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Capitolo XXI
LA COMPUNZIONE DEL
CUORE
- Se vuoi fare qualche progresso conservati nel timore di Dio, senza
ambire a una smodata libertà; tieni invece saldamente a freno i
tuoi sensi, senza lasciarti andare a una stolta letizia. Abbandonati
alla compunzione di cuore, e ne ricaverai una vera devozione. La
compunzione infatti fa sbocciare molte cose buone, che, con la
leggerezza di cuore, sogliono subitamente disperdersi. E' meraviglia
che uno possa talvolta trovare piena letizia nella vita terrena, se
considera che questa costituisce un esilio e se riflette ai tanti
pericoli che la sua anima vi incontra. Per leggerezza di cuore e
noncuranza dei nostri difetti spesso non ci rendiamo conto dei guai
della nostra anima; anzi, spesso ridiamo stoltamente, quando, in
verità, dovremmo piangere. Non esiste infatti vera libertà, né
santa letizia, se non nel timore di Dio e nella rettitudine di
coscienza. Felice colui che riesce a liberarsi da ogni impacci
dovuto a dispersione spirituale, concentrando tutto se stesso in una
perfetta compunzione. Felice colui che sa allontanare tutto ciò che
può macchiare o appesantire il suo spirito. Tu devi combattere da
uomo: l'abitudine si vince con l'abitudine. Se impari a non curarti
della gente, questa lascerà che tu attenda tranquillamente a te
stesso. Non portare dentro di te le faccende degli altri, non
impicciarti neppure di quello che fanno le persone più in vista;
piuttosto vigila sempre e in primo luogo su di te, e rivolgi il tuo
ammonimento particolarmente a te stesso, prima che ad altre persone,
anche care. Non rattristarti se non ricevi il favore degli uomini;
quello che ti deve pesare, invece, è la constatazione di non essere
del tutto e sicuramente nella via del bene, come si converrebbe a un
servo di Dio e a un monaco pieno di devozione.
- E' grandemente utile per noi, e ci dà sicurezza di spirito, non
ricevere molte gioie in questa vita; particolarmente gioie
materiali. Comunque, è colpa nostra se non riceviamo consolazioni
divine o ne proviamo raramente; perché non cerchiamo la compunzione
del cuore e non respingiamo del tutto le vane consolazioni che
vengono dal di fuori. Riconosci di essere indegno della consolazione
divina, e meritevole piuttosto di molte sofferenze, Quando uno è
pienamente compunto in se stesso, ogni cosa di questo mondo gli
appare pesante e amara. L'uomo retto, ben trova motivo di pianto
doloroso. Sia che rifletta su di sé o che vada pensando agli altri,
egli comprende che nessuno vive quaggiù senza afflizioni; e quanto
più severamente si giudica, tanto maggiormente si addolora. Sono i
nostri peccati e i nostri vizi a fornire materia di giusto dolore e
di profonda compunzione; peccato e vizi dai quali siamo così
avvolti e schiacciati che raramente riusciamo a guardare alle cose
celesti. Se il nostro pensiero andasse frequentemente alla morte, più
che alla lunghezza della vita, senza dubbio ci emenderemmo con
maggior fervore. Di più, se riflettessimo nel profondo del cuore
alle sofferenze future dell'inferno e del purgatorio, accetteremmo
certamente fatiche e dolori, e non avremmo paura di un duro
giudizio. Invece queste cose non penetrano nel nostro animo; perciò
restiamo attaccati alle dolci mollezze, restiamo freddi e assai
pigri. Spesso, infatti, è sorta di spirituale povertà quella che
facilmente invade il nostro misero corpo. Prega dunque umilmente il
Signore che ti dia lo spirito di compunzione; e di', con il profeta:
nutrimi, o Signore, "con il pane delle lacrime; dammi, nelle
lacrime, copiosa bevanda" (Sal 79,6).
Capitolo XXII
LA
MEDITAZIONE DELLA MISERIA UMANA
- Dovunque tu sia e dovunque ti volga, sei sempre misera cosa; a
meno che tu non ti volga tutto a Dio. Perché resti turbato quando
le cose non vanno secondo la tua volontà e il tuo desiderio? Chi è
colui che tutto ha secondo il suo beneplacito? Non io, non tu, né
alcun altro su questa terra. Non c'è persona al mondo, anche se è
un re o un papa, che non abbia qualche tribolazione o afflizione. E
chi è dunque che ha la parte migliore? Senza dubbio colui che è
capace di sopportare qualche male per amore di Dio. Dice molta
gente, debole e malata nello spirito: guarda che vita beata conduce
quel tale; come è ricco e grande, come è potente e come è salito
in alto! Ma, se poni mente ai beni eterni, vedrai che tutte queste
cose passeggere sono un nulla, anzi qualcosa di molto insicuro e
particolarmente gravoso, giacché le cose temporali non si possono
avere senza preoccupazioni e paure. Per la felicità non occorre che
l'uomo possieda beni terreni in sovrabbondanza; basta averne una
modesta quantità, giacché la vita di quaggiù è veramente una
misera cosa. Quanto più uno desidera elevarsi spiritualmente, tanto
più la vita presente gli appare amara, perché constata pienamente
le deficienze dovute alla corrotta natura umana. Invero mangiare,
bere, star sveglio, dormire, riposare, lavorare, e dover soggiacere
alle altre necessità che ci impone la nostra natura, tutto ciò, in
realtà, è una miseria grande e un dolore per l'uomo religioso; il
quale amerebbe essere sciolto e libero da ogni peccato. In effetti
l'uomo che vive interiormente si sente schiacciato, come sotto un
peso, dalle esigenze materiali di questo mondo; ed è perciò che il
profeta prega fervorosamente di essere liberato, dicendo:
"Signore, toglimi da queste necessità" (Sal 24,17).
- Guai a quelli che non riconoscono la loro miseria. Guai, ancor più,
a quelli che amano questa vita miserabile e destinata a finire; una
vita alla quale tuttavia certa gente - anche se, lavorando o
elemosinando, mette insieme appena appena il necessario - si
abbarbica, come se potesse restare quaggiù in eterno, senza darsi
pensiero del regno di Dio. Gente pazza, interiormente priva di fede;
gente sommersa dalle cose terrene, tanto da gustare solo ciò che è
materiale. Alla fine, però, constateranno, con pena, quanto poco
valessero - anzi come fossero un nulla - le cose che avevano amato.
Ben diversamente, i santi di Dio, e tutti i devoti amici di Cristo;
essi non andavano dietro ai piaceri del corpo o a ciò che rende
fiorente questa vita mortale. La loro anelante tensione e tutta la
loro speranza erano per i beni eterni; il loro desiderio - per non
essere tratti al basso dall'attaccamento alle cose di quaggiù - si
elevava interamente alle cose invisibili, che non vengono meno. O
fratello, non perdere la speranza di progredire spiritualmente;
ecco, ne hai il tempo e l'ora. Perché, dunque, vuoi rimandare a
domani il tuo proposito? Alzati, e comincia all'istante, dicendo: è
questo il momento di agire; è questo il momento di combattere; è
questo il momento giusto per correggersi. Quando hai dolori e
tribolazioni, allora è il momento per farti dei meriti. Giacché
occorre che tu passi attraverso il "fuoco e l'acqua" prima
di giungere nel refrigerio (Sal 65,12). E se non farai violenza a te
stesso, non vincerai i tuoi vizi. Finché portiamo questo fragile
corpo, non possiamo essere esenti dal peccato, né vivere senza
molestie e dolori. Ben vorremmo aver tregua da ogni miseria; ma
avendo perduto, a causa del peccato, la nostra innocenza, abbiamo
perduto quaggiù anche la vera felicità. Perciò occorre che
manteniamo in noi una ferma pazienza, nell'attesa della misericordia
divina, "fino a che sia scomparsa l'iniquità di questo
mondo" (Sal 56,2) e le cose mortali "siano assunte dalla
vita eterna" (2Cor 5,4).
- Tanto è fragile la natura umana che essa pende sempre verso il
vizio. Ti accusi oggi dei tuoi peccati e domani commetti di nuovo
proprio ciò di cui ti sei accusato. Ti proponi oggi di guardarti
dal male, e dopo un'ora agisci come se tu non ti fossi proposto
nulla. Ben a ragione, dunque, possiamo umiliarci; né mai possiamo
avere alcuna buona opinione di noi stessi, perché siamo tanto
deboli e instabili. Inoltre, può andare rapidamente perduto per
negligenza ciò che a stento, con molta fatica, avevamo alla fine
raggiunto, per grazia di Dio. E che cosa sarà di noi alla fine, se
così presto ci prende la tiepidezza? Guai a noi, se pretendessimo
di riposare tranquillamente, come se già avessimo raggiunto pace e
sicurezza, mentre, nella nostra vita, non si vede neppure un indizio
di vera santità. Occorrerebbe che noi fossimo di nuovo plasmati,
quasi in un buon noviziato, a una vita irreprensibile; in tal modo
potremo sperare di raggiungere un certo miglioramento e di
conseguire un maggior profitto spirituale.
Capitolo XXIII
LA MEDITAZIONE
DELLA MORTE
- Ben presto la morte sarà qui, presso di te. Considera, del resto,
la tua condizione: l'uomo oggi c'è e domani è scomparso; e quando
è sottratto alla vista, rapidamente esce anche dalla memoria.
Quanto grandi sono la stoltezza e la durezza di cuore dell'uomo:
egli pensa soltanto alle cose di oggi e non piuttosto alle cose
future. In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come
se tu dovessi morire oggi stesso; ché, se avrai retta la coscienza,
non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal
peccato che sfuggire alla morte. Se oggi non sei preparato a morire,
come lo sarai domani? Il domani è una cosa non sicura: che ne sai
tu se avrai un domani? A che giova vivere a lungo, se correggiamo
così poco noi stessi? Purtroppo, non sempre una vita lunga corregge
i difetti; anzi spesso accresce maggiormente le colpe. Magari
potessimo passare santamente anche una sola giornata in questo
mondo. Molti fanno il conto degli anni trascorsi dalla loro
conversione a Dio; ma scarso è sovente il frutto della loro
emendazione. Certamente morire è cosa che mette paura; ma forse è
più pericoloso vivere a lungo. Beato colui che ha sempre dinanzi
agli occhi l'ora della sua morte ed è pronto ogni giorno a morire.
Se qualche volta hai visto uno morire, pensa che anche tu dovrai
passare per la stessa strada. La mattina, fa conto di non arrivare
alla sera; e quando poi si farà sera non osare sperare nel domani.
Sii dunque sempre pronto; e vivi in tal modo che, in qualunque
momento, la morte non ti trovi impreparato.
- Sono molti coloro che muoiono in un istante,
all'improvviso; giacché "il Figlio dell'uomo verrà nell'ora
in cui non si pensa che possa venire" (Mt 24,44; Lc 12,40).
Quando sarà giunto quel momento estremo, comincerai a giudicare ben
diversamente tutta la tua vita passata, e molto ti dorrai di esser
stato tanto negligente e tanto fiacco. Quanto é saggio e prudente
l'uomo che, durante la vita, si sforza di essere quale desidera
esser trovato al momento della morte! Ora, una piena fiducia di
morire santamente la daranno il completo disprezzo del mondo,
l'ardente desiderio di progredire nelle virtù, l'amore del
sacrificio, il fervore nella penitenza, la rinuncia a se stesso e il
saper sopportare ogni avversità per amore di Cristo. Mentre sei in
buona salute, molto puoi lavorare nel bene; non so, invece, che cosa
potrai fare quando sarai ammalato. Giacché sono pochi quelli che,
per il fatto di essere malati, diventano più buoni; così come sono
pochi quelli che, per il fatto di andare frequentemente in
pellegrinaggio, diventano più santi. Non credere di poter rimandare
a un tempo futuro la tua salvezza, facendo affidamento sui suffragi
degli amici e dei parenti; tutti costoro ti dimenticheranno più
presto di quanto tu non creda. Perciò, più che sperare nell'aiuto
di altri, è bene provvedere ora, fin che si è in tempo, mettendo
avanti un po' di bene. Ché, se non ti prendi cura di te stesso ora,
chi poi si prenderà cura di te? Questo è il tempo veramente
prezioso; sono questi i giorni della salvezza; è questo il tempo
che il Signore gradisce (2Cor 6,2). Purtroppo, invece, questo tempo
tu non lo spendi utilmente in cose meritorie per la vita eterna.
Verrà il momento nel quale chiederai almeno un giorno o un'ora per
emendarti; e non so se l'otterrai. Ecco, dunque, mio caro, di quale
pericolo ti potrai liberare, a quale pericolo ti potrai sottrarre,
se sarai stato sempre nel timore di Dio, in vista della morte.
Procura di vivere ora in modo tale che, nell'ora della morte, tu
possa avere letizia, anziché paura; impara a morire al mondo,
affinché tu cominci allora a vivere con Cristo; impara ora a
disprezzare ogni cosa, affinché tu possa allora andare liberamente
a Cristo; mortifica ora il tuo corpo con la penitenza, affinché tu
passa allora essere pieno di fiducia.
- Stolto, perché vai pensando di vivere a lungo, mentre
non sei sicuro di avere neppure una giornata? Quante persone sono
state ingannate, inaspettatamente tolte a questa vita! Quante volte
hai sentito dire che uno è morto di ferite e un altro è annegato;
che uno, cadendo dall'alto, si è rotto la testa; che uno si è
soffocato mentre mangiava e un altro è morto mentre stava giocando?
Chi muore per fuoco, chi per spada; chi per una pestilenza, chi per
un assalto dei predoni. Insomma, comunque destino è la morte; e
passa rapidamente come un'ombra la vita umana. Chi si ricorderà di
te, dopo che sarai scomparso, e chi pregherà per te? Fai, o mio
caro, fai ora tutto quello che sei in grado di fare, perché non
conosci il giorno della tua morte; né sai che cosa sarà di te
dopo. Accumula, ora, ricchezze eterne, mentre sei in tempo. Non
pensare a nient'altro che alla tua salvezza; preoccupati soltanto
delle cose di Dio. Fatti ora degli amici, venerando i santi di Dio e
imitando le loro azioni, "affinché ti ricevano nei luoghi
eterni, quando avrai lasciato questa vita" (Lc 16,9). Mantienti,
su questa terra, come uno che è di passaggio; come un ospite, che
non ha a che fare con le faccende di questo mondo. Mantieni libero
il tuo cuore, e rivolto al cielo, perché non hai stabile dimora
quaggiù (Eb 13,14). Al cielo rivolgi continue preghiere e sospiri e
lacrime, affinché, dopo la morte, la tua anima sia degna di passare
felicemente al Signore. Amen.
Capitolo XXIV
IL
GIUDIZIO DIVINO E LA PUNIZIONE DEI PECCATI
- In ogni cosa tieni l'occhio fisso al termine finale; tieni
l'occhio, cioè, a come comparirai dinanzi al giudice supremo; al
giudice che vede tutto, non si lascia placare con doni, non accetta
scuse; e giudica secondo giustizia (cfr. Is 11,4). Oh!, sciagurato e
stolto peccatore, come potrai rispondere a Dio, il quale conosce
tutto il male che hai fatto; tu che tremi talvolta alla vista del
solo volto adirato di un uomo? Perché non pensi a quel che avverrà
di te nel giorno del giudizio, quando nessuno potrà essere
scagionato e difeso da altri, e ciascuno costituirà per se stesso
un peso anche troppo grave? E' adesso che la tua fatica è
producente; è adesso che il tuo pianto e il tuo sospiro possono
piacere a Dio ed essere esauditi; è adesso che il tuo dolore può
ripagare il male compiuto e renderti puro.
- Un grave e salutare purgatorio l'ha colui che sa
sopportare. Questi, ricevendo ingiustizie, si dispiace della
cattiveria altrui, più che del male patito; è pronto a pregare per
quelli che lo contrastano e perdona di cuore le loro colpe; non
esita a chiedere perdono agli altri; è più incline ad aver
compassione che ad adirarsi; fa violenza sovente a se stesso e si
sforza di sottoporre interamente la carne allo spirito. Stroncare
ora i vizi e purgarsi ora dai peccati è miglior cosa che lasciarli
da purgare in futuro. Invero noi facciamo inganno a noi stessi
amando le cose carnali, contro l'ordine stabilito da Dio. Che altro
divorerà, quel fuoco, se non i tuoi peccati? Perciò, quanto più
indulgi a te stesso quaggiù, seguendo la carne, tanto più
duramente pagherai poi, preparando fin d'ora materiale più
abbondante per quelle fiamme. Ciascuno sarà più gravemente punito
in ciò in cui ebbe a peccare. Colà i pigri saranno incalzati da
pungoli infuocati; e i golosi saranno tormentati da grande sete e
fame. Colà sui lussuriosi e sugli amanti dei piaceri saranno
versati in abbondanza pece ardente e zolfo fetido; e gli invidiosi,
per il grande dolore, daranno in ululati, quali cani rabbiosi. Non
ci sarà vizio che non abbia il suo speciale tormento. Colà i
superbi saranno pieni di ogni smarrimento; e gli avari saranno
oppressi da gravissima miseria. Un'ora trascorsa colà, nella pena,
sarà più grave di cento anni passati qui in durissima penitenza.
Nessuna tregua, colà, nessun conforto per i dannati; mentre quaggiù
talora ci si stacca dalla fatica e si gode del sollievo degli amici.
- Devi darti da fare adesso, e piangere i tuoi peccati,
per poter essere senza pensiero nel giorno del giudizio. In quel
giorno, infatti, i giusti staranno in piena tranquillità in faccia
a coloro che li oppressero (Sap 5,1) e li calpesteranno. Starà come
giudice colui che ora si sottomette umilmente al giudizio degli
uomini. In quel giorno, grande speranza avranno il povero e l'umile,
e sarà pieno di paura il superbo; apparirà che è stato saggio in
questo mondo colui che ha saputo essere stolto e disprezzato per
amore di Cristo. In quel giorno sarà cara ogni tribolazione che sia
stata sofferta pazientemente, e "ogni iniquità chiuderà la
sua bocca" (Sal 106,42); l'uomo pio sarà nella gioia, mentre
sarà nel dolore chi è vissuto senza fede. In quel giorno il corpo
tribolato godrà più che se fosse stato nutrito di delizie;
risplenderà la veste grossolana e quella fine sarà oscurata; una
miserabile dimora sarà più ammirata che un palazzo dorato. In quel
giorno una pazienza che non sia venuta mai meno, gioverà più che
tutta la potenza della terra; la schietta obbedienza sarà
glorificata più che tutta l'astuzia del mondo. In quel giorno la
pura e retta coscienza darà più gioia che la erudita dottrina; il
disprezzo delle ricchezze varrà di più che i tesori di tutti gli
uomini. In quel giorno avrai maggior gioia da una fervente preghiera
che da un pranzo prelibato; trarrai più gioia dal silenzio che
avrai mantenuto, che da un lungo parlare. In quel giorno le opere
buone varranno di più che le molte parole; una vita rigorosa è una
dura penitenza ti saranno più care di ogni piacere di questa terra.
- Impara a patire un poco adesso, affinché allora tu
possa essere liberato da patimenti maggiori. Prova te stesso prima,
quaggiù, per sapere di che cosa sarai capace allora. Se adesso sai
così poco patire, come potrai sopportare i tormenti eterni? Se
adesso un piccolo patimento ti rende così incapace di
sopportazione, come ti renderà la Geenna? Ecco, in verità, non le
puoi avere tutte e due, queste gioie: godere in questa vita e poi
regnare con Cristo. Che ti gioverebbe, se, fino ad oggi, tu fossi
sempre vissuto tra gli onori e i piaceri, e ora ti accadesse di
morire improvvisamente? Tutto, dunque, è vanità, fuorché amare
Iddio e servire a Lui solo. E perciò, colui che ama Dio con tutto
il suo cuore non ha paura né della morte, né della condanna, né
del giudizio, né dell'inferno. Un amore perfetto porta con tutta
sicurezza a Dio; chi invece continua ad amare il peccato ha paura e
- ciò non fa meraviglia - della morte e del giudizio. Se poi non
hai ancora amore bastante per star lontano dal male, è bene che
almeno la paura dell'inferno ti trattenga; in effetti, chi non tiene
nel giusto conto il timore di Dio non riuscirà a mantenersi a lungo
nella via del bene, ma cadrà ben presto nei lacci del diavolo.
Capitolo XXV
CORREGGERE
FERVOROSAMENTE TUTTA LA NOSTRA VITA
- Che tu sia attento e preciso, nel servire Iddio; ripensa
frequentemente alla ragione per la quale sei venuto qui, lasciando
il mondo. Non è stato forse per vivere in Dio e farti tutto
spirito? Che tu sia, dunque, fervoroso, giacché in breve tempo
sarai ripagato dei tuoi sforzi; né avrai più, sul tuo orizzonte,
alcun timore e dolore faticherai qui per un poco, e poi troverai una
grande pace, anzi, una gioia perpetua. Se sarai costante nella fede
e fervoroso nelle opere, Dio, senza dubbio, sarà giusto e generoso
nella ricompensa. Che tu mantenga la santa speranza di giungere alla
vittoria, anche se non è bene che tu ne abbia alcuna sicurezza, per
non cadere in stato di torpore o di presunzione. Una volta, un tale,
dibattuto interiormente tra il timore e la speranza, sfinito dal
doloro, si prostrò in chiesa davanti ad un altare dicendo tra sé:
"Oh! Se sapessi di poter perseverare!". E subito, di
dentro, udì una risposta, che veniva da Dio: "Perché, se tu
sapessi di poter perseverare, che cosa vorresti fare? Fallo adesso,
quello che vorresti fare, e sarai del tutto tranquillo".
Allora, rasserenato e confortato, egli si affidò alla volontà di
Dio, e cessò in lui quella angosciosa incertezza; egli non volle più
cercar di sapere quel che sarebbe stato di lui in futuro, e si diede
piuttosto a cercare "quale fosse la volontà del Signore:
volontà di bene e di perfezione", (Rm 12, 2) per intraprendere
e portare a compimento ogni opera buona. Dice il profeta:
"Spera nel Signore e fa il bene; abita la terra e nutriti delle
sue ricchezze" (Sal 36,3).
- Una sola cosa è quella che distoglie molta gente dal
progresso spirituale e dal fervoroso sforzo di correzione: lo
sgomento di fronte agli ostacoli e l'asprezza di questa lotta.
Invero avanzano nelle virtù coloro che si sforzano di superare
virilmente ciò che è per essi più gravoso, e che più li
contrasta; giacché proprio là dove più si vince se stessi,
mortificandosi nello spirito, più si guadagna, e maggior grazia si
ottiene. Certo che non tutti gli uomini hanno pari forze per vincere
se stessi e per mortificarsi. Tuttavia, uno che abbia tenacia e buon
volere, anche se le sue passioni sono più violente, riuscirà a
progredire più di un altro, pur buono, ma meno fervoroso nel
tendere verso le virtù. Due cose giovano particolarmente al
raggiungimento di una totale emendazione: il fare violenza a se
stessi, distogliendosi dal male, a cui ciascuno è portato per
natura; e il chiedere insistentemente il bene spirituale di cui
ciascuno ha maggior bisogno. Inoltre tu devi fare in modo di evitare
soprattutto ciò che più spesso trovi brutto in altri. Da ogni
parte devi saper trarre motivo di profitto spirituale. Così, se ti
capita di vedere o di ascoltare dei buoni esempi, devi ardere dal
desiderio di imitarli; se, invece, ti pare che qualcosa sia degno di
riprovazione, devi guardarti dal fare altrettanto; se talvolta l'hai
fatto, procura di emendarti. Come il tuo occhio giudica gli altri,
così, a tua volta, sarai giudicato tu dagli altri. Quale gioia e
quale dolcezza, vedere dei frati pieni di fervore e di devozione,
santi nella vita interiore e nella loro condotta; quale tristezza,
invece, e quale dolore, vedere certi frati, che vanno di qua e di là,
disordinatamente, tralasciando di praticare proprio ciò per cui
sono stati chiamati! Gran danno procura, questo dimenticarsi delle
promesse della propria vocazione, volgendo i desideri a cose diverse
da quelle che ci vengono ordinate.
- Ricordati della decisione che hai presa, e poni dinanzi
ai tuoi occhi la figura del crocifisso. Riflettendo alla vita di Gesù
Cristo, avrai veramente di che vergognarti, ché non hai ancora
cercato di farti più simile a lui, pur essendo stato per molto
tempo nella vita di Dio. Il monaco che si addestra con intensa
devozione sulla vita santissima e sulla passione del Signore, vi
troverà in abbondanza tutto ciò che gli può essere utile e
necessario; e non dovrà cercare nulla di meglio, fuor di Gesù. Oh,
come saremmo d'un colpo pienamente addottrinati se avessimo nel
nostro cuore Gesù crocifisso! Il monaco pieno di fervore sopporta
ogni cosa santamente e accetta ciò che gli viene imposto; invece
quello negligente e tiepido trova una tribolazione sull'altra ed è
angustiato per ogni verso, perché gli manca la consolazione
interiore, e quella esterna gli viene preclusa. Il monaco che vive
fuori della regola va incontro a piena rovina. Infatti chi tende ad
una condizione piuttosto libera ed esente da disciplina sarà sempre
nell'incertezza, poiché ora non gli andrà una cosa, ora un'altra.
Come fanno gli altri monaci, così numerosi, che vivono ben
disciplinati dalla regola del convento? Escono di rado e vivono
liberi da ogni cosa; mangiano assai poveramente e vestono panni
grossolani; lavorano molto e parlano poco; vegliano fino a tarda ora
e si alzano per tempo; pregano a lungo, leggono spesso e si
comportano strettamente secondo la regola. Guarda i Certosini, i
Cistercensi, e i monaci e le monache di altri Ordini, come si alzano
tutte le notti per cantare le lodi di Dio. Ora, sarebbe vergognoso
che, in una cosa tanto meritoria, tu ti lasciassi prendere dalla
pigrizia, mentre un grandissimo numero di monaci comincia i suoi
canti di gioia, in unione con Dio. Oh!, se noi non avessimo altro da
fare che lodare il Signore, nostro Dio, con tutto il cuore e con
tutta la nostra voce. Oh!, se tu non avessi mai bisogno di mangiare,
di bere, di dormire; e potessi invece, lodare di continuo il
Signore, e occuparti soltanto delle cose dello spirito. Allora
saresti più felice di adesso, che sei al servizio del tuo corpo per
varie necessità. E volesse il Cielo che non ci fossero, queste
necessità, e ci fossero soltanto i pasti spirituali dell'anima, che
purtroppo gustiamo ben di rado.
- Quando uno sarà giunto a non cercare il proprio
conforto in alcuna creatura, allora egli comincerà a gustare
perfettamente Dio; allora accetterà di buon grado ogni cosa che
possa succedere; allora non si rallegrerà, o rattristerà, per il
molto o il poco che possieda. Si rimetterà del tutto e con piena
fiducia in Dio: in Dio, che per lui sarà tutto, in ogni
circostanza; in Dio, agli occhi del quale nulla muove o va
interamente perduto; in Dio, e per il quale ogni cosa vive, servendo
senza esitazione al suo comando. Abbi sempre presente che tutto
finisce e che il tempo perduto non ritorna. Non giungerai a
possedere forza spirituale, se non avrai sollecitudine e diligenza.
Se comincerai ad essere spiritualmente malato. Se invece ti darai
tutto al fervore, troverai una grande pace, e sentirai più lieve la
fatica, per la grazia di Dio e per la forza dell'amore. Tutto può,
l'uomo fervido e diligente. Impresa più grande delle sudate fatiche
corporali è quella di vincere i vizi e di resistere alle passioni.
E colui che non sa evitare le piccole mancanze, cade, a poco a poco,
in mancanze maggiori. Sarai sempre felice, la sera, se avrai spesa
la giornata fruttuosamente. Vigila su te stesso, scuoti e ammonisci
te stesso; checché facciano gli altri, non dimenticare te stesso.
Il tuo progresso spirituale sarà pari alla violenza che avrai fatto
a te stesso. Amen.
FINISCONO LE ESORTAZIONI UTILI PER LA VITA DELLO
SPIRITO.
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