LITTERAE
APOSTOLICAE
Sancta
Teresia a Iesu Infante et a Sacro Vultu,
Doctor Ecclesiae universalis renuntiatur
1. LA SCIENZA DELL'AMORE DIVINO,
che il Padre delle misericordie effonde mediante Gesù Cristo nello
Spirito Santo, è un dono, concesso ai piccoli e agli umili, perché
conoscano e proclamino i segreti del Regno, nascosti ai dotti e ai
sapienti; per questo Gesù ha esultato nello Spirito Santo, rendendo
lode al Padre, che così ha disposto (cfr Lc 10, 21-22; Mt 11,25-26).
Gioisce pure la Madre Chiesa nel
costatare come, lungo il corso della storia, il Signore continui a
rivelarsi ai piccoli e agli umili, abilitando i suoi eletti, per mezzo
dello Spirito che «scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio» (1
Cor 2, 10), a parlare delle cose «che Dio ci ha donato..., non con un
linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito,
esprimendo cose spirituali in termini spirituali» (1 Cor 2,12.13). In
questo modo lo Spirito Santo guida la Chiesa verso la verità tutta
intera, la provvede di diversi doni, la abbellisce dei suoi frutti, la
ringiovanisce con la forza del Vangelo e la rende capace di scrutare i
segni dei tempi, per rispondere sempre meglio alla volontà di Dio (cfr
Lumen gentium, n.4.12; Gaudium et spes, n.4).
Fra i piccoli, ai quali sono stati
manifestati in una maniera del tutto speciale i segreti del Regno,
splende Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto, monaca professa
dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, della quale ricorre quest'anno il
centenario dell'ingresso nella patria celeste.
Durante la sua vita, Teresa ha
scoperto «luci nuove, significati nascosti e misteriosi» (Ms A 83 v·)
e ha ricevuto dal Maestro divino quella «scienza dell'amore» che ha
poi manifestato con particolare originalità nei suoi scritti (cfr Ms
B 1r·). Tale scienza è l'espressione luminosa della sua conoscenza
del mistero del Regno e della sua esperienza personale della grazia.
Essa può essere considerata come un carisma particolare di sapienza
evangelica che Teresa, come altri santi e maestri della fede, ha
attinto nella preghiera (cfr Ms C 36 r·).
2. Rapida, universale e costante
è stata la recezione dell'esempio della sua vita e della sua dottrina
evangelica nel nostro secolo. Quasi ad imitazione della sua precoce
maturazione spirituale, la sua santità è stata riconosciuta dalla
Chiesa nello spazio di pochi anni. Infatti, il 10 giugno 1914 Pio X
firmava il decreto d'introduzione della causa di beatificazione, il 14
agosto 1921 Benedetto XV dichiarava l'eroicità delle virtù della
Serva di Dio, pronunciando per l'occasione un discorso sulla via
dell'infanzia spirituale e Pio XI la proclamava Beata il 29 aprile
1923. Poco più tardi, il 17 maggio 1925, il medesimo Papa, davanti ad
un'immensa folla, la canonizzava nella Basilica di San Pietro,
mettendone in risalto lo splendore delle virtù nonché l'originalità
della dottrina e due anni dopo, il 14 dicembre 1927, accogliendo la
petizione di molti vescovi missionari, la proclamava, insieme a San
Francesco Saverio, Patrona delle missioni.
A partire da tali riconoscimenti,
l'irraggiamento spirituale di Teresa di Gesù Bambino è cresciuto
nella Chiesa e si è dilatato nel mondo intero. Molti istituti di vita
consacrata e movimenti ecclesiali, specialmente nelle giovani Chiese,
l'hanno scelta come patrona e maestra, ispirandosi alla sua dottrina
spirituale. Il suo messaggio, spesso sintetizzato nella cosiddetta «piccola
via», che non è altro che la via evangelica della santità per
tutti, è stato oggetto di studio da parte di teologi e cultori della
spiritualità. Sono state innalzate e dedicate al Signore, sotto il
patrocinio della Santa di Lisieux, cattedrali, basiliche, santuari e
chiese in tutto l'orbe. Il suo culto è celebrato dalla Chiesa
Cattolica nei diversi riti di Oriente e di Occidente. Molti fedeli
hanno potuto sperimentare la forza della sua intercessione. Tanti,
chiamati al ministero sacerdotale o alla vita consacrata, specialmente
nelle missioni e nel chiostro, attribuiscono la grazia divina della
vocazione alla sua intercessione ed al suo esempio.
3. I Pastori della Chiesa,
incominciando dai miei predecessori, i Sommi Pontefici di questo
secolo, che hanno proposto la sua santità ad esempio per tutti, hanno
pure messo in rilievo che Teresa è maestra di vita spirituale
mediante una dottrina, insieme semplice e profonda, che ella ha
attinto alle sorgenti del Vangelo sotto la guida del Maestro divino ed
ha poi comunicato ai fratelli e sorelle nella Chiesa con vastissima
efficacia (cfr Ms B 2 v·-3 r·).
Questa dottrina spirituale ci è
stata trasmessa soprattutto dalla sua autobiografia che, desunta dai
tre manoscritti da lei redatti negli ultimi anni della sua vita e
pubblicata un anno dopo la sua morte con il titolo Histoire d'une
Ame (Lisieux 1898), ha suscitato uno straordinario interesse fino
ai nostri giorni. Questa autobiografia, tradotta insieme agli altri
suoi scritti in circa cinquanta lingue, ha fatto conoscere Teresa in
tutte le regioni del mondo, anche fuori della Chiesa cattolica. Ad un
secolo di distanza dalla sua morte, Teresa di Gesù Bambino, continua
ad essere riconosciuta come una delle grandi maestre di vita
spirituale del nostro tempo.
4. Non desta perciò meraviglia
che siano state presentate alla Sede Apostolica molte petizioni,
affinché fosse insignita del titolo di Dottore della Chiesa
universale.
Da qualche anno, e in modo
speciale all'avvicinarsi della lieta ricorrenza del primo centenario
della sua morte, tali richieste sono giunte sempre più numerose anche
da parte di Conferenze Episcopali; inoltre si sono svolti Congressi di
studio e abbondano le pubblicazioni che mettono in rilievo come Teresa
di Gesù Bambino possieda una straordinaria sapienza ed aiuti con la
sua dottrina tanti uomini e donne di ogni condizione a conoscere e ad
amare Gesù Cristo ed il suo Vangelo.
Alla luce di questi dati ho deciso
di fare attentamente studiare se la Santa di Lisieux avesse i
requisiti per poter essere insignita del titolo di Dottore della
Chiesa Universale.
5. Mi è caro, in questo contesto,
ricordare brevemente alcuni momenti della vita di Teresa di Gesù
Bambino. Nasce ad Alençon in Francia il 2 gennaio 1873. È battezzata
due giorni più tardi nella Chiesa di Notre-Dame, ricevendo i nomi di
Maria Francesca Teresa. I suoi genitori sono Louis Martin e Zélie Guérin,
dei quali ho recentemente riconosciuto l'eroicità delle virtù. Dopo
la morte della madre, avvenuta il 28 agosto 1877, Teresa si
trasferisce con tutta la famiglia nella città di Lisieux dove,
circondata dall'affetto del padre e delle sorelle, riceve una
formazione insieme esigente e piena di tenerezza.
Verso la fine del 1879 si accosta
per la prima volta al sacramento della penitenza. Nel giorno di
Pentecoste del 1883 ha la singolare grazia della guarigione da una
grave malattia, per l'intercessione di nostra Signora delle Vittorie.
Educata dalle Benedettine di Lisieux, riceve la prima comunione l'8
maggio 1884, dopo una intensa preparazione, coronata da una singolare
esperienza della grazia dell'unione intima con Gesù. Poche settimane
più tardi, il 14 giugno dello stesso anno, riceve il sacramento della
cresima, con viva consapevolezza di ciò che comporta il dono dello
Spirito Santo nella personale partecipazione alla grazia della
Pentecoste. Nel Natale del 1886 vive un'esperienza spirituale molto
profonda, che qualifica come "completa conversione". Grazie
ad essa, supera la fragilità emotiva conseguente alla perdita della
mamma ed inizia "una corsa da gigante" sulla via della
perfezione (cfr Ms A 44 v·-45 v·).
Teresa desidera abbracciare la
vita contemplativa, come le sue sorelle Paolina e Maria nel Carmelo di
Lisieux, ma ne è impedita per la sua giovane età. In occasione di un
pellegrinaggio in Italia, dopo aver visitato la Santa Casa di Loreto e
i luoghi della Città eterna, nell'udienza concessa dal Papa ai fedeli
della diocesi di Lisieux, il 20 novembre 1887, con filiale audacia
chiede a Leone XIII di poter entrare nel Carmelo all'età di 15 anni.
Il 9 aprile del 1888 entra nel
Carmelo di Lisieux, ove riceve l'abito dell'Ordine della Vergine il 10
gennaio dell'anno seguente ed emette la sua professione religiosa l'8
settembre del 1890, festa della Natività della Vergine Maria.
Intraprende nel Carmelo il cammino della perfezione tracciato dalla
Madre Fondatrice, Teresa di Gesù, con autentico fervore e fedeltà,
nell'adempimento dei diversi uffici comunitari a lei affidati.
Illuminata dalla Parola di Dio, provata in modo particolare dalla
malattia del suo amatissimo padre, Louis Martin, che muore il 29
luglio del 1894, Teresa si incammina verso la santità, insistendo
sulla centralità dell'amore. Scopre e comunica alle novizie affidate
alla sue cure la piccola via dell'infanzia spirituale, progredendo
nella quale ella penetra sempre di più nel mistero della Chiesa e,
attirata dall'amore di Cristo, sente crescere in sé la vocazione
apostolica e missionaria che la spinge a trascinare tutti con sé
incontro allo Sposo divino.
Il 9 giugno del 1895, nella festa
della Santissima Trinità, si offre vittima di olocausto all'Amore
misericordioso di Dio. Il 3 aprile dell'anno successivo, nella notte
fra il giovedì ed il venerdì santo, ha una prima manifestazione
della malattia che la condurrà alla morte. Teresa la accoglie come la
misteriosa visita dello Sposo divino. Nello stesso tempo entra nella
prova della fede, che durerà fino alla sua morte. Peggiorando la sua
salute, a partire dall'8 luglio 1897 viene trasferita in infermeria.
Le sue sorelle ed altre religiose raccolgono le sue parole, mentre i
dolori e le prove, sopportati con pazienza, si intensificano fino a
culminare con la morte, nel pomeriggio del 30 settembre del 1897. «Io
non muoio, entro nella vita», aveva scritto ad un suo fratello
spirituale, don Bellière (LT 244). Le sue ultime parole «Dio mio, io
ti amo» sono il sigillo della sua esistenza.
6. Teresa di Gesù Bambino ci ha
lasciato degli scritti che le hanno giustamente meritato la qualifica
di maestra di vita spirituale. La sua opera principale rimane il
racconto della sua vita nei tre manoscritti autobiografici (Manuscrits
autobiographiques A, B, C), pubblicati dapprima con il titolo,
divenuto ben presto celebre, di Histoire d'une Ame.
Nel Manoscritto A, redatto dietro
richiesta della sorella Agnese di Gesù, allora priora del monastero,
ed a lei consegnato il 21 gennaio 1896, Teresa descrive le tappe della
sua esperienza religiosa: i primi anni dell'infanzia, specialmente
l'evento della sua prima comunione e della cresima, l'adolescenza,
fino all'ingresso nel Carmelo e alla sua prima professione.
Il Manoscritto B, redatto durante
il ritiro spirituale dello stesso anno su richiesta di sua sorella,
Maria del Sacro Cuore, contiene alcune delle pagine più belle, più
note e citate della Santa di Lisieux. In esse si manifesta la piena
maturità della Santa, che parla della sua vocazione nella Chiesa,
Sposa di Cristo e Madre delle anime.
Il Manoscritto C, compilato nel
mese di giugno e nei primi giorni del luglio 1897, a pochi mesi dalla
sua morte, e dedicato alla priora Maria di Gonzaga, che glielo aveva
chiesto, completa i ricordi del Manoscritto A sulla vita al Carmelo.
Queste pagine rivelano la sapienza soprannaturale dell'autrice. Di
questo periodo finale della sua vita, Teresa traccia alcune esperienze
altissime. Essa dedica pagine commoventi alla prova della fede: una
grazia di purificazione che la immerge in una lunga e dolorosa notte
oscura, rischiarata dalla sua fiducia nell'amore misericordioso e
paterno di Dio. Ancora una volta, e senza ripetersi, Teresa fa
brillare la scintillante luce del Vangelo. Troviamo qui le pagine più
belle da lei dedicate al fiducioso abbandono nelle mani di Dio,
all'unità fra amore di Dio e amore del prossimo, alla sua vocazione
missionaria nella Chiesa.
Teresa, in questi tre manoscritti
diversi, che coincidono in una unità tematica ed in una progressiva
descrizione della sua vita e del suo cammino spirituale, ci ha
consegnato una originale autobiografia che è la storia della sua
anima. Da essa traspare come la sua sia stata un'esistenza nella quale
Dio ha offerto un preciso messaggio al mondo, indicando una via
evangelica, la «piccola via», che tutti possono percorrere, perché
tutti sono chiamati alla santità.
Nelle 266 Lettres che
conserviamo, indirizzate ai familiari, alle religiose, ai
"fratelli" missionari, Teresa comunica la sua sapienza,
sviluppando un insegnamento che costituisce di fatto un profondo
esercizio di direzione spirituale delle anime.
Fanno parte dei suoi scritti anche
54 Poésies, alcune delle quali di grande spessore teologico e
spirituale, ispirate alla Sacra Scrittura. Fra di esse meritano una
speciale menzione Vivre d'Amour!... (P
17) e Pourquoi je t'aime, ô Marie! (P
54), sintesi originale del cammino della Vergine Maria secondo il
Vangelo. Vanno aggiunte a questa produzione 8 Récréations pieuses:
composizioni poetiche e teatrali, ideate e rappresentate dalla Santa
per la sua comunità a motivo di alcune feste, secondo la tradizione
del Carmelo. Fra gli altri scritti è da ricordare una serie di 21 Prières.
Né si può dimenticare la raccolta delle sue parole, pronunciate
durante gli ultimi mesi della vita. Tali parole, di cui si conservano
varie redazioni, conosciute come Novissima verba, sono anche
note con il titolo di Derniers Entretiens.
7. Dallo studio accurato degli
scritti di Santa Teresa di Gesù Bambino e dalla risonanza che essi
hanno avuto nella Chiesa, si possono cogliere gli aspetti salienti
dell'«eminente dottrina», che costituisce l'elemento fondamentale
sul quale si basa l'attribuzione del titolo di Dottore della Chiesa.
Risulta innanzitutto l'esistenza
di un particolare carisma di sapienza. Questa giovane
carmelitana, infatti, senza una speciale preparazione teologica, ma
illuminata dalla luce del Vangelo, si sente istruita dal Maestro
divino che, come lei dice, è «il Dottore dei Dottori» (Ms A 83 v·),
da cui attinge gli «insegnamenti divini» (Ms B 1 r·). Sente che in
lei si sono compiute le parole della Scrittura: «Se qualcuno è
piccolo venga a me...; la misericordia è concessa ai piccoli» (Ms B
1 v·; cfr Pr 9, 4; Sap 6,6) e sa di essere stata istruita nella
scienza dell'amore, nascosta ai sapienti e ai saggi, che il divino
Maestro si è degnato di rivelare a lei, come ai piccoli (Ms A 49 r·;
cfr Lc 10, 21-22).
Pio XI, che considerò Teresa di
Lisieux come «Stella del suo pontificato», non esitò ad affermare
nell'omelia del giorno della sua Canonizzazione, il 17 maggio
dell'anno 1925: «... eidem Spiritus veritatis illa aperuit ac
patefecit, quae solet a sapientibus et prudentibus abscondere et
revelare parvulis; siquidem haec - teste proximo decessore nostro -
tanta valuit supernarum rerum scientia, ut certam salutis viam ceteris
indicaret" (AAS 17 [1925] p. 213).
Il suo insegnamento non è solo
conforme alla Scrittura e alla fede cattolica, ma eccelle («eminet»)
per la profondità e la sintesi sapienziale raggiunta. La sua
dottrina è insieme una confessione della fede della Chiesa, una
esperienza del mistero cristiano ed una via alla santità. Teresa
offre una sintesi matura della spiritualità cristiana; unisce la
teologia e la vita spirituale, si esprime con vigore ed autorevolezza,
con grande capacità di persuasione e di comunicazione, come dimostra
la recezione e la diffusione del suo messaggio nel Popolo di Dio.
L'insegnamento di Teresa esprime
con coerenza ed unisce in un insieme armonioso i dogmi della fede
cristiana come dottrina di verità ed esperienza di vita. Non si deve
a tal proposito dimenticare che l'intelligenza del deposito della fede
trasmesso dagli Apostoli, come insegna il Concilio Vaticano II,
progredisce nella Chiesa sotto l'assistenza dello Spirito Santo: «crescit
enim tam rerum quam verborum traditorum perceptio, tum ex
contemplatione et studio credentium, qui ea conferunt in corde suo (cfr
Lc 2,19 et 51), tum ex intima spiritualium rerum quam experiuntur
intelligentia, tum ex praeconio eorum qui cum episcopatus successione
charisma veritatis certum acceperunt" (Dei Verbum, n. 8).
Negli scritti di Teresa di Lisieux
non troviamo forse, come in altri Dottori, una presentazione
scientificamente elaborata delle cose di Dio, ma possiamo scorgere
un'illuminata testimonianza della fede che, mentre accoglie con
fiducioso amore la condiscendenza misericordiosa di Dio e la salvezza
in Cristo, rivela il mistero e la santità della Chiesa.
Con ragione quindi si può
riconoscere nella Santa di Lisieux il carisma di Dottore della Chiesa,
sia per il dono dello Spirito Santo che ha ricevuto per vivere ed
esprimere la sua esperienza di fede, sia per la particolare
intelligenza del mistero di Cristo. In lei convergono i doni della
legge nuova, la grazia cioè dello Spirito Santo, che si manifesta
nella fede viva operante per mezzo della carità (cfr S. Thomas
Aquinas, Summa Theol. I-II, q. 106, art. 1; q. 108, art. 1).
Possiamo applicare a Teresa di
Lisieux quanto ebbe a dire il mio Predecessore Paolo VI di un'altra
giovane santa, Dottore della Chiesa, Caterina da Siena: «Ciò che più
colpisce nella Santa è la sapienza infusa, cioè la lucida, profonda
e inebriante assimilazione delle verità divine e dei misteri della
fede [...]: una assimilazione, favorita, sì, da doti naturali
singolarissime, ma evidentemente prodigiosa, dovuta ad un carisma di
sapienza dello Spirito Santo» (AAS 62 (1970) p. 675).
8. Con la sua peculiare dottrina
ed il suo inconfondibile stile, Teresa appare come un'autentica
maestra della fede e della vita cristiana. Attraverso i suoi
scritti, come attraverso le asserzioni dei Santi Padri, passa quella
vivificante linfa della tradizione cattolica le cui ricchezze, come
attesta ancora il Vaticano II, «in praxim vitamque credentis et
orantis Ecclesiae trasfunduntur» (Dei Verbum, n. 8).
La dottrina di Teresa di Lisieux,
se colta nel suo genere letterario, corrispondente alla sua educazione
e alla sua cultura, e se misurata con le particolari circostanze della
sua epoca, appare in una provvidenziale unità con la più genuina
tradizione della Chiesa, sia per la confessione della fede cattolica
sia per la promozione della più autentica vita spirituale, proposta a
tutti i fedeli in un linguaggio vivo e accessibile.
Essa ha fatto risplendere nel
nostro tempo il fascino del Vangelo; ha avuto la missione di far
conoscere ed amare la Chiesa, Corpo mistico di Cristo; ha aiutato a
guarire le anime dai rigori e dalle paure della dottrina giansenista,
più incline a sottolineare la giustizia di Dio che non la sua divina
misericordia. Ha contemplato ed adorato nella misericordia di Dio
tutte le perfezioni divine, perché «perfino la giustizia di Dio (e
forse più di ogni altra perfezione) mi sembra rivestita d'amore» (Ms
A 83 v·). È divenuta così un'icona vivente di quel Dio che, secondo
la preghiera della Chiesa, «omnipotentiam suam parcendo maxime et
miserendo manifestat» (cfr Missale Romanum, Collecta, Dominica
XXVI «per annum»).
Anche se Teresa non ha un vero e
proprio corpo dottrinale, tuttaviaparticolari fulgori di dottrina
si sprigionano dai suoi scritti che, come per un carisma dello Spirito
Santo, colgono il centro stesso del messaggio della rivelazione in una
visione originale ed inedita, presentando un insegnamento
qualitativamente eminente.
Il nucleo del suo messaggio,
infatti, è il mistero stesso di Dio Amore, di Dio Trinità,
infinitamente perfetto in se stesso. Se la genuina esperienza
spirituale cristiana deve coincidere con le verità rivelate, nelle
quali Dio comunica se stesso e il mistero della sua volontà (cfr Dei
Verbum, n.2), occorre affermare che Teresa ha fatto esperienza della
divina rivelazione, giungendo a contemplare le realtà fondamentali
della nostra fede unite nel mistero della vita trinitaria. Al vertice,
come sorgente e termine, l'amore misericordioso delle tre Divine
Persone, come essa lo esprime, specialmente nel suo Atto di offerta
all'Amore misericordioso. Alla base, dalla parte del soggetto,
l'esperienza di essere figli adottivi del Padre in Gesù; tale è il
senso più autentico dell'infanzia spirituale, cioè l'esperienza
della figliolanza divina sotto la mozione dello Spirito Santo. Alla
base ancora e di fronte a noi, il prossimo, gli altri, alla cui
salvezza dobbiamo collaborare con e in Gesù, con lo stesso suo amore
misericordioso.
Mediante l'infanzia spirituale si
sperimenta che tutto viene da Dio, a Lui ritorna e in Lui dimora, per
la salvezza di tutti, in un mistero di amore misericordioso. Tale è
il messaggio dottrinale insegnato e vissuto da questa Santa.
Come per i santi della Chiesa di
tutti i tempi, anche per lei, nella sua esperienza spirituale, centro
e pienezza della rivelazione è Cristo. Teresa ha conosciuto Gesù, lo
ha amato e lo ha fatto amare con la passione di una sposa. È
penetrata nei misteri della sua infanzia, nelle parole del suo
Vangelo, nella passione del Servo sofferente, scolpita nel suo Volto
santo, nello splendore della sua esistenza gloriosa, nella sua
presenza eucaristica. Ha cantato tutte le espressioni della divina
carità di Cristo, come sono proposte dal Vangelo (cfr PN 24, Jésus,
mon Bien-Aimé, rappelle-toi!).
Teresa è stata illuminata in
maniera particolare sulla realtà del Corpo mistico di Cristo, sulla
varietà dei suoi carismi, doni dello Spirito Santo, sulla forza
eminente della carità, che è come il cuore stesso della Chiesa,
nella quale ella ha trovato la sua vocazione di contemplativa e di
missionaria (cfr Ms B 2 r·- 3 v·).
Finalmente, fra i capitoli più
originali della sua scienza spirituale è da ricordare la sapiente
esplorazione che Teresa ha sviluppato del mistero e del cammino della
Vergine Maria, giungendo a risultati molto vicini alla dottrina del
Concilio Vaticano II nel cap. VIII della Costituzione Lumen Gentium e
a quanto io stesso ho proposto nella mia Enciclica Redemptoris Mater,
del 25 marzo 1987.
9. La principale sorgente della
sua esperienza spirituale e del suo insegnamento è la Parola di Dio,
nell'Antico e nel Nuovo Testamento. Lei stessa lo confessa,
specialmente mettendo in rilievo il suo appassionato amore per il
Vangelo (cfr Ms A 83 v·). Nei suoi scritti si contano oltre mille
citazioni bibliche: più di quattrocento dall'Antico e oltre seicento
dal Nuovo Testamento.
Malgrado la preparazione
inadeguata e la mancanza di strumenti per lo studio e
l'interpretazione dei libri sacri, Teresa si è immersa nella
meditazione della Parola di Dio con una fede ed una immediatezza
singolari. Sotto l'influsso dello Spirito ha raggiunto per sé e per
gli altri una profonda conoscenza della rivelazione. Con la sua
concentrazione amorosa sulla Scrittura - avrebbe perfino voluto
conoscere l'ebraico ed il greco per meglio capire lo spirito e la
lettera dei libri sacri -, ha fatto vedere l'importanza che le
sorgenti bibliche hanno nella vita spirituale, ha messo in risalto
l'originalità e la freschezza del Vangelo, ha coltivato con sobrietà
l'esegesi spirituale della Parola di Dio, tanto dell'Antico come del
Nuovo Testamento. Ha così scoperto tesori nascosti, appropriandosi
parole ed episodi, a volte non senza audacia soprannaturale, come
quando, leggendo i testi di Paolo (cfr 1 Cor 12-13), ha intuito la sua
vocazione all'amore (cfr Ms B 3r·-3v·). Illuminata dalla Parola
rivelata, Teresa ha scritto pagine geniali sull'unità fra l'amore di
Dio e l'amore del prossimo (cfr Ms C 11 v·- 19 r·); e si è
immedesimata con la preghiera di Gesù nell'ultima Cena, come
espressione della sua intercessione per la salvezza di tutti (cfr Ms C
34 r·-35 r·).
La sua dottrina coincide, come già
detto, con l'insegnamento della Chiesa. Fin da bambina, è stata
educata dai familiari alla partecipazione alla preghiera e al culto
liturgico. In preparazione alla sua prima confessione, alla prima
comunione e al sacramento della cresima, ha dimostrato un amore
straordinario per le verità della fede, ed ha imparato quasi parola
per parola il Catechismo (cfr Ms A 37 r·-37 v·). Alla fine
della sua vita ha scritto con il proprio sangue il Simbolo degli
Apostoli, come espressione del suo attaccamento senza riserve alla
professione di fede.
Oltre che con le parole della
Scrittura e la dottrina della Chiesa, Teresa si è nutrita fin da
giovane con l'insegnamento dell'Imitazione di Cristo, che, come
confessa lei stessa, sapeva quasi a memoria (cfr Ms A 47 r·). Sono
stati determinanti per la realizzazione della sua vocazione
carmelitana i testi spirituali della Madre Fondatrice, Teresa di Gesù,
specialmente quelli che espongono il senso contemplativo ed ecclesiale
del carisma del Carmelo teresiano (cfr Ms C 33 v·). Ma in un modo del
tutto speciale Teresa si è nutrita della dottrina mistica di San
Giovanni della Croce, che è stato il suo vero maestro spirituale (cfr
Ms A 83 r·). Non è quindi da meravigliarsi se alla scuola di questi
due Santi, dichiarati posteriormente Dottori della Chiesa, anche lei,
ottima discepola, sia diventata Maestra di vita spirituale.
10. La dottrina spirituale di
Teresa di Lisieux ha contribuito alla dilatazione del Regno di Dio.
Con il suo esempio di santità, di perfetta fedeltà alla Madre
Chiesa, di piena comunione con la Sede di Pietro, come pure con le
particolari grazie da lei impetrate per molti fratelli e sorelle
missionari, ha prestato un particolare servizio alla rinnovata
proclamazione ed esperienza del Vangelo di Cristo e all'estensione
della fede cattolica in tutte le nazioni della terra.
Non occorre dilungarci molto sull'universalità
della dottrina teresiana e sull'ampia recezione del suo messaggio
durante il secolo che ci separa dalla sua morte: ciò è stato ben
documentato negli studi compiuti in vista del conferimento del titolo
di Dottore della Chiesa alla Santa.
Particolare importanza a questo
proposito riveste il fatto che lo stesso Magistero della Chiesa non
solo ha riconosciuto la santità di Teresa, ma ha pure messo in luce
la sua sapienza e la sua dottrina. Già Pio X disse di lei che era «la
santa più grande dei tempi moderni». Accogliendo con gioia la prima
edizione italiana della Storia di un anima, egli ebbe ad
esaltare i frutti che si ricavano dalla spiritualità teresiana.
Benedetto XV, in occasione della proclamazione della eroicità delle
virtù della Serva di Dio, illustrò la via dell'infanzia spirituale e
lodò la scienza delle realtà divine, concessa da Dio a Teresa, per
insegnare agli altri le vie della salvezza (cfr AAS 13 [1921]
449-452). Pio XI, in occasione sia della sua beatificazione che della
canonizzazione, volle esporre e raccomandare la dottrina della Santa,
sottolineando la particolare illuminazione divina (Discorsi di Pio XI,
vol. I, Torino 1959, p. 91) e qualificandola maestra di vita (cfr AAS
17 [1925] pp. 211-214). Pio XII, quando fu consacrata la Basilica di
Lisieux nel 1954, affermò, fra l'altro, che Teresa era penetrata con
la sua dottrina nel cuore stesso del Vangelo (cfr AAS 46 [1954] pp.
404-408). Il Card. Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII, visitò
diverse volte Lisieux, specialmente quando era Nunzio a Parigi.
Durante il suo pontificato manifestò in varie circostanze la sua
devozione per la Santa e illustrò i rapporti fra la dottrina della
Santa di Avila e della sua figlia, Teresa di Lisieux (Discorsi,
Messaggi, Colloqui, vol. II [1959-1960] pp. 771-772). Più volte,
durante la celebrazione del Concilio Vaticano II, i Padri evocarono il
suo esempio e la sua dottrina. Paolo VI, nel centenario della sua
nascita, indirizzava il 2 gennaio 1973 una Lettera al Vescovo di
Bayeux e Lisieux, nella quale esaltava l'esempio di Teresa nella
ricerca di Dio, la proponeva come maestra della preghiera e della
speranza teologale, modello di comunione con la Chiesa, additando lo
studio della sua dottrina ai maestri, agli educatori, ai pastori e
agli stessi teologi (cfr AAS 65 [1973] pp. 12-15). Io stesso, in varie
circostanze, ho avuto la gioia di riferirmi alla figura e alla
dottrina della Santa, in modo speciale in occasione
dell'indimenticabile visita a Lisieux, il 2 giugno 1980, quando ho
voluto ricordare a tutti: «De Thérèse de Lisieux, on peut dire avec
conviction que l'Esprit de Dieu a permis à son coeur de révéler
directement, aux hommes de notre temps, le mystère fondamental,
la réalité de l'Evangile [...] La
"petite voie" est la voie de la "sainte enfance".
Dans cette voie, il y a quelque chose d'unique, un génie de sainte Thérèse
de Lisieux. Il y a en même temps la confirmation et le renouvellement
de la vérité la plus fondamentale et la plus universelle.
Quelle vérité du message évangélique est en effet plus
fondamentale et plus universelle que celle-ci: Dieu est notre Père et
nous sommes ses enfants?» (Insegnamenti
di Giovanni Paolo II, vol. III/1 [1980] p. 1659).
Questi semplici cenni ad
un'ininterrotta serie di testimonianze dei Papi di questo secolo sulla
santità e la dottrina di Santa Teresa di Gesù Bambino e alla
universale diffusione del suo messaggio, esprimono chiaramente quanto
la Chiesa abbia accolto, nei suoi pastori e nei suoi fedeli, la
dottrina spirituale di questa giovane Santa.
Segno della recezione ecclesiale
dell'insegnamento della Santa è il ricorso alla sua dottrina in
molti documenti del Magistero ordinario della Chiesa, specialmente
quando si parla della vocazione contemplativa e missionaria, della
fiducia in Dio giusto e misericordioso, della gioia cristiana, della
vocazione alla santità. Ne è una testimonianza la presenza della sua
dottrina nel recente Catechismo della Chiesa Cattolica (nn.
127, 826, 956, 1011, 2011, 2558). Colei che tanto amò imparare nel
catechismo le verità della fede, ha meritato di essere annoverata fra
i testimoni autorevoli della dottrina cattolica.
Teresa possiede una universalità
singolare. La sua persona,
il messaggio evangelico della "piccola via" della fiducia e
dell'infanzia spirituale hanno trovato e continuano a trovare
un'accoglienza sorprendente, che ha varcato ogni confine.
L'influsso del suo messaggio
comprende prima di tutto uomini e donne la cui santità o eroicità
delle virtù la stessa Chiesa ha riconosciuto, pastori della Chiesa,
cultori della teologia e della spiritualità, sacerdoti e seminaristi,
religiosi e religiose, movimenti ecclesiali e comunità nuove, uomini
e donne di ogni condizione e di ogni continente. A tutti Teresa reca
la sua personale conferma che il mistero cristiano, di cui è
diventata testimone ed apostola facendosi nella preghiera, come ella
si esprime con audacia, «apostola degli apostoli» (Ms A 56 r·),
deve essere preso alla lettera, con il più grande realismo possibile,
perché ha un valore universale nel tempo e nello spazio. La forza del
suo messaggio sta nella concreta illustrazione di come tutte le
promesse di Gesù trovino piena attuazione nel credente che sa con
fiducia accogliere nella propria vita la presenza salvatrice del
Redentore.
11. Tutte queste ragioni sono
chiara testimonianza dell'attualità della dottrina della Santa
di Lisieux e della particolare incidenza del suo messaggio
sugli uomini e sulle donne del nostro secolo. Concorrono inoltre
alcune circostanze che rendono ancor più significativa la sua
designazione quale Maestra per la Chiesa nel nostro tempo.
Innanzitutto, Teresa è una donna
che, nell'accostarsi al Vangelo, ha saputo cogliere ricchezze nascoste
con quella concretezza e profonda risonanza vitale e sapienziale che
è propria del genio femminile. Ella emerge per la sua universalità
nella schiera delle donne sante che risplendono per la sapienza del
Vangelo.
Teresa è, poi, una contemplativa.
Nel nascondimento del suo Carmelo ha vissuto la grande avventura
dell'esperienza cristiana, fino a conoscere la lunghezza, la
larghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo (cfr Ef 3,
18-19). Dio ha voluto che non rimanessero nascosti i suoi segreti, ma
ha abilitato Teresa a proclamare i segreti del Re (cfr Ms C 2 v·).
Con la sua vita Teresa offre una testimonianza ed un'illustrazione
teologica della bellezza della vita contemplativa, come totale
dedicazione a Cristo, Sposo della Chiesa, e come affermazione viva del
primato di Dio su tutte le cose. La sua è una vita nascosta che
possiede una arcana fecondità per la dilatazione del Vangelo e
riempie la Chiesa ed il mondo del buon odore di Cristo (cfr LT 169, 2
v·).
Teresa di Lisieux, infine, è una giovane.
Essa ha raggiunto la maturità della santità in piena giovinezza (cfr
Ms C 4 r·). Come tale si propone quale Maestra di vita evangelica,
particolarmente efficace nell'illuminare i sentieri dei giovani, ai
quali spetta di essere protagonisti e testimoni del Vangelo presso le
nuove generazioni.
Non solo Teresa di Gesù Bambino
è il Dottore della Chiesa più giovane in età, ma pure il più
vicino a noi nel tempo, quasi a sottolineare la continuità con la
quale lo Spirito del Signore invia alla Chiesa i suoi messaggeri,
uomini e donne, come maestri e testimoni della fede. Infatti,
qualunque siano le variazioni che si possono costatare nel corso della
storia e nonostante le ripercussioni che esse sogliono avere nella
vita e nel pensiero delle persone delle singole epoche, non dobbiamo
perdere di vista la continuità che unisce tra loro i Dottori della
Chiesa: essi restano, in ogni contesto storico, testimoni del Vangelo
che non muta e, con la luce e la forza che loro viene dallo Spirito,
se ne fanno messaggeri tornando ad annunciarlo nella sua purezza ai
contemporanei. Teresa è Maestra per il nostro tempo, assetato di
parole vive ed essenziali, di testimonianze eroiche e credibili. Perciò
è amata e accolta anche da fratelli e da sorelle delle altre comunità
cristiane e perfino da chi neppure è cristiano.
12. In quest'anno, in cui si
celebra il Centenario della gloriosa morte di Teresa di Gesù Bambino
e del Volto Santo, mentre ci prepariamo alla celebrazione del Grande
Giubileo del 2000, dopo aver ricevuto numerose ed autorevoli
petizioni, specialmente da parte di molte Conferenze Episcopali di
tutto il mondo, e dopo aver accolto la petizione ufficiale, o Supplex
Libellus, indirizzatami in data 8 marzo 1997 dal Vescovo di Bayeux
e Lisieux, come pure da parte del Preposito Generale dell'Ordine dei
Carmelitani Scalzi della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e da
parte del Postulatore Generale del medesimo Ordine, decisi di affidare
alla Congregazione delle Cause dei Santi competente in materia, "praehabito
voto Congregationis de Doctrina Fidei ad eminentem doctrinam quod
attinet" (Cost. Apost. Pastor bonus, 73), il peculiare studio
della causa per il conferimento del Dottorato a questa Santa.
Raccolta la necessaria
documentazione, le suddette due Congregazioni hanno affrontato la
questione nelle rispettive Consulte: quella della Congregazione per la
Dottrina della Fede il 5 maggio 1997, per quanto riguarda la
"eminente dottrina", e quella della Congregazione delle
Cause dei Santi il 29 maggio dello stesso anno, per esaminare la
speciale "Positio". Il 17 giugno successivo, i Cardinali ed
i Vescovi membri delle stesse Congregazioni, seguendo una procedura da
me approvata per l'occasione, si sono riuniti in una Sessione
Interdicasteriale plenaria ed hanno discusso la Causa, esprimendo
all'unanimità parere favorevole alla concessione a Santa Teresa di
Gesù Bambino e del Volto Santo del titolo di Dottore della Chiesa
universale. Tale parere mi è stato notificato personalmente dal
Signor Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la
Dottrina della Fede, e dal Pro-Prefetto della Congregazione per le
Cause dei Santi, Mons. Alberto Bovone, Arcivescovo titolare di Cesarea
di Numidia.
In considerazione di ciò, il 24
agosto scorso, al momento della preghiera dell'Angelus, alla presenza
di centinaia di Vescovi e davanti ad una sterminata folla di giovani
di tutto l'orbe, radunata a Parigi per la XII Giornata Mondiale della
Gioventù, ho voluto personalmente annunciare l'intenzione di
proclamare Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo Dottore della
Chiesa universale in occasione della celebrazione della Giornata
Mondiale delle Missioni [in Roma].
Oggi, 19 ottobre 1997, nella
Piazza san Pietro, gremita di fedeli convenuti da ogni parte del
mondo, essendo presenti numerosi Cardinali, Arcivescovi e Vescovi,
durante la solenne celebrazione eucaristica ho proclamato Dottore
della Chiesa universale Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto con
queste parole: Venendo incontro ai desideri di un grande numero di
Fratelli nell'Episcopato e di moltissimi fedeli di tutto il mondo,
udito il parere della Congregazione delle Cause dei Santi ed ottenuto
il voto della Congregazione per la Dottrina della Fede in ciò che
attiene l'eminente dottrina, con certa conoscenza e matura
deliberazione, in forza della piena autorità apostolica, dichiariamo
Santa Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto, vergine, Dottore
della Chiesa universale. Nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo.
Compiuto ciò nel modo dovuto,
stabiliamo che questa Lettera Apostolica sia religiosamente conservata
ed abbia pieno effetto sia ora che in futuro; e che inoltre così
giustamente si giudichi e si definisca, e sia vano e senza fondamento
quanto di diverso intorno a ciò possa essere attentato da chiunque,
con qualsivoglia autorità, scientemente o per ignoranza.
Dato a Roma, presso San Pietro,
sotto l'anello del Pescatore, il giorno 19 del mese di ottobre
dell'anno del Signore 1997, ventesimo di Pontificato.