DECRETO
OPTATAM TOTIUS
SULLA FORMAZIONE SACERDOTALE
PROEMIO
Il
Concilio ecumenico, ben consapevole che l'auspicato rinnovamento
di tutta la Chiesa dipende in gran parte dal ministero sacerdotale
animato dallo spirito di Cristo, afferma solennemente l'importanza
somma della formazione sacerdotale e ne delinea alcuni principi
fondamentali, diretti a riaffermare le leggi già collaudate dalla
esperienza dei secoli e ad inserirvi elementi nuovi, rispondenti
ai decreti e alle costituzioni conciliari, nonché alle mutate
condizioni dei tempi. Questa formazione sacerdotale, data
l'intrinseca unità del sacerdozio cattolico, è necessaria a
tutti i sacerdoti del clero secolare e regolare e di ogni rito;
perciò le seguenti norme, che riguardano la formazione del clero
diocesano, sono valide, tenuto conto degli adattamenti necessari,
per tutti i candidati al sacerdozio.
I.
Regolamento di formazione sacerdotale da farsi in ogni nazione
1.
In tanta diversità di popoli e di regioni non è possibile
sancire leggi se non di carattere generale. Si elabori perciò in
ogni nazione e in ogni rito un particolare “ Regolamento di
formazione sacerdotale ” che dovrà essere compilato dalle
conferenze episcopali riveduto periodicamente ed approvato dalla
Sede apostolica. Con tale regolamento le leggi generali vengano
adattate alle particolari circostanze di tempo e di luogo, in modo
che la formazione sacerdotale risulti sempre conforme alle
necessità pastorali delle regioni in cui dovrà svolgersi il
ministero.
II.
Necessità di favorire più vigorosamente le vocazioni sacerdotali
2.
Il dovere di promuovere le vocazioni sacerdotali spetta a tutta la
comunità cristiana, che è tenuta ad assolvere questo compito
anzitutto con una vita perfettamente cristiana. A tale riguardo il
massimo contributo viene offerto tanto dalle famiglie, le quali,
se animate da spirito di fede, di carità e di pietà,
costituiscono come il primo seminario, quanto dalle parrocchie,
della cui vita fiorente entrano a far parte gli stessi
adolescenti. I maestri e tutti coloro che in qualsiasi maniera
curano l'educazione dei fanciulli e dei giovani, specialmente le
associazioni cattoliche, cerchino di coltivare gli adolescenti
loro affidati in maniera che essi siano in grado di scoprire la
vocazione divina e di seguirla con generosità. Tutti i sacerdoti
dimostrino il loro zelo apostolico soprattutto nel favorire le
vocazioni, e con la loro vita umile, operosa, vissuta con cuore
gioioso, come pure con l'esempio della loro scambievole carità
sacerdotale e della loro fraterna collaborazione attirino verso il
sacerdozio l'animo dei giovani.
È
compito dei vescovi stimolare il proprio gregge a favorire le
vocazioni e curare a questo scopo lo stretto collegamento di tutte
le energie e di tutte le iniziative; inoltre essi si comporteranno
come padri nell'aiutare senza risparmio di sacrifici coloro che
giudicheranno chiamati da Dio. Questa fattiva partecipazione di
tutto il popolo di Dio all'opera delle vocazioni corrisponde
all'azione della Provvidenza divina. Questa elargisce le qualità
necessarie ed aiuta con la sua grazia coloro che sono stati scelti
da Dio a far parte del sacerdozio gerarchico di Cristo; e nello
stesso tempo affida ai legittimi ministri della Chiesa il compito
di chiamare i candidati che aspirino a così grande ufficio con
retta intenzione e piena libertà, dopo averne riconosciuta e
provata l'idoneità, e di consacrarli col sigillo dello Spirito
Santo al culto di Dio e al servizio della Chiesa.
Il
sacro Concilio in primo luogo raccomanda i mezzi tradizionali di
questa comune cooperazione, quali la fervente preghiera, la
penitenza cristiana, nonché una formazione sempre più profonda
dei fedeli, da impartirsi sia con la predicazione e la catechesi,
sia anche con i vari mezzi di comunicazione sociale; formazione
che deve tendere a mettere in luce le necessità, la natura e la
grandezza della vocazione sacerdotale. Inoltre il Concilio
stabilisce che le opere delle vocazioni, già erette o da erigersi
nelle singole diocesi, regioni o nazioni, a norma delle direttive
pontificie, debbano dirigere in maniera metodica e armonica tutta
l'azione pastorale per le vocazioni, senza trascurare nessuna
utile indicazione offerta dalla moderna scienza psicologica e
sociologica, e la promuovano con una saggezza pari allo zelo.
È
necessario poi che l'opera delle vocazioni con larghezza di vedute
si apra oltre i confini delle singole diocesi, nazioni, famiglie
religiose o riti e, guardando alle necessità della Chiesa
universale, arrechi aiuto specialmente a quelle regioni dove più
urgente è la richiesta di operai per la vigna del Signore.
Formazione
nei seminari minori
3.
Nei seminari minori eretti allo scopo di coltivare i germi della
vocazione, gli alunni, per mezzo di una speciale formazione
religiosa e soprattutto di un'appropriata direzione spirituale, si
preparino a seguire Cristo redentore con animo generoso e cuore
puro. Sotto la guida paterna dei superiori, coadiuvati
opportunamente dai genitori, conducano un tenore di vita
conveniente all'età, alla mentalità e allo sviluppo degli
adolescenti, e in piena armonia con le norme di una sana
psicologia, senza trascurare una congrua esperienza delle cose
umane e i rapporti normali con la propria famiglia. Inoltre si
adattino anche al seminario minore, per quanto lo consentono le
sue finalità e la sua natura, le norme che seguono, relative ai
seminari maggiori.
L'ordinamento
degli studi deve essere tale da permettere agli alunni di
proseguirli altrove senza inconvenienti, qualora intendessero
abbracciare un altro stato di vita.
Con
pari premura si coltivino altresì i germi della vocazione degli
adolescenti o dei giovani in quegli istituti speciali che, in
varie regioni, servono anche agli scopi dei seminari minori, nonché
di coloro che vengono formati o in altre scuole o in altri
ambienti educativi. Inoltre si abbia ben cura di promuovere
istituti o altre iniziative per le vocazioni adulte.
III.
Ordinamento dei seminari maggiori
Formazione
pastorale
4.
I seminari maggiori sono necessari per la formazione sacerdotale.
In essi tutta l'educazione degli alunni deve tendere allo scopo di
formarne veri pastori di anime, sull'esempio di nostro Signore Gesù
Cristo maestro, sacerdote e pastore. Gli alunni perciò vengano
preparati al ministero della parola, in modo da penetrare sempre
meglio la parola di Dio rivelata, rendersela propria con la
meditazione e saperla esprimere con la parola e con la vita; al
ministero del culto e della santificazione, in modo che pregando e
celebrando le azioni liturgiche sappiano esercitare il ministero
della salvezza per mezzo de sacrificio eucaristico e dei
sacramenti; all'ufficio di pastore, per essere in grado di
rappresentare in mezzo agli uomini Cristo, il quale non “ venne
per essere servito, ma per servire e dare la sua vita a redenzione
delle moltitudini ” (Mc 10,45; cfr. Gv 13,12-17) e di guadagnare
molti, facendosi servi di tutti (cfr 1 Cor 9,19). Pertanto tutti
gli aspetti della formazione, spirituale, intellettuale,
disciplinare, siano con piena armonia indirizzati a questo fine
pastorale, e tutti i superiori e i maestri si applicheranno a
raggiungere questo fine con zelo e con azione concorde, nel fede
le ossequio all'autorità del vescovo.
I
superiori
5.
Poiché la formazione degli alunni dipende dal la saggezza dei
regolamenti, ma più ancora dalla idoneità degli educatori, i
superiori e i professori dei seminari devono essere scelti fra gli
elementi migliori e diligentemente preparati con un corredo fatto
di solida dottrina, di conveniente esperienza pastorale e di una
speciale formazione spirituale e pedagogica. Bisogna perciò che a
questo fine si organizzino appositi istituti, o almeno dei corsi
con programmi organici, nonché convegni di superiori di seminario
da tenersi periodicamente. I superiori e i professori abbiano viva
la consapevolezza di quanto la formazione degli alunni dipenda dal
loro modo di pensare e di agire; sotto la guida del rettore siano
in strettissima unità di spirito e di azione, e fra loro e con
gli alunni formino una famiglia tale da tradurre in pratica la
preghiera del Signore: “Che siano una cosa sola” (Gv 17,11) e
da alimentare negli alunni la gioia della propria vocazione. Il
vescovo incoraggi con continua e premurosa predilezione coloro che
lavorano nel seminario e si dimostri vero padre in Cristo verso
gli alunni. Tutti i sacerdoti considerino il seminario come il
cuore della diocesi e ad esso volentieri diano il proprio aiuto.
6.
Con vigile cura, proporzionata alla età dei singoli e al loro
sviluppo, si indaghi sulla retta intenzione e la libera volontà
dei candidati, sulla loro idoneità spirituale, morale e
intellettuale, sulla necessaria salute fisica e psichica,
considerando anche le eventuali inclinazioni ereditarie. Si
ponderi altresì la capacità dei candidati a sopportare gli oneri
sacerdotali e ad esercitare i doveri pastorali. In tutta la scelta
degli alunni e nel sottoporli a debita prova, sempre si abbia
fermezza di animo, anche se si deve deplorare una penuria di
clero, non essendo possibile che Dio permetta che la sua Chiesa
manchi di ministri, se i degni vengono promossi e i non idonei
sono tempestivamente e paternamente indirizzati verso altri doveri
ed aiutati a dedicarsi all'apostolato laicale, nella
consapevolezza della loro vocazione cristiana.
Seminari
interdiocesani
7.
Là dove le singole diocesi non sono in grado di avere un proprio
seminario, si erigano e si favoriscano seminari interdiocesani, o
regionali o nazionali, in modo da provvedere più efficacemente ad
una seria formazione degli alunni, la quale in questo campo è da
considerarsi come norma suprema. Tali seminari poi, se sono
regionali o nazionali, si reggano secondo le norme stabilite dai
vescovi interessati ed approvate dalla santa Sede. Nei seminari
però dove gli alunni sono numerosi, pur conservando l'unità
della direzione e dell'insegnamento, essi vengano distribuiti, con
sistemi adeguati, in piccoli gruppi, affinché si possa provvedere
meglio alla formazione personale dei singoli.
IV.
Approfondimento della formazione spirituale
8.
La formazione spirituale deve essere strettamente collegata con
quella dottrinale e pastorale e, specialmente con l'aiuto del
direttore spirituale, sia impartita in modo tale che gli alunni
imparino a vivere in intima comunione e familiarità col Padre per
mezzo del suo Figlio Gesù Cristo, nello Spirito Santo. Destinati
a configurarsi a Cristo sacerdote per mezzo della sacra
ordinazione, si abituino anche a vivere intimamente uniti a lui,
come amici, in tutta la loro vita Vivano il mistero pasquale di
Cristo in modo da sapervi iniziare un giorno il popolo che sarà
loro affidato. Si insegni loro a cercare Cristo nella fedele
meditazione della parola di Dio, nell'attiva partecipazione ai
misteri sacrosanti della Chiesa, soprattutto nell'eucaristia e
nell'ufficio divino, nonché nel vescovo che li manda e negli
uomini ai quali sono inviati, specialmente nei poveri, nei
piccoli, infermi, peccatori e increduli. Con fiducia filiale amino
e venerino la beatissima vergine Maria, che fu data come madre da
Gesù Cristo morente in croce al suo discepolo.
Siano
vivamente inculcati gli esercizi di pietà raccomandati dalla
veneranda tradizione della Chiesa; bisogna curare però che la
formazione spirituale non consista solo in questi esercizi, né si
diriga al solo sentimento religioso. Gli alunni imparino piuttosto
a vivere secondo il Vangelo, a radicarsi nella fede nella speranza
e nella carità, in modo che attraverso l'esercizio di queste virtù
possano acquistare lo spirito di preghiera, ottengano forza e
difesa per la loro vocazione, rinvigoriscano le altre virtù e
crescano nello zelo di guadagnare tutti gli uomini a Cristo.
Educazione
allo spirito ecclesiale
9.
Gli alunni siano penetrati del mistero della. Chiesa, che questo
sacro Concilio ha principalmente illustrato, in maniera che, uniti
in umile e filiale amore al vicario di Cristo e, diventati
sacerdoti aderendo al proprio vescovo come fedeli collabora tori
ed aiutando i propri confratelli, sappiano dare testimonianza di
quell'unità con cui gli uomini vengono attirati a Cristo. Con
animo aperto impari no a partecipare alla vita di tutta la Chiesa,
secondo l'espressione di S. Agostino: “ Ognuno possiede lo
Spirito Santo tanto quanto ama la Chiesa di Dio ”. In modo ben
chiaro gli alunni dovranno comprendere di non essere destinati né
al dominio né agli onori, ma di dover mettersi al completo
servizio di Dio e del ministero pastorale. Con particolare
sollecitudine vengano educati alla obbedienza sacerdotale, ad un
tenore di vita povera, allo spirito di abnegazione, in modo da
abituarsi a vivere il conformità con Cristo crocifisso e a
rinunziare prontamente anche alle cose per sé lecite, ma non
convenienti.
Gli
stessi alunni siano resi consapevoli degli oneri che dovranno
affrontare, senza nascondere loro nessuna difficoltà della vita
sacerdotale. Tuttavia nel lavoro futuro non devono considerare
quasi unicamente il pericolo, ma siano formati ad una vita
spirituale che sappia trarre più che mai vigore dalla stessa loro
attività pastorale.
Educazione
alla castità
10.
I seminaristi che secondo le leggi sante e salde del proprio rito
seguono la veneranda tradizione del celibato sacerdotale, siano
formati con cura diligente a questo stato. In esso, rinunziando
alla vita coniugale per il regno dei cieli (cfr. Mt 19,12),
possono aderire a Dio con un amore indivisibile che conviene
profondamente alla nuova Alleanza, danno testimonianza della
futura risurrezione (cfr. Lc 20,36) e ricevono un aiuto
grandissimo per l'esercizio continuo di quella perfetta carità
che li renderà capaci nel ministero sacerdotale di farsi tutto a
tutti. Sentano profondamente con quanta gratitudine debba essere
abbracciato questo stato, non solo come cosa comandata dalla legge
ecclesiastica, quanto piuttosto come prezioso dono di Dio da
impetrarsi umilmente, ed al quale essi, stimolati e aiutati dalla
grazia dello Spirito Santo, devono affrettarsi corrispondere
liberamente e generosamente.
Gli
alunni abbiano una conveniente conoscenza dei doveri e della
dignità del matrimonio cristiano, che rappresenta l'unione di
Cristo con la Chiesa (cfr. Ef 5,22-23); ma sappiano comprendere la
superiorità della verginità consacrata a Cristo, in modo da fare
a Dio la donazione completa del corpo e dell'anima, per mezzo di
una scelta operata con matura deliberazione e magnanimità.
Siano
avvertiti circa i pericoli ai quali, particolarmente nella società
di oggi, è esposta la loro castità con l'aiuto di mezzi divini e
umani adatti, imparino ad integrare nella loro persona la rinunzia
al matrimonio in maniera tale che la loro vita e la loro attività
non abbiano in alcun modo a patire danno dal celibato, ma questo
permetta loro, al contrario, di acquistare un più perfetto
dominio sul corpo e sull'animo ed una più completa maturità e
giungere a meglio gustare la beatitudine del Vangelo.
Educazione
alla maturità umana
11.
Si osservino diligentemente le norme della educazione cristiana, e
queste siano convenientemente perfezionate coi dati recenti di una
sana psicologia e pedagogia. Pertanto, per mezzo di una educazione
saggiamente proporzionata alla loro età, si coltivi negli alunni
anche la necessaria maturità umana. Questa si riconosce
principalmente in una certa fermezza d'animo, nel saper prendere
decisioni ponderate e nel retto modo di giudicare uomini ed
eventi. Gli alunni si abituino a ben disciplinare il proprio
carattere; siano formati alla fortezza d'animo, e in generale
imparino a stimare quelle virtù che sono tenute in gran conto fra
gli uomini e rendono accetto il ministro di Cristo quali sono la
lealtà, il rispetto costante della giustizia, la fedeltà alla
parola data, la gentilezza del tratto, la discrezione e la carità
nel conversare.
La
disciplina nella vita di seminario deve considerarsi non solo come
un sostegno della vita comune e della carità, ma anche come un
elemento necessario di una formazione completa in vista di
acquistare il dominio di sé, assicurare il pieno sviluppo della
personalità e formare quelle altre disposizioni di animo che
giovano moltissimo a rendere equilibrata e fruttuosa l'attività
della Chiesa. Tale disciplina tuttavia deve praticarsi in maniera
da formare nell'animo degli alunni l'attitudine ad accogliere
l'autorità dei superiori per intima convinzione, cioè per motivo
di coscienza (cfr. Rm 13,5) e per ragioni soprannaturali. Le norme
disciplinari poi devono applicarsi in modo conforme all'età degli
alunni, cosicché essi, mentre si abituano gradualmente al dominio
di sé, imparino nello stesso tempo a fare retto uso della libertà,
a sviluppare lo spirito di iniziativa e a lavorare in comune con i
confratelli e con i laici.
Tutta
la vita di seminario, compenetrata di vita interiore, di silenzio
e di premurosa sollecitudine verso gli altri, va ordinata in
maniera tale da essere come una iniziazione alla futura vita
sacerdotale.
12.
Affinché la formazione spirituale abbia basi più solide e gli
alunni abbraccino la vocazione con una scelta scaturita da matura
deliberazione, sa compito dei vescovi stabilire un congruo
intervallo di tempo da dedicare a un tirocinio spirituale più
intenso. Sarà altresì loro compito considerare l'oppotunità di
stabilire una qualche interruzione dei studi o un conveniente
tirocinio pastorale per provare meglio i candidati al sacerdozio.
Secondo le particolarità delle singole regioni, spetterà pure ai
vescovi decidere se protrarre o meno l'età canonica attualmente
richiesta dal diritto comune per i sacri ordini, e anche decidere
sulla opportunità che gli alunni, al termine del corso teologico,
esercitino per un certo periodo di tempo l'ordine del diaconato,
prima di essere promossi al sacerdozio.
V.
Revisione degli studi ecclesiastici
Cultura
umanistica
13.
Gli alunni del seminario, prima di iniziare gli studi
ecclesiastici propriamente detti, devono acquistare quella cultura
umanistica e scientifica che il ciascuna nazione dà diritto ad
accedere agli studi superiori; inoltre devono acquistare quella
conoscenza della lingua latina che è necessaria per comprendere e
utilizzare le fonti di tante scienze e i documenti della Chiesa.
È da considerarsi necessario altresì lo studio della lingua
liturgica propria di ciascun rito, e si promuova molto una congrua
conoscenza delle lingue della sacra Scrittura e della tradizione.
Orientare
gli studi al mistero di Cristo
14.
Nel riordinamento degli studi ecclesiastici si abbia cura in primo
luogo di mettere in miglior rapporto la filosofia e la teologia e
di farle convergere concordemente alla progressiva apertura dello
spirito degli alunni verso il mistero di Cristo, il quale
compenetra tutta la storia del genere umano, agisce continuamente
nella Chiesa ed opera principalmente attraverso il ministero
sacerdotale. Affinché questa prospettiva d'insieme venga data
agli alunni fin dalla soglia della loro formazione, gli studi
ecclesiatici incomincino con un corso introduttivo da protrarsi
per un tempo conveniente. In questa iniziazione agli studi, il
mistero della salvezza sia proposto in modo che gli alunni possano
percepire il senso degli studi ecclesiastici, la loro struttura e
il loro fine pastorale, e insieme siano aiutati a far della fede
il fondamento e l'anima di tutta la loro vita e vengano
consolidati nell'abbracciare la loro vocazione con piena dedizione
personale e con cuore gioioso
La
filosofia
15.
Le discipline filosofiche vengano insegnate in maniera che gli
alunni siano anzitutto guidati all'acquisto di una solida e
armonica conoscenza dell'uomo, del mondo e di Dio. Ci si baserà
sul patrimonio filosofico perennemente valido tenuto conto anche
delle correnti filosofiche moderne, specialmente di quelle che
esercitano maggiore influsso nel loro paese, come pure del
progresso delle scienze moderne. Così i seminaristi, provvisti di
una adeguata conoscenza della mentalità moderna, potranno
opportunamente prepararsi al dialogo con gli uomini del loro
tempo.
L'insegnamento
della storia della filosofia si svolga in modo che gli alunni,
mentre apprendono principi fondamentali dei vari sistemi, siano in
grado di ritenere ciò che vi è di vero, di scoprire le radici
degli errori e di confutarli.
Il
metodo stesso dell'insegnamento ecciti negli alunni il desiderio
di cercare rigorosamente la verità di penetrarla e di
dimostrarla, insieme all'onesto riconoscimento dei limiti della
conoscenza umana. Si presti molta attenzione ai rapporti tra la
filosofia i veri problemi della vita, nonché alle questioni che
assillano la mente degli alunni; i seminaristi stessi siano
aiutati a cogliere il nesso tra gli argomenti filosofici e i
misteri della salvezza che vengono studiati in teologia alla luce
superiore della fede.
La
teologia
16.
Le discipline teologiche, alla luce della fede e sotto la guida
del magistero della Chiesa siano insegnate in maniera che gli
alunni possano attingere accuratamente la dottrina cattolica dalla
divina Rivelazione, la penetrino profondamente, la rendano
alimento della propria vita spirituale e siano in grado di
annunziarla, esporla e difenderla nel ministero sacerdotale.
Con
particolare diligenza si curi la formazione degli alunni con lo
studio della sacra Scrittura, che deve essere come l'anima di
tutta la teologia. Premessa una appropriata introduzione, essi
vengano iniziati accuratamente al metodo dell'esegesi, apprendano
i massimi temi della divina Rivelazione e ricevano incitamento e
nutrimento dalla quotidiana lettura e meditazione dei libri santi.
Nell'insegnamento
della teologia dogmatica, prima vengano proposti gli stessi temi
biblici. Si illustri poi agli alunni il contributo dei Padri della
Chiesa d'Oriente e d'Occidente nella fedele trasmissione ed
enucleazione delle singole verità rivelate, nonché l'ulteriore
storia del dogma, considerando anche i rapporti di questa con la
storia generale della Chiesa. Inoltre, per illustrare quanto più
possibile i misteri della salvezza, gli alunni imparino ad
approfondirli e a vederne il nesso con un lavoro speculativo,
avendo san Tommaso per maestro. Si insegni loro a riconoscerli
sempre presenti ed operanti nelle azioni liturgiche e in tutta la
vita della Chiesa. Infine, imparino a cercare la soluzione dei
problemi umani alla luce della rivelazione, ad applicare queste
verità eterne alle mutevoli condizioni di questo mondo e
comunicarle in modo appropriato agli uomini contemporanei.
Parimenti
tutte le altre discipline teologiche vengano rinnovate per mezzo
di un contatto più vivo col mistero di Cristo e con la storia
della salvezza. Si ponga speciale cura nel perfezionare la
teologia morale, in modo che la sua esposizione scientifica, più
nutrita della dottrina della sacra Scrittura, illustri la
grandezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo
di apportare frutto nella carità per la vita del mondo.
Così
pure nella esposizione del diritto canonico e nell'insegnamento
della storia ecclesiastica si tenga presente il mistero della
Chiesa, secondo la costituzione dogmatica “ De Ecclesia ”
promulgata da questo Concilio. La sacra liturgia, che è da
ritenersi la prima e necessaria sorgente di vero spirito
cristiano, venga insegnata come è prescritto negli articoli 15 e
16 della costituzione sulla sacra liturgia.
Tenendo
opportuno conto delle condizioni delle varie regioni, gli alunni
vengano indirizzati a meglio conoscere le Chiese e comunità
ecclesiali separate dalla Sede apostolica romana, affinché
possano contribuire al ristabilimento della unità tra tutti i
cristiani, secondo le prescrizioni di questo Concilio.
Vengano
anche introdotti alla conoscenza delle altre religioni più
diffuse nelle singole regioni, affinché meglio riconoscano ciò
che, per disposizione di Dio, vi è in esse di buono e di vero,
imparino a confutarne gli errori, e siano in grado di comunicare
la piena luce della verità a coloro che non la possiedono.
I
metodi didattici
17.
Poiché l'insegnamento dottrinale non deve tendere ad una semplice
comunicazione di nozioni, ma ad una vera formazione interiore,
siano riveduti i metodi didattici, sia per organizzare le lezioni,
i colloqui e le esercitazioni, sia per stimolare il lavoro degli
alunni, tanto in privato che in piccoli gruppi. Si curi
diligentemente l'unità e la solidità di tutto l'insegnamento,
evitando l'eccessivo numero di materie e di lezioni, e omettendo
quelle questioni che non hanno più quasi alcun interesse o che
devono lasciarsi agli studi accademici superiori.
Studi
superiori
18.
Sarà compito dei vescovi curare che giovani capaci per carattere,
virtù e intelligenza vengano inviati in speciali istituti, facoltà
od università, affinché nelle scienze sacre o in altre che
sembrino opportune si preparino sacerdoti muniti di una formazione
scientifica più profonda, i quali siano in grado di soddisfare
alle varie esigenze dell'apostolato. In nessun modo però venga
trascurata la loro formazione spirituale e pastorale, soprattutto
se ancora non hanno ricevuto il sacerdozio.
VI.
Norme per la formazione propriamente pastorale
19.
Quella preoccupazione pastorale che deve permeare l'intera
formazione degli alunni richiede anche una diligente loro
istruzione nelle cose che riguardano in modo speciale il sacro
ministero, specialmente nella catechesi e nella predicazione, nel
culto liturgico e nell'amministrazione dei sacramenti,
nell'attività caritativa, nel compito di andare incontro agli
erranti e agli increduli, e negli altri uffici pastorali. Si
insegni loro accuratamente l'arte di dirigere le anime, per mezzo
della quale possano dare a tutti i figli della Chiesa quella
formazione che li porti ad una vita cristiana pienamente
consapevole ed apostolica e all'adempimento dei doveri del proprio
stato. Con pari premura imparino ad aiutare i religiosi e le
religiose a perseverare nella grazia della propria vocazione e a
progredire secondo lo spirito dei vari istituti .
In
generale si coltivino negli alunni quelle particolari attitudini
che contribuiscono moltissimo a stabilire un dialogo con gli
uomini, quali sono la capacità di ascoltare gli altri e di aprire
l'animo in spirito di carità ai vari aspetti dell'umana
convivenza.
20.
Si insegni anche a fare uso degli aiuti che possono essere offerti
dalle discipline sia pedagogiche, sia psicologiche, sia
sociologiche secondo i giusti metodi e in accordo con le norme
dell'autorità ecclesiastica. Parimenti gli alunni vengano
accuratamente istruiti circa il modo di suscitare e favorire
l'azione apostolica dei laici nonché di promuovere le varie forme
di apostolato più efficaci. Infine siano penetrati di quello
spirito veramente cattolico, che li abitui a guardare oltre i
confini della propria diocesi, nazione o rito, e ad andare
incontro alle necessità della Chiesa intera, pronti nel loro
animo a predicare dovunque l'Evangelo.
21.
Poiché è necessario che i seminaristi imparino l'arte
dell'apostolato non solo teoricamente ma anche praticamente, e si
rendano atti ad agire con responsabilità propria e in
collaborazione con gli altri, essi già durante il tempo degli
studi, anche nel periodo delle vacanze, siano a ciò iniziati
attraverso esperienze appropriate. Queste poi, proporzionatamente
all'età dei seminaristi e alle condizioni locali, secondo il
giudizio prudente dei vescovi devono svolgersi metodicamente e
sotto la guida di persone esperte nel campo pastorale, sempre
tenendo presente la predominanza dei mezzi soprannaturali.
VII.
Perfezionamento della formazione dopo il periodo degli studi
22.
Essendo necessario proseguire e perfezionare la formazione
sacerdotale, a motivo soprattutto delle circostanze della società
moderna, anche dopo che è terminato il corso degli studi nei
seminari sarà cura delle conferenze episcopali nelle singole
nazioni studiare i mezzi più adatti--quali potrebbero essere
istituti pastorali in collaborazione con parrocchie opportunamente
scelte, convegni periodici, appropriate esercitazioni--, in modo
che il giovane clero venga introdotto gradualmente nella vita
sacerdotale e nell'attività apostolica sotto l'aspetto
spirituale, intellettuale e pastorale e sia in grado di rinnovare
e perfezionare sempre più l'una e l'altra.
Conclusione
I
Padri di questo sacro Concilio, proseguendo l'opera iniziata dal
Concilio Tridentino, mentre con fiducia affidano ai superiori e
professori dei seminari il compito di formare i futuri sacerdoti
di Cristo secondo lo spirito di rinnovamento promosso dal Concilio
stesso, esortano vivamente coloro che si preparano al ministero
sacerdotale, affinché abbiano piena consapevolezza che la
speranza della Chiesa e la salvezza delle anime sono affidate in
mano loro: accogliendo volenterosamente le disposizioni di questo
decreto, possano così apportare frutti abbondantissimi, duraturi
per sempre.
28
ottobre 1965
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