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Capitolo XLI
IL
DISPREZZO DI OGNI ONORE DI QUESTO MONDO
Figlio, non crucciarti se vedi che altri sono onorati
ed innalzati, mentre tu sei disprezzato ed umiliato. Drizza il tuo animo
a me, nel cielo; così non ti rattristerà il disprezzo degli uomini, su
questa terra. O Signore, noi siamo come ciechi e facilmente ci lasciamo
sedurre dall'apparenza. Ma se esamino seriamente me stesso, non c'è
cosa che possa essermi fatta da alcuna creatura che sia un torto nei
miei confronti: dunque non avrei motivo di lamentarmi con te. E',
appunto, perché spesso e gravemente ho peccato al tuo cospetto, che
qualsiasi creatura si può muovere a ragione contro di me. A me, dunque,
è giusto che si dia vergogna e disprezzo; a te invece, lode, onore e
gloria. E se non mi sarò ben predisposto a desiderare di essere
disprezzato da ogni creatura, ad essere buttato in un canto e ad essere
considerato proprio un nulla, non potrò trovare pace e serenità
interiore; non potrò essere spiritualmente illuminato e pienamente a te
unito.
Capitolo XLII
LA
NOSTRA PACE NON DOBBIAMO PORLA NEGLI UOMINI
- O figlio, se la tua pace l'attendi da qualcuno, secondo il tuo
sentimento e il piacere di stare con lui, avrai sempre incertezza ed
impacci. Se, invece, tu ricorrerai alla verità, sempre viva e
stabile, non sarai contristato per l'abbandono da parte di un amico;
neppure per la sua morte. Su di me deve essere fondato l'amore per
l'amico; in me deve essere amato chi ti appare degno e ti è
particolarmente caro in questa vita; senza di me non regge e non
dura l'amicizia; non c'è legame d'amicizia veramente puro, se non
sono io ad annodarlo. Perciò tu devi essere totalmente morto ad
ogni attaccamento verso persone che ti siano care così da
preferire, per quanto sta in te, di essere privo di ogni umana
amicizia.
- Tanto più ci si avvicina a Dio, quanto più ci si ritira lontano
da ogni conforto terreno. Tanto più si ascende in alto, a Dio,
quanto più si entra nel profondo di noi stessi, persuadendosi di
non valere proprio nulla. Che se uno, invece, attribuisce a sé
qualcosa di buono, questi ostacola la venuta della grazia divina il
lui; giacché la grazia dello Spirito Santo cerca sempre un cuore
umile. Se tu sapessi annichilirti e uscire da ogni affetto di quaggiù,
liberandoti da ogni attaccamento di questo mondo, allora,
certamente, io verrei a te, con larghezza di grazia; infatti, quando
guardi alle creature, ti si sottrae la vista del Creatore. Per amore
del Creatore, dunque, vinci te stesso, in tutte le cose; così
potrai giungere a conoscere Dio. Se una cosa, per quanto piccola
sia, la si ama e ad essa si guarda non rettamente, questa ti
ostacola la via verso il sommo Dio, e ti corrompe.
Capitolo XLIII
CONTRO
L'INUTILE SCIENZA DI QUESTO MONDO
- Figlio, non ti smuovano i ragionamenti umani, per quanto eleganti
e profondi; ché "il regno di Dio non consiste nei discorsi, ma
nelle virtù" (1Cor 4,20). Guarda alle mie parole; esse
infiammano i cuori e illuminano le menti; conducono al pentimento e
infondono molteplice consolazione. Che tu non legga mai neppure una
parola al fine di poter apparire più dotto e più sapiente.
Attendi, invece, alla mortificazione dei vizi; cosa che ti gioverà
assai più che essere a conoscenza di molti difficili problemi. Per
quanto tu abbia molto studiato ed appreso, dovrai sempre tornare al
principio primo. Sono io "che insegno all'uomo la
sapienza" (Sal 93,10); sono io che concedo ai piccoli una
conoscenza più chiara di quella che possa essere impartita
dall'uomo. Colui per il quale sono io a parlare, avrà d'un tratto
la sapienza e progredirà assai nello spirito. Guai a coloro che
vanno ricercando presso gli uomini molte strane nozioni, e poco si
preoccupano di quale sia la strada del servizio a me dovuto. Verrà
il tempo in cui apparirà il maestro dei maestri, Cristo signore
degli angeli, ad ascoltare quel che ciascuno ha da dire, cioè ad
esaminare la coscienza di ognuno. Allora Gerusalemme sarà giudicata
in gran luce (Sof 1,12). Allora ciò che si nascondeva nelle tenebre
apparirà in piena chiarezza; allora verrà meno ogni ragionamento
fatto di sole parole.
- Sono io che innalzo la mente umile, così da farle comprendere i
molti fondamenti della verità eterna; più che se uno avesse
studiato a scuola per dieci anni. Sono io che insegno, senza parole
sonanti, senza complicazione di opinioni diverse, senza
contrapposizione di argomenti; senza solennità di cattedra. Sono io
che insegno a disprezzare le cose terrene, a rifuggire da ciò che
è contingente e a cercare l'eterno; inoltre, a rifuggire dagli
onori, a sopportare le offese, a riporre ogni speranza in me, a non
desiderare nulla all'infuori di me e ad amarmi con ardore, al di
sopra di ogni cosa. In verità ci fu chi, solo con il profondo amore
verso di me, apprese le cose di Dio; e le sue parole erano
meravigliose. Abbandonando ogni cosa, egli aveva imparato assai più
che applicandosi a sottili disquisizioni. Ad alcuni rivolgo parole
valevoli per tutti; ad altri rivolgo parole particolari. Ad alcuni
appaio con la mite luce di figurazioni simboliche, ad altri rivelo i
misteri con grande fulgore. La voce dei libri è una sola, e non
plasma tutti in egual modo. Io, invece, che sono maestro interiore,
anzi la verità stessa, io che scruto i cuori e comprendo i pensieri
e muovo le azioni degli uomini, vado distribuendo a ciascuno secondo
che ritengo giusto.
Capitolo XLIV
NON
CI SI DEVE ATTACCARE ALLE COSE ESTERIORI
- O figlio, molte cose occorre che tu le ignori, considerandoti come
morto su questa terra, come uno per cui il mondo intero è
crocifisso; molte altre cose, occorre che tu vi passi in mezzo,
senza prestare ascolto, meditando piuttosto su ciò che costituisce
la tua pace. Giova di più distogliere lo sguardo da ciò che non
approviamo, lasciando che ciascuno si tenga il suo parere, piuttosto
che metterci in accanite discussioni. Se sarai in regola con Dio e
terrai conto del suo giudizio, riporterai più facilmente la
vittoria.
- Signore, a che punto siamo arrivati? Ecco per una perdita nelle
cose di questo mondo, si piange; per un piccolo guadagno ci si
affatica e si corre. Invece un danno spirituale passa nell'oblio, e
a stento, troppo tardi, si ritorna in sé. Ci si preoccupa di ciò
che non serve a nulla o a ben poco; e ciò che è sommamente
necessario lo si lascia da parte con negligenza. Giacché l'uomo
inclina tutto verso le cose esteriori, e beatamente vi si acquieta,
se subito non si ravvede.
Capitolo XLV
NON
FARE AFFIDAMENTO SU ALCUNO: LE PAROLE FACILMENTE INGANNANO
- "Aiutami, o Signore, nella tribolazione, perché è vana la
salvezza che viene dagli uomini" (Sal 59,13). Quante volte non
trovai affatto fedeltà, proprio là dove avevo creduto di poterla
avere; e quante volte, invece, la trovai là dove meno avevo
creduto. Vana è, dunque, la speranza negli uomini, mentre in te, o
Dio, sta la salvezza dei giusti. Sii benedetto, o Signore mio Dio,
in tutto quanto ci accade. Deboli siamo, e malfermi; facilmente ci
inganniamo e siamo mutevoli. Quale uomo è tanto prudente e tanto
attento da saper sempre custodire se stesso, così da non cadere mai
in qualche delusione e incertezza? Ma non cadrà così facilmente
colui che confida in te, o Signore, e ti cerca con semplicità di
cuore. Che se incontrerà una tribolazione, in qualunque modo sia
oppresso, subitamente ne sarà strappato da te, o sarà da te
consolato, poiché tu non abbandoni chi spera in te, fino
all'ultimo. Cosa rara è un amico sicuro, che resti tale in tutte le
angustie dell'amico. Ma tu, o Signore, tu solo sei sempre pienamente
fedele: non c'è amico siffatto, fuori di te.
- Quale profonda saggezza ci fu in quell'anima santa che poté dire:
il mio spirito è saldo, e fondato su Cristo! Se così fosse anche
per me, non sarei tanto facilmente agitato da timori umani, né mi
sentirei ferito dalle parole. Chi può mai prevedere ogni cosa e
cautelarsi dai mali futuri? Se, spesso, anche ciò che era previsto
riesce dannoso, con quanta durezza ci colpirà ciò che è
imprevisto? Perché non ho meglio provveduto a me misero?; e perché
mi sono affidato tanto leggermente ad altri? Siamo uomini,
nient'altro che fragili uomini, anche se molti ci ritengono e ci
dicono angeli. Oh, Signore, a chi crederò; a chi, se non a te? Tu
sei la verità che non inganna e non può essere ingannata; mentre
"l'uomo è sempre bugiardo" (Sal 115,11), debole, insicuro
e mutevole, specie nelle parole, tanto che a stento ci si può
fidare subito di quello che, in apparenza, pur ci sembra buono. Con
quanta sapienza tu già ci avevi ammonito che ci dobbiamo guardare
dagli uomini; che "nemici dell'uomo sono i suoi più
vicini" (Mt 10,36); che non si deve credere se uno dice:
"ecco qua, ecco là!" (Mt 24,23; Mc 13,21)! Ho imparato a
mie spese, e voglia il cielo che ciò mi serva per acquistare
maggiore prudenza e non ricadere nella stoltezza. Bada, mi dice
taluno, bada bene, e serba per te quel che ti dico. Ma, mentre io
sto zitto zitto, credendo che la cosa resti segreta, neppure lui
riesce a tacere ciò per cui mi aveva chiesto il silenzio:
improvvisamente mi tradisce, tradendo anche se stesso; e se ne va.
Oh, Signore, difendimi da siffatte fandonie e dalla gente stolta,
cosicché io non cada nelle loro mani, e mai non commetta simili
cose. Da' alla mia bocca una parola vera e sicura, e lontana da me
il linguaggio dell'inganno. Che io mi guardi in ogni modo da ciò
che non vorrei dover sopportare da altri.
- Quanta bellezza e quanta pace, fare silenzio intorno agli altri;
non credere pari pari ad ogni cosa, né andare ripetendola; rivelare
sé stesso soltanto a pochi; cercare sempre te, che scruti i cuori,
senza lasciarsi portare di qua e di là da ogni vuoto discorso;
volere che ogni cosa interiore ed esterna, si compia secondo la tua
volontà! Quale tranquillità, fuggire le apparenze umane, per
conservare la grazia celeste; non ambire a ciò che sembri
assicurare ammirazione all'esterno, e inseguire invece, con ogni
sollecitudine, ciò che assicura emendazione di vita e fervore! Di
quanto danno fu, per molti, una virtù a tutti nota e troppo presto
lodata. Di quanto vantaggio fu, invece, una grazia conservata nel
silenzio, durante questa nostra fragile vita, della quale si dice a
ragione che è tutta una tentazione e una lotta!
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