|
Capitolo XI
VAGLIARE
E FRENARE I DESIDERI DEL NOSTRO CUORE
- Figlio, tu devi imparare ancora molte cose, fin qui non bene
apprese. Signore, quali sono queste cose? Che tu indirizzi il tuo
desiderio interamente secondo la mia volontà; che tu non stia
attaccato a te stesso; che ardentemente tu brami di seguire la mia
volontà. Sovente vari desideri ti accendono e urgono in te
fortemente. Ma devi riflettere se tu sia mosso dall'impulso di
rendere onore a me o non piuttosto di far piacere a te stesso. Se si
tratta di me, sarai pienamente felice, comunque io voglia che vadano
le cose; se invece c'è sotto una qualunque tua voglia, ecco, è
questo che ti impedisce e ti appesantisce. Guardati, dunque, dal
basarti troppo su un desiderio concepito senza che io sia stato
consultato; affinché poi tu non abbia a pentirti; affinché non
abbia a disgustarti ciò che dapprima ti era sembrato caro e che
avevi agognato, come preferibile sopra ogni cosa.
- In verità, non ogni moto, pur se ci appare degno di approvazione,
va subito favorito; ne ogni moto che ci ripugna va respinto fin dal
principio. Occorre talvolta che tu usi il freno, anche
nell'intraprendere e nel desiderare cose buone. Ché il tuo animo
potrebbe poi esser distolto da ciò, come cosa eccessiva; o potresti
ingenerare scandalo in altri, per essere andato al di là delle
regole comuni; o potresti d'un tratto cadere in agitazione perché
ti si ostacola. Altra voce, invece, occorre che tu faccia violenza a
te stesso, andando virilmente contro l'impulso dei sensi. Occorre
che tu non faccia caso a ciò che la carne desidera o non desidera,
preoccupandoti piuttosto che essa, pur contro voglia, sia sottomessa
allo spirito. Occorre che la carne sia imbrigliata e costretta a
stare soggetta, fino a che non sia pronta a tutto; fino a che non
sappia accontentarsi, lieta di poche e semplici cose, senza esitare
di fronte ad alcuna difficoltà.
Capitolo XII
-
L'EDUCAZIONE
A PATIRE E LA LOTTA CONTRO LA CONCUPISCENZA
Signore Dio, capisco che è per me veramente necessario saper
soffrire, giacché in questo mondo accadono tante avversità. Invero,
comunque io abbia disposto per la mia tranquillità, la mia vita non
può essere esente dalla lotta e dal dolore. Così è, o figlio. Ma
tale è la mia volontà: tu non devi andar cercando una pace, che non
abbia e non senta tentazione o avversità; anzi devi ritenere per
certo di avere trovato pace, anche quando sarai afflitto da varie
tribolazioni e sarai provato da varie contrarietà. Se obietterai di
non riuscire ora a sopportare tanto, come riuscirai a sostenere poi il
fuoco del purgatorio? Tra due mali, scegliere sempre il minore. Così,
per poter sfuggire alle pene eterne future, vedi di sopportare, con
fermezza e per amore di Dio, i mali presenti. Credi forse che quelli
che vivono nel mondo non abbiano a patire per nulla, o soltanto un
pochino? No; questo non lo riscontrerai, nemmeno cercando tra le
persone che vivono tra gli agi più grandi. Tuttavia - mi dirai -
costoro hanno molte gioie, fanno ciò che loro più piace e alle loro
tribolazioni non danno, perciò, gran peso. Ammettiamo che le cose
stiano così e che costoro abbiano tutto ciò che vogliono. Ma quanto
pensi che potrà durare? Ecco "come fumo si disperderanno" (Sal
36,20) coloro che in questo mondo sono nell'abbondanza; delle loro
gioie di un tempo non resterà ricordo alcuno.
Di più, anche mentre sono ancora in vita, costoro non sono esenti
da amarezze, da noie e da timori. Che anzi, frequentemente, proprio
dalle stesse cose dalle quali si ripromettono gioia, essi traggono una
dolorosa pena. E giustamente per loro ciò accade. Infatti, cercando
essi ed inseguendo il piacere anche contro l'ordine disposto da Dio,
non lo raggiungono senza vergogna ed amarezza. Come è breve, questo
piacere e falso e contrario al volere di Dio; e come è turpe. Eppure
gli uomini, ebbri e ciechi, non capiscono; e, come bruti, vanno
incontro alla morte dell'anima per un piccolo piacere di questa vita
corruttibile. Ma tu, figlio, non andare dietro alle "tue
concupiscenze; distogliti dal tuo capriccio" (Sir 18,30).
"Metti il tuo gaudio nel Signore; Egli ti darà ciò che il tuo
cuore domanderà" (Sal 36,4). In verità, se veramente desideri
la pienezza della gioia e della mia consolazione, ecco, la tua felicità
consisterà nel disprezzo di tutto ciò che è nel mondo e nel
distacco da ogni piacere. Così ti saranno concesse grandi
consolazioni. Quanto più ti allontanerai da ogni conforto che venga
dalle creature, tanto più grandi e soavi consolazioni troverai in me.
A questo non giungerai, però, senza avere prima sofferto e
faticosamente lottato. Farà resistenza il radicato costume; ma sarà
vinto poi da una abitudine migliore. Protesterà la carne, ma sarà
tenuta in freno dal fervore spirituale. Ti istigherà, fino
all'esasperazione, l'antico serpente; ma sarà messo in fuga dalla
preghiera oppure gli sarà ostacolato un facile ingresso, se ti troverà
preso da un lavoro pratico.
Capitolo XIII
METTERSI
AL DI SOTTO DI TUTTI IN UMILE OBBEDIENZA, SULL'ESEMPIO DI GESU' CRISTO
- Figlio, colui che tenta di sottrarsi all'obbedienza si sottrae
anche alla grazia. Colui che cerca il bene suo personale perde anche
il bene che è proprio del vivere in comune. Colui che non si
sottopone lietamente e spontaneamente al suo superiore, dimostra che
la carne non gli obbedisce ancora perfettamente, ma spesso
recalcitra e mormora. Impara dunque a sottometterti prontamente al
tuo superiore, se vuoi soggiogare la tua carne. Infatti, il nemico
di fuori lo si vincerà più presto, se sarà stato sconfitto l'uomo
interiore. Non c'è peggiore e più insidioso nemico dell'anima tua,
di te stesso, quando il corpo non si accorda con lo spirito. Per
avere vittoria sulla carne e sul sangue, devi assumere un totale e
vero disprezzo di te. Tu hai ancora invece un eccessivo e
disordinato amore di te stesso; per questo sei tanto esitante a
rimetterti interamente alla volontà degli altri.
- Ma che c'è di strano, se tu, polvere e nulla, ti sottoponi a un
uomo, per amore di Dio, quando io, onnipotente ed altissimo, che dal
nulla ho creato tutte le cose per amor tuo, mi feci piccolo fino a
sottopormi all'uomo? Mi sono fatto l'ultimo e il più piccolo di
tutti, proprio perché, per questo mio abbassarmi, tu potessi
vincere la tua superbia. Impara ad obbedire, tu che sei polvere;
impara ad umiliarti, tu che sei terra e fango; impara a piegarti
sotto i piedi di tutti, a disprezzare i tuoi desideri e a metterti
in totale sottomissione. Insorgi infiammato contro te stesso, e non
permettere che in te si annidi la tumefazione della superbia.
Dimostrati così basso e così piccolo che tutti possano camminare
sopra di te e possano calpestarti come il fango della strada. Che
hai da lamentare tu, uomo da nulla. Che hai tu, immondo peccatore,
da contrapporre a coloro che ti accusano; tu, che tante volte hai
offeso Dio, meritando assai spesso l'inferno? Ma, ecco, apparve
preziosa al mio sguardo l'anima tua; ecco il mio occhio ebbe
compassione di te, così che, conoscendo il mio amore, tu avessi
continua gratitudine per i miei benefici ed abbracciassi, senza
esitare, un'umile sottomissione, nella paziente sopportazione
dell'altrui disprezzo.
Capitolo XIV
PENSARE
ALL'OCCULTO GIUDIZIO DI DIO, PER NON INSUPERBIRCI DEL BENE
- Come tuono fai scendere sopra di me i tuoi giudizi, Signore;
timore e terrore scuotono tutte le mie ossa; l'anima mia si ritrae
spaventata. Sbigottito penso che neppure i cieli sono puri, di
fronte a te. Se hai trovato dei malvagi persino tra gli angeli e non
li hai risparmiati, che cosa accadrà di me? Caddero le stelle del
cielo, ed io, che sono polvere, che cosa presumo di me? Caddero nel
profondo certuni, che sembrava avessero compiuto opere degne di
lode; certuni che mangiavano il pane degli angeli, li ho visti
contentarsi delle carrube che mangiavano i porci. Invero, non c'è
santità se tu, o Signore, togli la tua mano; la sapienza non serve
a nulla, se tu cessi di reggerci; la fortezza non giova, se tu cessi
di custodirla; la castità non è sicura, se tu non la difendi; la
vigilanza su se stessi non vale, se tu non sei presente con la tua
santa protezione. Infatti se tu ci abbandoni, andiamo a fondo e
moriamo; se tu, invece, ci assisti ci teniamo ritti e viviamo. In
verità, noi siamo malfermi, ma tu ci rafforzi; siamo tiepidi, ma tu
ci infiammi.
- Oh!, come devo essere conscio della mia bassezza e della mia
abiezione; e come devo considerare un nulla quel poco di bene che mi
possa sembrare di aver fatto. Con quale pienezza di sottomissione
devo accettare, o Signore, i tuoi profondi giudizi, giacché mi
trovo ad essere nient'altro che nulla e poi nulla. E' cosa grande,
invalicabile, questo riscontrare che di mio non c'è assolutamente
niente. Dove mai si nasconde la mia boria, dove finisce la sicurezza
che riponevo nella mia virtù. Ogni mia vuota vanteria è
inghiottita nella profondità dei tuoi giudizi sopra di me. Che cosa
mai è l'uomo di fronte a te? Forse che la creta può vantarsi nei
confronti di colui che la plasma? (cfr. Is 45,9). Come può
gonfiarsi, con vane parole, colui che, in verità, nell'intimo è
soggetto a Dio? Neppure il mondo intero lo potrebbe far montare in
superbia, poiché la Verità stessa lo ha soggiogato. Neppure un
elogio da parte di tutti gli uomini lo potrebbe smuovere, poiché ha
posto interamente la sua speranza in Dio: infatti, quelli che fanno
tanti elogi, ecco, non sono che nulla, e scompariranno con il suono
delle loro parole. Mentre la "parola del Signore resta in
eterno" (Sal 116,2).
Capitolo XV
COME
COMPORTARCI E CHE COSA DIRE DI FRONTE A OGNI NOSTRO DESIDERIO
- Figliolo, così tu devi dire in ogni cosa: Signore, se questa è
la tua volontà, così si faccia. Signore, se questo è per tuo
amore, così si faccia, nel tuo nome. Signore, se questo ti parrà
necessario per me, e lo troverai utile, fa' che io ne usi per il tuo
onore; se invece comprenderai che questo è male per me e non giova
alla mia salvezza, toglimi questo desiderio. Infatti, non tutti i
desideri vengono dallo Spirito Santo, anche se a noi appaiono retti
e buoni. E' difficile giudicare veramente se sia uno spirito buono,
o uno spirito contrario, che ti spinge a desiderare questa o quell'altra
cosa; oppure se tu sia mosso da un sentimento personale. Molti, che
dapprima sembravano guidati da sentimento buono, alla fine si sono
trovati ingannati. Perciò ogni cosa che balza alla mente come
desiderabile sempre la si deve volere e cercare con animo pieno di
timor di Dio e con umiltà di cuore. Soprattutto, ogni cosa va
rimessa a me, con abbandono di se stessi, dicendo: Signore, tu sai
cosa sia meglio per me. Si faccia così, o altrimenti, secondo la
tua volontà. Dammi quello che vuoi, e quanto vuoi e quando vuoi.
Disponi di me secondo la tua sapienza, la tua volontà e la tua
maggior gloria. Mettimi dove tu vuoi, e fai con me quello che vuoi,
liberamente. Sono nelle tue mani; fammi rigirare per ogni verso.
Ecco, io sono il tuo servo, disposto a tutto, perché non voglio
vivere per me ma per te: e volesse il cielo che ciò fosse in modo
degno e perfetto.
Preghiera perché riusciamo a compiere la volontà di
Dio.
- Amorosissimo Gesù, dammi la tua grazia, perché "sia
operante in me" (Sap 9,10) e in me rimanga sino alla fine.
Dammi di desiderare e di volere ciò che più ti è gradito, e più
ti piace. La tua volontà sia la mia volontà; che io la segua e che
ad essa mi confermi pienamente; che io abbia un solo volere e
disvolere con te; che io possa desiderare o non desiderare soltanto
quello che tu desideri e non desideri. Dammi di morire a tutte le
cose del mondo; fammi amare di esser disprezzato per causa tua, e di
essere dimenticato in questo mondo. Fammi bramare sopra ogni altra
cosa di avere riposo in te, e di trovare in te la pace del cuore. Tu
sei la vera pace interiore, tu sei il solo riposo; fuori di te ogni
cosa è aspra e tormentosa. "In questa pace, nella pace vera,
cioè in te, unico sommo eterno bene, avrà riposo e quiete" (Sal
4,9). Amen.
|