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Libro III
IL LIBRO DELLA CONSOLAZIONE INTERIORE
Capitolo I
CRISTO
PARLA INTERIORMENTE ALL'ANIMA FEDELE
- "Darò ascolto a quello che stia per dire dentro di me il
Signore" (Sal 84,9). Beata l'anima che ascolta il Signore che
le parla dentro, e accoglie dalla sua bocca la parola di
consolazione. Beate le orecchie che colgono la preziosa e discreta
voce di Dio, e non tengono alcun conto dei discorsi di questo mondo.
Veramente beate le orecchie che danno retta, non alla voce che
risuona dal di fuori, ma alla verità, che ammaestra dal di dentro.
Beati gli occhi, che, chiusi alle cose esteriori, sono attenti alle
interiori. Beati coloro che sanno penetrare ciò che è interiore e
si preoccupano di prepararsi sempre più, con sforzo quotidiano, a
comprendere le cose arcane del cielo. Beati coloro che bramano di
dedicarsi a Dio, sciogliendosi da ogni impaccio temporale.
- Comprendi tutto ciò, anima mia, e chiudi la porta dei sensi,
affinché tu possa udire quello che ti dice interiormente Iddio, tuo
signore. Questo dice il tuo diletto: "Io sono la tua
salvezza" (Sal 34,3), la tua pace, la tua vita; stai accanto a
me e troverai la pace; lascia tutte le cose che passano, cerca le
cose eterne. Che altro sono le cose corporali, se non illusioni? E a
che gioveranno tutte le creature, se sarai abbandonata dal Creatore?
Oh, anima mia, rinuncia a tutto e fatti cara e fedele al tuo
Creatore, così da poter raggiungere la vera beatitudine.
Capitolo II
SI
FA SENTIRE DENTRO DI NOI SENZA ALTISONANTI PAROLE
- "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam
3,10). "Io sono il tuo servo; dammi luce per apprezzare quello
che tu proclami" (Sal 118,125). Disponi il mio cuore alle
parole della tua bocca; il tuo dire discenda come rugiada. Dissero
una volta a Mosè i figli di Israele: "Parlaci tu, e potremo
ascoltarti; non ci parli il Signore, affinché non avvenga che ne
moriamo" (Es 20,19). Non così, la mia preghiera, o Signore.
Piuttosto, con il profeta Samuele, in umiltà e pienezza di
desiderio, io ti chiedo ardentemente: "Parla, o Signore, il tuo
servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). Non mi parli Mosè o qualche
altro profeta; parlami invece tu, Signore Dio, che ispiri e dai luce
a tutti i profeti: tu solo, senza di loro, mi puoi ammaestrare
pienamente; quelli, invece, senza di te, non gioverebbero a nulla.
Possono, è vero, far risuonare parole, ma non danno lo spirito;
parlano bene, ma, se tu non intervieni, non accendono il cuore;
lasciano degli scritti, ma sei tu che ne mostri il significato;
presentano i misteri, ma sei tu che sveli il senso di ciò che sta
dietro al simbolo; emettono ordini, ma sei tu che aiuti ad
eseguirli; indicano la strada , ma sei tu che aiuti a percorrerla.
Essi operano solamente all'esterno, ma tu prepari ed illumini i
cuori; essi irrigano superficialmente, ma tu rendi fecondi; essi
fanno risuonare delle parole, ma sei tu che aggiungi all'ascolto il
potere di comprendere.
- Non mi parli dunque Mosè; parlami tu, Signore mio Dio, verità
eterna, affinché, se ammonito solo esteriormente e privo di fuoco
interiore, io non resti senza vita e non mi isterilisca; affinché
non mi sia di condanna la parola udita non tradotta in pratica,
conosciuta ma non amata, creduta ma non osservata. "Parla,
dunque, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10):
"tu hai infatti parole di vita eterna" (Gv 6,69). Parlami,
affinché scenda un po' di consolazione all'anima mia, e tutta la
mia vita sia purificata. E a te sia lode e onore perpetuo.
Capitolo III
DARE
UMILE ASCOLTO ALLA PAROLA DI DIO, DA MOLTI NON MEDITATA A DOVERE
- Ascolta, figlio, le mie parole; parole dolcissime, più alte di
tutta la dottrina dei filosofi e dei sapienti di questo mondo.
"Le mie parole sono spirito e vita" (Gv 6,63), e non vanno
valutate secondo l'umano sentire. Non si debbono convertire in vano
compiacimento; ma si debbono ascoltare nel silenzio, accogliendole
con tutta umiltà e con grande amore. E dissi: "Beato colui che
sarà stato formato da te, o Signore, e da te istruito intorno alla
legge, così che gli siano alleviati i giorni del dolore" ed
egli non sia desolato su questa terra (Sal 93,12s). Io, dice il
Signore, fin dall'inizio ammaestrai i profeti, e ancora non manco di
parlare a tutti. Ma molti sono sordi e duri alla mia voce. Numerosi
sono coloro che ascoltano più volentieri il mondo che Dio, e
seguono più facilmente i desideri della carne che la volontà di
Dio. Il mondo promette cose da poco e che durano ben poco; eppure ci
si fa schiavi del mondo, con grande smania. Io prometto cose
grandissime ed eterne; eppure il cuore degli uomini resta torbido.
Chi mai mi obbedisce e mi serve con tanto zelo, come si serve al
mondo a ai suoi padroni? "Arrossisci, o Signore, così dice il
mare" (Is 23,4). E se vuoi sapere il perché, ascolta. Per uno
scarso vantaggio si percorre un lungo cammino; ma. Per la vita
eterna, molti a stento alzano da terra un piede. Si corre dietro ad
un modesto guadagno; talora, per un soldo, si litiga
vergognosamente; per una cosa da nulla e dietro una piccola speranza
non si esita a faticare giorno e notte; ma - cosa spudorata - per un
bene che non viene meno, per un premio inestimabile, per l'onore più
grande e la gloria che non ha fine, si stenta a faticare anche un
poco.
- Arrossisci, dunque, servo pigro e lamentoso; ché certuni sono più
pronti ad andare alla perdizione di quanto non sia pronto tu ad
andare alla vita: trovano essi più gioia in cose false di quanta ne
trovi tu nella verità. Eppure essi sono ben spesso traditi dalla
loro speranza, mentre la mia promessa non delude nessuno, né lascia
a mani vuote colui che confida in me. Quel che ho promesso, darò;
quel che ho detto adempirò, purché uno sia rimasto costante, sino
alla fine, nel mio amore. Io sono colui che compenserà tutti i
buoni e metterà severamente alla prova tutte le persone devote.
Scrivi le mie parole nel tuo cuore e meditale attentamente; ti
saranno molto utili nell'ora della tentazione. Quello che non avrai
capito alla prima lettura, lo comprenderai nel giorno in cui io verrò
a te. Due sono i modi con i quali io visito i miei eletti; la
tentazione e la consolazione. Due sono le lezioni che io do loro
ogni giorno; una, rimproverando i loro vizi, l'altra, esortandoli a
rafforzare le loro virtù. Colui che, avendo ricevuto "le mie
parole, le disprezza, avrà chi lo giudica". Nell'ultimo giorno
(Gv 12,48).
Preghiera
per chiedere la grazia della devozione.
- Signore mio Dio, tu sei tutto il mio bene. E io, chi sono per
osare di rivolgermi a te? Sono il tuo miserabile piccolo servo, un
abietto vermiciattolo, molto più misero e disprezzabile di quanto
io stesso non capisca e non osi confessare. Tuttavia, Signore,
ricordati di me, che sono un nulla, nulla ho e nulla valgo. Tu solo
sei buono, giusto e santo; tutto puoi e ogni cosa viene da te; tutto
tu colmi, soltanto il peccatore tu lasci a mani vuote. Ricordati
della tua misericordia (Sal 24,6) e riempi il mio cuore con la tua
grazia; tu, che non permetti che resti vana la tua opera. Come potrò
sopportare me stesso, in questa misera vita, se tu non mi
conforterai con la tua pietà e con la grazia? Non distogliere da me
la tua faccia, non tardare con la tua visita, non farmi mancare la
tua grazia, affinché l'anima mia non divenga per te come una terra
arida (Sal 142,6). Signore, insegnami a fare la tua volontà (Sal
142,10); insegnami a stare degnamente e umilmente accanto a te.
Tutto tu sai di me, poiché mi conosci nell'intimo; anzi mi
conoscevi prima che il mondo esistesse, prima che io fossi nato.
Capitolo IV
INTIMAMENTE
UNITI A DIO, IN SPIRITO DI VERITA' E DI UMILTA'
- Figlio, cammina alla mia presenza in spirito di verità, e cercami
sempre con semplicità di cuore. Chi cammina dinanzi a me in spirito
di verità sarà protetto dagli assalti malvagi; la verità lo farà
libero da quelli che cercano di sedurlo e dai perversi, con le loro
parole infamanti. Se ti farà libero la verità, sarai libero
veramente e non terrai in alcun conto le vane parole degli uomini.
E' vero, o Signore: ti prego, così mi avvenga, come tu dici. Mi sia
maestra la tua verità; mi custodisca e mi conduca alla meta di
salvezza; mi liberi da effetti e da amori perversi, contrari alla
divina volontà. Allora camminerò con te, con grande libertà di
spirito.
- Io ti insegnerò, dice la Verità, ciò che è retto e mi è
gradito. Ripensa con grande, amaro dolore, ai tuoi peccati, e non
credere mai di valere qualcosa, per opere buone che tu abbia
compiuto. In realtà sei un peccatore, irretito da molte passioni e
schiavo di esse. Da te non giungi a nulla: subitamente cadi e sei
vinto; subitamente vieni sconvolto e dissolto. Non hai nulla di che
ti possa vantare; hai molto, invece, di che ti debba umiliare,
giacché sei più debole assi di quanto tu possa capire. Di tutto
quello che fai, niente ti sembri grande, prezioso e ammirevole;
niente ti sembri meritevole di stima. Alto, lodevole e desiderabile
davvero ti sembri soltanto ciò che è eterno. Più di ogni altra
cosa, ti sia cara la verità eterna; e sempre ti dispiaccia la tua
estrema pochezza. Nulla devi temere, disprezzare e fuggire quanto i
tuoi vizi e i tuoi peccati; cose che ti debbono affliggere più di
ogni danno materiale.
- Ci sono persone che camminano al mio cospetto con animo non puro:
persone che - dimentiche di se stesse e della propria salvezza, e
mosse da una certa curiosità e superbia - vorrebbero conoscere i
miei segreti, e comprendere gli alti disegni di Dio. Costoro cadono
sovente in grandi tentazioni e in grandi peccati per quella loro
superbia e curiosità, che io ho in odio. Mantieni una religiosa
riverenza dinanzi al giudizio divino, dinanzi allo sdegno
dell'Onnipotente. Non volere, dunque, sondare l'operato
dell'Altissimo. Esamina invece le tue iniquità: in quante cose hai
errato e quante cose buone hai tralasciato. Ci sono alcuni che fanno
consistere la loro pietà soltanto nelle letture, nelle immagini
sacre e nelle raffigurazioni esteriori e simboliche; altri mi hanno
sulla bocca, ma poco c'è nel loro cuore. Ci sono invece altri che,
illuminati nella mente e puri nei loro affetti, anelando
continuamente alle cose eterne, provano fastidio a sentir parlare di
cose terrene e soffrono ad assoggettarsi a ciò che la natura
impone. Sono questi che ascoltano ciò che dice, dentro di loro, lo
spirito di verità. Il quale li ammaestra a disprezzare le cose di
questa terra e ad amare quelle del cielo; ad abbandonare il mondo e
ad aspirare, giorno e notte, al cielo.
Capitolo V
MIRABILI
EFFETTI DELL'AMORE VERSO DIO
- Ti benedico, o Padre celeste, padre del mio Signore Gesù Cristo,
perché ti sei degnato di ricordarti della mia miseria. Ti
ringrazio, o Padre delle misericordie, Dio di ogni consolazione
(2Cor 1,3), che, con il tuo conforto, talora mi ritempri, quantunque
io ne sia totalmente indegno. In ogni momento ti benedico e do
gloria a te, con l'unigenito tuo Figlio e con lo Spirito Santo
Paraclito, per tutti i secoli. Oh!, mio Signore, che sei santo e mi
ami, come esulteranno tutte le mie viscere, quando verrai nel mio
cuore! "In te è la mia gloria, la gioia del mio cuore, la mia
speranza e il mio rifugio nel giorno della tribolazione" (Sal
3,4; 118; 111; 58,17). Poiché, però, il mio amore per te è ancora
fiacco, e deboli sono le mie forze, ho bisogno del tuo aiuto e del
tuo conforto. Vieni a me, dunque, il più spesso, e istruiscimi
nella via della santità; liberami dalle passioni malvage e risana
il mio cuore da tutti gli affetti sregolati, cosicché,
interiormente risanato e del tutto purificato, io diventi pronto
nell'amarti, forte nel patire, fermo nel perseverare.
- Grande cosa è l'amore. Un bene grande, veramente. Un bene che,
solo, rende leggera ogni cosa pesante e sopporta tranquillamente
ogni cosa difficile; porta il peso, senza fatica, e rende dolce e
gustosa ogni cosa amara. Il nobile amore di Gesù spinge ad operare
grandi cose e suscita desideri di sempre maggiore perfezione.
L'amore aspira a salire in alto, senza essere trattenuto da alcunché
di terreno. Esige di essere libero e staccato da ogni affetto umano,
cosicché non abbia ostacoli a scrutare nell'intimo, non subisca
impacci per interessi temporali, non sia sopraffatto da alcuna
difficoltà. Niente è più dolce dell'amore; niente è più forte,
più alto o più grande: niente, né in cielo né in terra, è più
colmo di gioia, più completo o più buono: perché l'amore nasce da
Dio e soltanto in Dio, al di sopra di tutte le cose create, può
trovare riposo. Chi ama vola, corre lietamente; è libero, e non
trattenuto da nulla; dà ogni cosa per il tutto, e ha il tutto in
ogni cosa, perché trova la sua pace in quell'uno supremo, dal quale
discende e proviene tutto ciò che è buono; non guarda a ciò che
gli viene donato, ma, al di là dei doni, guarda a colui che dona.
Spesso l'amore non consce misura, in un fervore che oltrepassa ogni
confine. L'amore non sente gravezza, non tiene conto della fatica,
anela a più di quanto non possa raggiungere, non adduce a scusa la
sua insufficienza, perché ritiene che ogni cosa gli sia possibile e
facile. Colui che ama può fare ogni cosa, e molte cose compie e
manda ad effetto; mentre colui che non ama viene meno e cade.
L'amore vigila; anche nel sonno, non s'abbandona; affaticato, non è
prostrato; legato, non si lascia costringere; atterrito, non si
turba: erompe verso l'alto e procede sicuro, come fiamma viva, come
fiaccola ardente.
- Questo mio grido l'intende appieno colui che possiede amore. Un
grande grido agli orecchi di Dio è lo slancio stesso ardente
dell'anima, che esclama: Dio mio, mio amore, tu sei interamente mio
ed io sono interamente tua. Accrescimi nell'amore, affinché io
impari a gustare nell'intimo quanto l'amore è soave; impari a
sciogliermi nell'amore e ad immergermi in esso. Che io sia tutto
preso dall'amore, che mi elevi sopra me stesso, in estasi
appassionata, che io canti il canto dell'amore e che mi innalzi con
te, o mio diletto; venga meno, nel lodarti, l'anima mia, nella gioia
dell'amore. Che io ti ami più che me stesso, e me stesso soltanto
per te; che in te io ami tutti coloro che ti amano veramente, come
comanda la legge dell'amore, luce che da te proviene.
- L'amore è sollecito, sincero e devoto; lieto e sereno; forte e
paziente; fedele e prudente; longanime; virile e sempre dimentico di
sé: ché, se uno cerca se stesso, esce fuori dall'amore. L'amore è
attento, umile e sicuro; non fiacco, non leggero, né intento a cose
vuote; sobrio, casto, costante, quieto e vigilante nei sensi.
L'amore è sottomesso, basso e disprezzato ai suoi propri occhi;
devoto e grato a Dio. In Dio confida e spera sempre, anche quando
non lo sente vicino, perché non si vive nell'amore senza dolore.
Colui che non è pronto a soffrire ogni cosa e ad ubbidire al suo
Diletto, non è degno di essere chiamato uomo d'amore; questi deve
abbracciare con slancio tutte le avversità e le amarezze per il suo
Diletto, senza da ciò deflettere, qualsiasi evidenza si frapponga.
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