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PARTE
QUARTA -
LA PREGHIERA CRISTIANA
SEZIONE
PRIMA -
LA PREGHIERA NELLA
VITA CRISTIANA
CAPITOLO
PRIMO -
LA RIVELAZIONE DELLA
PREGHIERA
La
chiamata universale alla preghiera
2566 L
'uomo è alla ricerca di Dio. Mediante la creazione Dio chiama ogni
essere dal nulla all'esistenza. Coronato “di gloria e di splendore”
( Sal 8,6 ), l'uomo, dopo gli angeli, è capace di riconoscere che il
Nome del Signore “è grande. . . su tutta la terra” ( Sal 8,2 ).
Anche dopo aver perduto la somiglianza con Dio a causa del peccato,
l'uomo rimane ad immagine del suo Creatore. Egli conserva il desiderio
di colui che lo chiama all'esistenza. Tutte le religioni testimoniano
questa essenziale ricerca da parte degli uomini [Cf At 17,27 ].
2567
Dio, per primo, chiama l'uomo. Sia che l'uomo dimentichi il suo Creatore
oppure si nasconda lontano dal suo Volto, sia che corra dietro ai propri
idoli o accusi la divinità di averlo abbandonato, il Dio vivo e vero
chiama incessantemente ogni persona al misterioso incontro della
preghiera. Questo passo d'amore del Dio fedele viene sempre per primo
nella preghiera; il passo dell'uomo è sempre una risposta. Man mano che
Dio si rivela e rivela l'uomo a se stesso, la preghiera appare come un
appello reciproco, un evento di Alleanza. Attraverso parole e atti,
questo evento impegna il cuore. Si svela lungo tutta la storia della
salvezza.
Articolo
1
NELL'ANTICO
TESTAMENTO
2568
La rivelazione della preghiera nell'Antico Testamento si iscrive tra la
caduta e il riscatto dell'uomo, tra la domanda accorata di Dio ai suoi
primi figli: “Dove sei?. . . Che hai fatto?” ( Gen 3,9; Gen 3,13 ) e
la risposta del Figlio unigenito al suo entrare nel mondo: “Ecco, io
vengo. . . per fare, o Dio, la tua volontà” ( Eb 10,5-7 ). La
preghiera in tal modo è legata alla storia degli uomini, è la
relazione a Dio nelle vicende della storia.
La
creazione - sorgente della preghiera
2569
E' a partire innanzitutto dalle realtà della creazione che vive la
preghiera. I primi nove capitoli della Genesi descrivono questa
relazione a Dio come offerta dei primogeniti del gregge da parte di
Abele, [Cf Gen 4,4 ] come invocazione del Nome divino da parte di Enos,
[Cf Gen 4,26 ] come cammino con Dio [Cf Gen 5,24 ]. L'offerta di Noè è
gradita a Dio, che lo benedice - e, attraverso lui, benedice tutta la
creazione [Cf Gen 8,20-9,17 ] - perché il suo cuore è giusto e
integro: egli pure cammina con Dio [Cf Gen 6,9 ]. Questa qualità della
preghiera è vissuta da una moltitudine di giusti in tutte le religioni.
Nella
sua Alleanza indefettibile con gli esseri viventi, [Cf Gen 9,8-16 ] Dio
sempre chiama gli uomini a pregarlo. Ma è soprattutto a partire dal
nostro padre Abramo che nell'Antico Testamento viene rivelata la
preghiera.
La Promessa
e la preghiera della fede
2570
Non appena Dio lo chiama, Abramo parte “come gli aveva ordinato il
Signore” ( Gen 12,4 ): il suo cuore è tutto “sottomesso alla
Parola”; egli obbedisce. L'ascolto del cuore che si decide secondo Dio
è essenziale alla preghiera: le parole sono relative rispetto ad esso.
Ma la preghiera di Abramo si esprime innanzitutto con azioni: uomo del
silenzio, ad ogni tappa costruisce un altare al Signore. Solo più tardi
troviamo la sua prima preghiera in parole: un velato lamento che ricorda
a Dio le sue promesse che non sembrano realizzarsi [Cf Gen 15,2-3 ]. Così,
fin dall'inizio, appare uno degli aspetti del dramma della preghiera: la
prova della fede nella fedeltà di Dio.
2571
Avendo creduto in Dio, [Cf Gen 15,6 ] camminando alla sua presenza e in
alleanza con lui, [Cf Gen 17,1-2 ] il patriarca è pronto ad accogliere
sotto la propria tenda l'Ospite misterioso: è la stupenda ospitalità
di Mamre, preludio all'Annunciazione del vero Figlio della Promessa [Cf
Gen 18,1-15; 2571 Lc 1,26-38 ]. Da quel momento, avendogli Dio confidato
il proprio Disegno, il cuore di Abramo è in sintonia con la compassione
del suo Signore per gli uomini, ed egli osa intercedere per loro con una
confidenza audace [Cf Gen 18,16-33 ].
2572
Quale ultima purificazione della sua fede, proprio a lui “che aveva
ricevuto le promesse” ( Eb 11,17 ) viene chiesto di sacrificare il
figlio che Dio gli ha donato. La sua fede non vacilla: “Dio stesso
provvederà l'agnello per l'olocausto” ( Gen 22,8 ); “pensava
infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti” ( Eb 11,19
). Così il padre dei credenti è configurato al Padre che non
risparmierà il proprio Figlio, ma lo darà per tutti noi [ Cf Rm 8,32
]. La preghiera restituisce all'uomo la somiglianza con Dio e lo rende
partecipe della potenza dell'amore di Dio che salva la moltitudine [Cf
Rm 4,16-21 ].
2573
Dio rinnova la propria Promessa a Giacobbe, l'antenato delle dodici tribù
d'Israele [Cf Gen 28,10-22 ]. Prima di affrontare il fratello Esaù,
Giacobbe lotta per l'intera notte con un misterioso personaggio, che si
rifiuta di rivelargli il proprio nome, ma lo benedice prima di lasciarlo
allo spuntar del sole. La tradizione spirituale della Chiesa ha visto in
questo racconto il simbolo della preghiera come combattimento della fede
e vittoria della perseveranza [Cf Gen 32,25-31; Lc 18,1-8 ].
Mosè
e la preghiera del mediatore
2574
Quando incomincia a realizzarsi
la Promessa
(
la Pasqua
, l'Esodo, il dono della Legge e la stipulazione dell'Alleanza), la
preghiera di Mosè è la toccante figura della preghiera di
intercessione, che raggiungerà il pieno compimento nell'unico
“Mediatore tra Dio e gli uomini, l'Uomo Cristo Gesù” ( 1Tm 2,5 ).
2575
Anche qui l'iniziativa è di Dio. Egli chiama Mosè dal roveto ardente [Cf
Es 3,1-10 ]. Questo avvenimento rimarrà una delle figure fondamentali
della preghiera nella tradizione spirituale ebraica e cristiana. In
realtà, se “il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”
chiama il suo servo Mosè, è perché egli è il Dio Vivente che vuole
la vita degli uomini. Egli si rivela per salvarli, ma non da solo, né
loro malgrado: chiama Mosè per inviarlo, per associarlo alla sua
compassione, alla sua opera di salvezza. C'è come un'implorazione
divina in questa missione, e Mosè, dopo un lungo dibattito, adeguerà
la sua volontà a quella del Dio Salvatore. Ma in quel dialogo in cui
Dio si confida, Mosè impara anche a pregare: cerca di tirarsi indietro,
muove obiezioni, soprattutto pone interrogativi, ed è in risposta alla
sua domanda che il Signore gli confida il proprio Nome indicibile, che
si rivelerà nelle sue grandi gesta.
2576
Ora, “il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla
con un altro” ( Es 33,11 ), con un suo amico. La preghiera di Mosè è
tipica della preghiera contemplativa, grazie alla quale il servo di Dio
è fedele alla propria missione. Mosè “s'intrattiene” spesso e a
lungo con il Signore, salendo la montagna per ascoltarlo e implorarlo,
discendendo verso il popolo per riferirgli le parole del suo Dio e
guidarlo. “Egli è l'uomo di fiducia in tutta la mia casa. Bocca a
bocca parlo con lui, in visione” ( Nm 12,7-8 ); infatti “Mosè era
molto più mansueto di ogni uomo che è sulla terra” ( Nm 12,3 ).
2577 In
questa intimità con il Dio fedele, lento all'ira e ricco di grazia, [Cf
Es 34,6 ] Mosè ha attinto la forza e la tenacia della sua
intercessione. Non prega per sé, ma per il popolo che Dio si è
acquistato. Già durante il combattimento contro gli Amaleciti [Cf Es
17,8-13 ] o per ottenere la guarigione di Maria, [Cf Nm 12,13-14 ] Mosè
intercede. Ma è soprattutto dopo l'apostasia del popolo che egli sta
“sulla breccia” di fronte a Dio ( Sal 106,23 ) per salvare il popolo
[Cf Es 32,1-34,9 ]. Gli argomenti della sua preghiera (l'intercessione
è anch'essa un misterioso combattimento) ispireranno l'audacia dei
grandi oranti del popolo ebreo come della Chiesa: Dio è amore; dunque,
è giusto e fedele; non può contraddirsi, deve ricordarsi delle sue
meravigliose gesta; è in gioco la sua Gloria, non può abbandonare
questo popolo che porta il suo Nome.
Davide
e la preghiera del re
2578
La preghiera del popolo di Dio si sviluppa all'ombra della Dimora di
Dio, cioè dell'Arca dell'Alleanza e più tardi del Tempio. Sono
innanzitutto le guide del popolo i pastori e i profeti che gli
insegneranno a pregare. Il fanciullo Samuele ha dovuto apprendere dalla
propria madre Anna come “stare davanti al Signore” [Cf 1Sam 1,9-18 ]
e dal sacerdote Eli come ascoltare
la Parola
di Dio: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” ( 1Sam
3,9-10 ). Più tardi, anch'egli conoscerà il prezzo e il peso
dell'intercessione: “Quanto a me, non sia mai che io pecchi contro il
Signore, tralasciando di supplicare per voi e di indicarvi la via buona
e retta” ( 1Sam 12,23 ).
2579
Davide è per eccellenza il re “secondo il cuore di Dio”, il pastore
che prega per il suo popolo e in suo nome, colui la cui sottomissione
alla volontà di Dio, la lode, il pentimento saranno modello di
preghiera per il popolo. Unto di Dio, la sua preghiera è fedele
adesione alla Promessa divina, [Cf 2Sam 7,18-29 ] fiducia colma di amore
e di gioia in colui che è il solo Re e Signore. Nei Salmi, Davide,
ispirato dallo Spirito Santo, è il primo profeta della preghiera
ebraica e cristiana. La preghiera di Cristo, vero Messia e figlio di
Davide, rivelerà e compirà il senso di questa preghiera.
2580
Il Tempio di Gerusalemme, la casa di preghiera che Davide voleva
costruire, sarà l'opera di suo figlio, Salomone. La preghiera della
Dedicazione del Tempio [Cf 1Re 8,10-61 ] fa affidamento sulla Promessa
di Dio e sulla sua Alleanza, sulla presenza operante del suo Nome in
mezzo al suo Popolo e sulla memoria delle mirabili gesta dell'Esodo. Il
re alza le mani verso il cielo e supplica il Signore per sé, per tutto
il popolo, per le generazioni future, per il perdono dei peccati e per
le necessità quotidiane, affinché tutte le nazioni sappiano che egli
è l'unico Dio e il cuore del suo popolo sia tutto per lui.
Elia,
i profeti e la conversione del cuore
2581
Il Tempio doveva essere per il popolo di Dio il luogo dell'educazione
alla preghiera: i pellegrinaggi, le feste, i sacrifici, l'offerta della
sera, l'incenso, i pani della “proposizione”, tutti questi segni
della Santità e della Gloria del Dio, Altissimo e Vicinissimo, erano
appelli e cammini della preghiera. Il ritualismo spesso però trascinava
il popolo verso un culto troppo esteriore. Era necessaria l'educazione
della fede, la conversione del cuore. Questa fu la missione dei profeti,
prima e dopo l'Esilio.
2582
Elia è il padre dei profeti, della generazione di coloro che cercano
Dio, che cercano il suo Volto [Cf Sal 24,6 ]. Il suo Nome, “il Signore
è il mio Dio”, annuncia il grido del popolo in risposta alla sua
preghiera sul monte Carmelo [Cf 1Re 18,39 ]. San Giacomo rimanda a lui,
per esortarci alla preghiera: “Molto vale la preghiera del giusto
fatta con insistenza” ( Gc 5,16 b).
2583
Dopo aver imparato la misericordia nel suo ritiro presso il torrente
Cherit, Elia insegna alla vedova di Zarepta la fede nella Parola di Dio,
fede che egli conferma con la sua preghiera insistente: Dio fa tornare
in vita il figlio della vedova [Cf 1Re 17,7-24 ].
Al
momento del sacrificio sul monte Carmelo, prova decisiva per la fede del
popolo di Dio, è per la sua supplica che il fuoco del Signore consuma
l'olocausto, “all'ora in cui si presenta l'offerta della sera”:
“Rispondimi, Signore, rispondimi!” ( 1Re 18,37 ); queste stesse
parole di Elia sono riprese dalle Liturgie orientali nell'Epiclesi
eucaristica [Cf 1Re 18,20-39 ].
Infine,
riprendendo il cammino nel deserto verso il luogo dove il Dio vivo e
vero si è rivelato al suo popolo, Elia, come Mosè, entra “in una
caverna” finché “passi” la presenza misteriosa di Dio [Cf 1Re
19,1-14; Es 33,19-23 ]. Ma è soltanto sul monte della Trasfigurazione
che si svelerà colui di cui essi cercano il Volto: [Cf Lc 9,28-36 ] la
conoscenza della gloria di Dio rifulge sul volto di Cristo crocifisso e
risorto [Cf 2Cor 4,6 ].
2584
Stando “da solo a solo con Dio” i profeti attingono luce e forza per
la loro missione. La loro preghiera non è una fuga dal mondo infedele,
ma un ascolto della Parola di Dio, talora un dibattito o un lamento,
sempre un'intercessione che attende e prepara l'intervento del Dio
salvatore, Signore della storia [Cf Am 7,2; Am 7,5; Is 6,5; Is 6,8; Is
6,11; 2584 Ger 1,6; Ger 15,15-18; Ger 20,7-18 ].
I
Salmi, preghiera dell'Assemblea
2585
Dopo Davide, fino alla venuta del Messia, i Libri Sacri contengono testi
di preghiera che testimoniano come si sia fatta sempre più profonda la
preghiera per se stessi e per gli altri [Cf Esd 9,6-15; Ne 1,4-11; Gn
2,2-10; Tb 3,11-16; 2585 Gdt 9,2-14 ]. I salmi sono stati a poco a poco
riuniti in una raccolta di cinque libri: i Salmi (o “Lodi”),
capolavoro della preghiera nell'Antico Testamento.
2586
I Salmi nutrono ed esprimono la preghiera del Popolo di Dio come
Assemblea, in occasione delle solenni feste a Gerusalemme e ogni sabato
nelle sinagoghe. Questa preghiera è insieme personale e comunitaria;
riguarda coloro che pregano e tutti gli uomini; sale dalla Terra santa e
dalle comunità della Diaspora, ma abbraccia l'intera creazione; ricorda
gli eventi salvifici del passato e si estende fino al compimento della
storia; fa memoria delle promesse di Dio già realizzate ed attende il
Messia che le compirà definitivamente. Pregati e attuati in pienezza in
Cristo, i Salmi restano essenziali per la preghiera della sua Chiesa [Cf
Principi e norme per
la Liturgia
delle Ore, 100-109].
2587
Il Salterio è il libro in cui
la Parola
di Dio diventa preghiera dell'uomo. Negli altri libri dell'Antico
Testamento “le parole dichiarano le opere” (di Dio per gli uomini)
“e chiariscono il mistero in esse contenuto” [Conc. Ecum. Vat. II,
Dei Verbum, 2]. Nel Salterio le parole del salmista esprimono,
cantandole per Dio, le sue opere salvifiche. Il medesimo Spirito ispira
l'opera di Dio e la risposta dell'uomo. Cristo unirà l'una e l'altra.
In lui, i Salmi non cessano di insegnarci a pregare.
2588
Le espressioni multiformi della preghiera dei Salmi nascono ad un tempo
nella liturgia del Tempio e nel cuore dell'uomo. Si tratti di un inno,
di una preghiera di una lamentazione o di rendimento di grazie, di una
supplica individuale o comunitaria, di un canto regale o di
pellegrinaggio, di una meditazione sapienziale, i Salmi sono lo specchio
delle meraviglie di Dio nella storia del suo popolo e delle situazioni
umane vissute dal salmista. Un Salmo può rispecchiare un avvenimento
del passato, ma è di una sobrietà tale da poter essere pregato in
verità dagli uomini di ogni condizione e di ogni tempo.
2589
Nei Salmi si scorgono dei tratti costanti: la semplicità e la
spontaneità della preghiera; il desiderio di Dio stesso attraverso e
con tutto ciò che nella creazione è buono; la situazione penosa del
credente il quale, nel suo amore preferenziale per il Signore, è
esposto a una folla di nemici e di tentazioni; e, nell'attesa di ciò
che farà il Dio fedele, la certezza del suo amore e la consegna alla
sua volontà. La preghiera dei Salmi è sempre animata dalla lode ed è
per questo che il titolo della raccolta si addice pienamente a ciò che
essa ci consegna: “Le Lodi”. Composta per il culto dell'Assemblea,
ci fa giungere l'invito alla preghiera e ne canta la risposta: “Hallelou-Ya!”
(Alleluia), “Lodate il Signore!”.
Che
cosa vi è di più bello del Salmo? Bene ha detto lo stesso Davide:
“Lodate il Signore, poiché bello è il Salmo. Al nostro Dio sia lode
gioiosa e conveniente”. Ed è vero! Il Salmo infatti è benedizione
del popolo, lode a Dio, inno di lode del popolo, applauso generale,
parola universale, voce della Chiesa, canora professione di fede. . [Sant'Ambrogio,
Enarrationes in psalmos, 1, 9: PL 14, 924, cf Liturgia delle Ore, III,
Ufficio delle letture del sabato della decima settimana].
In
sintesi
2590
“La preghiera è l'elevazione dell'anima a Dio o la domanda a Dio di
beni convenienti” [San Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 3, 24:
PG 94, 1089D].
2591
Dio instancabilmente chiama ogni persona all'incontro misterioso con
lui. La preghiera accompagna tutta la storia della salvezza come un
appello reciproco tra Dio e l'uomo.
2592
La preghiera di Abramo e di Giacobbe si presenta come una lotta della
fede ancorata alla fiducia nella fedeltà di Dio e alla certezza della
vittoria promessa alla perseveranza .
2593
La preghiera di Mosè è la risposta all'iniziativa del Dio vivente per
la salvezza del suo popolo. Prefigura la preghiera d'intercessione
dell'unico mediatore, Cristo Gesù .
2594
La preghiera del Popolo di Dio si sviluppa all'ombra della Dimora di
Dio, dell'Arca dell'Alleanza e del Tempio, sotto la guida dei pastori,
il re Davide principalmente, e dei profeti.
2595
I profeti chiamano alla conversione del cuore e, mentre ricercano
ardentemente il Volto di Dio, come Elia, intercedono per il popolo.
2596
I Salmi costituiscono il capolavoro della preghiera nell'Antico
Testamento. Presentano due componenti inseparabili: personale e
comunitaria. Abbracciano tutte le dimensioni della storia, facendo
memoria delle promesse di Dio già realizzate e sperando nella venuta
del Messia.
2597
Pregati e pienamente attuati in Cristo, i Salmi sono un elemento
essenziale e permanente della preghiera della sua Chiesa. Sono adatti
agli uomini di ogni condizione e di ogni tempo .
Articolo
2
NELLA
PIENEZZA DEL TEMPO
2598 L
'evento della preghiera ci viene pienamente rivelato nel Verbo che si è
fatto carne e dimora in mezzo a noi. Cercare di comprendere la sua
preghiera, attraverso ciò che i suoi testimoni ci dicono di essa nel
Vangelo, è avvicinarci al Santo Signore Gesù come al Roveto ardente:
dapprima contemplarlo mentre prega, poi ascoltare come ci insegna a
pregare, infine conoscere come egli esaudisce la nostra preghiera.
Gesù
prega
2599
Il Figlio di Dio diventato Figlio della Vergine ha anche imparato a
pregare secondo il suo cuore d'uomo. Egli apprende le formule di
preghiera da sua Madre, che serbava e meditava nel suo cuore tutte le
“grandi cose” fatte dall'Onnipotente [Cf Lc 1,49; Lc 2,19; Lc 2,51
]. Egli prega nelle parole e nei ritmi della preghiera del suo popolo,
nella sinagoga di Nazaret e al Tempio. Ma la sua preghiera sgorga da una
sorgente ben più segreta, come lascia presagire già all'età di dodici
anni: “Io devo occuparmi delle cose del Padre mio” ( Lc 2,49 ). Qui
comincia a rivelarsi la novità della preghiera nella pienezza dei
tempi: la preghiera filiale, che il Padre aspettava dai suoi figli,
viene finalmente vissuta dallo stesso Figlio unigenito nella sua Umanità,
con e per gli uomini.
2600
Il Vangelo secondo san Luca sottolinea l'azione dello Spirito Santo e il
senso della preghiera nel ministero di Cristo. Gesù prega prima dei
momenti decisivi della sua missione: prima che il Padre gli renda
testimonianza, al momento del suo Battesimo [Cf Lc 3,21 ] e della
Trasfigurazione, [Cf Lc 9,28 ] e prima di realizzare, mediante la sua
Passione, il Disegno di amore del Padre [Cf Lc 22,41-44 ]. Egli prega
anche prima dei momenti decisivi che danno inizio alla missione dei suoi
Apostoli: prima di scegliere e chiamare i Dodici, [Cf Lc 6,12 ] prima
che Pietro lo confessi come “il Cristo di Dio” [Cf Lc 9,18-20 ] e
affinché la fede del capo degli Apostoli non venga meno nella
tentazione [Cf Lc 22,32 ]. La preghiera di Gesù prima delle azioni
salvifiche che il Padre gli chiede di compiere, è un'adesione umile e
fiduciosa della sua volontà umana alla volontà piena d'amore del
Padre.
2601
“Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e, quando ebbe
finito, uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a
pregare"” ( Lc 11,1 ). Non è forse anzitutto contemplando il suo
Maestro orante che nel discepolo di Cristo nasce il desiderio di
pregare? Può allora impararlo dal Maestro della preghiera. E'
contemplando ed ascoltando il Figlio che i figli apprendono a pregare il
Padre.
2602
Gesù si ritira spesso in disparte, nella solitudine, sulla montagna,
generalmente di notte, per pregare [Cf Mc 1,35; Mc 6,46; Lc 5,16 ]. Egli
porta gli uomini nella sua preghiera, poiché egli ha pienamente assunto
l'umanità nella sua Incarnazione, e li offre al Padre offrendo se
stesso. Egli, il Verbo che “si è fatto carne”, nella sua preghiera
umana partecipa a tutto ciò che vivono i “suoi fratelli” ( Eb 2,12
); compatisce le loro infermità per liberarli da esse [Cf Eb 2,15; Eb
4,15 ]. Proprio per questo il Padre l'ha mandato. Le sue parole e le sue
azioni appaiono allora come la manifestazione visibile della sua
preghiera “nel segreto”.
2603
Gli evangelisti hanno riportato in modo esplicito due preghiere
pronunciate da Gesù durante il suo ministero. Ognuna comincia con il
rendimento di grazie. Nella prima, [Cf Mt 11,25-27 e Lc 10,21-22 ] Gesù
confessa il Padre, lo riconosce e lo benedice perché ha nascosto i
misteri del Regno a coloro che si credono dotti e lo ha rivelato ai
“piccoli” (i poveri delle Beatitudini). Il suo trasalire “Sì,
Padre!” esprime la profondità del suo cuore, la sua adesione al
beneplacito del Padre, come eco al “Fiat” di sua Madre al momento
del suo concepimento e come preludio a quello che egli dirà al Padre
durante la sua agonia. Tutta la preghiera di Gesù è in questa amorosa
adesione del suo cuore di uomo al “mistero della. . . volontà” del
Padre ( Ef 1,9 ).
2604
La seconda preghiera è riferita da san Giovanni [Cf Gv 11,41-42 ] prima
della risurrezione di Lazzaro. L'azione di grazie precede l'evento:
“Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato”, il che implica che il
Padre ascolta sempre la sua supplica; e Gesù subito aggiunge: “Io
sapevo che sempre mi dai ascolto”, il che implica che Gesù, dal canto
suo, domanda in modo costante. Così, introdotta dal rendimento di
grazie, la preghiera di Gesù ci rivela come chiedere: prima che il dono
venga concesso, Gesù aderisce a colui che dona e che nei suoi doni dona
se stesso. Il Donatore è più prezioso del dono accordato; è il
“Tesoro”, ed il cuore del Figlio suo è in lui; il dono viene
concesso “in aggiunta” [Cf Mt 6,21; Mt 6,33 ].
La
“preghiera sacerdotale” di Gesù [Cf Gv 17 ] occupa un posto unico
nell'Economia della salvezza. Su di essa si mediterà nella parte
conclusiva della sezione prima. In realtà essa rivela la preghiera
sempre attuale del nostro Sommo Sacerdote, e, al tempo stesso, è
intessuta di ciò che Gesù ci insegna nella nostra preghiera al Padre
nostro, che sarà commentata nella sezione seconda.
2605
Quando giunge l'Ora in cui porta a compimento il Disegno di amore del
Padre, Gesù lascia intravvedere l'insondabile profondità della sua
preghiera filiale, non soltanto prima di consegnarsi volontariamente
(Padre, ... non... la mia, ma la tua volontà”: Lc 22,42 ), ma anche
nelle ultime sue parole sulla croce, là dove pregare e donarsi si
identificano: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”
( Lc 23,34 ); “In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso” (
Lc 23,43 ); “Donna, ecco il tuo figlio” “Ecco la tua Madre” ( Gv
19,26-27 ); “Ho sete!” ( Gv 19,28 ); “Dio mio, Dio mio, perché mi
hai abbandonato?” ( Mc 15,34 ); [Cf Sal 22,2 ] “Tutto è
compiuto!” ( Gv 19,30 ); “Padre, nelle tue mani consegno il mio
spirito” ( Lc 23,46 ), fino a quel “forte grido” con il quale
muore, rendendo lo spirito [Cf Mc 15,37; Gv 19,30 b].
2606
Tutte le angosce dell'umanità di ogni tempo, schiava del peccato e
della morte, tutte le implorazioni e le intercessioni della storia della
salvezza confluiscono in questo Grido del Verbo incarnato. Ed ecco che
il Padre le accoglie e, al di là di ogni speranza, le esaudisce
risuscitando il Figlio suo. Così si compie e si consuma l'evento della
preghiera nell'Economia della creazione e della salvezza. Il Salterio ce
ne offre la chiave in Cristo. E' nell'Oggi della Risurrezione che il
Padre dice: “Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato. Chiedi a me,
ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra!” (
Sal 2,7-8 ) [Cf At 13,33 ].
La Lettera
agli Ebrei esprime in termini drammatici come la preghiera di Gesù
operi la vittoria della salvezza: “Nei giorni della sua vita terrena
egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che
poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo
Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso
perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli
obbediscono” ( Eb 5,7-9 ).
Gesù
insegna a pregare
2607
Quando Gesù prega, già ci insegna a pregare. Il cammino teologale
della nostra preghiera è la sua preghiera al Padre. Ma il Vangelo ci
offre un esplicito insegnamento di Gesù sulla preghiera. Come un
pedagogo, egli ci prende là dove siamo e, progressivamente, ci conduce
al Padre. Rivolgendosi alle folle che lo seguono, Gesù prende le mosse
da ciò che queste già conoscono della preghiera secondo l'Antica
Alleanza e le apre alla novità del Regno che viene. Poi rivela loro
tale novità con parabole. Infine, ai suoi discepoli, che dovranno
essere pedagoghi della preghiera nella sua Chiesa, parlerà apertamente
del Padre e dello Spirito Santo.
2608
Fin dal Discorso della montagna, Gesù insiste sulla conversione del
cuore: la riconciliazione con il fratello prima di presentare un'offerta
sull'altare, [ Cf Mt 5,23-24 ] l'amore per i nemici e la preghiera per i
persecutori, [Cf Mt 5,44-45 ] la preghiera al Padre “nel segreto” (
Mt 6,6 ), senza sprecare molte parole, [Cf Mt 6,7 ] il perdono dal
profondo del cuore nella preghiera, [Cf Mt 6,14-15 ] la purezza del
cuore e la ricerca del Regno [Cf Mt 6,21; Mt 6,25; Mt 6,33 ]. Tale
conversione è tutta orientata al Padre: è filiale.
2609
Il cuore, deciso così a convertirsi, apprende a pregare nella fede. La
fede è un'adesione filiale a Dio, al di là di ciò che sentiamo e
comprendiamo. E' diventata possibile perché il Figlio diletto ci apre
l'accesso al Padre. Egli può chiederci di “cercare” e di
“bussare”, perché egli stesso è la porta e il cammino [Cf Mt
7,7-11; Mt 7,13-14 ].
2610
Come Gesù prega il Padre e rende grazie prima di ricevere i suoi doni,
così egli ci insegna questa audacia filiale: “Tutto quello che
domandate nella preghiera,abbiate fede di averlo ottenuto”( Mc 11,24
). Tale è la forza della preghiera: “Tutto è possibile per chi
crede” ( Mc 9,23 ), con una fede che non dubita [ Cf Mt 21,21 ].
Quanto Gesù è rattristato dalla “incredulità” ( Mc 6,6 ) dei
discepoli e dalla “poca fede” ( Mt 8,26 ) dei suoi compaesani, tanto
si mostra pieno di ammirazione davanti alla fede davvero grande del
centurione romano [Cf Mt 8,10 ] e della cananea [Cf Mt 15,28 ].
2611
La preghiera di fede non consiste soltanto nel dire: “Signore,
Signore”, ma nel disporre il cuore a fare la volontà del Padre ( Mt
7,21 ). Gesù esorta i suoi discepoli a portare nella preghiera questa
passione di collaborare al Disegno divino [Cf Mt 9,38; Lc 10,2; Gv 4,34
].
2612 In
Gesù “il Regno di Dio è molto vicino”; esso chiama alla
conversione e alla fede, ma anche alla vigilanza. Nella preghiera, il
discepolo veglia attento a colui che E' e che Viene, nella memoria della
sua prima Venuta nell'umiltà della carne e nella speranza del suo
secondo Avvento nella Gloria [Cf Mc 13; Lc 21,34-36 ]. La preghiera dei
discepoli, in comunione con il loro Maestro, è un combattimento, ed è
vegliando nella preghiera che non si entra in tentazione [Cf Lc 22,40;
Lc 22,46 ].
2613
Tre parabole sulla preghiera di particolare importanza ci sono
tramandate da san Luca:
La
prima, “l'amico importuno”, [Cf Lc 11,5-13 ] esorta ad una preghiera
fatta con insistenza: “Bussate e vi sarà aperto”. A colui che prega
così, il Padre del cielo “darà tutto ciò di cui ha bisogno”, e
principalmente lo Spirito Santo che contiene tutti i doni.
La
seconda, “la vedova importuna”, [Cf Lc 18,1-8 ] è centrata su una
delle qualità della preghiera: si deve pregare sempre, senza stancarsi,
con la pazienza della fede. “Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà,
troverà la fede sulla terra?”.
La
terza parabola, “il fariseo e il pubblicano”, [Cf Lc 18,9-14 ]
riguarda l' umiltà del cuore che prega: “O Dio, abbi pietà di me,
peccatore”.
La Chiesa
non cessa di fare sua questa preghiera: “Kyrie eleison!”.
2614
Quando Gesù confida apertamente ai suoi discepoli il mistero della
preghiera al Padre, svela ad essi quale dovrà essere la loro preghiera,
e la nostra, allorquando egli, nella sua Umanità glorificata, sarà
tornato presso il Padre. La novità, attualmente, è di chiedere nel suo
Nome [Cf Gv 14,13 ]. La fede in lui introduce i discepoli nella
conoscenza del Padre, perché Gesù è “
la Via
,
la Verità
e
la Vita
” ( Gv 14,6 ). La fede porta il suo frutto nell'amore: osservare la
sua Parola, i suoi comandamenti, dimorare con lui nel Padre, che in lui
ci ama fino a prendere dimora in noi. In questa nuova Alleanza, la
certezza di essere esauditi nelle nostre suppliche è fondata sulla
preghiera di Gesù [Cf Gv 14,13-14 ].
2615
Ancor più, quando la nostra preghiera è unita a quella di Gesù, il
Padre ci dà l'“altro Consolatore perché rimanga” con noi “per
sempre, lo Spirito di verità” ( Gv 14,16-17 ). Questa novità della
preghiera e delle sue condizioni appare attraverso il Discorso di addio
[Cf Gv 14,23-26; Gv 15,7; Gv 14,16; 2615 Gv 16,13-15; Gv 16,23-27 ].
Nello Spirito Santo, la preghiera cristiana è comunione di amore con il
Padre, non solamente per mezzo di Cristo, ma anche in lui: “Finora non
avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la
vostra gioia sia piena” ( Gv 16,24 ).
Gesù
esaudisce la preghiera
2616
La preghiera a Gesù è già esaudita da lui durante il suo ministero,
mediante segni che anticipano la potenza della sua Morte e della sua
Risurrezione: Gesù esaudisce la preghiera di fede, espressa a parole,
[Il lebbroso: cf Mc 1,40-41; 2616 Giairo: cf Mc 5,36; la cananea: cf Mc
7,29; il buon ladrone: cf Lc 23,39-43 ] oppure in silenzio [Coloro che
portano il paralitico: cf Mc 2,5; l'emorroissa che tocca il suo
mantello: cf Mc 5,28; le lacrime e l'olio profumato della peccatrice: cf
Lc 7,37-38 ]. La supplica accorata dei ciechi: “Figlio di Davide, abbi
pietà di noi” ( Mt 9,27 ) o “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà
di me” ( Mc 10,47 ) è stata ripresa nella tradizione della Preghiera
a Gesù: “Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di me
peccatore!”. Si tratti di guarire le malattie o di rimettere i
peccati, alla preghiera che implora con fede Gesù risponde sempre:
“Va' in pace, la tua fede ti ha salvato!”.
Sant'Agostino
riassume in modo mirabile le tre dimensioni della preghiera di Gesù:
“Prega per noi come nostro sacerdote; prega in noi come nostro capo;
è pregato da noi come nostro Dio. Riconosciamo, dunque, in lui la
nostra voce, e in noi la sua voce” [Sant'Agostino, Enarratio in
Psalmos, 85, 1; cf Principi e norme per
la Liturgia
delle Ore, 7].
La
preghiera della Vergine Maria
2617
La preghiera di Maria ci è rivelata all'aurora della Pienezza dei
tempi. Prima dell'Incarnazione del Figlio di Dio e prima dell'effusione
dello Spirito Santo, la sua preghiera coopera in una maniera unica al
Disegno benevolo del Padre: al momento dell'Annunciazione per il
concepimento di Cristo, [Cf Lc 1,38 ] e in attesa della Pentecoste per
la formazione della Chiesa, Corpo di Cristo [Cf At 1,14 ]. Nella fede
della sua umile serva il Dono di Dio trova l'accoglienza che fin
dall'inizio dei tempi aspettava. Colei che l'Onnipotente ha fatto
“piena di grazia”, risponde con l'offerta di tutto il proprio
essere: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che
hai detto”. Fiat, è la preghiera cristiana: essere interamente per
lui, dal momento che egli è interamente per noi.
2618
Il Vangelo ci rivela come Maria preghi e interceda nella fede: a Cana [Cf
Gv 2,1-12 ]
la Madre
di Gesù prega il Figlio suo per le necessità di un banchetto di nozze,
segno di un altro Banchetto, quello delle nozze dell'Agnello che, alla
richiesta della Chiesa, sua Sposa, offre il proprio Corpo e il proprio
Sangue. Ed è nell'ora della Nuova Alleanza, ai piedi della croce, [Cf
Gv 19,25-27 ] che Maria viene esaudita come
la Donna
, la nuova Eva, la vera “madre dei viventi”.
2619
E' per questo che il cantico di Maria [Cf Lc 1,46-55 ] (il
“Magnificat” latino, il “Megalinario” bizantino) rappresenta ad
un tempo il cantico della Madre di Dio e quello della Chiesa, cantico
della Figlia di Sion e del nuovo Popolo di Dio, cantico di
ringraziamento per la pienezza di grazie elargite nell'Economia della
salvezza, cantico dei “poveri”, la cui speranza si realizza mediante
il compimento delle Promesse fatte “ai nostri padri, ad Abramo e alla
sua discendenza per sempre”.
In
sintesi
2620
Nel Nuovo Testamento il modello perfetto della preghiera si trova nella
preghiera filiale di Gesù. Fatta spesso nella solitudine, nel silenzio,
la preghiera di Gesù comporta un'adesione piena d'amore alla volontà
del Padre fino alla croce e una assoluta fiducia di essere esaudito.
2621
Nel suo insegnamento, Gesù educa i suoi discepoli a pregare con un
cuore purificato, con una fede viva e perseverante, con un'audacia
filiale. Li esorta alla vigilanza e li invita a rivolgere le loro
domande a Dio nel suo Nome. Gesù Cristo stesso esaudisce le preghiere
che Gli vengono rivolte.
2622
La preghiera della Vergine Maria, nel suo Fiat e nel suo Magnificat, è
caratterizzata dalla generosa offerta di tutto il suo essere nella fede.
Articolo
3
NEL
TEMPO DELLA CHIESA
2623
Il giorno di Pentecoste lo Spirito della Promessa è stato effuso sui
discepoli, che “si trovavano tutti insieme nello stesso luogo” ( At
2,1 ) ad attenderlo, “assidui e concordi nella preghiera” ( At 1,14
). Lo Spirito che istruisce
la Chiesa
e le ricorda tutto ciò che Gesù ha detto, [Cf Gv 14,26 ] la forma
anche alla vita di preghiera.
2624
Nella prima comunità di Gerusalemme, i credenti “erano assidui
nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna,
nella frazione del pane e nelle preghiere” ( At 2,42 ). La sequenza è
tipica della preghiera della Chiesa: fondata sulla fede apostolica ed
autenticata dalla carità, essa è nutrita nell'Eucaristia.
2625
Le preghiere sono prima di tutto quelle che i fedeli ascoltano e leggono
nelle Scritture, attualizzandole però, specialmente quelle dei Salmi, a
partire dal loro compimento in Cristo [Cf Lc 24,27; Lc 24,44 ]. Lo
Spirito Santo, che in tal modo ricorda Cristo alla sua Chiesa orante, la
conduce anche alla Verità tutta intera e suscita nuove formulazioni, le
quali esprimeranno l'insondabile Mistero di Cristo, che opera nella
vita, nei sacramenti e nella missione della sua Chiesa. Queste
formulazioni si svilupperanno nelle grandi tradizioni liturgiche e
spirituali. Le forme della preghiera, quali sono espresse negli Scritti
apostolici e canonici rimarranno normative per la preghiera cristiana.
I.
La benedizione e l'adorazione
2626
La benedizione esprime il moto di fondo della preghiera cristiana: essa
è incontro di Dio e dell'uomo; in essa il Dono di Dio e l'accoglienza
dell'uomo si richiamano e si congiungono. La preghiera di benedizione è
la risposta dell'uomo ai doni di Dio: poiché Dio benedice, il cuore
dell'uomo può rispondere benedicendo colui che è la sorgente di ogni
benedizione.
2627
Due forme fondamentali esprimono questo moto: talvolta la benedizione si
eleva, portata, nello Spirito Santo, da Cristo verso il Padre (lo
benediciamo per averci benedetti); [Cf Ef 1,3-14; 2628 2Cor 1,3-7; 1Pt
1,3-9 ] talvolta implora la grazia dello Spirito Santo che, per mezzo di
Cristo, discende dal Padre (lui che ci benedice) [Cf 2Cor 13,13; Rm
15,5-6; Rm 15,13; Ef 6,23-24 ].
2628 L
' adorazione è la disposizione fondamentale dell'uomo che si riconosce
creatura davanti al suo Creatore. Essa esalta la grandezza del Signore
che ci ha creati [Cf Sal 95,1-6 ] e l'onnipotenza del Salvatore che ci
libera dal male. E' la prosternazione dello spirito davanti al “Re
della gloria” ( Sal 24,9; 2628 Sal 24,10 ) e il silenzio rispettoso al
cospetto del Dio “sempre più grande di noi” [Cf Sant'Agostino,
Enarratio in Psalmos, 62, 16]. L'adorazione del Dio tre volte santo e
sommamente amabile ci colma di umiltà e dà sicurezza alle nostre
suppliche.
II.
La preghiera di domanda
2629
Il vocabolario della supplica è ricco di sfumature nel Nuovo
Testamento: domandare, implorare, chiedere con insistenza, invocare,
impetrare, gridare e perfino “lottare nella preghiera” [Cf Rm 15,30;
2629 Col 4,12 ]. Ma la sua forma più abituale, perché la più
spontanea, è la domanda: proprio con la preghiera di domanda noi
esprimiamo la coscienza della nostra relazione con Dio: in quanto
creature, non siamo noi il nostro principio, né siamo padroni delle
avversità, né siamo il nostro ultimo fine; anzi, per di più, essendo
peccatori, noi, come cristiani, sappiamo che ci allontaniamo dal Padre.
La domanda è già un ritorno a lui.
2630
Il Nuovo Testamento non contiene preghiere di lamentazione, frequenti
invece nell'Antico Testamento. Ormai, in Cristo risorto, la domanda
della Chiesa è sostenuta dalla speranza, quantunque siamo ancora
nell'attesa e dobbiamo convertirci ogni giorno. Scaturisce da ben altra
profondità la domanda cristiana, quella che san Paolo chiama il gemito:
quello della creazione “nelle doglie del parto” ( Rm 8,22 ); ma
anche il nostro, nell'attesa della “redenzione del nostro corpo; poiché
nella speranza noi siamo stati salvati” ( Rm 8,23-24 ); infine i
“gemiti inesprimibili” dello stesso Spirito Santo, il quale “viene
in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia
conveniente domandare” ( Rm 8,26 ).
2631
La domanda del perdono è il primo moto della preghiera di domanda [Cf
il pubblicano: “abbi pietà di me peccatore”: Lc 18,13 ]. Essa è
preliminare ad una preghiera giusta e pura. L'umiltà confidente ci pone
nella luce della comunione con il Padre e il Figlio suo Gesù Cristo, e
gli uni con gli altri: [Cf 1Gv 1,7-2,2 ] allora “qualunque cosa
chiediamo la riceviamo da lui” ( 1Gv 3,22 ). La domanda del perdono è
l'atto preliminare della liturgia eucaristica, come della preghiera
personale.
2632
La domanda cristiana è imperniata sul desiderio e sulla ricerca del
Regno che viene, conformemente all'insegnamento di Gesù [Cf Mt 6,10; Mt
6,33; 2632 Lc 11,2; Lc 11,13 ]. Nelle domande esiste una gerarchia:
prima di tutto si chiede il Regno, poi ciò che è necessario per
accoglierlo e per cooperare al suo avvento. Tale cooperazione alla
missione di Cristo e dello Spirito Santo, che ora è quella della
Chiesa, è l'oggetto della preghiera della comunità apostolica [Cf At
6,6; At 13,3 ]. E' la preghiera di Paolo, l'Apostolo per eccellenza, che
ci manifesta come la sollecitudine divina per tutte le Chiese debba
animare la preghiera cristiana [Cf Rm 10,1; 2632 Ef 1,16-23; Fil 1,9-11;
Col 1,3-6; Col 4,3-4; 2632 Col 1,12 ]. Mediante la preghiera ogni
battezzato opera per l'avvento del Regno.
2633
Quando si condivide in questo modo l'amore salvifico di Dio, si
comprende come ogni necessità possa diventare oggetto di domanda.
Cristo, che tutto ha assunto al fine di tutto redimere, è glorificato
dalle domande che noi rivolgiamo al Padre nel suo Nome [Cf Gv 14,13 ].
E' in forza di questa certezza che Giacomo [Cf Gc 1,5-8 ] e Paolo ci
esortano a pregare in ogni circostanza [Cf Ef 5,20; 2633 Fil 4,6-7; Col
3,16-17; 1Ts 5,17-18 ].
III.
La preghiera di intercessione
2634 L
'intercessione è una preghiera di domanda che ci conforma da vicino
alla preghiera di Gesù. E' lui l'unico Intercessore presso il Padre in
favore di tutti gli uomini, particolarmente dei peccatori [Cf Rm 8,34;
1Tm 2,5-8; 1Gv 2,1 ]. Egli “può salvare perfettamente quelli che per
mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per
intercedere a loro favore” ( Eb 7,25 ). Lo Spirito Santo stesso
“intercede per noi” e la sua intercessione “per i credenti” è
“secondo i disegni di Dio” ( Rm 8,26-27 ).
2635
Intercedere, chiedere in favore di un altro, dopo Abramo, è la
prerogativa di un cuore in sintonia con la misericordia di Dio. Nel
tempo della Chiesa, l'intercessione cristiana partecipa a quella di
Cristo: è espressione della comunione dei santi. Nell'intercessione,
colui che prega non cerca solo “il proprio interesse, ma anche quello
degli altri” ( Fil 2,4 ), fino a pregare per coloro che gli fanno del
male [Cf Stefano che prega per i suoi uccisori, come Gesù: cf At 7,60;
Lc 23,28; Lc 23,34 ].
2636
Le prime comunità cristiane hanno intensamente vissuto questa forma di
condivisione [Cf At 12,5; 2636 At 20,36; At 21,5; 2Cor 9,14 ].
L'Apostolo Paolo le rende così partecipi del suo ministero del Vangelo,
[Cf Ef 6,18-20; Col 4,3-4; 1Ts 5,25 ] ma intercede anche per esse [Cf
Fil 1,3-4; Col 1,3; 2636 2Ts 1,11 ]. L'intercessione dei cristiani non
conosce frontiere: “per tutti gli uomini. . . per tutti quelli che
stanno al potere” ( 1Tm 2,1 ), per coloro che perseguitano, [Cf Rm
12,14 ] per la salvezza di coloro che rifiutano il Vangelo [Cf Rm 10,1
].
IV.
La preghiera di ringraziamento
2637 L
'azione di grazie caratterizza la preghiera della Chiesa, la quale,
celebrando l'Eucaristia, manifesta e diventa sempre più ciò che è. In
realtà, nell'opera della salvezza, Cristo libera la creazione dal
peccato e dalla morte, per consacrarla nuovamente e farla tornare al
Padre, per la sua Gloria. Il rendimento di grazie delle membra del Corpo
partecipa a quello del Capo.
2638
Come nella preghiera di domanda, ogni avvenimento e ogni necessità può
diventare motivo di ringraziamento. Le Lettere di san Paolo spesso
cominciano e si concludono con un'azione di grazie e sempre vi è
presente il Signore Gesù. “In ogni cosa rendete grazie; questa è
infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” ( 1Ts 5,18 ).
“Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie” (
Col 4,2 ).
V.
La preghiera di lode
2639
La lode è la forma di preghiera che più immediatamente riconosce che
Dio è Dio! Lo canta per se stesso, gli rende gloria perché EGLI E', a
prescindere da ciò che fa. E' una partecipazione alla beatitudine dei
cuori puri, che amano Dio nella fede prima di vederlo nella Gloria. Per
suo mezzo, lo Spirito si unisce al nostro spirito per testimoniare che
siamo figli di Dio, [Cf Rm 8,16 ] rende testimonianza al Figlio
unigenito nel quale siamo adottati e per mezzo del quale glorifichiamo
il Padre. La lode integra le altre forme di preghiera e le porta verso
colui che ne è la sorgente e il termine: il “solo Dio, il Padre, dal
quale tutto proviene e noi siamo per lui” ( 1Cor 8,6 ).
2640
San Luca annota spesso nel suo Vangelo l'ammirazione e la lode davanti
alle meraviglie operate da Cristo; le sottolinea anche per le azioni
dello Spirito Santo che sono negli Atti degli Apostoli: la vita della
comunità di Gerusalemme, [Cf At 2,47 ] la guarigione dello storpio
operata da Pietro e Giovanni, [Cf At 3,9 ] l'esultanza della folla che
glorifica Dio per l'accaduto, [Cf At 4,21 ] la gioia dei pagani di
Pisidia che glorificano “
la Parola
di Dio” ( At 13,48 ).
2641
“Siate ricolmi dello Spirito intrattenendovi a vicenda con salmi,
inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il
vostro cuore” ( Ef 5,19 ) [Cf Col 3,16 ]. Come gli scrittori ispirati
del Nuovo Testamento, le prime comunità cristiane ri leggono il libro
dei Salmi cantando in essi il Mistero di Cristo. Nella novità dello
Spirito, esse compongono anche inni e cantici ispirandosi all'Evento
inaudito che Dio ha realizzato nel Figlio suo: la sua Incarnazione, la
sua Morte vincitrice della morte, la sua Risurrezione, la sua Ascensione
alla propria destra [Cf Fil 2,6-11; Col 1,15-20; 2641 Ef 5,14; 1Tm 3,16;
1Tm 6,15-16; 2Tm 2,11-13 ]. E' da questa “meraviglia” di tutta
l'Economia della salvezza che sale la dossologia, la lode di Dio [Cf Rm
16,25-27; 2641 Ef 1,3-14; Ef 3,20-21; Gd 1,24-25 ].
2642
La Rivelazione
delle “cose che devono presto accadere”, l'Apocalisse, pog gia sui
cantici della Liturgia celeste, [Cf Ap 4,8-11; Ap 5,9-14; 2642 Ap
7,10-12 ] ma anche sull'intercessione dei “testimoni” (martiri: Ap
6,10 ). I profeti e i santi, tutti coloro che furono uccisi sulla terra
per la testimonianza da loro data a Gesù, [Cf Ap 18,24 ] l'immensa
folla di coloro che, venuti dalla grande tribolazione, ci hanno
preceduto nel Regno, cantano la lode di gloria di colui che siede sul
Trono e dell'Agnello [Cf Ap 19,1-8 ]. In comunione con loro, anche
la Chiesa
della terra canta questi cantici, nella fede e nella prova. La fede,
nella domanda e nell'intercessione, spera contro ogni speranza e rende
grazie al “Padre della luce”, dal quale “discende ogni dono
perfetto” ( Gc 1,17 ). La fede è così una pura lode.
2643 L
'Eucaristia contiene ed esprime tutte le forme di preghiera: è
“l'oblazione pura” di tutto il Corpo di Cristo a gloria del suo Nome
[Cf Ml 1,11 ]. Secondo le tradizioni d'Oriente e d'Occidente, essa è
“ il sacrificio di lode”.
In
sintesi
2644
Lo Spirito Santo che ammaestra
la Chiesa
e le ricorda tutto ciò che Gesù ha detto, la educa anche alla vita di
preghiera, suscitando espressioni che si rinnovano in seno a forme
permanenti: benedizione, domanda, intercessione, azione di grazie e
lode.
2645
Per il fatto che Dio lo benedice, il cuore dell'uomo può a sua volta
benedire colui che è la sorgente di ogni benedizione.
2646
La preghiera di domanda ha per oggetto il perdono, la ricerca del Regno,
come pure ogni vera necessità.
2647
La preghiera di intercessione consiste in una domanda in favore di un
altro. Non conosce frontiere e si estende anche ai nemici.
2648
Ogni gioia e ogni sofferenza, ogni avvenimento e ogni necessità può
essere materia dell'azione di grazie, che, partecipando a quella di
Cristo, deve riempire l'intera vita: “In ogni cosa rendete grazie” (
1Ts 5,18 ).
2649 La preghiera di lode,
completamente disinteressata, si concentra su Dio; lo canta per se
stesso, gli rende gloria perché egli E', a prescindere da ciò che egli
fa.
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