidente, poiché si preferisce riservare al vescovo il portare a
compimento il Battesimo, avviene la separazione temporale dei due sacra
menti. L'Oriente ha invece conservato uniti i due sacramenti, così che
la Confermazione
è conferita dal presbitero stesso che battezza. Questi tuttavia può
farlo soltanto con il “crisma” consacrato da un vescovo [Cf Corpus
Canonum Ecclesiarum Orientalium, 695, 1; 696, 1].
1291
Una consuetudine della Chiesa di Roma ha facilitato lo sviluppo della
prati ca occidentale: la duplice unzione con il sacro crisma dopo il
Battesimo. La prima unzione, compiuta dal sacerdote sul neofita, al
momento in cui esce dal lavacro battesimale, è portata a compimento da
una seconda unzione fatta dal vescovo sulla fronte di ogni
neo-battezzato [Cf Sant'Ippolito di Roma, Traditio apostolica, 21]. La
prima unzione con il sacro crisma, quella data dal sacerdote, è rimasta
unita al rito del Battesimo: significa la partecipazione del battezzato
alle funzioni profetica, sacerdotale e regale di Cristo. Se il Battesimo
viene conferito ad un adulto, vi è una sola unzione post-battesimale:
quella della Confermazione.
1292
La pratica delle Chiese orientali sottolinea maggiormente l'unità
dell'iniziazione cristiana. Quella della Chiesa latina evidenzia più
nettamente la comunione del nuovo cristiano con il proprio vescovo,
garante e servo dell'unità della sua Chiesa, della sua cattolicità e
della sua apostolicità, e, conseguentemente, il legame con le origini
apostoliche della Chiesa di Cristo.
II.
I segni e il rito della Confermazione
1293
Nel rito di questo sacramento è opportuno considerare il segno dell'
unzione e ciò che l'unzione indica e imprime: il sigillo spirituale.
Nella
simbolica biblica e antica, l' unzione presenta una grande ricchezza di
significati: l'olio è segno di abbondanza [Cf Dt 11,14, ecc] e di
gioia, [Cf Sal 23,5; Sal 104,15 ] purifica (unzione prima e dopo il
bagno), rende agile (l'unzione degli atleti e dei lottatori); è segno
di guarigione, poiché cura le contusioni e le piaghe [Cf Is 1,6; 1293
Lc 10,34 ] e rende luminosi di bellezza, di salute e di forza.
1294
Questi significati dell'unzione con l'olio si ritrovano tutti nella vita
sacramentale. L'unzione prima del Battesimo con l'olio dei catecumeni ha
il significato di purificare e fortificare; l'unzione degli infermi
esprime la guarigione e il conforto. L'unzione con il sacro crisma dopo
il Battesimo, nella Confermazione e nell'Ordinazione, è il segno di una
consacrazione. Mediante
la Confermazione
, i cristiani, ossia coloro che sono unti, partecipano maggiormente alla
missione di Gesù Cristo e alla pienezza dello Spirito Santo di cui egli
è ricolmo, in modo che tutta la loro vita effonda il “profumo di
Cristo” ( 2Cor 2,15 ).
1295
Per mezzo di questa unzione il cresimando riceve “il marchio”, il
sigillo dello Spirito Santo. Il sigillo è il simbolo della persona, [Cf
Gen 38,18; 1295 Ct 8,6 ] il segno della sua autorità, [Cf Gen 41,42 ]
della sua proprietà su un oggetto [Cf Dt 32,34 ] (per questo si usava
imprimere sui soldati il sigillo del loro capo, come sugli schiavi
quello del loro padrone); esso autentica un atto giuridico [Cf 1Re 21,8
] o un documento [Cf Ger 32,10 ] e, in certi casi, lo rende segreto [Cf
Is 29,11 ].
1296
Cristo stesso si dichiara segnato dal sigillo del Padre suo [Cf Gv 6,27
]. Anche il cristiano è segnato con un sigillo: “E' Dio stesso che ci
conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, ci ha
impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri
cuori” ( 2Cor 1,22 ) [Cf Ef 1,13; Ef 4,30 ]. Questo sigillo dello
Spirito Santo segna l'appartenenza totale a Cristo, l'essere al suo
servizio per sempre, ma anche la promessa della divina protezione nella
grande prova escatologica [ Cf Ap 7,2-3; Ap 9,4; Ez 9,4-6 ].
La
celebrazione della Confermazione
1297
La consacrazione del sacro crisma è un momento importante che precede
la celebrazione della Confermazione, ma che, in un certo senso, ne fa
parte. E' il vescovo che, il Giovedì Santo, durante
la Messa
crismale, consacra il sacro crisma per tutta la sua diocesi. Anche nelle
Chiese d'Oriente questa consacrazione è riservata al Patriarca:
La
liturgia antiochena esprime in questi termini l'epiclesi della
consacrazione del sacro crisma (myron): “ [Padre. . . manda il tuo
Santo Spirito] su di noi e su questo olio che è davanti a noi e
consacralo, affinché per tutti coloro che ne verranno unti e segnati,
esso sia: myron santo, myron sacerdotale, myron regale, unzione di
letizia, la veste di luce, il manto della salvezza, il dono spirituale,
la santificazione delle anime e dei corpi, la felicità eterna, il
sigillo indelebile, lo scudo della fede e l'elmo invincibile contro
tutte le macchinazioni dell'Avversario” [Liturgia siro-antiochena,
Epiclesi della consacrazione del sacro crisma].
1298
Quando
la Confermazione
viene celebrata separatamente dal Battesimo, come avviene nel rito
romano,
la Liturgia
del sacramento ha inizio con la rinnovazione delle promesse battesimali
e con la professione di fede da parte dei cresimandi. In questo modo
risulta evidente che
la Confermazione
si colloca in successione al Battesimo [Cf Conc. Ecum. Vat. II,
Sacrosanctum concilium, 71]. Quando viene battezzato un adulto, egli
riceve immediatamente
la Confermazione
e partecipa all'Eucaristia [Cf Codice di Diritto Canonico, 866].
1299
Nel rito romano, il vescovo stende le mani sul gruppo dei cresimandi:
gesto che, fin dal tempo degli Apostoli, è il segno del dono dello
Spirito. Spetta al vescovo invocare l'effusione dello Spirito:
Dio
onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che hai rigenerato
questi tuoi figli dall'acqua e dallo Spirito Santo liberandoli dal
peccato, in fondi in loro il tuo santo Spirito Paraclito: spirito di
sapienza e di intelletto, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di
scienza e di pietà, e riempili dello spirito del tuo santo timore. Per
Cristo, nostro Signore [Pontificale romano, Rito della confermazione,
25].
1300
Segue il rito essenziale del sacramento. Nel rito latino, “il sacramento
della Confermazione si conferisce mediante l'unzione del crisma sulla
fronte, che si fa con l'imposizione della mano, e mediante le parole:
"Accipe signaculum doni
Spiritus Sancti" - "Ricevi il sigillo dello Spirito Santo
che ti è dato in dono"” [Paolo VI, Cost. ap. Divinae consortium
naturae]. Presso le Chiese orientali di rito bizantino, l'unzione con il
myron viene fatta, dopo una preghiera di Epiclesi, sulle parti più
significative del corpo: la fronte, gli occhi, il naso, le orecchie, le
labbra, il petto, il dorso, le mani e i piedi; ogni unzione è
accompagnata dalla formula: “Sigillo del dono che è lo Spirito
Santo”.
1301
Il bacio di pace che conclude il rito del sacramento significa ed
esprime la comunione ecclesiale con il vescovo e con tutti i fedeli [Cf
Sant'Ippolito di Roma, Traditio apostolica, 21].
III.
Gli effetti della Confermazione
1302
Risulta dalla celebrazione che l'effetto del sacramento della
Confermazione è la speciale effusione dello Spirito Santo, come già fu
concessa agli Apostoli il giorno di Pentecoste.
1303
Ne deriva che
la Confermazione
apporta una crescita e un approfondimento della grazia battesimale:
-
ci radica più profondamente nella filiazione divina grazie alla quale
diciamo: “Abbà, Padre” ( Rm 8,15 );
-
ci unisce più saldamente a Cristo;
-
aumenta in noi i doni dello Spirito Santo;
-
rende più perfetto il nostro legame con
la Chiesa
; [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]
-
ci accorda “una speciale forza dello Spirito Santo” per
“diffondere e difendere con la parola e con l'azione la fede, come
veri testimoni di Cristo”, per “confessare coraggiosamente il nome
di Cristo” e per non vergognarsi mai della sua croce [Cf Concilio di
Firenze: Denz. -Schönm., 1319; Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11;
12].
Ricorda
che hai ricevuto il sigillo spirituale, “lo Spirito di sapienza e di
intelletto, lo Spirito di consiglio e di fortezza, lo Spirito di
conoscenza e di pietà, lo Spirito di timore di Dio”, e conserva ciò
che hai ricevuto. Dio Padre ti ha segnato, ti ha confermato Cristo
Signore e ha posto nel tuo cuore quale pegno lo Spirito [Sant'Ambrogio,
De mysteriis, 7, 42: PL 16, 402-403].
1304
Come il Battesimo, di cui costituisce il compimento,
la Confermazione
è conferita una sola volta. Essa infatti imprime nell'anima un marchio
spirituale indelebile, il “carattere”; [Cf Concilio di Trento: Denz.
-Schönm., 1609] esso è il segno che Gesù Cristo ha impresso sul
cristiano il sigillo del suo Spirito rivestendolo di potenza dall'alto
perché sia suo testimone [Cf Lc 24,48-49 ].
1305
Il “carattere” perfeziona il sacerdozio comune dei fedeli, ricevuto
nel Battesimo, e “il cresimato riceve il potere di professare
pubblicamente la fede cristiana, quasi per un incarico ufficiale (quasi
ex officio)” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 72, 5, ad
2].
IV.
Chi può ricevere questo sacramento?
1306
Può e deve ricevere il sacramento della Confermazione ogni battezzato,
che non l'abbia ancora ricevuto [Cf Codice di Diritto Canonico, 889, 1].
Dal momento che Battesimo, Confer mazione ed Eucaristia costituiscono un
tutto unitario, ne deriva che “i fedeli sono obbligati a ricevere
tempestivamente questo sacramento”; [Codice di Diritto Canonico, 890]
senza
la Confermazione
e l'Eucaristia, infatti, il sacramento del Battesimo è certamente
valido ed efficace, ma l'iniziazione cristiana rimane incompiuta.
1307
La consuetudine latina da secoli indica come punto di riferimento per
ricevere
la Confermazione
“l'età della discrezione”. Quando fossero in pericolo di morte,
tuttavia, i bambini devono essere cresimati anche se non hanno ancora
raggiunto tale età [Cf ibid., 891; 883, 3].
1308
Se talvolta si parla della Confermazione come del “sacramento della
maturità cristiana”, non si deve tuttavia confondere l'età adulta
della fede con l'età adulta della crescita naturale, e neppure
dimenticare che la grazia del Battesimo è una grazia di elezione
gratuita e immeritata, che non ha bisogno di una “ratifica” per
diventare effettiva. Lo ricorda san Tommaso:
L'età
fisica non condiziona l'anima. Quindi anche nell'età della puerizia
l'uomo può ottenere la perfezione dell'età spirituale di cui
la Sapienza
(4, 8) dice: “Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola
dal numero degli anni”. E' per questo che molti, nell'età della
fanciullezza, avendo ricevuta la forza dello Spirito Santo, hanno
combattuto generosamente per Cristo fino al sangue [San Tommaso d'Aquino,
Summa theologiae, III, 72, 8, ad 2].
1309
La preparazione alla Confermazione deve mirare a condurre il cristiano
verso una più intima unione con Cristo, verso una familiarità più
viva con lo Spirito Santo, la sua azione, i suoi doni e le sue mozioni,
per poter meglio assumere le responsabilità apostoliche della vita
cristiana. Di conseguenza la catechesi della Confermazione si sforzerà
di risvegliare il senso dell'appartenenza alla Chiesa di Gesù Cristo,
sia alla Chiesa universale che alla comunità parrocchiale. Su quest'ultima
grava una particolare responsabilità nella preparazione dei confermandi
[Cf Pontificale romano, Rito della confermazione, Premesse, 3].
1310
Per ricevere
la Confermazione
si deve essere in stato di grazia. E' opportuno accostarsi al sacramento
della Penitenza per essere purificati in vista del dono dello Spirito
Santo. Una preghiera più intensa deve preparare a ricevere con docilità
e disponibilità la forza e le grazie dello Spirito Santo [Cf At 1,14 ].
1311
Per
la Confermazione
, come per il Battesimo, è conveniente che i candidati cerchino l'aiuto
spirituale di un padrino o di una madrina. E' opportuno che sia la
stessa persona scelta per il Battesimo, per sottolineare meglio l'unità
dei due sacramenti [Cf Pontificale romano, Rito della confermazione,
Premesse, 5; 6; Codice di Diritto Canonico, 893, 1. 2].
V.
Il ministro della Confermazione
1312
“Il ministro originario della Confermazione” è il vescovo [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 26].
In
Oriente, è ordinariamente il presbitero che battezza a conferire subito
anche
la Confermazione
in una sola e medesima celebrazione. Tuttavia lo fa con il sacro crisma
consacrato dal patriarca o dal vescovo: ciò esprime l'unità apostolica
della Chiesa, i cui vincoli vengono rafforzati dal sacramento della
Confermazione. Nella Chiesa latina si attua la stessa disciplina nel
Battesimo degli adulti, o quando viene ammesso alla piena comunione con
la Chiesa
un battezzato che appartiene ad un'altra comunità cristiana il cui
sacramento della Confermazione non è valido [Cf Codice di Diritto
Canonico, 883, 2].
1313
Nel rito latino, il ministro ordinario della Confermazione è il vescovo
[Cf Codice di Diritto Canonico, 883, 2]. Sebbene, qualora se ne presenti
la necessità, il vescovo possa concedere ai presbiteri la facoltà di
amministrare
la Confermazione
, è opportuno che la conferisca egli stesso, non dimenticando che
appunto per questa ragione la celebrazione della Confermazione è stata
separata temporalmente dal Battesimo. I vescovi sono i successori degli
Apostoli, essi hanno ricevuto la pienezza del sacramento dell'Ordine. Il
fatto che questo sacramento venga amministrato da loro evidenzia che
esso ha come effetto di unire più strettamente alla Chiesa, alle sue
origini apostoliche e alla sua missione di testimoniare Cristo coloro
che lo ricevono.
1314
Se un cristiano si trova in pericolo di morte, qualsiasi presbitero può
conferirgli
la Confermazione
[Cf Codice di Diritto Canonico, 883, 2].
La Chiesa
infatti vuole che nessuno dei suoi figli, anche se in tenerissima età,
esca da questo mondo senza essere stato reso perfetto dallo Spirito
Santo mediante il dono della pienezza di Cristo.
In
sintesi
1315
“Gli Apostoli, a Gerusalemme, seppero che
la Samaria
aveva accolto
la Parola
di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per
loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso
sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del
Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo
Spirito Santo” ( At 8,14-17 ).
1316
La Confermazione
perfeziona la grazia battesimale; è il sacramento che dona lo Spirito
Santo per radicarci più profondamente nella filiazione divina,
incorporarci più saldamente a Cristo, rendere più solido il nostro
legame con
la Chiesa
, associarci maggiormente alla sua missione e aiutarci a testimoniare la
fede cristiana con la parola accompagnata dalle opere.
1317
La Confermazione
, come il Battesimo, imprime nell'anima del cristiano un segno
spirituale o carattere indelebile; perciò si può ricevere questo
sacramento una sola volta nella vita.
1318 In
Oriente questo sacramento viene amministrato immediatamente dopo il
Battesimo; è seguito dalla partecipazione all'Eucaristia; questa
tradizione sottolinea l'unità dei tre sacramenti dell'iniziazione
cristiana. Nella Chiesa latina questo sacramento viene conferito quando
si è raggiunta l'età della ragione, e la sua celebrazione è
normalmente riservata al vescovo, significando così che questo
sacramento rinsalda il legame ecclesiale.
1319
Un candidato alla Confermazione che ha raggiunto l'età della ragione
deve professare la fede, essere in stato di grazia, aver l'intenzione di
ricevere il sacramento ed essere preparato ad assumere il proprio ruolo
di discepolo e di testimone di Cristo, nella comunità ecclesiale e
negli impegni temporali.
1320
Il rito essenziale della Confermazione è l'unzione con il sacro Crisma
sulla fronte del battezzato (in Oriente anche su altre parti del corpo),
accompagnata dall'imposizione delle mani da parte del ministro e dalle
parole: “Accipe signaculum doni Spiritus Sancti” - “Ricevi il
sigillo del dono dello Spirito Santo che ti è dato in dono”, nel rito
romano; “Signaculum doni Spiritus Sancti” - “Sigillo del dono
dello Spirito Santo”, nel rito bizantino.
1321
Quando
la Confermazione
viene celebrata separatamente dal Battesimo, il suo legame con questo è
espresso, tra l'altro, dalla rinnovazione delle promesse battesimali. La
celebrazione della Confermazione durante
la Liturgia Eucaristica
contribuisce a sottolineare l'unità dei sacramenti dell'iniziazione
cristiana.
Articolo
3
IL
SACRAMENTO DELL'EUCARISTIA
1322
La santa Eucaristia completa l'iniziazione cristiana. Coloro che sono
stati elevati alla dignità del sacerdozio regale per mezzo del
Battesimo e sono stati conformati più profondamente a Cristo mediante
la Confermazione
, attraverso l'Eucaristia partecipano con tutta la comunità allo stesso
sacrificio del Signore.
1323
“Il nostro Salvatore nell'ultima Cena, la notte in cui veniva tradito,
istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, col
quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della
croce, e per affidare così alla sua diletta Sposa,
la Chiesa
, il memoriale della sua Morte e Risurrezione: sacramento di pietà,
segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, "nel quale
si riceve Cristo, l'anima viene ricolmata di grazia e viene dato il
pegno della gloria futura"” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum
concilium, 47].
I.
L'Eucaristia - fonte e culmine della vita ecclesiale 1323 _
1324 L
'Eucaristia è “fonte e apice di tutta la vita cristiana” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. “Tutti i sacramenti, come pure
tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono
strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati.
Infatti, nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene
spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua” [Conc.
Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 5].
1325
“La comunione della vita divina e l'unità del popolo di Dio, su cui
si fonda
la Chiesa
, sono adeguatamente espresse e mirabilmente prodotte dall'Eucaristia.
In essa abbiamo il culmine sia dell'azione con cui Dio santifica il
mondo in Cristo, sia del culto che gli uomini rendono a Cristo e per lui
al Padre nello Spirito Santo” [Congregazione per il Culto divino, Istr.
Eucharisticum mysterium, 6, AAS 59 (1967), 539-573].
1326
Infine, mediante la celebrazione eucaristica, ci uniamo già alla
liturgia del cielo e anticipiamo la vita eterna, quando Dio sarà tutto
in tutti [Cf 1Cor 15,28 ].
1327 In
breve, l'Eucaristia è il compendio e la somma della nostra fede: “Il
nostro modo di pensare è conforme all'Eucaristia, e l'Eucaristia, a sua
volta, si accorda con il nostro modo di pensare” [Sant'Ireneo di
Lione, Adversus haereses, 4, 18, 5].
II.
Come viene chiamato questo sacramento?
1328 L
'insondabile ricchezza di questo sacramento si esprime attraverso i
diversi nomi che gli si danno. Ciascuno di essi ne evoca aspetti
particolari. Lo si chiama:
Eucaristia,
perché è rendimento di grazie a Dio. I termini “eucharistein” ( Lc
22,19; 1Cor 11,24 ) e “eulogein” ( Mt 26,26; Mc 14,22 ) ricordano le
benedizioni ebraiche che - soprattutto durante il pasto- proclamano le
opere di Dio: la creazione, la redenzione e la santificazione.
1329
Cena del Signore , [Cf 1Cor 11,20 ] perché si tratta della Cena che il
Signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua Passione
e dell'anticipazione della cena delle nozze dell'Agnello [Cf Ap 19,9 ]
nella Gerusalemme celeste.
Frazione
del Pane, perché questo rito, tipico della cena ebraica, è stato
utilizzato da Gesù quando benediceva e distribuiva il pane come capo
della mensa, [ Cf Mt 14,19; Mt 15,36; Mc 8,6; Mc 8,19 ] soprattutto
durante l'ultima Cena [Cf Mt 26,26; 1329 1Cor 11,24 ]. Da questo gesto i
discepoli lo riconosceranno dopo la sua Risurrezione, [Cf Lc 24,13-35 ]
e con tale espressione i primi cristiani designeranno le loro assemblee
eucaristiche [Cf At 2,42; At 2,46; At 20,7; 1329 At 2,11 ]. In tal modo
intendono significare che tutti coloro che mangiano dell'unico pane
spezzato, Cristo, entrano in comunione con lui e formano in lui un solo
corpo [Cf 1Cor 10,16-17 ]. Assemblea eucaristica [synaxis”], in quanto
l'Eucaristia viene celebrata nell'assemblea dei fedeli, espressione
visibile della Chiesa [Cf 1Cor 11,17-34 ].
1330
Memoriale della Passione e della Risurrezione del Signore.
Santo
Sacrificio, perché attualizza l'unico sacrificio di Cristo Salvatore e
comprende anche l'offerta della Chiesa; o ancora santo sacrificio della
Messa, “sacrificio di lode” ( Eb 13,15 ), [Cf Sal 116,13; Sal 116,17
] sacrificio spirituale , [Cf 1Pt 2,5 ] sacrificio puro [Cf Ml 1,11 ] e
santo, poiché porta a compimento e supera tutti i sacrifici dell'Antica
Alleanza.
Santa
e divina Liturgia, perché tutta
la Liturgia
della Chiesa trova il suo centro e la sua più densa espressione nella
celebrazione di questo sacramento; è nello stesso senso che lo si
chiama pure celebrazione dei Santi Misteri . Si parla anche del
Santissimo Sacramento, in quanto costituisce il Sacramento dei
sacramenti. Con questo nome si indicano le specie eucaristiche
conservate nel tabernacolo.
1331
Comunione, perché, mediante questo sacramento, ci uniamo a Cristo, il
quale ci rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue per formare un
solo corpo; [Cf 1Cor 10,16-17 ] viene inoltre chiamato le cose sante (ta
hagia; sancta”) [Constitutiones Apostolorum, 8, 13, 12; Didaché, 9,
5; 10, 6] - è il significato originale dell'espressione “comunione
dei santi” di cui parla il Simbolo degli Apostoli - pane degli angeli,
pane del cielo, farmaco d'immortalità , [Sant'Ignazio di Antiochia,
Epistula ad Ephesios, 20, 2] viatico. . .
1332
Santa Messa, perché
la Liturgia
, nella quale si è compiuto il mistero della salvezza, si conclude con
l'invio dei fedeli (missio”) affinché compiano la volontà di Dio
nella loro vita quotidiana.
III.
L'Eucaristia nell'Economia della Salvezza
I
segni del pane e del vino
1333
Al centro della celebrazione dell'Eucaristia si trovano il pane e il
vino i quali, per le parole di Cristo e per l'invocazione dello Spirito
Santo, diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. Fedele al comando del
Signore,
la Chiesa
continua a fare, in memoria di lui, fino al suo glorioso ritorno, ciò
che egli ha fatto la vigilia della sua Passione: “Prese il pane. . .
”, “Prese il calice del vino. . . ”. Diventando misteriosamente il
Corpo e il Sangue di Cristo, i segni del pane e del vino continuano a
significare anche la bontà della creazione. Così, all'offertorio,
rendiamo grazie al Creatore per il pane e per il vino, [Cf Sal 104,13-15
] “frutto del lavoro dell'uomo”, ma prima ancora “frutto della
terra” e “della vite”, doni del Creatore. Nel gesto di Melchisedek,
re e sacerdote, che “offrì pane e vino” ( Gen 14,18 )
la Chiesa
vede una prefigurazione della sua propria offerta [Cf Messale Romano,
Canone Romano: “Supra quae”].
1334
Nell'Antica Alleanza il pane e il vino sono offerti in sacrificio tra le
primizie della terra, in segno di riconoscenza al Creatore. Ma ricevono
anche un nuovo significato nel contesto dell'Esodo: i pani azzimi, che
Israele mangia ogni anno a Pasqua, commemorano la fretta della partenza
liberatrice dall'Egitto; il ricordo della manna del deserto richiamerà
sempre a Israele che egli vive del pane della Parola di Dio [Cf Dt 8,3
]. Il pane quotidiano, infine, è il frutto della Terra promessa, pegno
della fedeltà di Dio alle sue promesse. Il “calice della
benedizione” ( 1Cor 10,16 ), al termine della cena pasquale degli
ebrei, aggiunge alla gioia festiva del vino una dimensione escatologica,
quella dell'attesa messianica della restaurazione di Gerusalemme. Gesù
ha istituito la sua Eucaristia conferendo un significato nuovo e
definitivo alla benedizione del pane e del calice.
1335
I miracoli della moltiplicazione dei pani, allorché il Signore pronunciò
la benedizione, spezzò i pani e li distribuì per mezzo dei suoi
discepoli per sfamare la folla, prefigurano la sovrabbondanza di questo
unico pane che è la sua Eucaristia [Cf Mt 14,13-21; Mt 15,32-39 ]. Il
segno dell'acqua trasformata in vino a Cana [Cf Gv 2,11 ] annunzia già
l'Ora della glorificazione di Gesù. Manifesta il compimento del
banchetto delle nozze nel Regno del Padre, dove i fedeli berranno il
vino nuovo [Cf Mc 14,25 ] divenuto il Sangue di Cristo.
1336
Il primo annunzio dell'Eucaristia ha provocato una divisione tra i
discepoli, così come l'annunzio della Passione li ha scandalizzati:
“Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?” ( Gv 6,60 ).
L'Eucaristia e la croce sono pietre d'inciampo. Si tratta dello stesso
mistero, ed esso non cessa di essere occasione di divisione: “Forse
anche voi volete andarvene?” ( Gv 6,67 ): questa domanda del Signore
continua a risuonare attraverso i secoli, come invito del suo amore a
scoprire che è lui solo ad avere “parole di vita eterna” ( Gv 6,68
) e che accogliere nella fede il dono della sua Eucaristia è accogliere
lui stesso.
L'istituzione
dell'Eucaristia
1337
Il Signore, avendo amato i suoi, li amò sino alla fine. Sapendo che era
giunta la sua Ora di passare da questo mondo al Padre, mentre cenavano,
lavò loro i piedi e diede loro il comandamento dell'amore [Cf Gv
13,1-17 ]. Per lasciare loro un pegno di questo amore, per non
allontanarsi mai dai suoi e renderli partecipi della sua Pasqua, istituì
l'Eucaristia come memoriale della sua morte e della sua risurrezione, e
comandò ai suoi apostoli di celebrarla fino al suo ritorno,
costituendoli “in quel momento sacerdoti della Nuova Alleanza”
[Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1740].
1338
I tre vangeli sinottici e san Paolo ci hanno trasmesso il racconto
dell'istituzione dell'Eucaristia; da parte sua, san Giovanni riferisce
le parole di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, parole che preparano
l'istituzione dell'Eucaristia: Cristo si definisce come il pane di vita,
disceso dal cielo [Cf Gv 6 ].
1339
Gesù ha scelto il tempo della Pasqua per compiere ciò che aveva
annunziato a Cafarnao: dare ai suoi discepoli il suo Corpo e il suo
Sangue.
Venne
il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di
Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare
per noi
la Pasqua
, perché possiamo mangiare”. . . Essi andarono. . . e prepararono
la Pasqua. Quando
fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: “Ho
desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della
mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si
compia nel Regno di Dio”. . . Poi, preso un pane, rese grazie, lo
spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio Corpo che è dato
per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver
cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è
la Nuova Alleanza
nel mio Sangue, che viene versato per voi” ( Lc 22,7-20 ) [Cf Mt
26,17-29; Mc 14,12-25; 1Cor 11,23-26 ].
1340
Celebrando l'ultima Cena con i suoi Apostoli durante un banchetto
pasquale, Gesù ha dato alla pasqua ebraica il suo significato
definitivo. Infatti, la nuova Pasqua, il passaggio di Gesù al Padre
attraverso la sua Morte e la sua Risurrezione, è anticipata nella Cena
e celebrata nell'Eucaristia, che porta a compimento la pasqua ebraica e
anticipa la pasqua finale della Chiesa nella gloria del Regno.
“Fate
questo in memoria di me”
1341
Quando Gesù comanda di ripetere i suoi gesti e le sue parole “finché
egli venga” ( 1Cor 11,26 ), non chiede soltanto che ci si ricordi di
lui e di ciò che ha fatto. Egli ha di mira la celebrazione liturgica,
per mezzo degli Apostoli e dei loro successori, del memoriale di Cristo,
della sua vita, della sua Morte, della sua Risurrezione e della sua
intercessione presso il Padre.
1342
Fin dagli inizi
la Chiesa
è stata fedele al comando del Signore. Della Chiesa di Gerusalemme è
detto:
Erano
assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione
fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. . . Ogni giorno
tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa
prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore ( At 2,42; At 2,46
).
1343
Soprattutto “il primo giorno della settimana”, cioè la domenica, il
giorno della Risurrezione di Gesù, i cristiani si riunivano “per
spezzare il pane” ( At 20,7 ). Da quei tempi la celebrazione
dell'Eucaristia si è perpetuata fino ai nostri giorni, così che oggi
la ritroviamo ovunque nella Chiesa, con la stessa struttura
fondamentale. Essa rimane il centro della vita della Chiesa.
1344
Così, di celebrazione in celebrazione, annunziando il Mistero pasquale
di Gesù “finché egli venga” ( 1Cor 11,26 ), il Popolo di Dio
avanza “camminando per l'angusta via della croce” [Conc. Ecum. Vat.
II, Ad gentes, 1] verso il banchetto celeste, quando tutti gli eletti si
siederanno alla mensa del Regno.
IV.
La celebrazione liturgica dell'Eucaristia
La
messa lungo i secoli
1345
Fin dal secondo secolo, abbiamo la testimonianza di san Giustino martire
riguardo alle linee fondamentali dello svolgimento della celebrazione
eucaristica. Esse sono rimaste invariate fino ai nostri giorni in tutte
le grandi famiglie liturgiche. Ecco ciò che egli scrive, verso il 155,
per spiegare all'imperatore pagano Antonino Pio (138-161) ciò che fanno
i cristiani:
[Nel
giorno chiamato “del Sole” ci si raduna tutti insieme, abitanti
delle città o delle campagne.
Si
leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei Profeti, finché il
tempo consente.
Poi,
quando il lettore ha terminato, il preposto con un discorso ci ammonisce
ed esorta ad imitare questi buoni esempi.
Poi
tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo preghiere] sia per noi
stessi. . . sia per tutti gli altri, dovunque si trovino, affinché,
appresa la verità, meritiamo di essere nei fatti buoni cittadini e
fedeli custodi dei precetti, e di conseguire la salvezza eterna.
Finite
le preghiere, ci salutiamo l'un l'altro con un bacio.
Poi
al preposto dei fratelli vengono portati un pane e una coppa d'acqua e
di vino temperato.
Egli
li prende ed innalza lode e gloria al Padre dell'universo nel nome del
Figlio e dello Spirito Santo, e fa un rendimento di grazie (in greco:
eucharistian) per essere stati fatti degni da lui di questi doni.
Quando
egli ha terminato le preghiere ed il rendimento di grazie, tutto il
popolo presente acclama: “Amen”.
Dopo
che il preposto ha fatto il rendimento di grazie e tutto il popolo ha
acclamato, quelli che noi chiamiamo diaconi distribuiscono a ciascuno
dei presenti il pane, il vino e l'acqua “eucaristizzati” e ne
portano agli assenti [San Giustino, Apologiae, 1, 65 ( il testo tra
parentesi è tratto dal c. 67)].
1346
La Liturgia
dell'Eucaristia si svolge secondo una struttura fondamentale che,
attraverso i secoli, si è conservata fino a noi. Essa si articola in
due grandi momenti, che formano un'unità originaria:
-
la convocazione,
la Liturgia
della Parola, con le letture, l'omelia e la preghiera universale;
-
la Liturgia
eucaristica, con la presentazione del pane e del vino, l'azione di
grazie consacratoria e la comunione.
Liturgia
della Parola e Liturgia eucaristica costituiscono insieme “un solo
atto di culto”; [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 56] la
mensa preparata per noi nell'Eucaristia è infatti ad un tempo quella
della Parola di Dio e quella del Corpo del Signore [Cf Conc. Ecum. Vat.
II, Dei Verbum, 21].
1347
Non si è forse svolta in questo modo la cena pasquale di Gesù risorto
con i suoi discepoli? Lungo il cammino spiegò loro le Scritture, poi,
messosi a tavola con loro, “prese il pane, disse la benedizione, lo
spezzò e lo diede loro” [Cf Lc 24,13-35 ].
Lo
svolgimento della celebrazione
1348
Tutti si riuniscono. I cristiani accorrono in uno stesso luogo per
l'assemblea eucaristica. Li precede Cristo stesso, che è il
protagonista principale dell'Eucaristia. E' il grande sacerdote della
Nuova Alleanza. E' lui stesso che presiede in modo invisibile ogni
celebrazione eucaristica. Proprio in quanto lo rappresenta, il vescovo o
il presbitero (agendo “in persona Christi capitis” - nella persona
di Cristo Capo) presiede l'assemblea, prende la parola dopo le letture,
riceve le offerte e proclama la preghiera eucaristica. Tutti hanno la
loro parte attiva nella celebrazione, ciascuno a suo modo: i lettori,
coloro che presentano le offerte, coloro che distribuiscono
la Comunione
, e il popolo intero che manifesta la propria partecipazione attraverso
l'Amen.
1349
La Liturgia
della Parola comprende “gli scritti dei profeti”, cioè l'Antico
Testamento, e “le memorie degli apostoli”, ossia le loro lettere e i
Vangeli; all'omelia, che esorta ad accogliere questa Parola “come è
veramente, quale Parola di Dio” ( 1Ts 2,13 ) e a metterla in pratica,
seguono le intercessioni per tutti gli uomini, secondo la parola
dell'Apostolo: “Raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano
domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per
i re e per tutti quelli che stanno al potere” ( 1Tm 2,1-2 ).
1350
La presentazione delle oblate (l'offertorio): vengono recati poi
all'altare, talvolta in processione, il pane e il vino che saranno
offerti dal sacerdote in nome di Cristo nel sacrificio eucaristico, nel
quale diventeranno il suo Corpo e il suo Sangue. E' il gesto stesso di
Cristo nell'ultima Cena, “quando prese il pane e il calice”.
“Soltanto
la Chiesa
può offrire al Creatore questa oblazione pura, offrendogli con
rendimento di grazie ciò che proviene dalla sua creazione” [Sant'Ireneo
di Lione, Adversus haereses, 4, 18, 4; cf Ml 1,11 ]. La presentazione
delle oblate all'altare assume il gesto di Melchisedek e pone i doni del
Creatore nelle mani di Cristo. E' lui che, nel proprio Sacrificio, porta
alla perfezione tutti i tentativi umani di offrire sacrifici.
1351
Fin dai primi tempi, i cristiani, insieme con il pane e con il vino per
l'Eucarestia, presentano i loro doni perché siano condivisi con coloro
che si trovano in necessità. Questa consuetudine della colletta, [Cf
1Cor 16,1 ] sempre attuale, trae ispirazione dall'esempio di Cristo che
si è fatto povero per arricchire noi: [Cf 2Cor 8,9 ]
I
facoltosi e quelli che lo desiderano, danno liberamente ciascuno quello
che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il preposto.
Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o
per qualche altra causa; e i carcerati e gli stranieri che si trovano
presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno [San
Giustino, Apologiae, 1, 67, 6].
1352 L
'anafora. Con la preghiera eucaristica, preghiera di rendimento di
grazie e di consacrazione, arriviamo al cuore e al culmine della
celebrazione:
nel
prefazio
la Chiesa
rende grazie al Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo, per
tutte le sue opere, per la creazione, la redenzione e la santificazione.
In questo modo l'intera comunità si unisce alla lode incessante che
la Chiesa
celeste, gli angeli e tutti i santi cantano al Dio tre volte Santo;
1353
nell' epiclesi essa prega il Padre di mandare il suo Santo Spirito (o la
potenza della sua benedizione): [ Cf Messale Romano, Canone Romano] sul
pane e sul vino, affinché diventino, per la sua potenza, il Corpo e il
Sangue di Gesù Cristo e perché coloro che partecipano all'Eucaristia
siano un solo corpo e un solo spirito (alcune tradizioni liturgiche
situano l'epiclesi dopo l'anamnesi);
nel
racconto dell'istituzione l'efficacia delle parole e dell'azione di
Cristo, e la potenza dello Spirito Santo, rendono sacramentalmente
presenti sotto le specie del pane e del vino il suo Corpo e il suo
Sangue, il suo sacrificio offerto sulla croce una volta per tutte;
1354
nell' anamnesi che segue,
la Chiesa
fa memoria della Passione, della Risurrezione e del ritorno glorioso di
Gesù Cristo; essa presenta al Padre l'offerta di suo Figlio che ci
riconcilia con lui;
nelle
intercessioni,
la Chiesa
manifesta che l'Eucaristia viene celebrata in comunione con tutta
la Chiesa
del cielo e della terra, dei vivi e dei defunti, e nella comunione con i
pastori della Chiesa, il Papa, il vescovo della diocesi, il suo
presbiterio e i suoi diaconi, e tutti i vescovi del mondo con le loro
Chiese.
1355
Nella Comunione, preceduta dalla preghiera del Signore e dalla frazione
del pane, i fedeli ricevono “il pane del cielo” e “il calice della
salvezza”, il Corpo e il Sangue di Cristo che si è dato “per la
vita del mondo” ( Gv 6,51 ).
Poiché
questo pane e questo vino sono stati “eucaristizzati”, come
tradizionalmente si dice, “questo cibo è chiamato da noi Eucaristia,
e a nessuno è lecito parteciparne, se non a chi crede che i nostri
insegnamenti sono veri, si è purificato con il lavacro per la
remissione dei peccati e la rigenerazione, e vive così come Cristo ha
insegnato” [San Giustino, Apologiae, 1, 66, 1-2].
V.
Il sacrificio sacramentale:
azione
di grazie, memoriale, presenza
1356
Se i cristiani celebrano l'Eucaristia fin dalle origini e in una forma
che, sostanzialmente, non è cambiata attraverso la grande diversità
dei tempi e delle liturgie, è perché ci sappiamo vincolati dal comando
del Signore, dato la vigilia della sua Passione: “Fate questo in
memoria di me” ( 1Cor 11,24-25 ).
1357 A
questo comando del Signore obbediamo celebrando il memoriale del suo
sacrificio. Facendo questo, offriamo al Padre ciò che egli stesso ci ha
dato: i doni della creazione, il pane e il vino, diventati, per la
potenza dello Spirito Santo e per le parole di Cristo, il Corpo e il
Sangue di Cristo: in questo modo Cristo è reso realmente e
misteriosamente presente .
1358
Dobbiamo dunque considerare l'Eucaristia - come azione di grazie e lode
al Padre , - come memoriale del sacrificio di Cristo e del suo Corpo, -
come presenza di Cristo in virtù della potenza della sua Parola e del
suo Spirito .
L'azione
di grazie e la lode al Padre
1359 L
'Eucaristia, sacramento della nostra salvezza realizzata da Cristo sulla
croce, è anche un sacrificio di lode in rendimento di grazie per
l'opera della creazione. Nel sacrificio eucaristico, tutta la creazione
amata da Dio è presentata al Padre attraverso la morte e
la Risurrezione
di Cristo. Per mezzo di Cristo,
la Chiesa
può offrire il sacrificio di lode in rendimento di grazie per tutto ciò
che Dio ha fatto di buono, di bello e di giusto nella creazione e
nell'umanità.
1360 L
'Eucaristia è un sacrificio di ringraziamento al Padre, una benedizione
con la quale
la Chiesa
esprime la propria riconoscenza a Dio per tutti i suoi benefici, per
tutto ciò che ha operato mediante la creazione, la redenzione e la
santificazione. Eucaristia significa prima di tutto: azione di grazie.
1361 L
'Eucaristia è anche il sacrificio della lode, con il quale
la Chiesa
canta la gloria di Dio in nome di tutta la creazione. Tale sacrificio di
lode è possibile unicamente attraverso Cristo: egli unisce i fedeli
alla sua persona, alla sua lode e alla sua intercessione, in modo che il
sacrificio di lode al Padre è offerto da Cristo e con lui per essere
accettato in lui.
Il
memoriale del sacrificio di Cristo
e
del suo Corpo,
la Chiesa
1362 L
'Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo, l'attualizzazione e
l'offerta sacramentale del suo unico sacrificio, nella Liturgia della
Chiesa, che è il suo Corpo. In tutte le preghiere eucaristiche, dopo le
parole della istituzione, troviamo una preghiera chiamata anamnesi o
memoriale.
1363
Secondo
la Sacra Scrittura
, il memoriale non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato,
ma la proclamazione delle meraviglie che Dio ha compiuto per gli uomini
[Cf Es 13,3 ]. La celebrazione liturgica di questi eventi, li rende in
certo modo presenti e attuali. Proprio così Israele intende la sua
liberazione dall'Egitto: ogni volta che viene celebrata
la Pasqua
, gli avvenimenti dell'Esodo sono resi presenti alla memoria dei
credenti affinché conformino ad essi la propria vita.
1364
Nel Nuovo Testamento il memoriale riceve un significato nuovo. Quando
la Chiesa
celebra l'Eucaristia, fa memoria della Pasqua di Cristo, e questa
diviene presente: il sacrificio che Cristo ha offerto una volta per
tutte sulla croce rimane sempre attuale: [Cf Eb 7,25-27 ] “Ogni volta
che il sacrificio della croce, "col quale Cristo, nostro agnello
pasquale, è stato immolato", viene celebrato sull'altare, si
effettua l'opera della nostra redenzione” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 3].
1365 In
quanto memoriale della Pasqua di Cristo, l'Eucaristia è anche un
sacrificio. Il carattere sacrificale dell'Eucaristia si manifesta nelle
parole stesse dell'istituzione: “Questo è il mio Corpo che è dato
per voi” e “Questo calice è la nuova alleanza nel mio Sangue, che
viene versato per voi” ( Lc 22,19-20 ). Nell'Eucaristia Cristo dona lo
stesso corpo che ha consegnato per noi sulla croce, lo stesso sangue che
egli ha “versato per molti, in remissione dei peccati” ( Mt 26,28 ).
1366 L
'Eucaristia è dunque un sacrificio perché ripresenta (rende presente)
il sacrificio della croce, perché ne è il memoriale e perché ne
applica il frutto:
[Cristo]
Dio e Signore nostro, anche se si sarebbe immolato a Dio Padre una sola
volta morendo sull'altare della croce per compiere una redenzione
eterna, poiché, tuttavia, il suo sacerdozio non doveva estinguersi con
la morte ( Eb 7,24; 1366 Eb 7,27 ), nell'ultima Cena, la notte in cui fu
tradito ( 1Cor 11,23 ), [volle] lasciare alla Chiesa, sua amata Sposa,
un sacrificio visibile (come esige l'umana natura), con cui venisse
significato quello cruento che avrebbe offerto una volta per tutte sulla
croce, prolungandone la memoria fino alla fine del mondo ( 1Cor 11,23 ),
e applicando la sua efficacia salvifica alla remissione dei nostri
peccati quotidiani [Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1740].
1367
Il sacrificio di Cristo e il sacrificio dell'Eucaristia sono un unico
sacrificio: “Si tratta infatti di una sola e identica vittima e lo
stesso Gesù la offre ora per il ministero dei sacerdoti, egli che un
giorno offrì se stesso sulla croce: diverso è solo il modo di
offrirsi”. “E poichè in questo divino sacrificio, che si compie
nella Messa, è contenuto e immolato in modo incruento lo stesso Cristo,
che "si offrì una sola volta in modo cruento" sull'altare
della croce questo sacrificio è veramente propiziatorio” [Concilio di
Trento: Denz. -Schönm., 1740].
1368 L
'Eucaristia è anche il sacrificio della Chiesa.
La Chiesa
, che è il Corpo di Cristo, partecipa all'offerta del suo Capo. Con
lui, essa stessa viene offerta tutta intera. Essa si unisce alla sua
intercessione presso il Padre a favore di tutti gli uomini.
Nell'Eucaristia il sacrificio di Cristo diviene pure il sacrificio delle
membra del suo Corpo. La vita dei fedeli, la loro lode, la loro
sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di
Cristo e alla sua offerta totale, e in questo modo acquistano un valore
nuovo. Il sacrificio di Cristo riattualizzato sull'altare offre a tutte
le generazioni di cristiani la possibilità di essere uniti alla sua
offerta.
Nelle
catacombe
la Chiesa
è spesso raffigurata come una donna in preghiera, con le braccia
spalancate, in atteggiamento di orante. Come Cristo ha steso le braccia
sulla croce, così per mezzo di lui, con lui e in lui essa si offre e
intercede per tutti gli uomini.
1369
Tutta
la Chiesa
è unita all'offerta e all'intercessione di Cristo. Investito del
ministero di Pietro nella Chiesa, il Papa è unito a ogni celebrazione
dell'Eucaristia nella quale viene nominato come segno e servo dell'unità
della Chiesa universale. Il vescovo del luogo è sempre responsabile
dell'Eucaristia, anche quando viene presieduta da un presbitero; in essa
è pronunziato il suo nome per significare che egli presiede
la Chiesa
particolare, in mezzo al suo presbiterio e con l'assistenza dei diaconi
. La comunità a sua volta intercede per tutti i ministri che, per lei e
con lei, offrono il sacrificio eucaristico.
Si
ritenga valida solo quell'Eucaristia che viene celebrata dal vescovo, o
da chi è stato da lui autorizzato [Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula
ad Smyrnaeos, 8, 1].
E'
attraverso il ministero dei presbiteri che il sacrificio spirituale dei
fedeli viene reso perfetto perché viene unito al sacrificio di Cristo,
unico Mediatore; questo sacrificio, infatti, per mano dei presbiteri e
in nome di tutta
la Chiesa
, viene offerto nell'Eucaristia in modo incruento e sacramentale, fino
al giorno della venuta del Signore [Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum
ordinis, 2].
1370
All'offerta di Cristo si uniscono non soltanto i membri che sono ancora
sulla terra, ma anche quelli che si trovano già nella gloria del cielo.
La Chiesa
offre infatti il sacrificio eucaristico in comunione con
la Santissima Vergine
Maria, facendo memoria di lei, come pure di tutti i santi e di tutte le
sante. Nell'Eucaristia
la Chiesa
, con Maria, è come ai piedi della croce, unita all'offerta e
all'intercessione di Cristo.
1371
Il sacrificio eucaristico è offerto anche per i fedeli defunti “che
sono morti in Cristo e non sono ancora pienamente purificati”,
[Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1743] affinché possano entrare
nella luce e nella pace di Cristo:
Seppellite
questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi
prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all'altare del Signore
[Santa Monica, prima di morire, a Sant'Agostino e a suo fratello, cf
Sant'Agostino, Con- fessiones, 9, 11, 27].
Poi
[nell'anafora] preghiamo anche per i santi padri e vescovi e in generale
per tutti quelli che si sono addormentati prima di noi, convinti che
questo sia un grande vantaggio per le anime, per le quali viene offerta
la supplica, mentre qui è presente la vittima santa e tremenda. . .
Presentando a Dio le preghiere per i defunti, anche se peccatori, . . .
presentiamo il Cristo immolato per i nostri peccati, cercando di rendere
clemente per loro e per noi il Dio amico degli uomini [San Cirillo di
Gerusalemme, Catecheses mistagogicae, 5, 9. 10: PG 33, 1116B-1117A].
1372
Sant'Agostino ha mirabilmente riassunto questa dottrina che ci sollecita
ad una partecipazione sempre più piena al sacrificio del nostro
Redentore che celebriamo nell'Eucaristia:
Tutta
quanta la città redenta, cioè l'assemblea e la società dei santi,
offre un sacrificio universale a Dio per opera di quel Sommo Sacerdote
che nella passione ha offerto anche se stesso per noi, assumendo la
forma di servo, e costituendoci come corpo di un Capo tanto importante.
. . Questo è il sacrificio dei cristiani: “Pur essendo molti, siamo
un solo corpo in Cristo” ( Rm 12,5 ); e
la Chiesa
lo rinnova continuamente nel sacramento dell'altare, noto ai fedeli,
dove si vede che in ciò che offre, offre anche se stessa [Sant'Agostino,
De civitate Dei, 10, 6].
La
presenza di Cristo operata dalla potenza della sua Parola e dello
Spirito Santo
1373
“Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra
di Dio e intercede per noi” ( Rm 8,34 ), è presente in molti modi
alla sua Chiesa: [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 48] nella sua
Parola, nella preghiera della Chiesa, “là dove sono due o tre
riuniti” nel suo “nome” ( Mt 18,20 ), nei poveri, nei malati, nei
prigionieri, [Cf Mt 25,31-46 ] nei sacramenti di cui egli è l'autore,
nel sacrificio della messa e nella persona del ministro. Ma “
soprattutto (presente) sotto le specie eucaristiche ” [Conc. Ecum.
Vat. II, Sacrosanctum concilium, 7].
1374
Il modo della presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche è unico.
Esso pone l'Eucaristia al di sopra di tutti i sacramenti e ne fa
“quasi il coronamento della vita spirituale e il fine al quale tendono
tutti i sacramenti” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 73,
3]. Nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia è “contenuto veramente,
realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù
Cristo, con l'anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero ”
[Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1651]. “Tale presenza si
dice" reale" non per esclusione, quasi che le altre non siano
"reali", ma per antonomasia, perché è sostanziale, e in
forza di essa Cristo, Uomo-Dio, tutto intero si fa presente” [Paolo
VI, Lett. enc. Mysterium fidei].
1375
E' per la conversione del pane e del vino nel suo Corpo e nel suo Sangue
che Cristo diviene presente in questo sacramento. I Padri della Chiesa
hanno sempre espresso con fermezza la fede della Chiesa nell'efficacia
della Parola di Cristo e dell'azione dello Spirito Santo per operare
questa conversione. San Giovanni Crisostomo, ad esempio, afferma:
Non
è l'uomo che fa diventare le cose offerte Corpo e Sangue di Cristo, ma
è Cristo stesso, che è stato crocifisso per noi. Il sacerdote, figura
di Cristo, pronunzia quelle parole, ma la loro virtù e la grazia sono
di Dio. Questo è il mio Corpo, dice. Questa Parola trasforma le cose
offerte [San Giovanni Crisostomo, De proditione Judae, 1, 6: PG 49,
380C].
E
sant'Ambrogio, parlando della conversione eucaristica dice:
Non
si tratta dell'elemento formato da natura, ma della sostanza prodotta
dalla formula della consacrazione, ed è maggiore l'efficacia della
consacrazione di quella della natura, perché, per l'effetto della
consacrazione, la stessa natura viene trasformata...
La Parola
di Cristo, che potè creare dal nulla ciò che non esisteva, non può
trasformare in una sostanza diversa ciò che esiste? Non è minore
impresa dare una nuova natura alle cose che trasformarla [Sant'Ambrogio,
De mysteriis, 9, 50. 52: PL 16, 405-406].
1376
Il Concilio di Trento riassume la fede cattolica dichiarando: “Poiché
il Cristo, nostro Redentore, ha detto che ciò che offriva sotto la
specie del pane era veramente il suo Corpo, nella Chiesa di Dio vi fu
sempre la convinzione, e questo santo Concilio lo dichiara ora di nuovo,
che con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di
tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo del Cristo, nostro
Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue.
Questa conversione, quindi, in modo conveniente e appropriato è
chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione ” [Concilio
di Trento: Denz. -Schönm., 1642].
1377
La presenza eucaristica di Cristo ha inizio al momento della
consacrazione e continua finché sussistono le specie eucaristiche.
Cristo è tutto e integro presente in ciascuna specie e in ciascuna sua
parte; perciò la frazione del pane non divide Cristo [Cf ibid., 1641].
1378
Il culto dell'Eucaristia. Nella Liturgia della Messa esprimiamo la
nostra fede nella presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e
del vino, tra l'altro con la genuflessione, o con un profondo inchino in
segno di adorazione verso il Signore. “
La Chiesa
cattolica professa questo culto latreutico al sacramento eucaristico non
solo durante
la Messa
, ma anche fuori della sua celebrazione, conservando con la massima
diligenza le ostie consacrate, presentandole alla solenne venerazione
dei fedeli cristiani, portandole in processione con gaudio della folla
cristiana” [Paolo VI, Lett. enc. Mysterium fidei].
1379
La santa riserva (tabernacolo) era inizialmente destinata a custodire in
modo degno l'Eucaristia perché potesse essere portata agli infermi e
agli assenti, al di fuori della Messa. Approfondendo la fede nella
presenza reale di Cristo nell'Eucaristia,
la Chiesa
ha preso coscienza del significato dell'adorazione silenziosa del
Signore presente sotto le specie eucaristiche. Perciò il tabernacolo
deve essere situato in un luogo particolarmente degno della chiesa, e
deve essere costruito in modo da evidenziare e manifestare la verità
della presenza reale di Cristo nel santo sacramento.
1380
E' oltremodo conveniente che Cristo abbia voluto rimanere presente alla
sua Chiesa in questa forma davvero unica. Poiché stava per lasciare i
suoi sotto il suo aspetto visibile, ha voluto donarci la sua presenza
sacramentale; poiché stava per offrirsi sulla croce per la nostra
salvezza, ha voluto che noi avessimo il memoriale dell'amore con il
quale ci ha amati “sino alla fine” ( Gv 13,1 ), fino al dono della
propria vita. Nella sua presenza eucaristica, infatti, egli rimane
misteriosamente in mezzo a noi come colui che ci ha amati e che ha dato
se stesso per noi, [Cf Gal 2,20 ] e vi rimane sotto i segni che
esprimono e comunicano questo amore:
La Chiesa
e il mondo hanno grande bisogno del culto eucaristico. Gesù ci aspetta
in questo sacramento dell'amore. Non risparmiamo il nostro tempo per
andare ad incontrarlo nell'adorazione, nella contemplazione piena di
fede e pronta a riparare le grandi colpe e i delitti del mondo. Non
cessi mai la nostra adorazione [Giovanni Paolo II, Lett. Dominicae cenae,
3].
1381
“Che in questo sacramento sia presente il vero Corpo e il vero Sangue
di Cristo "non si può apprendere coi sensi, dice san Tommaso, ma
con la sola fede, la quale si appoggia all'autorità di Dio". Per
questo, commentando il passo di san Luca 22, 19: "Questo è il mio
Corpo che viene dato per voi", san Cirillo dice: Non mettere in
dubbio se questo sia vero, ma piuttosto accetta con fede le parole del
Salvatore: perché essendo egli la verità, non mentisce” [Paolo VI,
Lett. enc. Mysterium fidei, che cita San Tommaso d'Aquino, Summa
theologiae, III, 75, 1; cf San Cirillo d'Alessandria, Commentarius in
Lucam, 22, 19: PG 72, 921B].
Adoro
te devote, latens Deitas. . .
Ti
adoro con devozione, o Dio che ti nascondi,
che
sotto queste figure veramente ti celi:
a
te il mio cuore si sottomette interamente,
poiché,
nel contemplarti, viene meno.
La
vista, il tatto e il gusto si ingannano a tuo riguardo,
soltanto
alla parola si crede con sicurezza:
Credo
tutto ciò che disse il Figlio di Dio:
nulla
è più vero della sua parola di Verità.
VI.
Il banchetto pasquale
1382
La Messa
è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale
si perpetua il sacrificio della croce, e il sacro banchetto della
Comunione al Corpo e al Sangue del Signore. Ma la celebrazione del
sacrificio eucaristico è totalmente orientata all'unione intima dei
fedeli con Cristo attraverso
la Comunione. Comunicarsi
, è ricevere Cristo stesso che si è offerto per noi.
1383 L
' altare, attorno al quale
la Chiesa
è riunita nella celebrazione dell'Eucaristia, rappresenta i due aspetti
di uno stesso mistero: l'altare del sacrificio e la mensa del Signore, e
questo tanto più in quanto l'altare cristiano è il simbolo di Cristo
stesso, presente in mezzo all'assemblea dei suoi fedeli sia come la
vittima offerta per la nostra riconciliazione, sia come alimento celeste
che si dona a noi. “Che cosa è l'altare di Cristo se non l'immagine
del Corpo di Cristo?” - dice sant'Ambrogio, [Sant'Ambrogio, De
sacramentis, 5, 7: PL 16, 447C] e altrove: “L'altare è l'immagine del
Corpo [di Cristo], e il Corpo di Cristo sta sull'altare” [Sant'Ambrogio,
De sacramentis, 5, 7: PL 16, 447C].
La Liturgia
esprime in molte preghiere questa unità del sacrificio e della
Comunione.
La Chiesa
di Roma, ad esempio, prega così nella sua anafora:
Ti
supplichiamo, Dio onnipotente: fa' che questa offerta, per le mani del
tuo angelo santo, sia portata sull'altare del cielo davanti alla tua
maestà divina, perché su tutti noi che partecipiamo di questo altare,
comunicando al santo mistero del Corpo e del Sangue del tuo Figlio,
scenda la pienezza di ogni grazia e benedizione del cielo [Messale
romano, Canone Romano: “Supplices te rogamus”].
“Prendete
e mangiatene tutti”:
la Comunione
1384
Il Signore ci rivolge un invito pressante a riceverlo nel sacramento
dell'Eucaristia: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate
la Carne
del Figlio dell'uomo e non bevete il suo Sangue, non avrete in voi la
vita” ( Gv 6,53 ).
1385
Per rispondere a questo invito dobbiamo prepararci a questo momento così
grande e così santo. San Paolo esorta a un esame di coscienza:
“Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore,
sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore. Ciascuno, pertanto,
esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice;
perché chi mangia e beve senza riconoscere il Corpo del Signore, mangia
e beve la propria condanna” ( 1Cor 11,27-29 ). Chi è consapevole di
aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della
Riconciliazione prima di accedere alla Comunione.
1386
Davanti alla grandezza di questo sacramento, il fedele non può che fare
sua con umiltà e fede ardente la supplica del centurione: [Cf Mt 8,8 ]
“Domine, non sum dignus ut intres sub tectum meum: sed tantum dic
verbo, et sanabitur anima mea” - “O Signore, non sono degno di
partecipare alla tua mensa: ma di' soltanto una parola e io sarò
salvato” [Messale Romano, Riti di comunione]. Nella “Divina
Liturgia” di san Giovanni Crisostomo i fedeli pregano con lo stesso
spirito:
O
Figlio di Dio, fammi oggi partecipe del tuo mistico convito. Non svelerò
il Mistero ai tuoi nemici, e neppure ti darò il bacio di Giuda. Ma,
come il ladrone, io ti dico: Ricordati di me, Signore, quando sarai nel
tuo regno [Liturgia di San Giovanni Crisostomo, Preparazione alla
comunione].
1387
Per prepararsi in modo conveniente a ricevere questo sacramento, i
fedeli osserveranno il digiuno prescritto nella loro Chiesa [Cf Codice
di Diritto Canonico, 919]. L'atteggiamento del corpo (gesti, abiti)
esprimerà il rispetto, la solennità, la gioia di questo momento in cui
Cristo diventa nostro ospite.
1388
E' conforme al significato stesso dell'Eucaristia che i fedeli, se hanno
le disposizioni richieste, si
comunichino quando partecipano alla Messa: [Cf Codice di Diritto
Canonico, 917. I fedeli nel medesimo giorno possono ricevere
la S.S. Eucaristia
solo una seconda volta (cf Pontificia Commissio Codici Iuris Canonici
Authentice Interpretando, Responsa ad proposita dubia, 1: AAS 76 (1984),
p. 746] “Si raccomanda
molto quella partecipazione più perfetta alla Messa, per la quale i
fedeli, dopo
la Comunione
del sacerdote, ricevono il Corpo del Signore dal medesimo Sacrificio”
[Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 55].
1389
La Chiesa
fa obbligo ai fedeli di partecipare alla divina Liturgia la domenica e
le feste [Conc. Ecum. Vat. II, Orientalium ecclesiarum, 15] e di
ricevere almeno una volta all'anno l'Eucaristia, possibilmente nel tempo
pasquale, [Cf Codice di Diritto Canonico, 920] preparati dal sacramento
della Riconciliazione.
La Chiesa
tuttavia raccomanda vivamente ai fedeli di ricevere la santa Eucaristia
la domenica e i giorni festivi, o ancora più spesso, anche tutti i
giorni.
1390 In
virtù della presenza sacramentale di Cristo sotto ciascuna specie, la
comunione con la sola specie del pane permette di ricevere tutto il
frutto di grazia dell'Eucaristia. Per motivi pastorali questo modo di
fare
la Comunione
si è legittimamente stabilito come il più abituale nel rito latino.
Tuttavia “la santa Comunione esprime con maggior pienezza la sua forma
di segno, se viene fatta sotto le due specie. In essa risulta infatti più
evidente il segno del banchetto eucaristico” [Principi e norme per
l'uso del Messale Romano, 240]. Questa è la forma abituale di
comunicarsi nei riti orientali.
1390 In
virtù della presenza sacramentale di
Cristo sotto ciascuna specie, la comunione con la sola specie del pane
permette di ricevere tutto il frutto di grazia dell'Eucaristia. Per
motivi pastorali questo modo di fare
la Comunione
si è legittimamente stabilito come il più abituale nel rito latino.
Tuttavia “la santa Comunione esprime con maggior pienezza la sua forma
di segno, se viene fatta sotto le due specie. In essa risulta infatti più
evidente il segno del banchetto eucaristico” [Principi e norme per
l'uso del Messale Romano, 240]. Questa è la forma abituale di
comunicarsi nei riti orientali.
I
frutti della Comunione
1391
La Comunione
accresce la nostra unione a Cristo. Ricevere l'Eucaristia nella
Comunione reca come frutto principale l'unione intima con Cristo Gesù.
Il Signore infatti dice: “Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue
dimora in me e io in lui” ( Gv 6,56 ). La vita in Cristo ha il suo
fondamento nel banchetto eucaristico: “Come il Padre, che ha la vita,
ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me
vivrà per me” ( Gv 6,57 ).
Quando,
nelle feste del Signore, i fedeli ricevono il Corpo del Figlio, essi
annunziano gli uni agli altri
la Buona Notizia
che è donata la caparra della vita, come quando l'angelo disse a Maria
di Magdala: “Cristo è risorto!”. Ecco infatti che già ora la vita
e la risurrezione sono elargite a colui che riceve Cristo [Fanqith,
Ufficio siro-antiocheno, vol. I, Comune, 237a-b].
1392
Ciò che l'alimento materiale produce nella nostra vita fisica,
la Comunione
lo realizza in modo mirabile nella nostra vita spirituale.
La Comunione
alla Carne del Cristo risorto, “vivificata dallo Spirito Santo e
vivificante”, [Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 5]
conserva, accresce e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo.
La crescita della vita cristiana richiede di essere alimentata dalla
Comunione eucaristica, pane del nostro pellegrinaggio, fino al momento
della morte, quando ci sarà dato come viatico.
1393
La Comunione
ci separa dal peccato. Il Corpo di Cristo che riceviamo nella Comunione
è “dato per noi”, e il Sangue che beviamo, è “sparso per molti
in remissione dei peccati”. Perciò l'Eucaristia non può unirci a
Cristo senza purificarci, nello stesso tempo, dai peccati commessi e
preservarci da quelli futuri:
“Ogni
volta che lo riceviamo, annunciamo la morte del Signore” [Cf 1Cor
11,26 ]. Se annunciamo la morte, annunziamo la remissione dei peccati.
Se, ogni volta che il suo Sangue viene sparso, viene sparso per la
remissione dei peccati, devo riceverlo sempre, perché sempre mi rimetta
i peccati. Io che pecco sempre, devo sempre disporre della medicina
[Sant'Ambrogio, De sacramentis, 4, 28: PL 16, 446A].
1394
Come il cibo del corpo serve a restaurare le forze perdute, l'Eucaristia
fortifica la carità che, nella vita di ogni giorno, tende ad
indebolirsi; la carità così vivificata cancella i peccati veniali [Cf
Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1638]. Donandosi a noi, Cristo
ravviva il nostro amore e ci rende capaci di troncare gli attaccamenti
disordinati alle creature e di radicarci in lui:
Cristo
è morto per noi per amore. Perciò quando facciamo memoria della sua
morte, durante il sacrificio, invochiamo la venuta dello Spirito Santo
quale dono di amore. La nostra preghiera chiede quello stesso amore per
cui Cristo si è degnato di essere crocifisso per noi. Anche noi,
mediante la grazia dello Spirito Santo, possiamo essere crocifissi al
mondo e il mondo a noi. . . Avendo ricevuto il dono dell'amore, moriamo
al peccato e viviamo per Dio [San Fulgenzio di Ruspe, Contra gesta
Fabiani, 28, 16-19: CCL 19A, 813-814, cf Liturgia delle Ore, IV, Ufficio
delle letture del lunedì della ventottesima settimana].
1395
Proprio per la carità che accende in noi, l'Eucaristia ci preserva in
fu turo dai peccati mortali. Quanto più partecipiamo alla vita di
Cristo e progrediamo nella sua amicizia, tanto più ci è difficile
separarci da lui con il peccato mortale. L'Eucaristia non è ordinata al
perdono dei peccati mortali. Questo è proprio del sacramento della
Riconciliazione. Il proprio dell'Eucaristia è invece di essere il
sacramento di coloro che sono nella piena comunione della Chiesa.
1396 L
'unità del Corpo mistico: l'Eucaristia fa
la Chiesa. Coloro
che ricevono l'Eucaristia sono uniti più strettamente a Cristo. Per ciò
stesso, Cristo li unisce a tutti i fedeli in un solo corpo:
la Chiesa. La
Comunione rinnova, fortifica, approfondisce questa incorporazione alla
Chiesa già realizzata mediante il Battesimo. Nel Battesimo siamo stati
chiamati a formare un solo corpo [Cf 1Cor 12,13 ]. L'Eucaristia realizza
questa chiamata: “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non
è forse comunione con il Sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo,
non è forse comunione con il Corpo di Cristo? Poiché c'è un solo
pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti
partecipiamo dell'unico pane” ( 1Cor 10,16-17 ):
Se
voi siete il Corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore è
deposto il vostro mistero, ricevete il vostro mistero. A ciò che siete
rispondete: Amen, e rispondendo lo sottoscrivete. Ti si dice infatti:
“Il Corpo di Cristo” e tu rispondi: “Amen”. Sii membro del Corpo
di Cristo, perché sia veritiero il tuo Amen [Sant'Agostino, Sermones,
272: PL 38, 1247].
1397 L
'Eucaristia impegna nei confronti dei poveri. Per ricevere nella verità
il Corpo e il Sangue di Cristo offerti per noi, dobbiamo riconoscere
Cristo nei più poveri, suoi fratelli: [Cf Mt 25,40 ]
Tu
hai bevuto il Sangue del Signore e non riconosci tuo fratello. Tu
disonori questa stessa mensa, non giudicando degno di condividere il tuo
cibo colui che è stato ritenuto degno di partecipare a questa mensa.
Dio ti ha liberato da tutti i tuoi peccati e ti ha invitato a questo
banchetto. E tu, nemmeno per questo, sei divenuto più misericordioso
[San Giovanni Crisostomo, Homiliae in primam ad Corinthios, 27, 4: PG
61, 229-230].
1398 L
'Eucaristia e l'unità dei cristiani. Davanti alla sublimità di questo
sacramento, sant'Agostino esclama: “O sacramentum pietatis! O signum
unitatis! O vinculum caritatis! - O sacramento di pietà! O segno di
unità! O vincolo di carità!” [Sant'Agostino, In Evangelium Johannis
tractatus, 26, 6, 13; cf Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium,
47]. Quanto più dolorosamente si fanno sentire le divisioni della
Chiesa che impediscono la comune partecipazione alla mensa del Signore,
tanto più pressanti sono le preghiere al Signore perché ritornino i
giorni della piena unità di tutti coloro che credono in lui.
1399
Le Chiese orientali che non sono nella piena comunione con
la Chiesa
cattolica celebrano l'Eucaristia con grande amore. “Quelle Chiese,
quantunque separate, hanno veri sacramenti e soprattutto, in forza della
successione apostolica, il Sacerdozio e l'Eucaristia, per mezzo dei
quali restano ancora unite a noi da strettissimi vincoli” [Conc. Ecum.
Vat. II, Unitatis redintegratio, 15]. “Una certa comunicazione in
sacris nelle cose sacre”, quindi nell'Eucaristia, “presentandosi
opportune circostanze e con l'approvazione dell'autorità ecclesiastica,
non solo è possibile, ma anche consigliabile” [Conc. Ecum. Vat. II,
Unitatis redintegratio, 15].
1400
Le comunità ecclesiali sorte dalla Riforma, separate dalla Chiesa
cattolica, “specialmente per la mancanza del sacramento dell'Ordine,
non hanno conservata la genuina ed integra sostanza del Mistero
eucaristico” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 22]. Per
questo motivo, non è possibile, per
la Chiesa
cattolica, l'intercomunione eucaristica con queste comunità. Tuttavia,
queste comunità ecclesiali “mentre nella santa Cena fanno memoria
della morte e della Risurrezione del Signore, professano che nella
Comunione di Cristo è significata la vita e aspettano la sua venuta
gloriosa” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 22].
1401 In
presenza di una grave necessità, a giudizio dell'Ordinario, i ministri
cattolici possono amministrare i sacramenti (Eucaristia, Penitenza,
Unzione degli infermi) agli altri cristiani che non sono in piena
comunione con
la Chiesa
cattolica, purché li chiedano spontaneamente: è necessario in questi
casi che essi manifestino la fede cat tolica a riguardo di questi
sacramenti e che si trovino nelle disposizioni richieste [Cf Codice di
Diritto Canonico, 844, 4].
VII.
L'Eucaristia - “Pegno della gloria futura”
1402 In
una antica preghiera,
la Chiesa
acclama il mistero dell'Eucaristia: “O sacrum convivium in quo
Christus sumitur. Recolitur memoria passionis eius; mens impletur gratia
et futurae gloriae nobis pignus datur - O sacro convito nel quale ci
nutriamo di Cristo, si fa memoria della sua passione; l'anima è
ricolmata di grazia e ci è donato il pegno della gloria futura”. Se
l'Eucaristia è il memoriale della Pasqua del Signore, se mediante la
nostra Comunione all'altare veniamo ricolmati “di ogni grazia e
benedizione del cielo”, [Messale Romano, Canone Romano: “Supplices
te rogamus”] l'Eucaristia è pure anticipazione della gloria del
cielo.
1403
Nell'ultima Cena il Signore stesso ha fatto volgere lo sguardo dei suoi
discepoli verso il compimento della Pasqua nel Regno di Dio: “Io vi
dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al
giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel Regno del Padre mio” ( Mt
26,29 ) [Cf Lc 22,18; 1403 Mc 14,25 ]. Ogni volta che
la Chiesa
celebra l'Eucaristia, ricorda questa promessa e il suo sguardo si volge
verso “Colui che viene” [Cf Ap 1,4 ]. Nella preghiera, essa invoca
la sua venuta: “Marana tha” ( 1Cor 16,22 ), “Vieni, Signore Gesù”
( Ap 22,20 ), “Venga la tua grazia e passi questo mondo!” [Didaché,
10, 6].
1404
La Chiesa
sa che, fin d'ora, il Signore viene nella sua Eucaristia, e che egli è
lì, in mezzo a noi. Tuttavia questa presenza è nascosta. E' per questo
che celebriamo l'Eucaristia “expectantes beatam spem et adventum
Salvatoris nostri Jesu Christi - nell'attesa che si compia la beata
speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo”, [Embolismo dopo il
Padre nostro; cf Tt 2,13 ] chiedendo “di ritrovarci insieme a godere
della tua gloria quando, asciugata ogni lacrima, i nostri occhi vedranno
il tuo volto e noi saremo simili a te, e canteremo per sempre la tua
lode, in Cristo, nostro Signore” [Messale Romano, Preghiera
eucaristica III: preghiera per i defunti].
1405
Di questa grande speranza, quella dei “nuovi cieli” e della “terra
nuova nei quali abiterà la giustizia” ( 2Pt 3,13 ), non abbiamo pegno
più sicuro, né segno più esplicito dell'Eucaristia. Ogni volta
infatti che viene celebrato questo mistero, “si effettua l'opera della
nostra redenzione” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 3] e noi
spezziamo “l'unico pane che è farmaco d'immortalità, antidoto contro
la morte, alimento dell'eterna vita in Gesù Cristo” [Sant'Ignazio di
Antiochia, Epistula ad Ephesios, 20, 2].
In
sintesi
1406
Gesù dice: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di
questo pane vivrà in eterno... Chi mangia la mia Carne e beve il mio
Sangue ha la vita eterna. . . dimora in me e io in lui” ( Gv 6,51;
1406 Gv 6,54; Gv 6,56 ).
1407 L
'Eucaristia è il cuore e il culmine della vita della Chiesa, poiché in
essa Cristo associa la sua Chiesa e tutti i suoi membri al proprio
sacrificio di lode e di rendimento di grazie offerto al Padre una volta
per tutte sulla croce; mediante questo sacrificio egli effonde le grazie
della salvezza sul suo Corpo, che è
la Chiesa.
1408
La celebrazione eucaristica comporta sempre: la proclamazione della
Parola di Dio, l'azione di grazie a Dio Padre per tutti i suoi benefici,
soprattutto per il dono del suo Figlio, la consacrazione del pane e del
vino e la partecipazione al banchetto liturgico mediante la recezione
del Corpo e del Sangue del Signore. Questi elementi costituiscono un
solo e medesimo atto di culto.
1409 L
'Eucaristia è il memoriale della Pasqua di Cristo, cioè dell'opera
della salvezza compiuta per mezzo della vita, della morte e della
Risurrezione di Cristo, opera che viene resa presente dall'azione
liturgica.
1410
E' Cristo stesso, sommo ed eterno sacerdote della Nuova Alleanza, che,
agendo attraverso il ministero dei sacerdoti, offre il sacrificio
eucaristico. Ed è ancora lo stesso Cristo, realmente presente sotto le
specie del pane e del vino, l'offerta del sacrificio eucaristico.
1411
Soltanto i sacerdoti validamente ordinati possono presiedere
l'Eucaristia e consacrare il pane e il vino perché diventino il Corpo e
il Sangue del Signore.
1412
I segni essenziali del sacramento eucaristico sono il pane di grano e il
vino della vite, sui quali viene invocata la benedizione dello Spirito
Santo e il sacerdote pronunzia le parole della consacrazione dette da
Gesù durante l'ultima Cena: “Questo è il mio Corpo dato per voi. . .
Questo è il calice del mio Sangue. . . ”.
1413
Mediante la consacrazione si opera la transustanziazione del pane e del
vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Sotto le specie consacrate del
pane e del vino, Cristo stesso, vivente e glorioso, è presente in
maniera vera, reale e sostanziale, il suo Corpo e il suo Sangue, con la
sua anima e la sua divinità [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm.,
1640; 1651].
1414 In
quanto sacrificio, l'Eucaristia viene anche offerta in riparazione dei
peccati dei vivi e dei defunti, e al fine di ottenere da Dio benefici
spirituali o temporali.
1415
Chi vuole ricevere Cristo nella Comunione eucaristica deve essere in
stato di grazia. Se uno è consapevole di aver peccato mortalmente, non
deve accostarsi all'Eucaristia senza prima aver ricevuto l'assoluzione
nel sacramento della Penitenza.
1416
La santa Comunione al Corpo e al Sangue di Cristo accresce in colui che
si comunica l'unione con il Signore, gli rimette i peccati veniali e lo
preserva dai peccati gravi. Poiché vengono rafforzati i vincoli di
carità tra colui che si comunica e Cristo, ricevere questo sacramento
rafforza l'unità della Chiesa, Corpo mistico di Cristo.
1417
La Chiesa
raccomanda vivamente ai fedeli di ricevere la santa Comunione quando
partecipano alla celebrazione dell'Eucaristia; ne fa loro obbligo almeno
una volta all'anno.
1418
Poiché Cristo stesso è presente nel Sacramento dell'altare, bisogna
onorarlo con un culto di adorazione. La visita al Santissimo Sacramento
“è prova di gratitudine, segno di amore e debito di riconoscenza a
Cristo Signore” [Paolo VI, Lett. enc. Mysterium fidei].
1419
Poiché Cristo è passato da questo mondo al Padre, nell'Eucaristia ci
dona il pegno della gloria futura presso di lui: la partecipazione al
Santo Sacrificio ci identifica con il suo Cuore, sostiene le nostre
forze lungo il pellegrinaggio di questa vita, ci fa desiderare la vita
eterna e già ci unisce alla Chiesa del Cielo, alla Santa Vergine Maria
e a tutti i Santi.
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