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IL
SEGRETO AMMIRABILE DEL SANTO ROSARIO
PER
CONVERTIRSI E SALVARSI
[INTRODUZIONE]
ROSA
BIANCA
AI
SACERDOTI
[1] Ministri
dell'Altissimo, predicatori della verità, araldi del Vangelo,
permettete che vi presenti la rosa bianca di questo piccolo libro per
mettervi nel cuore e sulle labbra le verità in esso esposte con
semplicità e senza pretese. Nel cuore, affinché voi stessi
intraprendiate la pia pratica del Rosario e ne gustiate i frutti. Sulle
labbra, perché comunichiate agli altri la sua eccellenza e con tale
mezzo li possiate convertire.
Guardatevi,
ve ne prego, dal considerare questa santa pratica piccola e di poca
importanza, come sogliono fare gli ignoranti e molti dotti orgogliosi;
essa è veramente grande, sublime, divina. Il cielo stesso ce l'ha data,
e l'ha data proprio per convertire i peccatori più induriti e gli
eretici più ostinati. Dio le ha annesso la grazia in questa vita e la
gloria nell'altra. I santi l'hanno messa in atto ed i sommi Pontefici
l'hanno autorizzata.
Felice il sacerdote e direttore d'anime al quale
lo Spirito Santo ha rivelato questo segreto che la maggior parte degli
uomini non conosce o conosce molto superficialmente! Se egli ne avrà
una concreta conoscenza lo reciterà ogni giorno e lo farà recitare
agli altri. Dio e la sua santa Madre gli verseranno nell'anima grazie in
abbondanza per far di lui strumento della loro gloria; con la sua
parola, sia pure disadorna, otterrà più frutto in un mese che gli
altri predicando in parecchi anni.
[2]
Cari confratelli, non contentiamoci dunque di consigliarlo agli altri;
dobbiamo recitarlo noi stessi. Se, pur convinti in teoria
dell'eccellenza del santo Rosario, non lo recitiamo noi per primi, gli
altri daranno ben poca importanza a quanto consiglieremo perché nessuno
può dare ciò che non ha. Gesù fece ed insegnò (At 1 1):
imitiamo Cristo Gesù che prima fece e poi insegnò. Imitiamo
l'Apostolo che conosceva e predicava soltanto Gesù, il Cristo
Crocifisso. Noi lo faremo predicando il santo Rosario che, come vedrete
in seguito, non è una serie di Pater
e di Ave ma un compendio divino dei misteri della vita, della passione,
della morte e della gloria di Gesù e di Maria.
Se
sapessi che l'esperienza personale concessami dal Signore circa
l'efficacia della predicazione del Rosario per convertire le anime,
potesse persuadervi a divenirne apostoli, nonostante la tendenza
contraria dei predicatori, vi racconterei le conversioni meravigliose
che ho ottenuto predicando il Rosario; ma mi limito a riferirvi, in
questo compendio, qualche fatto antico e ben provato. Solo ho inserito,
per vostra utilità, parecchi testi latini, presi da buoni autori, che
comprovano ciò che spiego al popolo in lingua Volgare.
ROSA
ROSSA
AI
PECCATORI
[3]
A voi, peccatori e peccatrici, uno più peccatore di voi offre questa,
rosa, arrossata dal Sangue di Gesù Cristo per ornarvene e salvarvi.
Empi
e peccatori impenitenti gridano continuamente: Coroniamoci di rose (Sap
2,8). Anche noi cantiamo:
coroniamoci con le rose del santo Rosario.
Ma
quanto sono diverse le loro rose dalle nostre, Le loro sono i piaceri
carnali, i vani onori, le ricchezze caduche che presto saranno appassite
è corrotte; le nostre, invece, sono i Pater e Ave
recitati bene e accompagnati da buone opere di penitenza, e non
appassiranno né mai s'infradiceranno. Tra cento, mille anni la loro
bellezza splenderà come oggi.
Le
loro tanto decantate rose hanno solo l'apparenza di rose: in realtà
sono spine che pungono con il rimorso durante la vita, che trafiggono
col pentimento all'ora della morte, che bruciano per tutta l'eternità
nell'ira e nella disperazione. Se le nostre rose hanno spine, queste
sono spine di Gesù che egli tramuta in rose. Se le nostre rose pungono,
esse pungono solo per qualche istante, unicamente per guarirci dal
peccato e per salvarci.
[4]
Facciamo a gara per coronarci con queste rose del paradiso, recitando
ogni giorno un Rosario, cioè tre corone di cinque decine ciascuna: 1)
per onorare le tre corone di Gesù e di Maria: la corona di grazia di
Gesù nell'incarnazione, la sua corona di spine nella passione, la sua
corona di gloria in cielo, e la triplice corona che Maria ha ricevuto in
cielo dalla SS. Trinità; 2) per ricevere da Gesù e da Maria tre
corone: la corona di meriti in questa vita, la corona di pace in morte,
la corona di gloria in paradiso.
Se
sarete fedeli a recitarlo devotamente fino alla morte, nonostante
l'enormità delle vostre colpe, credetemi: riceverete
la corona di gloria che non appassisce (
1 Pt
5,4). Anche se vi trovate sull'orlo dell'abisso, o con un piede
nell'inferno, se avete perfino venduto l'anima al diavolo come uno
stregone, o siete un eretico indurito e ostinato come un demonio, presto
o tardi vi convertirete e vi salverete purché ‑ lo ripeto e
notate bene i termini del mio consiglio - diciate devotamente ogni
giorno fino alla morte il santo Rosario, per conoscere la verità ed
ottenere la contrizione ed il perdono dei vostri peccati. Troverete in
questo libro parecchi esempi di grandi peccatori convertiti per virtù
del santo Rosario. Leggeteli e meditateli.
Dio
solo.
ROSAIO
MISTICO
ALLE
ANIME PIE
[5]
Anime devote ed illuminate dallo Spirito Santo, non vi dispiaccia ch'io
vi offra un piccolo rosaio mistico, venuto dal cielo, perché lo
trapiantiate nel giardino della vostra anima; esso non nuocerà ai fiori
odorosi delle vostre contemplazioni. E', molto profumato e tutto divino:
non guasterà affatto l'ordine delle vostre aiuole: purissimo e ben
ordinato esso porta tutto all'ordine e alla purezza. Se ogni giorno lo
si innaffia e lo si coltiva a dovere, cresce ad altezza prodigiosa e si
estende tanto che non solo non ostacola tutte le altre devozioni, ma le
conserva e le perfeziona. Voi che siete spirituali mi capite! Questo
rosaio è Gesù e Maria nella vita, nella morte, nell'eternità.
[6]
Le verdi foglie di questo rosaio esprimono i misteri gaudiosi di Gesù e
di Maria; le spine, i dolorosi; e i fiori, quelli gloriosi. Le rose in
bocciolo ricordano l'infanzia di Gesù e di Maria, le rose sbocciate
rappresentano Gesù e Maria nella sofferenza, le rose completamente
schiuse mostrano Gesù e Maria nella gloria e nel loro trionfo. La rosa
rallegra con la sua bellezza: ecco Gesù e Maria nei misteri gaudiosi;
punge con le sue spine: eccoli nei misteri dolorosi; dà gioia con la
soavità del profumo: eccoli infine nei misteri gloriosi.
Non
disprezzate, dunque, la mia pianticella rigogliosa e divina; piantatela
voi stessi nella vostra anima prendendo la risoluzione di recitare il
Rosario; coltivatela ed innaffiatela recitandolo fedelmente ogni giorno,
accompagnandolo con opere buone. Vi accorgerete che questo seme, ora
all'apparenza tanto piccolo, diventerà col tempo un grande albero, dove
gli uccelli del cielo, cioè le anime predestinate e di alta
contemplazione, faranno il loro nido e la loro dimora. Sotto la sua
ombra saranno protette dagli ardori del sole, sulle sue cime troveranno
difesa dalle bestie feroci della terra e scopriranno un delicato
nutrimento nel suo frutto, l'adorabile Gesù al quale sia ogni onore e
gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Così sia.
Dio
solo.
BOCCIOLO
DI ROSA
AI
BAMBINI
[7]
A voi bambini, offro un bel bocciolo di rosa. E', uno dei piccoli grani
della vostra corona che a voi sembra una cosa da poco. E invece quant'è
prezioso questo grano! quanto è ammirabile questo bocciolo! e come si
aprirà interamente se recitate con devozione l'Ave Maria! Consigliarvi di recitare un rosario tutti i giorni
sarebbe domandarvi l'impossibile; ma almeno dite con molta attenzione e
ogni giorno la corona di cinque decine che e come una ghirlanda di rose
che ponete in capo a Gesù e a Maria. Datemi retta. Ed ora ascoltate
questa bella storia e non dimenticatela.
[8]
Due sorelline stavano sull'uscio di casa a recitare devotamente il
rosario, quando apparve una bella Signora che avvicinatasi alla più
piccola, di circa sette anni, la prese per mano e la condusse con sé.
La sorella maggiore, meravigliata, ne va alla ricerca, non la trova e
rientra piangente in casa per avvertire che hanno rapito la sorella. Il
papà e la mamma la cercano inutilmente per tre giorni, fin che alla
sera del terzo giorno la trovano sulla soglia di casa. Era lieta in
volto e festosa. Le chiedono da dove venga ed ella risponde che
la Signora
, alla quale diceva il suo Rosario, l'aveva condotta in un bel luogo, le
aveva dato cose buone da mangiare e le aveva deposto sulle braccia un
grazioso bambino, al quale lei aveva dato tanti baci. I genitori, da
poco convertiti alla fede, chiamano il padre gesuita che li aveva
istruiti nella fede e nella devozione al Rosario e gli raccontano
l'accaduto. Da lui stesso abbiamo appreso questo fatto avvenuto nel
Paraguay (ANTOINE BOISSIEU, S.J., Le
chrétien prédestiné par la dévotion à
la Ste Vierge
, p. 752; QN, pp. 189‑190).
Bambini,
imitate le due sorelline; come loro recitate ogni giorno il Rosario e
meriterete di andare in paradiso, di vedere Gesù e Maria, se non
proprio in questa vita, certo dopo la morte per tutta l'eternità. Così
sia.
Che
i sapienti e gli ignoranti, i giusti e i peccatori, i grandi e i piccoli
lodino, dunque, e salutino giorno e notte Gesù e Maria col santo
Rosario. “Salutate Maria che ha
faticato molto per voi”(1 Rm 16,6).
PRIMA
DECINA
L'ECCELLENZA
DEL SANTO ROSARIO NELL'ORIGINE E NEL NOME
ROSA PRIMA
[9]
Il Rosario contiene due elementi: l'orazione mentale e l'orazione
vocale. La mentale consiste nella meditazione dei principali misteri
della vita, della morte e della gloria di Gesù Cristo e della sua
santissima Madre. La vocale consiste nel dire quindici decine di Ave
Maria, ognuna preceduta da un Pater,
meditando e contemplando in pari tempo le quindici principali virtù
praticate da Gesù e da Maria nei quindici misteri del santo Rosario.
Nella
prima parte di cinque decine, si onorano e si considerano i cinque
misteri gaudiosi; nella seconda i cinque misteri dolorosi; nella terza i
cinque misteri gloriosi. In questo modo il Rosario risulta composto da
preghiere vocali e da meditazione per onorare e imitare i misteri e le
virtù della vita, della passione e morte e della gloria di Gesù Cristo
e di Maria.
ROSA SECONDA
[10]
Il santo Rosario, essendo sostanzialmente composto della preghiera di
Cristo Gesù e della salutazione angelica ‑ il Pater
e l'Ave ‑ e della
meditazione dei misteri di Gesù e di Maria, è senza dubbio la prima e
la principale devozione in uso presso i fedeli, dal tempo degli Apostoli
e dei primi discepoli, dì secolo in secolo giunta fino a noi.
[11]
Tuttavia, nella forma e nel metodo in cui è recitato attualmente, fu
ispirato alla Chiesa e suggerito dalla Vergine a san Domenico per
convertire gli Albigesi e i peccatori, soltanto nel 1214, nel modo che
sto per dire, così come lo riferisce il beato Alano della Rupe nel suo
celebre libro De Dignitate
psalterii.
San
Domenico, constatando che i peccati degli uomini erano di ostacolo alla
conversione degli Albigesi, si ritirò in una foresta presso Tolosa e vi
restò tre giorni e tre notti in continua preghiera e penitenza. E tali
furono i suoi gemiti e i suoi pianti, le sue penitenze a colpi di
disciplina per placare la collera di Dio che cadde svenuto.
La Vergine
santa, allora gli apparve accompagnata da tre principesse del cielo e
gli disse: “Sai tu, caro
Domenico, di quale arma si servì
la SS. Trinità
per riformare il mondo?” ‑ “Signora
mia ‑ le rispose ‑ voi
lo sapete meglio di me: dopo il figliolo vostro Gesù voi foste lo
strumento principale della nostra salvezza”. Ella soggiunse: “Sappi
che l'arma più efficace è stato il Salterio angelico, che è il
fondamento della Nuova Alleanza; perciò se tu vuoi conquistare a Dio
quei cuori induriti, predica il mio salterio”.
Il
Santo si ritrovò consolato e ardente di zelo per la salvezza di quelle
popolazioni, andò nella cattedrale di Tolosa. Immediatamente le
campane, mosse dagli angeli, suonarono a distesa per radunare gli
abitanti. All'inizio della sua predica si scatenò un furioso temporale;
il suolo sussultò, il sole si oscurò, tuoni e lampi continui fecero
impallidire e tremare tutto l'uditorio. Il loro spavento crebbe quando
videro una effige della Vergine, esposta in luogo ben visibile, alzare
per tre volte le braccia al cielo e chiedere la vendetta di Dio su di
loro qualora non si convertissero e non ricorressero alla protezione
della santa Madre di Dio. Questo prodigio del cielo infuse la più alta
stima per la nuova devozione del Rosario e ne estese la conoscenza.
Il
temporale finalmente cessò per le preghiere di san Domenico, che
proseguì il discorso spiegando l'eccellenza del santo Rosario con tanto
fervore ed efficacia da indurre quasi tutti gli abitanti di Tolosa ad
abbracciarne la pratica e a rinunciare ai propri errori. In breve tempo
si notò nella città un grande cambiamento di costumi e di vita.
ROSA TERZA
[12]
Questo prodigioso stabilirsi del santo Rosario, che ricorda un poco. il
modo con cui Dio promulgo
la Legge
sul Sinai, mostra con chiarezza l'eccellenza di questa sublime pratica.
San Domenico, ispirato dallo Spirito Santo, istruito dalla Vergine e
dalla sua personale esperienza, fin che visse predicò il Rosario con
l'esempio e con la parola, nelle città e nelle campagne, ai grandi e ai
piccoli, ai sapienti ed agli ignoranti ai cattolici ed agli eretici. Il
santo Rosario, ch'egli recitava ogni giorno, era la sua preparazione
alla predica e il suo appuntamento dopo la predicazione.
[13]
Un giorno ‑ ricorreva la festa di san Giovanni Evangelista ‑
il Santo stava in una cappella dietro l'altare maggiore della cattedrale
di Notre‑Dame a Parigi e recitava il santo Rosario per prepararsi
a predicare.
La Vergine
gli apparve e disse: “Domenico,
la predica che, hai preparato è buona, ma molto migliore è questa che
ti presento”. San Domenico riceve dalle mani di lei il libro in
cui è scritto il discorso, lo legge, lo gusta, lo fa suo e ringrazia
la Vergine
santa. All'ora della predica sale sul pulpito e, dopo aver detto in lode
di san Giovanni Evangelista soltanto ch'egli aveva meritato di essere il
custode della Regina del cielo, dichiara all'illustre uditorio dei
grandi e dei dottori abituati a discorsi singolari e forbiti, che
avrebbe continuato non con le dotte parole della sapienza umana, ma con
la semplicità e la forza dello Spirito Santo. E li intrattenne sul
Rosario, spiegando loro, parola per parola come avrebbe fatto parlando a
fanciulli, il Saluto angelico, servendosi dei pensieri e degli argomenti
molto semplici letti sul foglio che gli era stato consegnato dalla
Madonna.
[14]
Il fatto è stato tolto, almeno in parte, dal libro del beato Alano
della Rupe: De Dignitate Psalterii,
e così riferito dal Cartagena: Il beato Alano afferma che san
Domenico gli disse un giorno in una rivelazione: “Figlio
mio, tu predichi, e sta, bene; ma perché tu non abbia a ricercare la
lode umana più che la salvezza delle anime, ascolta quanto mi accadde a
Parigi. Dovevo predicare nella grande chiesa dedicata alla beata Vergine
Maria e volevo parlare in modo ingegnoso, non per orgoglio ma per
riguardo alla qualità elettissirna degli uditori. Mentre pregavo, come
ero solito per un'ora circa prima del discorso, recitando il Rosario,
fui rapito in estasi: vidi la divina Madre, mia amica, porgermi ‑
un libretto e dirmi: "Domenico, per quanto sia ben fatto il
discorso che conti di tenere, io te ne porto uno molto migliore". Tutto
lieto prendo, il libro, me lo leggo per intero e, come ella aveva detto,
vi trovo ciò che bisognava predicare. La ringraziai di cuore. Venuta
l'ora di predicare, avevo davanti l'intera Università di Parigi ed un
gran numero di signori, informati o testimoni essi pure, delle
meraviglie operate dal Signore per mio mezzo. Salgo all'ambone. Era la
festività di san Giovanni evangelista, ma dell'apostolo io mi limito a
dire che meritò di essere prescelto come custode della Regina del
cielo. Poi passai a dire così all'uditorio: "Signori e Maestri
illustri; voi siete abituati ad ascoltare discorsi eleganti ed elevati,
però oggi non voglio rivolgervi le dotte parole della sapienza umana,
ma rivelarvi lo Spirito di Dio e la sua forza"”. E allora, nota
Cartagena insieme al beato Alano, S. Domenico, spiegò, con paragoni e
similitudini familiari, la salutazione angelica.
[15]
Lo stesso beato Alano della Rupe, come riferisce ancora il Cartagena,
racconta di parecchie altre apparizioni di Nostro Signore e della
Vergine Santa a san Domenico per stimolarlo ed infervorarlo sempre più
a predicare il santo Rosario perché il peccato sia distrutto e i
peccatori e gli eretici si convertano. Ad un certo punto il Cartagena
scrive: “Il Beato Alano racconta
che
la Madonna
gli rivelò come suo Figlio Gesù Cristo era apparso a san Domenico, e
gli aveva detto: “Domenico, io mi compiaccio nel constatare che
non ti appoggi sulla tua personale sapienza, che lavori con umiltà alla
salvezza delle anime e non cerchi di piacere agli uomini vani. Molti
predicatori, invece, usano fin dal principio tuonare contro i peccati più
gravi, ignorando che prima di somministrare un rimedio disgustoso
bisogna disporre il malato a riceverlo e a profittarne. Per questo
devono innanzitutto esortare gli uditori ad amare la preghiera e
specialmente il salterio angelico. Se tutti incominceranno a pregare così,
senza dubbio la divina clemenza sarà propizia a quanti persevereranno.
Predica dunque il mio Rosario”.
[16]
Ed altrove dice: “Tutti i
predicatori, all'inizio del discorso, fanno recitare ai fedeli la
salutazione angelica per ottenere il favore divino. Questa usanza
proviene da una rivelazione. fatta dalla Vergine a san Domenico: "Figlio
mio ‑ gli disse - non meravigliarti se non riesci nella tua
predicazione: tu lavori su un terreno non ancora irrigato dalla pioggia.
Sappi che quando Dio volle rinnovare il mondo mandò prima la pioggia,
cioè la salutazione angelica: in tal modo il mondo fu riformato. Nelle
tue prediche esorta dunque a recitare il Rosario e raccoglierai grandi
frutti per le anime”. Così fece
sempre san Domenico e ciò spiega il pieno successo della sua
predicazione".
[17]
Mi sono permesso di riferire parola per parola questi passi (tradotti
dal latino) di buoni autori per comodità dei predicatori e delle
persone istruite che potrebbero mettere in dubbio la meravigliosa
efficacia del santo Rosario.
Finché,
sull'esempio di san Domenico, i predicatori propagarono la devozione al
Rosario, la pietà ed il fervore fiorirono negli ordini religiosi fedeli
a questa pratica e nel mondo cristiano. Ma da quando si incominciò a
trascurare questo dono venuto dal cielo, si constatò dovunque peccato e
disordine.
ROSA QUARTA
[18]
Siccome ogni cosa, anche la più santa, quando dipende soprattutto dalla
volontà degli uomini, è soggetta a mutamento, non bisogna
meravigliarsi se
la Confraternita
del santo Rosario perseverò nel fervore primitivo solo per lo spazio di
circa cento anni dalla sua istituzione; in seguito essa fu quasi sepolta
nell'oblio. All'abbandono del santo Rosario, contribuirono senza dubbio
la malizia e l'invidia del demonio
che volle arrestare il corso delle grazie di Dio attirate sul mondo
da tale devozione.
Infatti
la giustizia divina colpì tutti i, regni d'Europa, nel 1349, con la più
orribile peste che fosse mai venuta; partita dal Levante si diffuse in
Italia, in Germania, in Francia, in Polonia, in Ungheria; quasi tutti
questi paesi furono devastati talmente che di cento uomini appena uno
sopravvisse. Nei tre anni che durò il contagio, le città, le borgate,
i villaggi, i monasteri furono quasi completamente spopolati. A questo
flagello di Dio seguirono altri due: l'eresia dei Flagellanti ed il
funesto scisma del 1376.
[19]
Quando finalmente, per divina misericordia, queste calamità cessarono,
la Vergine Santa
ordinò al Beato Alano della Rupe, illustre dottore e predicatore di
fama dell'Ordine di S. Domenico del convento di Dinan, in Bretagna, di
rinnovare l'antica Confraternita del santo Rosario; così, per
disposizione della Vergine, l'onore di ristabilire la nota
Confraternita, toccò a un religioso della stessa provincia dove essa
era nata.
Per
compiere quest'opera il beato Alano incominciò a lavorare nel 1460,
specialmente dopo che Nostro Signore ‑ come egli stesso riferisce
‑ gli disse, dall'Ostia Santa mentre celebrava
la Messa
, per deciderlo a predicare il Rosario: “Ma
come, di nuovo tu mi metti in croce?”.
“Che
dite
mai Signore
?”, rispose il beato Alano, spaventato.
“Sì,
sono i tuoi peccati che mi crocifiggono - soggiunse Gesù ‑ e preferirei venire crocefisso un'al tra volta piuttosto che vedere il
Padre mio nuovamente offeso dai peccati che hai commesso in passato. E
anche adesso tu mi crocifiggi poiché possiedi la scienza e quanto
occorre per predicare il Rosario della mia Madre e con questo mezzo
istruire, tenere lontane dal peccato tante anime in modo da salvarle ed
impedire molti altri mali, ma tu non lo fai e così sei colpevole dei
peccati che si commettono”. Questi tremendi rimproveri decisero il
beato Alano a predicare senza posa il Rosario.
[20]
Anche,
la Vergine
santa, gli disse un giorno per animarlo sempre più a predicare il
Rosario: “Tu sei stato un grande
peccatore in gioventù, ma io ottenni da mio Figlio la tua conversione,
ho pregato per te ed avrei perfino desiderato, se ciò fosse stato
possibile, di soffrire ogni sorta di pene per salvarti, perché i
peccatori convertiti sono la mia gloria e per renderti degno di
predicare dovunque il mio Rosario”.
S.
Domenico svelandogli i grandi frutti ottenuti da lui nelle popolazioni
per mezzo di questa bella devozione gli disse: “Vedi
il frutto che ho colto predicando il Rosario? Fatelo anche voi, tu e
tutti quanti amate
la Madonna
, se volete attirare tutti i popoli alla vera scienza delle virtù per
mezzo di questo eccellente esercizio del Rosario”.
Ecco,
in breve, quanto. la storia ci insegna riguardo alla istituzione del
santo Rosario per mezzo di S. Domenico. e al suo ristabilimento per
opera del beato Alano della Rupe.
ROSA QUINTA
[21]
Strettamente parlando c'è un solo tipo di confraternita del Rosario di 150
Ave Maria. Ma se si considera il fervore delle differenti persone
che praticano questa devozione, ve ne sono di tre specie: quella del
Rosario comune o ordinario, quella del Rosario perpetuo, e quella del
Rosario quotidiano.
La Confraternita
del Rosario ordinario
ne esige la recita una volta alla settimana; quella del Rosario perpetuo, una sola volta all'anno, quella del Rosario quotidiano
chiede che lo si reciti ogni giorno e per intero, cioè di 150
Ave Maria.
L'omissione
di uno di questi Rosari non comporta peccato, neppure veniale, poiché
l'impegno è assolutamente volontario e in sovrappiù; però non deve
iscriversi nella confraternita chi non sia risoluto a recitarlo come è
prescritto dagli statuti, senza peraltro venire meno agli obblighi del
proprio stato. Perciò, quando un'azione imposta dal dovere di stato
coincide o contrasta con la recita del Rosario, deve essere preferita
anche se è meno santa del Rosario. Quando, in caso di malattia non lo
si possa recitare né intero, né in parte senza aggravare il male, non
vi è obbligo di recitarlo. Quando, per obbedienza legittima, o per
dimenticanza involontaria, o per urgenza, non è stato possibile
recitarlo non v'è peccato, neppure veniale; in tal caso non è mancata
nemmeno la partecipazione alle grazie ed ai meriti dei confratelli e
delle consorelle che, nel mondo, recitano il Rosario.
Cristiano,
se per pura negligenza, tu non lo reciti, purché non vi sia formale
disprezzo, non pecchi, assolutamente parlando; ma perdi la
partecipazione alle preghiere, alle buone opere, ai meriti della
confraternita. Inoltre a causa delle tue infedeltà nelle cose piccole e
di libera scelta, cadrai insensibilmente nell'infedeltà alle cose
grandi e di stretto obbligo perché “chi disprezza il poco cadrà
presto” (Sir 19,1).
ROSA SESTA
[22]
Da quando san Domenico istituì questa devozione e sino al 1460, anno in
cui il beato Alano della Rupe la rinnovò per ordine del cielo essa è
detta Salterio di Gesù e di Maria, sia perché contiene tante
salutazioni angeliche quanti salmi ha il salterio di Davide, sia perché
i semplici e gli ignoranti che non possono recitare il Salterio di
Davide, ricavano dalla recita del Rosario lo stesso frutto che si
ottiene con la recita dei salmi. Anzi un frutto più abbondante:
1)
perché il salterio angelico produsse un frutto più nobile, cioè il
Verbo Incarnato, mentre il salterio davidico lo annunziò solamente;
2)
come la realtà supera la figura e il corpo l'ombra, così il salterio
della Vergine supera quello di Davide che ne fu solo l'ombra e la
figura.
3)
perché fu
la SS. Trinità
stessa a comporre il salterio della Vergine ossia il Rosario composto
dal Pater e dall'Ave.
Ecco
quanto riferisce a questo proposito il dotto Cartagena: “L'illustrissimo scrittore d'Aix‑La‑Chapelle (J. Beyssel)
dice nel suo libro La corona
di rose dedicato all'imperatore
Massimiliano: Non si può sostenere che il saluto mariano sia di recente
invenzione, ma sorse e si diffuse con
la Chiesa
stessa. Infatti alle prime origini della Chiesa i fedeli più istruiti
celebravano le lodi divine con la triplice cinquantina dei salmi di
David. Tra i semplici, che trovavano parecchie difficoltà nel servizio
divino, nacque una santa emulazione... Essi pensarono, e giustamente,
che nel celeste elogio (del Rosario) sono
inclusi tutti i misteri divini dei salmi; soprattutto perché i salmi
cantavano Colui che doveva venire mentre questa formula di preghiera si
rivolge a Lui già venuto.
Per
questo incominciarono a chiamare Salterio di Maria le tre cinquantine di
Salutazioni, premettendo ad ogni decina l'orazione. domenicale come
avevano visto fare da chi recitava i salmi”
[23]
Il Salterio o Rosario della Vergine si compone di tre corone ognuna
composta di cinque decine, allo scopo:
1)
di onorare le Tre Persone della SS. Trinità;
2)
di onorare la vita, la morte e la gloria di Gesù Cristo;
3)
di imitare
la Chiesa
trionfante, di aiutare
la Chiesa
militante, di dare sollievo alla Chiesa purgante;
4)
di modellarsi sulle tre parti del salterio, di cui la prima riguarda la
vita purgativa, la seconda la vita illuminativa e la terza la vita
unitiva;
5)
di colmarci di grazie in questa vita, di pace alla' morte e di gloria
nella eternità.
ROSA SETTIMA
[24]
Da quando il beato Alano della Rupe rinnovò questa devozione, la voce
del popolo, che è voce di Dio, la chiamò “Rosario”, cioè corona
di rose; e ciò per significare che ogni qual volta si recita
devotamente il Rosario si pone in capo a Gesù e a Maria una corona di
153 rose bianche e di 16 rosse del paradiso, che non perderanno mai la
loro bellezza e il loro splendore.
La Vergine
approvò e confermò questo nome di
Rosario rivelando a parecchi che con le Ave Maria recitate in suo onore,
le si fa dono di altrettante gradite rose; e di tante corone di rose
quanti sono i Rosari recitati.
[25]
Il fratello Alfonso Rodriguez della Compagnia di Gesù, recitava il
Rosario con tale ardore che vedeva non di rado uscire dalla sua bocca ad
ogni Pater una rosa vermiglia
e ad ogni Ave Maria una rosa
bianca, uguale in bellezza e fragranza, diversa solo nel colore.
Le
cronache di S. Francesco raccontano che un giovane religioso aveva la
lodevole abitudine di recitare ogni giorno prima del pasto la corona
della Vergine santa.
Un
giorno, non si sa per qual motivo, la omise. Quando suonò l'ora del
pranzo, egli pregò il superiore di permettergli di recitarla prima di
sedersi a tavola e col suo permesso si ritirò in cella. Tardando di
molto a ripresentarsi, il superiore mandò un religioso a chiamarlo. Il
confratello lo trovò risplendente di luce celeste;
la Vergine
e due angeli erano accanto a lui. Ad ogni Ave
Maria usciva dalla sua bocca una bella rosa: gli, Angeli
raccoglievano le rose, una dopo l'altra e le ponevano sul capo della
Madonna che se ne dimostrava visibilmente soddisfatta.
Altri
due religiosi, mandati a vedere quale fosse la causa di tanto ritardo,
poterono anch'essi ammirare il sorprendente spettacolo, poiché
la Vergine
disparve solo quando la recita dell'intera corona ebbe termine.
Il
Rosario è dunque. una grande corona di rose; una parte del Rosario é
come un piccolo serto di piccoli fiori o piccola corona di rose
celesti che si mette in capo a Gesù e a Maria.
Come
la rosa è la regina dei fiori, così il Rosario è la rosa e la prima
fra, le devozioni.
ROSA OTTAVA
[26]
Non è possibile dire quanto
la Vergine
santa stimi il Rosario più di tutte le devozioni, quanto sia magnanima
nel ricompensare chi lo predica, lo stabilisce e lo recita e, al
contrario, quanto sia terribile contro chi lo avversa.
S.
Domenico nulla ebbe tanto a cuore durante la sua vita quanto il lodare
la Vergine
, predicare la sua grandezza, animare tutti a onorarla col Rosario. A
sua volta, la potente Regina del cielo non cessò mai di versare
benedizioni a piene mani su questo santo; ne coronò le fatiche con
mille prodigi e miracoli, gli ottenne sempre da Dio ciò che egli
chiedeva per intercessione di lei; come sommo favore lo rese vittorioso
sull'eresia degli Albigesi e lo fece patriarca di un grande Ordine.
[27]
E che dirò del beato Alano della Rupe, restauratore di questa
devozione?
La Vergine
santa l'onorò più volte di sue visite per istruirlo sui mezzi di
assicurarsi la propria salvezza, di diventare un buon sacerdote,
religioso perfetto ed imitatore di Gesù Cristo. Nelle tentazioni e
orribili persecuzioni dei demoni che lo riducevano ad una estrema
tristezza, quasi alla disperazione, ella lo consolava, dissipando, con
la sua soave presenza, nubi e tenebre. Fu lei che gli insegnò il metodo
per dire il Rosario, l'istruì sulla eccellenza e sui frutti; lo insignì
del glorioso titolo di suo novello sposo, e come pegno del suo casto
affetto gli mise al dito un anello, al collo una collana fatta dei suoi
capelli e gli diede una corona.
L'abate
Triteme, il dotto Cartagena, il sapiente Martino Navarra ed altri
parlano di lui con grandi lodi. Dopo aver attirato alla Confraternita
del Rosario più di centomila persone, morì a Zwolle, nelle Fiandre,
l'8 settembre 1475.
[28]
Il demonio, geloso dei grandi frutti che il beato Tommaso di San
Giovanni, esimio predicatore del Rosario, otteneva con questa pratica,
gli causò con i maltrattamenti una lunga e noiosa malattia dichiarata
dai medici senza speranza di guarigione. Una notte credette di morire
quando il demonio gli apparve sotto orride sembianze. Egli alzò lo
sguardo verso un'immagine della Vergine posta a capo del letto, e gridò
con tutte le forze: “Aiutami, soccorrimi, o mia dolcissima Madre”.
Aveva
appena pronunciato queste parole quando
la Vergine
, dalla sacra immagine, tese la mano e stringendogli un braccio disse:
“Non temere, Tommaso, figlio
mio, eccomi in tuo aiuto; alzati e continua a predicare la devozione al
mio Rosario, come hai incominciato. Io ti difenderò da tutti i tuoi
nemici”. Alle parole della Vergine il demonio fuggì, il malato si
alzò, perfettamente guarito, ringraziò
la Madonna
versando copiose lacrime e continuò a predicare il Rosario con
meraviglioso successo.
[29]
La Vergine
santa non favorisce solo i predicatori del Rosario: ella ricompensa con
magnificenza anche chi, con l'esempio, attira gli altri a questa
devozione.
Alfonso,
re di Léon e di Galizia, desiderando che i suoi domestici onorassero
la Vergine
santa col Rosario, pensò bene di portare al fianco una grossa corona
per incitarli con il suo esempio, senza ch'egli, tuttavia, si obbligasse
a recitarlo; in tal modo indusse tutti i componenti la corte a recitarlo
devotamente. Il re si ammalò e giunse agli estremi. Lo si credeva già
morto, ed invece era semplicemente rapito in estasi e portato davanti al
tribunale di Gesù Cristo. Vide i demoni che l'accusavano di tutti i
delitti che aveva commesso; il divin Giudice era già sul punto di
condannarlo alla pena eterna, quando
la Vergine
intervenne presso il Figlio per intercedere in favore del re. Si prese
allora una bilancia, si buttarono su un piatto tutti i peccati del re;
la Madonna
gettò sull'altro piatto il grosso Rosario che Alfonso aveva portato per
onorarla, vi aggiunse i Rosari che, dietro il suo esempio, aveva fatto
recitare. Tutto questo pesò più dei peccati; ed allora
la Vergine
gli disse guardandolo benignamente: “Per
ricompensarti del piccolo servizio che mi hai reso portando la corona,
ti ho ottenuto da mio Figlio di vivere ancora per alcuni anni, Impiegali
bene e fai penitenza”.
Ritornato
in sé il re esclamò: “O
benedetto Rosario della Vergine, al quale devo di essere sfuggito dalla
dannazione eterna!”. E dopo aver riacquistato la salute, fu sempre
devoto del Rosario che recitò ogni giorno.
Che
i devoti della Vergine santa si studino di attirare il maggior numero
possibile di fedeli nella confraternita del santo Rosario, ad esempio
di questi santi e di questo re; godranno dei suoi favori quaggiù e la
vita eterna. Chi mi mette in luce
avrà la vita eterna (Sir
24,31).
ROSA NONA
[30]
Vediamo ora che ingiustizia sia di impedire il progresso della
Confraternita del Rosario e con quali castighi Dio ha punito gli
infelici che hanno disprezzato e voluto distruggerla. Benché la
devozione al Rosario sia stata autorizzata dal cielo con molti prodigi e
sia stata approvata dalla Chiesa con bolle pontificie, non mancano
neppur oggi libertini, empi e spiriti forti che si adoperano a
screditare
la Confraternita
del Rosario o almeno ad allontanarne i fedeli. E' facile constatare
che le loro lingue sono infette di veleno infernale e che essi sono
mossi dallo spirito maligno; nessuno infatti, potrebbe disapprovare il
Rosario senza condannare quanto la religione cristiana ha di più pio,
cioè l'orazione domenicale, la salutazione angelica, i misteri della
vita, della morte e della gloria di Cristo Gesù e della santa sua
Madre.
Questi
spiriti orgogliosi che non possono soffrire la recita del santo Rosario,
cadono, spesso senza avvedersi, nello spirito riprovevole degli eretici
che detestano la corona e il Rosario. Avere in orrore
la Confraternita
è allontanarsi da Dio e dalla vera pietà, dal momento che Gesù Cristo
ci assicura di trovarsi in mezzo a coloro che si riuniscono nel suo
nome. Neppure è da buon cattolico trascurare le tante e grandi
indulgenze che
la Chiesa
accorda alla Confraternita. Ed infine è agire da nemico della salvezza
delle anime il distogliere i fedeli dalla Confraternita del Rosario
poiché con questo mezzo essi lasciano il peccato e si danno alla pietà.
San
Bonaventura disse, con ragione, che chi trascura la devozione alla
Madonna morirà nel peccato e si dannerà (S.
BONAVENTURA, Psalterium, lect. 4). Quali castighi non devono
attendersi, allora, coloro che distolgono gli altri dall'esserle
devoti!.
[31]
Mentre San Domenico predicava questa devozione in Carcassona, un eretico
metteva in ridicolo i miracoli e i quindici misteri del Rosario: ciò
impediva la conversione degli eretici. In punizione Dio permise a
quindicimila demoni di possederlo. I suoi genitori, allora, lo
condussero dal Santo affinché lo liberasse dagli spiriti maligni. Egli
si mise in preghiera ed esortò la folla a recitare con lui ad alta voce
il Rosario. Ed ecco che ad ogni Ave Maria
la Vergine
scacciava dal corpo dell'eretico cento demoni sotto forma di carboni
ardenti. Completamente liberato quell'infelice abiurò i suoi errori, si
convertì e volle iscriversi nella Confraternita del Rosario, seguito da
molti correligionari, scossi dal castigo e dalla forza del Rosario.
[321
Il dotto Cartagena, dell'Ordine di san Francesco, riferisce con molti
altri autori, che nel 1482, quando il venerabile Padre Giacomo Sprenger
ed i suoi religiosi lavoravano con grande zelo per ristabilite la
devozione e
la Confraternita
del Rosario a Colonia, due celebri predicatori, gelosi dei grandi frutti
che quelli traevano da questa pratica, presero a screditarla nei propri
discorsi, e poiché erano di grande talento e godevano larga stima,
distoglievano molti dall'entrare nella Confraternita. Uno dei due, anzi,
per meglio riuscire nel perverso intento, compose un appropriato
discorso da tenere in domenica. Venuta l'ora della predica egli non
comparve; lo si attese, lo si cercò e fu trovato morto senza che
nessuno l'avesse potuto assistere.
L'altro
predicatore, persuase che l'accaduto fosse dipeso solo da cause
naturali, decise di supplirlo nella triste impresa di far abolire
la Contraternita. Ma
all'ora. della predica Dio lo colpì di paralisi che gli tolse il
movimento e la parola. Riconoscendo allora la propria colpevolezza e
quella del collega, ricorse in cuor suo alla Vergine santa,
promettendole di predicare ovunque il Rosario con lo stesso zelo con cui
l'aveva combattuto; la supplicò di rendergli a tale scopo le forze e la
parola.
La Vergine
santa l'esaudì; ed egli guarito improvvisamente, si alzò come un
novello Saul cambiato da persecutore in apostolo del Rosario. Fece
riparazione pubblica della sua colpa e predicò in seguito con zelo ed
eloquenza l'eccellenza del santo Rosario.
ROSA DECIMA
[33]
Sono certo che gli spiriti forti e critici del nostro tempo, leggendo
questi racconti, ne metteranno in dubbio l'autenticità, come sempre
usano fare. Eppure io altro non ho fatto che trascriverli da buoni
autori contemporanei e in parte da un recente libro del padre domenicano
Antonino Thomas, intitolato Il
Roseto mistico. Tutti sanno, del resto, che esistono tre specie di
fede da prestate ai vari racconti. Agli avvenimenti narrati dalla Sacra
Scrittura dobbiamo una fede divina; ai racconti profani che non
ripugnano alla ragione e che sono scritti da seri autori, una fede
umana, ai racconti pii riferiti da autori ponderati, non contrari alla
ragione né alla fede o alla morale, anche se talvolta sono
straordinari, dobbiamo una fede pia.
Convengo
che non bisogna essere troppo creduli, ma neppure troppo critici e in
tutto occorre tenere il giusto mezzo se si vuole scoprire dove sia la
verità e la virtù. E sono anche convinto che come la carità crede
facilmente tutto ciò che non è contrario alla fede e ai buoni costumi:
la carità tutto crede (1Cor
13,7), così l'orgoglio
induce a negare quasi tutti i fatti soprannaturali, anche se accertati,
col pretesto che non si trovano nelle Sacre Scritture.
E
questo è il tranello teso dal demonio nel quale sono caduti gli eretici
che negano
la Tradizione
e in cui cadono senza accorgersene i critici odierni, che non credono ciò
che non capiscono o che non conviene loro, a motivo del loro orgoglio e
della pretesa sufficienza del loro spirito.
SECONDA
DECINA
ECCELLENZA
DEL ROSARIO
NELLE
PREGHIERE CHE LO COMPONGONO
ROSA UNDECIMA
[34]
Il Credo o Simbolo degli Apostoli, recitato sul Crocifisso della corona,
essendo il compendio delle verità cristiane, è preghiera molto
meritoria perché la fede è base, fondamento e principio di tutte le
virtù cristiane, di tutte le verità eterne e di tutte le preghiere
gradite a Dio.
Chi
s'accosta a Dio deve credere (Eb
11,6): chi si accosta a
Dio con la preghiera deve incominciare con un atto di fede; più avrà
fede e più la sua preghiera sarà efficace e meritoria per lui e
gloriosa per Dio.
Non
mi dilungherò in spiegazioni sulle formule del Simbolo Apostolico; non
posso, tuttavia, far a meno di affermare che le prime tre parole: Credo in Dio ‑ le quali contengono gli atti di tre virtù
teologali, fede, speranza e carità ‑ hanno una meravigliosa
efficacia per santificare le anime e vincere il demonio. Quanti Santi
con questa professione di fede hanno vinto le tentazioni, specialmente
quelle contro quelle virtù, sia in vita sia nell'ora della morte! Esse
sono le ultime parole che san Pietro martire tracciò come meglio poteva
col dito sulla sabbia quando, colpito al capo dalla sciabola di un
eretico, stava per spirare.
[35] Le fede è
l'unica chiave che ci apre la comprensione dei misteri di Gesù e di
Maria espressi dal santo Rosario; perciò all'inizio occorre recitare il
Credo con grande attenzione e devozione, poiché ‑ lo ripeto
‑ più viva e forte è la nostra fede e più il Rosario sarà
valido. E questa fede deve essere ardita ed animata dalla carità: in
altre parole, per ben recitare il Rosario bisogna essere in grazia di
Dio o per lo meno decisi di riacquistarla; deve essere una fede robusta
e costante e cioè: nel Rosario non dobbiamo ricercare il nostro gusto
sensibile, la nostra spirituale consolazione, disposti ad abbandonarlo
quando fossimo molestati da tante. distrazioni involontarie o da uno
strano disgusto nell'anima o da opprimente noia o torpore prolungato nel
corpo. Nella recita del Rosario non c'è alcuna necessità, di gusti o
di consolazioni, di slanci o sospiri, di lacrime; neppure si richiede
una continua applicazione dell'immaginazione: bastano la fede pura e la
retta intenzione. E' sufficiente la sola fede! (Inno Pange
lingua).
ROSA DODICESIMA
[36] Il Pater o orazione domenicale trae tutta la sua eccellenza dall'autore
che non è un qualunque uomo non è un angelo, ma è il Re degli Angeli
e degli uomini, Cristo Gesù. “Era
necessario ‑ dice san Cipriano ‑
che chi veniva come Salvatore a darci la vita della grazia, ci
insegnasse anche come celeste Maestro il modo di pregare” (S.
CIPRIANO, De oratione dominica, n. 1‑2, PL 4, 537). La sapienza del
divino Maestro appare luminosa nell'ordine, nella forza e nella
chiarezza di questa divina preghiera, che è breve, ma ricca di
insegnamenti, è accessibile ai semplici mentre è colma di mistero per
i dotti.
Il Pater contiene
tutti i nostri doveri verso Dio, gli atti di tutte le virtù e la
richiesta per ogni nostro bisogno spirituale e materiale. “E'
'il compendio dei
Vangeli”,
dice Tertulliano (TERTULLIANO, Liber
de Oratione “Evangelii Breviarium”, c. 1, PL 1, 1255). “Supera
tutti i desideri dei santi” ‑ dice Tommaso da Kempis (TOMMASO
DA KEMPIS, Enchiridion Monachorum, e. 3) - contiene in breve tutte le soavi
aspirazioni dei Salmi
e
dei cantici; chiede tutto ciò che è necessario a noi, loda Dio in modo
eccellente ed eleva l'anima dalla terra al cielo e l'unisce strettamente
a Dio.
[37] San Giovanni
Crisostomo (S. GIOVANNI CRISOSTOMO, Homilia XIX in Mattb_ e. 6, PG 57,
278) dice che chi non prega come ha pregato ed insegnato il Maestro, non
è suo discepolo. Dio Padre gradisce di essere invocato più che con
preghiere formulate dalla sapienza umana, con quella insegnataci da suo
Figlio.
Dobbiamo
recitare l'orazione domenicale con la certezza che l'eterno Padre la
esaudirà perché è la preghiera del Figlio che sempre Egli esaudisce e
del quale noi siamo membra. Potrebbe, infatti, un Padre buono rifiutare
una richiesta bene concepita e appoggiata sui meriti e sulla
presentazione di un così degno Figlio? Sant'Agostino (S. AGOSTINO,
Sermo 182 De tempore; o meglio: De Civitate Dei, L. 21, e. 27, PL 41,
748) assicura che il Pater recitato bene cancella le colpe veniali. Il giusto cade sette
volte al giorno, ma con le sette domande contenute nell'Orazione
domenicale egli può rialzarsi dalle sue cadute e fortificarsi contro i
suoi nemici.
Questa
preghiera è anche breve e facile affinché, fragili e soggetti come
siamo a tanti guai, ci sia possibile recitarla più spesso e con più
devozione e quindi ricevere più presto l'aiuto desiderato.
[38]
Disingannatevi, dunque, anime devote che trascurate l'orazione composta
dal Figlio di Dio e da Lui ordinata a tutti i fedeli; voi che stimate
solo le preghiere composte dagli uomini, come se l'uomo, anche il più
illuminato, sapesse meglio di Gesù come dobbiamo pregare; che cercate
nei libri degli uomini il modo di lodare e di pregare Dio quasi vi
vergognaste di usare il metodo prescrittoci dallo stesso suo Figlio voi
che siete persuasi che le preghiere contenute nei libri sono per i
sapienti mentre il Rosario è buono soltanto per le donne, i bambini e
la gente del popolo, come se le preghiere che leggete fossero più belle
e più gradite a Dio di quelle contenute nell'orazione domenicale!
Lasciar da parte la preghiera raccomandata da Cristo Gesù per servirsi
di preghiere composte dagli uomini è pericolosa tentazione!
Non
disapproviamo le preghiere composte dai Santi per eccitarci a lodare
Dio, ma non possiamo ammettere che siano preferite a quella uscita dalla
bocca della Sapienza incarnata, che si lasci la sorgente per mettersi in
cerca di ruscelli, che si sdegni l'acqua limpida per bere quella
torbida. Sì, perché insomma il Rosario, che si compone della preghiera
domenicale e del saluto angelico, è quest'acqua limpida e perenne che
sgorga dalla sorgente della Grazia, mentre le altre preghiere cercate
qua e là nei libri, sono i rivoli che da essa scaturiscono.
[39]
Felice chi recita la preghiera insegnata dal Signore; meditando
attentamente ogni parola, vi troverà tutto ciò di cui ha bisogno e
tutto quanto può desiderare. Con quest'ammirabile preghiera prima di
tutto ci cattiviamo il cuore di Dio invocandolo col dolce nome di Padre.
Padre nostro:
il più tenero dei padri, onnipotente nella creazione, ammirabile nel
conservarla, sommamente amabile nella sua Provvidenza e infinitamente
buono nell'opera della Redenzione. Dio è nostro Padre! ma allora noi
siamo tutti fratelli, il cielo è nostra patria e nostra eredità. Non
basta, forse, questo per ispirarci l'amore di Dio, l'amore per il
prossimo, il distacco da tutte le cose della terra?
Amiamo,
dunque, un tale padre e ripetiamogli mille volte: Padre nostro che
sei nei cieli: tu che riempi la terra e il cielo con l'immensità
della tua essenza e dappertutto sei presente; tu che sei nei Santi con
la tua gloria, nei dannati con la tua giustizia, nei giusti con la tua
grazia, nei peccatori con la tua pazienza sopportatrice, fa' che ci
ricordiamo sempre della nostra celeste origine, che viviamo come veri
tuoi figli e che tendiamo sempre verso Te solo con tutto l'ardore dei
nostri desideri.
Sia santificato il tuo nome! Il
nome del Signore è santo e terribile ‑ dice il re‑profeta
‑ ed il cielo risuona delle lodi incessanti dei serafini alla
santità del Signore Dio degli eserciti ‑ esclama Isaia. Con
queste parole chiediamo che tutta la terra conosca e adori gli attributi
di Dio tanto grande e santo; che Egli sia conosciuto, amato, adorato dai
pagani, dai turchi, dagli ebrei, dai barbari e da tutti gli infedeli;
che tutti gli uomini lo servano e lo glorifichino con fede viva. con
ferma speranza, con ardente carità, rinunciando ad ogni errore: in una
parola, che tutti gli uomini siano santi perché Santo è Egli medesimo.
Venga il tuo regno. Regna,
cioè, o Signore, nelle nostre anime con la tua grazia in questa vita
affinché meritiamo di regnare con Te dopo la morte, nel tuo regno che
è la suprema felicità che noi crediamo, speriamo ed attendiamo,
felicità che la bontà del Padre ci ha promesso, che i meriti del
Figlio ci hanno acquistato e che i lumi dello Spirito Santo ci rivelano.
La tua volontà sia fatta sulla terra
come in cielo. Nulla
certamente sfugge alle disposizioni della divina Provvidenza che ha
tutto previsto e tutto disposto ancor prima che qualcosa accada. Nessun
ostacolo può deviarla dal fine che si è prefisso; e perciò, quando
chiediamo a Dio che si compia la sua volontà non temiamo ‑ dice
Tertulliano ‑ che qualcuno possa efficacemente opporsi
all'attuazione dei suoi disegni, ma acconsentiamo umilmente a tutto
quanto gli è piaciuto di ordinare a nostro riguardo e ci dichiariamo
disposti a compiere sempre e in ogni cosa la sua santissima volontà, a
noi nota nei comandamenti, con la stessa prontezza, amore e costanza con
cui gli Angeli e i Santi obbediscono in cielo.
[40]
Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Il Signore Gesù ci insegna a
chiedere a Dio il necessario alla vita del corpo e dell'anima; con
queste parole confessiamo umilmente la nostra miseria e rendiamo omaggio
alla Provvidenza dichiarando che aspettiamo dalla sua bontà tutti i
beni temporali. Con la parola “pane” chiediamo a Dio lo stretto
necessario per la vita; il superfluo ne è escluso. Questo pane lo
chiediamo per oggi, cioè
limitiamo al giorno presente ogni nostra sollecitudine fiduciosi nella
Provvidenza per l'indomani. Ancora: chiedendo il pane di ogni
giorno ammettiamo che i nostri bisogni rinascono continuamente e
proclamiamo il nostro incessante bisogno della protezione e del soccorso
di Dio.
Perdona a noi le offese come noi le
perdoniamo a chi ci ha offesi. I nostri
peccati ‑ dicono sant'Agostino e Tertulliano ‑ sono debiti
contratti con Dio, debiti dei quali la sua giustizia esige il saldo sino
all'ultimo centesimo. E noi tutti abbiamo di questi tristi debiti! Però,
nonostante le numerose nostre colpe, accostiamoci a lui con fiducia e
diciamogli con sincero pentimento: Padre nostro che sei nei cieli,
perdona i peccati del nostro cuore e della nostra bocca, i peccati di
azione e di omissione che ci rendono assai colpevoli agli occhi della
tua giustizia; sì, perdonali perché anche noi, figli di un Padre
clemente e misericordioso, perdoniamo per obbedienza e per carità a
coloro che ci hanno offeso.
E non permettere che per
la nostra infedeltà alle tue grazie noi
soccombiamo alle tentazioni del mondo e della carne, ma
liberaci dal male che è il peccato, dal male della pena temporale e
della pena eterna da noi meritata.
Amen! Espressione
molto consolante ‑ dice san Girolamo ‑; è come il sigillo
posto da Dio alla conclusione delle nostre domande per assicurarci che
ci ha esauditi; sì, l'avete ottenuto. E' il senso della parola Amen.
ROSA TREDICESIMA
[41]
Ogni parola dell'orazione domenicale onora le perfezioni di Dio.
Onoriamo la sua fecondità chiamandolo Padre:
Padre che generi da tutta l'eternità un Figlio che è Dio come te,
eterno, consustanziale, che è una stessa essenza, una stessa potenza,
una stessa bontà, una stessa sapienza con te: Padre e Figlio che
amandovi producete lo Spirito Santo che è Dio come voi, tre adorabili
Persone che siete un solo Dio.
Padre nostro! cioè
Padre degli uomini per mezzo della creazione, della conservazione, della
redenzione, Padre misericordioso dei peccatori, Padre amico dei giusti,
Padre magnifico dei beati.
Che sei. Con
queste parole ammiriamo l'infinità, la grandezza e la pienezza
dell'essenza di Dio che con tutta verità si chiama Colui che
è, cioè colui che esiste essenzialmente, necessariamente ed
eternamente; che è l'Essere degli esseri, la causa di tutti gli esseri,
che contiene in modo eminente in se stesso le perfezioni di tutti gli
altri esseri; che è in tutti con la sua essenza, con la sua presenza,
con la sua potenza senza esservi racchiuso. Onoriamo la sua sublimità,
la sua gloria e la sua maestà con le parole: che sei nei
cieli, cioè come assiso sul trono intento a esercitare la tua
giustizia su tutti gli uomini.
Desiderando
che il suo nome sia santificato, adoriamo
la sua santità; ne riconosciamo la sovranità e la giustizia delle sue
leggi auspicando che il suo regno
arrivi e desiderando che gli uomini gli obbediscano qui in terra come gli angeli gli obbediscono in cielo. Pregandolo di darci
il pane di ogni giorno, crediamo alla sua Provvidenza; chiedendogli
la remissione dei nostri peccati, invochiamo
la sua clemenza; scongiurandolo di non
lasciarci soccombere alla tentazione, ricorriamo alla sua potenza e
sperando che ci libererà dal male
ci affidiamo alla sua bontà.
Il
Figlio di Dio ha sempre glorificato il Padre con le opere; è venuto nel
mondo per farlo glorificare dagli uomini; ha insegnato loro il modo di
onorarlo con questa preghiera che si compiacque Egli stesso di dettare.
Dobbiamo perciò recitarla spesso, con attenzione e nel medesimo
spirito con cui Egli la compose.
ROSA QUATTORDTCESIMA
[42]
Recitando devotamente questa divina preghiera noi compiamo tanti atti
delle più nobili virtù cristiane quante sono le parole che
pronunciamo.
Alle
parole: Padre nostro che sei nei
cieli, facciamo atti di fede, di adorazione, di umiltà. Desiderando
che il suo nome sia santificato e
glorificato, manifestiamo zelo ardente per la sua gloria. Chiedendogli il
possesso del suo regno, facciamo un atto di speranza. Desiderando
che il suo volere si compia sulla
terra come in cielo, riveliamo uno spirito di perfetta obbedienza.
Chiedendogli il pane di ogni
giorno, pratichiamo la povertà di spirito ed il distacco dai beni
della terra. Pregandolo di perdonare
i nostri peccati, facciamo un atto di contrizione. Perdonando a
coloro che ci hanno offeso,
esercitiamo la misericordia nella più alta perfezione. Implorando
l'aiuto nelle tentazioni, facciamo atti di umiltà, di prudenza e di fortezza.
Aspettando che ci liberi dal
male, pratichiamo la pazienza. Finalmente domandando tutte queste cose
non soltanto per noi ma anche per il prossimo e per tutti i membri della
Chiesa ci comportiamo da veri figli di Dio, lo imitiamo nella sua carità
che abbraccia tutti gli uomini ed adempiamo al comandamento di amare
il prossimo.
[43]
Detestiamo, poi, tutti i peccati e obbediamo a tutti i comandamenti di
Dio, quando, nel recitare questa preghiera il cuore e la lingua sono
concordi, e le nostre intenzioni rispondono al senso delle parole che
andiamo ripetendo. Quando riflettiamo che Dio è in cielo, cioè
infinitamente al di sopra di noi per la grandezza della sua maestà,
proviamo sentimenti di profondo rispetto per la divina presenza e, presi
da giusto timore, respingiamo l'orgoglio e ci abbassiamo fino al nulla.
Quando
pronunciamo il nome del Padre, ci ricordiamo d'aver ricevuto da Dio la
nostra esistenza per mezzo dei genitori e l'istruzione per mezzo dei
maestri i quali tutti ‑ genitori e maestri ‑ quaggiù fanno
le veci di Dio e di Lui sono immagini viventi; allora sentiamo anche
l'obbligo di onorarli, o per meglio dire, di onorare Dio nelle loro
persone e ci guardiamo bene dal disprezzarli e dal contristarli.
Ancora:
quando desideriamo che il nome santo di Dio sia glorificato, siamo ben
lontani dal profanarlo; quando consideriamo il Regno di Dio come nostra
eredità, rinunciamo ad ogni attacco ai beni di questo mondo; quando
chiediamo sinceramente per il prossimo gli stessi beni che desideriamo
per noi stessi, rinunciamo all'odio, alle discordie e all'invidia. E
quando domandiamo a Dio il pane quotidiano, detestiamo la golosità, la
voluttà che si nutrono di abbondanza; quando imploriamo con sincerità
il perdono di Dio così come noi perdoniamo a chi ci ha offesi,
reprimiamo la nostra collera. le nostre vendette, rendiamo bene per male
ed amiamo i nostri nemici; quando supplichiamo Dio di non lasciarci
cadere nel peccato al momento della tentazione, diamo prova di fuggire
la pigrizia, di cercare i mezzi per combattere i vizi e per salvarci.
Infine, quando preghiamo Dio di liberarci dal male, temiamo la sua
giustizia e siamo beati perché il timore di Dio è il principio della
sapienza: il timore di Dio fa evitare il peccato.
ROSA QUINDICESIMA
[44]
Il saluto angelico è tanto sublime e nobile che il beato Alano della
Rupe giudicò che nessuna creatura può capirlo: “Solo
Gesù Cristo ‑ asseriva - nato
dalla Vergine Maria, é in grado di spiegarlo”.
Esso
trae la sua eccellenza principalmente dalla Vergine santa alla quale fu
rivolto, dallo scopo dell'Incarnazione del Verbo in vista della quale fu
portato dal Cielo e dall'arcangelo Gabriele che primo lo pronunciò.
Il
saluto angelico riassume nel modo più conciso tutta la teologia
cristiana sulla Vergine santa. Ci sono una lode ed un'invocazione. La
lode racchiude tutto ciò che costituisce la vera grandezza di Maria e
l'invocazione tutto ciò che le dobbiamo chiedere e possiamo attendere
dalla sua bontà a nostro riguardo.
La SS. Trinità
ne rivelò la prima parte; santa
Elisabetta, illuminata dallo Spirito Santo, vi aggiunse la seconda, e
la Chiesa
, nel primo Concilio di Efeso (a. 431) ne suggerì la conclusione dopo
aver condannato l'errore di Nestorio e definito che
la Vergine
è vera Madre di Dio. Il Concilio stabilì che
la Madonna
venisse invocata sotto quel glorioso titolo con le parole: “Santa
Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della
nostra morte”.
[45]
La Vergine Maria
è l'avventurata persona alla quale fu rivolto questo divino saluto per
concludere l'affare più importante e più grande del mondo:
l'Incarnazione del Verbo eterno, la pace fra Dio e gli uomini e la
redenzione del genere umano. Ambasciatore di questo annuncio fu l'angelo
Gabriele, uno dei più alti principi della corte celeste.
Il
saluto angelico contiene la fede e la speranza dei patriarchi, dei
profeti e degli apostoli. E' la costanza e la forza dei martiri, la
scienza dei dottori, la perseveranza dei confessori e la vita dei
religiosi (Beato Alano). E' il cantico nuovo della legge di grazia, la
gioia degli angeli e degli uomini, il terrore e la confusione dei
demoni.
Grazie
al saluto angelico, Dio si fece uomo, una vergine divenne Madre di Dio,
le anime dei giusti furono liberate dal limbo, le rovine del cielo
vennero riparate ed i troni vuoti riempiti; il peccato fu perdonato, la
grazia ci fu data, i malati sono guariti, i morti risuscitati, gli
esiliati richiamati,
la Trinità Santa
fu placata e gli uomini ottennero la vita eterna. Insomma, il saluto
angelico è l'arcobaleno, il segno della clemenza e della grazia da Dio
concesse al mondo (B. Alano).
ROSA SEDICESIMA
[46] Quantunque nulla vi sia di più grande della Maestà di Dio, nulla
di più abietto dell'uomo se considerato come peccatore, questa Suprema
Maestà non disdegna i nostri omaggi e si tiene onorata quando noi
cantiamo le sue lodi. E il saluto dell'Angelo è uno dei cantici più
belli con cui noi possiamo glorificare l'Altissimo: “Ti
canterò un canto nuovo”.
Questo
canto nuovo che Davide predisse sarebbe stato cantato alla venuta del
Messia, è appunto il saluto angelico.
C'è
un cantico antico e c'è un cantico nuovo.
Il
cantico antico è quello che gli Israeliti cantavano in riconoscenza per
la creazione, per la conservazione, per la liberazione dalla schiavitù,
per il passaggio del Mar Rosso, per la manna e per tutti gli altri
favori del cielo.
Il
cantico nuovo è quello che i cristiani cantano in ringraziamento per
l'Incarnazione e per
la Redenzione. Ora
questi prodigi si compirono per mezzo del Saluto angelico; perciò noi
ripetiamo questo medesimo saluto per ringraziare
la SS. Trinità
dei tanti e inestimabili suoi benefici. Lodiamo Dio Padre perché amò
talmente il mondo da dargli il suo unico Figlio per salvarlo.
Benediciamo Dio Figlio perché discese dal cielo sulla terra, si fece
uomo e ci redense. Glorifichiamo Dio Spirito Santo perché formò nel
seno della Vergine SS. quel corpo purissimo che fu la vittima dei nostri
peccati. E' con tali sentimenti di riconoscenza che dobbiamo recitare il
saluto angelico, facendo, cioè, atti di fede, di speranza, di amore, di
ringraziamento per il beneficio della nostra salvezza.
[47]
E' vero che questo nuovo cantico si rivolge direttamente alla Madre di
Dio e contiene elogi per lei, tuttavia esso è molto glorioso per
la SS. Trinità
, perché tutto l'onore che rendiamo alla Vergine ritorna a, Dio, causa
di tutte le perfezioni e virtù di Lei. Dio Padre è glorificato perché
onoriamo la più perfetta delle sue creature; Dio Figlio è glorificato
perché lodiamo la purissima sua Madre; Dio Spirito Santo è glorificato
perché ammiriamo le grazie di cui ha colmato la sua Sposa. Come un
giorno
la Santa Vergine
, col suo bel cantico, il Magnificat,
rimandò a Dio le lodi e le benedizioni datele dalla cugina
Elisabetta per la sua eminente dignità di Madre del Signore, così
oggi, ella rimanda prontamente al Signore gli elogi e le benedizioni che
noi le diamo con il saluto angelico.
[48]
Se il saluto angelico dà gloria alla SS. Trinità, esso è anche la
lode più perfetta che noi possiamo rivolgere a Maria. Santa Matilde
desiderava conoscere il modo migliore per testimoniare la tenerezza
della sua devozione alla Madre di Dio. Un giorno, rapita in estasi vide
la Vergine
santissima che portava sul petto a caratteri d'oro le parole del saluto
angelico. E le disse: “Sappi, figlia mia, che nessuno può onorarmi
con un saluto più gradito di quello che l'adorabile Trinità mi rivolse
per mezzo dell'Angelo e col quale mi elevò alla dignità di Madre di
Dio. Con la parola Ave, che è
il nome di Eva, appresi come Dio con la sua onnipotenza mi avesse
preservata da ogni macchia di peccato e dalle miserie alle quali andò
soggetta la prima donna. Il nome Maria,
che significa Signora della luce, fa capire che Dio mi riempì di
sapienza e di luce perché illuminassi, come astro lucente, il cielo e
la terra. Le parole piena di grazia mi ricordano che lo Spirito Santo mi ricolmò
talmente di grazie da poter renderne partecipi in abbondanza quanti le
domandano per mia intercessione. Dicendomi: Il Signore è con te, si rinnova nel mio cuore l'ineffabile gioia che
provai quando il Verbo eterno si incarnò nel mio seno. Quando odo le
parole: tu sei benedetta fra tutte
le donne, lodo la misericordia di Dio che mi elevò a così alto
grado di felicità. Infine, alle parole: e
benedetto il frutto del tuo seno, Gesù, tutto il cielo si rallegra
con me di vedere mio figlio Gesù adorato e glorificato per aver salvato
A mondo”.
ROSA DICIASETTESIMA
[49]
Fra le mirabili cose rivelate dalla Vergine Santa al beato Alano della
Rupe ‑ e noi sappiamo che questo grande devoto di Maria confermò
sotto giuramento le rivelazioni avute ‑ tre sono di maggior
rilievo: la prima, che è segno probabile e prossimo di riprovazione
eterna la negligenza, la tiepidezza e l'avversione per il saluto
angelico che ha restaurato il mondo; la seconda, che i devoti di tale
saluto divino dispongono di un grandissimo pegno di predestinazione; la
terza che quanti hanno ricevuto da Dio la grazia di amare
la Vergine Santa
e di servirla con affetto, devono essere estremamente solleciti a
continuare ad amarla e servirla finché suo Figlio per mezzo di Lei non
li abbia fatti cittadini del cielo, nel grado di gloria proporzionato ai
loro meriti.
[50]
Gli eretici, figli tutti del demonio che portano segni evidenti della
loro riprovazione, hanno in orrore l'Ave
Maria. Imparano, magari, il Pater,
ma l'Ave Maria no:
preferirebbero portare sopra di sé un serpe piuttosto che la corona o
un rosario. Anche fra i cattolici coloro che purtroppo recano il marchio
della riprovazione non si curano della corona e del Rosario, ne
trascurano la recita oppure lo dicono con tiepidezza e in fretta.
Quand'anche
non prestassi fede alcuna alle rivelazioni fatte al beato Alano,
basterebbe la mia personale esperienza per convincermi di questa
terribile e pur consolante verità. lo non so, e nemmeno vedo
chiaramente come avvenga, che una devozione di così poco valore in
apparenza, possa essere segno infallibile di eterna salvezza e il non
averla sia segno di riprovazione. Tuttavia, nulla di più vero: vediamo,
invero, i seguaci delle nuove dottrine condannate nel nostri tempi dalla
Chiesa, trascurare assai, nonostante l'apparente loro grande pietà, la
devozione al Rosario e adoperarsi con i più speciosi pretesti a levarla
dalla mente e dal cuore delle persone che li avvicinano. Certo, essi si
guardano bene dal condannare apertamente, come usano i Calvinisti, la
corona, il Rosario, lo scapolare, ma il loro modo di procedere per
riuscire nell'intento è tanto più dannoso quanto è più scaltro. Ne
parleremo in seguito.
[51]
La mia Ave Maria, il mio
Rosario o la mia corona è la mia preghiera preferita, è la mia pietra
di paragone sicura per distinguere quelli che sono condotti dallo
spirito di Dio da quelli che sono nell'illusione dello spirito maligno.
Ho conosciuto anime che sembrava volassero come aquile fino alle nubi
con la loro sublime contemplazione, ed erano, invece, disgraziatamente
ingannate dal demonio; ed ho potuto scoprire la loro illusione soltanto
con l'Ave Maria ed il Rosario
ch'essi rigettavano come non meritevoli della loro stima.
L'Ave
Maria è una rugiada celeste e divina che cadendo nell'anima di un
predestinato, le comunica una fecondità meravigliosa per produrre ogni
sorta di virtù. E più l'anima è irrigata da questa preghiera, più
diviene illuminata nello spirito, infiammata nel cuore e fortificata
contro ogni suo nemico.
L'Ave
Maria è una freccia penetrante ed infocata: se un predicatore la fa
precedere alla parola di Dio che annuncia, acquista la forza di
trafiggere, commuovere e convertire i cuori più induriti, anche se egli
non sia dotato di molti talenti naturali per la predicazione. Fu questa
la saetta segreta che
la Vergine
santa ‑ come ho già detto ‑ suggerì a san Domenico e al
beato Alano come la più efficace per convertire gli eretici e i
peccatori. Da qui è nata l'abitudine di chi predica ‑ l'afferma
sant'Antonio - di recitare un'Ave
Maria all'inizio del discorso.
ROSA DICIOTTESIMA
[52]
Questo divino saluto attira su di noi una copiosa benedizione di Gesù e
di Maria: è infallibilmente certo, infatti, che Gesù e Maria
ricompensano in modo magnifico chi li glorifica; essi ricambiano al
centuplo le benedizioni ricevute. “Io
amo coloro che mi amano... per dotare di beni quanti mi amano e riempire
i loro forzieri”. E' quanto ci dicono apertamente Gesù e Maria:
“Amiamo quelli che ci amano, li arricchiamo e colmiamo i loro
scrigni”. “Chi Semina con larghezza, con larghezza raccoglierà”
Orbene,
recitare devotamente il Saluto angelico non è forse amare, benedire e
glorificare Gesù e Maria?
In
ogni Ave Maria rivolgiamo una benedizione a Gesù e una a Maria: “Tu
sei benedetta fra tutte le donne e benedetto è il frutto del tuo seno,
Gesù!” Inoltre con ogni Ave
Maria rendiamo a Maria lo stesso onore che Dio le rese salutandola
per bocca dell'Arcangelo. Ora, chi potrebbe pensare che Gesù e Maria, i
quali tante volte fanno del bene a chi li maledice, rispondano con
maledizioni a quelli e quelle che li benedicono ed onorano con l'Ave
Maria? Sarebbe, forse,
la Regina
del cielo ‑ si chiedono san Bernardo e san Bonaventura ‑
meno riconoscente, meno giusta delle persone autorevoli ed educate di
questo mondo? Tutt'altro: ella le supera anzi in questa virtù come in
tutte le altre perfezioni; perciò non consentirà mai che noi
l'onoriamo con rispetto e che ella non ci renda in centuplo. “Maria
‑ soggiunge san Bonaventura ‑ ci
saluta con la grazia se noi la salutiamo con l'Ave Maria”
(Psalterium, Lect. 4).
Ed
allora, chi mai potrà farsi un'idea delle grazie e benedizioni che il
saluto e lo sguardo benigno di Maria attirano su di noi?
Nel
momento stesso in cui intese il saluto rivoltole dalla Madre di Dio,
santa Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo ed il bambino che portava
in seno trasalì di gioia. Se ci rendiamo degni del saluto e delle
benedizioni scambievoli della Vergine Santa, noi pure, senza dubbio
saremo riempiti di grazia e un torrente di consolazioni spirituali si
riverserà nell'anima nostra.
ROSA DICIANNOVESIMA
[53]
Sta scritto: “Date e vi sarà
dato” (L, 6,38). Prendiamo il paragone del beato Alano: “Se io ti dessi ogni giorno centocinquanta diamanti, quand'anche tu fossi
un mio nemico non mi perdoneresti? e come amico non mi faresti ogni
favore possibile? Se vuoi arricchirti dei beni della grazia e della
gloria, saluta
la Vergine Santa
, onora la tua buona Madre!” Chi riverisce la madre è come chi
accumula tesori.
Presentale
ogni giorno almeno cinquanta Ave
Maria; ciascuna contiene quindici pietre preziose, a Lei più
gradite di tutte le ricchezze della terra. Che cosa non potrai allora
aspettarti dalla sua liberalità? Ella è nostra madre, nostra amica; è
l'imperatrice dell'universo e ci ama più di quanto tutte insieme le
madri e le regine abbiano mai amato un uomo mortale, poiché ‑
dice sant'Agostino ‑ la carità della Vergine SS. sorpassa tutto
l'amore naturale di tutti gli uomini e di tutti gli angeli.
[54]
Un giorno Nostro Signore apparve a santa Geltrude. Vedendolo contare
monete d'oro, la santa osò chiedergli che stesse conteggiando: “Conto - rispose Gesù ‑ le
tue Ave Maria; è questa la
moneta con cui si acquista il mio paradiso”.
Il
pio e dotto Suarez, della Compagnia di Gesù, stimava talmente il saluto
angelico che soleva dire: “Darci
volentieri tutta la mia scienza per il valore di un'Ave Maria
ben detta”
[55]
Il beato Alano così si rivolge alla Vergine: “Colui che ti ama, o divina Maria, ascolti e si rallegri: il cielo è
nell'esultanza, la terra nell'ammirazione ogni volta che io dico: Ave
Maria; ho in orrore il mondo,
l'amore di Dio regna nel mio cuore quando io dico: Ave Maria; i miei timori svaniscono, le mie passioni si spengono quando dico: Ave
Maria; cresco nella devozione,
trovo la compunzione quando dico: Ave Maria;
si conferma la mia speranza, la mia consolazione aumenta quando dico: Ave
Maria; si allieta il mio spirito,
scompare la mia tristezza quando dico: Ave Maria. E' tanto grande la dolcezza di questo amabile saluto, che parola
d'uomo non riesce ad esprimerla, e dopo averne detto meraviglie, essa
rimane così nascosta e impenetrabile che sfugge ad ogni indagine. E'
breve nelle parole ma grande nei misteri! E', più dolce del miele, più
preziosa dell'oro. Bisogna averla di continuo nel cuore per meditarla,
in bocca per dirla e ripeterla devotamente”.
Lo
stesso beato Alano della Rupe riferisce, nel capitolo 690 del suo
Salterio, che una religiosa devotissima del Rosario apparve dopo morte a
una consorella e le disse: “Se
potessi tornare in vita per dire una sola Ave Maria,
anche senza molto fervore, soffrirei volentieri di nuovo tutti i
violenti dolori sofferti prima di morire, pur di avere il merito di
questa preghiera!”. Si noti ch'ella aveva sofferto atrocemente per
anni e anni.
[56]
Michele de Lisle, vescovo di Saluzzo, discepolo e collega del beato
Alano della Rupe nel ripristinare la pratica del santo Rosario, afferma
che il Saluto angelico, devotamente recitato in onore della Vergine
Santa, è il rimedio di ogni male che ci potrebbe affliggere.
ROSA VENTESIMA
Breve spiegazione dell'Ave
Maria
[57]
Ti trovi nell'infelice condizione di chi è in peccato? Invoca la divina
Maria; dille: Ave, che vuol
dire: io ti saluto con profondissimo rispetto, o tu che sei senza
peccato e senza miserie! Ella ti libererà dalla disgrazia dei tuoi
peccati.
Sei
nelle tenebre dell'ignoranza o dell'errore? Rivolgiti a Maria e dille: Ave
Maria, che vuol dire: illuminata dai raggi del sole di giustizia.
Ella ti farà partecipe dei suoi lumi.
Sei
smarrito? fuori della via del cielo? Ricorri a Maria che vuol dire:
Stella del mare, stella polare, guida della nostra navigazione in questo
mondo ed Ella ti condurrà al porto dell'eterna salvezza.
Sei
nell'afflizione? Supplica Maria. Maria vuol dire: mare amaro, colmo di
amarezza quand'era in questo mondo e che attualmente, in cielo, è
diventato mare di pura dolcezza. Ella convertirà la tua tristezza in
gioia e le tue afflizioni in consolazioni.
Hai
forse perduto la grazia? Onora l'abbondanza delle grazie di cui Dio
riempì
la Vergine Santa
e di' a Maria: Piena di grazia! e
dei doni tutti dello Spirito Santo. Ed Ella te ne farà parte.
Ti
senti solo, come abbandonato da Dio? Rivolgiti a Maria e dille: Il
Signore è con Te più degnamente e più intimamente che nei giusti
e nei santi, poiché tu sei quasi una cosa sola con Lui. Egli, infatti,
è tuo Figlio, la sua carne è carne tua. E poiché gli sei Madre, tu
hai una perfetta rassomiglianza col Signore ed un reciproco amore. Dille
ancora:
La SS. Trinità
è tutta con te, essendone Tu il tempio prezioso. Ella ti rimetterà
sotto la protezione e la custodia del Signore.
Sei
forse diventato l'oggetto delle divine maledizioni? Di' a Maria: Benedetta
sei tu più di tutte le donne e da tutte le nazioni a causa della
tua purezza e fecondità: grazie a Te la maledizione divina fu cambiata
in benedizione. Ed Ella ti benedirà.
Hai,
forse, fame del pane di grazia, del pane della vita? Avvicinati a Lei
che portò il pane vivo disceso dal Cielo; e dille: Benedetto
il frutto del tuo seno, Gesù, che tu concepisti restando Vergine,
portasti senza fatica e desti alla luce senza alcun dolore. Benedetto
Gesù che riscattò il mondo schiavo, guarì il mondo ammalato, risuscitò
l'uomo morto, ricondusse in patria l'uomo esiliato, giustificò l'uomo
colpevole, salvò l'uomo perduto. Senza dubbio l'anima tua sarà saziata
del pane della grazia in questa vita e della gloria eterna nell'altra.
Amen.
[58]
Concludi la tua preghiera con
la Chiesa
dicendo: Santa Maria, santa
nel corpo e nell'anima, santa per la tua singolare ed eterna dedizione
al servizio di Dio, santa perché Madre di Dio che ti dotò di una
santità eminente quale conviene a tale infinita dignità.
Madre di Dio, che
sei anche Madre nostra e nostra Avvocata e Mediatrice, Tesoriera e
Dispensatrice delle grazie di Dio, procuraci prontamente il perdono dei
nostri peccati e la riconciliazione con
la Divina Maestà.
Prega per noi, peccatori, tu
che hai tanta compassione per i miseri, tu che non disprezzi né
respingi i peccatori, senza dei quali tu non saresti
la Madre
del Salvatore! Prega per noi, ora,
durante questa breve, caduca e misera vita; adesso, perché di
sicuro abbiamo solo il momento presente; adesso, perché giorno e notte
siamo attorniati e assaliti da nemici potenti e crudeli.
E nell'ora della nostra morte, così
terribile e pericolosa, quando le nostre forze saranno esaurite, quando
il nostro spirito e il corpo saranno affranti dal dolore e dal timore;
nell'ora della nostra morte, quando Satana raddoppierà gli sforzi a
fine di rovinarci per sempre; l'ora in cui si deciderà la nostra sorte
per tutta l'eternità, felice o infelice. Oh, vieni allora in aiuto ai
tuoi poveri figli, Madre pietosa, avvocata e rifugio dei peccatori.
Allontana da noi, in quell'ora, i demoni, nostri accusatori e nostri
nemici, il cui aspetto terribile ci incuterà spavento; vieni ad
illuminarci nelle tenebre della morte. Guidaci al tribunale del nostro
Giudice che è anche tuo Figlio, e intercedi per noi affinché ci
perdoni e ci accolga fra i suoi eletti nel soggiorno della gloria
eterna. Amen. Così sia.
[59]
Chi non ammirerà l'eccellenza del Rosario composto di queste due
parti: l'Orazione domenicale ed il Saluto angelico? Esiste, forse,
preghiera più gradita a Dio e alla Vergine santa? più facile, più
soave, più salutare per gli uomini? Teniamo continuamente nel cuore e
sulle labbra quelle preghiere per onorare
la SS. Trinità
, Cristo Gesù nostro Salvatore e la santissima sua Madre.
Al
termine di ogni posta sarà bene aggiungere il Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel
principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
TERZA
DECINA
L'ECCELLENZA
DEL SANTO ROSARIO NELLA MEDITAZIONE DELLA VITA E DELLA, PASSIONE DI N.S.
GESÙ CRISTO
ROSA VENTUNESIMA
I quindici misteri del Rosario
[60]
Cosa sacra che difficilmente si può comprendere è un mistero. Le opere
di Cristo Gesù sono tutte sacre e divine, perché Egli è uomo e Dio
insieme; quelle della Vergine sono santissime, perché ella è la più
perfetta fra tutte le pure creature. Ben a ragione le opere di Gesù e
della sua santa Madre sono dette “misteri” perché sono ricolme
delle innumerevoli meraviglie, perfezioni, delle sublimi e profonde
istruzioni che lo Spirito Santo rivela agli umili ed ai semplici che le
apprezzano.
Queste
opere di Gesù e di Maria possono essere chiamate fiori stupendi, il
profumo e la bellezza dei quali sono noti soltanto a coloro che si
avvicinano ad essi, ne aspirano la fragranza e ne aprono la corolla con
una attenta e seria meditazione.
[61]
San Domenico distribuì la vita di Nostro Signore e della Vergine santa
in quindici misteri che ci presentano le loro virtù e le principali
azioni; sono quindici quadri, le cui scene ci devono servire di regola e
di guida nel nostro modo di vivere; quindici fiaccole per far luce ai
nostri passi in questo mondo; quindici specchi luminosi adatti per
conoscere Gesù e Maria, per conoscere noi stessi e per accendere nel
nostro cuore il fuoco del loro amore; quindici fornaci per consumarci
totalmente nelle loro celesti fiamme.
Fu
la Madonna
ad insegnare a san Domenico questo eccellente modo di pregare quando gli
ordinò di predicarlo per risvegliare la pietà dei cristiani e per far
rivivere nei cuori l'amore per Gesù Cristo. L'insegnò anche al beato
Alano della Rupe: “La recita di
centocinquanta Ave Maria è
una preghiera molto utile ‑ gli aveva detto ‑ ed
è un omaggio che gradisco immensamente. E questa recita del saluto
angelico mi piace ancor di più se coloro che la praticano vi uniranno
la meditazione della vita, della passione e della gloria di Gesù
Cristo, poiché tale meditazione è l'anima di questa preghiera”.
Infatti, senza la meditazione dei sacri misteri della nostra redenzione,
il Rosario sarebbe quasi come un corpo senz'anima, una materia
eccellente priva di forma, poiché è proprio la meditazione che
distingue il Rosario dalle altre devozioni.
[62]
La prima parte del Rosario contiene cinque misteri: il primo è l'Annunciazione
dell'Arcangelo Gabriele alla Vergine, il secondo è
la Visitazione
di Maria a santa Elisabetta,
il terzo è
la Nascita
di Gesù Cristo, il quarto è
la Presentazione
del bambino Gesù al tempio e
la Purificazione
della santa Vergine, il quinto, il Ritrovamento
di Gesù nel tempio fra i dottori. Si chiamano gaudiosi questi misteri a causa della gioia che recarono
all'universo intero:
la Vergine
santa e gli Angeli furono inondati di gioia nel felice istante in cui il
Figlio di Dio si incarnò; santa Elisabetta e san Giovanni Battista
furono ripieni di gioia per la visita di Gesù e di Maria; il cielo e la
terra si rallegrarono alla nascita del Salvatore; Simeone fu consolato e
ripieno di letizia quando ricevette Gesù fra le braccia; i dottori
erano rapiti di ammirazione nell'ascoltare le risposte di Gesù. E chi
saprà esprimere la gioia di Maria e di Giuseppe nel ritrovare Gesù
dopo tre giorni di assenza?
[63]
La seconda parte del Rosario si compone anch'essa di cinque misteri,
detti Misteri dolorosi perché
ci presentano Gesù oppresso dalla tristezza, coperto di piaghe, carico
di obbrobri, di dolori e di tormenti. Il primo di tali misteri è la
preghiera di Gesù e la sua Agonia
nel giardino degli Ulivi; il secondo, la sua Flagellazione;
il terzo, la sua Incoronazione
dì spine; lì quarto, la salita di Gesù al Calvario, carico
della croce; il quinto, la sua crocifissione
e morte sul Calvario.
[64]
La terza parte del Rosario contiene cinque altri misteri detti gloriosi
perché in essi contempliamo Gesù e Maria nel trionfo e nella
gloria. Il primo è
la Risurrezione
di Cristo Gesù il secondo,
la sua Ascensione al cielo; il
terzo,
la Discesa
dello Spirito Santo sugli
Apostoli; il quarto, l'Assunzione
della gloriosa Vergine Maria; il quinto, la sua Incoronazione.
Sono
questi i quindici fiori profumati del Roseto mistico sui quali le anime
pie amano soffermarsi come api sagge per coglierne il succo mirabile e
come porre il miele di una solida devozione.
ROSA VENTIDUESIMA
La meditazione dei misteri ci rende
conformi a Gesù
[65] Precipua cura
dell'anima cristiana è di tendere alla perfeziono: Fatevi, dunque, imitatori di Dio quali figli carissimi (Ef
5,1), ci dice il grande Apostolo.
E'
un obbligo, questo, contenuto nell'eterno decreto della nostra
predestinazione, essendo l'unico mezzo ordinato per giungere alla gloria
eterna.
San
Gregorio Nisseno dice graziosamente che noi siamo dei pittori: l'anima
nostra è la tela preparata su cui passano i pennelli; le virtù sono i
colori che servono per dar risalto alla bellezza dell'originale da
riprodurre: Gesù Cristo, immagine viva e rappresentazione perfetta
dell'eterno Padre. Come, dunque, un pittore per eseguire il ritratto dal
vero si pone davanti all'originale e ad ogni pennellata lo osserva, così
il cristiano deve sempre tenere presente la vita e le virtù di Gesù
Cristo per dire, pensare e fare soltanto ciò che è conforme ad esse.
[66]
Per aiutarci nell'importante opera della nostra predestinazione,
la Vergine
santa ordinò a san Domenico di esporre ai devoti del Rosario i sacri
misteri della vita di Gesù Cristo non soltanto perché adorino e
glorifichino Nostro Signore, ma soprattutto perché regolino la loro
vita sulle opere e virtù di Lui. Come
i bambini, infatti, imitano i loro genitori osservandoli e conversando
con loro e ne imparano il modo di esprimersi ascoltandoli parlare; come
un apprendista impara l'arte guardando lavorare il maestro, così i
fedeli confratelli del Rosario, meditando devotamente le virtù di Gesù
Cristo nei quindici misteri della sua vita, diventano somiglianti al divino
Maestro con l'aiuto della sua grazia e per l'intercessione della
Vergine santa.
[67]
Se Mosè ordinò al popolo ebreo da parte di Dio stesso di non
dimenticare mai i benefici di cui l'aveva colmato, con maggior ragione
il Figlio di Dio può comandarci di imprimere nel nostro cuore e di
avere costantemente davanti agli occhi i misteri della sua vita,
passione e gloria, poiché questi sono altrettanti benefici dei quali ci
favorì e con i quali ci mostrò l'eccesso del suo amore per la nostra
salvezza.
“Voi
tutti che passate per la via ‑ ci dice - considerate
e osservate se ci sono dolori simili ai dolori ch'io ho sofferto per
amor vostro. Ricordatevi della mia povertà e del mio annientamento,
pensate all'assenzio e al fiele che presi per voi nella mia passione”
(Cfr. Lam 1,12; 3,19). Queste
parole e molte altre che si potrebbero ricordare, convincono abbastanza
dell'obbligo che abbiamo di non contentarci di recitare vocalmente il
Rosario in onore di Cristo Gesù e della Vergine santa, ma di recitarlo
meditandone i sacri misteri.
ROSA VENTITREESIMA
Il Rosario, memoriale della vita e della
morte di Gesù
[68]
Gesù, il divino sposo dell'anima nostra, l'amico dolcissimo, desidera
che ricordiamo i suoi benefici e li stimiamo sopra ogni cosa. Egli prova
una gioia sovrabbondante, come
la Vergine
e tutti i Santi del Paradiso, quando noi meditiamo devotamente e con
affetto i misteri del Rosario che sono gli effetti più evidenti del suo
amore per noi e i doni più ricchi ch'egli potesse farei, poiché è
proprio per tali doni che
la Vergine
stessa e tutti i Santi godono della gloria eterna.
La
beata Angela da Foligno un giorno pregò Nostro Signore che le
insegnasse con quale esercizio avrebbe potuto onorarlo meglio. E Gesù
le apparve appeso alla croce e le disse: “Figlia
mia, osserva le mie piaghe”. E così ella apprese
dall'amabilissimo Salvatore che nulla gli era più gradito quanto la
meditazione sulle sue sofferenze. Poi Gesù le mostrò le ferite del
capo, le rivelò parecchi particolari dei tormenti patiti, e soggiunse:
“Tutto questo ho sofferto per la
tua salvezza; che cosa puoi fare tu che uguagli il mio amore per te?”.
[69]
Il santo Sacrificio della Messa onora infinitamente
la Santissima Trinità
perché è rappresentazione della Passione di Gesù Cristo ed è offerta
da parte nostra dei meriti della sua obbedienza, delle sofferenze e del
sangue suo. L'intera Corte celeste ne riceve, anch'essa, sovrabbondanza
di gloria; parecchi autori, con san Tommaso, ci parlano, per lo stesso
motivo, della gioia degli Angeli nel vedere i fedeli accostarsi alla
comunione sia perché il SS. Sacramento è il memoriale della Passione e
della Morte di Cristo Gesù, sia perché con tale mezzo gli uomini
partecipano ai frutti della redenzione e assicurano la propria salvezza.
Ora,
il santo Rosario, recitato con la meditazione dei misteri, è un
sacrificio di lode a Dio per il beneficio della nostra Redenzione; è un
devoto ricordo della sofferenza, della morte e della gloria di Gesù
Cristo. E' vero, perciò, che il Rosario dà gloria e gioia di
sovrabbondanza a Gesù Cristo, alla Vergine santa e a tutti i beati
poiché essi nulla desiderano di più importante, per la nostra felicità
eterna, che vederci impegnati in un esercizio tanto glorioso per il
nostro Salvatore e tanto salutare per noi.
[70]
Il Vangelo ci assicura che un peccatore che si converte e fa penitenza
procura gioia a tutti gli Angeli. Se per rallegrare gli Angeli basta che
un peccatore lasci le vie del peccato e ne faccia penitenza, quale
gioia, quale giubilo sarà per l'intera Corte celeste, quale gloria per
Gesù stesso vederci qui in terra meditare devotamente e con amore le
sue umiliazioni, i suoi tormenti, la sua morte crudele e ignominiosa? Vi
può essere, forse, qualcosa di più efficace per commuoverci e indurci
a sincera penitenza?
Il cristiano che non medita sui misteri del Rosario dà prova di molta
ingratitudine verso Cristo Gesù e rivela d'avere poca stima per quanto
il divino Salvatore ha sofferto per la salvezza del mondo. Il suo
contegno sembra dire ch'egli ignora la vita di Gesù, che si preoccupa
ben poco di sapere ciò che Gesù fece e sofferse per redimerci. Un tale
cristiano deve temere assai che, non avendo conosciuto Gesù Cristo o
avendolo dimenticato, Egli lo respinga nel giorno del giudizio con quel
rimprovero: “In verità ti dico, non ti conosco” (Mt 25,12).
Meditiamo,
dunque, la vita e le sofferenze del Salvatore nel santo Rosario,
impariamo a conoscerlo bene, a riconoscere i suoi benefici affinché
Egli ci riconosca per suoi figli e amici nel giorno del giudizio.
ROSA VENTIQUATTRESIMA
La meditazione dei misteri del Rosario,
grande mezzo di perfezione
[71]
I santi facevano oggetto principale di studio la vita di Gesù Cristo e
ne meditavano le virtù e patimenti: è così che giunsero alla
perfezione cristiana.
San
Bernardo incominciò da tale esercizio e vi perseverò sempre e
fedelmente: “Dall'inizio della
mia conversione ‑ egli dice ‑ io
feci un mazzetto di mirra, composto dei dolori del mio Salvatore e me lo
posi sul cuore pensando ai flagelli, alle spine e ai chiodi della
passione e impegnandomi con tutto l'animo a meditare ogni giorno su
questi misteri”.
Questo
era anche l'esercizio dei Martiri: noi ammiriamo il modo con cui seppero
trionfare dei più crudeli tormenti. Ma “donde
poteva venire ‑ osserva san Bernardo ‑ la
mirabile costanza dei martiri se non dalle piaghe di Gesù Cristo, sulle
quali essi frequentemente meditavano? Dov'era l'anima di questi generosi
atleti, quando il loro sangue colava e i loro corpi erano straziati dai
supplizi, se non nelle piaghe di Gesù Cristo? E quelle piaghe li rese
invincibili”.
[72]
Anche la santissima Madre del Salvatore meditò durante tutta la sua
vita, sulle virtù e le sofferenze del Figlio. Quando, alla nascita di
Lui, udì gli Angeli cantare l'inno di gioia, quando vide i pastori
adorarlo nella stalla, la sua anima, rapita di ammirazione, meditava su
tutte quelle meraviglie: ella paragonava le grandezze del Verbo
incarnato al suo profondo abbassamento; la paglia e la mangiatoia col
trono e il seno del Padre; la potenza di Dio con la debolezza di un
bambino, la sapienza di lui con la semplicità.
La Vergine
disse un giorno a santa Brigida: “Quando
contemplavo la bellezza, la modestia e la sapienza di mio Figlio,
l'anima mia era fuori di sé per la gioia, e quando consideravo che le
sue mani e i suoi piedi sarebbero stati trafitti dai chiodi, versavo
copiose lacrime e il cuore mi si spezzava per la tristezza e il dolore”.
[73]
Dopo l'Ascensione di Gesù,
la Madonna
trascorse il resto della vita nel visitare i luoghi santificati dal
Salvatore con la sua presenza e i suoi tormenti. E ivi meditava
sull'eccesso della sua carità e sui rigori della passione. Lo stesso
esercizio fece santa Maria Maddalena nei trent'anni che visse solitaria
nella grotta della “Sainte‑Baume”. San Girolamo dice che
questa era anche la devozione dei primi fedeli: “da
tutti i paesi del mondo ‑ egli scrive ‑ venivano
in Terra santa per imprimersi più profondamente nel cuore l'amore e il
ricordo del Salvatore degli uomini, alla vista degli oggetti e dei
luoghi consacrati dalla nascita, dalle fatiche, dalle sofferenze e dalla
morte di Lui”.
[74]
Tutti i cristiani hanno una sola fede, adorano un solo Dio, sperano la
stessa felicità nel cielo; tutti conoscono un solo Mediatore, Gesù
Cristo; tutti, dunque, devono imitare questo divino modello e perciò
considerare i misteri della sua vita, delle virtù e della sua gloria.
E'
un errore credere che la meditazione delle verità della fede e dei
misteri della vita di Gesù sia solo per i sacerdoti, i religiosi e per
coloro che si sono ritirati dai fastidi del mondo. Se i religiosi e gli
ecclesiastici hanno l'obbligo di meditare sulle grandi verità della
nostra santa religione perché rispondano degnamente alla loro
vocazione, i secolari vi sono altrettanto obbligati a causa dei pericoli
di perdersi nei quali si trovano ogni giorno. Devono, perciò, armarsi
del ricordo assiduo della vita, delle virtù e delle sofferenze del
Salvatore che i quindici misteri dei Rosario presentano.
ROSA VENTICINQUESIMA
Tesori di santificazione racchiusi nelle
preghiere e nelle meditazioni del Rosario
[75]
Nessuno mai potrà comprendere i tesori mirabili di santificazione
contenuti nelle preghiere e nei misteri del Rosario. La meditazione dei
misteri della vita e della morte di Nostro Signore Gesù Cristo è
sorgente dei più meravigliosi frutti per chi vi si applica. Oggi si
vogliono cose che colpiscano, che commuovano, che producano nell'animo
impressioni profonde. Ma esiste mai al mondo una storia più commovente
di quella stupenda del Redentore che si dispiega al nostro sguardo in
quindici quadri che ricordano le grandi scene della vita, morte, gloria
del Salvatore del mondo? Quali preghiere sono più eccellenti e più
sublimi dell'orazione domenicale e dell'Ave dell'Angelo? In esse sono
racchiusi tutti i nostri desideri, tutti i nostri bisogni.
[76]
La meditazione dei misteri e delle preghiere del Rosario è la più
facile fra tutte le orazioni poiché la varietà delle virtù e degli
stati di Gesù su cui a mano a mano si riflette, ricrea e fortifica in
modo ineffabile lo spirito e impedisce le distrazioni. I sapienti
trovano in queste formule la dottrina più elevata, i semplici le
istruzioni più familiari.
Prima
di elevarsi al grado più sublime della contemplazione bisogna passare
per questa facile meditazione. Tale è il pensiero di san Tommaso
d'Aquino (S. Th, IIa IIae p. 182,
art. 3); è il consiglio ch'egli suggerisce quando dice che bisogna
prima allenarsi come in ‑un campo di battaglia con l'acquisto di
tutte le virtù di cui abbiamo il modello perfetto nei misteri del santo
Rosario. E', infatti, proprio in quella meditazione ‑ dice il
dotto Cajetano ‑che otterremo l'intima unione con Dio, senza la
quale la contemplazione è soltanto un'illusione capace di sedurre le
anime.
[77]
Se i falsi illuminati dei nostri giorni, i quietisti, avessero seguito
questo consiglio, non avrebbero subìto tante vergognose cadute né
causato tanti scandali. E' singolare illusione del demonio credere che
esistano preghiere più sublimi del Pater e dell'Ave, e abbandonare
queste preghiere divine che sono sostegno, forza e custodia dell'anima.
Convengo che non,
sempre è necessario recitarle vocalmente e che la preghiera interiore
è, in certo senso, più perfetta della vocale: ma vi assicuro che è
molto pericoloso, per non dire dannoso, abbandonare di propria
iniziativa la recita del Rosario col pretesto di una più perfetta
unione con Dio. L'anima sottilmente orgogliosa, ingannata dal demonio
meridiano, si sforza quanto le è possibile per elevarsi interiormente
al grado sublime dell'orazione dei Santi, disprezza e trascura, perciò,
i tradizionali metodi di preghiera che giudica buoni solo per le anime
ordinarie; chiude da sé medesima l'orecchio al saluto di un Angelo e
perfino alla preghiera composta da Dio e da Lui praticata e comandata: Voi
pregherete così: Padre nostro (Mt 6,9. 53 Il Montfort pone in nota
il testo seguente di S. CATERINA DA SIENA, Rivelazioni:
“ Chiunque, giusto o peccatore, ricorre a Lei con devoto rispetto
non sarà mai né deluso né divorato dal demonio dell'inferno”).
E in tal modo cade da illusione in illusione, da precipizio in
precipizio.
[78]
Credimi, caro confratello del Rosario, vuoi tu arrivare ad un alto grado
di orazione, senza affettazioni e senza i pericoli di cadere nelle
illusioni del demonio, tanto comuni nelle persone pie, recita tutti i
giorni, se puoi, il Rosario intero o almeno una parte. Può darsi che,
per grazia di Dio, ci sei già arrivato: allora, se vuoi restarci e
progredire nell'umiltà, conserva la pratica del santo Rosario; una
anima fedele alla recita quotidiana del Rosario, infatti, non sarà mai
formalmente eretica né potrà essere ingannata dal demonio: è, questa,
un'affermazione che sottoscriverei con il mio sangue.
Se,
poi, Dio, per sua misericordia, ti attira a sé mentre dici il Rosario,
tanto potentemente come fece con alcuni Santi, lasciati pure attirare,
abbandonati a
Lui,
lascia che Egli operi e preghi in te, e a modo suo reciti in te il
Rosario; e questo ti sarà sufficiente e per la giornata. Se invece
sei solamente nella contemplazione attiva o orazione ordinaria di
quiete, di presenza di Dio e di affetto, allora hai ancor meno motivo di
tralasciare il Rosario poiché, ben lontano dal farti retrocedere
nell'orazione e nella virtù, esso ti sarà di meraviglioso aiuto, vera
scala di Giacobbe dai quindici gradini per i quali salirai di virtù in
virtù, di chiarezza in chiarezza e giungerai facilmente, senza
illusioni, fino alla pienezza dell'età di Gesù Cristo.
[79]
Guardati bene dall'imitare l'ostinazione di quella pia persona di Roma
di cui si parla in Le Meraviglie
del Rosario. Era costei tanto devota e tanto fervorosa da confondere
con la sua santa vita i religiosi più austeri della Chiesa di Dio. Un
giorno, volle consultare san Domenico ed essendosi, perciò, confessata
da lui, questi le impose come penitenza la recita di un solo Rosario e
la consigliò anche di recitarlo ogni giorno. Immediatamente lei prese a
scusarsi: aveva i suoi esercizi, tutti ben regolati, acquistava ogni
giorno l'indulgenza delle Stazioni di Roma, portava sempre il cilicio,
si dava la disciplina più volte nella settimana, faceva tanti digiuni
ed altre penitenze. San Domenico la esortò con insistenza a seguire il
suo consiglio, ma lei non ne volle sapere; uscì dal confessionale quasi
scandalizzata dal modo di procedere di quel nuovo direttore che la
voleva persuadere ad accettare una devozione contraria al suo gusto.
Qualche
tempo dopo, stando in preghiera e rapita in estasi, ella vede la sua
anima obbligata a comparire davanti al Supremo Giudice. San Michele
mette su un piatto della bilancia tutte le sue penitenze e preghiere e
sull'altro i suoi peccati e le sue imperfezioni, poi alza la bilancia ed
ecco: il piatto delle buone opere sale, sale, e non può fare da
contrappeso al piatto dei peccati e delle imperfezioni. Angosciata, ella
implora misericordia e si rivolge alla Vergine Santa, sua Avvocata, la
quale lascia cadere sul piatto delle buone opere l'unico Rosario che
aveva recitato per penitenza. Questo è tanto pesante da stabilire
l'equilibrio tra i peccati e le buone opere. In pari tempo
la Vergine
la rimprovera per essersi rifiutata di seguire il consiglio del suo
servo Domenico di recitare ogni giorno il santo Rosario. Ritornata in sé
la pia donna andò a gettarsi ai piedi di san Domenico e, raccontato
quanto le era accaduto, gli chiese perdono per l'incredulità e promise
di recitare il Rosario tutti i giorni. Giunse, così, alla perfezione
cristiana ed alla gloria eterna.
O
anime d'orazione, imparate da questo fatto quanto sia efficace, preziosa
e importante la pratica del santo Rosario con la meditazione dei
misteri.
[80]
Chi fu più elevata nell'orazione di santa Maddalena che sette volte al
giorno era trasportata dagli Angeli al di sopra del Saint‑Pillon e
che era stata alla scuola di Gesù e della santa sua Madre? Eppure un
giorno ella chiese a Dio un mezzo efficace per avanzare nell'amore per
Lui e giungere alla più alta perfezione. L'arcangelo san Michele le
disse da parte di Dio di non conoscerne altro che quello di considerare
i misteri dolorosi ch'ella aveva già visto svolgersi sotto i propri
occhi, ai piedi della croce ch'egli Aveva piantato davanti alla grotta
dove lei era rifugiata.
L'esempio
di san Francesco di Sales, il grande direttore di anime spirituali del
suo tempo, possa risolvervi a far parte della confraternita così santa
del Rosario! Santo come era, egli si obbligò con voto a recitarlo per
intero ogni giorno della sua vita. Anche san Carlo Borromeo lo recitava
tutti i giorni e lo raccomandava con insistenza ai suoi sacerdoti, ai
chierici del seminario e a tutto il popolo.
Il
beato Pio V, uno dei più grandi Pontefici che governarono
la Chiesa
, recitava ogni giorno il Rosario. San Tommaso da Villanova, arcivescovo
di Valenza, sant'Ignazio, san Francesco Saverio, san Francesco Borgia,
santa Teresa, san Filippo Neri e molti altri illustri personaggi che non
nomino, si distinsero in questa devozione. Seguitene l'esempio: i vostri
direttori spirituali saranno soddisfatti e se li informerete dei frutti
che ne avrete ricavato, saranno essi stessi i primi a consigliarvelo.
ROSA VENTISETTESIMA
[81]
Per invogliarti ancor più ad abbracciare questa devozione delle anime
grandi, aggiungo che il Rosario recitato con la meditazione dei misteri:
1)
ci eleva insensibilmente alla perfetta conoscenza di Gesù Cristo;
2)
purifica le anime nostre dal peccato;
3)
ci rende vittoriosi su tutti i nostri nemici;
4)
ci facilita la pratica delle virtù;
5)
ci infiamma d'amore per Gesù;
6)
ci arricchisce di grazie e di meriti;
7)
ci fornisce i mezzi per pagare a Dio e agli uomini tutti i nostri debiti
e infine ci ottiene ogni sorta di grazie.
[82]
La conoscenza di Gesù Cristo è la scienza dei cristiani, la scienza
della salvezza; supera in eccellenza e in pregio ‑dice san Paolo
‑ tutte le scienze umane: 1) per la dignità dell'oggetto, un
Dio‑uomo, al cospetto del Quale l'universo intero non è che una
stilla di rugiada o un granello di sabbia; 2) per l'utilità poiché le
scienze umane ci riempiono solo di vanità e del fumo d'orgoglio; 3) per
la sua necessità poiché non è possibile salvarsi senza la conoscenza
di Gesù Cristo, mentre chi ignora tutte le altre scienze ma è istruito
nella scienza di Cristo Gesù, sarà salvo.
Benedetto
Rosario, che ci dai questa scienza e conoscenza di Gesù facendocene
meditare la vita, la morte, la passione e la gloria! La regina di Saba,
ammirata per la saggezza di Salomone, esclamò: Beati
i tuoi uomini, beati questi tuoi ministri che stanno sempre davanti a te
e ascoltano la tua saggezza! (1
Re 10,8. Cfr. Gv 17,3). Ma
più felici sono i fedeli che meditano attentamente la vita, le virtù,
le sofferenze e la gloria del Salvatore, perché acquistano con tale
mezzo, la perfetta conoscenza di Lui nella quale consiste la vita
eterna.
[83]
La Vergine
santa rivelò al beato Alano che non appena san Domenico prese a
predicare il Rosario, i peccatori più induriti si commossero e piansero
amaramente le loro colpe. Perfino i giovanetti fecero delle incredibili
penitenze; ovunque predicava il Rosario il fervore era tanto grande che
i peccatori cambiarono vita, edificando tutti con le penitenze e
l'emendamento della loro vita.
Se
quindi ti senti la coscienza gravata di colpe, prendi la corona e recita
una parte del Rosario in onore di qualche mistero della vita, della
passione o della gloria di Gesù. E sii convinto che mentre mediterai ed
onorerai quei misteri Egli mostrerà al Padre celeste le sue sacre
Piaghe, intercederà per te e ti otterrà la contrizione ed il perdono
dei peccati.
Disse
un giorno Nostro Signore al beato Alano: “Se
questi poveri peccatori recitassero spesso il mio Rosario
parteciperebbero ai meriti della mia passione, ed io come loro avvocato,
placherei la divina giustizia”.
[84]
La vita dell'uomo è una guerra ed una tentazione continua; noi dobbiamo
lottare non con nemici di carne e di sangue ma contro le potenze stesse
dell'inferno (Cfr. Ef 6, 12. Ef
6,1 1). Quali armi migliori impugneremo noi allora se non la
preghiera insegnataci dal nostro grande Capitano e il saluto angelico
che scacciò i demoni, distrusse il peccato e rinnovò il mondo? Se non
la meditazione della vita, della passione di Cristo Gesù, del pensiero
della quale ci dobbiamo armare come ordina san Pietro ‑ per
difenderci dagli stessi nemici che Egli vinse e che ci assalgono ogni
giorno?
“Da
quando il demonio fu vinto dall'umiltà e dalla passione di Gesù Cristo
‑ scrive il card. Hugues ‑ non
può quasi più attaccare un'anima che sia armata della meditazione di
questi misteri. E se l'attacca, ne è ignominiosamente vinto”.
Rivestitevi, dunque, dell'armatura di Dio.
[85]
Impugnate quest'arma di Dio, il santo Rosario, e schiaccerete il capo al
demonio, resisterete a tutte le tentazioni. Certamente è per questo
motivo che anche la semplice corona materiale fa tanta paura al diavolo
e i Santi se ne sono spesso serviti per incatenarlo e scacciarlo dal
corpo degli ossessi, come attestano molti fatti.
[86]
Un tale ‑ narra il beato Alano ‑ avendo tentato inutilmente
ogni pratica devota per essere liberato dallo spirito maligno che lo
possedeva, pensò di mettersi al collo la corona del Rosario; ne ebbe
sollievo. Constatando poi, che quando se la toglieva il demonio
riprendeva a tormentarlo crudelmente, decise di portarla al collo giorno
e notte: in tal modo gli riuscì di scacciare per sempre il diavolo che
non poteva sopportare quella orribile catena. Il beato Alano assicura
inoltre, di aver egli stesso liberato molti ossessi ponendo loro al
collo la corona.
[87]
Il Padre Giovanni Amát, domenicano, predicava il quaresimale in una
contrada del regno d'Aragona. Un giorno gli fu presentata una giovanetta
posseduta dal demonio. Egli tentò più volte di esorcizzarla, ma non
ottenendo alcun risultato le pose al collo la propria corona del
Rosario. Immediatamente la fanciulla dette in smanie e in urla
spaventose: “Via, via questi
grani ‑ gridava ‑ che
mi tormentano; toglietemeli”. Per compassione verso la povera
figliola il Padre gliela tolse. La notte seguente mentre questi
riposava, gli stessi demoni che possedevano la giovane s'avventarono
rabbiosamente su di lui per impadronirsi della sua persona; egli, però,
con la corona che teneva stretta in mano, nonostante gli sforzi che
quelli facevano per strappargliela, li flagellò con energia e li mise
in fuga con la ripetuta invocazione: “Santa
Maria, nostra Signora del Rosario, aiutami”.
L'indomani,
mentre si recava in chiesa, s'imbatté con l'infelice giovanetta tuttora
posseduta dai demoni; uno di questi gli disse burlandosi di lui: Frate,
se tu non avessi avuto la corona ti avremmo conciato per le feste. Il
Padre allora gettò di nuovo la corona al collo della giovanetta
dicendo: “Per i sacratissimi nomi di Gesù e di Maria sua Madre e per la virtù
del Santo Rosario, io vi comando, o maligni spiriti, di uscire subito da
questo corpo”. I diavoli furono costretti ad obbedire all'istante
e la ragazza fu liberata.
Questi
fatti dimostrano quanta sia la forza del santo Rosario per vincere ogni
tentazione del demonio ed ogni pericolo di peccato perché i grani
benedetti della corona lo mettono in fuga.
ROSA VENTOTTESIMA
[88] Sant'Agostino
assicura che non vi è esercizio tanto fruttuoso e utile per la salvezza
quanto il pensare di frequente alle sofferenze di Nostro Signore (S. Agostino, Sermo 23 ad fratres in eremo PL 40, 1273‑1274).
Il beato Alberto Magno, maestro di san Tommaso, seppe per rivelazione
che il semplice ricordo ossia la meditazione della passione di Gesù è
più meritoria per il cristiano che digiunare a pane ed acqua ogni
venerdì per un intero anno o disciplinarsi a sangue ogni settimana o
recitare ogni giorno il Salterio. Quale sarà, dunque, il merito del
Rosario che ci ricorda tutta la vita e la passione di Nostro Signore?
La Madonna
rivelò un giorno al beato Alano de
la Rupe
che dopo il santo sacrificio della Messa, la prima e più viva
commemorazione della Passione di Nostro Signore, non vi è devozione più
eccellente e più meritoria del Rosario il quale è come un secondo
memoriale e una rappresentazione della vita e della passione di Gesù.
[89]
Il padre Dorland riferisce che
la Vergine
santa disse un giorno al venerabile Domenico, certosino, devotissimo del
Rosario, residente a Treviri nel 1481. “ogni
volta che un fedele recita in stato di grazia il Rosario meditando i
misteri della vita e della passione di Gesù, ottiene piena e totale
remissione dei suoi peccati”. Anche al beato Alano Ella disse: “Sappi
che sebbene siano già numerose le indulgenze concesse al mio Rosario,
io ne aggiungerò molte altre per ogni cinquanta Ave Maria in favore di
quanti le reciteranno in stato di grazia e devotamente in ginocchio. A
chi avrà perseverato nella recita del Rosario in quelle condizioni e
meditandone i quindici misteri, otterrò al termine della sua vita, come
ricompensa del buon servizio, che gli siano pienamente rimesse e la
colpa e la pena di tutte le sue manchevolezze. Tutto ciò non ti sembri
incredibile poiché è facile per me che sono la madre del Re dei cieli,
di Colui che mi chiama
la Piena
di grazia; se, infatti, ne sono ricolma, posso distribuirne con
abbondanza ai miei cari figli”.
[90]
San Domenico era tanto convinto dell'efficacia e del merito del Rosario
che non imponeva quasi mai altra penitenza a chi si confessava da lui se
non quella di recitarlo, come abbiamo visto più sopra quando riferimmo
di quella donna romana alla quale diede per penitenza un solo Rosario.
I
confessori, anch'essi, se vogliono seguire l'esempio del grande Santo,
dovrebbero imporre ai loro penitenti il Rosario con la meditazione dei
misteri, invece di altre penitenze che non sono così meritorie né così
gradite a Dio e neppure tanto profittevoli alle anime per farle avanzare
in virtù o tanto efficaci per impedire loro di ricadere nel peccato.
Senza dire, poi, che recitando il Rosario si lucrano numerose indulgenze
non annesse a molte altre devozioni.
[91]
Dice l'abate Blosio: “Sicuramente
il Rosario con la meditazione della vita e della passione di Nostro
Signore è graditissimo a Gesù e alla Vergine ed è molto efficace per
ottenere ogni grazia; perciò lo possiamo, recitare per noi stessi o per
coloro che a noi si raccomandano o anche per tutta
la Chiesa. Ricorriamo
, dunque, alla devozione del Rosario in ogni nostra necessità ed
otterremo senza dubbio quanto avremo chiesto a Dio in ordine alla nostra
salvezza”.
ROSA VENTINOVESIMA
[92]
Secondo san Dionigi nulla di più divino, di più nobile, di più
gradito a Dio quanto il cooperare alla salvezza delle anime e rovesciare
i perfidi piani del demonio che tutto mette in opera per perderle.
Questo fu il motivo per cui il Figlio di Dio scese sulla terra: Egli,
fondando
la Chiesa
, aveva distrutto il dominio di Satana. Purtroppo questo tiranno aveva
ripreso forza esercitando crudele violenza sulle anime, come si vide per
esempio nel secolo XI quando sorse l'eresia degli Albigesi, con tutti
gli odi, le contese, i vizi più abominevoli che, gli riuscì di far
regnare nel mondo.
Quale
il rimedio a questi grandi disordini? come abbattere la forza di Satana?
La Madonna
, protettrice della Chiesa, per calmare la collera del Figlio, per
estirpare l'eresia e riformare i costumi dei cristiani, offerse come il
mezzo più efficace la confraternita del Rosario e i fatti lo provarono:
la carità si ravvivò, la frequenza ai sacramenti ritornò come nei
primi secoli d'oro della Chiesa ed i costumi dei cristiani si
riformarono.
[93]
Dice papa Leone X nella sua Bolla (4 ottobre 1520), che questa
confraternita fu fondata ad onore di Dio e di Maria come un baluardo per
stornare le sciagure che stavano per abbattersi sulla Chiesa. E Gregorio
XIII afferma che il Rosario fu dato dal Cielo come un mezzo per calmare
la collera divina ed implorare l'intercessione della Vergine santa.
Giulio III aggiunge che il Rosario fu ispirato per aprirci più
facilmente il cielo, grazie alla intercessione della Madonna. Paolo III
e il beato Pio V dichiarano che il Rosario fu stabilito e dato ai fedeli
perché potessero procurarsi in modo più efficiente il riposo, e la
consolazione spirituale. Chi, dunque, potrà trascurare di iscriversi ad
una confraternita istituita per così nobili intenti?
[94]
Un giorno Padre Domenico, certosino, molto devoto del Rosario, vide il
cielo aperto e tutta la corte celeste disposta in mirabile ordine; e udì
cantare con dolcissima melodia il Rosario mentre si onorava ad ogni
decina un mistero della vita, della passione e della gloria di Gesù e
della Madonna. Egli notò che al santo nome di Maria tutti i beati
inchinavano il capo e a quello di Gesù genuflettevano e ringraziavano
Dio per i grandi benefici elargiti in cielo e in terra in virtù del
Rosario. Vide pure
la Vergine
e i Santi presentare a Dio i Rosari che i confratelli recitavano sulla
terra e pregavano per tutti quelli che praticano questa devozione; vide
ancora innumerevoli corone di splendidi e profumati fiori preparate per
chi recita con devozione il Rosario, le corone che essi medesimi stanno
intessendo per esserne adorni in cielo.
La
visione del pio certosino ricorda la visione del Discepolo prediletto
che vide una moltitudine stragrande di angeli e di santi intenti a
lodare e a benedire Nostro Signore per quanto aveva fatto e sofferto per
la nostra salvezza. Ebbene, non è questo che fanno anche i confratelli
del Rosario?
[95] Non è da credere che il Rosario sia buono soltanto per le donne,
per i piccoli e gli ignoranti; esso è buono altresì per gli uomini e
tra essi per i più ragguardevoli. Non appena san Domenico ebbe riferito
a Papa Innocenzo III l'ordine ricevuto dal cielo di istituire questa
Confraternita, il Pontefice approvò ed esortò il Santo a predicarla;
anzi volle farne parte egli stesso, e con lui diedero il proprio nome
entusiasticamente gli stessi cardinali, tanto che Lopez non esitò a
dire: “Nessun sesso, nessuna età, nessuna condizione sociale si è
potuta sottrarre alla devozione del Rosario”.
Sono,
infatti, iscritti in questa Confraternita persone di ogni categoria:
duchi, principi, re, prelati, cardinali, sommi Pontefici. Troppo lungo
sarebbe enumerarli. Perciò, caro lettore, se entrerai in questa
confraternita parteciperai alla loro devozione, alle loro grazie qui in
terra e alla loro gloria in cielo: associato con loro nella devozione,
avrai in comune anche la dignità.
ROSA TRENTESIMA
[96]
Se i privilegi, i favori e le indulgenze rendono raccomandabile una
Confraternita, si deve dire che quella del Rosario è la più
raccomandabile nella Chiesa perché è la meglio dotata di indulgenze.
Dalla sua istituzione in poi quasi tutti i Papi hanno fatto prelievi dal
tesoro della Chiesa per arricchirla. E poiché l'esempio persuade più
delle parole e degli stessi favori, essi testimoniarono la stima in cui
tenevano
la Confraternita
, dando ad essa il proprio nome.
Ecco
un breve compendio delle indulgenze accordate dai Sommi Pontefici alla
Confraternita; indulgenze confermate nuovamente dal Santo Padre
Innocenzo XI il 31 luglio 1679 e comunicate, col permesso di
pubblicarle, all'arcivescovo di Parigi il 25 settembre dello stesso
anno:
1)
indulgenza plenaria nel giorno dell'iscrizione; 2) indulgenza plenaria
in punto di morte; 3) indulgenza parziale di 10 anni e 10 quarantene per
ciascuna delle tre corone; 4) indulgenza parziale di 7 giorni ogni volta
che gli associati pronunceranno devotamente il nome di Gesù e di Maria;
5) indulgenza parziale di 7 anni e 7 quarantene a coloro che
assisteranno con pietà alla processione del Rosario; 6) indulgenza
plenaria nella prima domenica del mese e nelle feste di Nostro Signore e
della Madonna a quanti veramente pentiti e confessati visiteranno la
cappella del Rosario nella chiesa sede della confraternita; 7)
indulgenza parziale di 100 giorni ai presenti al canto della Salve
Regina; 8) indulgenza parziale di 100 giorni a coloro che con devozione
e allo scopo di darne l'esempio, portano visibilmente la corona; 9)
indulgenza plenaria nei giorni indicati per lucrarla ai confratelli
ammalati o impediti di recarsi in chiesa, che confessati e comunicati
reciteranno in giornata il Rosario o almeno una parte. 10) Per un
insigne e speciale favore verso i confratelli del Rosario, i Sommi
Pontefici danno loro possibilità di lucrare le indulgenze delle chiese
stazionali di Roma, con la semplice visita a cinque altari recitando
davanti a ciascuno di essi cinque Pater
e cinque Ave per il bene
della Chiesa. Qualora nella chiesa sede della Confraternita vi fossero
solo uno o due altari, potranno recitare i 25 Pater
e Ave davanti a quelli.
[97]
Gran favore, quest'ultimo, per i confratelli poiché nelle chiese
stazionali di Roma si lucrano indulgenze plenarie in suffragio delle
anime del purgatorio e si ottengono tante remissioni che essi possono
acquistare senza fatica, senza spese e senza neppure uscire dal proprio
paese! Che se
la Confraternita
non esistesse là dove essi dimorano, potrebbero egualmente acquistare
le predette indulgenze, stando alla concessione di Leone X, con la
visita a cinque altari in qualsiasi chiesa.
I
giorni stabiliti e determinati per coloro che risiedono fuori Roma nei
quali i confratelli possono lucrare queste indulgenze ‑ secondo il
decreto della Sacra Congregazione per le indulgenze, approvato dal santo
Padre il 7 marzo 1678, purché le condizioni siano esattamente osservate
‑ sono: tutte le domeniche di Avvento; i tre giorni delle Quattro
Tempora di Avvento; la vigilia di Natale, alla Messa della notte,
dell'aurora e del giorno di Natale; la festività di santo Stefano, di
san Giovanni evangelista, dei santi Innocenti, della Circoncisione e
dell'Epifania; le tre domeniche prima della Quaresima; dal giorno delle
Ceneri alla domenica in Albis inclusa;
i tre giorni delle Rogazioni; il giorno del]'Ascensione; la vigilia di
Pentecoste e tutti i giorni dell'ottava; i tre giorni delle Quattro
Tempora di settembre.
Caro
confratello del Rosario, vi sono altre innumerevoli indulgenze; se le
vuoi conoscere leggi il Sommario
delle indulgenze accordate ai confratelli, dove troverai pure i nomi
dei Papi che le elargirono, l'anno della concessione e diversi
particolari che non è possibile qui riferire in compendio.
QUARTA
DECINA
L'ECCELLENZA
DEL ROSARIO NELLE MERAVIGLIE DA DIO OPERATE IN SUO FAVORE
ROSA TRENTUNESIMA
[98]
In una visita a Bianca, regina di Francia, che dopo dodici anni di
matrimonio non aveva ancora figli ed era perciò molto afflitta, san
Domenico le consigliò di recitare ogni giorno il Rosario per ottenere
dal cielo tale grazia. Ella così fece e nel 1213 diede alla luce il
primogenito che chiamò Filippo. Ma la morte glielo rapì ch'era ancora
in fasce e allora la pia regina ricorse più che mai a Maria, facendo
anche distribuire gran numero di corone del Rosario a tutta la corte e
in parecchie città del regno perché Dio le concedesse intero il
sospirato favore. E fu esaudita poiché nel 1215 le nacque Luigi, la
gloria di Francia ed il modello dei re cristiani.
[99]
Alfonso VIII re d'Aragona e di Castiglia, punito da Dio in diversi modi
per i suoi peccati, fu costretto a ritirarsi nella città di un suo
alleato. Avvenne che in quella città il giorno di Natale san Domenico
predicasse come sempre sul Rosario e sulle grazie che con esso si
ottengono da Dio. Tra l'altro disse che coloro che lo recitano
devotamente riportano vittoria sui nemici e ritrovano ogni cosa perduta.
Colpito da tali parole il re fece ricercare san Domenico e gli chiese se
fosse vero quanto aveva detto circa il Rosario. Il Santo rispose che non
doveva dubitarne e l'assicurò che ne avrebbe sperimentato gli effetti
se avesse praticato la devozione al Rosario e si fosse iscritto nella
Confraternita. Il re, allora, decise di recitare ogni giorno il Rosario
e fu fedele. Dopo un anno, esattamente nel medesimo giorno di Natale,
dopo ch'egli terminò di dire il Rosario,
la Madonna
gli apparve e gli disse: “Alfonso, da un anno in qua tu mi onori recitando devotamente il mio
Rosario; ebbene, vengo per darti la ricompensa: sappi che ti ho ottenuto
da mio Figlio il perdono di tutti i peccati. Eccoti, ora, una corona del
Rosario; portala indosso e nessuno dei tuoi nemici potrà ucciderti”.
La Madonna
disparve lasciando il re grandemente
consolato e fiducioso. Egli tornò a casa con la corona in mano e, pieno
di gioia, raccontò alla regina del favore ricevuto dalla Vergine, indi
con la preziosa corona toccò gli occhi della regina da gran tempo
cieca, ed ella riacquistò immediatamente la vista perduta.
Qualche
tempo dopo re Alfonso raccolse un esercito, strinse accordi con gli
alleati e attaccò arditamente i suoi nemici; li sconfisse e li obbligò
a restituirgli le terre e a risarcire ogni danno. Inoltre divenne tanto
abile in guerra che da ogni parte i soldati mercenari venivano ad
arruolarsi sotto le sue insegne, fatti sicuri che la vittoria arrideva
sempre alle sue armi. E di ciò nessuna meraviglia: egli non attaccava
mai battaglia senza prima aver recitato in ginocchio il Rosario; anzi,
aveva fatto iscrivere nella confraternita tutta la sua corte ed esortava
gli ufficiali e i familiari ad esserne membri esemplari. La regina
stessa vi si era iscritta e ambedue perseveravano nel servizio a Maria
con edificante pietà.
ROSA TRENTADUESIMA
[100]
San Domenico aveva un cugino di nome don Perez o Pedro, che conduceva
una vita molto dissoluta. Costui un giorno, avendo sentito dire che il
santo stava predicando sulle meraviglie del Rosario e che per tale mezzo
molti si convertivano e cambiavano condotta, si disse: “Avevo perduto ogni speranza di salvarmi, ma ora riprendo fiducia;
bisogna che anch'io vada ad ascoltare questo uomo di Dio”. E andò
alla predica di san Domenico. Questi, non appena lo vide, pregò in cuor
suo il Signore perché aprisse gli occhi al cugino, e si rendesse conto
dello stato miserando della propria anima; raddoppiò di energia nel
tuonare contro i vizi. Don Perez ne fu alquanto scosso ma non tanto da
risolversi a cambiare vita. Tornò, tuttavia, alla predica seguente.
Allorché
il Santo lo vide, convinto che quel cuore indurito si sarebbe ravveduto
solo per un colpo straordinario della grazia, esclamò a voce alta: “Signore
Gesù, fate vedere a quanti sono qui radunati in quale stato si trova
colui che è entrato or ora nella tua casa!”. E tutta l'assemblea
poté vedere don Perez circondato da un'orda di demoni in forma di
bestie orribili che lo tenevano legato con catene di ferro: presi dallo
spavento fuggirono chi qua chi là, con immensa confusione di don Perez,
egli pure spaventato e vergognoso d'essere oggetto di orrore a tutti.
San Domenico, però, fece fermare la gente e rivolto al cugino disse:
“Riconosci, infelice, lo stato
deplorevole della tua anima e gettati ai piedi della Madonna! Su, prendi
questa corona del Rosario, recitalo con devozione, pentiti dei tuoi
peccati e risolvi di cambiar vita!”. Don Perez obbedì e in
ginocchio recitò il Rosario; subito dopo si sentì ispirato a
confessarsi e lo fece con estrema contrizione. Il Santo gli ordinò
allora di recitare ogni giorno il Rosario ed egli non solo promise, ma
scrisse egli stesso il proprio nome nel registro della confraternita.
Quando uscì dalla chiesa il suo volto che poco prima aveva fatto
inorridire gli astanti, appariva splendente come il volto di un angelo.
Si seppe in seguito che perseverando nella recita del Rosario, egli
aveva condotto vita molto regolata ed era morto serenamente.
ROSA TRENTATREESIMA
[101]
Mentre predicava il Rosario nelle vicinanze di Carcassona, a san
Domenico, fu presentato un eretico albigese posseduto dal demonio. Il
Santo, davanti a una folla che si ritiene composta di oltre dodicimila
persone, lo esorcizzò, e i demoni che tenevano in dominio quel
miserabile, furono costretti, loro malgrado, a rispondere alle domande
dell'esorcista. E confessarono 1) che nel corpo di costui erano in
quindicimila perché egli aveva osato combattere i quindici misteri del
Rosario; 2) che san Domenico col suo Rosario terrorizzava tutto
l'inferno e che essi stessi odiavano lui più di qualsiasi altra persona
perché con questa devozione del Rosario strappava loro le anime; 3)
rivelarono inoltre parecchi altri particolari.
San
Domenico allora gettò la sua corona al collo dell'ossesso e chiese ai
demoni chi mai fra tutti i Santi del cielo essi temessero di più e chi,
a parere loro, meritasse più amore e onore da parte degli uomini. A
tale domanda gli spiriti infernali levarono alte grida sì che la
maggior parte dei presenti stramazzarono a terra per lo spavento. Poi
quei maligni, per non rispondere direttamente alla domanda, cominciarono
a piangere e a lamentarsi in modo così pietoso e commovente che
parecchi fra gli astanti furono presi da una naturale pietà. Per bocca
dell'ossesso e con voce piagnucolosa così dicevano: “Domenico,
Domenico, abbi pietà di noi e promettiamo di non nuocerti mai. Tu che
tanta compassione hai per i peccatori e per i miserabili, abbi pietà di
noi meschini. Ahinoi!, soffriamo già tanto: perché ti compiaci di
aumentare le nostre pene? Contentati di quelle che ci tormentano!
Misericordia, misericordia misericordia!”.
[102]
Impassibile davanti ai piagnistei di quegli spiriti, il Santo rispose
che non avrebbe desistito dal tormentarli se prima non avessero essi
stessi risposto alla sua domanda. Ed essi replicarono che avrebbero
dato, la risposta, ma in segreto, all'orecchio e non di fronte a tutti.
Domenico tenne duro e comandò che parlassero ad alta voce; ma ogni sua
insistenza fu inutile e i demoni si chiusero nel silenzio. Allora il
Santo si pose in ginocchio e pregò
la Madonna
: “Vergine potentissima, Maria,
in virtù del tuo Rosario comanda, a questi nemici del genere umano di
rispondere alla mia domanda”. Immediatamente dopo questa
invocazione, una fiamma ardente uscì dalle orecchie, dalle narici e
dalla bocca dell'ossesso; i presenti tremarono dalla paura ma nessuno ne
subì danno. E si udirono le grida di quegli spiriti: “Domenico,
noi ti preghiamo per la passione di Cristo e per i meriti della sua
santa Madre e dei Santi: permettici di uscire da questo corpo senza dir
nulla. Gli Angeli, quando tu vorrai, te lo riveleranno. Del resto, perché
vuoi tu credere a noi? non siamo forse dei bugiardi? Non tormentarci
oltre, abbi pietà di noi ”.
“Disgraziati,
siete indegni di pietà!” riprese san Domenico, e sempre in
ginocchio pregò di nuovo
la Vergine Santa
: “O degnissima Madre della
Sapienza, ti supplico per il popolo qui presente che ha già appreso a
recitare come si deve il Saluto angelico, obbliga questi tuoi nemici a
proclamare in pubblico la verità piena e chiara sul Rosario”.
Finita
la preghiera vide accanto a sé
la Vergine Maria
, circondata da una moltitudine di angeli, che con una verga d'oro
colpiva l'ossesso e gli diceva: “Rispondi
al mio servo Domenico conforme alla sua richiesta”. Da notare che
nessuno udiva né vedeva
la Madonna
all'infuori di san Domenico.
[103] A tale comando i demoni presero a urlare:
“O inimica nostra, o nostra damnatrix,
o nostra inimica, o nostra damnatrix, o confusio nostra, quare de coelo
descendisti ut nos hic ita torqueres? Per te quae infernum evacuas et
pro peccatoribus tanquam potens advocata exoras; o Via coeli certissima
et securissima, cogimur sine mora et intermissione ulla, nobis quamvis
invitis, et contra nitentibus, totam rei prolerre veritatem. Nunc
declarandum nobis est simulque publicandum ipsum medium et modus quo
ipsimet conjundamur, unde vae et maledíctio in aeternum nostris
tenebrarum principibus.
Audite
igitur vos, christiani. Haec Christi Mater potentissima est in
praeservandis suis servis quonimus praecipites ruant in baratrum nostrum
inferni. Illa est quae dissipat et enervat, ut sol, tenebras omnium
machinarum et astutiarum nostrarum, detegit omnes fallacias nostras et
ad nihilum redigit omnes nostras tentationes. Coactique fatemur neminem
nobiscum damnari qui ejus sancto cultui et pio obsequio devotus
perseverat. Unicum ipsius suspirium, ab ipsa et per ipsam sanctissimae
Trinitati oblatum, superat et excedit
omnium sanctoruin preces, atque pium et sanctum eorum votum et
desiderium, Magisque eum formidamus quam omnes paradisi sancios; nec
contra fideles ejus famulos quidquam praevalere possumus.
Notum sit etiam vobis plurimos
christianos in hora mortis ipsam invocantes contra nostra jura salvari,
et nisi Marietta illa obstitisset nostrosque conatus repressisset, a
longo iam tempore totam Ecclesiam exterminassemus, nam saepissime
universos Ecclesiae status et ordines a fide deficere fecissemus. Imo
planius et plenius vi et necessitate compulsi, adhuc vobis dicimus,
nullum in exercitio Rosarii sive psalterii eius perseverantem aeternos
inferni subire cruciatus. Ipsa enim devotis servis suis veram impetrat
contritionem qua fit ut peccata sua confiteantur, et eorum indulgentiam
a Deo consequantur”.
[104]
“O nostra nemica, nostra rovina
e nostra confusione! perché sei tu scesa dal cielo apposta per farci
tanto soffrire? O avvocata dei peccatori che ritrai dall'inferno, o via
sicurissima del Paradiso, siamo noi proprio obbligati, a nostro
dispetto, a dire tutta la verità? Dobbiamo proprio confessare davanti a
tutti ciò che ci coprirà di vergogna e sarà causa della nostra
rovina? Guai a noi! e maledizione eterna ai nostri principi delle
tenebre! Ebbene, udite voi cristiani: questa Madre di Cristo è
onnipotente e può impedire che i suoi servi cadano nell'inferno. E' lei
che, come un sole, dissipa le tenebre dei nostri intrighi e astuzie; è
lei che sventa le nostre mene, disfa i nostri tranelli e rende vani e
inefficaci tutte le nostre tentazioni.
Siamo costretti a confessarvi che
nessuno di quanti perseverano nel suo servizio è dannato con noi. Uno
solo dei sospiri ch'ella offra alla SS. Trinità vale più di tutte le
preghiere, i voti, i desideri dei Santi.
Noi la temiamo più di tutti i beati
insieme e nulla possiamo contro i suoi fedeli servitori. Anzi, avviene
che molti cristiani i quali secondo le leggi ordinarie andrebbero
dannati, invocandola in punto di morte riescono a salvarsi per
l'intercessione di lei. Ah, se questa Marietta ‑ così la
chiamavano per rabbia ‑ non si fosse opposta ai nostri progetti e
ai nostri sforzi, già da molto tempo noi avremmo rovesciato e distrutto
la Chiesa
e fatto cadere nell'errore e nell'infedeltà tutte le sue gerarchie!
Proclamiamo, inoltre, costretti dalla violenza che ci viene usata, che
nessuno di quanti perseverano nella recita del Rosario, va dannato perché
ella ottiene ai suo fedeli servi una sincera contrizione dei loro
peccati e ricevono perdono e indulgenza”.
Ottenuta
questa confessione san Domenico fece recitare il Rosario dagli astanti,
adagio e con devozione. Ed ecco la cosa sorprendente: ad ogni Ave Maria
recitata dal Santo e dal popolo usciva dal corpo di quell'ossesso una
moltitudine di demoni in forma di carboni ardenti. Quando l'infelice ne
fu completamente libero,
la Vergine Santa
, sempre non vista, benedisse il popolo e tutti avvertirono una
sensibile e vivissima gioia. Questo miracolo fu causa di conversione per
molti eretici che entrarono perfino nella confraternita del Rosario.
ROSA TRENTAQUATTRESIMA
[105]
Come si potrà degnamente narrare le vittorie riportate da Simone, conte
di Montfort, sugli Albigesi, con l'aiuto e la protezione della Madonna
del Rosario? Furono talmente famose che il mondo non ne conobbe mai di
simili.
Una
volta con 500 uomini egli sfidò diecimila eretici e vinse; un'altra
volta con trenta ne abbatté tremila; un'altra volta ancora con
ottocento cavalieri e mille fanti sbaragliò l'armata del re d'Aragona,
forte di centomila uomini, perdendo egli solo un cavaliere e otto
soldati.
[106]
E da quali pericoli
la Vergine
non liberò Alano de l'Anvallay, cavaliere bretone intrepido combattente
per la fede contro gli Albigesi! Un giorno, mentre i nemici l'avevano
circondato da ogni parte,
la Madonna
scagliò contro essi centocinquanta pietre e lo liberò dalle loro mani.
In altra circostanza, mentre il suo vascello che faceva acqua stava per
affondare, la divina Madre fece emergere dalle acque centocinquanta
scogli, valicando i quali egli poté salvarsi e rientrare in Bretagna. A
perpetuo ricordo di questi miracoli ottenuti dalla Vergine grazie al
Rosario che recitava ogni giorno egli fece edificare un convento in
Dinan per i religiosi del nuovo Ordine di san Domenico; in seguito si
fece religioso e morì santamente ad Orléans.
[107]
Otero, anch'egli soldato bretone di Vaucouleurs, mise più volte in fuga
intere compagnie di eretici e di ladri semplicemente col tenere appesa
al braccio o all'elsa della spada il rosario. I suoi stessi nemici, dopo
le sconfitte subite, gli confessavano d'aver visto la sua spada
splendere di viva luce; anzi una volta videro lo stesso Otero ben
protetto da uno scudo sul quale risaltavano le immagini di Gesù, della
Madonna e di Santi e che lo rendeva invisibile e gli dava forza nel
combattimento. Un giorno, con dieci compagnie fece fronte a ventimila
eretici senza che alcuno dei suoi soldati andasse perso. E tale fatto
impressionò assai il comandante dell'armata eretica tanto che si recò
a far visita a Otero, abiurò l'eresia e dichiarò che nella mischia
l'aveva visto coperto d'armatura di fuoco.
ROSA TRENTACINQUESIMA
[108]
Il beato Alano riferisce che un cardinale di nome Pietro, del titolo di
santa Maria in Trastevere, iniziato alla pratica del Rosario da san
Domenico, suo intimo amico, coltivò questa devozione e ne divenne
acceso apostolo. Inviato come delegato in Terra Santa presso i crociati
allora in guerra contro i Saraceni, egli parlò loro dell'efficacia, del
Rosario e tutti ne furono convinti. Lo recitarono per implorare l'aiuto
del cielo in un imminente combattimento; trionfarono sui nemici pur
essendo tremila contro centomila.
Abbiamo
già visto come i demoni temono in modo incredibile il Rosario. San
Bernardo afferma che il saluto angelico dà loro la caccia e per esso
tutto l'inferno freme. Il beato Alano assicura d'aver incontrato
parecchie persone che, essendosi date al demonio corpo e anima,
rinunciando al battesimo e a Gesù Cristo, furono poi liberate dalla
infernale tirannia dopo aver accettato la pratica del santo Rosario.
ROSA TRENTASEIESIMA
[109]
Nel 1578 una donna di Anversa si era venduta al demonio con regolare
contratto firmato col proprio sangue. Qualche tempo dopo ne sentì acuto
rimorso e, desiderando riparare al male commesso, cercò un confessore
prudente e caritatevole per sapere in qual modo avrebbe potuto
affrancarsi dalla schiavitù di satana; trovò un sacerdote saggio e pio
che le consigliò di recarsi da un certo padre Enrico, del Convento di
san Domenico, direttore della confraternita del Rosario.
Ella
vi andò ma, purtroppo, invece del padre Enrico trovò il demonio
travestito da frate, il quale naturalmente la rimbrottò acerbamente e
le significò che per lei non c'era più alcuna speranza di ottenere
grazia da Dio né possibilità di revocare l'atto di vendita firmato.
Desolata ma sempre fiduciosa nella misericordia divina, la povera donna
ritornò dal padre ma vi trovò nuovamente il diavolo che la respinse
come la prima volta. Persistendo nei buoni propositi, ella si presentò
al Convento una terza volta e finalmente, per volere di Dio, poté
incontrarsi col vero padre Enrico che l'accolse con carità, la esortò
a confidare nella bontà del Signore e la invitò a fare una buone
confessione. Le ordinò poi di recitare con molta frequenza il santo
Rosario e la iscrisse nella confraternita. Ella fece quanto le era stato
prescritto, ed ecco che una mattina, mentre il padre Enrico celebrava
la Messa
per lei,
la Vergine
obbligò il demonio a restituire alla donna la famigerata carta e d'un
tratto essa si trovò libera dal maligno per l'autorità di Maria e
grazie alla pratica del Rosario.
ROSA TRENTASETTESIMA
[110]
Un nobiluomo, padre di numerosa famiglia, aveva collocato una sua figlia
in un monastero totalmente rilassato: le religiose aspiravano solo a
vanità e a piaceri. Il confessore della Casa religiosa, uomo di Dio e
fervente devoto del Rosario, desiderando guidare sulla via della
perfezione almeno questa giovane religiosa, le consigliò di recitare
ogni giorno il Rosario in onore della Madonna, meditando la vita, la
passione e la gloria di Cristo Gesù. La religiosa gradì assai il
consiglio e l'accettò; a poco a poco si nauseò della vita disordinata
delle consorelle, prese ad amare il silenzio e la preghiera, senza
curarsi delle canzonature e del disprezzo di chi la circondava, né si
curava d'essere tacciata di bigotta.
In
quel tempo un venerabile abate si recò in visita al monastero e mentre
pregava ebbe una singolare visione: gli parve di vedere una religiosa in
preghiera nella propria cella davanti ad una Signora di sorprendente
bellezza, accompagnata da uno stuolo di angeli i quali con frecce
infuocate tenevano a bada una moltitudine di demoni che tentavano di
entrare nella cella. Gli parve, inoltre, di vedere questi maligni
spiriti sotto forma di immondi animali rifugiarsi nelle celle delle
altre religiose ed eccitarle al peccato, al quale parecchie infelici
acconsentivano.
Per
tale visione l'abate comprese la deplorevole condizione del monastero e
credette morirne di tristezza. Fece venire a sé la giovane religiosa e
l'incoraggiò a perseverare; riflettendo, poi, sull'eccellenza del
Rosario decise di riformare il monastero con questa devozione. Acquistò
un buon numero di corone, le distribuì a tutte le religiose
consigliandole a recitare il Rosario ogni giorno promettendo loro, se
avessero accettato il consiglio, di non costringerle a riformarsi.
Gradirono le corone del Rosario e promisero, a quella condizione, di
recitarlo. Ebbene!, cosa ammirabile: a poco a poco tutte le religiose
rinunciarono alle vanità, rientrarono nel silenzio e nel raccoglimento
e dopo nemmeno un anno esse stesse chiesero la riforma. Il Rosario aveva
operato sui loro cuori più
di quanto avrebbe potuto ottenere l'abate con le esortazioni e l'autorità.
ROSA TRENTOTTESIMA
[111]
Una contessa di Spagna, istruita da san Domenico sulla pratica del
Rosario, lo diceva ogni giorno e faceva progressi mirabili nella virtù.
Nulla più desiderava se non vivere per la perfezione; chiese, perciò,
ad un alto prelato, celebre predicatore, in qual modo avrebbe potuto
raggiungerla. Costui le disse che era necessario prima fargli conoscere
lo stato della sua anima e quali fossero i suoi esercizi di pietà. Ella
rispose che il principale tra questi era il Rosario che soleva recitare
tutti i giorni meditandone i misteri con grande profitto spirituale. Il
vescovo, lietissimo d'udire quanto fossero preziosi gli insegnamenti
racchiusi nei misteri, le rispose: “Da vent'anni sono dottore in teologia, ho avuto modo di conoscere tante
e tante pratiche di devozione, ma non ne vedo una che sia più fruttuosa
e più conforme al cristianesimo di questa. Voglio imitarvi, non solo,
ma predicherò il Rosario”.
Lo
fece difatti con tanto successo da notare in poco tempo un grande
cambiamento di costumi nella sua diocesi: conversioni, restituzioni,
riconciliazioni, cessazioni delle dissolutezze, del gioco, del lusso e
rifiorimento nelle famiglie della pace, del rispetto, della carità. Un
cambiamento che parve tanto più mirabile quanto più quel presule aveva
lavorato in precedenza per riformare la sua diocesi e sempre con
scarsissimo risultato. Per invogliare maggiormente i suoi fedeli alla
devozione del Rosario egli portava al fianco una corona di buona fattura
che mostrava agli uditori dicendo: “Sappiate, fratelli, che il Rosario della Vergine è di tale eccellenza
che io, vostro vescovo, dottore in teologia, dottore in diritto civile e
canonico, mi glorio di portarlo sempre su di me come il distintivo più
onorifico del mio episcopato e dottorato”.
ROSA TRENTANOVESIMA
[112]
Il rettore di una parrocchia in Danimarca raccontava spesso, alla
maggior gloria di Dio e per la gioia della sua anima, d'aver
sperimentato nella propria parrocchia gli stessi frutti della devozione
del Rosario ottenuti da quel vescovo nella sua diocesi.
“Avevo
‑ diceva ‑ predicato su tutti i temi più urgenti e più utili, ma senza alcun
profitto. Non vedevo nessun miglioramento nella mia parrocchia e allora
mi risolsi di predicare il Rosario: ne spiegavo l'eccellenza e la
pratica. Ebbene: posso dichiarare che dopo aver fatto gustare questa
devozione ai miei parrocchiani, in sei mesi ho visto un visibilissimo
cambiamento. Veramente, questa preghiera è efficace e di unzione divina
per toccare i cuori e per ispirare l'orrore al peccato e l'amore alla
virtù”.
Disse
un giorno
la Madonna
al beato Alano: “Come Dio scelse
il saluto angelico per operare l'Incarnazione del suo Verbo e
la Redenzione
degli uomini, così coloro che desiderano riformare i costumi e
rigenerare i popoli in Cristo Gesù mi devono onorare ed ossequiare con
lo stesso saluto. Sono io la via scelta da Dio per venire agli uomini;
perciò, dopo che a Gesù, a me devono essi ricorrere per avere la
grazia e le virtù”.
[113]
Quanto a me che scrivo, ho constatato personalmente l'efficacia di
questa preghiera per convertire i cuori più induriti. Ho trovato
persone che, per nulla scosse dalla predicazione delle più tremende
verità, durante una missione, avevano accolto il mio consiglio di
recitare il Rosario tutti i giorni e si convertirono dandosi interamente
a Dio. Ed ho anche costatato una enorme diversità di costumi fra le
popolazioni delle parrocchie dove avevo predicato la missione: le une,
avendo abbandonato la pratica del Rosario, erano ricadute nel peccato;
le altre, per averla conservata, si sono mantenute in grazia di Dio e
crescono ogni giorno nella virtù.
ROSA QUARANTESIMA
[114]
Il beato Alano de
la Rupe
, i Padri Giovanni Dumont e Thomas, le Cronache di san Domenico e altri
autori che spesso furono testimoni oculari, riportano gran numero di
conversioni eccezionali ottenute per mezzo di questa mirabile devozione
del Rosario: conversioni di peccatori e peccatrici ritornati sulla via
del bene dopo venti, trenta e anche quarant'anni di vita disordinata,
nulla mai d'altro essendo valso a farli ravvedere. Non le riferisco per
non dilungarmi troppo così come non posso rivelare quelle che io ho
visto con i miei occhi; taccio per motivi facilmente intuibili.
Caro
lettore, per tua esperienza personale, se tu pratichi e predichi questa
devozione ne saprai più che dalla lettura di qualsiasi libro che tratta
dell'argomento, e costaterai felicemente tu stesso l'effetto delle
promesse che
la Madonna
fece a san Domenico, al beato Alano e a quanti si adoperarono per far
fiorire questa devozione a Lei tanto gradita poiché istruisce i
cristiani sulle virtù di suo Figlio e sulle sue, dispone all'orazione
mentale, all'imitazione di Cristo, alla frequenza dei sacramenti, alla
soda pratica delle virtù e delle opere buone, ed inoltre fa acquistare
tante preziose indulgenze che la gente ignora solo perché i predicatori
non ne parlano quasi mai, limitandosi tutt'al più ad un discorsetto
alla moda sul Rosario. Discorsi che suscitano alle volte ammirazione, ma
non istruiscono affatto.
[115]
Per farla breve mi accontento di dirti, col beato Alano, che il Rosario
è una sorgente e uno scrigno d'ogni sorta di beni. Grazie al Rosario:
1)
i peccatori ottengono il perdono; 2) gli assetati di perfezione crescono
in grazia; 3) i prigionieri vedono infrante le loro catene; 4) coloro
che piangono trovano sollievo; 5) coloro che sono tentati trovano pace;
6) i bisognosi ricevono aiuto; 7) i religiosi si riformano; 8) gli
ignoranti si istruiscono; 9) i vivi trionfano sulle vanità; 10) ai
defunti giunge sotto forma di suffragio l'attesa misericordia.
“Voglio
‑ disse un giorno
la Vergine
al beato Alano ‑ che i
devoti del mio Rosario ottengano grazia e siano benedetti da mio Figlio
in vita, in morte e dopo la morte. Voglio che, liberati da ogni sorta di
schiavitù, siano dei veri re, con la corona in capo e lo scettro in
mano, nella gloria eterna. Amen”.
QUINTA
DECINA
MODO
DI RECITARE IL ROSARIO
ROSA QUARANTUNESIMA
[116]
Non proprio la lunghezza ma il fervore della preghiera: ecco ciò che
piace a Dio e ne attira la benevolenza. Una sola Ave
Maria detta bene è più meritoria di centocinquanta dette male.
Quasi tutti i cattolici recitano il Rosario o una parte o almeno qualche
decina di Ave; perché allora
sono tanto pochi quelli che si correggono dei loro difetti e avanzano
nella virtù, se non perché non recitano queste preghiere come si deve?
[117]
Vediamo dunque, in qual modo occorra recitarle per piacere a Dio e farci
più santi.
Anzitutto
chi recita il Rosario deve essere in grazia di Dio o almeno risoluto ad
uscire dallo stato di colpa poiché la teologia insegna che le buone
opere e le preghiere fatte in peccato mortale, sono opere morte, non
gradite a Dio e senza alcun merito per la vita eterna. Così deve
intendersi quel che sta scritto: “La
sua lode non s'addice alla bocca del peccatore” (Sir
15,9. 67 Mc 7,6). La lode
e il saluto angelico e la stessa orazione domenicale non possono piacere
a Dio quando sono pronunciate da un peccatore impenitente: “Questo
popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”.
Le persone che si iscrivono nelle mie confraternite ‑ dice Gesù
‑ e recitano ogni giorno il Rosario intero o una parte senza
nessuna contrizione dei propri peccati “mi
onorano, sì, con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me”.
2)
Ho detto “... o almeno risoluto
ad uscire dallo stato di colpa”:
I:
perché se fosse assolutamente necessario essere in grazia di Dio per
fare delle preghiere che Gli siano gradite, ne seguirebbe che quanti
sono in peccato mortale non dovrebbero mai pregare, mentre proprio loro
hanno più bisogno di pregare che non i giusti. Questo è un errore
condannato dalla Chiesa e se ne comprende il motivo: se così fosse non
si dovrebbe mai consigliare ad un peccatore di recitare il Rosario poiché
gli sarebbe inutile! II: Se con la volontà di restare in peccato e
senza alcuna intenzione di uscirne, ci si iscrivesse in una
confraternita della Madonna o si recitasse il Rosario o altra preghiera,
saremmo del numero dei falsi devoti di Maria, di quei devoti presuntuosi
ed impenitenti, che sotto il manto di Lei, con lo scapolare sul petto o
la corona in mano vanno gridando: “Vergine
santa, o Vergine buona, io ti saluto, o Maria” e intanto
crocifiggono e feriscono crudelmente Gesù con i loro peccati, e
precipitano così dalla sede delle più sante confraternite di Maria
nelle fiamme dell'inferno.
[118]
Consigliamo il Rosario a tutti: ai giusti perché perseverino e crescano
in grazia di Dio; ai peccatori perché lascino le vie del peccato. Ma
non sia mai che noi esortiamo un peccatore a farsi del manto di
protezione di Maria, un manto di dannazione, nascondendo sotto di esso
le proprie colpe, e a convertire il Rosario, che è rimedio ad ogni
male, in un veleno funesto e mortale. Non c'è peggiore corruzione di
quella in cui cade chi prima era eccellente.
Il
dotto cardinal Hugues dice: “bisogna
essere angeli di purezza per accostarsi alla Vergine santa e rivolgerle
il saluto angelico”.
La Madonna
stessa un giorno fece vedere ad un impudico che recitava quotidianamente
il Rosario, bellissimi frutti su un lurido vassoio. Egli ne ebbe
ribrezzo e
la Vergine
gli disse: “Ecco come mi servi;
tu mi presenti, sì, delle belle rose ma in un vassoio sporco e
contaminato: giudica tu stesso se io lo posso gradire!”.
ROSA
QUARANTADUESIMA
Recita attenta
[119] Per pregare bene non basta esporre le nostre domande con la più
bella fra le preghiere quale è il Rosario; occorre anche una grande
attenzione perché Dio ascolta la voce del cuore più che la voce orale.
Pregare Dio con distrazioni volontarie è una grande irriverenza che
rende infruttuosi i nostri Rosari e ci riempie di peccati. Possiamo noi
pretendere che Dio ci ascolti se noi stessi non ci ascoltiamo? se mentre
preghiamo
la Maestà
tremenda di Dio, che guarda la terra e la fa trepidare, ci divertiamo
volontariamente a rincorrere una farfalla? Ciò significherebbe voler
allontanare da noi la benedizione di quel gran Signore e rischiare di
riceverne piuttosto le maledizioni che Egli lancia contro chi adempie
con negligenza l'opera di Dio: “Maledetto chi compie fiaccamente l'opera del Signore” (Ger
48,10).
[120] Certo, non ti è possibile recitare il Rosario senza qualche
distrazione involontaria; anzi è difficile assai dire anche solo un Ave
Maria senza che la fantasia, sempre irrequieta, non ti tolga un
pizzico della tua attenzione; ma puoi recitarla senza distrazioni
volontarie e devi, quindi, prendere ogni precauzione per tenere ferma
l'attenzione e diminuire le distrazioni involontarie. A tal fine mettiti
alla presenza di Dio: pensa che Dio e la sua santa Madre ti guardano,
che l'Angelo custode posto alla tua destra coglie le tue Ave Maria se dette bene, come altrettante rose per farne una corona
a Gesù e a Maria; pensa che, invece, alla sinistra il demonio ti gira
attorno per divorare le tue Ave
Maria e segnarle sul libro della morte se dette senza attenzione,
devozione e modestia. Soprattutto, poi, non dimenticare di offrire le
varie decine in onore dei misteri e di rappresentarti nella
contemplazione Nostro Signore e la sua santa Madre nel mistero che vuoi
onorare.
[121]
Si legge nella vita del beato Ermanno dei Premostratensi che quando egli
recitava il Rosario con devota attenzione, meditandone i misteri,
la Madonna
gli appariva splendente di luce e di maestosa quanto incantevole
bellezza. In seguito la sua devozione s'era intepidita, il Rosario era
detto frettolosamente e senza attenzione; allora
la Vergine
gli si presentò col volto rugoso, triste, corrucciato. Ermanno si
meravigliò per tale mutamento, ma
la Madre
di Dio gli disse: “Mi faccio
vedere così come sono attualmente nella tua anima, perché da tempo tu
mi tratti da persona vile e spregevole. Dov'è il tempo in cui mi
salutavi con rispettoso riguardo nella considerazione dei misteri e
delle mie grandezze?”.
ROSA QUARANTATREESIMA
Combattere con energia le distrazioni
[122]
Nessuna preghiera è più meritoria per l'anima e più gloriosa per Gesù
e Maria quanto il Rosario ben recitato; ma è pure difficile il
recitarlo come si deve e costa molta fatica il perseverarvi a causa
delle distrazioni particolari che sorgono quasi naturalmente dalla
continua ripetizione della medesima preghiera. Quando si recita
l'Ufficio della Madonna o i sette Salmi o altre preghiere la varietà
dei termini e la diversità delle parole frenano l'immaginazione e
ricreano la mente: aiutano, perciò, l'anima a ben recitarle. Ma nel
Rosario, composto essenzialmente dalla monotona ripetizione di Pater e Ave Maria e di un
metodo sempre uguale, è assai difficile non annoiarsi o addirittura
addormentarsi; motivo, questo, che induce nella tentazione di
abbandonarlo per scegliere preci più dilettevoli e meno noiose.
Occorre, pertanto, per recitare il Rosario con perseveranza, una
devozione incomparabilmente più profonda di quella richiesta da
qualsiasi altra preghiera, fosse pure il Salterio davidico.
[123]
Ad aumentare le difficoltà contribuiscono sia la nostra fantasia tanto
volubile da non stare un attimo, quasi, tranquilla, sia la malizia del
demonio instancabile nel distrarci e impedirci di pregare. Che cosa non
fa il maligno contro di noi vedendoci intenti a recitare il Rosario
proprio per sventare le sue insidie? Accresce il nostro naturale
languore e la nostra negligenza prima ancora che iniziamo la preghiera;
aumenta la nostra noia e le distrazioni, la nostra stanchezza nel corso
della preghiera: insomma, ci assale da ogni parte per potere. poi,
quando con molti sforzi e distrazioni l'abbiamo recitato, burlarsi di
noi e dirci: “Tu non hai detto
nulla che valga: il tuo Rosario non ha alcun valore; avresti fatto
meglio lavorare, attendere ai tuoi affari; non ti accorgi che perdi il
tuo tempo a biascicare tante preghiere vocali senza attenzione, mentre
una mezz'ora di meditazione o una buona lettura ti sarebbe di maggior
vantaggio? Domani, quando sarai meno assonnato, pregherai con più
attenzione: rimanda a domani il resto del tuo Rosario!”.
In
tal modo il demonio riesce con le sue astuzie a fartelo spesso
tralasciare in tutto o in parte, o almeno a farti differirne la recita.
[124]
Non dargli ascolto, caro confratello del Rosario, e non perderti d'animo
quand'anche, durante il Rosario, la tua fantasia fosse stata piena di
distrazioni e di pensieri stravaganti che tu hai cercato di scacciare
come ti era possibile non appena te ne accorgevi; il tuo Rosario è
tanto migliore quanto più è meritorio, è tanto più meritorio quanto
più è difficile, e tanto più difficile quanto meno naturalmente
piacevole all'anima e più disturbato da noiosi moscerini e formiche,
che vagando qua e là, tuo malgrado, nell'immaginazione, non lasciano il
tempo allo spirito di gustare ciò che dici e di ristorarsi nella pace.
[125]
Anche se tu dovessi combattere durante l'intero Rosario contro le
distrazioni, combatti pure coraggiosamente con le armi in pugno cioè
continua a recitarlo, quantunque senza alcun gusto e consolazione
sensibile. Sarà una lotta terribile ma tanto salutare all'anima fedele.
Diversamente, se deponi le armi, cioè se tralasci il Rosario, sarai un
vinto, e allora il demonio, che ha trionfato sulla tua volontà, ti
lascerà in pace ma nel giorno del giudizio non mancherà di
rinfacciarti la tua pusillanimità e infedeltà: “Chi è fedele nel poco, è anche fedele nel molto”(Lc 16,10):
chi è fedele nel respingere le piccole distrazioni durante una
brevissima preghiera, sarà fedele anche nell'allontanare le più
grandi. Nulla di più certo: sono parole dello Spirito Santo!
Coraggio,
dunque, servi buoni e fedeli serve di Gesù e della sua Santa Madre, che
avete preso la decisione di dire ogni giorno il Rosario! Le molte mosche
‑ chiamo così le distrazioni che vi molestano quando pregate
‑ non riescano mai a farvi lasciare vilmente la compagnia di Gesù
e di Maria, in cui siete mentre dite il Rosario. Più oltre vi suggerirò
alcuni mezzi per diminuire le distrazioni.
ROSA QUARANTAQUATTRESIMA
Come recitare il Rosario
[126]
Dopo aver invocato lo Spirito Santo, se vuoi recitare bene il Rosario,
raccogliti un istante alla presenza di Dio ed offri le varie decine così
come ti insegnerò più avanti.
Prima,
però, di iniziare la decina fermati qualche attimo, più o meno a
seconda del tempo disponibile, a configurare il mistero che stai per
considerare e chiedi sempre, per tale mistero e per l'intercessione
della Vergine Santa, una delle virtù che più risaltano nel mistero e
della quale hai maggior bisogno.
Vigila
soprattutto su due difetti, comuni a quasi tutti coloro che recitano il
Rosario: il primo è di non formulare nessuna intenzione prima di
iniziarlo; se tu Chiedi loro perché lo recitano, non sanno che
rispondere. Perciò abbi sempre di mira qualche grazia da chiedere, una
virtù da imitare o una colpa da evitare.
Il
secondo difetto, ancor più frequente, è di pensare, all'inizio della
preghiera, solo a terminarla al più presto. Ciò avviene perché si
considera il Rosario come una pratica onerosa che grava enormemente
finché non si è recitato, soprattutto se ce ne siamo fatti un obbligo
di coscienza o ci è stato imposto come penitenza, nostro malgrado.
[127]
Fa pietà vedere come dai più si recita il Rosario. Lo dicono con una
precipitazione incredibile, perfino ne mangiano le parole!,.. E dire che
non si vorrebbe fare un complimento in modo tanto ridicolo all'ultimo
degli uomini! e intanto si pensa che Gesù e Maria ne sono onorati!...
Ed allora, perché meravigliarsi se le preghiere più sante della
religione cristiana restano quasi senza frutto e se, dopo aver recitato
mille o diecimila Rosari non si è più santi di prima?
Frena,
ti prego, caro confratello, la tua abituale precipitazione nel dire il
Rosario; fai qualche pausa a metà del Pater
e dell'Ave e fanne una più
breve dopo le parole che qui sotto contrassegno con una crocetta:
Padre
nostro che sei nei cieli + sia santificato il tuo nome + venga il tuo
regno + sia fatta la tua volontà + come in cielo così in terra +.
Dacci oggi + il nostro pane quotidiano + rimetti a noi i nostri debiti +
come noi li rimettiamo ai nostri debitori + e non ci indurre in
tentazione + ma liberaci dal male. Amen +.
Ave
Maria, piena di grazia + il Signore è con te + tu sei benedetta fra
tutte le donne + e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù + Santa
Maria, Madre di Dio + prega per noi peccatori adesso + e nell'ora della
nostra morte. Amen +.
A
causa della cattiva abitudine di pregare in fretta, da principio forse
proverai difficoltà a seguire queste pause, ma una decina recitata così,
con calma, ti sarà più fruttuosa di mille Rosari detti in fretta senza
riflessione e senza pause.
[128]
Il beato Alano de
la Rupe
ed altri autori, fra i quali il Bellarmino, riferiscono la storia di
quel buon sacerdote che aveva consigliato a tre sorelle, sue penitenti,
di recitare devotamente il Rosario tutti i giorni per un amo intero, al
fine di confezionare un bel vestito di gloria alla Vergine Maria: si
tratta ‑ egli diceva ‑ di un segreto ricevuto dal cielo.
Docili, le tre sorelle eseguirono puntualmente per un anno il consiglio.
Ed ecco che la sera del giorno della Purificazione, quando esse erano già
a letto,
la Madonna
, accompagnata dalle sante Caterina e Agnese, entrò nella loro camera.
Era rivestita di un abito splendente di luce; in lettere d'oro vi erano
scritte le parole del saluto: Ave,
Maria, piena di grazia. La celeste Regina si avvicinò al letto
della sorella maggiore e le disse: “Ti
saluto, figlia mia!; tu mi hai salutato tanto spesso e così bene: ora
vengo per ringraziarti del magnifico abito che mi hai confezionato”.
Anche le due Sante accompagnatrici ringraziarono la giovane, poi tutte e
tre scomparvero.
Un'ora
dopo,
la Vergine
santissima ritornò, sempre accompagnata dalle due Sante; vestiva,
questa volta, un abito verde, senza ricami in oro e senza alcuno
splendore. Si avvicinò al letto della seconda sorella e la ringraziò
per l'abito che le aveva fatto con la recita del Rosario. Nella prima
apparizione costei aveva notato che l'abito della Madonna era molto più
ricco, e chiese il motivo della differenza. “Perché
‑ rispose Maria ‑ la
tua sorella maggiore mi ha fatto un abito assai più bello, recitando
meglio di te il Rosario”. E scomparve.
Circa
un'ora dopo,
la Madonna
riapparve, vestita di cenci laceri e sporchi; s'accostò alla sorella
minore e le disse: “Figlia mia,
così tu mi hai vestita; ti ringrazio!”. Piena di confusione, la
giovinetta esclamò: “Possibile,
Signora mia? io vi ho vestita così male? Perdonatemi e concedetemi un
altro po' di tempo perché possa farvi un abito più bello recitando
meglio il Rosario!”.
Cessata
la visione, la povera giovane afflittissima andò dal confessore per
raccontargli quanto le era accaduto. L'esimio sacerdote esortò lei e le
altre sorelle a recitare il Rosario per un altro anno, con più impegno
e devozione; così fecero. Trascorso l'anno, sempre nel medesimo giorno
della Purificazione, sull'imbrunire,
la Madonna
riapparve alle tre sorelle. Era accompagnata come la prima volta, dalle
sante Caterina e Agnese e vestiva un abito veramente magnifico. Disse
loro: “Siate certe, figlie mie:
verrete in Paradiso; domani stesso vi entrerete e grande sarà la vostra
gioia”. Unanimi le sorelle risposero: “Il
nostro cuore è pronto, nostra amata Signora; altro non desideriamo”.
Quella
stessa sera le sorelle, colte da malore, mandarono a chiamare il loro
confessore, ricevettero da lui gli ultimi sacramenti e lo ringraziarono
di aver insegnato loro quella santa pratica. La dolce attesa si
protrasse fino all'ora della Compieta quando
la Madonna
ricomparve, preceduta da un folto stuolo di vergini che rivestirono di
candide tuniche le sorelle. Così agghindate le tre fortunate si
avviarono verso la celeste patria, mentre un coro d'Angeli cantava: “Venite,
spose di Cristo, ricevete la corona che vi siete preparata voi stesse
per l'eternità”.
Da
questa leggenda cogli parecchi insegnamenti: 1) quanto è importante
avere buoni direttori che consigliano sante pratiche di pietà e
specialmente il Rosario; 2) quanto è utile recitare il Rosario con
attenzione e devozione; 3) quanto è benigna e misericordiosa
la Madonna
con chi si pente e propone di far meglio nell'avvenire; 4) quanto Ella
è generosa nel ricompensare in vita, in morte e nell'eternità, i
piccoli servizi che a, lei rendiamo fedelmente.
ROSA QUARANTACINQUESIMA
Recitare il Rosario con modestia
[129]
Aggiungo che bisogna recitare il Rosario con modestia, cioè, per quanto
è possibile, in ginocchio, con le mani giunte e la corona fra le dita.
Tuttavia chi fosse malato lo dica stando a letto, chi è in viaggio lo
reciti camminando, chi per infermità non può mettersi in ginocchio, lo
dica seduto o in piedi. E' bene recitarlo anche attendendo alle proprie
occupazioni quando non sia possibile interromperle perché così esigono
gli obblighi del proprio impiego; il lavoro manuale non impedisce la
preghiera vocale. E' vero che l'anima nostra, essendo limitata
nell'esercizio delle proprie facoltà, quando è tutta presa dal lavoro
manuale è meno attenta alle operazioni dello spirito, qual è per
esempio la preghiera; in caso di necessità, tuttavia, questa preghiera
ha il suo valore agli occhi della Madonna che ricompensa più la buona
volontà che l'azione esteriore.
[130]
Ti consiglio di dividere la recita dell'intero Rosario in tre parti o in
tre tempi della giornata; è meglio che recitarlo tutto di seguito con
le sue quindici poste. Se non trovi tempo sufficiente per dirne una
terza parte tutta insieme, recita ora una posta e ora un'altra; ti
riuscirà in tal modo a recitare l'intero Rosario prima di andare al
riposo, nonostante le tue occupazioni.
Imita
in questo la fedeltà di san Francesco di Sales. Una volta, essendo egli
molto stanco per le visite della giornata, verso mezzanotte si ricordò
che gli rimanevano ancora alcune decine di Rosario da recitare: si
inginocchiò e le disse prima di mettersi a letto, sebbene il suo
confessore che lo vedeva affaticato, cercasse di convincerlo a rimandare
la recita all'indomani. Imita anche la fedeltà, la modestia e la
devozione di quel santo religioso citato dalle cronache di san
Francesco, il quale prima di pranzo soleva recitare un Rosario in tali
disposizioni. Ne ho parlato più sopra.
ROSA QUARANTASEIESIMA
Il Rosario in comune e a due cori
[131]
Fra tanti metodi di recitare il Rosario il più glorioso per Dio, il più
salutare per l'anima ed il più temuto dal demonio è quello di
salmodiarlo, ossia di recitarlo in pubblico a due cori.
Dio
ama le assemblee. In cielo, riuniti insieme, gli angeli e i beati
cantano incessantemente le sue lodi; in terra, insieme uniti nelle loro
comunità, i giusti pregano notte e giorno in comune. Nostro Signore
consigliò espressamente agli Apostoli ed ai discepoli la preghiera
comunitaria quando promise che tutte le volte due o tre persone si
trovassero riunite nel suo Nome per fare la stessa preghiera Egli
sarebbe stato in mezzo a loro. Quale gioia avere Gesù in nostra
compagnia! Per conseguirla basta unirsi a recitare il Rosario. Così
facevano spesso i cristiani dei primi tempi, nonostante le proibizioni
persecutorie degli imperatori: le assemblee preferivano esporsi alla
morte piuttosto che rinunciare a trovarsi insieme e a godere della
compagnia di Cristo Gesù.
[132]
La preghiera in comune è più salutare per l'anima:
1)
perché d'ordinario la mente è più attenta nella preghiera pubblica
che in quella privata;
2)
perché quando sono in comune le preghiere dei singoli diventano
preghiera collettiva dell'intera assemblea, cioè formano tutte insieme
una medesima preghiera. Perciò se uno non prega abbastanza bene, un
altro della comunità che prega meglio, supplisce alla sua
manchevolezza. Il forte sostiene il debole, il fervoroso infiamma il
tiepido, il ricco dona al povero, il cattivo rientra fra i buoni. Come
si vende una misura di loglio? Basta mescolarlo con quattro o cinque
staia di buon grano e tutto è venduto!;
3)
chi recita il Rosario da solo ha il merito di un Rosario, ma se lo dice
con trenta persone, avrà il merito di trenta rosari. tali sono le leggi
della preghiera in comune. Grande vantaggio! e che guadagno!;
4)
Urbano VIII, soddisfatto della devozione del Rosario recitato a due cori
in molti luoghi di Roma, specialmente nel Convento della Minerva accordò
cento giorni di indulgenza ogni volta che si dice il Rosario in coro, toties
quoties (Breve Ad perpetuam rei memoriam del 1626);
5)
la preghiera pubblica è più efficace di quella individuale per placare
la collera di Dio e attirare la sua misericordia;
la Chiesa
, guidata dallo Spirito Santo, l'ha sempre promossa nei tempi di calamità
e di generale disagio. Papa Gregorio XIII in una Bolla dichiara doversi
piamente ritenere che le preghiere pubbliche e le processioni dei
confratelli del Rosario contribuirono assai ad ottenere da Dio la grande
vittoria riportata dai cristiani nel golfo di Lepanto sulla flotta
turca, la prima domenica di ottobre 1571.
[133]
Luigi il Buono, di felice memoria, nell'assedio di
La Rochelle
, dove gli eretici rivoltosi avevano la propria roccaforte, scrisse alla
regina‑madre di ordinare preghiere pubbliche per conseguire la
vittoria La regina dispose che fosse recitato il Rosario da tutto il
popolo nella chiesa dei Domenicani del sobborgo di Sant'Onorato a
Parigi: l'arcivescovo sollecitò tale disposizione e la pia pratica ebbe
inizio il 20 maggio 1628. Vi parteciparono la regina‑madre e la
regina regnante, il duca d'Orleans, i cardinali di
La Rochefoucault
e De Berulle, parecchi prelati, tutta la corte ed una folla imponente di
popolo.
L'Arcivescovo
leggeva ad alta voce le meditazioni sui misteri del Rosario; seguiva la
recita del Pater e dell'Ave di ogni posta, alternata fra il presule stesso e i religiosi con
tutti i presenti; al termine della preghiera mariana si portava
processionalmente l'immagine della Madonna al canto delle litanie. La
cerimonia si ripeté ogni sabato con fervore mirabile e la benedizione
del cielo fu visibilissima: il re trionfò sugli inglesi nell'isola di
Re ed entrò più tardi vittorioso in
La Rochelle
il giorno di Ognissanti di quel medesimo anno. Ciò dimostra con
evidenza la forza della preghiera pubblica.
[134]
Infine, il Rosario detto in comune è molto più temibile dal demonio
perché con tale mezzo si costituisce un'armata per combatterlo.
Talvolta egli trionfa con facilità sulla preghiera del singolo, ma vi
riesce assai difficilmente quando la preghiera è fatta con altri. E'
facile spezzare una verga sola, ma se unita a parecchie altre in un
fascio, non si rompe più: l'unione fa la forza. I soldati si riuniscono
in corpo d'armata per battere il nemico; i malvagi si uniscono spesso
per le loro dissolutezze e danze; i demoni stessi si uniscono per
rovinarci: e non si riunirebbero i cristiani per godere della presenza
di Gesù, per calmare la collera di Dio, per attirare la sua grazia e la
misericordia, ed infine, per vincere ed abbattere con più forza i
demoni?
Caro
confratello del Rosario, sia che tu abiti in città o in campagna, sia
vicino alla parrocchia o ad una chiesina, recati là almeno ogni sera e
col permesso del rettore della chiesa, in compagnia di quanti vorranno
venire, recita il Rosario in comune; se, invece, non hai la comodità di
andare in chiesa, fai, altrettanto in casa tua o in quella di altra
persona del paese.
[135]
Dio, per sua misericordia, ha sempre benedetto questa pratica nei luoghi
dove io l'ho stabilita per conservare i frutti della missione da me
predicata e per impedire il peccato. In certi borghi e paesi, prima che
stabilissi la pratica del Rosario, si vedevano solo balli, immodestie,
stravizi, litigi e divisioni; si udivano giuramenti falsi, canzoni
immorali e oscenità. Ora vi si odono solo cantici e salmodie
spirituali, vi sono persino edificanti gruppi di venti, trenta, cento e
più persone che, a un'ora convenuta si incontrano per cantare le lodi
al Signore, come fanno i religiosi. In alcune parti si usa recitare il
Rosario in comune ogni giorno, in tre distinti momenti della giornata.
Purtroppo,
come dappertutto, vi sono i riprovati anche là dove abitate. Siatene
certi: anche da voi non mancheranno i perversi che trascureranno di
venire al Rosario, che fors'anche ne rideranno e faranno il possibile,
con maligne insinuazioni e cattivo esempio, per impedirvi di perseverare
nella pia pratica. Ma non cedete; e non meravigliatevi del loro modo di
agire: un giorno questi infelici saranno per sempre separati da Dio e
esclusi dal paradiso come quaggiù essi si separano dalla compagnia di
Gesù e dei suoi fedeli servi e serve.
ROSA QUARANTASETTESIMA
Recitare il Rosario con fede, umiltà...
[136]
O anime fedeli, membri del Corpo di Cristo, popolo di Dio, separatevi
dai malvagi, sottraetevi da coloro che rischiano di dannarsi a causa
della loro empietà, mancanza di devozione e accidia; non perdete tempo
a decidervi di recitare il Rosario con fede, con umiltà, fiducia e
perseveranza. Chi pensa seriamente al comando di Gesù di pregare
sempre, e considera l'esempio ch'Egli stesso ce ne diede e il bisogno
estremo che abbiamo della preghiera a motivo delle nostre tenebre,
ignoranze e debolezze, a causa dei nostri nemici spirituali, costui,
certo, non si accontenterà di recitare il Rosario una volta all'anno,
come esige la confraternita del Rosario perpetuo, o una volta alla
settimana come prescrive quella del Rosario ordinario, ma lo reciterà
ogni giorno, puntualmente, come prescrive la confraternita del Rosario
quotidiano, la quale ricorda l'esigenza di provvedere alla propria
salvezza.
[137]
E' necessario pregare sempre, senza stancarsi (Lc 18,1): sono parole
eterne di Gesù che bisogna credere e mettere in pratica se non si vuol
essere dannati. Spiegatele come volete, purché non interpretiate alla
moda, con l'intenzione di viverle solo “alla moda”. La vera
spiegazione, del resto, è quella data da Nostro Signore stesso con i
suoi luminosi esempi: “Vi ho dato l'esempio affinché anche voi facciate come ho fatto io a voi"
(Gv 13,15). “Si recò sul monte a
pregare e trascorse tutta la notte in orazione” (Lc 6,12). Come se
il giorno non gli bastasse, egli impiegava anche la notte a pregare.
Gesù
soleva ripetere agli apostoli anche queste altre: “Vegliate e pregate” (Mt
26,41). L'animo è debole, la tentazione è sempre insidiosa e continua;
senza la preghiera costante la caduta è inevitabile. Gli apostoli
pensarono che l'invito del Salvatore fosse soltanto un consiglio,
interpretarono erroneamente la sua parola e caddero nella tentazione e
perfino nel peccato, pur essendo della compagnia di Cristo Gesù.
[138]
Caro confratello, se tu credi bene vivere secondo l'andazzo dei tempi
‑ “alla moda”, come ho detto poco prima ‑ cioè
indulgere di quando in quando a qualche peccato mortale, pronto poi a
confessartene quanto prima, oppure evitare solo le colpe più grossolane
e scandalose, preoccupato di salvare le apparenze dell'onestà, non è,
certo, necessario far tante preghiere o dire tanti Rosari: ti basterebbe
una preghierina affrettata al mattino e alla sera, qualche Rosario
imposto per penitenza, alcune dozzine di Ave Maria biascicate sbadatamente quando ti prendesse l'estro. Ce
n'hai d'avanzo per vivere da cristiano formalista; facendo di meno ti
avvieresti al libertinaggio, facendo di più cadresti nella singolarità,
nel bigottismo,
[139]
Se tu, invece, da vero buon cristiano, sinceramente risoluto a salvare
l'anima e a camminare sulle orme dei Santi, vuoi evitare il peccato,
rompere ogni laccio del demonio e spegnere il fuoco delle passioni,
allora prega, prega sempre come insegnò e ordinò Nostro Signore. Ti
occorre, dunque, per lo meno recitare
ogni giorno il Rosario o altra preghiera equivalente. Ho detto: “per
lo meno”, poiché col Rosario quotidiano otterrai quanto è necessario
per tenerti lontano dal peccato mortale, per vincere ogni tentazione in
mezzo alle iniquità del mondo che travolgono spesso anche i più forti,
in mezzo alle fitte tenebre che possono oscurare anche i più illuminati
e in mezzo agli spiriti maligni più che mai sperimentati, i quali,
sapendo; d'aver poco tempo per indurre al male, usano ogni astuzia e,
purtroppo, ottengono successo. Non ti sembra già una grazia insigne
quella che ti offre il Rosario se riesci a sfuggire da tutte le insidie
e a salvarti?
[140]
Se non vuoi credere a quanto ti dico io, credi almeno alla tua personale
esperienza! Io ti domando: quando tu facevi quel poco di preghiera e nel
modo che usa il cristiano mediocre, forse che eri capace di evitare
certe gravi colpe che allora alla tua tiepidezza parevano leggere? Apri,
dunque, gli occhi e se vuoi vivere e morire da santo, senza peccati
almeno mortali, prega sempre: recita ogni giorno il Rosario come già
facevano i confratelli agli inizi della Confraternita (vedi più sotto
la prova di quanto dico). Quando
la Madonna
lo consegnò a san Domenico, gli ordinò di recitarlo e farlo recitare
ogni giorno; perciò il Santo non riceveva nella Confraternita alcuno
che non fosse deciso alla recita quotidiana.
Attualmente
nella Confraternita del Rosario ordinario si domanda solo la recita
settimanale, ma ciò è da attribuire al rallentare del fervore ed al
raffreddamento della carità. Non si può pretendere di più da chi
prega quasi controvoglia: ma all'inizio non era così (Mi
19,8).
[141]
Altre tre cose da notare:
1)
se vuoi entrare nella Confraternita del Rosario quotidiano e partecipare
alle preghiere ed ai meriti degli associati non basta essere già
iscritti nell'altra Confraternita, detta ordinaria, o fare unicamente la
promessa di recitare il Rosario ogni giorno, ma devi dare il tuo nome a
chi ha la facoltà di accettare l'iscrizione in quella Confraternita (e
sarà bene che ti confessi e comunichi in tale circostanza), perché il
Rosario ordinario non contiene quello quotidiano, come, viceversa, il
quotidiano contiene quello ordinario;
2)
rigorosamente parlando non v'è alcuna mancanza, neppure veniale, se si
omette la recita del Rosario quotidiano, settimanale o annuale;
3)
quando una malattia, una legittima obbedienza o necessità o
dimenticanza involontaria causano l'omissione del Rosario, allora non
solo ne hai egualmente il merito ma pure partecipi al merito dei Rosari
che recitano gli altri confratelli; non è, quindi, assolutamente
necessario che l'indomani tu dica due Rosari per supplire a quello non
recitato senza tua colpa. Se la malattia ti permette di recitare anche
solo una parte del Rosario, tu lo devi fare.
Signore
Gesù, beati i confratelli del Rosario quotidiano che ogni giorno ti
sono accanto, nella casetta di Nazareth o sul Calvario presso la tua
croce o vicini al tuo trono in cielo, intenti a contemplare i tuoi
misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Quanto sono felici qui in terra
per le grazie particolari che prodighi loro e quanto saranno felici in
cielo dove ti loderanno più particolarmente nei secoli eterni (1Re,
10,8; Sal 84,5).
[142]
Bisogna recitare il Rosario con fede, ricordando le parole di Gesù: “Tutto
quello che domandate, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà
accordato” (Mc 11,24).
Egli ti dirà: “Va, e sia fatto
secondo la tua fede” (Mt 8,13).
“ Se qualcuno di voi manca di sapienza la domandi a Dio... La domandi
però con fede, senza esitare” (Gc 1,6),
recitando il Rosario, e gli sarà concessa.
[143]
Occorre, inoltre, pregare con umiltà come il pubblicano. Egli stava
genuflesso, a terra e non con un ginocchio levato, non sul banco come
fanno più o meno gli orgogliosi. Se ne stava in fondo al tempio, non
nel santuario come il fariseo; teneva gli occhi verso terra, non osando
neppure guardare verso il cielo; non teneva la testa alta né osservava
qua e là come il fariseo. Si batteva il petto, confessandosi peccatore
e chiedendo perdono: O Dio, abbi pietà di me peccatore (Mc 18,13); e non come il fariseo
che vantava le sue buone opere e disprezzava gli altri.
Guardati,
dunque, dall'imitare l'insolente preghiera del fariseo che lo rese ancor
più indurito e maledetto; imita invece l'umile contegno del pubblicano
che gli ottenne il perdono dei peccati.
Ancora:
rifuggi da quanto sa di straordinario e non desiderare né chiedere di
avere singolari rivelazioni o grazie eccezionali che
Dio talvolta comunica ad alcuni Santi, fedeli al Rosario; ti
basti la fede, ora che il Vangelo e tutte le devozioni sono stabilite a
sufficienza.
Nei
periodi di aridità, di disgusto o di afflizione interiore non omettere
mai una sia pure minima parte del Rosario: daresti prova di orgoglio e
di infedeltà. Invece, da bravo campione di Gesù e di Maria, recita il Pater e l'Ave anche se ti
senti povero di cuore e di mente, cioè anche se non vedi né gusti
nulla di confortevole, sforzandoti di riflettere come puoi sui misteri.
Non desiderare il pane quotidiano accompagnato dal dolce o dal confetto
come pretende il bambino; ad imitazione più perfetta di Gesù
agonizzante, proprio quando avverti le maggiori difficoltà nel recitare
il Rosario, prolungane la recita; si dovrà dire di te ciò che è detto
di Gesù: “In preda all'agonia,
pregava più intensamente" (Lc 22,43).
[144
] Da ultimo: prega con ogni fiducia, fondata sulla bontà e la liberalità
infinita, di Dio e sulle promesse di Gesù. Dio è, la sorgente di acqua
viva che si riversa incessantemente nel cuore di chi prega; Gesù è il
depositario della grazia e della verità divina. Ora il desiderio più
ardente del Padre nei nostri riguardi è di comunicarci queste acque
salutari di grazia e misericordia; ci dice Egli infatti: “Ascoltatemi,
voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore, venite
all'acqua” (Is 51,1)
nella preghiera. E se non lo preghiamo, dolcemente Egli si lamenta di
essere lasciato da parte: “Essi
hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva” (Ger 2,13).
Chiedere
grazie a Nostro Signore è fargli piacere, più gradito a Lui del
piacere che prova la mamma quando il bambino si nutre del suo latte. La
preghiera è il canale della grazia di Dio: attingiamola, quindi, da Gesù
che ne è il fiduciario. Se a Lui non si ricorre con la preghiera, come
è doveroso per tutti i figli di Dio, Egli se ne lamenta amorevolmente:
“Finora non avete chiesto nulla: chiedete e vi sarà dato, cercate e
troverete, bussate e vi sarà aperto” (Mt 7,7). E per ispirarci la
massima fiducia nella preghiera si è impegnato Egli stesso
assicurandoci che il Padre ci largirà quanto chiederemo nel suo Nome.
ROSA QUARANTOTTESIMA
Perseveranza nella devozione al Rosario
[145]
Alla fiducia dobbiamo unire la perseveranza: soltanto chi persevera
nella domanda riceverà, nella ricerca troverà, nel bussare gli sarà
aperto. Non basta pregare per un mese, un anno, dieci o vent'anni per
chiedere al Signore una grazia: occorre tenere duro, chiedere sino alla
morte ‑ se è il caso ‑ decisi ad ottenere quel che gli si
chiede per la propria salvezza o a morire. Sì, anche a morire: questa
disposizione d'animo deve anzi accompagnare la nostra perseveranza nella
preghiera e la nostra confidenza in Dio, fino a ripetere con Giobbe: “Mi
uccida pure, non me ne dolgo” (Gb 13,15), e da lui aspetterò
quanto gli domando.
[146]
La liberalità dei grandi e dei ricchi del mondo si manifesta nel
prevenire con favori le persone bisognose prima ancora che chiedano;
Dio, invece, mostra la sua munificenza nel lasciar chiedere e cercare
per molto tempo le grazie che vuole concedere; anzi, quanto più la
grazia da accordare è preziosa, tanto più a lungo la fa attendere. Il
motivo? 1) perché la grazia sia più abbondante; 2) perché chi la
riceve ne abbia maggiore stima e 3) perché si badi a non perderla dopo
averla ricevuta: non si apprezza molto ciò che si ottiene troppo presto
e con facilità.
Caro
confratello del Rosario, sii dunque perseverante nel chiedere a Dio col
Rosario le grazie spirituali e materiali che ti abbisognano, in
particolare la grazia della divina Sapienza che è un tesoro
inesauribile (Sap 7,14), e non dubitare: presto o tardi l'otterrai purché non
tralasci il Rosario e non ti scoraggi a mezzo cammino: “Lunga è la strada che ti resta ancora da percorrere”
(1Re 19,7),
molte le avversità da affrontare, le difficoltà da superare, i
nemici da vincere prima d'aver accumulato abbastanza tesori per
l'eternità; molti i Pater e Ave che ti
occorrono per guadagnarti il Paradiso e la bella corona che attende ogni
fedele confratello del Rosario.
“Tieni
saldo quello che hai perché nessuno ti tolga la corona” (Ap
3,11). Stai attento a che un altro più fedele di te a dire il
Rosario non porti via la tua corona. La tua corona: essa era tua, Dio te
l'aveva preparata, te l'eri già meritata à metà con i tuoi Rosari ben
recitati; ma poi ti sei fermato per strada, la buona strada in cui
correvi tanto bene (Cfr. Gal 5,7), e così un altro ti è passato innanzi, è arrivato
prima; più diligente e più fedele di te egli con i Rosari e le sue
opere buone ha acquistato e pagato l'occorrente per avere quella tua
corona. “Chi mai li ha tagliato
la strada” (Gal 5,7) per conquistarla tu la corona? Ahimè, i nemici del Rosario che
sono numerosi!
[147]
Credimi, solo “i violenti se ne
impadroniscono” (Mt 11,12).
Tali corone non sono per i timidi che paventano i motteggi e le
minacce del mondo; non sono neppure per quei pigri e accidiosi che
recitano il Rosario con negligenza o in fretta o per abitudine, o solo
di quando in quando, secondo il capriccio; non sono neppure per quegli
indolenti che si scoraggiano e disarmano non appena vedono l'inferno
scatenarsi contro il loro Rosario. Se tu, caro confratello, pensi di
metterti al servizio di Gesù e Maria col dire ogni giorno il Rosario,
preparati alla tentazione: “Figlio,
se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione” (Sir
2,1). Non illuderti: gli eretici, i libertini, i frivoli, i
mezzo‑devoti, i falsi profeti, tutti d'accordo con la tua natura
contaminata e con le potenze infernali, ti muoveranno nefanda crociata
per farti abbandonare questa pratica.
[148]
Per premunirti contro gli attacchi, non dico degli eretici e dei
dissoluti, ma dei così detti onesti del mondo e perfino delle persone
devote alle quali il Rosario non garba, eccoti alcuni saggi del loro
modo di pensare e di parlarne:
‑ “Che cosa vorrà mai insegnare
questo ciarlatano?” (At
17,18).
‑
“Venite, tendiamo insidie al
giusto perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni” (Sap
2,12).
‑
Che mai va biascicando questo cicalone di corone e di Rosari? che cosa
va borbottando di continuo?
‑
Che fannullone! altro non fa che recitare Rosari... farebbe assai meglio
a lavorare invece di perdersi in simili beghinerie!
‑
Eh sì, basta dire il Rosario e le allodole cadranno belle arrostite dal
cielo; il Rosario ci procurerà il pranzo!...
‑
Dice il Signore: aiutati che io ti aiuterò... perché, allora,
impastoiarsi con preghiere?... Una preghiera breve penetra in cielo, un Pater ed un'Ave recitati
bene sono più che sufficienti; Dio non ha comandato il Rosario, cosa
buona anzi ottima se c'è tempo per recitarlo, ma non è per tale
devozione che saremo più sicuri di salvarci. Quanti Santi non l'hanno
mai recitato!
‑
C'è gente che giudica tutto secondo la propria misura; indiscreti che
spingono ogni cosa all'esagerazione, scrupolosi che vedono il peccato
dove non c'è e dicono che andranno all'inferno quanti non recitano il
Rosario.
‑
Dire il Rosario va bene per le donnette ignoranti che non sanno leggere.
Perché dire il Rosario? non è forse meglio l'Ufficio della Madonna o i
Sette Salmi? Esiste forse una preghiera più efficace dei Salmi dettati
dallo Spirito Santo?
‑
Tu proponi di dire il Rosario ogni giorno? la tua risoluzione è un
fuoco di paglia e non durerà a lungo. Ed allora, non è meglio
impegnarsi in meno pratiche ed essere fedeli solo ad alcune?
‑
Andiamo, amico, credi a me: recita bene la preghiera del mattino e della
sera e lavora per il Signore nel corso della giornata; Dio non ti chiede
di più. Se tu non dovessi ‑ come devi! ‑ guadagnarti di che
vivere, allora potresti anche impegnarti a recitare il Rosario.
Recitalo, dunque, la domenica e nei giorni festivi, a tuo agio, ma non
nei giorni feriali quando è tempo di lavorare.
‑
Come? vuoi tenere in mano una corona così lunga, proprio da donnetta?
Macché, io ne ho viste di una sola decina che valgono quanto quelle di
quindici decine.
‑
Vuoi portare la corona alla cintura? Ma è una affettazione di santità;
mettitela al collo piuttosto, come usano gli spagnoli, memorandi
ruminatori di Rosari che incontri con una grande corona in mano, pronti
a colpire a tradimento con il pugnale che stringono nell'altra mano.
Lascia, lascia da parte queste devozioni esteriori; vera devozione è
quella del cuore, ecc.
[149]
Persone di talento, grandi dottori ma poveri di spirito ed orgogliosi
non ti consiglieranno mai il Rosario; tenteranno piuttosto di
convincerti a recitare i Sette Salmi penitenziali o qualche altra
preghiera. E così, se un buon confessore ti ha imposto per penitenza di
dire un Rosario per quindici giorni o per un mese, basterà che tu vada
a confessarti da uno di questi signori perché tale penitenza ti venga
commutata in altre preghiere o in digiuni o messe o elemosine.
Ti
accadrà pure di consultare qualche pio contemplativo ‑ e ve ne
sono nel mondo ‑ il quale non conoscendo per diretta esperienza
l'importanza del Rosario, invece di consigliartelo te ne allontanerà
per avviarti piuttosto alla contemplazione, come se Rosario e
contemplazione fossero incompatibili fra loro, come se i tanti Santi
devoti del Rosario non siano stati grandi contemplativi! Né mancheranno
perfino i tuoi nemici... di casa che ti attaccheranno e tanto più
crudelmente per il fatto che sei a loro intimamente unito. Intendo
parlare delle potenze dell'anima e dei sensi del corpo, delle
distrazioni della mente, le aridità del cuore, gli abbattimenti morali
e le malattie. Tutti questi avversari, in combutta con gli spiriti
maligni che si immischieranno, ti strilleranno: ma lascia il Rosario! è
il Rosario che ti dà il mal di capo; lascialo, dunque; tanto, non è
d'obbligo in coscienza. Tutt'al più recitane solo una parte; i tuoi
disturbi sono una prova che Dio non vuole che tu lo dica; meglio ancora,
rimandalo a domani, quando starai in salute, ecc.
[150]
Insomma, caro confratello, il Rosario quotidiano ha tanti nemici che io
considero come uno dei più segnalati favori del cielo la grazia di
perseverarvi fino alla morte. Sii perseverante, quindi, e non dubitare
che in cielo avrai una splendida corona, preparata in premio alla tua
fedeltà: “Sii fedele fino alla
morte e ti darò la corona della vita” (Ap 2,10).
ROSA QUARANTANOVESIMA
A proposito delle indulgenze
[151]
Perché possiate lucrare le indulgenze concesse ai confratelli del
Rosario, sono opportune alcune osservazioni.
L'indulgenza,
in generale, è la remissione piena o in parte della pena temporale
dovuta per i peccati attuali già perdonati: remissione possibile grazie
all'applicazione, delle soddisfazioni sovrabbondanti di Cristo Gesù,
della Madonna e dei Santi, contenute nel tesoro della Chiesa.
L'indulgenza
plenaria è la remissione totale della pena dovuta al peccato; la
parziale, invece, (per esempio di cento o mille anni) è la remissione
di quella pena che nei primi tempi della Chiesa sarebbe stata condonata
dopo una, penitenza sostenuta per un tanto di tempo e imposta dagli
antichi canoni della Chiesa, secondo la qualità delle colpe. Faccio un
esempio: se quei canoni prescrivevano per un solo peccato mortale sette
anni di penitenza (talvolta anche dieci o quindici anni!) il reo di
venti peccati mortali avrebbe dovuto fare per lo meno sette volte vent'anni
di penitenza. Questo in teoria; in concreto erano previste altre
disposizioni.
[
152] Le condizioni per l'acquisto delle indulgenze annesse al Rosario
sono tre: 1) essere veramente pentiti, confessati e comunicati, come è
prescritto dalle Bolle delle Indulgenze; 2) non conservare il minimo
affetto a nessun peccato veniale, se si tratta di indulgenze plenarie;
persistendo, infatti, un tale affetto rimane la colpa, rimanendo la
colpa non è rimessa la pena dovuta; 3) recitare preghiere e compiere le
buone opere prescritte dalle Bolle.
Secondo
la mente dei Pontefici, si possono acquistare le indulgenze parziali,
pur non lucrando la plenaria; in tal caso non sarà sempre necessario
essere confessati e comunicati. E questo vale per le indulgenze annesse
alla recita del Rosario, alle processioni, alle corone benedette, ecc.
Tutte occasioni da non trascurare.
[153]
Il Flammin e numerosi autori riferiscono che una donzella di distinta
famiglia, una certa Alessandra, miracolosamente convertita e iscritta
nella Confraternita del Rosario da san Domenico, dopo la morte apparve
al Santo per dirgli che era condannata a rimanere settecento anni in
purgatorio a causa di colpe commesse e fatte commettere ad altri con le
sue vanità mondane, e lo pregò di venirle in aiuto chiedendo ai
confratelli del Rosario di suffragare la sua anima: ciò che san
Domenico, fece.
Quindici
giorni dopo ella riapparve splendente più del sole, ringraziò il Santo
di essere tanto sollecitamente liberata dal Purgatorio per le preghiere
dei confratelli ed informò il Santo d'essere venuta anche per
supplicarlo, da parte delle anime in stato di purificazione, di
continuare a predicare il Rosario e a sollecitare i loro parenti a
renderle partecipi del merito dei propri Rosari. Esse, poi, li avrebbero
ricompensati largamente non appena fossero giunte in paradiso.
[154]
Per agevolarvi l'esercizio del Rosario ecco alcuni metodi di recitarlo
santamente con la meditazione dei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi
di Gesù e di Maria. Adottate quello che sarà più di vostro gusto;
anzi, voi stessi potrete comporne un altro, come già fecero non pochi
Santi.
Il
manoscritto non porta la 50a Rosa, che forse nell'intenzione dell'autore
è costituita dai metodi per recitare il S. Rosario. Questi sono
pubblicati a parte (n. 1‑6) insieme ad altri che non figurano nel
manoscritto del SAR.
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