LETTERA
APOSTOLICA
RUTILANS
AGMEN
DEL SOMMO PONTEFICE
PAPA GIOVANNI PAOLO II
ALLA CHIESA DI POLONIA
NEL IX CENTENARIO DEL MARTIRIO
DI S.STANISLAO
Ai venerabili fratelli Stefano
Wyszynski, cardinale di Santa Romana Chiesa, arcivescovo metropolita
di Gniezno e Varsavia, Francesco Macharski, arcivescovo metropolita di
Cracovia, agli altri Vescovi e a tutta la Chiesa di Polonia: nel
compimento del nono secolo dalla morte di san Stanislao, vescovo e
martire
1. La fulgida schiera di quanti,
per la difesa della fede e delle virtù cristiane, hanno affrontato
con coraggio tormenti e morte ha dato abitualmente alla Chiesa, sin
dall'inizio e lungo i secoli, meravigliosa vigoria e forza.
Giustamente esclama sant'Agostino: «La terra si è impregnata del
sangue dei martiri come di un seme, dal quale è spuntata la messe
della Chiesa. Parlano di Cristo più i morti che i vivi. Parlano oggi,
oggi predicano: tace la lingua ma gridano le gesta» («Serm». 286,4;
PL 32, 1298). Sembra che siffatti pensieri possano oggi applicarsi,
con singolare corrispondenza, alla Chiesa che vive in Polonia:
anch'essa è cresciuta dal sangue dei martiri, tra i quali posto
eminente occupa san Stanislao, la cui vita e morte pare che parlino
con insistenza.
Proprio nell'anno in cui la Chiesa
là stabilita celebra il compimento del nono secolo dal martirio dello
stesso san Stanislao, Vescovo di Cracovia, non e possibile che manchi
la voce del Vescovo di Roma, successore del beato Pietro. Questo
giubileo è di estrema importanza e si connette strettamente con la
storia della Chiesa e della Nazione Polacca: questo popolo, per più
di mille anni ha avuto e coltivato intimi legami con la stessa Chiesa.
Quella voce, lo ripetiamo, non può mancare tanto più che colui il
quale, ancora poco fa, era successore di san Stanislao nella sede
episcopale di Cracovia, per un misterioso disegno di Dio, è stato
promosso alla Cattedra di Pietro quale Pastore universale della
Chiesa.
E' davvero straordinaria questa
occasione che ci si offre: al nono centenario della morte di san
Stanislao pubblichiamo questa lettera che noi stessi avevamo chiesto
venisse redatta: prima al nostro grande predecessore Paolo VI, e poi
all'immediato suo successore, Giovanni Paolo I, che esercitò il
ministero pontificale solo per 33 giorni. Oggi dunque, diamo
attuazione non solo a quanto abbiamo chiesto come Arcivescovo di
Cracovia ad ambedue i nostri predecessori, ma realizziamo anche un
particolare, vivo desiderio dell'animo nostro. Chi mai avrebbe potuto
immaginare che, proprio all'approssimarsi delle feste programmate per
questo giubileo di san Stanislao, noi stessi avremmo lasciato la sede
episcopale di Cracovia, già retta da quel Santo, e per i voti dei
Cardinali a Conclave saremmo passati alla sede di Roma? Chi mai
avrebbe potuto supporre che noi avremmo festeggiato quei grandi giorni
non come «padre nella propria casa», ma in qualità di ospite
tornato nelle terre dei padri in qualità di primo Papa Polacco e come
primo Pontefice in visita a quelle regioni?
2. Secondo il calendario liturgico
della Chiesa di Polonia la festa di san Stanislao viene da secoli
celebrata l'8 maggio. Ma a Cracovia la solennità esterna è
trasferita alla domenica successiva a quel giorno: allora dalla
cattedra, sul colle «Wavel», si snoda la processione verso la chiesa
di San Michele in «Rupella», dove, secondo la tradizione, il Vescovo
Stanislao, originario del villaggio di Szczepanów, fu martirizzato
durante la celebrazione dell'eucaristia da Boleslao l'Ardito.
Quest'anno è stato stabilito che
le grandi solennità in onore di san Stanislao, rivestendo il
carattere di giubileo, si protraggano dalla domenica successiva all'8
maggio fino al periodo compreso tra le domeniche di Pentecoste e della
Santissima Trinità. Della più grande importanza è, infatti, il
giorno di Pentecoste, in cui la Chiesa ricorda la sua nascita nel
Cenacolo di Gerusalemme: di lì gli Apostoli, radunati prima in
preghiera con la Madre di Gesù, Maria (cfr. At 1,14), uscirono pieni
di quella forza che era stata infusa nei loro animi come speciale dono
dello Spirito Santo. Usciti di lì, si diffusero per il mondo ad
eseguire l'ordine di Cristo: «Perciò, andate ad ammaestrare tutte le
nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt
28,19-20). Sicché gli Apostoli uscirono dal Cenacolo dalla
Pentecoste: di lì, ugualmente provengono lungo la storia umana i loro
successori; di lì, nella sua epoca, uscì anche san Stanislao di
Szczepanów a testimoniare, lui che recava in petto il medesimo dono
della fortezza, la verità del Vangelo sino alla effusione del sangue.
Ebbene, quella generazione,
lontana da noi nove secoli, fu una generazione di nostri antenati:
essi, come san Stanislao, loro Vescovo nella sede di Cracovia, sono
ossa delle nostre ossa e sangue del sangue nostro.
Il periodo di ministero pastorale
fu per lui breve, dall'anno 1072 al 1079, un arco cioè di sette anni:
ma il suo frutto ancora perdura, giacché in lui si verificarono
davvero le parole di Cristo agli Apostoli: «Vi ho costituiti perché
andiate a portar frutto e perché il vostro frutto perduri» (Gv
15,16).
3. Le solennità in onore di san
Stanislao, con le quali, a nove secoli dalla sua morte, ci riferiamo
in certo qual modo al «Cenacolo di Pentecoste», rivestono un
profondissimo significato: infatti dal Cenacolo provengono quanti,
secondo la parola di Cristo, sono andati per il mondo intero «ad
ammaestrare tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 25,19). E la Nazione Polacca
nell'anno 966 ebbe il lavacro battesimale nel nome della Santissima
Trinità.
Dunque, or non è molto, si è
compiuto un millennio da quell'epoca che segnò in pari tempo l'inizio
della storia della Chiesa in Polonia e della stessa Nazione Polacca.
Occorre proprio tenere in evidenza la grande efficacia nascosta nel
battesimo: nel sacramento, cioè, in forza del quale veniamo sepolti
insieme a Cristo (cfr. Col 2,12), per esser partecipi della sua
risurrezione, di quella vita che il Figlio di Dio fatto uomo volle
fosse vita delle nostre anime; e l'inizio di tale vita è nel
battesimo, il quale, perché amministrato in nome della Santissima
Trinità, dà agli uomini «il potere di divenir figli di Dio» (Gv
1,12) nello Spirito Santo.
Il millennio di quel battesimo,
celebrato nel 1966 in Polonia come anno dedicato alla glorificazione
della Santissima Trinità, include anche questo giubileo di san
Stanislao: infatti di questo sacramento - dal quale ogni uomo viene
consacrato a Dio in maniera particolare (cfr. «Lumen Gentium», 44) -
vanno considerati come i frutti più rigogliosi proprio i santi: essi
in vita e in morte si son resi «dono eterno» a Dio (III Preghiera
Eucaristica).
Perciò, quando nella festa della
Santissima Trinità di quest'anno 1979 faremo memoria solenne del
martirio di san Stanislao, ricorderemo anche il battesimo,
amministrato in nome della Santissima Trinità, dal quale egli spuntò
come primo e, certo, maturo frutto di santità. A lui tutta la Nazione
ha tanto guardato: in questo Santo, della sua stessa gente, la
Polonia, una volta immersa nel salutare lavacro dei cristiani, ha
riconosciuto con animo riconoscente il frutto di quella nuova vita di
cui egli fu partecipe.
Tutto ciò spinge ad includere con
speciale venerazione il nono centenario del martirio di san Stanislao
nel Millennio del battesimo ricevuto dai nostri antenati nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
E per dar maggiore impulso a tale
venerazione stabiliamo - secondo il desiderio dei Vescovi di Polonia -
che la memoria di san Stanislao venga elevata al grado di memoria
obbligatoria nel calendario liturgico della Chiesa universale.
4. Il culto prestato a san
Stanislao per nove secoli ha messo profonde radici in Polonia. Non
poco contribuì ad accrescere tale venerazione la canonizzazione con
cui l'8 settembre 1253 il nostro predecessore, Papa Innocenzo IV, in
Assisi presso il sepolcro di san Francesco, decretò a questo
meraviglioso personaggio gli onori dei Santi. Davvero poggia su radici
profonde questo culto! Esse pervadono tutta la storia della Chiesa in
Polonia, compaiono nella vita stessa della Nazione, sono unite al suo
destino. Il culto di san Stanislao è attestato non solo dalle annuali
festività, ma anche dalle nostre diocesi, chiese e parrocchie
dedicate a lui in quella terra e fuori: dovunque, infatti, arrivavano,
i figli della Polonia introducevano il culto di questo grande patrono.
Per molti secoli san Stanislao era stato il principale patrono della
Polonia; ma, per concessione di Giovanni XXIII, nostro predecessore,
egli condivide la protezione della Nazione con la beata Vergine Maria,
Regina della Polonia e con san Wojciech (Adalberto). Per cui, volgendo
il nono centenario del martirio di san Stanislao, tale solenne
commemorazione riguarda non solo la sede di Cracovia, ma anche Gniezno
e Montechiaro. Infatti per quasi mille anni accanto a san Stanislao,
Presule di Cracovia, veniva posto san Wojciech (Adalberto), il cui
corpo. martoriato sotto il re Boleslao il Grande soprannominato
Chrobry. fu sepolto a Gniezno. Quindi l'uno e l'altro santo, Stanislao
e Adalberto, ed insieme la beata Vergine Maria, Regina della Polonia e
Madre della Chiesa, difendono la patria.
I luoghi relativi alla vita e alla
morte di san Stanislao sono religiosamente onorati: egli è
particolarmente venerato nella Chiesa cattedrale di Cracovia sul colle
«Wavel», dove si trova il suo sepolcro, nonché nel tempio del
villaggio «Rupella» e nel suo villaggio natale Szczepanów, che ora
si trova nel territorio della diocesi di Tarnów. Vengono venerate le
sue reliquie, specialmente quella del capo, che ancor oggi reca segni
evidenti delle ferite mortali inferte nove secoli fa. Intorno a queste
reliquie del capo si raccolgono ogni anno abitanti della città regale
e pii pellegrini da tutta la Polonia, per onorarle con grandiosa
processione per le vie di Cracovia. E proprio a questa processione
partecipavano nei secoli passati i re di Polonia successori di
Boleslao l'Ardito, il quale, come s'e detto, nel 1079 aveva ucciso san
Stanislao ma, secondo la tradizione, era morto fuori della patria e
riconciliato con Dio.
Non ha, proprio quest'ultimo
fatto, un particolare significato? Non è forse la prova che san
Stanislao e stato nei secoli per i suoi concittadini, autorità e
sudditi, il fautore della riconciliazione con Dio? Non svela forse
quel particolare legame spirituale, di cui tutti grazie al suo
martirio sono stati e sono tuttora partecipi? Questo certo è effetto
di una morte la quale in forza del mistero battesimale è stata
profondamente innestata nella Risurrezione di Cristo, nella sua verità,
nel suo amore: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dar la
vita per i propri amici» (Gv 15,13).
5. San Stanislao patrono dei
Polacchi! Con quanta commozione il Pontefice Romano pronunzia queste
parole! egli per tanti anni della sua vita e del suo ministero
episcopale si è sentito unito a questo patrono e a tutta la
tradizione a lui relativa. Egli ha avuto a cuore tutti gli studi che
nel secolo passato e nel nostro hanno avuto per oggetto i fatti di
nove secoli or sono e i moventi che portarono a quel crimine. Tali
studi provano che il fatto in sé, affidato alla storia, e lo stesso
illustre protagonista sono ancora fonte di attività, di ricerca e
precisazione del vero: tutto ciò possa sempre aver vitalità e
importanza per la vita dell uomo, della Nazione e della Chiesa.
Pertanto, a motivo di questa
singolare «vitalità» di san Stanislao, patrono della Polonia,
occorre che noi, nel nono centenario della sua testimonianza resa in
vita e in morte, offriamo a Dio Uno e Trino, attraverso la Madre di
Cristo e della Chiesa, tutte le realtà che hanno costituito e
costituiscono tuttora quella ricca eredità che la storia della
salvezza in Polonia connette con l'anno 1079. E' un'eredità di fede,
di speranza, di carità, che dà piena e convincente spiegazione della
vita umana e sociale. E' un'eredità di sollecitudine per la salvezza
e il bene spirituale e materiale del prossimo, cioè dei cittadini
della stessa Nazione e di tutti coloro ai quali dobbiamo servire con
stabile perseveranza. E' anche un'eredità di libertà, la quale è
manifestata dallo stesso servizio e dalla donazione, attuati per
amore. E', infine, una meravigliosa tradizione di solidale unità, per
la cui realizzazione nella storia dei Polacchi san Stanislao, la sua
morte, il suo culto e soprattutto la sua canonizzazione han dato
grande apporto come provano i fatti.
La Chiesa di Polonia ogni anno
onora tale eredità; ogni anno si volge alla nobile tradizione di san
Stanislao, la quale è divenuta un singolare patrimonio dell'animo
Polacco. In questo anno del Signore, 1979, la Chiesa di Polonia, in
circostanze particolari, desidera volgersi alla stessa tradizione: si
augura di scrutarla più profondamente e di trarne risultati per la
vita pratica di ogni giorno; desidera riceverne aiuto nella lotta
contro le debolezze, i vizi, i peccati, specialmente contro quelli che
più si oppongono al bene dei Polacchi e della Polonia; cerca di
rafforzare con una nuova difesa sia la fede e la speranza del premio
futuro, in forza delle quali adempiere la propria missione, sia la
fiducia nel servizio da prestare per la salvezza di ciascuno e di
tutti.
A tali desideri, a simili ardenti
richieste dei cuori, che giungono sino a noi dalla patria, noi,
Giovanni Paolo II, Polacco, ci associamo intimamente. E mentre la
nostra mente è presa dalla grande importanza di questo giubileo,
impartiamo con grande affetto la benedizione apostolica a voi,
venerabili fratelli, agli altri Vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e
ai fedeli della Polonia.
Vaticano, 8 maggio 1979