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PARTE
TERZA -
LA VITA IN
CRISTO
SEZIONE
PRIMA -
LA VOCAZIONE DELL'UOMO
:
LA VITA NELLO
SPIRITO
CAPITOLO
TERZO -
LA SALVEZZA DI
DIO:
LA LEGGE E
LA GRAZIA
1949
Chiamato alla beatitudine, ma ferito dal peccato, l'uomo ha bisogno
della salvezza di Dio. L'aiuto divino gli viene dato in Cristo, per
mezzo della legge che lo dirige e nella grazia che lo sostiene:
Attendete
alla vostra salvezza con timore e tremore. E' Dio infatti che suscita in
voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni ( Fil 2,12-13
).
Articolo
1
LA LEGGE MORALE
1950
La legge morale è opera della Sapienza divina. La si può definire, in
senso biblico, come un insegnamento paterno, una pedagogia di Dio.
Prescrive all'uomo le vie, le norme di condotta che conducono alla
beatitudine promessa; vieta le strade del male, che allontanano da Dio e
dal suo amore. Essa è ad un tempo severa nei suoi precetti e soave
nelle sue promesse.
1951
La legge è una regola di comportamento emanata dall'autorità
competente in vista del bene comune. La legge morale suppone l'ordine
razionale stabilito tra le creature, per il loro bene e in vista del
loro fine, dalla potenza, dalla sapienza, dalla bontà del Creatore.
Ogni legge trova nella legge eterna la sua prima e ultima verità. La
legge è dichiarata e stabilita dalla ragione come una partecipazione
alla Provvidenza del Dio vivente Creatore e Redentore di tutti.
“L'ordinamento della ragione, ecco ciò che si chiama la legge”
[Leone XIII, Lett. enc. Libertas praestantissimum; citazione da San
Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I-II, 90, 1].
L'uomo
è il solo tra tutti gli esseri animati che possa gloriarsi d'essere
stato degno di ricevere una legge da Dio; animale dotato di ragione,
capace di comprendere e di discernere, egli regolerà la propria
condotta valendosi della sua libertà e della sua ragione, nella docile
obbedienza a colui che tutto gli ha affidato [Tertulliano, Adversus
Marcionem, 2, 4].
1952
Le espressioni della legge morale sono diverse, e sono tutte coordinate
tra loro: la legge eterna, fonte, in Dio, di tutte le leggi; la legge
naturale; la legge rivelata, che comprende
la Legge
antica e
la Legge
nuova o evangelica; infine le leggi civili ed ecclesiastiche.
1953
La legge morale trova in Cristo la sua pienezza e la sua unità. Gesù
Cristo in persona è la via della perfezione. E' il termine della Legge,
perché egli solo insegna e dà la giustizia di Dio: “Il termine della
Legge è Cristo, perché sia data la giustizia a chiunque crede” ( Rm
10,4 ).
I.
La legge morale naturale
1954 L
'uomo partecipa alla sapienza e alla bontà del Creatore, che gli
conferisce la padronanza dei suoi atti e la capacità di dirigersi verso
la verità e il bene. La legge naturale esprime il senso morale
originale che permette all'uomo di discernere, per mezzo della ragione,
quello che sono il bene e il male, la verità e la menzogna:
La
legge naturale è iscritta e scolpita nell'anima di tutti i singoli
uomini; essa infatti è la ragione umana che impone di agire bene e
proibisce il peccato. . . Questa prescrizione dell'umana ragione, però,
non sarebbe in grado di avere forza di legge, se non fosse la voce e
l'interprete di una ragione più alta, alla quale il nostro spirito e la
nostra libertà devono essere sottomessi [Leone XIII, Lett. enc.
Libertas praestantissimum].
1955
La legge “divina e naturale” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes,
89] mostra all'uomo la via da seguire per compiere il bene e raggiungere
il proprio fine. La legge naturale indica le norme prime ed essenziali
che regolano la vita morale. Ha come perno l'aspirazione e la
sottomissione a Dio, fonte e giudice di ogni bene, e altresì il senso
dell'altro come uguale a se stesso. Nei suoi precetti principali essa è
esposta nel Decalogo. Questa legge è chiamata naturale non in rapporto
alla natura degli esseri irrazionali, ma perché la ragione che la
promulga è propria della natura umana:
Dove
dunque sono iscritte queste regole, se non nel libro di quella luce che
si chiama verità? Di qui, dunque, è dettata ogni legge giusta e si
trasferisce retta nel cuore dell'uomo che opera la giustizia, non
emigrando in lui, ma quasi imprimendosi in lui, come l'immagine passa
dall'anello nella cera, ma senza abbandonare l'anello [Sant'Agostino, De
Trinitate, 14, 15, 21].
La
legge naturale altro non è che la luce dell'intelligenza infusa in noi
da Dio. Grazie ad essa conosciamo ciò che si deve compiere e ciò che
si deve evitare. Questa luce o questa legge Dio l'ha donata alla
creazione [San Tommaso d'Aquino, Collationes in decem praeceptis, 1].
1956
Presente nel cuore di ogni uomo e stabilita dalla ragione, la legge
naturale è universale nei suoi precetti e la sua autorità si estende a
tutti gli uomini. Esprime la dignità della persona e pone la base dei
suoi diritti e dei suoi doveri fondamentali:
Certamente
esiste una vera legge: è la retta ragione; essa è conforme alla
natura, la si trova in tutti gli uomini; è immutabile ed eterna; i suoi
precetti chiamano al dovere, i suoi divieti trattengono dall'errore. . .
E' un delitto sostituirla con una legge contraria; è proibito non
praticarne una sola disposizione; nessuno poi ha la possibilità di
abrogarla completamente [Cicerone, La repubblica, 3, 22, 33].
1957 L
'applicazione della legge naturale si diversifica molto; può richiedere
un adattamento alla molteplicità delle condizioni di vita, secondo i
luoghi, le epoche e le circostanze. Tuttavia, nella diversità delle
culture, la legge naturale resta come una regola che lega gli uomini tra
loro e ad essi impone, al di là delle inevitabili differenze, principi
comuni.
1958
La legge naturale è immutabile [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes,
10] e permane inalterata attraverso i mutamenti della storia; rimane
sotto l'evolversi delle idee e dei costumi e ne sostiene il progresso.
Le norme che la esprimono restano sostanzialmente valide. Anche se si
arriva a negare i suoi principi, non la si può però distruggere, né
strappare dal cuore dell'uomo. Sempre risorge nella vita degli individui
e delle società:
La
tua legge, Signore, condanna chiaramente il furto, e così la legge
scritta nel cuore degli uomini, legge che nemmeno la loro malvagità può
cancellare [Sant'Agostino, Confessiones, 2, 4, 9].
1959
Opera molto buona del Creatore, la legge naturale fornisce i solidi
fondamenti sui quali l'uomo può costruire l'edificio delle regole
morali che guideranno le sue scelte. Essa pone anche il fondamento
morale indispensabile per edificare la comunità degli uomini. Procura
infine il fondamento necessario alla legge civile, la quale ad essa si
riallaccia sia con una riflessione che trae le conseguenze dai principi
della legge naturale, sia con aggiunte di natura positiva e giuridica.
1960
I precetti della legge naturale non sono percepiti da tutti con
chiarezza ed immediatezza. Nell'attuale situazione, la grazia e la
rivelazione sono necessarie all'uomo peccatore perché le verità
religiose e morali possano essere conosciute “da tutti e senza
difficoltà, con ferma certezza e senza alcuna mescolanza di errore”
[Pio XII, Lett. enc. Humani generis: Denz. -Schönm., 3876]. La legge
naturale offre alla Legge rivelata e alla grazia un fondamento preparato
da Dio e in piena armonia con l'opera dello Spirito.
II.
La Legge
antica
1961
Dio, nostro Creatore e nostro Redentore, si è scelto Israele come suo
popolo e gli ha rivelato la sua Legge, preparando in tal modo la venuta
di Cristo.
La Legge
di Mosè esprime molte verità che sono naturalmente accessibili alla
ragione. Queste si trovano affermate ed autenticate all'interno
dell'Alleanza della Salvezza.
1962
La Legge
antica è il primo stadio della Legge rivelata. Le sue prescrizioni
morali sono riassunte nei Dieci comandamenti. I precetti del Decalogo
pongono i fondamenti della vocazione dell'uomo, creato ad immagine di
Dio; vietano ciò che è contrario all'amore di Dio e del prossimo, e
prescrivono ciò che gli è essenziale. Il Decalogo è una luce offerta
alla coscienza di ogni uomo per manifestargli la chiamata e le vie di
Dio, e difenderlo contro il male:
Dio
ha scritto sulle tavole della Legge ciò che gli uomini non riuscivano a
leggere nei loro cuori [Sant'Agostino, Enarratio in Psalmos, 57, 1].
1963
Secondo la tradizione cristiana,
la Legge
santa, [Cf Rm 7,12 ] spirituale [Cf Rm 7,14 ] e buona, [Cf Rm 7,16 ] è
ancora imperfetta. Come un pedagogo [Cf Gal 3,24 ] essa indica ciò che
si deve fare, ma da sé non dà la forza, la grazia dello Spirito per
osservarla. A causa del peccato che non può togliere, essa rimane una
legge di schiavitù. Secondo san Paolo, essa ha particolarmente la
funzione di denunciare e di manifestare il peccato che nel cuore
dell'uomo forma una “legge di concupiscenza” [Cf Rm 7 ]. Tuttavia
la Legge
rimane la prima tappa sul cammino del Regno. Essa prepara e dispone il
popolo eletto e ogni cristiano alla conversione e alla fede nel Dio
Salvatore. Dà un insegnamento che rimane per sempre, come Parola di
Dio.
1964
La Legge
antica è una preparazione al Vangelo. “
La Legge
è profezia e pedagogia delle realtà future” [Sant'Ireneo di Lione,
Adversus haereses, 4, 15, 1]. Essa profetizza e presagisce l'opera della
liberazione dal peccato che si compirà con Cristo, ed offre al Nuovo
Testamento le immagini, i “tipi”, i simboli per esprimere la vita
secondo lo Spirito.
La Legge
infine viene completata dall'insegnamento dei libri sapienziali e dei
profeti, che la orientano verso
la Nuova Alleanza
e il Regno dei cieli.
Ci
furono. . ., nel regime dell'Antico Testamento, anime ripiene di carità
e della grazia dello Spirito Santo, le quali aspettavano soprattutto il
compimento delle promesse spirituali ed eterne. Sotto tale aspetto,
costoro appartenevano alla nuova legge. Al contrario, anche nel Nuovo
Testamento ci sono uomini carnali, che ancora non hanno raggiunto la
perfezione della nuova legge, e che bisogna indurre alle azioni virtuose
con la paura del castigo o con la promessa di beni temporali. Però,
la Legge
antica, anche se dava i precetti della carità, non era in grado di
offrire la grazia dello Spirito Santo, in virtù del quale “l'amore di
Dio è stato riversato nei nostri cuori” ( Rm 5,5 ) [San Tommaso d'Aquino,
Summa theologiae, I-II, 107, 1, ad 2].
III.
La nuova Legge o Legge evangelica
1965
La nuova Legge o Legge evangelica è la perfezione quaggiù della legge
divina, naturale e rivelata. E' opera di Cristo e trova la sua
espressione particolarmente nel Discorso della montagna; è anche opera
dello Spirito Santo e, per mezzo di lui, diventa la legge interiore
della carità: “Io stipulerò con la casa d'Israele. . . un'alleanza
nuova. . . Porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro
cuori; sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo” ( Eb 8,8; Eb
8,10 ) [Cf Ger 31,31-34 ].
1966
La Legge
nuova è la grazia dello Spirito Santo, data ai fedeli in virtù della
fede in Cristo. Essa opera mediante la carità, si serve del Discorso
del Signore sulla montagna per insegnarci ciò che si deve fare, e dei
sacramenti per comunicarci la grazia di farlo:
Chi
vorrà meditare con pietà e perspicacia il Discorso che nostro Signore
ha pronunciato sulla montagna, così come lo si legge nel Vangelo di San
Matteo, indubbiamente vi troverà la “magna carta” della vita
cristiana. . . Questo Discorso infatti comprende tutte le norme
peculiari della esistenza cristiana [Sant'Agostino, De sermone Domini in
monte, 1, 1: PL 34, 1229-1231].
1967
La Legge
evangelica “dà compimento” [Cf Mt 5,17-19 ] alla Legge antica, la
purifica, la supera e la porta alla perfezione. Nelle “beatitudini”
essa compie le promesse divine, elevandole ed ordinandole al “Regno
dei cieli”. Si rivolge a coloro che sono disposti ad accogliere con
fede questa speranza nuova: i poveri, gli umili, gli afflitti, i puri di
cuore, i perseguitati a causa di Cristo, tracciando in tal modo le
sorprendenti vie del Regno.
1968
La Legge
evangelica dà compimento ai comandamenti della Legge. Il Discorso del
Signore sulla montagna, lungi dall'abolire o dal togliere valore alle
prescrizioni morali della Legge antica, ne svela le virtualità nascoste
e ne fa scaturire nuove esigenze: ne mette in luce tutta la verità
divina e umana. Esso non aggiunge nuovi precetti esteriori, ma arriva a
riformare la radice delle azioni, il cuore, là dove l'uomo sceglie tra
il puro e l'impuro, [Cf Mt 15,18-19 ] dove si sviluppano la fede, la
speranza e la carità e, con queste, le altre virtù. Così il Vangelo
porta la legge alla sua pienezza mediante l'imitazione della perfezione
del Padre celeste, [Cf Mt 5,48 ] il perdono dei nemici e la preghiera
per i persecutori, sull'esempio della magnanimità divina [Cf Mt 5,44 ].
1969
La Legge
nuova pratica gli atti della religione: l'elemosina, la preghiera e il
digiuno, ordinandoli al “Padre che vede nel segreto”, in opposizione
al desiderio di “essere visti dagli uomini” [Cf Mt 6,1-6; 1969 Mt
16-18 ]. La sua preghiera è il “Padre nostro” [Cf Mt 6,9-13 ].
1970
La Legge
evangelica implica la scelta decisiva tra “le due vie” [Cf Mt
7,13-14 ] e il mettere in pratica le parole del Signore; [Cf Mt 7,21-27
] essa si riassume nella “regola d'oro”: “Tutto quanto volete che
gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è
la Legge
e i Profeti” ( Mt 7,12 ) [Cf Lc 6,31 ].
Tutta
la Legge
evangelica è racchiusa nel “ comandamento nuovo ” di Gesù ( Gv
13,34 ), di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati [Cf Gv 15,12
].
1971
Al Discorso del Signore sulla montagna è opportuno aggiungere la
catechesi morale degli insegnamenti apostolici [Cf Rm 12-15; 1Cor 12-13;
1971 Col 3-4; Ef 4-5; ecc]. Questa dottrina trasmette l'insegnamento del
Signore con l'autorità degli Apostoli, particolarmente attraverso
l'esposizione delle virtù che derivano dalla fede in Cristo e che sono
animate dalla carità, il principale dono dello Spirito Santo. “La
carità non abbia finzioni. . . Amatevi gli uni gli altri con affetto
fraterno. . . Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione,
perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli,
premurosi nell'ospitalità” ( Rm 12,9-13 ). Questa catechesi ci
insegna anche a considerare i casi di coscienza alla luce del nostro
rapporto con Cristo e con
la Chiesa
[Cf Rm 14; 1971 1Cor 5-10 ].
1972
La Legge
nuova è chiamata una legge d'amore, perché fa agire in virtù
dell'amore che lo Spirito Santo infonde, più che sotto la spinta del
timore; una legge di grazia, perché, per mezzo della fede e dei
sacramenti, conferisce la forza della grazia per agire; una legge di
libertà , [Cf Gc 1,25; Gc 2,12 ] perché ci libera dalle osservanze
rituali e giuridiche della Legge antica, ci porta ad agire
spontaneamente sotto l'impulso della carità, ed infine ci fa passare
dalla condizione del servo “che non sa quello che fa il suo padrone”
a quella di amico di Cristo “perché tutto ciò che ho udito dal Padre
l'ho fatto conoscere a voi” ( Gv 15,15 ), o ancora alla condizione di
figlio erede [Cf Gal 4,1-7;
1973 Gal
4,21-31; Rm 8,15 ].
1973
Oltre ai suoi precetti,
la Legge
nuova comprende anche i consigli evangelici. La distinzione tradizionale
tra i comandamenti di Dio e i consigli evangelici si stabilisce in
rapporto alla carità, perfezione della vita cristiana. I precetti
mirano a rimuovere ciò che è incompatibile con la carità. I consigli
si prefiggono di rimuovere ciò che, pur senza contrastare con la carità,
può rappresentare un ostacolo per il suo sviluppo [Cf San Tommaso d'Aquino,
Summa theologiae, II-II, 184, 3].
1974
I consigli evangelici esprimono la pienezza vivente della carità,
sempre insoddisfatta di non dare di più. Testimoniano il suo slancio e
sollecitano la nostra prontezza spirituale. La perfezione della Legge
nuova consiste essenzialmente nei comandamenti dell'amore di Dio e del
prossimo. I consigli indicano vie più dirette, mezzi più spediti e
vanno praticati in conformità alla vocazione di ciascuno:
Dio
non vuole che tutti osservino tutti i consigli, ma soltanto quelli
appropriati, secondo la diversità delle persone, dei tempi, delle
occasioni e delle forze, stando a quanto richiede la carità; perché è
lei che, come regina di tutte le virtù, di tutti i comandamenti, di
tutti i consigli, in una parola, di tutta la legge e di tutte le azioni
cristiane, assegna a tutti e a tutte il posto, l'ordine, il tempo, il
valore [San Francesco di Sales, Trattato sull'amor di Dio, 8, 6].
In
sintesi
1975
Secondo
la Scrittura
, la legge è un'istruzione paterna di Dio, che prescrive all'uomo le
vie che conducono alla beatitudine promessa e vieta le strade del male.
1976
“La legge è un comando della ragione ordinato al bene comune,
promulgato da chi è incaricato di una comunità” [San Tommaso d'Aquino,
Summa theologiae, I-II, 90, 4].
1977
Cristo è il termine della legge ; [Cf Rm 10,4 ] egli solo insegna e dà
la giustizia di Dio.
1978
La legge naturale è una partecipazione alla sapienza e alla bontà di
Dio, da parte dell'uomo, plasmato ad immagine del suo Creatore. Essa
esprime la dignità della persona umana e costituisce il fondamento dei
suoi diritti e dei suoi doveri fondamentali.
1979
La legge naturale è immutabile e permane inalterata attraverso la
storia. Le norme che ne sono l'espressione restano sostanzialmente
valide. E' un fondamento necessario all'ordinamento delle regole morali
e alla legge civile.
1980
La Legge
antica è il primo stadio della Legge rivelata. Le sue prescrizioni
morali sono riassunte nei Dieci comandamenti.
1981
La Legge
di Mosè comprende molte verità naturalmente accessibili alla ragione.
Dio le ha rivelate perché gli uomini non riuscivano a leggerle nel loro
cuore.
1982
La Legge
antica è una preparazione al Vangelo.
1983
La Legge
nuova è la grazia dello Spirito Santo ricevuta mediante la fede in
Cristo, che opera attraverso la carità. Trova la sua principale
espressione nel Discorso del Signore sulla montagna e si serve dei
sacramenti per comunicarci la grazia.
1984
La Legge
evangelica dà compimento, supera e porta alla perfezione
la Legge
antica: le sue promesse attraverso le beatitudini del Regno dei cieli e
i suoi comandamenti attraverso la trasformazione della radice delle
azioni, il cuore.
1985
La Legge
nuova è una legge d'amore, una legge di grazia, una legge di libertà.
1986
Oltre ai precetti,
la Legge
nuova comprende i consigli evangelici. “La santità della Chiesa è in
modo speciale favorita dai molteplici consigli di cui il Signore nel
Vangelo propone l'osservanza ai suoi discepoli” [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 42].
Articolo
2
GRAZIA
E GIUSTIFICAZIONE
I.
La giustificazione
1987
La grazia dello Spirito Santo ha il potere di giustificarci, cioè di
mondarci dai nostri peccati e di comunicarci la “giustizia di Dio per
mezzo della fede in Gesù Cristo” ( Rm 3,22 ) e mediante il Battesimo:
[Cf Rm 6,3-4 ]
Se
siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che
Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere
su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una
volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio.
Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in
Cristo Gesù ( Rm 6,8-11 ).
1988
Per mezzo della potenza dello Spirito Santo, noi prendiamo parte alla
Passione di Cristo morendo al peccato, e alla sua Risurrezione nascendo
a una vita nuova; siamo le membra del suo Corpo che è
la Chiesa
, [Cf 1Cor 12 ] i tralci innestati sulla Vite che è lui stesso: [Cf Gv
15,1-4 ]
Per
mezzo dello Spirito, tutti noi siamo detti partecipi di Dio. . .
Entriamo a far parte della natura divina mediante la partecipazione allo
Spirito . . . Ecco perché lo Spirito divinizza coloro nei quali si fa
presente [Sant'Atanasio di Alessandria, Epistulae ad Serapionem, 1, 24:
PG 26, 585B].
1989
La prima opera della grazia dello Spirito Santo è la conversione, che
opera la giustificazione, secondo l'annuncio di Gesù all'inizio del
Vangelo: “Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino” ( Mt
4,17 ). Sotto la mozione della grazia, l'uomo si volge verso Dio e si
allontana dal peccato, accogliendo così il perdono e la giustizia
dall'Alto. “La giustificazione. . . non è una semplice remissione dei
peccati, ma anche santificazione e rinnovamento dell'uomo interiore”
[Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1528].
1990
La giustificazione separa l'uomo dal peccato che si oppone all'amore di
Dio, e purifica dal peccato il suo cuore. La giustificazione fa seguito
alla iniziativa della misericordia di Dio che offre il perdono.
Riconcilia l'uomo con Dio. Libera dalla schiavitù del peccato e
guarisce.
1991
La giustificazione è, al tempo stesso, l' accoglienza della giustizia
di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo. Qui la giustizia designa la
rettitudine dell'amore divino. Insieme con la giustificazione, vengono
infuse nei nostri cuori la fede, la speranza e la carità, e ci è
accordata l'obbedienza alla volontà divina.
1992
La giustificazione ci è stata meritata dalla Passione di Cristo, che si
è offerto sulla croce come ostia vivente, santa e gradita a Dio, e il
cui sangue è diventato strumento di propiziazione per i peccati di
tutti gli uomini. La giustificazione è accordata mediante il Battesimo,
sacramento della fede. Essa ci conforma alla giustizia di Dio, il quale
ci rende interiormente giusti con la potenza della sua misericordia. Ha
come fine la gloria di Dio e di Cristo, e il dono della vita eterna: [Cf
Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1529]
Ora,
indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio,
testimoniata dalla legge e dai profeti; giustizia di Dio per mezzo della
fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c'è
distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma
sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della
redenzione realizzata da Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito a servire
come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al
fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i
peccati passati, nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua
giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha
fede in Gesù ( Rm 3,21-26 ).
1993
La giustificazione stabilisce la collaborazione tra la grazia di Dio e
la libertà dell'uomo. Dalla parte dell'uomo essa si esprime
nell'assenso della fede alla Parola di Dio che lo chiama alla
conversione, e nella cooperazione della carità alla mozione dello
Spirito Santo, che lo previene e lo custodisce:
Dio
tocca il cuore dell'uomo con l'illuminazione dello Spirito Santo, in
modo che né l'uomo resterà assolutamente inerte subendo quell'ispirazione,
che certo può anche respingere, né senza la grazia divina, con la sua
libera volontà, potrà prepararsi alla giustizia dinanzi a Dio [Cf
Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1529].
1994
La giustificazione è l' opera più eccellente dell'amore di Dio,
manifestato in Cristo Gesù e comunicato tramite lo Spirito Santo. Sant'Agostino
ritiene che “la giustificazione dell'empio è un'opera più grande
della creazione del cielo e della terra”, perché “il cielo e la
terra passeranno, mentre la salvezza e la giustificazione degli eletti
non passeranno mai” [Sant'Agostino, In Evangelium Johannis tractatus,
72, 3]. Pensa anche che la giustificazione dei peccatori supera la
stessa creazione degli angeli nella giustizia, perché manifesta una più
grande misericordia.
1995
Lo Spirito Santo è il maestro interiore. Dando vita all'“uomo
interiore” ( Rm 7,22; Ef 3,16 ), la giustificazione implica la
santificazione di tutto l'essere:
Come
avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità
a pro dell'iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio
della giustizia per la vostra santificazione. . . Ora, liberati dal
peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta
alla santificazione e come destino avete la vita eterna ( Rm 6,19; Rm
6,22 ).
II.
La grazia
1996
La nostra giustificazione viene dalla grazia di Dio. La grazia è il
favore, il soccorso gratuito che Dio ci dà perché rispondiamo al suo
invito: diventare figli di Dio, [Cf Gv 1,12-18 ] figli adottivi, [Cf Rm
8,14-17 ] partecipi della natura divina, [Cf 2Pt 1,3-4 ] della vita
eterna [Cf Gv 17,3 ].
1997
La grazia è una partecipazione alla vita di Dio; ci introduce
nell'intimità della vita trinitaria. Mediante il Battesimo il cristiano
partecipa alla grazia di Cristo, Capo del suo Corpo. Come “figlio
adottivo”, egli può ora chiamare Dio “Padre”, in unione con il
Figlio unigenito. Riceve la vita dello Spirito che infonde in lui la
carità e forma
la Chiesa.
1998
Questa vocazione alla vita eterna è soprannaturale. Dipende interamente
dall'iniziativa gratuita di Dio, poiché egli solo può rivelarsi e
donare se stesso. Supera le capacità dell'intelligenza e le forze della
volontà dell'uomo, come di ogni creatura [Cf 1Cor 2,7-9 ].
1999
La grazia di Cristo è il dono gratuito che Dio ci fa della sua vita,
infusa nella nostra anima dallo Spirito Santo per guarirla dal peccato e
santificarla. E' la grazia santificante o deificante, ricevuta nel
Battesimo. Essa è in noi la sorgente dell'opera di santificazione: [Cf
Gv 4,14; Gv 7,38-39 ]
Quindi
se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono
passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio,
che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo. ( 2Cor 5,17-18 )
2000
La grazia santificante è un dono abituale, una disposizione stabile e
soprannaturale che perfeziona l'anima stessa per renderla capace di
vivere con Dio, di agire per amor suo. Si distingueranno la grazia
abituale, disposizione permanente a vivere e ad agire secondo la
chiamata divina, e le grazie attuali che designano gli interventi divini
sia all'inizio della conversione, sia nel corso dell'opera di
santificazione.
2001
La preparazione dell'uomo ad accogliere la grazia è già un'opera della
grazia. Questa è necessaria per suscitare e sostenere la nostra
collaborazione alla giustificazione mediante la fede, e alla
santificazione mediante la carità. Dio porta a compimento in noi quello
che ha incominciato: “Egli infatti incomincia facendo in modo, con il
suo intervento, che noi vogliamo; egli porta a compimento, cooperando
con i moti della nostra volontà già convertita” [Sant'Agostino, De
gratia et libero arbitrio, 17: PL 44, 901].
Operiamo
certamente anche noi, ma operiamo cooperando con Dio che opera
prevenendoci con la sua misericordia. Ci previene però per guarirci e
anche ci seguirà perché da santi diventiamo pure vigorosi, ci previene
per chiamarci e ci seguirà per glorificarci, ci previene perché
viviamo piamente e ci seguirà perché viviamo con lui eternamente,
essendo certo che senza di lui non possiamo far nulla [Id., De natura et
gratia, 31: PL 44, 264].
2002
La libera iniziativa di Dio richiede la libera risposta dell'uomo;
infatti Dio ha creato l'uomo a propria immagine, dandogli, con la libertà,
il potere di conoscerlo e di amarlo. L'anima può entrare solo
liberamente nella comunione dell'amore. Dio tocca immediatamente e muove
direttamente il cuore dell'uomo. Egli ha posto nell'uomo un'aspirazione
alla verità e al bene che soltanto lui può soddisfare. Le promesse
della “vita eterna” rispondono, al di là di ogni speranza, a tale
aspirazione:
Il
riposo che prendesti al settimo giorno, dopo aver compiuto le tue opere
molto buone. . ., è una predizione che ci fa l'oracolo del tuo Libro:
noi pure, compiute le nostre opere buone assai, certamente per tuo dono,
nel sabato della vita eterna riposeremo in Te [Id., Confessiones, 13,
36, 51].
2003
La grazia è innanzitutto e principalmente il dono dello Spirito che ci
giustifica e ci santifica. Ma la grazia comprende anche i doni che lo
Spirito ci concede per associarci alla sua opera, per renderci capaci di
cooperare alla salvezza degli altri e alla crescita del Corpo di Cristo,
la Chiesa. Sono
le grazie sacramentali, doni propri ai diversi sacramenti. Sono inoltre
le grazie speciali chiamate anche “ carismi ” con il termine greco
usato da san Paolo, che significa favore, dono gratuito, beneficio [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 12]. Qualunque sia la loro natura a
volte straordinaria, come il dono dei miracoli o delle lingue, i carismi
sono ordinati alla grazia santificante e hanno come fine il bene comune
della Chiesa. Sono al servizio della carità che edifica
la Chiesa
[Cf 1Cor 12 ].
2004
Tra le grazie speciali, è opportuno ricordare le grazie di stato che
accompagnano l'esercizio delle responsabilità della vita cristiana e
dei ministeri in seno alla Chiesa:
Abbiamo
pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha
il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; chi ha
un ministero attenda al ministero; chi l'insegnamento all'insegnamento;
chi l'esortazione all'esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità;
chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le
compia con gioia ( Rm 12,6-8 ).
2005
Appartenendo all'ordine soprannaturale, la grazia sfugge alla nostra
esperienza e solo con la fede può essere conosciuta. Pertanto non
possiamo basarci sui nostri sentimenti o sulle nostre opere per dedurne
che siamo giustificati e salvati [Cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm.,
1533-1534]. Tuttavia, secondo la parola del Signore: “Dai loro frutti
li potrete riconoscere” ( Mt 7,20 ), la considerazione dei benefici di
Dio nella nostra vita e nella vita dei santi, ci offre una garanzia che
la grazia sta operando in noi e ci sprona ad una fede sempre più grande
e ad un atteggiamento di povertà fiduciosa.
Si
trova una delle più belle dimostrazioni di tale disposizione d'animo
nella risposta di santa Giovanna d'Arco ad una domanda subdola dei suoi
giudici ecclesiastici: “Interrogata se sappia d'essere nella grazia di
Dio, risponde: "Se non vi sono, Dio mi vuole mettere; se vi sono,
Dio mi vuole custodire in essa"” [Santa Giovanna d'Arco, in Actes
du procès].
III.
Il merito
Nella
festosa assemblea dei santi risplende la tua gloria, e il loro trionfo
celebra i doni della tua misericordia [Messale Romano, Prefazio dei
santi I, che cita Sant'Agostino il “dottore della grazia”, cf
Enarratio in Psalmos, 102, 7].
2006
Il termine “merito” indica, in generale, la retribuzione dovuta da
una comunità o da una società per l'azione di uno dei suoi membri
riconosciuta come buona o cattiva, meritevole di ricompensa o di
punizione. Il merito è relativo alla virtù della giustizia in
conformità al principio dell'eguaglianza che ne è la norma.
2007
Nei confronti di Dio, in senso strettamente giuridico, non c'è merito
da parte dell'uomo. Tra lui e noi la disuguaglianza è smisurata, poiché
noi abbiamo ricevuto tutto da lui, nostro Creatore.
2008
Il merito dell'uomo presso Dio nella vita cristiana deriva dal fatto che
Dio ha liberamente disposto di associare l'uomo all'opera della sua
grazia. L'azione paterna di Dio precede con la sua ispirazione, mentre
il libero agire dell'uomo viene dopo nella sua collaborazione, così che
i meriti delle opere buone devono essere attribuiti innanzitutto alla
grazia di Dio, poi al fedele. Il merito dell'uomo torna, peraltro,
anch'esso a Dio, dal momento che le sue buone azioni hanno la loro
origine, in Cristo, dalle ispirazioni e dagli aiuti dello Spirito Santo.
2009 L
'adozione filiale, rendendoci partecipi per grazia della natura divina,
può conferirci, in conseguenza della giustizia gratuita di Dio, un vero
merito. E' questo un diritto derivante dalla grazia, il pieno diritto
dell'amore, che ci fa “coeredi” di Cristo e degni di conseguire
l'“eredità promessa della vita eterna” [Concilio di Trento: Denz.
-Schönm., 1546]. I meriti delle nostre opere buone sono doni della bontà
divina [Cf ibid., 1548]. “Prima veniva elargita la grazia, ora viene
reso il dovuto. . . sono proprio doni suoi i tuoi meriti” [Sant'Agostino,
Sermones, 298, 4-5: PL 38, 1367].
2010
Poiché nell'ordine della grazia l'iniziativa appartiene a Dio, nessuno
può meritare la grazia prima, quella che sta all'origine della
conversione, del perdono e della giustificazione. Sotto la mozione dello
Spirito Santo e della carità, possiamo in seguito meritare per noi
stessi e per gli altri le grazie utili per la nostra santificazione, per
l'aumento della grazia e della carità, come pure per il conseguimento
della vita eterna. Gli stessi beni temporali, quali la salute e
l'amicizia, possono essere meritati seguendo la sapienza di Dio. Tutte
queste grazie e questi beni sono oggetto della preghiera cristiana. Essa
provvede al nostro bisogno della grazia per le azioni meritorie.
2011
La carità di Cristo è in noi la sorgente di tutti i nostri meriti
davanti a Dio. La grazia, unendoci a Cristo con un amore attivo,
assicura il carattere soprannaturale dei nostri atti e, di conseguenza,
il loro merito davanti a Dio e davanti agli uomini. I santi hanno sempre
avuto una viva consapevolezza che i loro meriti erano pura grazia.
Dopo
l'esilio della terra, spero di gioire fruitivamente di Te nella Patria;
ma non voglio accumulare meriti per il Cielo: voglio spendermi per il
tuo solo Amore. . . Alla sera di questa vita comparirò davanti a Te con
le mani vuote; infatti non ti chiedo, o Signore, di tener conto delle
mie opere. Tutte le nostre giustizie non sono senza macchie ai tuoi
occhi. Voglio perciò rivestirmi della tua Giustizia e ricevere dal tuo
Amore l'eterno possesso di Te stesso. . [Santa Teresa di Gesù Bambino,
Atto di offerta all'Amore misericordioso].
IV.
La santità cristiana
2012
“Sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio. . .
Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati
ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il
primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha
anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli
che ha giustificati li ha anche glorificati” ( Rm 8,28-30 ).
2013
“Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza
della vita cristiana e alla perfezione della carità” [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 40]. Tutti sono chiamati alla santità: “Siate
voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” ( Mt
5,48 ):
Per
raggiungere questa perfezione, i fedeli usino le forze ricevute secondo
la misura del dono di Cristo, affinché. . . , in tutto obbedienti alla
volontà del Padre, con tutto il loro animo si consacrino alla gloria di
Dio e al servizio del prossimo. Così la santità del popolo di Dio
crescerà apportando frutti abbondanti, come è splendidamente
dimostrato, nella storia della Chiesa, dalla vita di tanti santi [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 40].
2014
Il progresso spirituale tende all'unione sempre più intima con Cristo.
Questa unione si chiama “mistica”, perché partecipa al mistero di
Cristo mediante i sacramenti - “i santi misteri” - e, in lui, al
mistero della Santissima Trinità. Dio ci chiama tutti a questa intima
unione con lui, anche se soltanto ad alcuni sono concesse grazie
speciali o segni straordinari di questa vita mistica, allo scopo di
rendere manifesto il dono gratuito fatto a tutti.
2015
Il cammino della perfezione passa attraverso la croce. Non c'è santità
senza rinuncia e senza combattimento spirituale [Cf 2Tm 4 ]. Il
progresso spirituale comporta l'ascesi e la mortificazione, che
gradatamente conducono a vivere nella pace e nella gioia delle
beatitudini:
Colui
che sale non cessa mai di andare di inizio in inizio; non si è mai
finito di incominciare. Mai colui che sale cessa di desiderare ciò che
già conosce [San Gregorio di Nissa, Homiliae in Canticum, 8: PG 44,
941C].
2016
I figli della Santa Chiesa nostra madre sperano giustamente la grazia
della perseveranza finale e la ricompensa di Dio loro Padre per le buone
opere compiute con la sua grazia, in comunione con Gesù [ Cf Concilio
di Trento: Denz. -Schönm., 1576]. Osservando la medesima regola di
vita, i credenti condividono “la beata speranza” di coloro che la
misericordia divina riunisce nella “città santa, la nuova
Gerusalemme” che scende “dal cielo, da Dio, come una sposa adorna
per il suo Sposo” ( Ap 21,2 ).
In
sintesi
2017
La grazia dello Spirito Santo ci conferisce la giustizia di Dio.
Unendoci mediante la fede e il Battesimo alla Passione e alla
Risurrezione di Cristo, lo Spirito ci rende partecipi della sua vita.
2018
La giustificazione, non diversamente dalla conversione, presenta due
aspetti. Sotto la mozione della grazia, l'uomo si volge verso Dio e si
allontana dal peccato, accogliendo così il perdono e la giustizia
dall'Alto.
2019
La giustificazione comporta la remissione dei peccati, la santificazione
e il rinnovamento dell'uomo interiore.
2020
La giustificazione ci è stata meritata dalla Passione di Cristo. Ci è
accordata attraverso il Battesimo. Ci conforma alla giustizia di Dio, il
quale ci rende giusti. Ha come fine la gloria di Dio e di Cristo e il
dono della vita eterna. E' l'opera più eccellente della misericordia di
Dio.
2021
La grazia è l'aiuto che Dio ci dà perché rispondiamo alla nostra
vocazione di diventare suoi figli adottivi. Essa ci introduce
nell'intimità della vita trinitaria.
2022 L
'iniziativa divina nell'opera della grazia previene, prepara e suscita
la libera risposta dell'uomo. La grazia risponde alle profonde
aspirazioni della libertà umana; la invita a cooperare con essa e la
perfeziona.
2023
La grazia santificante è il dono gratuito che Dio ci fa della sua vita,
infusa dallo Spirito Santo nella nostra anima per guarirla dal peccato e
santificarla.
2024
La grazia santificante ci rende “graditi a Dio”. I “carismi”,
grazie speciali dello Spirito Santo, sono ordinati alla grazia
santificante e hanno come fine il bene comune della Chiesa. Dio agisce
anche mediante molteplici grazie attuali, che si distinguono dalla
grazia abituale, permanente in noi.
2025
Non c'è per noi merito davanti a Dio se non come conseguenza del libero
disegno di Dio di associare l'uomo all'opera della sua grazia. Il merito
in primo luogo è da ascrivere alla grazia di Dio, in secondo luogo alla
collaborazione dell'uomo. Il merito dell'uomo spetta anch'esso a Dio.
2026
La grazia dello Spirito Santo, in virtù della nostra filiazione
adottiva, può conferirci un vero merito in conseguenza della giustizia
gratuita di Dio. La carità è in noi la principale sorgente del merito
davanti a Dio.
2027
Nessuno può meritare la grazia prima, che sta all'origine della
conversione. Sotto la mozione dello Spirito Santo, possiamo meritare per
noi stessi e per gli altri tutte le grazie utili per giungere alla vita
eterna, come pure i beni materiali necessari.
2028
“Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza
della vita cristiana e alla perfezione della carità” [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 40]. “La perfezione cristiana non ha che un
limite: quello di non averne alcuno” [San Gregorio di Nissa, De vita
Mosis: PG 44, 300D].
2029
“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la
sua croce e mi segua”. ( Mt 16,24 )
Articolo
3
LA CHIESA
, MADRE E MAESTRA
2030
E' nella Chiesa, in comunione con tutti i battezzati, che il cristiano
realizza la propria vocazione. Dalla Chiesa accoglie
la Parola
di Dio che contiene gli insegnamenti della “legge di Cristo” ( Gal
6,2 ). Dalla Chiesa riceve la grazia dei sacramenti che lo sostengono
lungo la “via”. Dalla Chiesa apprende l' esempio della santità ; ne
riconosce il modello e la sorgente nella Santissima Vergine Maria; la
riconosce nella testimonianza autentica di coloro che la vivono; la
scopre nella tradizione spirituale e nella lunga storia dei santi che
l'hanno preceduto e che
la Liturgia
celebra seguendo il Santorale.
2031
La vita morale è un culto spirituale . Noi offriamo i nostri “corpi
come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” ( Rm 12,1 ), in seno
al Corpo di Cristo, che noi formiamo, e in comunione con l'offerta della
sua Eucaristia. Nella Liturgia e nella celebrazione dei sacramenti,
preghiera ed insegnamento si uniscono alla grazia di Cristo, per
illuminare e nutrire l'agire cristiano. Come l'insieme della vita
cristiana, la vita morale trova la propria fonte e il proprio culmine
nel sacrificio eucaristico.
I.
Vita morale e Magistero della Chiesa
2032
La Chiesa
, “colonna e sostegno della verità” ( 1Tm 3,15 ), “ha ricevuto
dagli Apostoli il solenne comandamento di Cristo di annunziare la verità
della salvezza” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 17]. “E'
compito della Chiesa annunziare sempre e dovunque i principi morali
anche circa l'ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su
qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigano i diritti fondamentali
della persona umana o la salvezza delle anime” [Codice di Diritto
Canonico, 747].
2033
Il Magistero dei pastori della Chiesa in materia morale ordinariamente
si esercita nella catechesi e nella predicazione, con l'aiuto delle
opere dei teologi e degli autori spirituali. In tal modo, di generazione
in generazione, sotto la guida e la vigilanza dei pastori, si è
trasmesso il “deposito” della morale cristiana, composto da un
insieme caratteristico di norme, di comandamenti e di virtù che
derivano dalla fede in Cristo e che sono vivificati dalla carità. Tale
catechesi ha tradizionalmente preso come base, accanto al Credo e al
Pater, il Decalogo, che enuncia i principi della vita morale validi per
tutti gli uomini.
2034
Il romano pontefice e i vescovi “sono i dottori autentici, cioè
rivestiti dell'autorità di Cristo, che predicano al popolo loro
affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita” [Conc.
Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 25]. Il Magistero ordinario e universale
del Papa e dei vescovi in comunione con lui insegna ai fedeli la verità
da credere, la carità da praticare, la beatitudine da sperare.
2035
Il grado più alto nella partecipazione all'autorità di Cristo è
assicurato dal carisma dell' infallibilità. Essa “si estende tanto
quanto il deposito della divina Rivelazione”; [Conc. Ecum. Vat. II,
Lumen gentium, 25] essa si estende anche a tutti gli elementi di
dottrina, ivi compresa la morale, senza i quali le verità salvifiche
della fede non possono essere custodite, esposte o osservate
[Congregazione per
la Dottrina
della Fede, Dich. Mysterium Ecclesiae, 3, AAS 65 (1973), 396-408].
2036 L
'autorità del Magistero si estende anche ai precetti specifici della
legge naturale, perché la loro osservanza, chiesta dal Creatore, è
necessaria alla salvezza. Richiamando le prescrizioni della legge
naturale, il Magistero della Chiesa esercita una parte essenziale della
sua funzione profetica di annunziare agli uomini ciò che essi sono in
verità e di ricordare loro ciò che devono essere davanti a Dio [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Dignitatis humanae, 14].
2037
La legge di Dio, affidata alla Chiesa, è insegnata ai fedeli come
cammino di vita e di verità. I fedeli hanno, quindi, il diritto [Cf
Codice di Diritto Canonico, 213] di essere istruiti intorno ai precetti
divini salvifici, i quali purificano il giudizio e, mediante la grazia,
guariscono la ragione umana ferita. Hanno il dovere di osservare le
costituzioni e i decreti emanati dalla legittima autorità della Chiesa.
Anche se sono disciplinari, tali deliberazioni richiedono la docilità
nella carità.
2038
Nell'opera di insegnamento e di applicazione della morale cristiana,
la Chiesa
ha bisogno della dedizione dei pastori, della scienza dei teologi, del
contributo di tutti i cristiani e degli uomini di buona volontà.
Attraverso la fede e la pratica del Vangelo i singoli fanno
un'esperienza della “vita in Cristo”, che li illumina e li rende
capaci di discernere le realtà divine e umane secondo lo Spirito di Dio
[Cf 1Cor 2,10-15 ]. Così lo Spirito Santo può servirsi dei più umili
per illuminare i sapienti e i più eminenti in dignità.
2039
I ministeri vanno esercitati in uno spirito di servizio fraterno e di
dedizione alla Chiesa, in nome del Signore [Cf Rm 12,8; Rm 12,11 ]. Al
tempo stesso la coscienza di ognuno, nel suo giudizio morale sui propri
atti personali, deve evitare di rimanere chiusa entro i limiti di una
considerazione individuale. Come meglio può, deve aprirsi alla
considerazione del bene di tutti, quale è espresso nella legge morale,
naturale e rivelata, e conseguentemente nella legge della Chiesa e
nell'insegnamento autorizzato del Magistero sulle questioni morali. Non
è opportuno opporre la coscienza personale e la ragione alla legge
morale o al Magistero della Chiesa.
2040 In
tal modo può svilupparsi tra i cristiani un vero spirito filiale nei
confronti della Chiesa. Esso è il normale sviluppo della grazia
battesimale, che ci ha generati nel seno della Chiesa e ci ha resi
membri del Corpo di Cristo.
La Chiesa
, nella sua sollecitudine materna, ci accorda la misericordia di Dio,
che trionfa su tutti i nostri peccati e agisce soprattutto nel
sacramento della Riconciliazione. Come una madre premurosa, attraverso
la sua Liturgia, giorno dopo giorno, ci elargisce anche il nutrimento
della Parola e dell'Eucaristia del Signore.
II.
I precetti della Chiesa
2041
I precetti della Chiesa si collocano in questa linea di una vita morale
che si aggancia alla vita liturgica e di essa si nutre. Il carattere
obbligatorio di tali leggi positive promulgate dalle autorità
pastorali, ha come fine di garantire ai fedeli il minimo necessario
nello spirito di preghiera e nell'impegno morale, nella crescita
dell'amore di Dio e del prossimo:
2042
Il primo precetto (“Partecipa alla Messa la domenica e le altre feste
comandate e rimani libero dalle occupazioni del lavoro”) esige dai che
santifichino il giorno in cui si ricorda
la Risurrezione
del Signore e le particolari festività liturgiche in onore dei misteri
del Signore e le particolari festività liturgiche in onore dei misteri
del Signore, della beata Vergine Maria e dei Santi, in primo luogo
partecipando alla celebrazione eucaristica in cui si riunisce
la Comunità
cristiana, e che riposino da quei lavori e da quelle attività che
potrebbero impedire una tale santificazione di questi giorni [Cf Codice
di Diritto Canonico, 1246-1248; Corpus Canonum Ecclesiarum Orientalium,
881, 1. 2. 4].
Il
secondo precetto (“Confessa i tuoi peccati almeno una volta
all'anno”) assicura la preparazione all'Eucaristia attraverso la
recezione del sacramento della Riconciliazione, che continua l'opera di
conversione e di perdono del Battesimo [Cf Codice di Diritto Canonico,
989; Corpus Canonum Ecclesiarum Orientalium, 719].
Il
terzo precetto (“Ricevi il sacramento dell'Eucaristia almeno a
Pasqua”) garantisce un minimo in ordine alla recezione del Corpo e del
Sangue del Signore in collegamento con le feste pasquali, origine e
centro della Liturgia cristiana [Cf Codice di Diritto Canonico, 920;
Corpus Canonum Ecclesiarum Orientalium, 708; 881, 3. [Cf Codice di
Diritto Canonico, 1246; Corpus Canonum Ecclesiarum Orientalium, 881, 1.
4; 880, 3].
2043
Il quarto precetto (“In giorni stabiliti dalla Chiesa astieniti dal
mangiare carne e osserva il digiuno”) assicura i tempi di ascesi e di
penitenza, che ci preparano alle feste liturgiche e a farci acquisire il
dominio sui nostri istinti e la libertà di cuore [ ].
Il
quinto precetto (“Sovvieni alle necessità della Chiesa”) enuncia
che i fedeli sono tenuti a venire incontro alle necessità materiali
della Chiesa, ciascuno secondo le proprie possibilità [ Cf Codice di
Diritto Canonico, 222; Codice dei canoni delle Chiese Orientali, 25. Le
Conferenze Episcopali possono inoltre stabilire altri precetti
ecclesiastici per il proprio territorio; Cf Codice di Diritto Canonico,
455].
III.
Vita morale e testimonianza missionaria
2044
La fedeltà dei battezzati è una condizione fondamentale per l'annunzio
del Vangelo e per la missione della Chiesa nel mondo. Il messaggio della
salvezza, per manifestare davanti agli uomini la sua forza di verità e
di irradiamento, deve essere autenticato dalla testimonianza di vita dei
cristiani. “La testimonianza della vita cristiana e le opere buone
compiute con spirito soprannaturale hanno la forza di attirare gli
uomini alla fede e a Dio” [Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam
actuositatem, 6].
2045
Poiché sono le membra del Corpo di cui Cristo è il Capo, [Cf Ef 1,22 ]
i cristiani contribuiscono alla edificazione della Chiesa con la
saldezza delle loro convinzioni e dei loro costumi.
La Chiesa
cresce, si sviluppa e si espande mediante la santità dei suoi fedeli, [Cf
Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 39] “finché arriviamo tutti. . .
allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena
maturità di Cristo” ( Ef 4,13 ).
2046
Con la loro vita secondo Cristo, i cristiani affrettano la venuta del
Regno di Dio, del “Regno di verità... di giustizia... e di pace”
[Messale Romano, Prefazio di Cristo Re]. Non per questo trascurano i
loro impegni terreni; fedeli al loro Maestro, ad essi attendono con
rettitudine, pazienza e amore.
In
sintesi
2047
La vita morale è un culto spirituale. L'agire cristiano trova il
proprio nutrimento nella Liturgia e nella celebrazione dei sacramenti.
2048
I precetti della Chiesa riguardano la vita morale e cristiana, che è
sempre unita alla Liturgia, della quale si nutre.
2049
Il Magistero dei pastori della Chiesa in materia morale ordinariamente
si esercita nella catechesi e nella predicazione, sulla base del
Decalogo, il quale enuncia i principi della vita morale validi per tutti
gli uomini.
2050
Il romano pontefice e i vescovi, quali maestri autentici, predicano al
Popolo di Dio la fede che deve essere creduta e applicata nei costumi.
E' anche di loro competenza pronunciarsi sulle questioni morali che
hanno attinenza con la legge naturale e la ragione.
2051 L
'infallibilità del Magistero dei pastori si estende a tutti gli
elementi di dottrina, ivi compresa la morale, senza i quali le verità
salvifiche della fede non possono essere custodite, esposte o osservate.
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