ESORTAZIONE
APOSTOLICA
POST-SINODALE
ECCLESIA
IN AMERICA
DEL SANTO PADRE
GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI
AI PRESBITERI E AI DIACONI
AI CONSACRATI ED ALLE CONSACRATE
ED A TUTTI I FEDELI LAICI
SULL'INCONTRO CON GESÙ CRISTO VIVO
VIA PER LA CONVERSIONE,
LA COMUNIONE E LA SOLIDARIETÀ
IN AMERICA
INTRODUZIONE
1. La Chiesa in America, piena di
gioia per la fede ricevuta e riconoscente a Cristo per questo immenso
dono, ha da poco celebrato il quinto centenario dell'inizio della
predicazione del Vangelo sul proprio territorio. Questa commemorazione
ha reso tutti i cattolici americani più coscienti del desiderio di
Cristo di incontrare gli abitanti del cosiddetto Nuovo Mondo per
incorporarli alla sua Chiesa e così rendersi presente nella storia
del Continente. L'evangelizzazione dell'America non è soltanto un
dono del Signore; è anche sorgente di nuove responsabilità. Grazie
all'azione di quanti hanno evangelizzato in lungo e in largo il
Continente, sono nati dalla Chiesa e dallo Spirito innumerevoli
figli.(1) Nei loro cuori, nel passato come nel presente, continuano a
risuonare le parole dell'Apostolo: « Non è infatti per me un vanto
predicare il Vangelo; per me è un dovere: guai a me se non predicassi
il Vangelo! » (1 Cor 9, 16). Tale dovere si fonda sul mandato
conferito dal Signore risorto agli Apostoli prima della sua Ascensione
al cielo: « Predicate il Vangelo ad ogni creatura » (Mc 16,
15).
Questo mandato riguarda tutta la
Chiesa, e la Chiesa che è in America, in questo particolare momento
della sua storia, è chiamata ad accoglierlo e a rispondere con
amorosa generosità al fondamentale compito dell'evangelizzazione. Lo
sottolineava a Bogotá il mio predecessore Paolo VI, il primo Papa a
visitare l'America: « Competerà a noi, [Signore Gesù], in quanto
tuoi rappresentanti e amministratori dei tuoi divini misteri (cfr 1
Cor 4, 1; 1 Pt 4, 10), diffondere i tesori della tua
parola, della tua grazia, dei tuoi esempi tra gli uomini ».(2) Il
dovere della evangelizzazione costituisce, per il discepolo di Cristo,
una urgenza di carità: « L'amore del Cristo ci spinge » (2 Cor 5,
14), afferma l'Apostolo Paolo, ricordando quanto il Figlio di Dio ha
fatto per noi nel suo sacrificio redentore: « Uno è morto per tutti
[...], perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per
colui che è morto e risuscitato per loro » (2 Cor 5, 14-15).
La commemorazione di ricorrenze
particolarmente evocatrici dell'amore di Cristo per noi suscita
nell'animo, insieme con la riconoscenza, il bisogno di « annunciare
le meraviglie di Dio », il bisogno cioè di evangelizzare. Così, il
ricordo della recente celebrazione dei cinquecento anni dell'arrivo
del messaggio evangelico in America, cioè, del momento in cui Cristo
chiamò l'America alla fede, e il prossimo Giubileo nel quale la
Chiesa celebrerà i 2000 anni dell'incarnazione del Figlio di Dio,
sono occasioni privilegiate nelle quali, in modo spontaneo, sale con
più forza dal cuore l'espressione della nostra gratitudine al
Signore. Consapevole della grandezza dei doni ricevuti, la Chiesa
pellegrina in America desidera rendere partecipe della ricchezza della
fede e della comunione in Cristo tutta la società e ciascuno degli
uomini e delle donne che abitano in terra americana.
L'idea di celebrare questa
Assemblea sinodale
2. Proprio nel giorno stesso nel
quale si compivano i cinquecento anni dell'inizio della
evangelizzazione dell'America, il 12 ottobre 1992, desiderando aprire
nuovi orizzonti e dare rinnovato impulso all'evangelizzazione,
nell'allocuzione con la quale aprii i lavori della IV Conferenza
generale dell'Episcopato Latino-americano a Santo Domingo, feci la
proposta di un incontro sinodale « con lo scopo di incrementare la
cooperazione tra le diverse Chiese particolari » per affrontare
insieme, all'interno del compito della nuova evangelizzazione e come
espressione di comunione episcopale, « i problemi relativi alla
giustizia ed alla solidarietà tra tutte le Nazioni dell'America ».(3)
L'accoglienza positiva con cui gli Episcopati dell'America
corrisposero a questa mia indicazione mi permise di annunciare nella
Lettera apostolica Tertio millennio adveniente il proposito di
convocare un'assemblea sinodale « sulle problematiche della nuova
evangelizzazione in due parti dello stesso Continente tanto diverse
tra loro per origine e storia, e sulle tematiche della giustizia e dei
rapporti economici internazionali, tenendo conto dell'enorme divario
tra il Nord e il Sud ».(4) Fu allora possibile iniziare i lavori
preparatori propriamente detti, per giungere finalmente alla
celebrazione della Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per
l'America, svoltasi in Vaticano dal 16 novembre al 12 dicembre del
1997.
Il tema dell'Assemblea
3. In coerenza con l'idea
iniziale, e dopo aver ascoltato i suggerimenti del Consiglio
pre-sinodale, viva espressione del sentire di molti Pastori del Popolo
di Dio nel Continente americano, enunciai il tema dell'Assemblea
Speciale del Sinodo per l'America con le parole seguenti: « Incontro
con Gesù Cristo vivo, via per la conversione, la comunione e la
solidarietà in America ». Il tema così formulato manifesta
chiaramente la centralità della persona di Gesù Cristo risorto,
presente nella vita della Chiesa, che invita alla conversione, alla
comunione e alla solidarietà. Il punto di partenza di tale programma
di evangelizzazione è certamente l'incontro con il Signore. Lo
Spirito Santo, dono di Cristo nel mistero pasquale, ci guida verso le
mete pastorali che la Chiesa in America deve raggiungere nel terzo
millennio cristiano.
La celebrazione
dell'Assemblea come esperienza di incontro
4. L'esperienza vissuta durante
l'Assemblea ebbe, senza dubbio, il carattere di un incontro con il
Signore. Ricordo con piacere, in modo particolare, le due
concelebrazioni solenni che io stesso ho presieduto nella Basilica di
San Pietro per l'inaugurazione e per la chiusura dei lavori
dell'Assemblea. Il contatto con il Signore Risorto veramente,
realmente e sostanzialmente presente nella Eucaristia, costituì
l'atmosfera spirituale che permise a tutti i Vescovi dell'Assemblea
sinodale di riconoscersi, non solo come fratelli nel Signore, ma anche
come membri del Collegio episcopale, desiderosi di seguire, sotto la
presidenza del Successore di Pietro, le orme del Buon Pastore,
servendo la Chiesa, pellegrina in tutte le regioni del Continente. Fu
evidente a tutti la gioia dei partecipanti all'Assemblea, che
scoprivano in essa un'occasione eccezionale di incontro con il
Signore, con il Vicario di Cristo, con tanti Vescovi, sacerdoti,
consacrati e laici venuti da tutte le parti del Continente.
Senza dubbio, alcuni fattori
precedenti contribuirono, in modo mediato ma efficace, ad assicurare
questo clima di incontro fraterno nell'Assemblea sinodale. In primo
luogo, occorre segnalare le esperienze di comunione vissute
precedentemente nelle Assemblee generali dell'Episcopato
Latino-americano in Rio de Janeiro (1955), Medellin (1968), Puebla
(1979) e Santo Domingo (1992). In esse i Pastori della Chiesa che è
in America Latina avevano avuto modo di riflettere insieme come
fratelli sulle questioni pastorali più urgenti in quella regione del
Continente. A tali Assemblee occorre aggiungere le periodiche riunioni
interamericane di Vescovi, nelle quali i partecipanti hanno la
possibilità di aprirsi all'orizzonte dell'intero Continente,
dialogando circa i problemi e le sfide comuni che riguardano la Chiesa
nei Paesi americani.
Contribuire all'unità del
Continente
5. Nella prima proposta che feci a
Santo Domingo, circa la possibilità di celebrare un'Assemblea
Speciale del Sinodo, segnalai che « la Chiesa, ormai alle soglie del
terzo millennio cristiano ed in un'epoca in cui sono cadute molte
barriere e frontiere ideologiche, avverte come un dovere ineludibile
l'unire spiritualmente in modo ancor maggiore tutti i popoli che
formano questo grande Continente e, allo stesso tempo, partendo dalla
missione religiosa che le è propria, il promuovere uno spirito di
solidarietà fra di essi ».(5) Gli elementi comuni a tutti i popoli
dell'America, tra i quali risalta una medesima identità cristiana
come pure un'autentica ricerca del consolidamento dei legami di
solidarietà e di comunione tra le diverse espressioni del ricco
patrimonio culturale del Continente, sono il motivo decisivo per il
quale ho chiesto che l'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi
dedicasse le sue riflessioni all'America come ad una realtà unica. La
scelta di usare la parola al singolare voleva esprimere non solo
l'unità sotto certi aspetti già esistente, ma anche quel vincolo più
stretto al quale i popoli del Continente aspirano e che la Chiesa
desidera favorire, nell'ambito della propria missione, volta a
promuovere la comunione di tutti nel Signore.
Nel contesto della nuova
evangelizzazione
6. Nella prospettiva del Grande
Giubileo dell'anno 2000, ho voluto che si tenesse un'Assemblea
Speciale del Sinodo dei Vescovi per ciascuno dei cinque Continenti:
dopo quelle dedicate all'Africa (1994), all'America (1997), all'Asia
(1998) e, molto recentemente, all'Oceania (1998), in questo anno 1999
con l'aiuto del Signore sarà celebrata una nuova Assemblea Speciale
per l'Europa. In tal modo, durante l'anno giubilare, sarà possibile
un'Assemblea Generale Ordinaria che sintetizzi e tragga le conclusioni
dei preziosi materiali che le diverse Assemblee continentali sono
andate elaborando. Ciò sarà facilitato dal fatto che in tutti questi
Sinodi si sono avute preoccupazioni simili e centri di interesse
comuni. In tal senso, riferendomi a questa serie di Assemblee
sinodali, ho segnalato come in tutte « il tema di fondo è
l'evangelizzazione, meglio, quello della nuova evangelizzazione,
le cui basi furono gettate dall'Esortazione apostolica Evangelii
nuntiandi di Paolo VI ».(6) Perciò, tanto nella mia prima
indicazione sulla celebrazione di questa Assemblea Speciale del Sinodo
come più tardi nell'annuncio esplicito della medesima, dopo che tutti
gli Episcopati dell'America avevano fatto propria l'idea, indicai che
le sue deliberazioni dovevano muoversi « nell'ambito della nuova
evangelizzazione »,(7) affrontando i problemi in essa emergenti.(8)
Questa preoccupazione era tanto più
ovvia, in quanto io stesso avevo formulato il primo programma di una
nuova evangelizzazione in terra americana. In effetti, quando la
Chiesa in tutta l'America si preparava per ricordare i cinquecento
anni dell'inizio della prima evangelizzazione del Continente, parlando
al Consiglio Episcopale Latino-americano in Port-au-Prince (Haiti),
affermai: « La commemorazione del mezzo millennio di evangelizzazione
avrà il suo pieno significato se costituirà un impegno vostro come
Vescovi, insieme con il vostro presbiterio ed i fedeli, impegno non
certo di rievangelizzazione, bensì di una nuova evangelizzazione.
Nuova nell'ardore, nei metodi e nelle espressioni ».(9)
Successivamente invitai tutta la Chiesa a portare a compimento tale
esortazione, benché il programma di evangelizzazione, estendendosi
alla grande diversità che presenta oggi il mondo intero, deve
diversificarsi alla luce innanzitutto di due situazioni chiaramente
differenti: quella dei Paesi fortemente toccati dal secolarismo e
quella degli altri dove « si conservano tuttora molto vive tradizioni
di pietà e di religiosità popolare cristiana ».(10) Si tratta senza
dubbio di due situazioni presenti, in grado diverso, in differenti
Paesi o, forse meglio, in diversi ambienti concreti all'interno degli
stessi Paesi del Continente americano.
Con la presenza e l'aiuto
del Signore
7. Il mandato di evangelizzare,
che il Signore risorto ha lasciato alla sua Chiesa, è accompagnato
dalla certezza, fondata sulla sua promessa, che Egli continua ad
essere vivo ed operante tra noi: « Ecco, io sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28, 20). Questa
misteriosa presenza di Cristo nella sua Chiesa è per essa garanzia di
riuscita nella realizzazione del compito affidatole. Nel medesimo
tempo, tale presenza rende possibile il nostro incontro con Lui, come
Figlio inviato dal Padre, come Signore della Vita che ci comunica il
suo Spirito. Un incontro rinnovato con Gesù Cristo renderà tutti i
membri della Chiesa in America consapevoli del fatto che sono chiamati
a continuare la missione del Redentore nelle loro terre.
L'incontro personale con il
Signore, se è autentico, porterà con sé anche il rinnovamento
ecclesiale: le Chiese particolari del Continente, come Chiese sorelle
e tra loro vicine, accresceranno i vincoli di cooperazione e di
solidarietà per prolungare e rendere più incisiva l'opera salvatrice
di Cristo nella storia dell'America. In atteggiamento di apertura
all'unità, frutto di un'autentica comunione con il Signore risorto,
le Chiese particolari, ed in esse i singoli membri, scopriranno,
attraverso la propria esperienza spirituale, che l'« incontro con Gesù
Cristo vivo » è « via di conversione, di comunione e di solidarietà
». E, nella misura in cui queste mete saranno raggiunte, si renderà
possibile una dedizione sempre maggiore alla nuova evangelizzazione
dell'America.
CAPITOLO
I
L'INCONTRO
CON GESÙ CRISTO VIVO
«
Abbiamo trovato il Messia »
(Gv 1, 41)
Gli incontri con il Signore
nel Nuovo Testamento
8. I Vangeli riferiscono numerosi
incontri di Gesù con uomini e donne del suo tempo. Una
caratteristica, comune a tutti questi racconti, è la forza
trasformante che racchiudono e manifestano gli incontri con Gesù,
poiché « aprono un autentico processo di conversione, comunione e
solidarietà ».(11) Tra i più significativi vi è quello con la
samaritana (cfr Gv 4, 5-42). Gesù la chiama per saziare la sua
sete, che non era soltanto materiale: in realtà, « colui che
chiedeva da bere, aveva sete della fede della donna stessa ».(12)
Dicendole « Dammi da bere » (Gv 4, 7) e parlandole di acqua
viva, il Signore suscita nella samaritana una domanda, quasi una
preghiera, il cui obiettivo vero supera ciò che essa in quel momento
è in grado di comprendere: « Signore... dammi di quest'acqua perché
non abbia più sete » (Gv 4, 15). La samaritana, anche se «
ancora non capisce »,(13) sta in realtà chiedendo l'acqua viva di
cui le parla il suo divino Interlocutore. Quando Gesù le rivela la
propria messianicità (cfr Gv 4, 26), la samaritana si sente
spinta ad annunciare ai suoi concittadini la scoperta del Messia (cfr Gv
4, 28-30). Allo stesso modo, quando Gesù incontra Zaccheo (cfr Lc
19, 1-10), il frutto più prezioso è la conversione del pubblicano,
che diventa consapevole delle ingiustizie commesse e decide di
restituire in abbondanza — « il quadruplo » —, a chi aveva
defraudato. Assume, inoltre, un atteggiamento di distacco dai beni
materiali e di carità verso i bisognosi, che lo porta a dare ai
poveri la metà dei suoi averi.
Una menzione speciale meritano gli
incontri con Cristo risorto, narrati nel Nuovo Testamento. Grazie al
suo incontro col Risorto, Maria Maddalena supera lo scoraggiamento e
la tristezza causati dalla morte del Maestro (cfr Gv 20,
11-18). Nella sua nuova dimensione pasquale, Gesù la invia ad
annunciare ai discepoli che Egli è risorto: « Va' dai miei fratelli
» (Gv 20, 17). Per tale motivo, Maria Maddalena ha potuto
essere chiamata « l'apostola degli apostoli ».(14) Da parte loro, i
discepoli di Emmaus, dopo aver incontrato e riconosciuto il Signore
risorto, tornano a Gerusalemme per raccontare agli apostoli e agli
altri discepoli quanto era loro accaduto (cfr Lc 24, 13-35).
Gesù « cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in
tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui » (Lc 24, 27).
Essi riconosceranno più tardi che il loro cuore ardeva mentre il
Signore conversava con loro lungo il cammino spiegando le Scritture (cfr
Lc 24, 32). Non vi è dubbio che san Luca, nel narrare questo
episodio, e specialmente il momento decisivo nel quale i due discepoli
riconoscono Gesù, fa allusione esplicita ai racconti della
istituzione dell'Eucaristia, cioè al comportamento di Gesù
nell'Ultima Cena (cfr Lc 24, 30). L'evangelista, per riferire
ciò che i discepoli di Emmaus raccontano agli Undici, utilizza
un'espressione, che nella Chiesa nascente possedeva un significato
eucaristico preciso: « L'avevano riconosciuto nello spezzare il pane
» (Lc 24, 35).
Fra gli incontri con il Signore
risorto, uno di quelli che hanno avuto un influsso decisivo nella
storia del cristianesimo è senza dubbio la conversione di Saulo, il
futuro Paolo apostolo delle genti, sulla via di Damasco. E lì che è
avvenuto il cambiamento radicale della sua esistenza, da persecutore
ad apostolo (cfr At 9, 3-30; 22, 6-11; 26, 12-18). Lo stesso
Paolo parla di questa straordinaria esperienza come di una rivelazione
del Figlio di Dio « perché lo annunziassi in mezzo ai pagani » (Gal
1, 16).
L'invito del Signore rispetta
sempre la libertà dei chiamati. Ci sono casi in cui l'uomo,
incontrando Gesù, si chiude al cambiamento di vita al quale Egli lo
invita. I casi di persone contemporanee di Gesù che lo videro e lo
udirono e tuttavia non si aprirono alla sua parola, sono numerosi. Il
Vangelo di san Giovanni indica nel peccato la causa che impedisce
all'essere umano di aprirsi alla luce che è Cristo: « La luce è
venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce,
perché le loro opere erano malvagie » (Gv 3, 19). I testi
evangelici insegnano che l'attaccamento alla ricchezza costituisce un
ostacolo all'accoglienza della chiamata ad una sequela piena e
generosa di Gesù. Tipico, al riguardo, è il caso del giovane ricco (cfr
Mt 19, 16-22; Mc 10, 17-22; Lc 18, 18-23).
Incontri personali e
incontri comunitari
9. Alcuni incontri con Gesù,
riferiti dai Vangeli, sono chiaramente personali come, ad esempio, le
chiamate vocazionali (cfr Mt 4, 19; 9, 9; Mc 10, 21; Lc
9, 59). In essi, Gesù tratta con intimità i suoi interlocutori: «
Rabbi (che significa Maestro) dove abiti? » [...] « Venite e vedrete
» (Gv 1, 38-39). Altre volte, invece, gli incontri acquistano
un carattere comunitario. Tali sono, in particolare, quelli con gli
Apostoli, che hanno fondamentale importanza per la costituzione della
Chiesa. In effetti, gli Apostoli, scelti da Gesù in una cerchia più
ampia di discepoli (cfr Mc 3, 13-19; Lc 6, 12-16), sono
oggetto di speciale formazione e di una più intima comunicazione.
Alle folle Gesù parla in parabole, che però spiega ai Dodici: «
Perché a voi è dato di conoscere i misteri del Regno dei cieli, ma a
loro non è dato » (Mt 13, 11). Essi sono chiamati ad essere
gli annunciatori della Buona Novella ed a svolgere una speciale
missione per costruire la Chiesa con la grazia dei Sacramenti. A tale
fine, essi ricevono la potestà necessaria: Gesù conferisce loro il
potere di perdonare i peccati, richiamandosi alla pienezza dello
stesso potere che il Padre gli ha dato in cielo ed in terra (cfr Mt
28, 18). Essi saranno i primi a ricevere il dono dello Spirito Santo (cfr
At 2, 1-4), dono in seguito dispensato a quanti, in virtù dei
Sacramenti di iniziazione, saranno incorporati nella Comunità
cristiana (cfr At 2, 38).
L'incontro con Cristo nel
tempo della Chiesa
10. La Chiesa costituisce il luogo
nel quale gli uomini, incontrando Gesù, possono scoprire l'amore del
Padre: chi, infatti, ha visto Gesù, ha visto il Padre (cfr Gv 14, 9).
Dopo la sua ascensione al cielo, Gesù agisce mediante l'intervento
potente dello Spirito Paraclito (cfr Gv 16, 7), che trasforma i
credenti dando loro la vita nuova. E così che essi diventano capaci
di amare con l'amore stesso di Dio, che « è stato riversato nei
nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato » (Rm
5, 5). La grazia divina abilita inoltre i cristiani a farsi operatori
della trasformazione del mondo, per instaurare in esso una nuova
civiltà che il mio predecessore Paolo VI opportunamente chiamò « la
civiltà dell'amore ».(15)
In effetti, « il Verbo di Dio,
assumendo in tutto la natura umana escluso il peccato (cfr Eb
4, 15), manifesta il piano del Padre di rivelare alla persona umana il
modo di giungere alla pienezza della propria vocazione [...]. Così
Gesù non solo riconcilia l'uomo con Dio, ma lo riconcilia anche con
se stesso, rivelandogli la propria natura ».(16) Con queste parole i
Padri sinodali, sulla scorta del Concilio Vaticano II, hanno ribadito
che Gesù è la via da seguire per giungere alla piena realizzazione
personale, culminante nell'incontro definitivo ed eterno con Dio. «
Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non
per mezzo di me » (Gv 14, 6). Dio ci « ha predestinati ad
essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il
primogenito tra molti fratelli » (Rm 8, 29). Gesù Cristo è,
dunque, la risposta definitiva alla domanda sul senso della vita, agli
interrogativi fondamentali che assillano anche oggi tanti uomini e
donne del Continente americano.
Per mezzo di Maria
incontriamo Gesù
11. Alla nascita di Gesù,
dall'Oriente i magi giunsero a Betlemme e « videro il Bambino con
Maria sua Madre » (Mt 2, 11). All'inizio della vita pubblica, alle
nozze di Cana, quando il Figlio di Dio realizza il primo dei segni,
suscitando la fede dei discepoli (cfr Gv 2, 11), è Maria che
interviene ed orienta i servi verso suo Figlio con queste parole: «
Fate quello che vi dirà » (Gv 2, 5). Al riguardo, ho scritto
in un'altra occasione: « La Madre di Cristo si presenta davanti agli
uomini come portavoce della volontà del Figlio, indicatrice di
quelle esigenze che devono essere soddisfatte affinché la potenza
salvifica del Messia possa manifestarsi ».(17) Per tale ragione,
Maria è via sicura all'incontro con Cristo. La pietà verso la Madre
del Signore, quando è autentica, spinge sempre ad orientare la
propria vita secondo lo spirito ed i valori del Vangelo.
E come non porre in luce il ruolo
che la Vergine riveste nei confronti della Chiesa pellegrina in
America, in cammino verso l'incontro con il Signore? In effetti, la
Santissima Vergine « in modo speciale è legata alla nascita della
Chiesa nella storia [...] dei popoli dell'America, che attraverso
Maria giunsero ad incontrare il Signore ».(18)
In ogni parte del Continente, la
presenza della Madre di Dio è stata molto intensa sin dai giorni
della prima evangelizzazione, grazie alle fatiche dei missionari.
Nella loro predicazione, « il Vangelo è stato annunciato presentando
la Vergine Maria come la sua realizzazione più alta. Sin dalle
origini — nella sua invocazione sotto il titolo di Nostra Signora di
Guadalupe — Maria costituì un grande segno, dal volto materno e
misericordioso, della vicinanza del Padre e di Cristo con i quali ci
invita ad entrare in comunione ».(19)
L'apparizione di Maria all'indio
Juan Diego sulla collina di Tepeyac, nel 1531, ebbe una ripercussione
decisiva per l'evangelizzazione.(20) Questo influsso supera di molto i
confini della nazione messicana, raggiungendo l'intero Continente. E
l'America, che storicamente è stata ed è crogiolo di popoli, ha
riconosciuto nel volto meticcio della Vergine di Tepeyac, « in Santa
Maria di Guadalupe, un grande esempio di evangelizzazione
perfettamente inculturata ».(21) Per questo, non solo nel Centro e
nel Sud, ma anche nel Nord del Continente, la Vergine di Guadalupe è
venerata come Regina di tutta l'America.(22)
Sempre più nel tempo è andata
crescendo nei Pastori e nei fedeli la consapevolezza del ruolo svolto
dalla Vergine nell'evangelizzazione del Continente. Nella preghiera
composta per l'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per
l'America, Maria Santissima di Guadalupe è invocata come « Patrona
di tutta l'America e Stella della prima e della nuova evangelizzazione
». In questa prospettiva, accolgo con gioia la proposta dei Padri
sinodali che il giorno 12 dicembre si celebri nell'intero Continente
la festa di Nostra Signora di Guadalupe, Madre ed Evangelizzatrice
dell'America.(23) Coltivo nel mio cuore la ferma speranza che Ella,
alla cui intercessione si deve il fortificarsi della fede nei primi
discepoli (cfr Gv 2, 11), guidi con la sua materna
intercessione la Chiesa in questo Continente, ottenendole l'effusione
dello Spirito Santo come già sulla Chiesa nascente (cfr At 1,
14), affinché la nuova evangelizzazione produca una splendida
fioritura di vita cristiana.
Luoghi di incontro con
Cristo
12. Facendo affidamento sull'aiuto
di Maria, la Chiesa in America desidera condurre gli uomini e le donne
del Continente all'incontro con Cristo, punto di partenza per
un'autentica conversione e per una rinnovata comunione e solidarietà.
Tale incontro contribuirà efficacemente a rinsaldare la fede di molti
cattolici, favorendone la maturazione in fede convinta, viva ed
operante.
Perché la ricerca di Cristo
presente nella sua Chiesa non si riduca a qualcosa di meramente
astratto, è necessario mostrare i luoghi ed i momenti concreti nei
quali, all'interno della Chiesa, è possibile incontrarlo. La
riflessione dei Padri sinodali al riguardo è stata ricca di
suggerimenti e di osservazioni.
Essi hanno indicato, innanzitutto,
« la Sacra Scrittura letta alla luce della Tradizione, dei Padri e
del Magistero, approfondita attraverso la meditazione e la orazione ».(24)
Si è raccomandato di promuovere la conoscenza dei Vangeli, nei quali
è proclamato, con parole facilmente accessibili a tutti, il modo in
cui Gesù visse tra gli uomini. La lettura di questi testi sacri,
quando ci si pone in ascolto con la stessa attenzione con cui le folle
ascoltavano Gesù sul pendio del monte delle Beatitudini, o sulla
sponda del lago di Tiberiade mentre predicava dalla barca, produce
autentici frutti di conversione del cuore.
Un secondo luogo d'incontro con
Gesù è la sacra Liturgia.(25) Al Concilio Vaticano II dobbiamo una
ricchissima esposizione della molteplice presenza di Cristo nella
Liturgia, la cui importanza deve indurre a farne oggetto di
predicazione costante: Cristo è presente nel celebrante che rinnova
sull'altare lo stesso ed unico Sacrificio della Croce; è presente nei
Sacramenti nei quali esercita la sua forza efficace. Quando viene
proclamata la sua parola, è Lui stesso che ci parla. Egli è
presente, inoltre, nella comunità in virtù della promessa: « Dove
sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro » (Mt
18, 20). Presente è egli « soprattutto sotto le specie eucaristiche
».(26) Il mio predecessore Paolo VI ritenne necessario spiegare la
singolarità della presenza reale di Cristo nella Eucaristia, che «
è chiamata “reale” non per esclusione, come se le altre presenze
non fossero “reali”, ma per antonomasia, perché è sostanziale ».(27)
Sotto le specie del pane e del vino, « Cristo tutto intero è
presente nella sua “realtà fisica” anche corporalmente ».(28)
La Scrittura e l'Eucaristia, quali
luoghi di incontro con Cristo, sono richiamati dal racconto
dell'apparizione del Risorto ai discepoli di Emmaus. Ma il testo del
Vangelo sul giudizio finale (cfr Mt 25, 31-46), in cui viene
detto che saremo giudicati sull'amore verso i bisognosi, nei quali
misteriosamente è presente il Signore Gesù, indica che non bisogna
trascurare un terzo luogo di incontro con Cristo: « le persone,
specialmente i poveri, con i quali Cristo si identifica ».(29) Alla
chiusura del Concilio Vaticano II, il Papa Paolo VI ricordava che «
nel volto d'ogni uomo, specialmente se reso trasparente dalle sue
lacrime e dai suoi dolori, possiamo e dobbiamo ravvisare il volto di
Cristo (cfr Mt 25, 40), il Figlio dell'uomo ».(30)
CAPITOLO
II
L'INCONTRO
CON GESÙ CRISTO
NELL'OGGI DELL'AMERICA
«
A chiunque fu dato molto,
molto sarà chiesto » (Lc
12, 48)
La situazione degli uomini e
delle donne d'America
e il loro incontro con il Signore
13. Nei Vangeli vengono narrati
gli incontri con Cristo di persone in situazioni molto diverse. A
volte si tratta di situazioni di peccato, che lasciano trasparire il
bisogno della conversione e del perdono del Signore. In altre
circostanze emergono atteggiamenti positivi di ricerca della verità,
di autentica fiducia in Gesù, che favoriscono lo stabilirsi di una
relazione di amicizia con Lui e stimolano il desiderio di imitarlo. Né
possono essere dimenticati i doni con i quali il Signore prepara
alcuni ad un incontro successivo. Così Dio, rendendo Maria « piena
di grazia » (Lc 1, 28) sin dal primo momento, la preparò in
vista della realizzazione in lei del suo più alto incontro con la
natura umana: il mistero ineffabile dell'Incarnazione.
Poiché i peccati come le virtù
sociali non esistono in astratto, ma sono il risultato di atti
personali,(31) è necessario tener presente che l'America è oggi una
realtà complessa, frutto delle tendenze e dei modi di procedere degli
uomini e delle donne che la abitano. E in questa situazione reale e
concreta che essi devono incontrarsi con Gesù.
L'identità cristiana
dell'America
14. Il dono più grande che
l'America ha ricevuto dal Signore è la fede, che ne ha forgiato
l'identità cristiana. Sono già più di cinquecento anni che il nome
di Cristo è stato annunciato nel Continente. Frutto
dell'evangelizzazione che ha accompagnato i movimenti migratori
dall'Europa è la fisionomia religiosa americana, segnata dai valori
morali che, anche se non sempre vissuti coerentemente e in alcune
occasioni messi in discussione, possono considerarsi in un certo modo
patrimonio di tutti gli abitanti dell'America, anche di coloro che
esplicitamente non vi si riconoscono. E chiaro che l'identità
cristiana dell'America non può considerarsi come sinonimo di identità
cattolica. La presenza di altre confessioni cristiane, in grado
maggiore o minore nelle diverse parti dell'America, rende
particolarmente urgente l'impegno ecumenico, per ricercare l'unità
tra tutti i credenti in Cristo.(32)
Frutti di santità
15. L'espressione e i frutti più
alti dell'identità cristiana dell'America sono i Santi. In essi,
l'incontro con Cristo vivo « è tanto profondo e impegnativo [...]
che diventa fuoco che li consuma totalmente e li spinge a costruire il
suo Regno, a far sì che Lui e la nuova alleanza siano il senso e
l'anima [...] della vita personale e comunitaria ».(33) L'America ha
visto fiorire i frutti della santità sin dagli inizi della sua
evangelizzazione. E il caso di santa Rosa da Lima (1586-1617), « il
primo fiore di santità nel Nuovo Mondo », proclamata patrona
principale dell'America nel 1670 dal Papa Clemente X.(34) A partire da
lei, il santorale americano è andato crescendo fino a raggiungere la
sua attuale ampiezza.(35) Le beatificazioni e le canonizzazioni con le
quali non pochi figli e figlie del Continente sono stati elevati
all'onore degli altari offrono modelli eroici di vita cristiana
secondo la diversità degli stati e degli ambienti sociali. La Chiesa,
beatificandoli o canonizzandoli, addita in essi dei potenti
intercessori uniti a Cristo, sommo ed eterno Sacerdote, mediatore tra
Dio e gli uomini. I Beati ed i Santi d'America accompagnano con
sollecitudine fraterna gli uomini e le donne loro conterranei, tra
gioie e sofferenze, fino all'incontro definitivo con il Signore.(36)
Per favorire una sempre maggiore loro imitazione ed un più frequente
e fruttuoso ricorso da parte dei fedeli alla loro intercessione,
considero molto opportuna la proposta dei Padri sinodali di preparare
« una collezione di brevi biografie dei Santi e Beati americani. Ciò
può illuminare e stimolare in America la risposta alla vocazione
universale alla santità ».(37)
Tra i suoi Santi, « la storia
della evangelizzazione dell'America riconosce numerosi martiri, uomini
e donne, vescovi e presbiteri, religiosi e laici che con il loro
sangue irrigarono [...] [queste] nazioni. Essi, come nubi di testimoni
(cfr Eb 12, 1), ci stimolano a farci carico oggi, senza timore
e con ardore, della nuova evangelizzazione ».(38) E necessario che i
loro esempi di dedizione senza limite alla causa del Vangelo siano non
solo preservati dall'oblio, ma più conosciuti e diffusi tra i fedeli
del Continente. Scrivevo, in proposito, nella Tertio millennio
adveniente: « Le Chiese locali facciano di tutto per non lasciar
perire la memoria di quanti hanno subito il martirio, raccogliendo la
necessaria documentazione ».(39)
La pietà popolare
16. Una caratteristica particolare
dell'America è l'esistenza di una intensa pietà popolare radicata
nelle diverse Nazioni. Si incontra a tutti i livelli e in tutti i
settori sociali, rivestendo un'importanza speciale come luogo di
incontro con Cristo per quanti con spirito di povertà ed umiltà di
cuore cercano sinceramente Dio (cfr Mt 11, 25). Le espressioni
di tale pietà sono numerose: « I pellegrinaggi ai santuari di
Cristo, della Beata Vergine e dei Santi, la preghiera per le anime del
purgatorio, l'uso dei sacramentali (acqua, olio, ceri...). Queste e
tante altre espressioni della pietà popolare offrono ai fedeli
l'opportunità di incontrare il Cristo vivente ».(40) I Padri
sinodali hanno sottolineato l'urgenza di scoprire, nelle
manifestazioni della religiosità popolare, i veri valori spirituali,
per arricchirli con gli elementi della genuina dottrina cattolica,
affinché tale religiosità possa condurre ad un impegno sincero di
conversione e ad un'esperienza concreta di carità.(41) La pietà
popolare, se convenientemente orientata, contribuisce anche ad
accrescere nei fedeli la consapevolezza della propria appartenenza
alla Chiesa, alimentandone il fervore ed offrendo così una risposta
valida alle attuali sfide della secolarizzazione.(42)
Dal momento che in America, la
pietà popolare è espressione della inculturazione della fede
cattolica e molte delle sue manifestazioni hanno assunto forme
religiose autoctone, non deve essere sottovalutata la possibilità di
trarre anche di lì, con prudenza illuminata, indicazioni valide per
una maggiore inculturazione del Vangelo.(43) Ciò riveste rilevante
importanza specialmente fra le popolazioni indigene, perché « i semi
del Verbo » presenti nella loro cultura giungano alla loro pienezza
in Cristo.(44) Simile discorso può farsi per gli americani di origine
africana. La Chiesa « riconosce che ha l'obbligo di avvicinarsi a
questi americani a partire dalla loro cultura, considerando seriamente
le ricchezze spirituali e umane di tale cultura che segna il loro modo
di celebrare il culto, il loro senso di gioia e di solidarietà, la
loro lingua e le loro tradizioni ».(45)
Presenza cattolico-orientale
17. L'immigrazione in America
costituisce quasi una costante della sua storia dall'inizio
dell'evangelizzazione fino ai nostri giorni. All'interno di questo
complesso fenomeno va segnalato che, negli ultimi tempi, diverse
regioni dell'America hanno accolto numerosi membri delle Chiese
cattoliche orientali i quali, per diversi motivi, hanno abbandonato i
loro territori d'origine. Un primo movimento migratorio proveniva
soprattutto dall'Ucraina occidentale; in seguito, esso si è allargato
alle nazioni del Medio Oriente. Si è così resa pastoralmente
necessaria la creazione di una gerarchia cattolica orientale per
questi fedeli immigrati e per i loro discendenti. Le norme emanate dal
Concilio Vaticano II, che i Padri sinodali hanno ricordato,
riconoscono che le Chiese Orientali « hanno il diritto e il dovere di
reggersi secondo le proprie discipline particolari », avendo la
missione di rendere testimonianza ad un'antichissima tradizione
dottrinale, liturgica e monastica. D'altra parte, queste Chiese devono
conservare le proprie discipline, essendo queste « più
corrispondenti ai costumi dei loro fedeli e sono ritenute più adatte
a provvedere al bene delle anime ».(46) Se alla Comunità ecclesiale
universale è necessaria la sinergia tra le Chiese particolari
di Oriente e di Occidente per permetterle di respirare con i due
polmoni, nella speranza di giungere a farlo pienamente attraverso la
perfetta comunione tra la Chiesa cattolica e quelle orientali
separate,(47) non c'è che da gioire della recente implantazione in
America delle Chiese orientali accanto a quelle latine, ivi presenti
sin dall'inizio, perché in tal modo può meglio manifestarsi la
cattolicità della Chiesa del Signore.(48)
La Chiesa nel campo
dell'educazione e dell'azione sociale
18. Tra i fattori che favoriscono
l'influsso della Chiesa sulla formazione cristiana degli americani va
segnalata la sua vasta presenza nel campo dell'educazione e,
specialmente, nel mondo universitario. Le numerose Università
cattoliche disseminate nel Continente costituiscono un tratto
caratteristico della vita ecclesiale in America. Così pure
nell'ambito dell'insegnamento primario e secondario, l'alto numero di
scuole cattoliche offre la possibilità di un'azione evangelizzatrice
di portata molto ampia, sempre che sia accompagnata da una decisa
volontà di impartire una educazione veramente cristiana.(49)
Altro campo importante in cui la
Chiesa è presente in ogni parte d'America è l'assistenza caritativa
e sociale. Le molteplici iniziative a favore degli anziani, degli
infermi e di quanti sono nel bisogno mediante asili, ospedali,
dispensari, mense gratuite e altri centri sociali, sono palpabile
testimonianza dell'amore preferenziale per i poveri che la Chiesa in
America nutre mossa dall'amore del Signore e consapevole che « Gesù
si è identificato con loro (cfr Mt 25, 31-46) ».(50) In
questo compito che non conosce frontiere, essa ha saputo creare una
coscienza di solidarietà concreta tra le diverse comunità del
Continente e del mondo intero, manifestando così la fraternità che
deve caratterizzare i cristiani di ogni tempo e luogo.
Il servizio ai poveri, perché sia
evangelico ed evangelizzatore, deve essere riflesso fedele
dell'atteggiamento di Gesù, che venne « per annunciare ai poveri la
Buona Novella » (Lc 4, 18). Se svolto con questo spirito, esso
diventa manifestazione dell'amore infinito di Dio per tutti gli uomini
e modo eloquente di trasmettere la speranza di salvezza che Cristo ha
portato al mondo, e che risplende in modo particolare quando è
comunicata agli abbandonati o ai rifiutati dalla società.
Questa costante dedizione ai
poveri ed ai diseredati si riflette nel Magistero sociale della
Chiesa, che non si stanca di invitare la comunità cristiana ad
impegnarsi per il superamento di ogni forma di sfruttamento e di
oppressione. Si tratta, infatti, non soltanto di alleviare i bisogni
più gravi e urgenti mediante azioni individuali o sporadiche, ma di
evidenziare le radici del male, proponendo interventi che diano alle
strutture sociali, politiche ed economiche una configurazione più
giusta e solidale.
Crescente rispetto dei
diritti umani
19. Nell'ambito civile, ma con
implicazioni morali immediate, si devono segnalare, tra gli aspetti
positivi dell'America di oggi, la crescente affermazione in tutto il
Continente di sistemi politici democratici e la progressiva riduzione
dei regimi dittatoriali. La Chiesa guarda con simpatia a questa
evoluzione, nella misura in cui ciò favorisce un sempre più chiaro
rispetto dei diritti di ciascuno, compresi quelli dell'inquisito e del
reo, nei cui confronti non è legittimo il ricorso a metodi di
detenzione e di indagine — il pensiero va in particolare alla
tortura — lesivi della dignità umana. « Lo stato di diritto è, in
effetti, la condizione necessaria per stabilire una vera democrazia ».(51)
L'esistenza di uno stato di
diritto, peraltro, implica nei cittadini, e molto più nella classe
dirigente, la convinzione che la libertà non può essere svincolata
dalla verità.(52) In effetti, « i gravi problemi che minacciano la
dignità della persona umana, la famiglia, il matrimonio,
l'educazione, l'economia e le condizioni di lavoro, la qualità della
vita e la vita stessa, propongono la questione del diritto ».(53) I
Padri sinodali con ragione hanno sottolineato che « i diritti
fondamentali della persona umana sono scritti nella stessa natura, che
sono voluti da Dio e che perciò esigono una universale osservanza e
accettazione. Nessuna autorità umana può trasgredirli appellandosi
alla maggioranza o al consenso politico, con il pretesto che in tal
modo vengono rispettati il pluralismo e la democrazia. Perciò, la
Chiesa deve impegnarsi nel formare e accompagnare i laici che sono
presenti nell'ambito legislativo, nel governo e nell'amministrazione
della giustizia, perché le leggi esprimano sempre principi e valori
morali che siano conformi ad una sana antropologia e che tengano
presente il bene comune ».(54)
Il fenomeno della
globalizzazione
20. Caratteristica del mondo
contemporaneo è la tendenza alla globalizzazione, fenomeno che, pur
non essendo esclusivamente americano, è più percettibile ed ha
maggiori ripercussioni in America. Si tratta di un processo che si
impone a motivo della maggiore comunicazione delle diverse parti del
mondo tra loro, conducendo in pratica al superamento delle distanze,
con effetti evidenti in campi molto differenti.
I risvolti dal punto di vista
etico possono essere positivi o negativi. C'è in realtà una
globalizzazione economica che porta con sé alcune conseguenze
positive come il fenomeno della efficienza e l'incremento della
produzione e che, con lo sviluppo delle relazioni tra i diversi paesi
in ambito economico, può rinforzare il processo di unità dei popoli
e rendere migliore il servizio alla famiglia umana. Se però la
globalizzazione è retta dalle pure leggi del mercato applicate
secondo la convenienza dei potenti, le conseguenze non possono essere
che negative. Tali sono, ad esempio, l'attribuzione di un valore
assoluto all'economia, la disoccupazione, la diminuzione e il
deterioramento di alcuni servizi pubblici, la distruzione
dell'ambiente e della natura, l'aumento delle differenze tra ricchi e
poveri, la concorrenza ingiusta che pone le Nazioni povere in una
situazione di inferiorità sempre più marcata.(55) La Chiesa, sebbene
stimi i valori positivi che la globalizzazione comporta, guarda con
inquietudine agli aspetti negativi da essa veicolati.
E che dire della globalizzazione
culturale prodotta dalla forza dei mezzi di comunicazione sociale?
Essi impongono dappertutto nuove scale di valori, sovente arbitrari e
nel fondo materialistici, di fronte ai quali è difficile mantenere
viva l'adesione ai valori del Vangelo.
La crescente urbanizzazione
21. In crescita in America è pure
il fenomeno dell'urbanizzazione. Già da alcuni lustri il Continente
sta vivendo un esodo costante dalle campagne alla città. Si tratta di
un fenomeno complesso già descritto dal mio predecessore Paolo
VI.(56) Diverse sono le cause, ma tra queste emergono principalmente
la povertà ed il sottosviluppo delle zone rurali, dove frequentemente
mancano servizi, comunicazioni, strutture educative e sanitarie. La
città, inoltre, con le connotazioni di divertimento e di benessere
con cui viene presentata non poche volte dai mezzi di comunicazione
sociale, esercita un'attrazione speciale per la gente semplice
dell'ambiente rurale.
La frequente mancanza di
pianificazione in questo processo è fonte di molti mali. Come hanno
segnalato i Padri sinodali, « in certi casi, talune zone delle città
sono come delle isole nelle quali si accumula la violenza, la
delinquenza giovanile e l'atmosfera di disperazione ».(57) Il
fenomeno dell'urbanizzazione presenta poi grandi sfide per l'azione
pastorale della Chiesa, che deve far fronte allo sradicamento
culturale, alla perdita di consuetudini familiari, al distacco dalle
proprie tradizioni religiose, con la conseguenza non infrequente del
naufragio della fede, privata di quelle manifestazioni che
contribuivano a sostenerla.
Evangelizzare la cultura urbana
costituisce una sfida formidabile per la Chiesa, che come per secoli
seppe evangelizzare la cultura rurale, così è chiamata oggi a
portare a compimento un'evangelizzazione urbana metodica e capillare
mediante la catechesi, la liturgia e il modo stesso di organizzare le
proprie strutture pastorali.(58)
Il peso del debito estero
22. I Padri sinodali hanno
manifestato preoccupazione per il debito estero che affligge non poche
Nazioni americane, esprimendo solidarietà nei loro confronti. Essi
richiamano con forza l'attenzione dell'opinione pubblica sulla
complessità del tema, riconoscendo che « il debito è frequentemente
frutto della corruzione e della cattiva amministrazione ».(59) Nello
spirito della riflessione sinodale tale riconoscimento non pretende di
concentrare in un solo polo le responsabilità di un fenomeno
sommamente complesso nella sua origine e nelle sue soluzioni.(60)
In effetti, tra le cause che hanno
contribuito al formarsi di un debito estero schiacciante, vanno
segnalati non solo gli elevati interessi, frutto di politiche
finanziarie speculative, ma anche l'irresponsabilità di alcuni
governanti che, nel contrarre il debito, non hanno riflettuto
sufficientemente sulle reali possibilità di estinguerlo, con
l'aggravante che somme ingenti ottenute grazie a prestiti
internazionali vanno talora ad arricchire persone singole, invece che
essere destinate a sostenere i cambiamenti necessari per lo sviluppo
del Paese. D'altra parte, sarebbe ingiusto far pesare le conseguenze
di tali decisioni irresponsabili su chi non le ha assunte. La gravità
della situazione è ancor più comprensibile se si tien conto che «
già il solo pagamento degli interessi costituisce per l'economia
delle Nazioni povere un peso che toglie alle autorità la disponibilità
del denaro necessario per lo sviluppo sociale, l'educazione, la sanità
e la istituzione di un fondo per creare lavoro ».(61)
La corruzione
23. La corruzione, frequentemente
presente tra le cause del debito pubblico opprimente, è un problema
grave che va attentamente considerato. La corruzione « senza
rispettare confini, riguarda persone, strutture pubbliche e private di
potere e le classi dirigenti ». Si tratta di una situazione che «
favorisce l'impunità e l'accumulo illecito del denaro, la mancanza di
fiducia verso le istituzioni politiche, soprattutto
nell'amministrazione della giustizia e negli investimenti pubblici,
non sempre chiari, uguali per tutti e efficaci ».(62)
A tale proposito, desidero
ricordare quanto ho scritto nel Messaggio per la Giornata Mondiale
della Pace del 1998, che cioè la piaga della corruzione va
denunciata e combattuta con forza da coloro che detengono l'autorità
e con il « sostegno generoso di tutti i cittadini, sorretti da una
forte coscienza morale ».(63) Gli adeguati organismi di controllo e
la trasparenza delle transazioni economiche e finanziarie prevengono
ulteriormente ed evitano in molti casi il dilagare della corruzione,
le cui nefaste conseguenze ricadono principalmente sui più poveri e
derelitti. Sono ancora i poveri a soffrire per primi i ritardi,
l'inefficienza, l'assenza di una difesa adeguata e le carenze
strutturali, quando ad essere corrotta è l'amministrazione della
giustizia.
Il commercio e il consumo di
droga
24. Il commercio col conseguente
consumo di sostanze stupefacenti costituisce una seria minaccia per le
strutture sociali delle Nazioni in America. Esso « contribuisce ai
crimini ed alla violenza, alla distruzione della vita familiare, alla
distruzione fisica ed emotiva di molti individui e comunità,
soprattutto tra i giovani. Corrode inoltre la dimensione etica del
lavoro e contribuisce ad aumentare il numero di persone nelle carceri,
in una parola, al degrado della persona creata ad immagine di Dio ».(64)
Un tale nefasto commercio porta inoltre a « distruggere governi,
corrodendo la sicurezza economica e la stabilità delle Nazioni ».(65)
Siamo qui in presenza di una delle sfide più urgenti con cui devono
misurarsi molte Nazioni nel mondo: è infatti una sfida che pone in
forse gran parte dei vantaggi ottenuti negli ultimi tempi per il
progresso dell'umanità. Per alcune Nazioni in America, la produzione,
il traffico ed il consumo di droghe costituiscono fattori
compromettenti per il loro prestigio internazionale, perché riducono
la loro credibilità e rendono più difficile quell'auspicata
collaborazione con altri Paesi, che è tanto necessaria nei nostri
giorni per lo sviluppo armonico di ogni popolo.
La preoccupazione per
l'ecologia
25. « E Dio vide che era cosa
buona » (Gn 1, 25). Queste parole che leggiamo nel primo
capitolo del libro della Genesi, offrono il senso dell'opera da lui
realizzata. Il Creatore affida all'uomo, coronamento di tutto il
processo creativo, la cura della terra (cfr Gn 2, 15). Nascono
da qui obblighi concreti per ogni persona in ordine all'ecologia. Il
loro adempimento suppone l'apertura ad una prospettiva spirituale ed
etica che superi gli atteggiamenti e « gli stili di vita egoistici
che portano all'esaurimento delle risorse naturali ».(66)
Anche in questo settore, oggi
tanto attuale, l'intervento dei credenti è quanto mai importante. E
necessaria la collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà con
le istanze legislative e di governo per conseguire una protezione
efficace dell'ambiente, considerato come dono di Dio. Quanti abusi e
danni ecologici anche in molte regioni americane! Basti pensare
all'incontrollata emissione di gas nocivi o al drammatico fenomeno
degli incendi forestali, provocati talvolta intenzionalmente da
persone mosse da interessi egoistici. Tali devastazioni possono
condurre ad una reale desertificazione in non poche zone dell'America
con le inevitabili conseguenze di fame e di miseria. Il problema si
pone, con speciale intensità, nella foresta amazzonica, immenso
territorio che interessa varie nazioni: dal Brasile alla Guyana, al
Suriname, al Venezuela, alla Colombia, all'Ecuador, al Perù ed alla
Bolivia.(67) E uno degli spazi naturali più apprezzati nel mondo per
la sua diversità biologica, che lo rende vitale per l'equilibrio
ambientale di tutto il pianeta.
CAPITOLO
III
CAMMINO
DI CONVERSIONE
«
Pentitevi dunque e cambiate vita »
(At 3, 19)
Urgenza della chiamata alla
conversione
26. « Il tempo è compiuto e il
regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo » (Mc
1, 15). Queste parole, con le quali Gesù diede inizio al suo
ministero in Galilea, continuamente risuonano alle orecchie di
Vescovi, presbiteri, diaconi, persone consacrate e fedeli laici di
tutta l'America. Come la recente celebrazione del quinto centenario
dell'inizio dell'evangelizzazione dell'America, così anche la
commemorazione dei 2000 anni della nascita di Gesù, il grande
Giubileo appunto che ci apprestiamo a celebrare, costituiscono
altrettanti richiami ad approfondire la propria vocazione cristiana.
La grandezza dell'evento dell'Incarnazione e la gratitudine per il
dono del primo annuncio del Vangelo in America invitano a rispondere
prontamente a Cristo con una più convinta conversione personale e, al
tempo stesso, stimolano a sempre più generosa fedeltà evangelica.
L'esortazione di Cristo a convertirsi trova eco in quella
dell'Apostolo: « E ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la
nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti » (Rm
13, 11). L'incontro con Gesù vivo spinge alla conversione.
Nel Nuovo Testamento per parlare
di conversione viene utilizzata la parola metanoia, che
significa cambiamento di mentalità. Non si tratta solo di un diverso
modo di pensare a livello intellettuale, ma della revisione alla luce
dei criteri evangelici delle proprie convinzioni operative. San Paolo
parla, a questo proposito, di « fede che opera per mezzo della carità
» (Gal 5, 6). Per questo l'autentica conversione va preparata
e coltivata mediante la lettura orante della Sacra Scrittura e la
pratica dei sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia. La
conversione conduce alla comunione fraterna, perché fa comprendere
che Cristo è il capo della Chiesa, suo mistico corpo; spinge alla
solidarietà, perché rende consapevoli che quanto facciamo agli
altri, specialmente ai più bisognosi, è rivolto a Cristo. Essa
favorisce, pertanto, una vita nuova, nella quale non vi sia
separazione tra fede ed opere nella quotidiana risposta all'universale
chiamata alla santità. Superare la frattura tra la fede e la vita è
indispensabile, perché si possa effettivamente parlare di
conversione. In presenza, infatti, di tale divisione, il cristianesimo
diventa soltanto nominale. Per essere vero discepolo del Signore, il
credente dev'essere testimone della propria fede ed « il testimone
rende la sua testimonianza non solo con le parole, ma anche con la
propria vita ».(68) Dobbiamo tener presenti le parole di Gesù: «
Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli,
ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli » (Mt
7, 21). L'apertura alla volontà del Padre suppone una totale
disponibilità, che non escluda nemmeno il dono della vita: « La
massima testimonianza è il martirio ».(69)
Dimensione sociale della
conversione
27. La conversione non è però
completa se manca la coscienza delle esigenze della vita cristiana e
se non ci si sforza di realizzarle. A questo proposito i Padri
sinodali hanno rilevato che purtroppo « esistono grandi carenze di
ordine personale e comunitario riguardo sia ad una conversione più
profonda che alle relazioni tra gli ambienti, le istituzioni e i
gruppi nella Chiesa ».(70) « Chi non ama il proprio fratello che
vede, non può amare Dio che non vede » (1 Gv 4, 20).
La carità fraterna implica
attenzione a tutte le necessità del prossimo. « Se uno ha ricchezze
di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il
proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio? » (1 Gv 3,
17). Per questo, convertirsi al Vangelo per il popolo cristiano che
vive in America significa rivedere « tutti gli ambienti e le
dimensioni della vita, specialmente tutto ciò che concerne l'ordine
sociale ed il conseguimento del bene comune ».(71) In modo speciale,
occorrerà « coltivare la crescente coscienza sociale della dignità
di ogni persona e, perciò, promuovere nella comunità la sensibilità
al dovere di partecipare all'azione politica secondo il Vangelo ».(72)
E chiaro infatti che anche l'attività in campo politico fa parte
della vocazione e dell'azione dei fedeli laici.(73)
A questo proposito, tuttavia, si
rivela di grande importanza, soprattutto in una società pluralistica,
avere una giusta visione dei rapporti tra la comunità politica e la
Chiesa ed una chiara distinzione tra le azioni che i fedeli,
individualmente o in gruppo, compiono in proprio nome, come cittadini,
guidati dalla coscienza cristiana, e le azioni che essi compiono in
nome della Chiesa in comunione con i loro Pastori. La Chiesa, che, in
ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si
confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema
politico, è insieme il segno e la salvaguardia del carattere
trascendente della persona umana.(74)
Conversione permanente
28. La conversione quaggiù è
traguardo mai pienamente raggiunto: nel cammino che il discepolo è
chiamato a percorrere sulle orme di Gesù, essa è impegno che investe
tutta la vita. D'altro canto, mentre siamo in questo mondo, il nostro
proposito di conversione è sempre insidiato dalle tentazioni. Dal
momento che « nessuno può servire a due padroni » (Mt 6,
24), il cambiamento di mentalità (metanoia) consiste nello
sforzo di assimilare i valori evangelici, che contrastano con le
tendenze dominanti nel mondo. E necessario, pertanto, rinnovare
costantemente « l'incontro con Gesù Cristo vivo », via questa che,
come hanno messo in luce i Padri sinodali, « ci conduce alla
conversione permanente ».(75)
La chiamata universale alla
conversione acquista sfumature particolari per la Chiesa che è in
America, impegnata anch'essa nel rinnovamento della propria fede. I
Padri sinodali hanno così formulato quest'impegno concreto ed
esigente: « Questa conversione esige specialmente da noi Vescovi
un'autentica identificazione con lo stile personale di Gesù Cristo,
che ci conduce alla semplicità, alla povertà, al farci prossimo,
alla rinuncia ai vantaggi, affinché, come Lui, senza riporre la
nostra fiducia nei mezzi umani, traiamo dalla forza dello Spirito e
dalla Parola tutta l'efficacia del Vangelo, rimanendo aperti anzitutto
a quanti sono maggiormente lontani ed esclusi ».(76) Per essere
Pastori secondo il cuore di Dio (cfr Ger 3, 15), è
indispensabile assumere un modo di vivere che assimili a Colui che
disse di se stesso: « Io sono il buon pastore » (Gv 10, 11),
e che san Paolo pone in evidenza quando scrive: « Fatevi miei
imitatori, come io lo sono di Cristo » (1 Cor 11, 1).
Guidati dallo Spirito Santo
verso un nuovo stile di vita
29. La proposta di un nuovo stile
di vita non è solo per i Pastori, bensì per tutti i cristiani che
vivono in America. Ad essi viene chiesto di approfondire e fare
propria l'autentica spiritualità cristiana. « In effetti, col
termine spiritualità si intende uno stile o una forma di vita secondo
le esigenze cristiane. Spiritualità è “vita in Cristo” e
“nello Spirito”, che si accetta nella fede, si esprime nell'amore
e, animata di speranza, si traduce nel quotidiano della comunità
ecclesiale ».(77) In questo senso, per spiritualità, che è la meta
a cui conduce la conversione, si intende non « una parte della vita,
bensì la vita intera guidata dallo Spirito Santo ».(78) Tra gli
elementi di spiritualità che ogni cristiano deve fare propri, spicca
la preghiera. Essa lo « condurrà a poco a poco ad acquisire uno
sguardo contemplativo sulla realtà, che gli permetterà di
riconoscere Dio in ogni momento e in ogni cosa; di contemplarlo in
ogni persona; di cercare la sua volontà negli avvenimenti ».(79)
La preghiera sia personale che
liturgica è dovere di ogni cristiano. « Gesù Cristo, vangelo del
Padre, ci avverte che senza di Lui non possiamo far nulla (cfr Gv
15, 5). Egli stesso, nei momenti decisivi della sua vita, prima di
agire, si ritirava in un luogo solitario per dedicarsi alla preghiera
ed alla contemplazione, e domandò agli Apostoli che facessero
altrettanto ».(80) Ai suoi discepoli, senza eccezioni, egli ricorda:
« Entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel
segreto » (Mt 6, 6). Questa intensa vita di preghiera dev'essere
adattata alle capacità e condizioni di ogni cristiano, così che
ciascuno nelle diverse situazioni della vita possa attingere « alla
fonte del suo incontro con Cristo per abbeverarsi all'unico Spirito (cfr
1 Cor 12, 13) ».(81) In questo senso, la dimensione
contemplativa non è un privilegio riservato a pochi; al contrario
nelle parrocchie, nelle comunità e all'interno dei movimenti va
promossa una spiritualità aperta e orientata alla contemplazione
delle verità fondamentali della fede: i misteri della Trinità,
dell'Incarnazione del Verbo, della Redenzione degli uomini, e le altre
grandi opere salvifiche di Dio.(82)
Gli uomini e le donne dediti
esclusivamente alla contemplazione svolgono una missione fondamentale
nella Chiesa che è in America. Essi costituiscono, secondo
l'espressione del Concilio Vaticano II, « una gloria per la Chiesa e
una sorgente di grazie celesti ».(83) Per questo, i monasteri
disseminati in ogni parte del Continente devono essere « oggetto di
speciale amore da parte dei Pastori, i quali siano pienamente persuasi
che le anime dedite alla vita contemplativa ottengono abbondanza di
grazia, mediante la preghiera, la penitenza e la contemplazione, a cui
consacrano la vita. I contemplativi devono esser consapevoli che sono
inseriti nella missione della Chiesa nel tempo presente e che, con la
testimonianza della propria vita, cooperano al bene spirituale dei
fedeli aiutandoli a cercare il volto di Dio nell'esistenza quotidiana
».(84)
La spiritualità cristiana si
alimenta anzitutto di costante vita sacramentale, essendo i Sacramenti
radice e fonte inesauribile della grazia di Dio necessaria per
sostenere il credente nel suo pellegrinaggio terreno. Tale vita dev'essere
integrata con i valori della pietà popolare, valori che a loro volta
risulteranno arricchiti dalla pratica sacramentale ed affrancati dal
pericolo di degenerare inconsuetudini ripetitive. Va inoltre notato
che questa spiritualità non si contrappone alla dimensione sociale
dell'impegno cristiano. Al contrario, attraverso un cammino di
preghiera il credente si rende più cosciente delle esigenze del
Vangelo e dei suoi doveri nei confronti dei fratelli, ottenendo la
forza della grazia indispensabile per perseverare nel bene. Per
maturare spiritualmente, il cristiano farà bene a ricorrere al
consiglio dei sacri ministri o di altre persone esperte in questo
campo mediante la direzione spirituale, pratica tradizionalmente
presente nella Chiesa. I Padri sinodali hanno creduto necessario
raccomandare ai sacerdoti questo ministero tanto importante.(85)
Vocazione universale alla
santità
30. « Siate santi, perché io, il
Signore, Dio vostro, sono santo » (Lv 19, 2). L'Assemblea
Speciale del Sinodo dei Vescovi per l'America ha voluto ricordare con
vigore a tutti i cristiani l'importanza della dottrina della
universale vocazione alla santità nella Chiesa.(86) Si tratta di uno
dei punti centrali della Costituzione dogmatica sulla Chiesa del
Concilio Vaticano II.(87) La santità è la meta del cammino di
conversione, poiché essa « non è fine a se stessa, bensì
itinerario verso Dio, che è santo. Essere santi è imitare Dio e
glorificare il suo nome nelle opere che realizziamo nella nostra vita
(cfr Mt 5, 16) ».(88) Nel cammino della santità, Gesù Cristo
è il punto di riferimento e il modello da imitare: Egli è « il
Santo di Dio e fu riconosciuto come tale (cfr Mc 1, 24). E Lui
stesso ad insegnarci che il cuore della santità è l'amore, che
conduce anche a dare la vita per gli altri (cfr Gv 15, 13). Per
questo, imitare la santità di Dio, così come si è manifestato in
Gesù Cristo, suo Figlio, non è altro che prolungare il suo amore
nella storia, specialmente nei confronti dei poveri, dei malati, degli
indigenti (cfr Lc 10, 25ss) ».(89)
Gesù, unica via alla santità
31. « Io sono la Via, la Verità
e la Vita » (Gv 14, 6). Con queste parole, Gesù si presenta
come l'unica via che conduce alla santità. Ma la conoscenza concreta
di tale itinerario avviene principalmente mediante la Parola di Dio
che la Chiesa proclama con la sua predicazione. Per questo, la Chiesa
in America « deve assegnare una chiara priorità alla riflessione
orante sulla Sacra Scrittura, da parte di tutti i fedeli ».(90)
Questa lettura della Bibbia, accompagnata dalla preghiera, è nota
nella tradizione della Chiesa con il nome di Lectio divina,
pratica da incoraggiare fra tutti i cristiani. Per i presbiteri, essa
deve costituire un elemento fondamentale nella preparazione delle loro
omelie, specialmente di quelle domenicali.(91)
Penitenza e riconciliazione
32. La conversione (metanoia),
a cui ogni essere umano è chiamato, porta ad accettare e fare propria
la nuova mentalità proposta dal Vangelo. Questo chiede l'abbandono
del modo di pensare e di agire mondano, che tante volte condiziona
pesantemente l'esistenza. Come ricorda la Sacra Scrittura, è
necessario che muoia l'uomo vecchio e nasca l'uomo nuovo, cioè, che
tutto l'essere umano si rinnovi « per una piena conoscenza, ad
immagine del suo Creatore » (Col 3, 10). In tale cammino di
conversione e di ricerca della santità « si devono raccomandare i
mezzi ascetici da sempre presenti nella prassi della Chiesa, che
culminano nel Sacramento del perdono, ricevuto e celebrato con le
debite disposizioni ».(92) Solo chi è riconciliato con Dio è
protagonista di autentica riconciliazione con e tra i fratelli.
L'attuale crisi del sacramento
della Penitenza, da cui non è esente la Chiesa che è in America e
circa la quale ho espresso la mia preoccupazione fin dall'inizio del
mio Pontificato,(93) potrà essere superata grazie anche ad un'azione
pastorale assidua e paziente.
Al riguardo, i Padri sinodali
chiedono giustamente « che i sacerdoti dedichino il debito tempo alla
celebrazione del sacramento della Penitenza, ed invitino con
insistenza e con forza i fedeli a riceverlo, senza che i Pastori
trascurino la loro frequente confessione personale ».(94) I Vescovi
ed i sacerdoti sperimentano personalmente il misterioso incontro con
Cristo che perdona nel sacramento della Penitenza e sono del suo amore
misericordioso testimoni privilegiati.
La Chiesa cattolica, che abbraccia
uomini e donne « di ogni nazione, razza, popolo e lingua » (Ap
7, 9), è chiamata ad essere, « in un mondo segnato da divisioni
ideologiche, etniche, economiche e culturali », il « segno vivo
dell'unità della famiglia umana ».(95) L'America, sia nella
complessa realtà delle singole Nazioni e nella varietà dei diversi
gruppi etnici, sia nei tratti caratterizzanti l'intero Continente,
presenta molte differenze che non vanno ignorate ed alle quali è
doveroso prestare attenzione. Grazie ad un'efficace opera di
integrazione tra i membri del Popolo di Dio all'interno d'ogni Paese e
tra i membri delle Chiese particolari delle diverse Nazioni, le
differenze di oggi potranno essere fonte di mutuo arricchimento. Come
affermano giustamente i Padri sinodali, « è di grande importanza che
la Chiesa in tutta l'America sia segno vivo di una comunione
riconciliata, appello permanente alla solidarietà, testimonianza
sempre presente nei nostri diversi sistemi politici, economici e
sociali ».(96) Ecco un significativo contributo che i credenti
possono offrire all'unità del Continente americano.
CAPITOLO
IV
VIA
ALLA COMUNIONE
«
Come tu, Padre, sei in me e io in te,
siano anch'essi in noi una cosa sola »
(Gv 17, 21)
La Chiesa, sacramento di
comunione
33. « Davanti ad un mondo diviso
e desideroso di unità è necessario proclamare con gioia e fermezza
di fede che Dio è comunione, Padre, Figlio e Spirito Santo, unità
nella distinzione, il quale chiama tutti gli uomini a partecipare alla
medesima comunione trinitaria. E necessario proclamare che questa
comunione è il progetto magnifico di Dio [Padre]; che Gesù Cristo,
fattosi uomo, è il centro di questa stessa comunione, e che lo
Spirito Santo opera costantemente per creare la comunione e
restaurarla quando si è rotta. E necessario proclamare che la Chiesa
è segno e strumento della comunione voluta da Dio, iniziata nel tempo
e destinata alla perfezione nella pienezza del Regno ».(97) La Chiesa
è segno di comunione perché i suoi membri, come i tralci, sono
partecipi della stessa vita di Cristo, la vera vite (cfr Gv 15,
5). In effetti, mediante la comunione con Cristo, Capo del Corpo
mistico, entriamo in comunione viva con tutti i credenti.
Questa comunione, esistente nella
Chiesa ed essenziale alla sua natura,(98) deve manifestarsi attraverso
segni concreti, « come potrebbero essere: la preghiera in comune gli
uni per gli altri, l'impulso alle relazioni tra le Conferenze
Episcopali, i legami tra Vescovo e Vescovo, le relazioni di fraternità
tra le diocesi e le parrocchie, e la mutua comunicazione tra operatori
pastorali per attività missionarie specifiche ».(99) Essa chiede di
conservare il deposito della fede nella sua purezza ed integrità,
nonché l'unità dell'intero Collegio dei Vescovi sotto l'autorità
del Successore di Pietro. In tale contesto, i Padri sinodali hanno
rilevato che « il rafforzamento del ministero petrino è fondamentale
per la preservazione dell'unità della Chiesa », e che « il pieno
esercizio del primato di Pietro è fondamentale per l'identità e la
vitalità della Chiesa in America ». (100) Per mandato del Signore, a
Pietro ed ai suoi Successori appartiene il compito di confermare nella
fede i fratelli (cfr Lc 22, 32) e di pascere l'intero gregge di
Cristo (cfr Gv 21, 15-17). Così pure, il Successore del
principe degli Apostoli è chiamato ad essere la pietra sulla quale la
Chiesa è edificata, ed a esercitare il ministero derivante
dall'essere egli depositario delle chiavi del Regno (cfr Mt 16,
18-19). Il Vicario di Cristo è, infatti, « il perpetuo principio di
[...] unità e il fondamento visibile » della Chiesa. (101)
Iniziazione cristiana e
comunione
34. La comunione di vita nella
Chiesa si ottiene mediante i sacramenti dell'iniziazione cristiana:
Battesimo, Confermazione ed Eucaristia. Il Battesimo è « la porta
d'ingresso alla vita spirituale; per mezzo di esso diventiamo membra
del Cristo ed entriamo a far parte del corpo della Chiesa ». (102) I
battezzati, ricevendo la Confermazione, « vengono vincolati più
perfettamente alla Chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dallo
Spirito Santo e in questo modo sono più strettamente obbligati a
diffondere e a difendere con la parola e con l'opera la fede come veri
testimoni di Cristo ». (103) L'itinerario dell'iniziazione cristiana
raggiunge il suo perfezionamento ed il suo culmine con l'Eucaristia,
per la quale il battezzato si inserisce pienamente nel Corpo di
Cristo. (104)
« Questi sacramenti sono
un'eccellente opportunità per una buona evangelizzazione e catechesi,
quando la loro preparazione è affidata ad operatori dotati di fede e
competenza ». (105) Benché nelle diverse Diocesi dell'America vi sia
stato un innegabile progresso nella preparazione ai Sacramenti
dell'iniziazione cristiana, i Padri sinodali hanno tuttavia lamentato
che « sono molti coloro che li ricevono senza la sufficiente
formazione ». (106) Nel caso poi del Battesimo di bambini, non si
deve omettere uno sforzo catechistico nei confronti dei genitori e dei
padrini.
L'Eucaristia, centro di
comunione con Dio e con i fratelli
35. La realtà dell'Eucaristia non
si esaurisce nel fatto di essere il Sacramento in cui culmina
l'iniziazione cristiana. Mentre il Battesimo e la Confermazione hanno
la funzione di iniziare ed introdurre alla vita propria della Chiesa,
e non sono reiterabili, (107) l'Eucaristia costituisce il centro vivo
permanente intorno al quale si raduna l'intera comunità ecclesiale.
(108) I diversi aspetti di questo Sacramento ne mostrano
l'inesauribile ricchezza: esso è, al tempo stesso,
Sacramento-sacrificio, Sacramento-comunione, Sacramento-presenza.
(109)
L'Eucaristia è il luogo
privilegiato per l'incontro con Cristo vivo. Per questo, i Pastori del
Popolo di Dio in America, mediante la predicazione e la catechesi,
devono sforzarsi di « dare alla celebrazione eucaristica domenicale
una nuova forza, come fonte e culmine della vita della Chiesa,
garanzia della comunione nel Corpo di Cristo e invito alla solidarietà
come espressione del mandato del Signore: “Come io vi ho amato, così
amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13, 34) ». (110)
Come suggeriscono i Padri sinodali, tale sforzo deve tener conto di
varie dimensioni fondamentali. Anzitutto, è necessario risvegliare
nei fedeli la consapevolezza che l'Eucaristia è un immenso dono: ciò
li porterà a fare il possibile per parteciparvi in modo attivo e
degno almeno la domenica e i giorni di festa. Al tempo stesso, devono
essere incoraggiati « gli sforzi dei sacerdoti per facilitare questa
partecipazione e renderla possibile alle comunità più lontane ».
(111) Occorre richiamare ai fedeli che « la partecipazione piena,
cosciente ed attiva, benché essenzialmente distinta dall'ufficio del
sacerdote ordinato, è un'attuazione del sacerdozio comune ricevuto
nel Battesimo ». (112)
La necessità che i fedeli
partecipino all'Eucaristia e le difficoltà connesse con la scarsità
di sacerdoti sottolineano l'urgenza di promuovere le vocazioni
sacerdotali. (113) Occorre pure ricordare a tutta la Chiesa in America
« il legame esistente tra l'Eucaristia e la carità », (114) legame
che la Chiesa primitiva esprimeva unendo l'agape con la Cena
eucaristica. (115) La partecipazione all'Eucaristia deve condurre ad
un'azione caritativa più intensa, come frutto della grazia ricevuta
in questo sacramento.
I Vescovi, promotori di
comunione
36. La comunione nella Chiesa,
proprio perché segno di vita, deve crescere continuamente. Di
conseguenza, i Vescovi, ricordando che « singolarmente presi, sono il
principio visibile e il fondamento dell'unità nelle loro Chiese
particolari », (116) non possono non sentirsi impegnati a promuovere
la comunione nelle loro Diocesi, perché più efficace risulti lo
sforzo per la nuova evangelizzazione in America. La tensione
comunitaria risulta favorita dagli organismi previsti dal Concilio
Vaticano II a sostegno dell'attività del Vescovo diocesano, organismi
che la legislazione post-conciliare ha più dettagliatamente definito.
(117) « Spetta al Vescovo, con la cooperazione di sacerdoti, diaconi,
consacrati e laici [...], realizzare un piano di azione pastorale
coordinata, che sia organico e partecipato e che raggiunga tutti i
membri della Chiesa e susciti la loro coscienza missionaria ». (118)
Ogni Ordinario non mancherà di
promuovere nei sacerdoti e nei fedeli la consapevolezza che la Diocesi
è l'espressione visibile della comunione ecclesiale, che si forma
alla mensa della Parola e dell'Eucaristia intorno al Vescovo, unito
con il Collegio episcopale e sotto il suo Capo, il Romano Pontefice.
Essa, in quanto Chiesa particolare, ha il mandato di iniziare ed
incrementare l'incontro di tutti i membri del Popolo di Dio con Gesù
Cristo, (119) nel rispetto e nella promozione di quella pluralità e
di quella diversificazione che non ostacolano l'unità, ma le
conferiscono il carattere di comunione. (120) Lo spirito di
partecipazione e di corresponsabilità nella vita degli organismi
diocesani sarà certamente favorito da una conoscenza più
approfondita della natura della Chiesa particolare. (121)
Una comunione più intensa
tra le Chiese particolari
37. L'Assemblea Speciale per
l'America del Sinodo dei Vescovi, la prima nella storia ad aver
riunito Vescovi di tutto il Continente, è stata da tutti percepita
come una grazia speciale del Signore alla Chiesa pellegrina in
America. Essa ha rafforzato la comunione che deve esistere tra le
Comunità ecclesiali del Continente, facendo percepire a tutti
l'urgenza di incrementarla ulteriormente. Le esperienze di comunione
episcopale, frequenti soprattutto dopo il Concilio Vaticano II per il
consolidarsi e il diffondersi delle Conferenze Episcopali, sono da
intendersi come incontri con Cristo vivo, presente nei fratelli
riuniti nel suo nome (cfr Mt 18, 20).
L'esperienza sinodale ha mostrato
altresì le ricchezze di una comunione che si estende oltre gli ambiti
della singola Conferenza Episcopale. Benché già esistano forme di
dialogo che superano tali confini, i Padri sinodali hanno sottolineato
l'opportunità di intensificare le riunioni interamericane, già
promosse dalle Conferenze Episcopali delle diverse Nazioni americane,
come espressione di solidarietà effettiva e come luogo di incontro e
di studio delle comuni sfide all'evangelizzazione in America. (122)
Sarà ugualmente opportuno definire con esattezza il carattere di tali
incontri, in modo che siano, sempre più, espressione di comunione tra
tutti i Pastori. Oltre a queste riunioni più ampie, può essere
utile, quando le circostanze lo richiedano, creare commissioni
specifiche per approfondire i temi comuni che riguardano tutta
l'America. Settori nei quali sembra particolarmente necessario « che
si dia impulso alla cooperazione sono le mutue comunicazioni
pastorali, la cooperazione missionaria, l'educazione, le migrazioni,
l'ecumenismo ». (123)
I Vescovi, ai quali incombe il
dovere di promuovere la comunione tra le loro Chiese particolari, non
mancheranno di stimolare i fedeli a vivere in misura crescente la
dimensione comunitaria, assumendosi « la responsabilità di
sviluppare i vincoli di comunione con le Chiese locali in altre zone
dell'America mediante l'educazione, la mutua comunicazione, l'unione
fraterna tra parrocchie e diocesi, progetti di cooperazione e di
prevenzione comune in temi di maggiore importanza, soprattutto in
quelli che riguardano i poveri ». (124)
Comunione fraterna con le
Chiese cattoliche orientali
38. Il recente fenomeno
dell'impiantarsi e dello svilupparsi in America di Chiese particolari
cattoliche orientali, dotate di gerarchia propria, è stato oggetto di
speciale attenzione da parte di alcuni Padri sinodali. Un sincero
desiderio di abbracciare cordialmente ed efficacemente questi fratelli
nella fede e nella comunione gerarchica sotto il Successore di Pietro,
ha condotto l'Assemblea sinodale a proporre iniziative concrete di
aiuto fraterno da parte delle Chiese particolari latine nei confronti
di quelle cattoliche orientali presenti nel Continente. Così, per
esempio, è stata avanzata l'ipotesi che sacerdoti di rito latino,
soprattutto se di origine orientale, possano offrire la loro
cooperazione liturgica alle comunità orientali, sprovviste di un
numero sufficiente di presbiteri. Ugualmente per gli edifici sacri, i
fedeli orientali potranno utilizzare, nei casi in cui ciò apparirà
conveniente, le chiese di rito latino.
In questo spirito di comunione
meritano di essere considerate varie proposte dei Padri sinodali: che,
là dove è necessario, si dia vita, nelle Conferenze Episcopali
nazionali e negli organismi internazionali di cooperazione episcopale,
ad una commissione mista incaricata di studiare i problemi pastorali
comuni; che la catechesi e la formazione teologica per i laici ed i
seminaristi della Chiesa latina includano la conoscenza della
tradizione viva dell'Oriente cristiano; che i Vescovi delle Chiese
cattoliche orientali partecipino alle Conferenze Episcopali latine
delle rispettive Nazioni. (125) Non c'è dubbio che questa
cooperazione fraterna, mentre offrirà un aiuto prezioso alle Chiese
orientali, di recente fondazione in America, permetterà alle Chiese
particolari latine di arricchirsi con il patrimonio spirituale della
tradizione dell'Oriente cristiano.
Il presbiterio come segno di
unità
39. « Come membro di una Chiesa
particolare, ogni sacerdote dev'essere segno di comunione con il
Vescovo essendo suo immediato collaboratore, unito ai suoi fratelli
nel presbiterio. Con carità pastorale esercita il suo ministero,
principalmente nella comunità che gli è stata affidata, e la conduce
all'incontro con Cristo Buon Pastore. La sua vocazione richiede che
egli sia segno di unità. Per questo deve evitare qualunque
partecipazione all'attività politica di tipo partitico, che
dividerebbe la comunità ». (126) E auspicio dei Padri sinodali che
« si sviluppi un'azione pastorale a favore del clero diocesano, che
renda più solida la sua spiritualità, la sua missione e la sua
identità, il cui centro consiste nella sequela di Cristo Sommo ed
Eterno Sacerdote, sempre teso al compimento della volontà del Padre.
Egli è il modello della dedizione generosa, della vita austera e del
servizio fino alla morte. Il sacerdote sia cosciente del fatto che, in
forza del sacramento dell'Ordine, è portatore di grazia, che
distribuisce ai fratelli nei sacramenti. Egli stesso si santifica
nell'esercizio del ministero ». (127)
Immenso è il campo in cui si
svolge l'azione dei sacerdoti. Conviene, pertanto, « che essi pongano
al centro della loro attività ciò che è essenziale per il
ministero: lasciarsi configurare a Cristo Capo e Pastore, fonte della
carità pastorale, offrendo se stessi quotidianamente con Cristo
nell'Eucaristia, per aiutare i fedeli a vivere l'incontro personale e
comunitario con Gesù Cristo vivo ». (128) Come testimoni e discepoli
di Cristo misericordioso, essi sono chiamati a farsi strumenti di
perdono e di riconciliazione, impegnandosi generosamente al servizio
dei fedeli secondo lo spirito del Vangelo.
I presbiteri, in quanto pastori
del Popolo di Dio in America, devono inoltre essere attenti alle sfide
del mondo attuale e sensibili ai problemi e alle speranze della loro
gente, condividendone le vicissitudini e, soprattutto, assumendo un
atteggiamento di solidarietà con i poveri. Avranno cura di discernere
i carismi e le qualità dei fedeli capaci di contribuire
all'animazione della comunità, ascoltandoli e dialogando con essi,
per stimolarne così la partecipazione e la corresponsabilità. Questo
favorirà una migliore distribuzione dei compiti, permettendo loro di
« dedicarsi a ciò che è più strettamente connesso con l'incontro e
l'annuncio di Gesù Cristo, così da rappresentare al meglio, in seno
alla comunità, la presenza di Gesù che raduna il suo popolo ».
(129)
Quest'opera di discernimento dei
carismi s'estenderà anche alla valorizzazione di quei sacerdoti che
appaiono atti a compiere particolari ministeri. A tutti i sacerdoti,
peraltro, si chiede di prestare il loro aiuto fraterno nel presbiterio
e di ricorrere ad esso con fiducia in caso di bisogno.
Di fronte alla splendida realtà
di tanti sacerdoti in America che, con la grazia di Dio, si sforzano
di far fronte ad una mole di lavoro veramente notevole, faccio mio il
desiderio dei Padri sinodali di riconoscere e lodare il loro «
infaticabile impegno di pastori, evangelizzatori e animatori della
comunione ecclesiale, esprimendo loro gratitudine ed incoraggiandoli a
continuare ad offrire la loro vita al servizio del Vangelo ». (130)
Promuovere la pastorale
vocazionale
40. Il ruolo indispensabile del
sacerdote in seno alla comunità deve render consapevoli tutti i figli
della Chiesa in America dell'importanza della pastorale vocazionale.
Il Continente americano possiede una gioventù numerosa, ricca di
valori umani e religiosi. Per questo, occorre coltivare gli ambienti
in cui nascono le vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata, e
invitare le famiglie cristiane ad aiutare i figli qualora si sentano
chiamati a seguire tale cammino. (131) In effetti, le vocazioni «
sono un dono di Dio » e « nascono nelle comunità di fede, anzitutto
nella famiglia, nella parrocchia, nelle scuole cattoliche e in altre
organizzazioni della Chiesa. I Vescovi e i presbiteri hanno la
speciale responsabilità di stimolare tali vocazioni mediante l'invito
personale, e principalmente con la testimonianza di una vita di fedeltà,
gioia, entusiasmo e santità. La responsabilità di promuovere
vocazioni al sacerdozio compete a tutto il Popolo di Dio e trova il
suo principale compimento nella preghiera costante e umile per le
vocazioni ». (132)
I seminari, quali luoghi di
accoglienza e di formazione dei chiamati al sacerdozio, devono
preparare i futuri ministri della Chiesa a vivere « in una solida
spiritualità di comunione con Cristo Pastore e di docilità
all'azione dello Spirito, che li renderà capaci in modo speciale di
discernere le attese del Popolo di Dio e i diversi carismi, e di
lavorare insieme ». (133) Per questo, nei seminari « si deve
insistere specialmente sulla formazione specificamente spirituale, in
modo che con la costante conversione, l'atteggiamento di preghiera,
l'accostamento ai sacramenti dell'Eucaristia e della Penitenza, i
candidati si formino all'incontro con il Signore e si preoccupino di
fortificarsi per il generoso impegno pastorale ». (134) I formatori
abbiano cura di accompagnare e guidare i seminaristi verso una maturità
affettiva che li renda atti ad abbracciare il celibato sacerdotale e
capaci di vivere in comunione con i confratelli nella vocazione
sacerdotale. Inoltre, promuovano in essi la capacità di osservazione
critica della realtà circostante, così che siano in grado di
discernere valori e disvalori, essendo questo un requisito
indispensabile per stabilire un dialogo costruttivo con il mondo di
oggi.
Particolare attenzione sarà
riservata alle vocazioni sbocciate tra gli indigeni: occorre curare
una formazione inculturata nel loro ambiente. Questi candidati al
sacerdozio, mentre ricevono l'adeguata formazione teologica e
spirituale per il loro futuro ministero, non devono smarrire le radici
che hanno nella loro cultura. (135)
I Padri sinodali hanno poi voluto
ringraziare e benedire tutti coloro che consacrano la vita alla
formazione dei futuri presbiteri nei seminari. Hanno pure invitato i
Vescovi a destinare a tale compito i sacerdoti più adatti, dopo
averli preparati mediante una formazione specifica atta ad abilitarli
ad una missione così delicata. (136)
Rinnovare l'istituzione
parrocchiale
41. La parrocchia è un luogo
privilegiato in cui è possibile per i fedeli fare l'esperienza
concreta della Chiesa. (137) Oggi, in America come altrove nel mondo,
la parrocchia attraversa talora alcune difficoltà nello svolgimento
della propria missione. Essa ha bisogno di un rinnovamento continuo
partendo dal principio fondamentale che « la parrocchia deve
continuare ad essere primariamente comunità eucaristica ». (138)
Tale principio implica che « le parrocchie sono chiamate ad essere
accoglienti e solidali, luogo dell'iniziazione cristiana,
dell'educazione e della celebrazione della fede, aperte alla varietà
di carismi, servizi e ministeri, organizzate in modo comunitario e
responsabile, capaci di coinvolgere i movimenti di apostolato già
esistenti, attente alla diversità culturale degli abitanti, aperte ai
progetti pastorali e sovraparrocchiali ed alle realtà circostanti ».
(139)
Una speciale attenzione meritano,
per le loro problematiche specifiche, le parrocchie nei grandi
agglomerati urbani, dove le difficoltà sono così grandi che le
normali strutture pastorali risultano inadeguate e le possibilità di
azione apostolica notevolmente ridotte. L'istituzione parrocchiale,
tuttavia, conserva la sua importanza e va mantenuta. Per ottenere
questo obiettivo, occorre « continuare la ricerca di mezzi con i
quali la parrocchia e le sue strutture pastorali giungano ad essere più
efficaci nelle zone urbane ». (140) Una via di rinnovamento
parrocchiale, particolarmente urgente nelle parrocchie delle grandi
città, si può forse trovare considerando la parrocchia come comunità
di comunità e di movimenti. (141) Appare perciò opportuno il
formarsi di comunità e di gruppi ecclesiali di dimensione tale da
permettere vere relazioni umane: ciò consentirà di vivere più
intensamente la comunione, avendo cura di coltivarla non solo « ad
intra », ma anche con la comunità parrocchiale alla quale tali
raggruppamenti appartengono, e con l'intera Chiesa diocesana e
universale. Sarà inoltre più facile, all'interno di un simile
contesto umano, raccogliersi in ascolto della Parola di Dio, per
riflettere alla sua luce sui vari problemi umani, e maturare scelte
responsabili ispirate all'amore universale di Cristo. (142)
L'istituzione parrocchiale così rinnovata « può suscitare una
grande speranza. Può formare la gente in comunità, offrire aiuto
alla vita familiare, superare la condizione di anonimato, accogliere
le persone e aiutarle ad inserirsi nell'ambito del vicinato e della
società ». (143) In tal modo, ogni parrocchia oggi, e
particolarmente quelle operanti nelle città, potrà promuovere
un'evangelizzazione più personale, e al tempo stesso incrementare le
relazioni positive con gli altri operatori sociali, educativi e
comunitari. (144)
Inoltre, « questo tipo di
parrocchia rinnovata richiede una figura di pastore che, anzitutto,
coltivi una profonda esperienza di Cristo vivo, spirito missionario,
cuore paterno, sia animatore della vita spirituale ed evangelizzatore
capace di promuovere la partecipazione. La parrocchia rinnovata ha
bisogno della collaborazione dei laici, di un animatore dell'attività
pastorale e della capacità del pastore di lavorare con gli altri. Le
parrocchie in America debbono segnalarsi per lo spirito missionario,
che le spinga ad estendere la loro azione ai lontani ». (145)
I diaconi permanenti
42. Per seri motivi pastorali e
teologici, il Concilio Vaticano II ha deciso di ristabilire il
diaconato come grado permanente della gerarchia nella Chiesa latina,
lasciando alle Conferenze Episcopali, con l'approvazione del Sommo
Pontefice, di valutare l'opportunità di istituire i diaconi
permanenti e in quali luoghi. (146) Si tratta di un'esperienza assai
varia non solo tra le diverse zone dell'America, ma addirittura tra le
diocesi di una medesima regione. « Alcune diocesi hanno formato e
ordinato non pochi diaconi, e sono pienamente soddisfatte della loro
integrazione e del loro ministero ». (147) Qui si vede con gioia come
i diaconi, « sostenuti dalla grazia sacramentale, nel ministero (diaconia)
della liturgia, della parola e della carità sono al servizio del
Popolo di Dio, in comunione col Vescovo e il suo presbiterio ». (148)
Altre diocesi non hanno intrapreso questo cammino, mentre altrove
esistono difficoltà nell'integrazione dei diaconi permanenti
all'interno della struttura gerarchica.
Fatta salva la libertà delle
Chiese particolari di ristabilire, consentendolo il Sommo Pontefice,
il diaconato come grado permanente, è chiaro che il buon esito di
tale ripristino implica un diligente processo di selezione, una
formazione seria ed un'attenzione scrupolosa ai candidati, come pure
un sollecito accompagnamento non solo di questi sacri ministri, ma,
nel caso dei diaconi sposati, anche della loro famiglia, della loro
moglie e dei loro figli. (149)
La vita consacrata
43. La storia
dell'evangelizzazione in America costituisce un'eloquente
testimonianza dello sforzo missionario compiuto da tante persone
consacrate, che, fin dall'inizio, hanno annunciato il Vangelo, hanno
difeso i diritti degli indigeni e, con amore eroico a Cristo, si sono
dedicati al servizio del Popolo di Dio nel Continente. (150) L'apporto
delle persone consacrate all'annuncio del Vangelo in America continua
ad essere di enorme importanza; si tratta di un apporto differenziato
secondo i carismi propri di ogni gruppo: « gli Istituti di vita
contemplativa che testimoniano l'assoluto di Dio, gli Istituti
apostolici e missionari che rendono presente Cristo nei più svariati
campi dell'esistenza umana, gli Istituti secolari che aiutano a
risolvere la tensione tra apertura reale ai valori del mondo moderno e
profonda offerta del cuore a Dio. Nascono inoltre nuovi Istituti e
nuove forme di vita consacrata, che richiedono discernimento
evangelico ». (151)
Poiché « il futuro della nuova
evangelizzazione [...] è impensabile senza un rinnovato contributo
delle donne, specialmente delle donne consacrate », (152) è urgente
favorirne la partecipazione in vari settori della vita ecclesiale,
inclusi i processi nei quali si elaborano le decisioni, soprattutto in
ciò che le riguarda direttamente. (153)
« Anche oggi la testimonianza
della vita pienamente consacrata a Dio è un'eloquente proclamazione
del fatto che Egli basta a dare pienezza all'esistenza di qualunque
persona ». (154) Questa consacrazione al Signore deve prolungarsi nel
generoso servizio alla diffusione del Regno di Dio. Per tale ragione,
alle soglie del terzo millennio occorre far sì « che la vita
consacrata sia maggiormente stimata e promossa da Vescovi, sacerdoti,
e comunità cristiane, e che i consacrati, consapevoli della gioia e
della responsabilità della loro vocazione, si integrino pienamente
nella Chiesa particolare alla quale appartengono e promuovano la
comunione e la mutua collaborazione ». (155)
I fedeli laici e il
rinnovamento della Chiesa
44. « La dottrina del Concilio
Vaticano II sull'unità della Chiesa, come Popolo di Dio radunato
nell'unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, sottolinea
che sono comuni alla dignità di tutti i battezzati l'imitazione e la
sequela di Cristo, la comunione reciproca ed il mandato missionario ».
(156) E necessario, pertanto, che i fedeli laici siano consapevoli
della loro dignità di battezzati. Da parte loro, i Pastori abbiano
profonda stima « della testimonianza e dell'azione evangelizzatrice
dei laici che, inseriti nel Popolo di Dio con spiritualità di
comunione, conducono i fratelli all'incontro con Gesù Cristo vivo. Il
rinnovamento della Chiesa in America non sarà possibile senza la
presenza attiva dei laici. Per questo, appartiene in gran parte ad
essi la responsabilità per il futuro della Chiesa ». (157)
Due sono gli ambiti in cui si
realizza la vocazione dei fedeli laici. Il primo, e più proprio del
loro stato laicale, è quello delle realtà temporali, che sono
chiamati ad ordinare secondo la volontà di Dio. (158) Infatti, « col
loro peculiare modo di agire, il Vangelo è portato dentro le
strutture del mondo e “operando santamente dappertutto consacrano a
Dio il mondo stesso” ». (159) Grazie ai fedeli laici, « la
presenza e la missione della Chiesa nel mondo si realizza, in modo
speciale, nella varietà di carismi e ministeri che possiede il
laicato. La secolarità è la nota caratteristica e propria del laico
e della sua spiritualità, che lo porta ad agire nei vari ambiti della
vita familiare, sociale, professionale, culturale e politica, in vista
della loro evangelizzazione. In un Continente nel quale si riscontrano
la competizione e l'aggressività, il consumo sregolato e la
corruzione, i laici sono chiamati ad incarnare valori profondamente
evangelici come la misericordia, il perdono, l'onestà, la trasparenza
di cuore e la pazienza nelle situazioni difficili. Si attende dai
laici una grande forza creativa in gesti e opere che manifestino una
vita coerente con il Vangelo ». (160)
L'America ha bisogno di laici
cristiani in grado di assumere ruoli direttivi nella società. E
urgente formare uomini e donne capaci di incidere, secondo la propria
vocazione, nella vita pubblica, orientandola al bene comune.
Nell'esercizio della politica, vista nel suo senso più nobile ed
autentico di amministrazione del bene comune, essi possono trovare la
via della propria santificazione. A tale scopo, è necessario che
siano formati sia nei principi e nei valori della dottrina sociale
della Chiesa, che nelle nozioni fondamentali della teologia del
laicato. La conoscenza approfondita dei principi etici e dei valori
morali cristiani consentirà loro di farsene paladini nel loro
ambiente, proclamandoli anche nei confronti della cosiddetta «
neutralità dello Stato ». (161)
Vi è un secondo ambito nel quale
molti fedeli laici sono chiamati a lavorare, ed è quello che si
potrebbe definire « intraecclesiale ». Non sono pochi i laici in
America che nutrono la legittima aspirazione di contribuire con i loro
talenti e carismi « alla costruzione della comunità ecclesiale, come
delegati della Parola, catechisti, visitatori di malati o di
carcerati, animatori di gruppi, ecc. ». (162) I Padri sinodali hanno
espresso l'auspicio che la Chiesa riconosca alcuni di questi compiti
come ministeri laicali, fondati nei sacramenti del Battesimo e della
Confermazione, ferma restando la specificità dei ministeri propri del
sacramento dell'Ordine. Si tratta di un tema vasto e complesso per il
cui studio, già da qualche tempo, ho costituito un'apposita
Commissione (163) e circa il quale gli organismi della Santa Sede sono
andati offrendo di volta in volta alcune linee direttive. (164) E
necessario promuovere la proficua collaborazione di fedeli laici ben
preparati, uomini e donne, nelle diverse attività all'interno della
Chiesa, evitando tuttavia che ci sia confusione con i ministeri
ordinati e con le azioni proprie del sacramento dell'Ordine, al fine
di ben distinguere il sacerdozio comune dei fedeli da quello
ministeriale.
A questo riguardo, i Padri
sinodali hanno raccomandato che i compiti affidati ai laici siano ben
« distinti da quelli che costituiscono tappe verso il ministero
ordinato », (165) e che i candidati al sacerdozio ricevono prima del
presbiterato. Come pure è stato osservato che tali compiti laicali «
non devono essere conferiti se non a persone, uomini e donne, che
abbiano acquisito la formazione richiesta, secondo precisi criteri:
una certa permanenza, una reale disponibilità nei confronti di un
determinato gruppo di persone, l'obbligo di rendere conto al proprio
Pastore ». (166) In ogni caso, benché l'apostolato intraecclesiale
dei laici debba essere stimolato, occorre far sì che esso coesista
con l'attività propria dei laici nella quale essi non possono essere
sostituiti dai sacerdoti: il campo cioè delle realtà temporali.
Dignità della donna
45. Speciale attenzione va
riservata alla vocazione della donna. In altre occasioni ho voluto
esprimere il mio apprezzamento per lo specifico apporto della donna al
progresso dell'umanità e riconoscere la legittimità delle sue
aspirazioni a partecipare in modo pieno alla vita ecclesiale,
culturale, sociale ed economica. (167) Senza tale contributo
verrebbero a mancare alcune ricchezze che solo il « genio femminile
» (168) può apportare alla vita della Chiesa e della società
stessa. Non riconoscerlo costituirebbe un'ingiustizia storica
specialmente in America, se si tien conto del contributo dato dalle
donne allo sviluppo materiale e culturale del Continente, come pure
nella trasmissione e conservazione della fede. In effetti, « il loro
ruolo fu decisivo soprattutto nella vita consacrata, nell'educazione,
nell'assistenza sanitaria ». (169)
Purtroppo, in non poche regioni
del Continente americano la donna è ancora oggetto di
discriminazioni. Per questo, si può dire che il volto dei poveri in
America è anche il volto di molte donne. Ecco perché i Padri
sinodali hanno parlato di un « aspetto femminile della povertà ».
(170) La Chiesa si sente in dovere di insistere sulla dignità umana
comune ad ogni persona. Essa « denuncia la discriminazione, l'abuso
sessuale e la prepotenza maschile come azioni contrarie al piano di
Dio ». (171) In particolare, deplora come abominevole la
sterilizzazione, a volte programmata, delle donne, soprattutto delle
più povere ed emarginate, che viene praticata spesso in maniera
surrettizia, all'insaputa delle stesse interessate; ciò è tanto più
grave quando vien fatto per ottenere aiuti economici a livello
internazionale.
La Chiesa nel Continente si sente
impegnata ad intensificare l'attenzione per le donne e a difenderle «
affinché la società in America aiuti maggiormente la vita familiare
fondata sul matrimonio, protegga maggiormente la maternità ed abbia
più rispetto per la dignità di tutte le donne ». (172) Occorre
aiutare le donne americane a prendere parte attiva e responsabile alla
vita ed alla missione della Chiesa, (173) come pure bisogna
riconoscere la necessità della saggezza e della collaborazione delle
donne nei ruoli dirigenziali della società americana.
Le sfide per la famiglia
cristiana
46. « Dio Creatore, formando il
primo uomo e la prima donna, e comandando loro “siate fecondi e
moltiplicatevi” (Gn 1, 28), costituì definitivamente la
famiglia. In questo santuario nasce la vita ed è accolta come dono di
Dio. La Parola divina, letta assiduamente nella famiglia, la
costruisce a poco a poco come chiesa domestica e la rende feconda in
umanità e virtù cristiane; lì si trova la sorgente delle vocazioni.
La devozione mariana, alimentata dalla preghiera, conserverà la
famiglia unita e in attitudine orante con Maria, come i discepoli di
Gesù prima della Pentecoste (cfr At 1, 14) ». (174) Molte
sono le insidie che minacciano la solidità dell'istituzione familiare
nella maggior parte dei Paesi dell'America, e costituiscono
altrettante sfide per i cristiani. Vanno menzionate, tra le altre,
l'aumento dei divorzi, la diffusione dell'aborto, dell'infanticidio e
della mentalità contraccettiva. Di fronte a questa situazione occorre
ribadire « che il fondamento della vita umana è la relazione
coniugale tra il marito e la moglie, relazione che tra i cristiani è
sacramentale ». (175)
E perciò urgente un'ampia opera
di catechesi circa l'ideale cristiano della comunione coniugale e
della vita familiare, che includa una spiritualità della paternità e
della maternità. Maggior attenzione pastorale va dedicata al ruolo
degli uomini come mariti e padri, così come alla responsabilità che
condividono con le mogli riguardo al matrimonio, alla famiglia ed
all'educazione dei figli. Né va omessa una seria preparazione dei
giovani prima del matrimonio, nella quale sia presentata con chiarezza
la dottrina cattolica su questo sacramento, a livello teologico,
antropologico e spirituale. In un Continente caratterizzato da un
notevole sviluppo demografico, com'è l'America, devono essere
continuamente incrementate le iniziative pastorali rivolte alle
famiglie.
Per essere veramente « chiesa
domestica », (176) la famiglia cristiana è chiamata a costituire
l'ambito in cui i genitori trasmettono la fede, dovendo essere « per
i loro figli, con la parola e con l'esempio, i primi annunciatori
della fede ». (177) Non manchi nella famiglia la pratica della
preghiera, nella quale si ritrovino uniti i coniugi tra loro e con i
figli. Sono, in proposito, da favorire momenti di vita spirituale in
comune: la partecipazione all'Eucaristia nei giorni di festa, la
pratica del sacramento della Riconciliazione, la preghiera quotidiana
in famiglia e gesti concreti di carità. Si consoliderà così la
fedeltà nel matrimonio e l'unità della famiglia. In un ambiente
familiare con queste caratteristiche non sarà difficile che i figli
sappiano scoprire la loro vocazione al servizio della comunità e
della Chiesa e che apprendano, specialmente guardando all'esempio dei
loro genitori, che la vita familiare è una via per realizzare
l'universale vocazione alla santità. (178)
I giovani, speranza del
futuro
47. I giovani sono una grande
forza sociale e di evangelizzazione. Essi « costituiscono una parte
numerosissima della popolazione in molte Nazioni dell'America. Nel
loro incontro con Cristo vivo si fondano le speranze e le aspettative
di un futuro di maggior comunione e solidarietà per la Chiesa e le
società in America ». (179) Sono evidenti gli sforzi che le Chiese
particolari compiono nel Continente per accompagnare gli adolescenti
nell'itinerario catechetico prima della Confermazione e degli altri
supporti che loro offrono perché crescano nell'incontro con Cristo e
nella conoscenza del Vangelo. L'itinerario formativo dei giovani dev'essere
costante e dinamico, atto ad aiutarli a trovare il loro posto nella
Chiesa e nel mondo. Pertanto, la pastorale giovanile deve essere tra
le preoccupazioni primarie dei Pastori e delle comunità. In realtà,
molti sono i giovani americani in cerca d'un significato vero da dare
alla vita ed assetati di Dio, ma molto spesso mancano le condizioni
adatte per mettere a frutto le loro capacità e realizzare le loro
aspirazioni. Purtroppo, la carenza di lavoro e di prospettive di
futuro li conduce a volte all'emarginazione ed alla violenza. La
sensazione di frustrazione, che sperimentano a causa di tutto ciò,
non di rado li conduce ad abbandonare la ricerca di Dio. Dinanzi a così
complessa situazione, « la Chiesa si impegna a mantenere la sua
opzione pastorale e missionaria per i giovani, perché possano
incontrare oggi Gesù Cristo vivo ». (180)
L'azione pastorale della Chiesa
raggiunge molti di questi adolescenti e giovani mediante l'animazione
cristiana della famiglia, la catechesi, le istituzioni educative
cattoliche e la vita comunitaria nella parrocchia. Ma ve ne sono molti
altri, specialmente tra quanti soffrono varie forme di povertà, che
rimangono fuori del raggio di attività ecclesiale. Devono essere i
giovani cristiani, formati ad una matura coscienza missionaria, gli
apostoli dei loro coetanei. E necessaria un'azione pastorale che
raggiunga i giovani nei loro vari ambienti: nei collegi, nelle
università, nel mondo del lavoro, negli ambienti rurali, con
appropriato adattamento alla loro sensibilità. In ambito parrocchiale
e diocesano sarà opportuno sviluppare pure un'attività pastorale
della gioventù che tenga conto dell'evoluzione del mondo dei giovani,
che cerchi il dialogo con loro, che non tralasci le occasioni propizie
per incontri più ampi, che animi le iniziative locali e valorizzi ciò
che già si realizza a livello interdiocesano ed internazionale.
E che fare di fronte ai giovani
che indugiano in atteggiamenti adolescenziali di una certa incostanza
e difficoltà ad assumere impegni seri e definitivi? Davanti a questa
carenza di maturità è necessario invitare i giovani ad avere
coraggio, formandoli ad apprezzare il valore dell'impegno per tutta la
vita, quale si ha nel caso del sacerdozio, della vita consacrata e del
matrimonio cristiano. (181)
Accompagnare il bambino nel
suo incontro con Cristo
48. I bambini sono dono e segno
della presenza di Dio. « Occorre accompagnare il bambino nel suo
incontro con Cristo, dal Battesimo fino alla prima Comunione, giacché
fa parte della comunità vivente di fede, speranza e carità ». (182)
La Chiesa è riconoscente per le fatiche dei genitori, degli
insegnanti, degli operatori pastorali, sociali e sanitari, e di tutti
coloro che sono al servizio della famiglia e dei bambini con il
medesimo atteggiamento di Gesù Cristo che dice: « Lasciate che i
bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro
appartiene il regno di Dio » (Mt 19, 14).
A ragione i Padri sinodali
lamentano e condannano la condizione dolorosa di molti bambini in
tutta l'America, privati della dignità, dell'innocenza e persino
della vita. « Questa condizione include la violenza, la povertà, la
carenza di casa, la mancanza di adeguata assistenza sanitaria e di
educazione, i danni delle droghe e dell'alcool, e altri stati di
abbandono e di abuso ». (183) A questo proposito, nel Sinodo si è
fatta speciale menzione della problematica dell'abuso sessuale dei
bambini e della prostituzione infantile, ed i Padri hanno lanciato un
accorato appello « a tutti coloro che sono investiti di autorità
nella società, perché, come realtà prioritaria, facciano tutto ciò
che è in loro potere per alleviare la sofferenza dei bambini in
America ». (184)
Elementi di comunione con le
altre Chiese e Comunità ecclesiali
49. Tra la Chiesa cattolica e le
altre Chiese e Comunità ecclesiali esiste uno sforzo di comunione che
ha la sua radice nel Battesimo amministrato in ognuna di esse. (185) E
uno sforzo che si alimenta mediante la preghiera, il dialogo e
l'azione comune. I Padri sinodali hanno voluto esprimere una speciale
volontà di « collaborazione al dialogo già avviato con la Chiesa
ortodossa, con la quale abbiamo in comune molti elementi di fede, di
vita sacramentale e di pietà ». (186) Le proposte concrete
dell'Assemblea sinodale circa l'insieme delle Chiese e Comunità
ecclesiali cristiane non cattoliche sono molteplici. Si suggerisce, in
primo luogo, « che i cristiani cattolici, pastori e fedeli,
promuovano l'incontro dei cristiani delle diverse confessioni, nella
collaborazione, in nome del Vangelo, per rispondere al grido dei
poveri, con la promozione della giustizia, la preghiera comune per
l'unità e la partecipazione alla Parola di Dio ed all'esperienza
della fede in Cristo vivo ». (187) Vanno altresì favorite, quando
sia opportuno e conveniente, le riunioni di persone esperte delle
diverse Chiese e Comunità ecclesiali per facilitare il dialogo
ecumenico. L'ecumenismo dev'essere oggetto di riflessione e di
comunicazione di esperienze tra le diverse Conferenze Episcopali
cattoliche del Continente.
Sebbene il Concilio Vaticano II si
riferisca a tutti i battezzati e i credenti in Cristo come a «
fratelli nel Signore », (188) è necessario saper distinguere con
chiarezza le comunità cristiane, con le quali è possibile stabilire
relazioni ispirate alla dinamica ecumenica, dalle sette, culti ed
altri fallaci movimenti religiosi.
Rapporto della Chiesa con le
comunità ebraiche
50. Nella società americana
esistono altresì comunità di ebrei, con le quali la Chiesa ha
instaurato in questi ultimi anni una collaborazione crescente. (189)
Nella storia della salvezza è evidente la nostra speciale relazione
con il popolo ebreo. Del popolo ebreo fa parte Gesù, che diede inizio
alla sua Chiesa all'interno della Nazione giudaica. Gran parte della
Sacra Scrittura, che noi cristiani leggiamo come Parola di Dio,
costituisce un patrimonio spirituale comune con gli ebrei. (190) Va,
pertanto, evitato ogni atteggiamento negativo nei loro confronti,
poiché « per benedire il mondo è necessario che gli ebrei e i
cristiani siano prima benedizione gli uni per gli altri ». (191)
Religioni non cristiane
51. Quanto alle religioni non
cristiane, la Chiesa cattolica nulla rigetta di ciò che in esse vi è
di vero e di santo. (192) Per questo, nei confronti delle altre
religioni i cattolici intendono sottolineare gli elementi di verità
dovunque possano trovarsi, ma al tempo stesso testimoniano fortemente
la novità della rivelazione di Cristo, custodita nella sua integrità
dalla Chiesa. (193) Coerentemente con questo atteggiamento, essi
rifiutano come estranea allo spirito di Cristo ogni discriminazione o
persecuzione contro persone a motivo della razza, del colore o della
condizione di vita o della religione. La differenza di religione mai
deve essere causa di violenza o di guerra. Al contrario, persone di
credenze diverse devono sentirsi portate, proprio in ragione della
loro adesione ad esse, a lavorare unite per la pace e per la
giustizia.
« I musulmani, come i cristiani e
gli ebrei, chiamano Abramo loro padre. Questo fatto deve assicurare
che in tutta l'America queste tre comunità vivano in armonia e
lavorino insieme per il bene comune. Ugualmente, la Chiesa in America
deve sforzarsi di aumentare il mutuo rispetto e le buone relazioni con
le religioni native americane ». (194) Analogo atteggiamento va
promosso verso i gruppi induisti e buddisti o di altre religioni che i
recenti flussi immigratori, provenienti da paesi orientali, hanno
condotto in terra americana.
CAPITOLO
V
VIA
ALLA SOLIDARIETÀ
«
Da questo tutti sapranno
che siete miei discepoli,
se avrete amore gli uni per gli altri »
(Gv 13, 35)
La solidarietà, frutto
della comunione
52. « In verità vi dico: ogni
volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli
più piccoli, l'avete fatto a me » (Mt 25, 40; cfr 25, 45). La
consapevolezza della comunione con Cristo e con i fratelli, che è a
sua volta frutto della conversione, conduce a servire il prossimo in
tutte le sue necessità, sia materiali che spirituali, perché in ogni
uomo risplende il volto di Cristo. Per questo, « la solidarietà è
frutto della comunione che si fonda nel mistero di Dio uno e trino, e
nel Figlio di Dio incarnato e morto per tutti. Si esprime nell'amore
del cristiano che cerca il bene degli altri, specialmente dei più
bisognosi ». (195)
Da qui scaturisce per le Chiese
particolari del Continente americano l'impegno alla reciproca
solidarietà e alla condivisione dei doni spirituali e dei beni
materiali con cui Dio le ha benedette, favorendo la disponibilità
delle persone a lavorare dove necessario. Partendo dal Vangelo,
occorre promuovere una cultura della solidarietà che incentivi
opportune iniziative di sostegno ai poveri ed agli emarginati, in modo
speciale ai rifugiati, i quali si vedono forzati a lasciare i loro
villaggi e le loro terre per sfuggire alla violenza. La Chiesa in
America deve stimolare gli organismi internazionali del Continente,
affinché si stabilisca un ordine economico nel quale non domini
soltanto il criterio del profitto, ma anche quelli della ricerca del
bene comune nazionale ed internazionale, dell'equa distribuzione dei
beni e della promozione integrale dei popoli. (196)
La dottrina della Chiesa,
espressione delle esigenze della conversione
53. Mentre il relativismo ed il
soggettivismo conoscono nel campo della dottrina morale una diffusione
preoccupante, la Chiesa in America è chiamata ad annunciare con
rinnovato vigore che la conversione consiste nell'adesione alla
persona di Gesù Cristo, con tutte le implicazioni teologiche e morali
illustrate dal Magistero ecclesiale. Occorre riconoscere « il ruolo
che svolgono, in questa linea, i teologi, i catechisti e gli
insegnanti di religione che, esponendo la dottrina della Chiesa in
fedeltà al Magistero, cooperano direttamente alla retta formazione
della coscienza dei fedeli ». (197) Se crediamo che Gesù è la Verità
(cfr Gv 14, 6), non possiamo non desiderare ardentemente
d'essere suoi testimoni per avvicinare i fratelli alla verità piena
che dimora nel Figlio di Dio fatto uomo, morto e risorto per la
salvezza del genere umano. « In tal modo potremo essere, in questo
mondo, lampade viventi di fede, speranza e carità ». (198)
La dottrina sociale della
Chiesa
54. Davanti ai gravi problemi di
ordine sociale che, con caratteristiche diverse, sono presenti in
tutta l'America, il cattolico sa di poter trovare nella dottrina
sociale della Chiesa la risposta da cui partire per individuare le
soluzioni concrete. Diffondere tale dottrina costituisce, pertanto,
un'autentica priorità pastorale. Perciò è importante « che in
America gli operatori di evangelizzazione (Vescovi, sacerdoti,
insegnanti, animatori pastorali, ecc.) assimilino questo tesoro che è
la dottrina sociale della Chiesa e, da essa illuminati, si rendano
capaci di leggere la realtà attuale e di cercare delle vie per
l'azione ». (199) A tale proposito, va privilegiata la formazione dei
fedeli laici capaci di lavorare, in nome della fede in Cristo, per la
trasformazione delle realtà terrene. Inoltre, sarà opportuno
promuovere e sostenere lo studio di questa dottrina in tutti gli
ambiti delle Chiese particolari in America e, soprattutto, in quello
universitario, perché sia conosciuta con maggior profondità ed
applicata alla società americana. La complessa realtà sociale di
questo Continente è un campo fecondo per l'analisi e l'applicazione
dei principi universali di tale dottrina.
Per raggiungere questo obiettivo
sarebbe assai utile un compendio o una sintesi autorizzata della
dottrina sociale cattolica, compreso un « catechismo », che mostri
la relazione esistente tra di essa e la nuova evangelizzazione. La
parte che il Catechismo della Chiesa Cattolica dedica a tale
materia, a proposito del settimo comandamento del decalogo, potrebbe
costituire il punto di partenza di questo « Catechismo di dottrina
sociale cattolica ». Naturalmente, com'è avvenuto per il Catechismo
della Chiesa Cattolica, anche questo si limiterebbe a formulare i
principi generali, lasciando a successivi sviluppi applicativi la
trattazione dei problemi collegati con le diverse situazioni locali.
(200)
Nella dottrina sociale della
Chiesa occupa un posto importante il diritto a un lavoro dignitoso.
Per questo, di fronte agli alti tassi di disoccupazione che affliggono
molti Paesi americani e di fronte alle dure condizioni in cui versano
non pochi lavoratori nell'industria e nelle campagne, « è necessario
apprezzare il lavoro come elemento di realizzazione e di dignità
della persona umana. E responsabilità etica di una società
organizzata promuovere e sostenere una cultura del lavoro ». (201)
Globalizzazione della
solidarietà
55. Il complesso fenomeno della
globalizzazione, come ho ricordato in precedenza, è una delle
caratteristiche del mondo attuale, particolarmente riscontrabile in
America. Entro tale realtà multiforme, grande importanza riveste
l'aspetto economico. Con la sua dottrina sociale, la Chiesa offre un
valido contributo alla problematica che presenta l'attuale economia
globalizzata. La sua visione morale in tale materia « poggia sulle
tre pietre angolari fondamentali della dignità umana, della
solidarietà e della sussidiarietà ». (202) L'economia globalizzata
dev'essere analizzata alla luce dei principi della giustizia sociale,
rispettando l'opzione preferenziale per i poveri, che devono esser
messi in grado di difendersi in un'economia globalizzata, e le
esigenze del bene comune internazionale. In realtà, « la dottrina
sociale della Chiesa è la visione morale che mira a stimolare i
governi, le istituzioni e le organizzazioni private affinché
configurino un futuro congruente con la dignità di ogni persona. In
questa prospettiva si possono considerare le questioni che si
riferiscono al debito estero, alla corruzione politica interna ed alla
discriminazione sia all'interno delle Nazioni che tra di loro ».
(203)
La Chiesa in America è chiamata
non solo a promuovere una maggiore integrazione tra le Nazioni,
contribuendo così a creare un'autentica cultura globalizzata della
solidarietà, (204) bensì a collaborare con ogni mezzo legittimo alla
riduzione degli effetti negativi della globalizzazione, quali il
dominio dei più forti sui più deboli, specialmente in campo
economico, e la perdita dei valori delle culture locali in favore di
una male intesa omogeneizzazione.
Peccati sociali che gridano
al cielo
56. Alla luce della dottrina
sociale della Chiesa si valuta più chiaramente anche la gravità dei
« peccati sociali che gridano al cielo, perché generano violenza,
rompono la pace e l'armonia tra le comunità di una stessa Nazione,
tra le Nazioni e tra le diverse zone del Continente ». (205) Tra
questi si devono ricordare « il commercio di droghe, il riciclaggio
di guadagni illeciti, la corruzione in qualunque ambiente, il terrore
della violenza, la corsa agli armamenti, la discriminazione razziale,
le disuguaglianze tra i gruppi sociali, l'irragionevole distruzione
della natura ». (206) Questi peccati manifestano una profonda crisi
dovuta alla perdita del senso di Dio ed all'assenza di quei principi
morali che devono guidare la vita di ogni uomo. Senza riferimenti
morali si cade nella bramosia illimitata della ricchezza e del potere,
che offusca ogni visione evangelica della realtà sociale.
Non di rado, questo porta alcune
istanze pubbliche a trascurare la situazione sociale. Sempre più, in
molti Paesi americani, domina un sistema noto come « neoliberismo »;
sistema che, facendo riferimento ad una concezione economicista
dell'uomo, considera il profitto e le leggi del mercato come parametri
assoluti a scapito della dignità e del rispetto della persona e del
popolo. Tale sistema si è tramutato, talvolta, in giustificazione
ideologica di alcuni atteggiamenti e modi di agire in campo sociale e
politico, che causano l'emarginazione dei più deboli. Di fatto, i
poveri sono sempre più numerosi, vittime di determinate politiche e
strutture spesso ingiuste. (207)
La migliore risposta, a partire
dal Vangelo, per questa drammatica situazione è la promozione della
solidarietà e della pace, in vista dell'effettiva realizzazione della
giustizia. A tal fine occorre incoraggiare e aiutare quanti sono
esempio di onestà nell'amministrazione delle finanze pubbliche e
della giustizia. Come pure occorre appoggiare il processo di
democratizzazione in atto in America, (208) poiché in un sistema
democratico sono maggiori le possibilità di controllo che permettono
di evitare gli abusi.
« Lo Stato di diritto è la
condizione necessaria per stabilire un'autentica democrazia ». (209)
Perché questa si possa sviluppare, è necessaria l'educazione civica
e la promozione dell'ordine pubblico e della pace. In effetti, « non
vi è democrazia autentica e stabile senza giustizia sociale. Per
questo è necessario che la Chiesa ponga maggior attenzione alla
formazione delle coscienze, prepari dirigenti sociali per la vita
pubblica a tutti i livelli, promuova l'educazione civica, l'osservanza
della legge e dei diritti umani, ed attui un maggior sforzo per la
formazione etica della classe politica ». (210)
Il fondamento ultimo dei
diritti umani
57. E opportuno ricordare che il
fondamento su cui poggiano tutti i diritti umani è la dignità della
persona. « Il capolavoro divino, l'uomo, è immagine e somiglianza di
Dio. Gesù ha assunto la nostra natura eccetto il peccato; ha promosso
e difeso la dignità di ogni persona umana senza alcuna eccezione; è
morto per la libertà di tutti. Il Vangelo ci mostra come Cristo ha
esaltato la centralità della persona umana nell'ordine naturale (cfr Lc
12, 22-29), nell'ordine sociale e nell'ordine religioso, anche nei
confronti della Legge (cfr Mc 2, 27); difendendo l'uomo ed
anche la donna (cfr Gv 8, 11) e i bambini (cfr Mt 19,
13-15), che nel suo tempo e nella sua cultura occupavano un posto
secondario nella società. Dalla dignità dell'uomo in quanto figlio
di Dio nascono i diritti umani e i relativi doveri ». (211) Per
questa ragione, « ogni offesa alla dignità dell'uomo è offesa a Dio
stesso, di cui è immagine ». (212) Tale dignità è comune a tutti
gli uomini senza eccezione, poiché tutti sono stati creati ad
immagine di Dio (cfr Gn 1, 26). La risposta di Gesù alla
domanda « Chi è il mio prossimo? » (Lc 10, 29) esige da
ciascuno un atteggiamento di rispetto per la dignità dell'altro e di
sollecita cura per lui, si trattasse anche di uno straniero o di un
nemico (cfr Lc 10, 30-37). In ogni parte dell'America la
consapevolezza che i diritti umani vanno rispettati è andata
crescendo in questi ultimi tempi, tuttavia rimane ancora molto da
fare, se si considerano le violazioni dei diritti di persone e di
gruppi sociali ancora in atto nel Continente.
Amore preferenziale per i
poveri e gli emarginati
58. « La Chiesa in America deve
incarnare nelle sue iniziative pastorali la solidarietà della Chiesa
universale verso i poveri e gli emarginati di ogni genere. Il suo
atteggiamento deve comprendere l'assistenza, la promozione, la
liberazione e l'accoglienza fraterna. L'obiettivo della Chiesa è che
non vi sia alcun emarginato ». (213) Il ricordo dei capitoli oscuri
della storia dell'America, concernenti la pratica della schiavitù e
altre situazioni di discriminazione sociale, non può non suscitare un
sincero desiderio di conversione che conduca alla riconciliazione ed
alla comunione.
L'attenzione ai più bisognosi
scaturisce dalla scelta di amare in modo preferenziale i poveri. Si
tratta di un amore che non è esclusivo e non può essere pertanto
interpretato come segno di parzialità o di settarismo; (214) amando i
poveri il cristiano segue gli atteggiamenti del Signore, il quale
nella sua vita terrena si dedicò con sentimenti di particolare
compassione alle necessità delle persone indigenti spiritualmente e
materialmente.
L'opera della Chiesa in favore dei
poveri in tutte le zone del Continente è importante; si deve però
continuare a lavorare perché questa linea di azione pastorale sia
sempre più finalizzata all'incontro con Cristo, il quale, da ricco
che era, si fece povero per noi al fine di arricchirci per mezzo della
sua povertà (cfr 2 Cor 8, 9). Occorre intensificare ed
estendere quanto già si va facendo in questo campo, al fine di
raggiungere il maggior numero di poveri. La Sacra Scrittura ricorda
che Dio ascolta il grido dei poveri (cfr Sal 34 [33], 7) e la
Chiesa dev'essere attenta al grido dei più bisognosi. Ascoltando la
loro voce, essa « deve vivere con i poveri e partecipare dei loro
dolori. [...] Col suo stile di vita, le sue priorità, le sue parole e
le sue azioni essa deve testimoniare di essere in comunione e in
solidarietà con loro ». (215)
Il debito estero
59. L'esistenza di un debito
estero che soffoca non pochi popoli del Continente americano
costituisce un problema complesso. Pur senza entrare nei suoi numerosi
aspetti, la Chiesa nella sua sollecitudine pastorale non può ignorare
tale problema, poiché esso riguarda la vita di tante persone. Per
questo, diverse Conferenze Episcopali in America, consapevoli della
sua gravità, hanno organizzato in proposito incontri di studio ed
hanno pubblicato documenti tesi a indicare soluzioni operative. (216)
Anch'io ho espresso più volte la mia preoccupazione per questa
situazione, diventata in alcuni casi insostenibile. Nella prospettiva
dell'ormai prossimo Grande Giubileo dell'anno 2000 e ricordando il
significato sociale che i giubilei rivestivano nell'Antico Testamento,
ho scritto: « Nello spirito del Libro del Levitico (25, 8-12), i
cristiani dovranno farsi voce di tutti i poveri del mondo, proponendo
il Giubileo come un tempo opportuno per pensare, tra l'altro, ad una
consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito
internazionale, che pesa sul destino di molte nazioni ». (217)
Ribadisco l'auspicio, fatto
proprio dai Padri sinodali, che il Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace, insieme con altri organismi competenti, come
la sezione per i rapporti con gli Stati, della Segreteria di Stato, «
cerchi, nello studio e nel dialogo con rappresentanti del Primo Mondo
e con responsabili della Banca Mondiale e del Fondo Monetario
Internazionale, vie di soluzione al problema del debito estero e
normative che impediscano il ripetersi di simili situazioni in
occasione di prestiti futuri ». (218) Al livello più ampio
possibile, sarebbe opportuno che « esperti in economia e in questioni
monetarie, di fama internazionale, procedessero ad un'analisi critica
dell'ordine economico mondiale, nei suoi aspetti positivi e negativi,
così da correggere l'ordine attuale, e proponessero un sistema e dei
meccanismi in grado di assicurare lo sviluppo integrale e solidale
delle persone e dei popoli ». (219)
Lotta contro la corruzione
60. Anche in America il fenomeno
della corruzione è notevolmente esteso. La Chiesa può contribuire
efficacemente a sradicare questo male dalla società civile con « una
maggior presenza di laici cristiani qualificati che, per la loro
educazione familiare, scolastica e parrocchiale, promuovano la pratica
di valori come la verità, l'onestà, la laboriosità ed il servizio
del bene comune ». (220) Per raggiungere questo obiettivo, come pure
per illuminare tutti gli uomini di buona volontà desiderosi di porre
fine ai mali derivati dalla corruzione, occorre insegnare e diffondere
il più possibile la parte che corrisponde a questo tema nel Catechismo
della Chiesa Cattolica, promuovendo al tempo stesso tra i
cattolici delle singole Nazioni la conoscenza dei documenti pubblicati
al riguardo dalle Conferenze Episcopali delle altre Nazioni. (221) I
cristiani così formati contribuiranno in modo significativo alla
soluzione del problema segnalato, impegnandosi a tradurre in pratica
la dottrina sociale della Chiesa in tutti gli aspetti che toccano la
loro vita e in quelli dove può giungere il loro apporto.
Il problema delle droghe
61. Circa il grave problema del
commercio di droghe, la Chiesa in America può collaborare
efficacemente con i responsabili delle Nazioni, i dirigenti di imprese
private, le organizzazioni non governative e le istanze internazionali
per sviluppare progetti tesi ad abolire tale commercio, che minaccia
l'integrità dei popoli in America. (222) Questa collaborazione deve
estendersi agli organi legislativi, appoggiando le iniziative che
impediscono il « riciclaggio di denaro », favoriscono il controllo
dei beni di coloro che sono coinvolti in tale traffico e fanno sì che
la produzione ed il commercio delle sostanze chimiche da cui si
ottengono le droghe avvengano secondo le norme di legge. L'urgenza e
la gravità del problema rendono impellente un appello ai diversi
ambienti e gruppi della società civile per lottare uniti contro il
commercio della droga. (223) Per quanto concerne specificamente i
Vescovi, è necessario — secondo un suggerimento dei Padri sinodali
— che loro stessi, come Pastori del Popolo di Dio, denuncino con
coraggio e con forza l'edonismo, il materialismo e quegli stili di
vita che facilmente inducono alla droga. (224)
Occorre, altresì, tener presente
che bisogna aiutare gli agricoltori poveri, affinché non cadano nella
tentazione del denaro facile, ottenibile con la coltivazione delle
piante da cui si ricavano le droghe. In proposito gli Organismi
internazionali possono offrire una preziosa collaborazione ai Governi
favorendo con vari incentivi le produzioni agricole alternative. Va
pure incoraggiata l'opera di quanti si sforzano di recuperare coloro
che fanno uso di droga, dedicando un'attenzione pastorale a chi è
vittima della tossicodipendenza. Di fondamentale importanza è offrire
il giusto « senso della vita » alle nuove generazioni, che in
mancanza di esso finiscono per cadere non di rado nella spirale
perversa degli stupefacenti. Questo lavoro di ricupero e di
riabilitazione sociale può costituire, come l'esperienza insegna, un
vero e proprio impegno di evangelizzazione. (225)
La corsa agli armamenti
62. Un fattore che paralizza
gravemente il progresso di non poche Nazioni in America è la corsa
agli armamenti. Dalle Chiese particolari d'America deve alzarsi una
voce profetica che denunci sia il riarmo che lo scandaloso commercio
di armi da guerra, il quale assorbe ingenti somme di denaro che
dovrebbero essere, invece, destinate a combattere la miseria ed a
promuovere lo sviluppo. (226) D'altra parte, l'accumulo di armamenti
costituisce una causa di instabilità ed una minaccia per la pace.
(227) Ecco perché la Chiesa rimane vigilante di fronte al rischio di
conflitti armati anche tra Nazioni sorelle. Essa, quale segno e
strumento di riconciliazione e di pace, deve cercare « con tutti i
mezzi possibili, anche con la via della mediazione e dell'arbitrato,
di agire in favore della pace e della fraternità tra i popoli ».
(228)
Cultura della morte e società
dominata dai potenti
63. In America, come in altre
parti del mondo, sembra oggi profilarsi un modello di società in cui
dominano i potenti, emarginando e persino eliminando i deboli: penso
qui ai bambini non nati, vittime indifese dell'aborto; agli anziani ed
ai malati incurabili, talora oggetto di eutanasia; ed ai tanti altri
esseri umani messi ai margini dal consumismo e dal materialismo. Né
posso dimenticare il non necessario ricorso alla pena di morte, quando
altri « mezzi incruenti sono sufficienti per difendere
dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone [...].
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone
per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che
l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di
redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo
“sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente
inesistenti” ». (229) Un simile modello di società è improntato
alla cultura della morte ed è perciò in contrasto col messaggio
evangelico. Dinanzi a tale desolante realtà, la Comunità ecclesiale
intende sempre più impegnarsi a difesa della cultura della vita.
In proposito, i Padri sinodali,
facendo eco ai recenti documenti del Magistero della Chiesa, hanno
ribadito con vigore l'incondizionata venerazione e la totale dedizione
in favore della vita umana dal momento del concepimento fino a quello
della morte naturale, ed esprimono la condanna di mali come l'aborto e
l'eutanasia. Per mantenere questi insegnamenti della legge divina e
naturale, è essenziale promuovere la conoscenza della dottrina
sociale della Chiesa, ed impegnarsi affinché i valori della vita e
della famiglia siano riconosciuti e difesi nel costume sociale e negli
ordinamenti dello Stato. (230) Accanto alla tutela della vita, va
intensificata, mediante molteplici istituzioni pastorali, un'attiva
promozione delle adozioni ed una costante assistenza alle donne con
gravidanze problematiche, sia prima che dopo la nascita del figlio.
Speciale attenzione pastorale va, inoltre, riservata alle donne che
hanno subito o attivamente procurato l'aborto. (231)
Come non rendere grazie a Dio e
come non esprimere vivo apprezzamento ai fratelli e sorelle nella fede
che in America, uniti ad altri cristiani e ad innumerevoli persone di
buona volontà, sono impegnati nel difendere con ogni mezzo legale la
vita e nel tutelare il nascituro, il malato incurabile e i disabili?
La loro azione è ancor più meritoria se si considerano
l'indifferenza di molti, le minacce eugenetiche e gli attentati alla
vita e alla dignità umana, che vengono quotidianamente perpetrati
dappertutto. (232)
Questa stessa premura va diretta
agli anziani, talora trascurati e lasciati in balia di se stessi. Essi
vanno rispettati come persone; è importante realizzare per loro
iniziative di accoglienza e di assistenza, che promuovano i loro
diritti e assicurino per quanto possibile il loro benessere fisico e
spirituale. Gli anziani vanno protetti dalle situazioni e pressioni
che potrebbero spingerli verso il suicidio; in particolare, essi vanno
oggi sostenuti contro la tentazione del suicidio assistito e
dell'eutanasia.
Insieme con i Pastori del Popolo
di Dio in America, faccio appello ai « cattolici che operano nel
campo medico-sanitario ed a quanti ricoprono cariche pubbliche, come
pure a quanti sono impegnati nell'insegnamento, affinché facciano
tutto il possibile per difendere le vite che corrono maggior pericolo,
agendo con una coscienza rettamente formata secondo la dottrina
cattolica. I Vescovi e i presbiteri hanno, in questo campo, la
speciale responsabilità di dare instancabile testimonianza a favore
del Vangelo della vita e nell'esortare i fedeli ad agire
conseguentemente ». (233) Al tempo stesso, è indispensabile che la
Chiesa in America illumini con opportuni interventi l'elaborazione
delle decisioni delle assemblee legislative, stimolando i cittadini,
sia i cattolici che le altre persone di buona volontà, a costituire
organizzazioni per promuovere validi progetti di legge ed opporsi a
quanti minacciano la famiglia e la vita, che sono due realtà
inseparabili. Ai nostri giorni occorre in modo speciale tener presente
quanto si riferisce alla diagnosi prenatale, perché non si leda in
alcuna maniera la dignità umana.
I popoli indigeni e gli
americani di origine africana
64. Se la Chiesa in America,
fedele al Vangelo di Cristo, intende percorrere la via della
solidarietà, deve dedicare una speciale attenzione a quelle etnie che
ancor oggi sono oggetto di ingiuste discriminazioni. In effetti,
occorre sradicare ogni tentativo di emarginazione nei confronti delle
popolazioni indigene. Questo implica, in primo luogo, che si devono
rispettare i loro territori e i patti stabiliti con esse; ugualmente,
occorre rispondere ai loro legittimi bisogni sociali, sanitari,
culturali. E come dimenticare l'esigenza di riconciliazione tra i
popoli indigeni e le società in cui vivono?
Vorrei qui ricordare che anche gli
americani di origine africana continuano a subire, in alcune zone,
pregiudizi etnici, che costituiscono per loro un serio ostacolo
all'incontro con Cristo. Dal momento che ogni persona, di qualunque
razza e condizione, è stata creata da Dio a sua immagine, occorre
promuovere programmi concreti, in cui non deve mancare la preghiera in
comune, i quali favoriscano la comprensione e la riconciliazione tra
popoli diversi, costituendo ponti di amore cristiano, di pace e di
giustizia tra tutti gli uomini. (234)
Per raggiungere questi obiettivi
è indispensabile formare competenti operatori pastorali, capaci di
servirsi, nella catechesi e nella liturgia, di metodi già
legittimamente « inculturati », evitando sincretismi che facciano
ricorso ad un'esposizione parziale della genuina dottrina cristiana.
Così pure, si otterrà più facilmente un numero adeguato di Pastori
che svolgano la loro attività tra gli indigeni, se ci si preoccuperà
di promuovere le vocazioni al sacerdozio ed alla vita consacrata tra
questi popoli. (235)
La problematica degli
immigrati
65. Il Continente americano ha
conosciuto nella sua storia molti movimenti di immigrazione, con
schiere di uomini e di donne giunti nelle varie regioni con la
speranza di un futuro migliore. Il fenomeno continua anche oggi ed
interessa, in particolare, numerose persone e famiglie provenienti da
Nazioni latino-americane, che si sono stanziate nelle regioni del Nord
del Continente, fino a costituire in alcuni casi una parte
considerevole della popolazione. Spesso esse recano con sé un
patrimonio culturale e religioso ricco di significativi elementi
cristiani. La Chiesa è consapevole dei problemi suscitati da questa
situazione ed è impegnata a sviluppare con ogni sforzo la propria
azione pastorale tra tali immigrati, per favorirne l'insediamento nel
territorio e per suscitare allo stesso tempo un atteggiamento di
accoglienza da parte delle popolazioni locali, nella convinzione che
dalla mutua apertura deriverà un arricchimento per tutti.
Le comunità ecclesiali non
mancheranno di vedere nel fenomeno una specifica chiamata a vivere il
valore evangelico della fraternità ed insieme l'invito ad imprimere
rinnovato slancio alla propria religiosità per una più incisiva
azione evangelica. In questo senso i Padri sinodali hanno ricordato
che « la Chiesa in America deve essere avvocata vigilante che
difende, contro ogni ingiusta restrizione, il diritto naturale di ogni
persona a muoversi liberamente all'interno della sua Nazione e da una
Nazione all'altra. Bisogna porre attenzione ai diritti dei migranti e
delle loro famiglie ed al rispetto della loro dignità umana, anche
nei casi di immigrazioni non legali ». (236)
Nei confronti dei migranti occorre
un comportamento ospitale ed accogliente, che li incoraggi ad
inserirsi nella vita ecclesiale, fatte salve sempre la loro libertà e
la loro peculiare identità culturale. A tal fine, risulta quanto mai
proficua la collaborazione tra le Diocesi da cui essi provengono e
quelle in cui sono accolti, anche mediante specifiche strutture
pastorali previste nella legislazione e nella prassi della Chiesa.
(237) Si può assicurare così una cura pastorale il più possibile
adeguata e completa. La Chiesa in America deve essere mossa dalla
costante sollecitudine di non far mancare un'efficace evangelizzazione
a quanti sono arrivati di recente e ancora non conoscono Cristo. (238)
CAPITOLO
VI
LA
MISSIONE DELLA CHIESA
OGGI IN AMERICA:
LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
«
Come il Padre ha mandato me,
anch'io mando voi » (Gv
20, 21)
Mandati da Cristo
66. Cristo risorto, prima della
sua ascensione al cielo, inviò gli Apostoli ad annunciare il Vangelo
al mondo intero (cfr Mc 16, 15), conferendo loro i poteri
necessari per realizzare tale missione. E significativo che, prima di
affidare l'ultimo mandato missionario, Gesù faccia riferimento al
potere universale ricevuto dal Padre (cfr Mt 28, 18). In
effetti, Cristo ha trasmesso agli Apostoli la missione ricevuta dal
Padre (cfr Gv 20, 21), e li ha resi così partecipi dei suoi
poteri.
Ma anche i « fedeli laici,
proprio perché membri della Chiesa, hanno la vocazione e la missione
di essere annunciatori del Vangelo: per quest'opera sono abilitati e
impegnati dai Sacramenti dell'iniziazione cristiana e dai doni dello
Spirito Santo ». (239) Essi, infatti, sono stati « resi partecipi
nella loro misura della funzione sacerdotale, profetica e regale di
Cristo ». (240) Di conseguenza, « i fedeli laici, in forza della
loro partecipazione all'ufficio profetico di Cristo, sono pienamente
coinvolti in questo compito della Chiesa » (241) e, pertanto, devono
sentirsi chiamati ed inviati a proclamare la Buona Novella del Regno.
Le parole di Gesù: « Andate anche voi nella mia vigna » (Mt
20, 4) (242) devono intendersi rivolte non solo agli Apostoli, ma a
tutti coloro che desiderano essere autentici discepoli del Signore.
Il compito fondamentale per il
quale Gesù invia i suoi discepoli è l'annuncio della Buona Novella,
vale a dire l'evangelizzazione (cfr Mc 16, 15-18). Ne deriva
che « evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa,
la sua identità più profonda ». (243) Come ho detto in altre
occasioni, la singolarità e la novità della situazione in cui il
mondo e la Chiesa si trovano, alle porte del terzo millennio, e le
esigenze che ne derivano, fanno sì che la missione evangelizzatrice
richieda oggi anche un nuovo programma, che si può definire nel suo
insieme « nuova evangelizzazione ». (244) Come supremo Pastore della
Chiesa desidero ardentemente invitare tutti i membri del Popolo di
Dio, e particolarmente quanti vivono nel Continente americano — dal
quale per la prima volta feci appello ad un impegno nuovo « nel suo
fervore, nei suoi metodi, nella sua espressione » (245) — a fare
proprio questo progetto e a collaborare ad esso. Accettando questa
missione, ognuno ricordi che il nucleo vitale della nuova
evangelizzazione dev'essere l'annuncio chiaro e inequivocabile della
persona di Gesù Cristo, cioè l'annuncio del suo nome, della sua
dottrina, della sua vita, delle sue promesse e del Regno che Egli ci
ha conquistato attraverso il suo mistero pasquale. (246)
Gesù Cristo, « buona
novella » e primo evangelizzatore
67. Gesù Cristo è la « buona
novella » della salvezza comunicata agli uomini di ieri, di oggi e di
sempre; ma al tempo stesso Egli è anche il primo e supremo
evangelizzatore. (247) La Chiesa deve porre il centro della sua
attenzione pastorale e della sua azione evangelizzatrice in Cristo
crocifisso e risorto. « Tutto quello che si progetta in campo
ecclesiale deve partire da Cristo e dal suo Vangelo ». (248) Perciò,
« la Chiesa in America deve parlare sempre più di Gesù Cristo,
volto umano di Dio e volto divino dell'uomo. E questo annuncio che
veramente scuote gli uomini, risveglia e trasforma gli animi, vale a
dire, converte. Bisogna annunciare Cristo con gioia e con forza, ma
soprattutto con la testimonianza della propria vita ». (249)
Ogni cristiano potrà compiere
efficacemente la sua missione nella misura in cui assume la vita del
Figlio di Dio fatto uomo come il modello perfetto della sua azione
evangelizzatrice. La semplicità del suo stile e le sue scelte devono
essere normative per tutti nell'impresa dell'evangelizzazione. In
questa prospettiva, i poveri saranno certamente considerati tra i
primi destinatari dell'evangelizzazione, sull'esempio di Cristo, che
diceva di se stesso: « Lo Spirito del Signore [...] mi ha consacrato
con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio » (Lc 4, 18). (250)
Come ho già rilevato in
precedenza, l'amore per i poveri dev'essere preferenziale, ma non
esclusivo. L'aver impostato la cura pastorale verso i poveri con un
certo esclusivismo — hanno segnalato i Padri sinodali — ha
talvolta portato a trascurare gli ambienti dirigenziali della società
e ciò ha avuto come conseguenza l'allontanamento dalla Chiesa di non
pochi di essi. (251) I danni derivati dalla diffusione del secolarismo
in tali ambienti, sia politici che economici, sindacali, militari,
sociali, culturali, mostrano l'urgenza di una loro evangelizzazione,
animata e guidata dai Pastori che si sentono chiamati da Dio a
prendersi cura di tutti. Essi potranno contare sull'apporto di quanti
— e per fortuna sono ancora numerosi — sono restati fedeli ai
valori cristiani: a questo proposito, i Padri sinodali hanno ricordato
« l'impegno di non pochi [...] dirigenti per costruire una società
giusta e solidale ». (252) Con il loro sostegno i Pastori
affronteranno il non facile compito dell'evangelizzazione di questi
settori della società: con fervore rinnovato e metodi aggiornati si
volgeranno ai dirigenti, uomini e donne, per portare loro l'annuncio
di Cristo, insistendo principalmente sulla formazione delle coscienze
mediante la dottrina sociale della Chiesa. Tale formazione costituirà
il miglior antidoto contro i non pochi casi di incoerenza e, talvolta,
di corruzione che segnano le strutture sociopolitiche. Viceversa, se
si trascura questa evangelizzazione dei dirigenti, non deve
sorprendere che molti di essi seguano criteri estranei al Vangelo e,
talvolta, ad esso apertamente contrari.
L'incontro con Cristo spinge
ad evangelizzare
68. L'incontro con il Signore
produce una profonda trasformazione di quanti non si chiudono a Lui.
Il primo impulso che nasce da tale trasformazione è comunicare agli
altri la ricchezza scoperta nell'esperienza di questo incontro. Non si
tratta solo di insegnare quello che abbiamo conosciuto, ma anche di
far sì, come la donna samaritana, che gli altri incontrino
personalmente Gesù: « Venite a vedere » (Gv 4, 29). Il
risultato sarà lo stesso che si verificò nel cuore dei samaritani,
che dissero alla donna: « Non è più per la tua parola che noi
crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è
veramente il salvatore del mondo » (Gv 4, 42). La Chiesa, che
vive della presenza permanente e misteriosa del suo Signore risorto,
ha come centro della sua missione l'impegno di « condurre tutti gli
uomini all'incontro con Cristo ». (253)
Essa è chiamata ad annunciare che
davvero Cristo è il Vivente, il Figlio di Dio, che si fece uomo, morì
e risuscitò. Egli è l'unico Salvatore di tutti gli uomini e di tutto
l'uomo e, come Signore della storia, agisce continuamente nella Chiesa
e nel mondo per mezzo del suo Spirito fino alla fine dei secoli.
Questa presenza del Risorto nella Chiesa rende possibile il nostro
incontro con Lui, grazie all'azione invisibile del suo Spirito
vivificante. Tale incontro si realizza nella fede ricevuta e vissuta
nella Chiesa, corpo mistico di Cristo. Esso, pertanto, possiede
essenzialmente una dimensione ecclesiale e porta ad un impegno di
vita. Infatti, « incontrare Cristo vivo significa accogliere il suo
amore preveniente, scegliere Lui, aderire liberamente alla sua persona
e al suo progetto, che consiste nell'annuncio e nella realizzazione
del Regno di Dio ». (254)
La chiamata suscita la ricerca di
Gesù: « “Rabbi (che significa maestro), dove abiti?”. Disse
loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove abitava e
quel giorno si fermarono presso di lui » (Gv 1, 38-39). «
Questo “fermarsi” non si limita al giorno della vocazione, bensì
si estende a tutta la vita. Seguirlo comporta vivere come Lui ha
vissuto, accettare il suo messaggio, fare propri i suoi criteri,
abbracciare il suo destino, condividere il suo progetto che è il
disegno del Padre: invitare tutti alla comunione trinitaria ed alla
comunione con i fratelli in una società giusta e solidale ». (255)
L'ardente desiderio di invitare gli altri a incontrare Colui che noi
abbiamo incontrato, sta alla radice della missione evangelizzatrice
alla quale è chiamata tutta la Chiesa, ma che si fa particolarmente
urgente oggi in America, dopo aver celebrato i 500 anni della prima
evangelizzazione e mentre ci prepariamo a commemorare con riconoscenza
i 2000 anni della venuta del Figlio unigenito di Dio nel mondo.
Importanza della catechesi
69. La nuova evangelizzazione,
nella quale tutto il Continente è impegnato, indica che la fede non
può essere presupposta, ma che dev'essere proposta esplicitamente in
tutta la sua ampiezza e ricchezza. Questo è l'obiettivo principale
della catechesi, la quale, per sua stessa natura, è una dimensione
essenziale della nuova evangelizzazione. « La catechesi è un
itinerario di formazione nella fede, nella speranza e nella carità,
che informa la mente e tocca il cuore, conducendo la persona ad
abbracciare Cristo in modo pieno e completo. Introduce più pienamente
il credente nell'esperienza della vita cristiana, che comprende la
celebrazione liturgica del mistero della redenzione e il servizio
cristiano agli altri ». (256)
Ben conoscendo la necessità di
una catechesi completa, ho fatto mia la proposta dei Padri
dell'Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi del 1985, di
elaborare « un catechismo o compendio di tutta la dottrina cattolica
per quanto riguarda sia la fede che la morale », che potesse essere
« punto di riferimento per i catechismi o compendi che vengono
preparati nelle diverse regioni ». (257) Tale proposta è stata
realizzata con la pubblicazione dell'edizione tipica del Catechismus
Catholicae Ecclesiae. (258) Oltre al testo ufficiale del
Catechismo, e per un migliore utilizzo dei suoi contenuti, ho voluto
che si elaborasse e si pubblicasse altresì un Direttorio generale
per la catechesi. (259) Raccomando vivamente l'uso di questi due
strumenti, di valore universale, a quanti in America si dedicano alla
catechesi. E auspicabile che entrambi i documenti vengano utilizzati
« nella preparazione e nella verifica di tutti i programmi
parrocchiali e diocesani di catechesi, tenendo presente che la
situazione religiosa dei giovani e degli adulti richiede una catechesi
più kerigmatica e più organica nella presentazione dei contenuti
della fede ». (260)
E necessario riconoscere e
incoraggiare la benemerita missione che svolgono tanti catechisti in
tutto il Continente americano, come autentici messaggeri del Regno: «
La loro fede e la loro testimonianza di vita sono parte integrante
della catechesi ». (261) Desidero incoraggiare sempre più i fedeli
ad assumere con impegno ed amore al Signore questo servizio alla
Chiesa, offrendo generosamente il loro tempo e i loro talenti. Da
parte loro, i Vescovi si preoccupino di offrire ai catechisti
un'adeguata formazione perché possano svolgere questo compito così
indispensabile nella vita della Chiesa.
Nella catechesi sarà opportuno
tener presente, soprattutto in un Continente come l'America, dove la
questione sociale costituisce un aspetto rilevante, che « la crescita
nella comprensione della fede e la sua espressione pratica nella vita
sociale stanno in intima correlazione. Le forze che si adoperano per
favorire l'incontro con Cristo non possono non avere un favorevole
contraccolpo nella promozione del bene comune in una società giusta
». (262)
Evangelizzazione della
cultura
70. Il mio predecessore Paolo VI,
con sapiente ispirazione, rilevava che la « rottura tra Vangelo e
cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca ». (263)
Giustamente, pertanto, i Padri sinodali hanno ritenuto che « la nuova
evangelizzazione richiede uno sforzo lucido, serio e ordinato per
evangelizzare la cultura ». (264) Il Figlio di Dio, nell'assumere la
natura umana, si incarnò in un determinato popolo, benché la sua
morte redentrice abbia portato la salvezza a tutti gli uomini, di
qualsiasi cultura, razza e condizione. Il dono del suo Spirito ed il
suo amore sono diretti a tutti e singoli i popoli e le culture per
unirli tra loro sull'esempio della perfetta unità che esiste in Dio
Uno e Trino. Perché ciò sia possibile, è necessario inculturare la
predicazione, in modo che il Vangelo sia annunciato nel linguaggio e
nella cultura di quanti lo ascoltano. (265) Al tempo stesso, però,
occorre non dimenticare che solo il mistero pasquale di Cristo, somma
manifestazione del Dio infinito nella finitezza della storia, può
essere punto di riferimento valido per tutta l'umanità pellegrina
alla ricerca dell'autentica unità e della vera pace.
Il volto meticcio della Vergine di
Guadalupe sin dall'inizio fu nel Continente un simbolo dell'inculturazione
della evangelizzazione, della quale è stata la stella e la guida. Con
la sua potente intercessione, l'evangelizzazione potrà penetrare il
cuore degli uomini e delle donne d'America, e permeare le loro culture
trasformandole dal di dentro. (266)
Evangelizzare i centri
educativi
71. Il mondo dell'educazione è un
campo privilegiato per promuovere l'inculturazione del Vangelo.
Tuttavia, i centri educativi cattolici, e quelli che, pur non essendo
confessionali, hanno una chiara ispirazione cattolica, potranno
sviluppare un'azione di autentica evangelizzazione soltanto se a tutti
i livelli, compreso quello universitario, sapranno conservare con
chiarezza il loro orientamento cattolico. I contenuti del progetto
educativo dovranno fare riferimento costante a Gesù Cristo e al suo
messaggio, così come lo presenta la Chiesa nel suo insegnamento sia
dogmatico che morale. Solo così si potranno formare dirigenti
autenticamente cristiani nei diversi campi dell'attività umana e
della società, specialmente nella politica, nell'economia, nella
scienza, nell'arte e nella riflessione filosofica. (267) In questo
senso, « è essenziale che l'Università Cattolica sia, nello stesso
tempo, veramente e realmente entrambe le cose: Università e
Cattolica. [...] L'indole cattolica è un elemento costitutivo della
Università in quanto istituzione, e non dipende pertanto dalla
semplice decisione degli individui che dirigono l'Università in un
determinato tempo ». (268) Il lavoro pastorale nelle Università
Cattoliche sarà, quindi, oggetto di particolare sollecitudine: si
deve suscitare l'impegno apostolico degli studenti, perché diventino
essi stessi evangelizzatori del mondo universitario. (269) E inoltre
« occorre stimolare la cooperazione tra le Università Cattoliche di
tutta l'America, perché si arricchiscano a vicenda », (270)
contribuendo in tal modo a realizzare anche a livello universitario il
principio della solidarietà e dell'interscambio tra i popoli di tutto
il Continente.
Qualcosa di simile si deve dire
anche a proposito delle scuole cattoliche, in particolare per quanto
concerne l'insegnamento secondario: « Occorre fare uno sforzo
speciale per rafforzare l'identità cattolica delle scuole, che
fondano la loro natura specifica in un progetto educativo che ha la
sua origine nella persona di Cristo e la sua radice nella dottrina del
Vangelo. Le scuole cattoliche devono cercare non soltanto di impartire
un'educazione qualificata dal punto di vista tecnico e professionale,
ma anche e soprattutto di curare la formazione integrale della persona
umana ». (271) Data l'importanza del compito che svolgono gli
educatori cattolici, mi unisco ai Padri sinodali nell'incoraggiare con
animo riconoscente tutti coloro che si dedicano all'insegnamento nelle
scuole cattoliche: sacerdoti, uomini e donne consacrati, e laici
impegnati, « perché perseverino nella loro missione così importante
». (272) Occorre far sì che l'influsso di questi centri
d'insegnamento arrivi a tutti i settori della società, senza
distinzioni né esclusivismi. E indispensabile che si faccia ogni
sforzo possibile affinché le scuole cattoliche, nonostante le
difficoltà economiche, continuino ad impartire « l'educazione
cattolica ai poveri ed agli emarginati nella società ». (273) Non
sarà mai possibile liberare gli indigenti dalla loro povertà, se
prima non li si libera dalla miseria dovuta alla carenza di una degna
educazione.
Nel progetto globale della nuova
evangelizzazione, il settore dell'educazione occupa un posto
privilegiato. Per questo, va incoraggiata l'attività di tutti i
docenti cattolici, anche di quelli impegnati in scuole non
confessionali. Rivolgo pure un appello urgente ai consacrati ed alle
consacrate, perché non abbandonino questo campo tanto importante per
la nuova evangelizzazione. (274)
Come frutto ed espressione della
comunione tra tutte le Chiese particolari d'America, certamente
rafforzata dall'esperienza spirituale dell'Assemblea sinodale, non si
tralascerà di promuovere convegni per gli educatori cattolici in
ambito nazionale e continentale, procurando di ordinare ed
incrementare l'azione pastorale educativa in tutti gli ambienti. (275)
Per adempiere a tutti questi
compiti, la Chiesa in America ha bisogno nel campo dell'insegnamento
di un suo spazio di libertà, che non va inteso come un privilegio, ma
come un diritto, in virtù della missione evangelizzatrice affidatale
dal Signore. Inoltre, i genitori hanno il diritto fondamentale e
primario di decidere dell'educazione dei loro figli e, per tale
motivo, i genitori cattolici devono avere la possibilità di scegliere
l'educazione consona con le proprie convinzioni religiose. La funzione
dello Stato in questo ambito è sussidiaria. Esso ha l'obbligo « di
garantire a tutti l'educazione e di rispettare e difendere la libertà
d'insegnamento. Il monopolio dello Stato in questo campo va denunciato
come una forma di totalitarismo lesivo dei diritti fondamentali che
deve difendere, specialmente del diritto dei genitori all'educazione
religiosa dei propri figli. La famiglia è il primo spazio educativo
della persona ». (276)
Evangelizzare con i mezzi di
comunicazione sociale
72. E fondamentale, per
l'efficacia della nuova evangelizzazione, una profonda conoscenza
della cultura attuale nella quale i mezzi di comunicazione sociale
hanno grande influenza. Conoscere e usare questi mezzi, sia nelle loro
forme tradizionali che in quelle più recenti introdotte dal progresso
tecnologico, è, pertanto, indispensabile. L'odierna realtà richiede
che si sappia dominare il linguaggio, la natura e le caratteristiche
dei mass media. Usandoli in maniera corretta e competente, si può
portare a compimento un'autentica inculturazione del Vangelo. D'altra
parte, questi stessi mezzi contribuiscono a modellare la cultura e la
mentalità degli uomini e delle donne del nostro tempo; ragion per cui
gli operatori nel campo degli strumenti di comunicazione sociale
devono essere destinatari di una speciale azione pastorale. (277)
Al riguardo, i Padri sinodali
hanno indicato numerose iniziative concrete per una presenza efficace
del Vangelo nel mondo dei mezzi di comunicazione sociale: la
formazione di operatori pastorali per tale ambito; la promozione di
centri di produzione qualificata; l'uso prudente e mirato di satelliti
e delle nuove tecnologie; la formazione dei fedeli perché siano
utenti « critici »; l'unione degli sforzi per acquisire e per poi
gestire insieme nuove emittenti e reti radiotelevisive, come pure il
coordinamento di quelle già esistenti. Quanto poi alle pubblicazioni
cattoliche, esse meritano di essere sostenute ed hanno bisogno di
raggiungere un auspicato sviluppo qualitativo.
Occorre incoraggiare gli
imprenditori perché sostengano economicamente prodotti di qualità
che promuovono i valori umani e cristiani. (278) Tuttavia, un
programma tanto vasto supera di molto le possibilità delle singole
Chiese particolari del Continente americano. Per questo, gli stessi
Padri sinodali hanno proposto il coordinamento interamericano delle
attività esistenti nel campo dei mezzi di comunicazione sociale per
aiutare la reciproca conoscenza e cooperazione delle realizzazioni già
esistenti nel settore. (279)
La sfida delle sette
73. L'attività di proselitismo,
che le sette e nuovi gruppi religiosi sviluppano in non poche regioni
d'America, costituisce un grave ostacolo per l'impegno
evangelizzatore. La parola « proselitismo » ha un senso negativo
quando riflette un modo di conquistare adepti non rispettoso della
libertà di coloro ai quali si rivolge una determinata propaganda
religiosa. (280) La Chiesa cattolica in America critica il
proselitismo delle sette e, per questa stessa ragione, nella sua
azione evangelizzatrice esclude il ricorso a metodi simili. Proponendo
il Vangelo di Cristo in tutta la sua integrità, l'attività
evangelizzatrice deve rispettare il santuario della coscienza di
ciascun individuo, nel quale si sviluppa il dialogo decisivo,
assolutamente personale, tra la grazia e la libertà dell'uomo.
Questo deve esser tenuto presente
specialmente nei confronti dei fratelli cristiani delle Chiese e
Comunità ecclesiali separate dalla Chiesa cattolica, stabilite già
da molto tempo in determinate regioni. I vincoli di vera comunione,
anche se imperfetta, che, secondo la dottrina del Concilio Vaticano
II, (281) queste Comunità già hanno con la Chiesa cattolica, devono
illuminare gli atteggiamenti di questa e di tutti i suoi membri nei
confronti di esse. (282) Questi atteggiamenti, tuttavia, non potranno
essere tali da pregiudicare la ferma convinzione che soltanto nella
Chiesa cattolica vi sia la pienezza dei mezzi di salvezza stabiliti da
Gesù Cristo. (283)
I successi del proselitismo delle
sette e dei nuovi gruppi religiosi in America non possono essere
guardati con indifferenza. Essi esigono dalla Chiesa in questo
Continente uno studio approfondito, da realizzare in ogni Nazione ed
anche a livello internazionale, per scoprire i motivi per i quali non
pochi cattolici abbandonano la Chiesa. E necessario rivedere i metodi
pastorali adottati, in modo che ogni Chiesa particolare offra ai
fedeli un'attenzione religiosa più personalizzata, fortifichi le
strutture di comunione e missione ed usi le possibilità
evangelizzatrici che offre una religiosità popolare purificata, così
da rendere più viva la fede di tutti i cattolici in Gesù Cristo,
attraverso la preghiera e la meditazione della Parola di Dio
opportunamente commentata. (284) A nessuno sfugge l'urgenza di una
tempestiva azione evangelizzatrice nei confronti di quei settori del
Popolo di Dio che risultano più esposti al proselitismo delle sette:
le fasce degli immigrati, i quartieri periferici delle città o i
paesi della campagna privi di una sistematica presenza del sacerdote e
perciò segnati da diffusa ignoranza religiosa, le famiglie di persone
semplici provate da difficoltà materiali di vario genere. Di grande
utilità si rivelano, anche da questo punto di vista, le comunità di
base, i movimenti, i gruppi di famiglie ed altre forme associative in
cui è più facile coltivare relazioni interpersonali di reciproco
sostegno spirituale ed anche economico.
E tuttavia necessario tenere
sempre presente il rischio segnalato da alcuni Padri sinodali: una
pastorale orientata in modo quasi esclusivo alle necessità materiali
dei destinatari finisce per deludere la fame di Dio che hanno questi
popoli, lasciandoli così in una situazione vulnerabile davanti a
qualsiasi presunta offerta spirituale. Per questo, « è
indispensabile che tutti si tengano uniti a Cristo mediante l'annuncio
kerigmatico gioioso e trasformante, specialmente quello della
predicazione nella liturgia ». (285) Una Chiesa che viva intensamente
la dimensione spirituale e contemplativa, e che si prodighi
generosamente nel servizio della carità, sarà in maniera sempre più
eloquente testimone credibile di Dio per uomini e donne alla ricerca
di un senso per la propria vita. (286) A tal fine è quanto mai
necessario che i fedeli passino da una fede abitudinaria, sostenuta
forse solo dall'ambiente, ad una fede consapevole, vissuta
personalmente. Rinnovarsi nella fede sarà sempre la via migliore per
condurre tutti alla Verità che è Cristo.
Affinché la risposta alla sfida
delle sette sia efficace, si richiede un adeguato coordinamento delle
iniziative a livello sovradiocesano, allo scopo di realizzare una
cooperazione attraverso progetti comuni che potranno dare maggiori
frutti. (287)
La missione ad
gentes
74. Gesù Cristo ha affidato alla
sua Chiesa la missione di evangelizzare tutte le Nazioni: « Andate
dunque e ammaestrate tutte le Nazioni, battezzandole nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare
tutto ciò che vi ho comandato » (Mt 28, 19-20). La coscienza
dell'universalità della missione evangelizzatrice che la Chiesa ha
ricevuto deve rimanere viva, come ha sempre dimostrato la storia del
Popolo di Dio peregrinante in America. L'evangelizzazione si fa più
urgente nei confronti di quanti, vivendo in questo Continente, ancora
non conoscono il nome di Gesù, l'unico nome dato agli uomini per
salvarsi (cfr At 4, 12). Questo nome, purtroppo, è sconosciuto
in una vasta parte dell'umanità e in molti ambienti della società
americana. Basti pensare alle etnie indigene tuttora non
cristianizzate o alla presenza di religioni non cristiane come
l'Islam, il Buddismo, o l'Induismo, soprattutto tra gli immigrati
provenienti dall'Asia.
Questo obbliga la Chiesa in
America a rimanere aperta alla missione ad gentes. (288) Il
programma di una nuova evangelizzazione nel Continente, obiettivo di
molti progetti pastorali, non può limitarsi a rivitalizzare la fede
dei credenti abitudinari, ma deve cercare anche di annunciare Cristo
negli ambienti nei quali è sconosciuto.
Inoltre, le Chiese particolari
d'America sono chiamate ad estendere il loro slancio evangelizzatore
oltre le frontiere continentali. Non possono tenere per sé le immense
ricchezze del loro patrimonio cristiano. Devono portarlo al mondo
intero e comunicarlo a quanti ancora lo ignorano. Si tratta di molti
milioni di uomini e di donne che, senza la fede, patiscono la più
grave delle povertà. Davanti a questa povertà sarebbe un errore non
favorire un'attività evangelizzatrice fuori del Continente con il
pretesto che c'è ancora molto da fare in America o nell'attesa di
giungere prima ad una situazione, in fondo utopica, di piena
realizzazione della Chiesa in America.
Con l'auspicio che il Continente
americano, in sintonia con la sua vitalità cristiana, partecipi al
grande compito della missione ad gentes, faccio mie le proposte
concrete che i Padri sinodali hanno presentato: quelle cioè di «
sostenere una maggiore cooperazione tra le Chiese sorelle; di inviare
missionari (sacerdoti, consacrati e fedeli laici) dentro e fuori il
Continente; di rafforzare o creare Istituti missionari; di favorire la
dimensione missionaria della vita consacrata e contemplativa; di dare
un maggior impulso all'animazione, alla formazione e
all'organizzazione missionaria ». (289) Sono sicuro che lo zelo
pastorale dei Vescovi e degli altri figli della Chiesa in tutta
l'America saprà trovare iniziative concrete, anche a livello
internazionale, che portino a realizzare con grande dinamismo e
creatività questi propositi missionari.
CONCLUSIONE
Con speranza e gratitudine
75. « Ecco, io sono con voi tutti
i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28, 20). Confidando
in questa promessa del Signore, la Chiesa pellegrina nel Continente
americano si dispone con entusiasmo ad affrontare le sfide del mondo
attuale e quelle che il futuro potrà presentare. Nel Vangelo la buona
notizia della resurrezione del Signore è accompagnata dall'invito a
non temere (cfr Mt 28, 5.10). La Chiesa in America desidera
camminare nella speranza, come hanno affermato i Padri sinodali: «
Con fiducia serena nel Signore della storia, la Chiesa si dispone a
superare la soglia del Terzo Millennio senza pregiudizi, né
pusillanimità, senza egoismo, senza timore né dubbi, persuasa del
servizio fondamentale e primario che deve prestare come testimonianza
di fedeltà a Dio e agli uomini e alle donne del Continente ». (290)
Inoltre, la Chiesa in America si
sente particolarmente spinta a camminare nella fede, rispondendo con
gratitudine all'amore di Gesù, « manifestazione incarnata dell'amore
misericordioso di Dio (cfr Gv 3, 16) ». (291) La celebrazione
dell'inizio del terzo millennio cristiano può essere un'occasione
opportuna perché il popolo di Dio in America rinnovi « la sua
gratitudine per il gran dono della fede », (292) che cominciò a
ricevere cinque secoli fa. Il 1492, al di là degli aspetti storici e
politici, fu il grande anno di grazia per la fede accolta in America:
una fede che annuncia il supremo beneficio dell'Incarnazione del
Figlio di Dio, avvenuta 2000 anni fa, come solennemente ricorderemo
nel Grande Giubileo ormai vicino.
Questo duplice sentimento di
speranza e di gratitudine deve accompagnare tutta l'azione pastorale
della Chiesa nel Continente, permeando di spirito giubilare le diverse
iniziative delle diocesi, delle parrocchie, delle comunità di vita
consacrata, dei movimenti ecclesiali, come pure le attività che
potranno organizzarsi a livello regionale e continentale. (293)
Preghiera a Gesù Cristo per
le famiglie d'America
76. Pertanto, invito tutti i
cattolici d'America a prendere parte attiva nelle iniziative
evangelizzatrici che lo Spirito Santo va suscitando in ogni parte di
questo immenso Continente, così pieno di potenzialità e di speranze
per il futuro. In special modo invito le famiglie cattoliche ad essere
« chiese domestiche », (294) dove si vive e si trasmette alle nuove
generazioni la fede cristiana come un tesoro, e dove si prega insieme.
Le famiglie cattoliche, se sapranno realizzare in se stesse l'ideale
che Dio affida loro, si convertiranno in autentici focolai di
evangelizzazione.
A conclusione di questa
Esortazione apostolica, con la quale ho ripreso le proposte dei Padri
sinodali, accolgo volentieri il loro suggerimento di redigere una
preghiera per le famiglie in America. (295) Invito singoli, comunità
e gruppi ecclesiali, dove due o più si riuniscono nel nome del
Signore, a rafforzare mediante l'orazione il legame spirituale di
unione tra tutti i cattolici americani. Si uniscano tutti alla
supplica del Successore di Pietro nell'invocare Cristo, che è « la
via per la conversione, per la comunione e per la solidarietà in
America »:
Signore Gesù, ti ringraziamo
perché il Vangelo dell'Amore del Padre,
con il quale sei venuto a salvare il mondo,
è stato ampiamente proclamato in America
come dono dello Spirito Santo
che fa fiorire la nostra gioia.
Ti rendiamo grazie per il dono
della tua vita,
che ci hai offerto amandoci fino alla fine:
essa ci rende figli di Dio e fratelli tra noi.
Aumenta, Signore, la nostra fede e l'amore per Te,
che sei presente nei tanti tabernacoli
del Continente.
Concedici di essere testimoni
fedeli
della tua Resurrezione
davanti alle nuove generazioni d'America,
perché conoscendoti ti seguano
e trovino in Te la loro pace e la loro gioia.
Solo così potranno sentirsi fratelli
di tutti i figli di Dio, dispersi nel mondo.
Tu, che facendoti uomo, hai voluto
essere
membro di una famiglia umana,
insegna alle famiglie le virtù che rifulsero
nella casa di Nazaret.
Fa' che esse restino unite,
come Tu e il Padre siete Uno,
e siano testimonianza viva di amore,
di giustizia e di solidarietà;
fa' che siano scuola di rispetto,
di perdono e di aiuto vicendevole,
perché il mondo creda;
fa' che siano sorgente di vocazioni
al sacerdozio, alla vita consacrata
e a tutti gli altri modi
di forte impegno cristiano.
Proteggi la tua Chiesa e il
Successore di Pietro,
al quale Tu, Buon Pastore, hai affidato
l'incarico di pascere tutto il tuo gregge.
Fa' che la tua Chiesa fiorisca in America
e moltiplichi i suoi frutti di santità.
Insegnaci ad amare tua Madre,
Maria,
come l'amasti Tu.
Dacci forza di annunciare coraggiosamente
la tua Parola
nell'impegno della nuova evangelizzazione,
per corroborare nel mondo la speranza.
Nostra Signora di Guadalupe, Madre
dell'America,
prega per noi!
Dato a Città del Messico, il
22 gennaio dell'anno 1999, ventunesimo di Pontificato.
INDICE
Introduzione [n. 1]
L'idea di celebrare questa
Assemblea sinodale [n. 2]
Il tema dell'Assemblea [n. 3]
La celebrazione dell'Assemblea
come esperienza di incontro [n. 4]
Contribuire all'unità del
Continente [n. 5]
Nel contesto della nuova
evangelizzazione [n. 6]
Con la presenza e l'aiuto del
Signore [n. 7]
CAPITOLO I
L'INCONTRO CON GESU CRISTO VIVO
Gli incontri con il Signore nel
Nuovo Testamento [n. 8]
Incontri personali e incontri
comunitari [n. 9]
L'incontro con Cristo nel tempo
della Chiesa [n. 10]
Per mezzo di Maria incontriamo Gesù
[n. 11]
Luoghi di incontro con Cristo [n.
12]
CAPITOLO II
L'INCONTRO CON GESU CRISTO NELL'OGGI DELL'AMERICA
La situazione degli uomini e delle
donne d'America e il loro incontro con il Signore [n. 13]
L'identità cristiana dell'America
[n. 14]
Frutti di santità [n. 15]
La pietà popolare [n. 16]
Presenza cattolico-orientale [n.
17]
La Chiesa nel campo
dell'educazione e dell'azione sociale [n. 18]
Crescente rispetto dei diritti
umani [n. 19]
Il fenomeno della globalizzazione
[n. 20]
La crescente urbanizzazione [n.
21]
Il peso del debito estero [n. 22]
La corruzione [n. 23]
Il commercio e il consumo di droga
[n. 24]
La preoccupazione per l'ecologia
[n. 25]
CAPITOLO III
CAMMINO DI CONVERSIONE
Urgenza della chiamata alla
conversione [n. 26]
Dimensione sociale della
conversione [n. 27]
Conversione permanente [n. 28]
Guidati dallo Spirito Santo verso
un nuovo stile di vita [n. 29]
Vocazione universale alla santità
[n. 30]
Gesù, unica via alla santità [n.
31]
Penitenza e riconciliazione [n.
32]
CAPITOLO IV
VIA ALLA COMUNIONE
La Chiesa, sacramento di comunione
[n. 33]
Iniziazione cristiana e comunione
[n. 34]
L'Eucaristia, centro di comunione
con Dio e con i fratelli [n. 35]
I Vescovi, promotori di comunione
[n. 36]
Una comunione più intensa tra le
Chiese particolari [n. 37]
Comunione fraterna con le Chiese
cattoliche orientali [n. 38]
Il presbiterio come segno di unità
[n. 39]
Promuovere la pastorale
vocazionale [n. 40]
Rinnovare l'istituzione
parrocchiale [n. 41]
I diaconi permanenti [n. 42]
La vita consacrata [n. 43]
I fedeli laici e il rinnovamento
della Chiesa [n. 44]
Dignità della donna [n. 45]
Le sfide per la famiglia cristiana
[n. 46]
I giovani, speranza del futuro [n.
47]
Accompagnare il bambino nel suo
incontro con Cristo [n. 48]
Elementi di comunione con le altre
Chiese e Comunità ecclesiali [n. 49]
Rapporto della Chiesa con le
comunità ebraiche [n. 50]
Religioni non cristiane [n. 51]
CAPITOLO V
VIA ALLA SOLIDARIETA
La solidarietà, frutto della
comunione [n. 52]
La dottrina della Chiesa,
espressione delle esigenze della conversione [n. 53]
La dottrina sociale della Chiesa
[n. 54]
Globalizzazione della solidarietà
[n. 55]
Peccati sociali che gridano al
cielo [n. 56]
Il fondamento ultimo dei diritti
umani [n. 57]
Amore preferenziale per i poveri e
gli emarginati [n. 58]
Il debito estero [n. 59]
Lotta contro la corruzione [n. 60]
Il problema delle droghe [n. 61]
La corsa agli armamenti [n. 62]
Cultura della morte e società
dominata dai potenti [n. 63]
I popoli indigeni e gli americani
di origine africana [n. 64]
La problematica degli immigrati
[n. 65]
CAPITOLO VI
LA MISSIONE DELLA CHIESA OGGI IN AMERICA: LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Mandati da Cristo [n. 66]
Gesù Cristo, « buona novella »
e primo evangelizzatore [n. 67]
L'incontro con Cristo spinge ad
evangelizzare [n. 68]
Importanza della catechesi [n. 69]
Evangelizzazione della cultura [n.
70]
Evangelizzare i centri educativi
[n. 71]
0Evangelizzare con i mezzi di
comunicazione sociale [n. 72]
La sfida delle sette [n. 73]
La missione ad gentes [n.
74]
CONCLUSIONE
Con speranza e gratitudine [n. 75]
Preghiera a Gesù Cristo per le
famiglie d'America [n. 76]
(1) Eloquente, al riguardo,
l'antica iscrizione posta nel battistero di San Giovanni in Laterano:
« Virgineo foetu Genitrix Ecclesia natos quos spirante Deo concipit
amne parit » (E. Diehl, Inscriptiones latinae christianae veteres,
n. 1513, I.I: Berolini 1925, p. 289).
(2) Omelia in occasione delle
ordinazioni diaconali e presbiterali a Bogotá (22 agosto 1968): AAS
60 (1968), 614-615.
(3) N. 17: AAS 85 (1993), 820.
(4) N. 38: AAS 87 (1995),
30.
(5) Discorso di apertura della IV
Conferenza generale dell'Episcopato Latino-americano (12 ottobre
1992), 17: AAS 85 (1993), 820-821.
(6) Giovanni Paolo II, Lett. ap. Tertio
millennio adveniente (10 novembre 1994), 21: AAS 87 (1995),
17.
(7) Discorso di apertura della IV
Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano (12 ottobre
1992), 17: AAS 85 (1993), 820.
(8) Cfr Lett. ap. Tertio
millennio adveniente (10 novembre 1994), 38: AAS 87 (1995),
30.
(9) Discorso all'Assemblea del
CELAM (9 marzo 1983), III: AAS 75 (1983), 778.
(10) Esort. ap. post-sinodale Christifideles
laici (30 dicembre 1988), 34: AAS 81 (1989), 454.
(11) Propositio 3.
(12) S. Agostino, Tract. in
Joh. 15, 11: CCL 36, 154.
(13) Ibid., 15, 17: l.c.,
156.
(14) « Salvator... ascensionis
suae eam (Mariam Magdalenam) ad apostolos instituit apostolam ».
Rabano Mauro, De vita beatae Mariae Magdalenae, 27: PL 112,
1574. Cfr S. Pier Damiani, Sermo 56: PL 144, 820; Ugo Di Cluny,
Commonitorium: PL 159, 952; S. Tommaso d'Aquino, In
Joh. Evang. expositio, 20, 3.
(15) Allocuzione per la chiusura
dell'Anno Santo (25 dicembre 1975): AAS 68 (1976), 145.
(16) Propositio 9; cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium
et spes, 22.
(17) Lett. enc. Redemptoris
Mater (25 marzo 1987), 21: AAS 79 (1987), 369.
(18) Propositio 5.
(19) III Conferenza Generale
dell'Episcopato Latino-americano, Puebla, febbraio 1979, Messaggio
ai popoli dell'America Latina, n. 282. Per gli Stati Uniti
d'America, cfr National Conference of Catholic Bishops, Behold Your
Mother Woman of Faith (Washington 1973), pp. 53-55.
(20) Cfr Propositio 6.
(21) Giovanni Paolo II, Discorso
di apertura della IV Conferenza Generale dell'Episcopato
latino-americano (12 ottobre 1992), 24: AAS 85 (1993), 826.
(22) Cfr National Conference of
Catholic Bishops, Behold Your Mother Woman of Faith (Washington
1973), p. 37.
(23) Cfr Propositio 6.
(24) Propositio 4.
(25) Cfr ibid.
(26) Conc. Ecum. Vat. II, Cost.
dogm. sulla sacra liturgia Sacrosanctum Concilium, 7.
(27) Lett. enc. Mysterium fidei
(3 settembre 1965): AAS 57 (1965), 764.
(28) Ibid., l.c., 766.
(29) Propositio 4.
(30) Allocuzione durante l'ultima
sessione pubblica del Concilio Vaticano II (7 dicembre 1965): AAS 58
(1966), 58.
(31) Cfr Giovanni Paolo II, Esort.
ap. Reconciliatio et paenitentia (2 dicembre 1984), 16: AAS 77
(1985), 214-217.
(32) Cfr Propositio 61.
(33) Propositio 29.
(34) Cfr Bolla Sacrosancti
apostolatus cura (11 agosto 1670), § 3: Bullarium Romanum,
26VII, 42.
(35) Tra gli altri giova citare: i
martiri Giovanni Brébeuf e i suoi sette compagni, Rocco Gonzales e i
suoi due compagni; i santi: Elisabetta Ann Seton, Margherita
Bourgeoys, Pietro Claver, Giovanni del Castillo, Rosa Filippina
Duchesne, Margherita d'Youville, Francesco Febres Cordero, Teresa Fernández
Solar delle Ande, Giovanni Macías, Toribio de Mogrovejo, Ezechiele
Moreno y Díaz, Giovanni Nepomuceno Neumann, Maria Anna di Gesù
Paredes y Flores, Martino de Porres, Alfonso Rodriguez, Francesco
Solano, Francesca Saverio Cabrini; i beati: Giuseppe de Anchieta,
Pietro di San José de Betancur, Juan Diego, Caterina Drexel, Maria
della Incarnazione Rosal, Raffaele Guizar Valencia, Dina Bélanger,
Alberto Hurtado Cruchaga, Elia del Socorro Nieves, Maria Francesca di
Gesù Rubatto, Mercede di Gesù Molina, Narcisa di Gesù Martillo Morán,
Michele Agostino Pro, Maria di San José Alvarado Cardozo, Junípero
Serra, Kateri Tekakwitha, Laura Vicuña, Antonio de sant'Ana Galvão e
tanti altri beati che sono invocati con fede e devozione dai popoli
dell'America (cfr Instrumentum laboris, 17).
(36) Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 50.
(37) Propositio 31.
(38) Propositio 30.
(39) N. 37: AAS 87 (1995),
29; cfr Propositio 31.
(40) Propositio 21.
(41) Cfr ibid.
(42) Cfr ibid.
(43) Cfr ibid.
(44) Cfr Propositio, 18.
(45) Propositio 19.
(46) Decr. sulle Chiese orientali
cattoliche Orientalium Ecclesiarum, 5; cfr Codice dei Canoni delle
Chiese Orientali, can. 28; Propositio 60.
(47) Cfr Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptoris Mater (25 marzo 1987), 34: AAS 79
(1987), 406; Sinodo dei Vescovi, Assemblea speciale per l'Europa,
Dich. Ut testes simus Christi qui nos liberavit (13 dicembre
1991) III, 7: Ench. Vat. 13, nn. 647-652.
(48) Cfr Propositio 60.
(49) Cfr Propositiones 23 e 24.
(50) Propositio 73.
(51) Propositio 72; cfr Giovanni
Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus (1 maggio 1991), 46: AAS
83 (1991), 850.
(52) Cfr Sinodo dei Vescovi,
Assemblea speciale per l'Europa, Dich. Ut testes simus Christi qui
nos liberavit (13 dicembre 1991), I, 1; II, 4; IV, 10: Ench.
Vat. 13, nn. 613-615; 627-633; 660-669.
(53) Propositio 72.
(54) Ibid.
(55) Cfr Propositio 74.
(56) Cfr Ep. ap. Octogesima
adveniens (14 maggio 1971), 8-9: AAS 63 (1971), 406-408.
(57) Propositio 35.
(58) Cfr ibid.
(59) Propositio 75.
(60) Cfr Pontificia Commissione «
Iustitia et Pax », Al servizio della comunità umana: un approccio
etico al debito internazionale (27 dicembre 1986): Ench. Vat. 10,
nn. 1045-1128.
(61) Propositio 75.
(62) Propositio 37.
(63) N. 5: AAS 90 (1998),
152.
(64) Propositio 38.
(65) Ibid.
(66) Propositio 36.
(67) Cfr ibid.
(68) Sinodo dei Vescovi, Seconda
Assemblea generale straordinaria, Relazione finale Ecclesia sub
Verbo Dei mysteria Christi celebrans pro salute mundi (7 dicembre
1985), II, B, a, 2: Ench. Vat. 9, n. 1795.
(69) Propositio 30.
(70) Propositio 34.
(71) Ibid.
(72) Ibid.
(73) Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 31.
(74) Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes,
76; Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Christifideles
laici (30 dicembre 1988), 42: AAS 81 (1989), 472-474.
(75) Propositio 26.
(76) Ibid.
(77) Propositio 28.
(78) Ibid.
(79) Ibid.
(80) Propositio 27.
(81) Ibid.
(82) Cfr ibid.
(83) Decr. sul rinnovamento della
vita religiosa Perfectae caritatis, 7; cfr Giovanni Paolo II,
Esort. ap. post-sinodale Vita consecrata (25 marzo 1996), 8: AAS
88 (1996), 382.
(84) Propositio 27.
(85) Cfr Propositio 28.
(86) Cfr Propositio 29.
(87) Cfr Lumen gentium, V;
Sinodo dei Vescovi, Seconda Assemblea generale straordinaria,
Relazione finale Ecclesia sub Verbo Dei mysteria Christi celebrans
pro salute mundi (7 dicembre 1985), II, A, 4-5: Ench. Vat. 9,
nn. 1791-1793.
(88) Propositio 29.
(89) Ibid.
(90) Propositio 32.
(91) Cfr Giovanni Paolo II, Lett.
ap. Dies Domini (31 maggio 1998), 40: AAS 90 (1998),
738.
(92) Propositio 33.
(93) Cfr Lett. enc. Redemptor
hominis (4 marzo 1979), 20: AAS 71 (1979) 309-316.
(94) Propositio 33.
(95) Ibid.
(96) Ibid.
(97) Propositio 40; cfr Conc.
Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 2.
(98) Cfr Congregazione per la
Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica su
alcuni aspetti della Chiesa come comunione Communionis notio (28
maggio 1992), 3-6: AAS 85 (1993), 839-841.
(99) Propositio 40.
(100) Ibid.
(101) Conc. Ecum. Vat. I, Cost.
dogm. sulla Chiesa di Cristo Pastor aeternus, Prologo: DS 3051.
(102) Conc. Ecum. di Firenze,
Bolla di unione Exultate Deo (22 novembre 1439): DS 1314.
(103) Conc. Ecum. Vat. II, Cost.
dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 11.
(104) Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Decr. sul ministero e la vita dei presbiteri Presbyterorum Ordinis,
5.
(105) Propositio 41.
(106) Ibid.
(107) Cfr Conc. Ecum. Tridentino,
Sess. VII, Decr. sui sacramenti in genere, canone 9: DS 1609.
(108) Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 26.
(109) Cfr Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptor hominis (4 marzo 1979), 20: AAS 71
(1979), 309-316.
(110) Propositio 42; cfr
Giovanni Paolo II, Lett. ap. Dies Domini (31 maggio 1998), 69: AAS
90 (1998), 755-756.
(111) Propositio 41.
(112) Propositio 42; cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra Liturgia Sacrosanctum
Concilium, 14; Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 10.
(113) Cfr Propositio 42.
(114) Propositio 41.
(115) Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Decr. sull'apostolato dei laici Apostolicam actuositatem, 8.
(116) Conc. Ecum. Vat. II, Cost.
dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 23.
(117) Cfr Decr. sull'ufficio
pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus Dominus, 27; Decr.
sul ministero e la vita dei presbiteri Presbyterorum Ordinis,
7; Paolo VI, Motu proprio Ecclesiae sanctae (6 agosto 1966), I,
15: AAS 58 (1966), 766-767; Codice di Diritto Canonico,
cann. 495, 502, 511; Codice dei Canoni delle Chiese Orientali,
cann. 264, 271, 272.
(118) Propositio 43.
(119) Cfr Propositio 45.
(120) Cfr. Congregazione per la
Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica su
alcuni aspetti della Chiesa come comunione Communionis notio (28
maggio 1992), 15-16: AAS 85 (1993), 847-848.
(121) Cfr Propositio 45.
(122) Cfr Propositio 44.
(123) Ibid.
(124) Ibid.
(125) Cfr Propositio 60.
(126) Propositio 49.
(127) Ibid.
(128) Ibid.; cfr Conc.
Ecum. Vat. II, Decr. sul ministero e la vita dei presbiteri Presbyterorum
Ordinis, 14.
(129) Propositio 49.
(130) Ibid.
(131) Cfr Propositio 51.
(132) Propositio 48.
(133) Propositio 51.
(134) Propositio 52.
(135) Cfr ibid.
(136) Cfr ibid.
(137) Cfr Propositio 46.
(138) Ibid.
(139) Ibid.
(140) Propositio 35.
(141) Cfr IV Conferenza Generale
dell'Episcopato Latino-americano, Santo Domingo, ottobre 1992: Nuova
evangelizzazione, promozione umana e cultura cristiana, n. 58.
(142) Cfr Giovanni Paolo II, Lett.
enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 51: AAS 83
(1991), 298-299.
(143) Propositio 35.
(144) Cfr Propositio 46.
(145) Ibid.
(146) Cfr Cost. dogm. sulla Chiesa
Lumen gentium, 29; Paolo VI, Motu proprio Sacrum Diaconatus Ordinem
(18 giugno 1967), I, 1: AAS 59 (1967), 699.
(147) Propositio 50.
(148) Conc. Ecum. Vat. II, Cost.
dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 29.
(149) Cfr Propositio 50;
Congregazione per l'Educazione Cattolica e Congregazione per il Clero,
Istr. Ratio fundamentalis institutionis diaconorum permanentium e
Directorium pro ministerio et vita diaconorum permanentium (22
febbraio 1998): AAS 90 (1998), 843-926.
(150) Cfr Propositio 53.
(151) Ibid.; cfr III
Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-americano, Puebla, febbraio
1979, Messaggio ai popoli dell'America Latina, n. 775.
(152) Giovanni Paolo II, Esort.
ap. post-sinodale Vita consecrata (25 marzo 1996), 57: AAS 88
(1996), 429-430.
(153) Cfr ibid., 58, l.c.,
430.
(154) Propositio 53.
(155) Ibid.
(156) Propositio 54.
(157) Ibid.
(158) Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 31.
(159) Propositio 55; cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium,
34.
(160) Propositio 55.
(161) Cfr ibid.
(162) Propositio 56.
(163) Cfr Esort. ap. post-sinodale
Christifideles laici (30 dicembre 1988), 23: AAS 81
(1989), 429-433.
(164) Cfr Congregazione per il
Clero e altre, Istr. Ecclesiae de mysterio (15 agosto 1997): AAS
89 (1997), 852-877.
(165) Propositio 56.
(166) Ibid.
(167) Cfr Lett. ap. Mulieris
dignitatem (15 agosto 1988): AAS 80 (1988), 1653-1729; Lettera
alle donne (29 giugno 1995): AAS 87 (1995), 803-812; Propositio
11.
(168) Lett. ap. Mulieris
dignitatem (15 agosto 1988), 31: AAS 80 (1988), 1728.
(169) Propositio 11.
(170) Ibid.
(171) Ibid.
(172) Ibid.
(173) Cfr Giovanni Paolo II,
Esort. ap. post-sinodale Christifideles laici (30 dicembre
1988), 49: AAS 81 (1989), 486-489.
(174) Propositio 12.
(175) Ibid.
(176) Conc. Ecum. Vat. II, Cost.
dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 11.
(177) Ibid.
(178) Cfr Propositio 12.
(179) Propositio 14.
(180) Ibid.
(181) Cfr ibid.
(182) Propositio 15.
(183) Ibid.
(184) Ibid.
(185) Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Decr. sull'ecumenismo Unitatis redintegratio, 3.
(186) Propositio 61.
(187) Ibid.
(188) Decr. sull'ecumenismo Unitatis
redintegratio, 3.
(189) Cfr Propositio 62.
(190) Cfr Sinodo dei Vescovi,
Assemblea Speciale per l'Europa, Dich. Ut testes simus Christi qui
nos liberavit (13 dicembre 1991), III, 8: Ench. Vat. 13,
nn. 653-655.
(191) Propositio 62.
(192) Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Dich. sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane Nostra
aetate, 2.
(193) Cfr Propositio 63.
(194) Ibid.
(195) Propositio 67.
(196) Cfr ibid.
(197) Propositio 68.
(198) Ibid.
(199) Propositio 69.
(200) Cfr Sinodo dei Vescovi,
Seconda Assemblea generale straordinaria, Relazione finale Ecclesia
sub verbo Dei mysteria Christi celebrans pro salute mundi (7
dicembre 1985), II, B, a, 4: Ench. Vat. 9, n. 1797; Giovanni
Paolo II, Cost. ap. Fidei depositum (11 ottobre 1992): AAS 86
(1994), 117; Catechismo della Chiesa Cattolica, 24.
(201) Propositio 69.
(202) Propositio 74.
(203) Ibid.
(204) Cfr Propositio 67.
(205) Propositio 70.
(206) Ibid.
(207) Cfr Propositio 73.
(208) Cfr Propositio 70.
(209) Propositio 72.
(210) Ibid.
(211) Ibid.
(212) III Conferenza Generale
dell'Episcopato Latino-americano, Puebla, febbraio 1979, Messaggio
ai popoli dell'America Latina, n. 306.
(213) Propositio 73.
(214) Cfr Congregazione per la
Dottrina della Fede, Istr. Libertatis conscientia (22 marzo
1986), 68: AAS 79 (1987), 583-584.
(215) Propositio 73.
(216) Cfr Propositio 75.
(217) Lett. ap. Tertio
millennio adveniente (10 novembre 1994), 51: AAS 87 (1995),
36.
(218) Propositio 75.
(219) Ibid.
(220) Propositio 37.
(221) Cfr ibid. Sulla
pubblicazione di questi testi, cfr. Giovanni Paolo II, Motu proprio Apostolos
suos (21 maggio 1998), IV: AAS 90 (1998), 657.
(222) Cfr Propositio 38.
(223) Cfr ibid.
(224) Cfr ibid.
(225) Cfr ibid.
(226) Cfr Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace, Il commercio internazionale delle
armi. Una riflessione etica (1 maggio 1994): Ench. Vat. 14,
nn. 1071-1154.
(227) Cfr Propositio 76.
(228) Ibid.
(229) Catechismo della Chiesa
Cattolica, n. 2267, che cita Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium
vitae (25 marzo 1995), 56: AAS 87 (1995), 463-464.
(230) Cfr Propositio 13.
(231) Cfr ibid.
(232) Cfr ibid.
(233) Ibid.
(234) Cfr Propositio 19.
(235) Cfr Propositio 18.
(236) Propositio 20.
(237) Cfr Congregazione per i
Vescovi, Istr. Nemo est (22 agosto 1969), 16: AAS 61
(1969), 621-622; Codice di Diritto Canonico, cann. 294 e 518; Codice
dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 280 § 1.
(238) Cfr Propositio 20.
(239) Giovanni Paolo II, Esort.
ap. post-sinodale Christifideles laici (30 dicembre 1988), 33: AAS
81 (1989), 453.
(240) Conc. Ecum. Vat. II, Cost.
dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 31.
(241) Giovanni Paolo II, Esort.
ap. post-sinodale Christifideles laici (30 dicembre 1988), 34: AAS
81 (1989), 455.
(242) Cfr ibid., 2: l.c.,
394-397.
(243) Paolo VI, Esort. ap. Evangelii
nuntiandi (8 dicembre 1975), 14: AAS 68 (1976), 13.
(244) Cfr Esort. ap. post-sinodale
Christifideles laici (30 dicembre 1988), 34: AAS 81
(1989), 455.
(245) Discorso all'Assemblea del
CELAM (9 marzo 1983), III: AAS 75 (1983), 778.
(246) Cfr Paolo VI, Esort. ap. Evangelii
nuntiandi, 22: AAS 68 (1976), 20.
(247) Cfr ibid., 7, l.c.,
9-10.
(248) Giovanni Paolo II, Messaggio
al CELAM (14 settembre 1997), 6: L'Osservatore Romano, 1
ottobre 1997, p. 4.
(249) Propositio 8.
(250) Cfr Propositio 57.
(251) Cfr Propositio 16.
(252) Ibid.
(253) Propositio 2.
(254) Ibid.
(255) Ibid.
(256) Propositio 10.
(257) Relazione finale Ecclesia
sub verbo Dei mysteria Christi celebrans pro salute mundi (7
dicembre 1985), II, B, a, 4: Ench. Vat. 9, n. 1797.
(258) Cfr Lett. ap. Laetamur
magnopere (15 agosto 1997): AAS 89 (1997), 819-821.
(259) Congregazione per il Clero, Direttorio
generale per la catechesi (15 agosto 1997), Libreria Editrice
Vaticana, 1997.
(260) Propositio 10.
(261) Ibid.
(262) Ibid.
(263) Esort. ap. Evangelii
nuntiandi (8 dicembre 1975), 20: AAS 68 (1976), 19.
(264) Propositio 17.
(265) Cfr ibid.
(266) Cfr ibid.
(267) Cfr Propositio 22.
(268) Propositio 23.
(269) Cfr ibid.
(270) Ibid.
(271) Propositio 24.
(272) Ibid.
(273) Ibid.
(274) Cfr Propositio 22.
(275) Cfr ibid.
(276) Ibid.
(277) Cfr Propositio 25.
(278) Cfr ibid.
(279) Cfr ibid.
(280) Cfr Instrumentum laboris,
45.
(281) Cfr Decr. sull'ecumenismo Unitatis
redintegratio, 3.
(282) Cfr Propositio 64.
(283) Cfr. Conc. Ecum. Vat. II,
Decr. sull'ecumenismo Unitatis redintegratio, 3.
(284) Cfr Propositio 65.
(285) Ibid.
(286) Cfr IV Conferenza Generale
dell'Episcopato Latino-americano, Santo Domingo, ottobre 1992, Nuova
evangelizzazione, promozione umana e cultura cristiana, nn.
139-152.
(287) Cfr Propositio 65.
(288) Cfr Propositio 86.
(289) Ibid.
(290) Propositio 58.
(291)
Ibid.
(292)
Ibid.
(293)
Cfr Ibid.
(294) Conc. Ecum. Vat. II, Cost.
dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 11.
(295) Propositio 12.